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ATTENZIONE: NUOVO DICASTERO PER L'EVANGELIZZAZIONE CON MOTU PROPRIO DI BENEDETTO XVI

Ultimo Aggiornamento: 12/07/2011 20:04
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11/03/2011 18:50
 
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Per evangelizzare nel mondo di oggi

Una nuova
intelligenza delle cose


di FRANCESCO VENTORINO

Nel motu proprio Ubicumque et semper, con il quale è stato istituito il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, il Papa mostra perché è necessario che le Chiese di antica formazione si presentino al mondo contemporaneo con un nuovo slancio missionario. E suggerisce preziose indicazioni di metodo.

Benedetto XVI, ricordando quanto ha scritto all'inizio della sua prima enciclica Deus caritas est - e cioè che "all'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva" (n. 1) - afferma nel motu proprio istitutivo del nuovo dicastero: "Similmente, alla radice di ogni evangelizzazione non vi è un progetto umano di espansione, bensì il desiderio di condividere l'inestimabile dono che Dio ha voluto farci, partecipandoci la sua stessa vita".

Il cristiano è un uomo graziato perché ha fatto un incontro grazie a cui gli si sono aperti gli occhi. Si è imbattuto in colui senza il quale tutto sarebbe privo di senso, privo di una ragione adeguata e di una vera e fondata speranza. Ha riconosciuto che la verità è Cristo, ha capito che fuori dal rapporto con lui non potrebbe più vivere e morire. Ebbene, un uomo raggiunto e cambiato da questo incontro, affronta con drammaticità tutto, dalle questioni personali a quelle dell'ambiente in cui studia o lavora, e più in generale a quelle della società in cui vive.

Don Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e liberazione, diceva che questa drammaticità consiste nell'avvertire dovunque la mancanza di "qualcosa" di insostituibile: Cristo stesso, colui che non può essere sostituito da nessun altro. È il senso della sproporzione tra il modo in cui tutti affrontano la vita e il diverso approccio derivante dalla memoria dell'incontro con lui.
Non c'è niente di moralistico, insomma, nella evangelizzazione cristiana.

Una vera consapevolezza di ciò che essa implichi ci libera anzi da ogni affanno e, per così dire, da noi stessi: l'evangelizzazione, infatti, non è altro che questo, lui che vive in me, la memoria di lui divenuta luce ai miei passi e gusto delle cose. Secondo il fondatore di Comunione e liberazione, la moralità consiste nel "non sottrarsi alla traccia dell'incontro", anzi, in modo più preciso e completo, "all'attrattiva dell'incontro": quel presentimento di verità che è esploso dentro di noi davanti a Gesù.

All'origine della missione del cristiano vi è dunque il passaggio dall'incontro a una intelligenza nuova delle cose. Questo passaggio, che dovrebbe essere naturalissimo, si imbatte spesso in una resistenza derivante dalla soggezione al potere. Il quale cerca di impedire che l'incontro fatto diventi storia, perché pretende di "determinare la vita con i suoi progetti, con i suoi paradigmi, per i suoi scopi": in una parola, "tende a ridurre il desiderio" (così scrive ancora don Giussani nel volume L'io rinasce in un incontro). Questa pressione si fa sempre più forte. Nel nostro tempo - leggiamo in Ubicumque et semper - anche presso società e culture che da secoli apparivano impregnate dal Vangelo, si sono verificate delle trasformazioni sociali che "hanno profondamente modificato la percezione del mondo (...) e la comune comprensione delle esperienze fondamentali dell'uomo quali il nascere, il morire, il vivere in una famiglia, il riferimento ad una legge morale naturale".

La verità intuita nell'incontro cristiano può divenire oggi mentalità personale solo attraverso un lavoro critico e un'ascesi continua, lavoro e ascesi impensabili al di fuori della Chiesa, corpo sociale in grado di incidere nella società, di divenirne forza trainante. L'opposizione personale al potere non si reggerebbe senza l'appartenenza a una unità più grande.

È per questo che Benedetto XVI ha istituito un nuovo consiglio pontificio che tenga desta la coscienza personale ed ecclesiale in questo tempo in cui - come scriveva Giovanni Paolo II nella Christifideles laici (n. 34) - "certamente urge dovunque rifare il tessuto cristiano della società umana". Ma la condizione perché questo accada "è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali"; proprio quelle che vivono in Paesi tradizionalmente cristiani.



(©L'Osservatore Romano 12 marzo 2011)



Mons. Fisichella: che cosa vuol dire “nuova evangelizzazione”?


Una sessione di due giorni discute gli orizzonti della tematica


CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 11 marzo 2011 (ZENIT.org).- Per poter realizzare bene il compito che Papa Benedetto XVI ha affidato al nuovo Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, che ha istituito il 21 settembre 2010, questi venerdì e sabato sono state organizzate due giornate di studio sugli orizzonti storici, epistemologici e pastorali della nuova evangelizzazione.

In un articolo pubblicato su “L'Osservatore Romano”, il Presidente del nuovo dicastero, monsignor Rino Fisichella, sottolinea l'importanza di questo incontro e si chiede che cosa voglia dire effettivamente “nuova evangelizzazione”.

“Uno sguardo veloce ai Lineamenta che sono stati presentati in questi giorni, infatti, mostra con tutta evidenza almeno venti 'definizioni' diverse di nuova evangelizzazione”, ha riconosciuto il presule.

“Se questo serve per il dibattito nelle comunità ecclesiali in modo da giungere a verificare le diverse esperienze in corso, può essere positivo”, ha commentato, indicando tuttavia che se l'estensione è troppo vasta non crede possa aiutare a “focalizzare al meglio il lavoro del dicastero e, per alcuni versi, della stessa Chiesa quando vuole impegnarsi a sviluppare la sua missione con maggior spirito missionario”.

Per monsignor Fisichella, bisogna “superare un'ambiguità che si è venuta a creare nel corso dei mesi passati quando, soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione, si è voluto identificare tout court la nuova evangelizzazione con esperienze quali il 'cortile dei gentili'” (cfr.
ZENIT, 11 febbraio 2011).

“Sono due ambiti distinti e diversi”, ha avvertito, “non solo per le competenze differenti dei dicasteri, ma per le finalità e i destinatari che si prefiggono”.

Il Papa, infatti, indica per il nuovo dicastero “il compito di una missione da svolgere presso i credenti che si sono allontanati dalla fede o sono indifferenti”.

“Nuova evangelizzazione, quindi, non è come tale 'prima evangelizzazione' e neppure 'rievangelizzazione'”.

Come affermava Giovanni Paolo II nell'esortazione apostolica
Christifideles laici, essa è piuttosto la capacità di “rifare il tessuto cristiano della società umana. Ma la condizione è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali che vivono in questi Paesi e in queste Nazioni”.

Occidente


Lo sguardo del Papa, ha osservato monsignor Fisichella, è quindi rivolto a quei Paesi “che conosciamo come l'Occidente, o il primo e secondo mondo dove il progresso economico, scientifico e tecnologico hanno messo in crisi il senso stesso di Dio e del suo valore per l'esistenza personale, vittima di quel processo di secolarismo che spinge a vivere nel mondo etsi deus non daretur”.

“Anche se permane in molte Chiese un profondo senso religioso che si esprime in una vita di fede e di tradizioni religiose”, ha riconosciuto, “queste non sono accompagnate da un altrettanto profondo sostegno dell'intelligenza in grado di comunicare la ricchezza dell'esperienza e del patrimonio della fede, verificando spesso allergia per queste forme e passaggio alle sette dove l'emotività e il fondamentalismo hanno la meglio”.

In questo contesto, diventa ancor più necessario “focalizzare al massimo lo sforzo per l'individuazione più precisa dell'espressione” “nuova evangelizzazione”, “per renderla maggiormente efficace e coerente”.

“Chi è il soggetto della nuova evangelizzazione?”, si è chiesto monsignor Fisichella. “Quali contenuti peculiari possiede la nuova evangelizzazione? Quali metodologie appronta la nuova evangelizzazione? Chi è il destinatario della nuova evangelizzazione? Come rapportarci alle diverse culture e tradizioni ecclesiali in cui si compie la nuova evangelizzazione?”.

“Sono ben consapevole che gli interrogativi non possono trovare risposta immediata con l'esaustività che vorremmo – ha ammesso –. Questo, comunque, è l'inizio di un cammino, non la fine”.

Passato e futuro

Il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione è stato istituito da Papa Benedetto XVI con la Lettera Apostolica in forma di Motu proprio
Ubicumque et semper per “offrire delle risposte adeguate perché la Chiesa intera, lasciandosi rigenerare dalla forza dello Spirito Santo, si presenti al mondo contemporaneo con uno slancio missionario in grado di promuovere una nuova evangelizzazione”.

Già Papa Giovanni Paolo II aveva chiesto una “nuova evangelizzazione”, per la prima volta il 13 giugno 1979 a Nowa Huta (Polonia), e il suo successore ha ribadito questa esigenza con il suo Motu proprio.

La questione sarà fondamentale anche nel prossimo futuro, visto che il Sinodo convocato per l'ottobre 2012 avrà come tema proprio “Nova evangelizatio ad christianam fidem tradendam”.

Il dibattito dei Padri sinodali, le Propositiones che saranno formulate e l'Esortazione apostolica del Santo Padre saranno inevitabilmente la tabella di marcia per il lavoro del nuovo Pontificio Consiglio, ha concluso monsignor Fisichella.





[Modificato da Caterina63 12/03/2011 13:09]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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