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NOVENA (o Triduo) A SANTA CATERINA DA SIENA Festa del 29 aprile

Ultimo Aggiornamento: 20/04/2017 09:19
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21/04/2016 23:10
 
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Meditazione sulla Croce delle stigmate di Santa Caterina da Siena.

 

Dal legno della croce è venuta la gioia in tutto il mondo. Antifona per l'Adorazione della Croce

 

 

- "Cristo è salito sulla cattedra della croce e ci insegna la dottrina avendola scritta nel corpo suo, nelle sue piaghe, tingendole di tutto il suo preziosissimo sangue; leggendo in questo libro, che è il Crocifisso, impareremo la dottrina della Sua verità, e se in essa seguiteremo con fedeltà, giungeremo al Padre. La memoria del Sangue sparso, col lume della fede, vi farà perfettamente tagliare da tutte quelle cose che sono fuori della volontà di Dio...". (Santa Caterina da Siena, Lettera 318)

- Gesù è sulla croce ma è già risorto (gli occhi sono ben aperti) e vi sta come su un trono. Siamo di fronte ad una croce a statera poiché le braccia di Cristo formano una bilancia e il suo occhio sinistro è al centro dell'aureola e costituisce il punto centrale dell'ago che fa perno sul collo. Gesù è il giudice che vede e giudica con giustizia.

- L'aureola è segno della vittoria e del nome nuovo scritto sulla pietruzza bianca (Cf Ap 2,17) che riceveremo nel giudizio finale. Nell'aureola di Cristo è inscritta la croce poiché il nome di Gesù è «Dio salva», «egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21).

 - Gli occhi sono grandi: guardano dovunque, niente gli sfugge poiché Gesù è il «pastore grande delle pecore» (Cf Eb 13,20), «Io sono il bel pastore. Il bel pastore offre la vita per le pecore» (Gv 10,11).

- Gesù ci è presentato quindi come giudice, pastore ma anche servo: «non sono venuto per essere servito ma per servire» (Mt 20,28). Indossa infatti un grembiule, quello della lavanda dei piedi. La cintura però è rossa e dorata, segno di divinità e regalità. Ci è detto perciò che servire è regnare. «Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri» (Gv 13,13-14). Vi ho dato l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. Gv 13,15

- I capelli comunicano un messaggio diverso a seconda di come sono messi. Appoggiati sulle spalle, dicono il carico che Cristo porta su di sé. Egli era all'opera con il Padre nella prima creazione e lo è nella nuova creazione. Le otto ciocche manifestano che Cristo è risorto, siamo nell'ottavo giorno, il giorno della risurrezione.

- Scendiamo in basso e guardiamo i piedi di Cristo: poggiano su un esagono blu e sotto l'esagono c'è come un pavimento composto di piccoli quadrati. Il quadrato simboleggia l'uomo e il creato. «Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi» (Is 66,1).

- I sei lati sono segno del sesto giorno: il giorno della creazione dell'uomo e il giorno della morte del Signore e quindi della ri-creazione, del chicco di grano che morendo dà la vita. È passando attraverso la morte che si entra nella vita. Cristo poggia i piedi nell'esagono, cioè è entrato pienamente nell'umano, si è fatto ponte e scala fra terra e cielo affinché l'uomo passando per la via che è lui, ritrovi il volto del Padre. «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6). L'esagono indica l'infinito che si cala nel finito, la pienezza dei tempi e l'incarnazione del Verbo, nuovo Adamo che fa nuove tutte le cose. È l'inizio della nuova creazione, la chiamata dell'uomo ad una dignità regale di figlio di Dio perché questo esagono ha un perimetro decorato d'oro.

- Sotto il corpo di Gesù, la croce è arricchita di un drappo rosso e blu con cerchi e piccoli rombi crociati. Il cerchio è simbolo di Dio e della gloria. Gesù è stato glorificato dal Padre: «Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato» (Gv 17,1-2).

- Il rosso e il blu simboleggiano la divinità e l'umanità, in Gesù l'umanità è glorificata. Il rosso e il blu indicano anche il sangue e l'acqua, perciò il dono dello Spirito Santo e dei sacramenti, è la strada che si è spalancata fra terra e cielo ed è la nascita della Chiesa. Questo drappo è anche il letto nuziale di Cristo, sposo della Chiesa. Padre, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Gv 17,1

Io sono la via, la verità e la vita Gv 14,6

- Nel tabellone centrale, troviamo la Chiesa che nasce dal perdono dei peccati. Ai lati di Gesù ci sono i due malfattori crocifissi insieme a lui. Sopra, la prima Chiesa: Giovanni e il centurione, Maria Santissima e una delle pie donne.

Veramente, quest'uomo era giusto. Lc 23,47

Fate tutto quello che vi dirà. Gv 2,5

- Nei due terminali del braccio orizzontale della croce troviamo due angeli in vesti regali con la lancia in una mano e il globo nell'altra. La lancia ci rimanda ancora alla fine dei tempi quando saremo pesati sulla bilancia della croce e la Parola di Dio vaglierà la nostra vita. Il globo bianco è simbolo della sapienza della croce «Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione» (1Cor 1,27-30)

- La croce ci è dunque donata come Via Lucis, come medicina e come scudo contro le insidie del male. Adorando la croce del Redentore, attingiamo i frutti della salvezza che egli ha donato con la sua passione. «Chi ha sete attinga gratuitamente l'acqua della vita» (Ap 22,17b).

- "Il Figlio mia dolce verità, per  onorare te, ha il capo incoronato di spine, per salutare te  ha il capo inclinato, le braccia aperte per te abbracciare, i piedi confitti per stare con te.." (Santa Caterina da Siena, dal Dialogo)

 




 

Spiritualità domenicana

Dalla Legenda Maior del beato Raimondo da Capua 
Narrazione delle stigmate di Santa Caterina da Siena

 

      194. Poiché si ragiona di questo argomento, son costretto, o buon lettore, a raccontarti quel che avvenne in Pisa molto tempo dopo, alla mia presenza. 
      Essendo venuta in Pisa, insieme con altri, fra i quali c'ero anch'io, fu accolta in casa di un certo cittadino, che stava vicino alla cappella di santa Cristina. 
      In questa cappella, in giorno di Domenica, a domanda della vergine, dissi la messa, e per dirla col linguaggio d'uso, la comunicai. Ricevuta che ebbe la Comunione, secondo il solito andò in estasi, perchè il suo spirito assetato del Creatore, cioè, del sommo Spirito, si allontanava quanto più poteva dai sensi. Aspettavamo che ritornasse in sé per ricevere da lei, come alle volte avveniva, un qualche conforto spirituale, quando all'improvviso vedemmo il suo corpicciuolo, che stava prostrato, alzarsi a poco a poco, rimanersene ritto su le ginocchia, stender le braccia e le mani, e raggiare di luce la faccia; dopo essere rimasto lungamente tutto intirizzito, e con gli occhi chiusi, lo vedemmo cascare di colpo come se fosse stato ferito a morte. Poco dopo, l'anima sua riprese i sensi. 
      
      195. Allora la vergine mi fece chiamare, e con voce sommessa, mi disse: «Sappiate, o padre, che per la misericordia del Signore, io porto già nel mio corpo le sue stigmate». Io le risposi, che osservando i movimenti del suo corpo mentre lei era in estasi, mi ero accorto di qualche cosa; e le domandai come il Signore aveva fatto tutto ciò. Mi rispose: «Vidi il Signore confitto in croce, che veniva verso di me in una gran luce, e fu tanto lo slancio dell'anima mia, desiderosa di andare incontro al suo Creatore, che il corpo fu costretto ad alzarsi. Allora dalle cicatrici delle sue sacratissime piaghe, vidi scendere in me cinque raggi sanguigni, diretti alle mani, ai piedi ed al mio cuore. Conoscendo il mistero, subito esclamai: Ah! Signore, Dio mio, te ne prego: che non appariscano queste cicatrici all'esterno del mio corpo. Mentre dicevo così, prima che i raggi arrivassero a me, cambiarono il loro colore sanguigno in colore splendente, e sotto forma di pura luce arrivarono ai cinque punti del mio corpo, cioè, alle mani, ai piedi e al cuore». Le domandai: «Dunque nessun raggio è arrivato al lato destro!». Ed ella: «No, ma direttamente al sinistro, sopra il mio cuore; perché quella linea lucida, che usciva dal lato destro di Gesù, mi ferì direttamente, e non per traverso». Ed io: «Ti ci senti ora dolere in quei punti?». E lei, tirato un gran sospiro, rispose: «È tale il dolore che sento in questi cinque punti, specialmente nel cuore, che se il Signore non fa un altro miracolo, non mi par possibile che io possa andare avanti, e che in pochi giorni non debba morire». 
      
      196. Mentre ascoltavo queste parole e non senza mestizia ci riflettevo sopra, stavo attento se avessi potuto scorgere qualche segno di tanto dolore. Avendo lei finito di dirmi quel che desiderava che io conoscessi, uscimmo dalla cappella, e ritornammo alla casa di chi ci ospitava. Quivi giunti, appena la vergine ebbe messo piede nella camera che le era stata assegnata, non reggendole il cuore, tramortì. Tutti fummo chiamati d'intorno a lei, e considerando il caso insolito, piangevamo per la paura di perdere colei che amavamo nel Signore. È vero che l'avevamo veduta spesso rapita fuori dei sensi, ed anche alle volte l'avevamo ritrovata indebolita parecchio dalle penitenze e dalle fatiche; pure fino a quel momento non era mai apparsa ai nostri occhi tramortita in quel modo. 
      Dopo poco tempo ritornò in sé, e quando tutti ebbero fatta colazione, mi parlò di nuovo, dicendomi di sentire che se il Signore non ci metteva un rimedio, presto sarebbe morta. 
      
      197. Non rimasi sordo a queste parole, e radunati i suoi figliuoli e le sue figliuole, li pregai e scongiurai con le lacrime agli occhi di rivolgere tutti insieme al Signore la medesima preghiera, perché si degnasse di concederci per altro tempo la nostra mamma e maestra, acciocché noi, così deboli ed infermi, e non ancora irrobustiti dal cielo nelle sante virtù, non rimanessimo orfani fra i pericoli del mondo. Tutti e tutte con uno stesso animo ed una sola voce promisero di farlo, e così andammo da lei, e le dicemmo piangendo: «Noi certamente sappiamo, o mamma, che tu desideri Cristo tuo Sposo, ma il premio tuo è già sicuro; abbi piuttosto compassione di noi, che lasceresti ancora troppo deboli in mezzo alle tempeste. Sappiamo che nulla ti negherà lo Sposo dolcissimo che ami con tutto l'ardore: quindi ti supplichiamo di pregarlo, ché ti lasci ancora con noi, perché, se te ne andrai così presto, resta inutile che ti abbiamo seguito. Benché le nostre preghiere siano per quanto sta in noi fervorose, tuttavia temiamo che, per le nostre colpe, non siano ascoltate, perché disgraziatamente siamo molto indegni; ma tu, che desideri ardentemente la nostra salute, impetraci quello che non può ottenere il merito nostro». 
      A queste parole, che le rivolgevamo piangendo, Caterina rispose: «Già da un pezzo ho rinunziato alla mia volontà, né in queste né in altre cose voglio se non ciò che vuole il Signore. Io desidero con tutto il cuore la vostra salute, ma Colui, che è mia e vostra salute, sa procurarla meglio che di una qualunque creatura; e perciò si faccia in tutto la sua volontà. Nonostante pregherò volentieri, perchè avvenga ciò che è meglio. A questa risposta restammo dolenti e perplessi. 
      
      198. Ma l'Altissimo non disprezzò le nostre lacrime, perché il sabato seguente Caterina mi fece chiamare, e mi disse: «Mi sembra che il Signore vi voglia accontentare, e spero che presto raggiungerete il vostro intento». E come mi disse avvenne. 
      La Domenica seguente lei ricevette dalle mie indegne mani la santa Comunione, e come nella Domenica precedente il suo corpo, mentre era in estasi, fu quasi abbattuto dall'ardore, così in questo giorno, godendo della stessa estasi, sembrava davvero che rinvigorisse. Alle consorelle che si meravigliarono, perché in questo rapimento lei non aveva dato segno di soffrire come sempre i soliti dolori, ma era sembrato piuttosto che godesse e quasi dormisse un sonno tranquillo e riposante, io dissi: «Spero in Dio che le nostre lacrime, con le quali abbiamo chiesto che ci fosse conservata la vita di lei, siano già state accolte dal Signore, come lei ieri mi promise; e lei, che si affrettava di andare dal suo Sposo, spero che ritorni da noi, per sollevare la nostra miseria». Parlai così, e in breve avemmo la prova che non m'ero sbagliato, perchè riavutasi, ci apparve tanto vigorosa, da non avere più alcun dubbio d'essere stati esauditi. O Padre di infinita misericordia, che cosa farai ai tuoi servi fedeli e figli diletti, se hai acconsentito con tanta piacevolezza a noi peccatori? 
      Pensando fra me e me a quanto vedevo, per essere più sicuro domandai alla vergine: «Mamma, lo senti ancora il dolore di quelle ferite che son state fatte nel tuo corpo?». 
      Rispose: «Il Signore, con mio grande dispiacere, ha esaudito le vostre preghiere, e quelle ferite non recano più al mio corpo nessuna pena, ma lo rendono più forte e robusto, e sento bene che il vigore nasce proprio da dove prima derivava lo spasimo». 
      I fatti che ti ho raccontato, o lettore, ti dicano di quali grazie straordinarie fosse arricchita l'anima di questa vergine, e t'insegnino che anche i peccatori, quando pregano per la salute dell'anima propria, vengono esauditi da Colui che vuole che tutti gli nomini siano salvi.

 

       


[Modificato da Caterina63 27/04/2016 10:25]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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