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Il Risorgimento? Una pagina da ristudiare..... La Chiesa vera artefice dell'Unità

Ultimo Aggiornamento: 11/06/2012 11:43
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28/03/2010 21:30
 
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12 Marzo 2010

4 - FRANCESCO TRANIELLO

Ma l’Italia non nacque «contro» la Chiesa

«Credo innanzitutto che dobbiamo operare una distinzione importante tra il processo che ha portato all’Unità d’Italia a cui diamo nome di Risorgimento, e il periodo successivo, ovvero i primi passi dello Stato nazionale italiano: altrimenti c’è il rischio di qualche confusione a livello storico». Francesco Traniello, ordinario di Storia contemporanea a Torino e uno dei maggiori storici di area cattolica, mette in guardia su ricostruzioni, «peraltro legittime», sul Risorgimento, ma il cui fine «sembra essere in prevalenza quello della polemica politica da spendere nell’attualità».

Professor Traniello, lei non è d’accordo con chi dice che l’Unità d’Italia è stato fatto senza o contro i cattolici italiani?
«Non vorrei sembrare paradossale, ma ho una certa difficoltà a individuare una categoria che possa definire, con caratteri sicuri e omogenei, la galassia dei “cattolici” italiani prima del 1870. Esistono il papato, la Chiesa ufficiale e il clero, sparso nel territorio della Penisola ma che presenta caratteri molto diversi, come notava già acutamente Salvemini all’inizio del XX secolo. Possiamo conoscere il pensiero ufficiale della Chiesa, leggendo i documenti del Magistero. Ma sulla storia religiosa dell’Ottocento – ovvero quale fosse il vissuto, la coscienza, l’impatto del cattolicesimo sulla popolazione – sappiamo poco . Schematizzando, vorrei quasi dire che la “questione cattolica” nasce con la Breccia di Porta Pia, nel 1870. Quando, con un atto di forza, finisce il Risorgimento e si completa la formazione dello Stato italiano, riconosciuto in quanto tale a livello internazionale. Ma anche qui: Manzoni che, non curandosi della scomunica, votò a favore di Roma capitale, era meno cattolico di altri? E Cavour, che pure non può essere definito un cattolico in senso stretto, non volle morire con il conforto dei sacramenti? Ho qualche remora a individuare con precisione un disegno esplicito di esclusione dei cattolici dal processo risorgimentale. Senza nulla togliere all’impegno e al sacrificio dei patrioti, non vorrei che si dimenticasse la circostanza che all’unità italiana si è giunti anche grazie all’intervento armato della Francia, cioè in una situazione di determinati rapporti di forza internazionali, che ne hanno condizionato pure lo sviluppo successivo».

Non si può negare che lo Stato unitario, almeno in una certa fase, abbia preso di mira le istituzioni cattoliche: basti pensare Crispi o a Antonio di Rudinì…
«Certamente: ma si tratta, appunto, della vita dello Stato italiano, nelle sue diverse fasi. Ci sono state fasi in cui una classe politica fortemente condizionata dalla massoneria ha attuato misure repressive, fino almeno all’avvento di Giolitti. Ma anche personaggi radicalmente anticlericali a livello locale intrattenevano buone relazioni con i vescovi e il clero: penso al caso di Zanardelli a Brescia. Un gran numero dei ministri dei governi post-unitari si professavano cattolici: erano tutti degli imbroglioni? E così i cattolici liberali o i cattolici transigenti: avevano valutazioni molto difformi rispetto alle indicazioni vaticane, ma non credo si possa mettere oggi in discussione l’autenticità della loro fede. Sturzo rimase sempre obbediente, ma era contrario al Non expedit. Poi si oppose alla sua parziale attenuazione che portava non alla creazione di un partito di programma, ma ai blocchi clerico-moderati. E, alla fine, riconobbe al Non expedit il merito di aver consentito ai cattolici democratici di organizzarsi e di recuperare il distacco culturale con le altre forze in campo. La storia, insomma, va letta come un processo in cui contrapposizioni e conflitti alla fine tendono a smussarsi e a ricomporsi e i ruoli, qualche volta, persino a rovesciarsi».

Quindi anche il dissidio tra Chiesa e Stato va letto in questa chiave?
«Nei primi anni del Novecento, il quadro italiano è profondamente mutato. Giolitti (personalmente molto attaccato alla tradizione cattolica) non è Crispi, c’è una forte presenza socialista, si introduce il suffragio universale maschile, le masse popolari rivendicano la loro partecipazione a pieno titolo nella vita politica. La Chiesa, da parte sua, capisce benissimo che non può rimanere perennemente ancorata alle parole d’ordine di Pio IX e comincia a fare i conti con la realtà. La diversità dei pontificati di Pio IX, Leone XIII, Pio X e Benedetto XV attesta proprio, dal punto di vista politico, questa attitudine al cambiamento, che del resto riguarda tutti gli attori storici. E il Ppi di Sturzo e, anni dopo, la Dc di De Gasperi non nascono per caso, ma sono il frutto, travagliato quanto si vuole, dell’evoluzione di questo processo. Del resto, la creazione dello Stato italiano ha fatto nascere, seppur lentamente, una Chiesa italiana – anche se, proprio per la presenza del Vaticano, non sarà mai equiparabile all’esperienza delle Chiese nazionali europee – e ha consentito, d’altra parte, al papato di accentuare l’universalismo».

Un’altra accusa che si fa al Risorgimento è di essere stato un fatto elitario, che ha lasciato fuori le masse popolari.
«È sicuramente vero. Però non neanche trascurata la circostanza che – almeno in Europa – la formazione degli Stati nazionali è avvenuta prevalentemente attraverso una spinta dall’alto: la monarchia, nel caso più antico della Francia, o le istituzioni non proprio democratiche della Prussia nel caso della Germania».

Lei accennava all’inizio a ricostruzioni parziali e in certo senso pregiudiziali della storia del Risorgimento: a cosa si riferiva?
«Noto oggi una sorta di alleanza implicita nel demolire il significato del Risorgimento e della unificazione nazionale tra personaggi di area leghista, che ritengono che il processo unitario così come si è compiuto abbia danneggiato il Nord, e personaggi di area cattolica che riprendono molti schemi della polemica intransigente contro lo Stato unitario, come la teoria del complotto massonico-protestante, eccetera. Sono due tendenze che arrivano ad analoghe conclusioni partendo da posizioni molto diverse: etno-localistica l’una, incentrata sul ruolo “nazionale” del papato e della religione cattolica, l’altra. Sono curioso di vedere come andrà a finire».

Giovanni Grasso

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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