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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Piccola guida sulle ESPRESSIONI usate dalla Chiesa e dalla Bibbia e nel mondo

Ultimo Aggiornamento: 12/05/2016 22:22
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09/02/2010 16:28
 
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Amici....tante volte sentiamo pronunciare dei termini di cui ignoriamo il significato, spesso sono in latino, in greco o anche in italiano ma usate in contesti che non comprendiamo e poi magari ci vergognamo anche di chiedere il significato o il perchè di certi usi...

Ecco qui vogliamo offrirvi, senza pretese, una piccola raccolta che arricchiremo di volta in volta, per aiutarvi nella comprensione del LINGUAGGIO ECCLESIALE
... Cominciamo dalla prima ora, da quel biblico  In Principio, con l'immagine del Male e del demone, il serpente....

  ECCO PERCHÉ NEL LIBRO DELLA GENESI IL DIAVOLO, PADRE DELLA MENZOGNA, È ASSOCIATO AL SERPENTE

Ecco perché nel libro della Genesi il diavolo, padre della menzogna, è associato al serpente

di Gelsomino Del Guercio

 

Perché nella Bibbia il diavolo è rappresentato con le sembianze di un serpente? E’ un’associazione casuale o mirata? André Wénin in “Dio, il diavolo e gli idoli” (Edizioni Dehoniane Bologna) spiega che il nesso ha significati tutt’altro che casuali.

 

LE FONTI BIBLICHE

L’associazione diavolo-serpente inizia con il Giardino dell’Eden nella Genesi, dove il serpente tenta Eva:

Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». 2 Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3 ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». 4 Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! 5 Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male» (Gen 3,1-4)

E termina nell’Apocalisse di Giovanni. La conclusione dell’Apocalisse chiama «il drago, il serpente antico che è Diavolo e il Satana» (Ap 20,2). Questi termini rimandano chiaramente il lettore al serpente dell’inizio della Genesi (Gen 3). Tanto più che, in Ap 12,9 – in cui questa titolatura compare per la prima volta – il narratore precisa che questo serpente è ingannatore, seduce e svia il mondo intero.

 

“CATTIVO INFINITO”

Wenin rilegge la figura del serpente in virtù delle considerazioni del filosofo francese Paul Ricœur nel secondo volume di “Finitudine e colpa“. Ricœur si interroga sul significato del serpente partendo da ciò che fa. Nelle sue parole riconosce l’azione del «“cattivo infinito” che perverte il senso del limite da cui la libertà era orientata».

 

TRE SIGNIFICATI

Quindi, il filosofo arriva a tre conclusioni in relazione alla figura del serpente:

1) la struttura di una libertà finita fa sì che il desiderio umano sia tentato dal cattivo infinito che induce a considerare il limite un divieto ostile. Il serpente sarebbe quindi «una parte di noi stessi che noi non riconosciamo» e che è legata alla cupidigia.

2) La figura del serpente sottolinea anche l’esperienza concreta dell’anteriorità del male nell’esistenza di ognuno. Come il serpente nel giardino, il male è già lì e non è l’essere tentato a inaugurarlo. Quest’ultimo si limita piuttosto ad acconsentirvi.

3) Spingendosi ancora oltre, si può riconoscere, sotto il simbolo dell’animale rampante, una sorta di «struttura cosmica del male», nel senso che il mondo ha qualcosa di un caos indifferente all’esigenza etica che sollecita ogni essere umano. In questa linea, il mondo può essere considerato un invito a disperare del bene e a rassegnarsi all’assurdo.

 

TRA GLI UOMINI E DIO

Il serpente, con le sue poche parole, viene quindi a insinuarsi fra gli umani e Dio, distorcendo una parola destinata ad aprirli l’uno all’altro e seminando così la confusione, instillando la diffidenza, separando coloro che questa parola avrebbe potuto unire.

Ma occorre notare che la tentazione si innesta nel punto della mancanza, e pertanto del desiderio frustrato nella sua propensione alla totalità. Perciò nella tentazione si tratta fondamentalmente del modo in cui l’essere umano vivrà il suo desiderio quando quest’ultimo incontrerà il suo limite.

 

FURBO MANIPOLATORE

Il serpente è un abile manipolatore, furbo, scaltro che attraverso stratagemmi si “insinua” nelle mente umana. Non a caso abbindola immediatamente la donna che gli annuncia il divieto di toccare l’albero con il pomo nel Giardino dell’Eden. E lo fa rovesciando il divieto imposto da Dio.

Il serpente si spaccia come buono. Implicitamente, si presenta come alleato degli umani, preoccupato della loro felicità, al contrario di Dio che, senza dirlo, si comporta come un rivale geloso di un privilegio che non vuole cedere (il divieto di toccare quell’albero).

 

SIMBOLO DI CUPIDIGIA E INVIDIA

Allora quell’animale non è altro che l’immagine di invidia, avidità, o cupidigia – e la sua sorella gemella, la gelosia – ossia il desiderio che prende una brutta piega quando non può accettare il limite che lo struttura. La cupidigia infatti incentra lo sguardo su ciò a cui questo limite impone di rinunciare, al punto da far dimenticare tutto ciò che è stato donato.

Peggio, con essa, ciò che si è ricevuto non viene più riconosciuto come dono, ma appare come un diritto acquisito. Inoltre, l’invidia gioca sulle apparenze del bene e del male per lasciar credere che, imboccando la sua strada – prendere e mangiare il pomo – si sfuggirà alle frustrazioni che impone il limite per raggiungere infine una felicità senza ombre.

 

ROTTURA CON IL CREATORE

In breve, secondo la conclusione del racconto mitico, la cupidigia, incarnata dal serpente-Satana, rovina ogni possibilità di alleanza fra gli umani e il creatore, scalza le relazioni fondatrici dell’umano, compromette la buona intesa con la natura. Non tarderà a seminare la morte dopo aver trasformato un uomo in nemico giurato del proprio fratello.

 

IL DIAVOLO E LA MENZOGNA

Il diavolo, essenzialmente cerca la morte. Più esattamente, il suo desiderio – la sua cupidigia – lo spinge a volere la morte degli umani e a burlarsi della verità per condurli alla morte attraverso la menzogna. Perciò la strategia diabolica congiunge strettamente menzogna e morte; a essa Gesù contrapporrà l’opera del Padre che fa sua: la verità e la vita (Gv14,6). Anche nel seguito del racconto evangelico, Satana sarà l’ultimo avversario di Gesù.

da IlTimone



Un grazie principalmente al sito di Melania per l'idea e per il contributo ricchissimo che seguirà ora.


Parola di Dio: la parola della chiesa sul Cristo (di A.L.)
- Scritto da Redazione de Gliscritti: 22 Aprile 08 - 15:07
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Quattro volte l’espressione “parola di Dio” ricorre nei 9 versetti di At 13, 44-52. Con essa viene indicata la predicazione di Paolo e Barnaba, cioè la vivente parola della chiesa. Dopo il Verbum Dei vivente che è il Cristo e prima della Sacra Scrittura che è la Locutio Dei ecco la parola della chiesa su Cristo, che è Verbum Dei anch’essa (cfr. ovviamente la Dei Verbum):

Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando. Allora Paolo e Barnaba con franchezza dichiararono: "Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: Io ti ho posto come luce per le genti, perché tu porti la salvezza sino all'estremità della terra". Nell'udir ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna. La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Barnaba e li scacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio, mentre i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.

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Kerygma, Parenesi, Didaskalia (L.d.Q.)
- Scritto da Redazione de Gliscritti: 29 Marzo 07 - 19:00
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Durante un incontro:
Il kerygma è l’annuncio di Cristo morto e risorto, è centrale nel cristianesimo.
La parenesi, l’esortazione alla vita secondo lo Spirito, non può mai essere dimenticata.
Ma se ci limitassimo ad essi, mancherebbe qualcosa di molto importante. La didaskalia è quell’atteggiamento per cui io aiuto a comprendere i motivi, il perché, di ciò che annunzio. Ti conduco pian piano, perché tu, con le tue capacità di ragionamento e di contemplazione amorosa, comprenda e gusti in pienezza il cristianesimo.
Se si ascolta una persona parlare della fede cristiana, si vede subito se è didaskalos, maestro, che insegna e spiega, facendo gustare.


La catechesi si inserisce sul fondamento del Kerigma, non si può catechizzare una persona che prima non abbia ricevuto il Kerigma, quindi una cosa completa l'altra, è complementare.

Se ci rendiamo conto che è mancante allora è bene costruire prima le fondamenta e poi il resto della casa.

Katechein: insegnare.

L'etimologia di questa parola ha in sé il significato dell'eco.

È il risuonare, nella nostra vita, degli insegnamenti di Dio.

Obbiettivo: crescere in Cristo, avere vita in abbondanza.

C'è una progressione, perché nel Kerigma l'obbiettivo è di avere una vita nuova, invece nella catechesi si dice: avere una vita nuova, averne in abbondanza, in modo stabile, in modo di continua crescita.

 "Bisogna proteggere ciò che abbiamo ricevuto", quindi la catechesi è l'opera di protezione, d'accrescimento, d'incremento, di tutto ciò che abbiamo ricevuto.

Il Kerigma è ricevere.

La catechesi è purificare, raffinare, proteggere, rivalutare, accrescere ecc

Contenuto: dottrina della fede trasmessa dalla Chiesa.

Mentre prima l'annuncio era che Gesù morto, resuscitato ecc., il contenuto della catechesi è la dottrina della fede, cioè gli insegnamenti di come vivere questo annuncio e di come renderlo vivo nella sotra vita, vivo come testimonianza, vivo come evangelizzazione agli altri.


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Cosa vuol dire “partecipare”? (di G.M.)
- Scritto da Redazione de Gliscritti: 10 Marzo 07 - 21:44
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Ci sono momenti nei quali si sente che un’ora non è passata invano. Questo può assumere la forma, talvolta, della scoperta di un libro, dell’ascolto di un brano di Mozart, di una parola significativa ascoltata, di un’omelia che ha guidato la mente ed il cuore, del silenzio della preghiera e del pensiero. E’ l’esperienza della partecipazione. Uno degli errori pedagogici più gravi è ritenere che “partecipare” voglia dire semplicemente dire la propria.

C’è una apparente passività che è, in realtà. ben più attiva dell’apparente attività!
E’ uno dei temi educativi più importanti dell’oggi: la trasmissione dello stupore, della meraviglia, del rispetto, dello spirito di contemplazione, dell’arrestarsi dinanzi a ciò che è più grande di noi, per parteciparvi realmente e non banalizzarlo.

Così l’allora cardinal J.Ratzinger scriveva:

Una delle parole-guida della riforma liturgica conciliare è stata a ragione la "partecipatio actuosa", la fattiva partecipazione alla liturgia di tutto il "popolo di Dio".
 
Questo concetto ha tuttavia subito dopo il Concilio una fatale restrizione. Sorse l'impressione che si avesse una partecipazione fattiva soltanto dove ci fosse un'attività esteriore verificabile: discorsi, canti, prediche, assistenza liturgica. Gli articoli 28 e 30 della Costituzione Liturgica, che definiscono la partecipazione fattiva, possono aver prestato il fianco a siffatte restrizioni, basando la partecipazione stessa, in larga misura, su azioni esteriori.
 
Comunque, anche il silenzio è ricordato come "partecipatio actuosa". Riallacciandosi a questo ci si deve chiedere: come mai dev'essere solo il discorrere e non anche l'ascoltare, il percepire con i sensi e con lo spirito, una compartecipazione spirituale attiva? Non v'è nulla di attivo nel percepire, nel captare, nel commuoversi? Non c'è qui oltre tutto un impicciolimento dell'uomo, che viene ridotto alla pura espressione orale, benché noi oggi tutti sappiamo che quanto v'è in noi di razionalmente cosciente ed emerge alla superficie è soltanto l'estremità di un iceberg nei confronti di ciò che l'uomo è nel suo complesso?

Saremo ancora più concreti: ci sono ormai non pochi uomini che riescono a cantare più "col cuore" che "con la bocca", ma ai quali il canto di coloro cui è dato cantare anche con la bocca può veramente far cantare il cuore, in modo che essi cantano per così dire anche in quelli stessi e l'ascolto riconoscente come l'esecuzione dei cantori diventano insieme un'unica lode a Dio. Si deve necessariamente costringere alcuni a cantare là dove essi non possono e zittire così a loro e agli altri il cuore? Ciò non dice proprio nulla contro il canto di tutto il popolo credente, che ha nella chiesa una sua funzione inalterata, ma dice tutto contro un'esclusività che non può essere giustificata né dalla tradizione né dalle circostanze.
(da Jospeh Ratzinger, La festa della fede, Jaca Book, Milano, 1990, pagg.98-99)
 





[Modificato da Caterina63 09/05/2016 12:39]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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  Il Libero Arbitrio


Spesso ci ritroviamo a leggere oppure a discutere in famiglia, con gli amici, con il sacerdote, tra sconosciuti… del libero arbitrio.


Questo è un argomento che vuoi o non vuoi esce comunemente fuori nei discorsi inerenti la fede perché, possiamo dire, è alla base del destino dell’uomo e dell’umanità. Il libero arbitrio, cioè la libertà di operare il bene oppure il male nella nostra vita, ci consente di poter ragionevolmente pensare che noi siamo il frutto di ciò che abbiamo voluto essere. Certamente lo è, ma…. abbiamo mai veramente ragionato e meditato sull’importanza e sulla gravità, per la nostra vita e per la nostra anima, delle implicazioni che l’idea che ci siamo fatti del libero arbitrio comporti?

Partiamo da un presupposto che è un dato di fatto: tutti, quando parliamo o pensiamo al libero arbitrio, abbiamo in mente una “situazione tipo” che è frutto di una mentalità comune. Questa mentalità comune di analizzare la questione della libertà umana ci conduce a rappresentare l’uomo tra due poli: il Bene ed il male, Dio e satana, il Paradiso e l’inferno. L’uomo al centro che può scegliere, volontariamente e liberamente, da che parte stare. In un certo senso è così, ma questa simbologia classica che ci siamo creati, questo dualismo tra Bene e male che poi è comune a quasi tutte le culture, ha un difetto di fondo. Per le culture orientali e le loro religioni, che sono poi tutte filosofie, il pensare all’uomo interposto fra queste due energie, il Bene ed il male che si contrappongono, è sicuramente perdonabile. Non possono comprendere ciò che non sanno e comunque la loro anima ha cercato in questa simbologia, con l’uomo al centro, una domanda ai perché esistenziali dell’uomo stesso. Ma noi? Che conosciamo la Verità? Cosa possiamo aggiungere a quello che il senso comune dell’uomo, di qualsiasi razza o cultura, ha sempre immaginato e cercato di visualizzare?


Noi sappiamo che Dio è Verità. Sappiamo che Dio mantiene fede alla parola data. Sappiamo che Dio è la Parola. Quindi tutto ciò che proviene da Dio non è e non può essere menzogna, su questo non si discute. Se Dio promette, mantiene. Dio non si rimangia la Parola data. Dando per certo ed assodato ciò che ho appena detto possiamo con tutta onestà e verità affermare che se Dio promette all’uomo qualcosa immancabilmente lo mantiene. Dio ha promesso all’uomo, e quindi a tutta la Creazione, la libertà. Tutta la Creazione si basa su questa Legge che Dio ha voluto imprimere alla Sua Opera, un’Opera di Libertà e di Amore. La cui Libertà è la prova tangibile dell’Amore di Dio. Riguardo Dio conosciamo questo… ma di satana?


Di satana sappiamo che è menzogna e che è stato menzognero sin dal principio. Di satana sappiamo che non mantiene mai la parola data perché in lui non c’è Amore, in lui non c’è e non può esistere Dio perché lui ha rinunciato eternamente a Dio. Di lui sappiamo che è il principe del male, che è l’oscurità più profonda e la perfidia più perfetta. Tutto questo sappiamo di lui e ne siamo certi. Quindi ci ritroviamo, seguendo il discorso simbolico dell’uomo tra i due poli, con Dio Verità e mantenimento della parola data da una parte e con satana menzognero ed omicida fin dal principio dall’altra.


Ora la mia domanda è questa: come possiamo noi dire, in tutta onestà e sincerità di intenti, che l’uomo al centro, io, voi, tu che leggi, siamo liberi di scegliere, arbitrariamente, da che parte stare? Dio padre non ci costringe a fare nulla che noi non vogliamo…ma satana? Se satana non mantiene la parola data, che sicurezza abbiamo che egli non ci costringa a fare quello che farebbe comodo a lui? Ma aggiungo ancora: quando mai satana ha dato all’uomo la parola di lasciarci liberi di decidere? Esiste una sola frase nella Bibbia o nei Vangeli dove satana giuri e spergiuri che egli ci lasci liberi di seguirlo, quindi di amarlo, oppure no? A me non risulta… ma se anche fosse… egli che è menzognero e padre della menzogna non potrebbe assolutamente mantenere la parola comunque data. satana è un mentitore e quindi nessuna sua parola, a parte durante gli esorcismi ma qui esuliamo decisamente dal discorso, può essere tenuta in considerazione per verità.


Cosa pensare a questo punto? Se l’uomo, come lo immaginiamo noi comunemente parlando riguardo al suo libero arbitrio, si trova al centro tra Dio che aspetta una nostra apertura, e che ci lascia veramente liberi di decidere, e satana che fingendo, da grande mentitore quale veramente è, di lasciarci altrettanto liberi, mentendoci, ed invece ci rende schiavi? Mi viene da pensare una semplice cosa: che non è l’uomo al centro di questa lotta ma è… Dio!! Dio che si frappone tra noi e satana; Dio che frapponendosi tra noi e satana cerca di aiutare l’uomo a non rimanere incastrato tra le spire sataniche del maligno. Ma come conciliare questa visione con la libertà e quindi l’impossibilità da parte di Dio di intervenire senza la nostra volontà? Io credo che si possa conciliare in questo modo: Dio si trova al centro fra l’uomo e satana, più l’uomo allontana Dio da sé (perché Dio è sempre vicino all’uomo) e più gli artigli satanici possono raggiungerlo ed afferrarlo. Più l’uomo si avvicina a Dio e più egli è protetto dalle furie dell’inferno.


Ma, direte voi, tutto questo discorso a cosa serve… qual è la conclusione o il succo che potrebbe portarci il pensare a quest’impostazione puramente simbolica? La risposta è molto semplice ma nello stesso tempo terribilmente seria: pensare che sia Dio sia satana ci lasciano liberi di decidere della nostra vita vuol dire essere già di satana. Quante volte abbiamo sentito dire, con tanta presunzione, soprattutto dalle persone che non credono in Dio: “Io sono libero di fare quello che voglio… e poi non faccio del male a nessuno!!”. Sì, non fai del male a nessuno… ma se non appartieni a Dio, unico a mantenere la Parola data di lasciarti veramente libero, allora automaticamente e, lasciatemelo dire, matematicamente sei già di satana.


Solo chiedendo aiuto a Dio si può essere liberi di Amare e di decidere della propria salvezza. Senza Dio cadiamo immediatamente nella trappola satanica, perché di trappola si tratta, di immaginare l’uomo capace e consenziente all’interno di un quadro dove tutti i soggetti siano fedeli alla parola data. Se così fosse, pensiamoci bene cari amici, allora significherebbe solo una cosa: che satana è come Dio! Che satana è Dio! Ma ciò sappiamo benissimo che non può essere… perché se satana mantenesse la parola (ammesso che abbia mai promesso di lasciare libero l’uomo…) non sarebbe più menzognero e se non lo fosse più non sarebbe più satana.

Ma satana è. satana è stato e satana sarà.


Un uomo, ogni uomo, non può avere mai la libertà lontano da Dio proprio perché tutto ciò che di buono, di bello, di virtuoso, di salutare, di vero esiste al mondo proviene solo ed esclusivamente da Dio.


Per concludere pensiamo solo al Paradiso Terrestre. Dio non può inibire la tentazione satanica perché satana è un essere creato da Dio e quindi anche lui, nonostante tutto, è libero, così come ha fatto, di scegliere cosa fare della propria libertà. satana ha scelto e si è allontanato da Dio, ma essendo puro spirito non lo può, il Creatore, confinare in un luogo che limiti la sua “giusta” libertà di essere creato. Non potendo fare questo, non potendo per Giustizia, sino alla fine dei tempi, confinare eternamente lo spirito del male nell’inferno da satana stesso creato, il male ha la possibilità di tentare continuamente l’uomo. Il grande Amore di Dio, sapendo tutto questo, è stato proprio quello di creare l’uomo ed immediatamente dopo preservarlo dagli effetti del male (invecchiamento, morte, malattia, degenerazione spirituale, ignoranza, mancanza di conoscenza delle cose dello Spirito…) nel Suo Paradiso Terrestre. Nel Paradiso Terrestre l’uomo era cullato e protetto da Dio; Dio proteggeva l’uomo dalle grinfie di satana nonostante non potesse confinarlo ancora in un luogo o in uno spazio ben definito. satana quindi poteva tentare spiritualmente, come poi fece, e Dio avvertì Adamo ed Eva del grave pericolo cui sarebbero potuti incorrere dando retta al maligno.


Il Paradiso Terrestre era come se Dio si fosse messo tra satana e l’uomo. L’Amore Perfetto aveva pensato con il Paradiso Terrestre di preservare la nostra incolumità, l’incolumità dei nostri antenati comuni, dal maligno che aveva infestato con i suoi miasmi veleniferi l’intera Creazione. All’inizio Dio era in mezzo alla Sua creazione angelica. Non vi era dualità tra Bene e male, non vi era quest’urgenza di creare simbolismi perché tutto era Bene e Perfezione in Dio. Ma tutto era libero di essere e di decidere, e quando satana decise di allontanarsi dal Paradiso di Dio allora il Creatore non si mise di lato… ma si mise in mezzo! Da quell’istante, dall’istante in cui il male nacque, il Signore dell’Universo si mise in mezzo tra la Creazione e satana.



E non smetterà più, proprio per Amore della nostra libertà, fino alla fine dei tempi.




Un sacerdote risponde

http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=4254 

Di fronte ai mali di cui l'uomo soffre a motivo del peccato un nostro visitatore si domanda se sia meglio nascere uomo o nascere leone

Quesito

Caro padre, 
mi chiamo Giulio e come tutti gli altri esseri umani pure io mi faccio mille domande sulla vita e sulla morte.
Le vorrei porLe alcune domande: 
1) Dio ha creato gli esseri umani e ha dato loro il libero arbitrio. Molti esseri umani si comportano in una maniera orribile (vedi decapitazioni, torture ecc.). Allora Le chiedo: se esiste il male la colpa e' di Dio?
Ossia.... se Dio non avesse creato l'uomo il male e i peccati esisterebbero? 
2) Gli animali agiscono d'istinto ma ai nostri occhi fanno cose terribili (ad esempio il leone che sbrana una zebra o un bufalo). Pero' gli animali non saranno giudicati da Dio per il loro comportamento avuto sulla terra. 
Allora Le chiedo: E' meglio nascere uomo o nascere leone?
Attendo una Sua gradita risposta e Le auguro una buona serata.


Risposta del sacerdote

Caro Giulio,
1. Dio ci ha dato il libero arbitrio perché noi facessimo con responsabilità, con amore e con merito il nostro dovere.
Non ci ha dato il libero arbitrio per fare il male. 
Non siamo liberi di fare il male, ma siamo liberi nei confronti dei vari beni che desideriamo o vogliamo.

2. Se tu generi un figlio e questi poi, nonostante tutta la tua dedizione e la migliore educazione, fa il male, possiamo dire che la colpa è tua? Evidentemente no. 
Pertanto la colpa del male nel mondo non è di Dio, ma dell’uomo.
È l’uomo che ha causato il male, non Dio.

3. Usare i coltelli da cucina è lecito.
Ma se uno li usa per ammazzare una persona, la colpa di chi è? È di colui che ha fatto il coltello o di chi l’ha venduto?
Evidentemente no.

3. Gli animali, proprio perché agiscono d’istinto, sono privi di libertà.
L’uomo invece, a motivo della libertà, trascende i sensi, è dotato di spirito.
E a motivo del suo spirito è capace di vivere eternamente, almeno con la sua anima.
Inoltre è capace di conoscere, di amare e di possedere Dio nella vita presente e anche in quella futura.
Allora è meglio nascere uomo o leone?

4. Il leone non si pone la domanda se sia meglio essere leone o essere uomo. Non trascende i sensi. Ne è legato.
L’uomo invece è capace di elaborare la materia, di trasformarla, di coltivarla. 
È capace di amare, di donarsi, di mettersi in gioco, di donare, di realizzare cose molto grandi per se steso e per i suoi simili.
La vita della persona umana è incomparabilmente superiore a quella del leone o di qualunque altro animale.
Vale la pena essere uomo.

5. Ne vale così la pena che Dio si è addirittura incarnato per farsi conoscere, amare e possedere eternamente perché l’uomo sia felice di tutti i beni per i quali Egli è felice.

6. Solo in un caso sarebbe stato meglio essere leone che uomo, e cioè nel caso di perdersi eternamente.
Allora qui varrebbero le parole dette da Gesù nei confronti del traditore: “Sì, il Figlio dell'uomo se ne va come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo per mezzo del quale il Figlio dell'uomo è tradito. Sarebbe stato meglio per lui, se quell'uomo non fosse mai nato!” (Mc 14,21).

Ti ricordo al Signore e ti benedico. 
Padre Angelo






[Modificato da Caterina63 14/08/2015 12:10]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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08/07/2012 23:23
 
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Il Papa: In effetti, l’uomo Gesù di Nazareth è la trasparenza di Dio, in Lui Dio abita pienamente. E mentre noi, anche noi, cerchiamo sempre altri segni, altri prodigi, non ci accorgiamo che il vero Segno è Lui, Dio fatto carne, è Lui il più grande miracolo dell’universo: tutto l’amore di Dio racchiuso in un cuore umano, in un volto d’uomo



ANGELUS: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA


[SM=g1740733] NESSUNO E' PROFETA A CASA PROPRIA

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 08.07.2012


Dal pomeriggio di martedì 3 luglio, il Santo Padre Benedetto XVI si trova nella residenza pontificia di Castel Gandolfo per trascorrere il periodo di riposo estivo.
Alle ore 12 di oggi , il Papa si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo e recita l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

PRIMA DELL’ANGELUS


Cari fratelli e sorelle!


(canto)


Ringraziamo i ragazzi di Dresda che hanno cantato così bene!


Vorrei soffermarmi brevemente sul brano del Vangelo di questa domenica, un testo da cui è tratto il celebre detto «Nemo propheta in patria», cioè nessun profeta è bene accetto tra la sua gente, che lo ha visto crescere (cfr Mc 6,4). In effetti, dopo che Gesù, a circa trent’anni, aveva lasciato Nazareth e già da un po’ di tempo era andato predicando e operando guarigioni altrove, ritornò una volta al suo paese e si mise ad insegnare nella sinagoga.

I suoi concittadini «rimanevano stupiti» per la sua sapienza e, conoscendolo come il «figlio di Maria», il «falegname» vissuto in mezzo a loro, invece di accoglierlo con fede si scandalizzavano di Lui (cfr Mc 6,2-3). Questo fatto è comprensibile, perché la familiarità sul piano umano rende difficile andare al di là e aprirsi alla dimensione divina. Che questo falegname sarebbe figlio di Dio è difficile crederlo, per loro. Gesù stesso porta come esempio l’esperienza dei profeti d’Israele, che proprio nella loro patria erano stati oggetto di disprezzo, e si identifica con essi.

A causa di questa chiusura spirituale, Gesù non poté compiere a Nazareth «nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì» (Mc 6,5). Infatti, i miracoli di Cristo non sono esibizione di potenza, ma segni dell’amore di Dio, che si attua là dove incontra la fede dell’uomo, è una reciprocità. Scrive Origene: «Allo stesso modo che per i corpi esiste un’attrazione naturale da parte di alcuni verso altri, come del magnete verso il ferro … così tale fede esercita un’attrazione sulla potenza divina» (Commento al Vangelo di Matteo 10, 19).

Dunque, sembra che Gesù si faccia – come si dice – una ragione della cattiva accoglienza che incontra a Nazareth. Invece, alla fine del racconto, troviamo un’osservazione che dice proprio il contrario. Scrive l’Evangelista che Gesù «si meravigliava della loro incredulità» (Mc 6,6).

Allo stupore dei concittadini, che si scandalizzano, corrisponde la meraviglia di Gesù. Anche Lui, in un certo senso, si scandalizza! Malgrado sappia che nessun profeta è bene accetto in patria, tuttavia la chiusura del cuore della sua gente rimane per Lui oscura, impenetrabile: come è possibile che non riconoscano la luce della Verità? Perché non si aprono alla bontà di Dio, che ha voluto condividere la nostra umanità? In effetti, l’uomo Gesù di Nazareth è la trasparenza di Dio, in Lui Dio abita pienamente. E mentre noi, anche noi, cerchiamo sempre altri segni, altri prodigi, non ci accorgiamo che il vero Segno è Lui, Dio fatto carne, è Lui il più grande miracolo dell’universo: tutto l’amore di Dio racchiuso in un cuore umano, in un volto d’uomo.

Colei che ha compreso veramente questa realtà è la Vergine Maria, beata perché ha creduto (cfr Lc 1,45). Maria non si è scandalizzata di suo Figlio: la sua meraviglia per Lui è piena di fede, piena d’amore e di gioia, nel vederlo così umano e insieme così divino. Impariamo da lei, quindi, nostra Madre nella fede, a riconoscere nell’umanità di Cristo la perfetta rivelazione di Dio.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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09/09/2012 15:27
 
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Il Papa: Cristo si è fatto uomo perché l’uomo, reso interiormente sordo e muto dal peccato, diventi capace di ascoltare la voce di Dio, la voce dell’Amore che parla al suo cuore, e così impari a parlare a sua volta il linguaggio dell’amore, a comunicare con Dio e con gli altri

 


LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 09.09.2012
 
Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo e recita l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti. Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:
 
PRIMA DELL’ANGELUS
 
Cari fratelli e sorelle!
 
Al centro del Vangelo di oggi (Mc 7,31-37) c’è una piccola parola, molto importante.
Una parola che – nel suo senso profondo – riassume tutto il messaggio e tutta l’opera di Cristo. L’evangelista Marco la riporta nella lingua stessa di Gesù, in cui Gesù la pronunciò, così che la sentiamo ancora più viva.

Questa parola è «effatà», che significa: «apriti».
Vediamo il contesto in cui è collocata. Gesù stava attraversando la regione detta «Decapoli», tra il litorale di Tiro e Sidone e la Galilea; una zona dunque non giudaica. Gli portarono un uomo sordomuto, perché lo guarisse – evidentemente la fama di Gesù si era diffusa fin là. Gesù lo prese in disparte, gli toccò le orecchie e la lingua e poi, guardando verso il cielo, con un profondo sospiro disse: «Effatà», che significa appunto: «Apriti». E subito quell’uomo incominciò a udire e a parlare speditamente (cfr Mc 7,35). Ecco allora il significato storico, letterale di questa parola: quel sordomuto, grazie all’intervento di Gesù, «si aprì»; prima era chiuso, isolato, per lui era molto difficile comunicare; la guarigione fu per lui un’«apertura» agli altri e al mondo, un’apertura che, partendo dagli organi dell’udito e della parola, coinvolgeva tutta la sua persona e la sua vita: finalmente poteva comunicare e quindi relazionarsi in modo nuovo.

Ma tutti sappiamo che la chiusura dell’uomo, il suo isolamento, non dipende solo dagli organi di senso. C’è una chiusura interiore, che riguarda il nucleo profondo della persona, quello che la Bibbia chiama il «cuore». E’ questo che Gesù è venuto ad «aprire», a liberare, per renderci capaci di vivere pienamente la relazione con Dio e con gli altri. Ecco perché dicevo che questa piccola parola, «effatà – apriti», riassume in sé tutta la missione di Cristo.

Egli si è fatto uomo perché l’uomo, reso interiormente sordo e muto dal peccato, diventi capace di ascoltare la voce di Dio, la voce dell’Amore che parla al suo cuore, e così impari a parlare a sua volta il linguaggio dell’amore, a comunicare con Dio e con gli altri.
Per questo motivo la parola e il gesto dell’«effatà» sono stati inseriti nel Rito del Battesimo, come uno dei segni che ne spiegano il significato: il sacerdote, toccando la bocca e le orecchie del neo-battezzato dice: «Effatà», pregando che possa presto ascoltare la Parola di Dio e professare la fede. Mediante il Battesimo, la persona umana inizia, per così dire, a «respirare» lo Spirito Santo, quello che Gesù aveva invocato dal Padre con quel profondo sospiro, per guarire il sordomuto.

Ci rivolgiamo ora in preghiera a Maria Santissima, di cui ieri abbiamo celebrato la Natività. A motivo del suo singolare rapporto con il Verbo Incarnato, Maria è pienamente «aperta» all’amore del Signore, il suo cuore è costantemente in ascolto della sua Parola. La sua materna intercessione ci ottenga di sperimentare ogni giorno, nella fede, il miracolo dell’«effatà», per vivere in comunione con Dio e con i fratelli.
 

[SM=g1740738]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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23/02/2016 13:54
 
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[SM=g1740722] AMICI O NEMICI? e che cosa è davvero l'amore di cui parla Paolo? Questo ed altro nella magnifica catechesi tenuta da Don Reto....

E quante sono le Lettere di San Paolo? 14, ecco un metodo per ricordlarle tutte:Ro, Co, Co, Gal, Ef, Fi, Col, Tess, Tess, Ti, Ti, Tit, Fil, E,
(in ordine: Romani; 1 e 2 ai Corinti, Galati, Efesini, Filippesi, Colossesi, 1 e 2 Tessalonicesi, 1 e 2 a Timoteo, Tito, Filemone, Ebrei), fate attenzione a certa esegesi modernista che dice che la Lettera Ebrei non sarebbe paolina, a noi non interessa in se il nome di chi l'ha scritta poichè l'AUTORE DI TUTTA LA SCRITTURA E' DIO [SM=g1740733] ma ci interessa il fatto che la Chiesa fin dai primi secoli l'ha attribuita a Paolo inserendola nel Canone, punto. Il resto lo lasciamo discutere a chi ha tempo da perdere....

gloria.tv/media/FvQNB7WaXcv







[SM=g1740771]


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12/05/2016 22:22
 
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  Un sacerdote risponde


Le vostre domande al sacerdote. Nella carità della Verità un sacerdote domenicano si mette a vostra disposizione per predicare i temi da voi proposti e per cercare di illuminarvi nei vostri dubbi. 
Scrivete un'email a P.Angelo Bellon op, docente di teologia morale padreangelobellon@amicidomenicani.it

Pubblichiamo le risposte secondo l'ordine cronologico delle domande. 
Per questo è necessario attendere qualche giorno. 
Nel frattempo Padre Angelo invierà la risposta privatamente. 
Ogni quesito inviato al sacerdote sarà pubblicato ad insidacabile giudizio dello staff. In alcuni casi sarà nostra cura eliminare i riferimenti personali qualora la delicatezza dell'argomento lo richiedesse. Chi volesse ricevere una risposta privata è pregato di eprimere esplicitamente questa intenzione.

Elenco completo dei quesiti

Sono presenti 3613 quesiti e relative risposte (clicca qui per leggerne l’elenco)

 

Elenco dei quesiti suddivisi per argomento

Sacra Scrittura

Generale (281) | 


Teologia dogmatica

Generale (86) | Trinitaria (14) | Cristologia (65) | Mariologia (47) |Sacramenti (259) | Ecclesiologia (111) | Antropologia teologica (68) |Escatologia (153) | Creazione (31) | Grazia (6) | Governo di Dio (14) |Governo del mondo (42) | Dio (22) | Apologetica (16) | Angelologia (14) | 


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