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PROFESSIONE DI FEDE NELLA CHIESA: è necessario un nuovo SILLABO?

Ultimo Aggiornamento: 01/10/2012 21:08
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21/09/2012 14:32
 
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Il Sillabo e l'Immacolata Concezione

Con un lungo articolo sabato 25 agosto Giuliano Ferrara lanciava l’idea provocatoria di un “nuovo Sillabo”, cioè di un elenco delle “più inquietanti scemenze contemporanee”. Nello stesso articolo citava una nuova edizione del Sillabo, che non possiedo.

Spinto dalla curiosità, con calma, sono andato a ripescare la mia copia del Sillabo, edita da Cantagalli nel 1998, con prefazione di Gianni Vanoni, esperto anche di storia delle società segrete, e, in appendice, la lettera di Juan Donoso Cortès, forse il più acuto intellettuale cattolico dell’Ottocento, al cardinal Fornari (1852). In quella bella e acuta edizione sono colti davvero, a mio parere, alcuni concetti essenziali per capire quel documento papale, spesso male interpretato e vilipeso.

Si ricorda anzitutto che “un errore non vale l’altro”: proponendo una raccolta di errori già condannati, Pio IX rimandava, appunto, a condanne precedenti, non tutte della medesima natura. Così nel Sillabo “alcuni sono condannati con autorità dogmatica, cioè infallibilmente, altri con autorità solo umana, e quindi fallibile”.
Distinzione non inutile, dal momento che il mondo cattolico rischia spesso di dividersi in due: tra coloro che in fondo non credono alla missione divina della Chiesa (secondo costoro il papa e la gerarchia hanno quasi sempre torto), e coloro i quali assolutizzano ogni dichiarazione del singolo Sommo Pontefice - anche le sue preferenze calcistiche, se occorre-, facendo così, anch’essi, un pessimo servizio alla Chiesa. Vannoni ricorda poi la genesi difficile del documento, partendo dalla lettera del 1852 con cui il cardinal Fornari, su invito di Pio IX, chiamava varie personalità cattoliche a prendere parte alla stesura del documento.
Tra i consultati, due laici di grande valore ed intelligenza, come il francese Louis Veuillot e il già citato Cortès. Il papa aveva concepito un nesso profondo tra la condanna, giuridicamente innocua, degli errori moderni (in religione, politica, antropologia) e la proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione. Più che indagare sulle singole condanne, sacrosante e profetiche, nei confronti del nazionalismo, del comunismo, della statolatria…, tutti mostri che avrebbero mostrato il loro volto più feroce nel Novecento, sarebbe dunque opportuno capire il perché di tale nesso. E’ presto detto: Pio IX aveva capito molto bene che l’inganno della cultura moderna stava e sta nel credere all’uomo buono per natura, cioè senza peccato originale, e quindi alla inutilità della grazia di Dio, riversata attraverso i sacramenti, per la vita personale, familiare, sociale, politica.

Mettere insieme una condanna degli errori, cioè ricordare che l’uomo può e deve scegliere tra vero e falso, e quindi tra bene e male, era dunque perfettamente complementare al ricordo di una verità di fede: tutti gli uomini e le donne, ad eccezione di Maria, nascono con il peccato originale, cioè bisognosi di purificazione, di perdono, di grazia… Questo concetto era ben chiaro anche a Donoso Cortès, che nella lettera citata, affermava essere due gli errori all’origine di tutti gli altri: negare che Dio abbia cura dell’uomo e delle sue creature; affermare che l’uomo non ha macchia, e quindi non ha bisogno di Dio (ma tutto può, da solo, qui ed ora).

Da qui, continuava lo spagnolo, nasce l’attuale “epoca dei sistemi utilitaristici, delle grandi espansioni commerciali, della febbre dell’industria, dell’insolenza dei ricchi e dell’impazienza dei poveri”. Da qui l’edonismo, il razionalismo, l’individualismo…e presto “catastrofi gigantesche”. E aggiungeva, veramente profetico (ché i profeti veri non sono acclamati in vita, ma si scoprono dopo morti), che un tale stato di cose avrebbe generato- come effettivamente, nel Novecento, genererà-, “espansione gigantesca dell’autorità dello Stato” ai danni della “libertà umana”, “rivoluzioni” e “tirannie”, perché il cattolicesimo, ormai scartato dalla cultura dominante, “è l’unica religione della terra che ha insegnato alle genti che nessun uomo ha diritto sull’uomo, perché ogni autorità viene da Dio” (e va quindi esercitata nel rispetto di precisi limiti).

La risposta al Sillabo fu durissima, non solo fuori, ma anche dentro la Chiesa. Così come è dura oggi, quando qualcuno ricorda, che so, che la vita di un bimbo non è nostra, o che la famiglia è fatta da un uomo e una donna. Avete presente le persone che non sbagliano mai, quelle che hanno sempre ragione, che si ritengono senza peccato? Dite loro che esiste il bene e il male, che anche loro, come tutti, possono sbagliare, che non tutto ciò che si fa è necessariamente buono ed ingiudicabile…si infurieranno come delle bisce.

Così la cultura moderna: fondata sull’ideologia del progresso e sulla divinizzazione dell’uomo, non tollera voci critiche, e prepara per esse la ghigliottina giacobina, il lager e il gulag, oppure, in tempi più quieti, la dannazione culturale in nome del politicamente corretto. Eppure la fede cristiana è tutta lì: nel peccato originale, che ha richiesto la Redenzione; nell’elezione di Maria e nel suo sì, nel sì di ogni uomo, a Dio che entra nella storia, per amore nostro.


Francesco Agnoli, Il Foglio, 20 settembre

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La Tradizione: Unico Fondamento dell'Autorità, da “Radicati nella fede” ottobre 2012

 
 
LA TRADIZIONE: UNICO FONDAMENTO DELL’AUTORITA’
da "Radicati nella fede", ottobre 2012
 
  Oh se tutti i preti che hanno scoperto la profondità e la bellezza e la verità della grande Tradizione della Chiesa, avessero con decisione abbracciato la celebrazione della Messa di sempre, ora le cose non starebbero così! Certo, perché se è vero che tutti i fedeli hanno il dovere di vigilare sulla propria vita cristiana, questa vigilanza è gravissimo dovere di ogni sacerdote. Un dovere non solo per sé, ma anche per il popolo santo di Dio. 
Invece assistiamo ancora a notizie date come sensazionali, che sensazionali non sono: una Messa tradizionale qua, una là... qui una al mese... di là il Vescovo ha benevolmente concesso... qui un Cardinale ha celebrato, l'altro ha assistito...  ...tutto questo ci piace poco, lo diciamo in tutta sincerità. 

 Chi scrive così sui bollettini o sui siti internet, manifestando gioiosa meraviglia per queste celebrazioni sporadiche, senza volerlo dà sostegno ha chi ritiene “straordinario” il rito tradizionale della Messa. Ma può essere definito “straordinario” ciò che è stato vincolante e obbligatorio per quattordici secoli se non di più? Straordinario può esserlo per ragioni politiche e sociologiche: visto che l'assoluta maggioranza delle Messe è secondo il rito di Paolo VI, straordinaria è la Messa tradizionale, in quanto minoritaria, per ora. Ci sembra però illogico, infondato, definirlo “straordinario” il rito tradizionale, se con questo termine si vuol dire che è concesso straordinariamente.  Purtroppo i preti l'hanno inteso così, e così l'hanno inteso i fedeli da loro consigliati. 
La Messa tradizionale non è “concessa”, è di diritto nella Chiesa, perché porta in sé l'Autorità dei secoli della Cristianità.
La Messa cattolica, come è stata celebrata per secoli, è lei che giudica le novità dei nuovi riti, ma lei non può essere giudicata da nessuno. Questo i preti lo dovrebbero avere chiaro, per il concetto stesso di Tradizione e di deposito della fede. 

È la novità che va messa sotto giudizio dalla Tradizione, anche liturgica, plurisecolare della Chiesa. Se invece è la novità che mette sotto accusa e giudizio la Tradizione, come avviene oggi quando si chiede timidamente una Messa antica qua e là, assicurando di non essere contro la nuova Messa, e quando con magnanimità si concede qua e là il rito antico, allora siamo di fronte ad una svolta ideologica nella Chiesa cattolica, che fonda l'Autorità su se stessa e non sulla Tradizione. Non vogliamo mettere confusione in nessuno, vogliamo semplicemente dire che l'Autorità nella Chiesa è di natura diversa da quella del mondo moderno.

L'autorità per i cristiani si fonda sulla Verità, quella data da Dio nella Rivelazione e trasmessa dalla Tradizione, per questo l'Autorità diventa custode della Tradizione, e il custode supremo della Tradizione, del Depositum Fidei, è il Papa.  
Nel mondo moderno invece è l'autorità che fa la verità, basandosi su maggioranze e convenienze, o oscuri disegni di potere... è così perché non crede alla verità, per cui non riconosce la verità, ma decide di farla e di... cambiarla se occorre. Se si introducesse nella Chiesa un modo simile di esercitare l'autorità sarebbe la fine... ma la fine dell'autorità in tantissimi campi l'abbiamo già vista. 

Per questo avremmo desiderato vedere tanti sacerdoti celebrare ordinariamente la Messa di sempre, per amore della Chiesa e della sua Autorità. Sì, perché l'unico aiuto e amore possibile all'Autorità nella Chiesa è tornare alla Tradizione con sincerità.

Fonte:



[Modificato da Caterina63 01/10/2012 21:08]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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