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Il termine "MADRE DI DIO"

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2010 11:37
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29/04/2010 11:37
 
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Da: Soprannome MSN°Teofilo Inviato: 11/03/2005 23.43
Quindi il termine "Madre di Dio" non è errato, purchè sia beninteso che si tratti di Dio incarnato in Gesù e non di Dio Padre, e che Maria è solo una creatura.

Mi fa piacere che si affermi finalmente che il termine "Madre di Dio" sia corretto.
La precisazione fatta sopra è' quanto abbiamo sempre affermato anche noi, ma si trova espressa anche nel Concilio di Efeso, come sopra riportato.
Sarebbe bene che questo riconoscimento venga tenuto da conto.

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Da: Crociato2 Inviato: 13/03/2005 15.17
Buon pomeriggio.
 
Stefano o Agabo o quello che preferite ha scritto:
 
La Bibbia conferma la divinità dello Spirito (At 5,3.9; Mt 4,7) infatti lo Spirito è anche chiamato "Signore" titolo esclusivo di Dio. (2Cor 3,17),
 
 ma che strano, lo stesso ragionamento non vale per la Madre di Dio quando Elisabetta la saluta Madre del Mio Signore?
 
by, Luca
 
 
 

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Da: Crociato2 Inviato: 20/03/2005 16.17
Buon pomeriggio a tutti.
 
Madre di Dio, e pensavo:
i Pentecostali rifiutano questo termine perchè non è scritto nella Bibbia.
Ma nella Bibbia c'è scritto:
La Bibbia conferma la divinità dello Spirito (At 5,3.9; Mt 4,7) infatti lo Spirito è anche chiamato "Signore" titolo esclusivo di Dio. (2Cor 3,17),
 
e questo lo ha scritto proprio Stefano ma che strano, lo stesso ragionamento non vale per la Madre di Dio quando Elisabetta la saluta Madre del Mio Signore?.
 
Ma riflettiamo questo:
Gesù che è Dio si umilia atal punto da chiamare Mamma una sua creatura, i Pentecostali si insuperbiscono a tal punto di non definire Maria loro Madre, Gesù la chiama Madre (perchè Luca e Matteo ci parlano di "sua Madre"), Gesù che è Dio la chiama Madre, i Pentecostali la rifiutano come madre ma accettano Gesù come fratello.
Ma questo "fratello" ci è fratello proprio perchè è nato da Maria che diventa sotto la croce anche nostra Madre e ci riporta alla Genesi, dice san Massimiliano Kolbe nelle sue catechesi sull'Immacolata, quando Dio promette una inimicizia che parte da questa Donna dalla quale nasce il Salvatore del mondo e chi lo accetta e lo segue diventa parte di questa stirpe che insieme a Cristo saremo vincitori di queste tenebre, escludere pertanto la maternità divina di Maria ed escluderla da questa filiazione con noi, per mezzo della quale siamo fratelli a Cristo, significa avere un Gesù senza radici umane.
 
by, Luca
 
 

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Da: Soprannome MSN°Gino¹ Inviato: 09/04/2005 11.25
Catechesi mariana di un Esorcista

 
di p. GABRIELE AMORTH

Cosa significa "consacrarsi a Maria"
   

"Consacrarsi alla Madonna" vuol dire accoglierla come vera madre, sull’esempio di Giovanni, perché lei per prima prende sul serio la sua maternità su di noi.

La consacrazione a Maria vanta una storia molto antica, anche se si è andata sempre più sviluppando negli ultimi tempi.

Il primo ad usare l’espressione "consacrazione a Maria" è stato San Giovanni Damasceno, già nella prima metà del sec. VIII. E in tutto il Medioevo era una gara di Città e Comuni che "si offrivano" alla Vergine, spesso presentandole le chiavi della Città in suggestive cerimonie. Ma è nel sec. XVII che iniziarono le grandi consacrazioni nazionali: la Francia nel 1638, il Portogallo nel 1644, l’Austria nel 1647, la Polonia nel 1656… [L’Italia arriva tardi, nel 1959, anche perché non aveva ancora raggiunto l’unità al tempo delle consacrazioni nazionali].

Ma è specialmente dopo le Apparizioni di Fatima che le consacrazioni si moltiplicano sempre più: ricordiamo la consacrazione del mondo, pronunciata da Pio XII nel 1942, seguita nel 1952 da quella dei Popoli russi, sempre ad opera dello stesso Pontefice.

Ne seguirono tante altre, specie al tempo delle Peregrinatio Mariae, che terminavano quasi sempre con la consacrazione alla Madonna.

Giovanni Paolo II, il 25 Marzo 1984, rinnova la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, in unione con tutti i Vescovi dell’orbe che il giorno precedente, nelle loro Diocesi, avevano pronunciato le stesse parole di consacrazione: la formula scelta iniziava con l’espressione della più antica preghiera mariana: "Sotto la tua protezione ci rifuggiamo…", che è una forma collettiva di affidamento alla Vergine da parte del popolo dei credenti.

"Ecce Mater tua…" -  Maria e Giovanni ai piedi della Croce, in un maso della Val di Senales.
"Ecce Mater tua…" – Maria e Giovanni ai piedi della Croce, in un maso della Val di Senales.

Il senso forte della consacrazione

La consacrazione è un Atto complesso, che si diversifica nei vari casi: altro è quando un fedele si consacra personalmente, assumendo impegni precisi, altro è quando si consacra un popolo, un’intera Nazione o addirittura l’Umanità.

La consacrazione individuale è teologicamente ben spiegata da San Luigi Maria Grignion de Montfort, del quale il Papa, con quel suo motto del "Totus tuus" [desunto dallo stesso Montfort, che a sua volta lo aveva preso da San Bonaventura], è il primo ‘modello’.

Il Santo di Montfort sottolinea così due ragioni che ci spingono a farla:

1] Il primo motivo ci è offerto dall’esempio del Padre, che ci ha dato Gesù per mezzo di Maria, affidandolo a lei. Ne consegue che la consacrazione è riconoscere che la divina maternità della Vergine, sull’esempio della scelta del Padre, è la prima ragione di consacrazione.

2] Il secondo motivo è quello dell’esempio dello stesso di Gesù, Sapienza incarnata. Egli si è affidato a Maria non solo per avere da lei la vita del corpo, ma per essere da lei "educato", crescendo "in età, sapienza e grazia".

"Consacrarsi alla Madonna" vuol dire, in sostanza, accoglierla come vera madre nella nostra vita, sull’esempio di Giovanni, perché lei per prima prende sul serio la sua maternità su di noi: ci tratta da figli, ci ama da figli, ci provvede tutto come a figli.

D’altra parte, accogliere Maria come madre significa accogliere la Chiesa come madre [perché Maria è Madre della Chiesa]; e vuol dire accogliere anche i nostri fratelli in umanità [perché tutti ugualmente figli della comune Madre dell’Umanità].

Il senso forte della consacrazione a Maria sta proprio nel fatto che con la Madonna noi vogliamo stabilire un vero rapporto di figli con la madre: perché una madre è parte di noi, della nostra vita, e non la si cerca solo quando se ne sente il bisogno perché c’è da chiederle qualcosa…

Siccome, poi, la consacrazione è di suo un atto che non è fine a se stesso, ma un impegno che va vissuto giorno per giorno, impariamo – dietro i consigli del Montfort – a fare anche solo il primo passo che essa comporta: fare tutto con Maria. La nostra vita spirituale ne guadagnerà di sicuro.

Gabriele Amorth


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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 11/04/2005 23.04
Udienza generale di Giovanni Paolo II
"IL TITOLO DI MARIA MADRE DI DIO"


Mercoledì, 27 novembre 1996

1. La contemplazione del mistero della nascita del Salvatore ha condotto il popolo cristiano non solo a rivolgersi alla Vergine Santa come alla Madre di Gesù, ma anche a riconoscerla Madre di Dio. Tale verità fu approfondita e percepita come appartenente al patrimonio della fede della Chiesa già dai primi secoli dell'era cristiana, fino ad essere solennemente proclamata dal Concilio di Efeso nell'anno 431.
Nella prima comunità cristiana, mentre cresce tra i discepoli la consapevolezza che Gesù è il Figlio di Dio, risulta sempre più chiaro che Maria è la Theotokos, la Madre di Dio. Si tratta di un titolo che non appare esplicitamente nei testi evangelici, sebbene in essi sia ricordata "la Madre di Gesù" e venga affermato che Egli è Dio (Gv 20,28; cf.5,18; 10,30.33). Maria viene comunque presentata come Madre dell'Emmanuele, che significa Dio con noi (cf. Mt 1,22-23).
Già nel III secolo, come si deduce da un'antica testimonianza scritta, i cristiani dell'Egitto si rivolgevano a Maria con questa preghiera: "Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta" (Dalla Liturgia delle Ore). In questa antica testimonianza, per la prima volta, l'espressione Theotokos, "Madre di Dio", appare in forma esplicita.
Nella mitologia pagana, succedeva spesso che qualche dea fosse presentata come madre di qualche dio. Zeus, ad esempio, dio supremo, aveva per madre la dea Rea. Tale contesto ha forse facilitato, da parte dei cristiani, l'uso del titolo "Theotokos", "Madre di Dio", per la madre di Gesù. Bisogna tuttavia notare che questo titolo non esisteva, ma fu creato dai cristiani per esprimere una fede che non aveva niente a che vedere con la mitologia pagana, la fede nel concepimento verginale, nel seno di Maria, di Colui che era da sempre il Verbo eterno di Dio.
2. Con il IV secolo, il termine Theotokos è ormai di uso frequente in Oriente e in Occidente. La pietà e la teologia fanno riferimento sempre più frequentemente a tale termine, ormai entrato nel patrimonio di fede della Chiesa.
Si comprende perciò il grande movimento di protesta, che si sollevò nel V secolo, quando Nestorio mise in dubbio la legittimità del titolo "Madre di Dio". Egli, infatti, essendo propenso a ritenere Maria soltanto madre dell'uomo Gesù, sosteneva che fosse dottrinalmente corretta solo l'espressione "Madre di Cristo". A tale errore Nestorio era indotto dalla sua difficoltà ad ammettere l'unità della persona di Cristo e dall'interpretazione erronea della distinzione fra le due nature - divina e umana -, presenti in Lui.
Il Concilio di Efeso, nell'anno 431, condannò le sue tesi e, affermando la sussistenza della natura divina e della natura umana nell'unica persona del Figlio, proclamò Maria Madre di Dio.
3. Le difficoltà e le obiezioni mosse da Nestorio ci offrono ora l'occasione per alcune riflessioni utili per comprendere e interpretare correttamente tale titolo. L'espressione Theotokos, che letteralmente significa "colei che ha generato Dio", a prima vista può risultare sorprendente; suscita, infatti, la domanda su come sia possibile che una creatura umana generi Dio. La risposta della fede della Chiesa è chiara: la divina maternità di Maria si riferisce solo alla generazione umana del Figlio di Dio e non invece alla sua generazione divina. Il Figlio di Dio è stato da sempre generato da Dio Padre e gli è consustanziale. In questa generazione eterna Maria non ha evidentemente nessun ruolo. Il Figlio di Dio, però, duemila anni fa, ha assunto la nostra natura umana ed è stato allora concepito e partorito da Maria.
Proclamando Maria "Madre di Dio" la Chiesa intende, quindi, affermare che Ella è la "Madre del Verbo incarnato, che è Dio". La sua maternità non riguarda, pertanto, tutta la Trinità, ma unicamente la seconda Persona, il Figlio che, incarnandosi, ha assunto da lei la natura umana.
La maternità è relazione tra persona e persona: una madre non è madre soltanto del corpo o della creatura fisica uscita dal suo grembo, ma della persona che genera. Maria, dunque, avendo generato secondo la natura umana la persona di Gesù, che è persona divina, è Madre di Dio.
4. Proclamando Maria "Madre di Dio", la Chiesa professa con un'unica espressione la sua fede circa il Figlio e la Madre. Questa unione emerge già nel Concilio di Efeso; con la definizione della divina maternità di Maria i Padri intendevano evidenziare la loro fede nella divinità di Cristo. Nonostante le obiezioni, antiche e recenti, circa l'opportunità di riconoscere a Maria questo titolo, i cristiani di tutti i tempi, interpretando correttamente il significato di tale maternità, ne hanno fatto un'espressione privilegiata della loro fede nella divinità di Cristo e del loro amore per la Vergine.
Nella Theotokos la Chiesa, da una parte, ravvisa la garanzia della realtà dell'Incarnazione, perché - come afferma sant'Agostino - "se la Madre fosse fittizia, sarebbe fittizia anche la carne... fittizie le cicatrici della risurrezione" (Tract. in Ev. Ioannis, 8,6-7). E, dall'altra, essa contempla con stupore e celebra con venerazione l'immensa grandezza conferita a Maria da Colui che ha voluto essere suo figlio. L'espressione "Madre di Dio" indirizza al Verbo di Dio, che nell'Incarnazione ha assunto l'umiltà della condizione umana per elevare l'uomo alla figliolanza divina. Ma tale titolo, alla luce della sublime dignità conferita alla Vergine di Nazaret, proclama, pure, la nobiltà della donna e la sua altissima vocazione. Dio infatti tratta Maria come persona libera e responsabile e non realizza l'Incarnazione di suo Figlio se non dopo aver ottenuto il suo consenso.
Seguendo l'esempio degli antichi cristiani dell'Egitto, i fedeli si affidano a Colei che, essendo Madre di Dio, può ottenere dal divin Figlio le grazie della liberazione dai pericoli e dell'eterna salvezza.

Sia lodato Gesù Cristo!

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