A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Drammatica situazione contro i Cristiani, NON SIATE INDIFFERENTI, FATE CONOSCERE

Ultimo Aggiornamento: 17/09/2014 10:54
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04/05/2010 12:25
 
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La Suora Domenicana irachena che ha partecipato al Convegno sul Rosario, ha spiegato la gravità della situazione e della gravissima persecuzione inflitta ai Cristiani costretti a fuggire oppure a subire ogni sorta di aggressione senza l'intervento di alcuna giustizia....

L'Occidente sa MA FINGE DI NON SAPERE, spesso volta la testa dall'altra parte dimenticando che c'è ed esiste un popolo INERME perseguitato e spietatamente oppresso... i nostri giovani in Italia e in Europa spesso NON sanno perchè i Media e i Telegiornali tacciono su questa situazione...

INVITIAMO TUTTI ALLA CORRETTA INFORMAZIONE, ALLA DIVULGAZIONE DI QUESTO MATERIALE E ALL'INVITO DI PREGARE ASSIDUAMENTE TUTTI INSIEME PER QUESTO POPOLO OPPRESSO.....


CITTA' DEL VATICANO (28 febbraio) - Di appelli per il futuro (molto incerto) dei cristiani in Iraq, Papa Ratzinger ne aveva fatti tanti in questi anni, ma mai così forti come quello che si è sentito stamattina a san Pietro. «Bisogna ripristinare la sicurezza» ha detto chiaro e tondo, denunciando implicitamente le promesse non mantenute dal governo Maliki che si era impegnato proprio a garantirla.

All'Angelus ha fatto cenno alla «delicata fase politica che sta attraversando l'Iraq». Spetta a chi governa a compiere «ogni sforzo per ridare sicurezza alla popolazione e, in particolare, alle minoranze religiose più vulnerabili». In piazza, mescolati tra la folla, erano presenti una cinquantina di iracheni, con tanto di striscioni che inneggiavano alla libertà religiosa. Un diritto a loro ormai conculcato.

Chi è battezzato e vive a Bagdad, a Kirkuk, a Mossul o a Bassora sa bene che i tempi si sono fatti piuttosto difficili. In alcuni quartieri di Mossul, per esempio, i cristiani sanno quando escono di casa, ma non se vi faranno ritorno la sera. Benedetto XVI ha manifestato «profonda tristezza» per «le tragiche notizie delle recenti uccisioni di alcuni cristiani nella città di Mossul» facendo presente la sua «viva preoccupazione» anche per «gli altri episodi di violenza, perpetrati nella martoriata terra irachena ai danni di persone inermi di diversa appartenenza religiosa».

E' uno stillicidio di notizie negative. Il nunzio a Baghdad invia periodicamente in Segreteria di Stato rapporti a tinte fosche, facendo il resoconto di quello che accade. I rapimenti a scopo di estorsione sono all'ordine del giorno, le minacce pure. Tanti negozi sono stati bruciati, studentesse obbligate con la forza a portare il velo, studenti che non possono più frequentare l'università, giovani costretti a farsi crescere la barba secondo i dettami dell'Islam, donne violentate, pestaggi e, purtroppo, anche uccisioni, come è accaduto ultimamente a due ragazzi.

Le fonti caldee presenti nel Paese raccontano persino di rastrellamenti casa per casa, agguati in pieno giorno, minacce pesantissime. Il vescovo di Kirkuk, monsignor Sako, parla di una persecuzione su base religiosa. A farne le spese la minoranza caldea, presente in Iraq da duemila anni. Da 800 mila sono passati a 300 mila, chi può fugge all'estero, raggiungendo parenti o amici. Chi resta è perchè non ha la possibilità di farlo o perchè tenta disperatamente di difendere le proprie proprietà.«Bisogna muovere le coscienze di tutti per fermare questo massacro. Dov'è la coscienza? Dove sono i diritti umani? Cosa n'è dell'uomo se due innocenti possono essere uccisi nella loro casa? Chi compie questi crimini? Perchè?» ha chiesto il vescovo di Baghdad, monsignor Warduni.

Il Papa si augura che possa fallire il piano governativo di creare nella piana di Ninive una enclave tutta cristiana, una zona dove convogliare l'intera comunità caldea, lasciando il resto del Paese nelle mani islamiche. «Mi auguro che non si ceda alla tentazione di far prevalere gli interessi temporanei e di parte sull'incolumità e sui diritti fondamentali di ogni cittadino. Infine, esorto la comunità internazionale a prodigarsi per dare agli iracheni un futuro di riconciliazione e di giustizia».



www.youtube.com/watch?v=_zNCFrBRcUE&feature=channel

[SM=g1740752]


2 maggio 2010
Gli attentati sono stati compiuti con un'autobomba e un ordigno artigianale fatti esplodere al passaggio di autobus che trasportavano studenti residenti nella piu' grande citta' cristiana della zona, Bakhdida, 40 chilometri a est di Mosul. La persona deceduta e' il proprietario di un negozio situato proprio vicino al luogo della duplice esplosione.


www.youtube.com/watch?v=CbhLuuK9opU&feature=channel

[SM=g1740752]


Quando si parla di Iraq o di Medio Oriente si pensa esclusivamente a due categorie: musulmani ed ebrei.... ma spesso si dimentica che esiste una nutrita porzione di CRISTIANI-ARABI.... il Cristianesimo è lì presente ed operante da ben 2000 anni, ma oggi non avrebbero più diritto di vivere nella loro terra perchè sono "cristiani"...
Si parla di "popoli perseguitati" e si fa finta di non sapere che siste UN POPOLO CRISTIANO RADICATO NEL TERRITORIO DA SEMPRE CHE E' PERSEGUITATO E RIDOTTO A MINORANZA e che si vuole completamente distruggere... e l'Occidente tace!

Evitiamo noi di tacere su queste cose....evitiamo di restare indifferenti...


www.youtube.com/watch?v=MDlJRar9p2s&feature=related

[SM=g1740752]


PREGHIAMO....e facciamo conoscere la verità... [SM=g1740720]

[Modificato da Caterina63 04/05/2010 12:26]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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12/09/2012 18:58
 
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In memoria di Chris Stevens: "ambasciator non porta pena", ma non dappertutto.

 
Viene ucciso l'ambasciatore USA in Libia e altri 3 statunitensi e si dà la colpa ad un film di quarta categoria, girato in california mesi fa. E' davvero difficile capire certi nessi di causa ed effetto, e a volte pare proprio siano inventati ad arte.

Ho visto i 13 minuti del film (vedi qui) di Sam Bacile che, si afferma, avrebbero scatenato il caos a Bengasi. Certamente è un film che intende esplicitamente insultare e in maniera volgare e direi stupida. I dialoghi e le scene sono volutamente pieni di odio e di veleno contro Maometto stesso. Comunque tale filmato era uscito a luglio e circolava liberamente anche su YouTube in lingua originale inglese. Non è prodotta da cristiani, ma da ebrei, per ammissione del suo autore che è israeliano (leggi qui). Fino a quando qualcuno, la settimana scorsa, l'ha sottotitolato in arabo, non era successo nulla (era stato perfino liquidato da Al Jazera come un pessimo tentativo di provocazione, ma senza conseguenze). Dare in pasto ai fondamentalisti un'esca del genere, nella lingua del popolo, è stato come sventolare una bistecca davanti allo squalo: sai benissimo quello che sta per succedere e il regista del film, forse, cercava proprio questo caos.

Il punto è che anche i buoni musulmani non sono culturalmente preparati per resistere minimamente a queste provocazioni, figuriamoci quelli esagitati. L'Occidente, comunque, ha uno strano atteggiamento: se il perpetratore della violenza è musulmano, allora se non giustificato è almeno in parte scusato quando la blasfemia l'ha provocato. Se invece è il cristiano ad essere oggetto di oltraggio e il suo credo o i suoi simboli vengono dileggiati, allora non è grave, dopotutto c'è libertà di pensiero e di espressione, e ognuno deve poter manifestare liberamente le sue idee, anche sulla religione.
Meno male che alla mostra del cinema di Venezia non c'era quest'anno nessun fondamentalista cristiano, altrimenti dopo la proiezione di "Paradise: Glaube" di Ulrich Seidl, sai che finimondo ci sarebbe stato!
 
Il vero dialogo interculturale impone, ovvio, di non offendersi reciprocamente, e di cercare di comprendere la sensibilità dell'altro. Ma questo non vuol dire arrivare a tollerare nella cultura altrui ciò che lede i diritti umani universali.
Questo per i cristiani è anche, e a maggior ragione, uno degli intenti del dialogo interreligioso che culmina nell'evangelizzazione, la quale richiede oltre che "inculturazione" del messaggio nella lingua e mentalità degli altri, anche un necessario "giudizio" e una "purificazione" della cultura ancora non permeata dal messaggio di Cristo, in tutti quegli aspetti che mortificano l'essere umano singolarmente o socialmente inteso.

Nel caso presente, perché certo non è il primo e non sarà l'ultimo, bisogna innanzitutto insistere che si diffonda anche tra i musulmani un sano atteggiamento culturale che condanni chi scarica la violenza in maniera cieca sul primo occidentale che capita a portata di mano per le colpe (vere o presunte) di un individuo o di pochi, senza processi e senza correlazioni (si pensi anche ai recenti casi dell'uso distorto della legge sulla blasfemia contro cristiani innocenti nel Pakistan). Questa mentalità corporativa, per cui - faccio un esempio - se uno disegna una vignetta blasfema allora si possono distruggere tutti i ristoranti del suo paese o bruciare le case dei suoi parenti è e resta una barbarie sia in oriente che in occidente e non può mai essere giustificata, perché non ha nessun fondamento religioso. E' una logica che non tiene e deve essere smascherata, perché non deve continuare a tenere in ostaggio le relazioni tra popoli e paesi interi. L'imbecille che strappa pagine di Corano  e mostra il video ci sarà sempre, ma le fucilate sparate agli innocenti dicendogli: "è colpa tua se li ammazziamo", sono ben più barbare.
 
Dobbiamo perciò ribadire cristianamente il al rispetto di tutti e il no alle gratuite provocazioni, ma da qualunque parte vengano, senza tolleranti silenzi o silenziose connivenze opportunistiche. E insieme, però, dobbiamo condannare ogni violenta reazione a qualunque provocazione, fosse anche religiosamente ammantata. Nei tanti paesi islamici dove questa condanna è impensabile, è impensabile tuttora l'uguaglianza fra uomini di diversa fede ed è impensabile il dialogo, nonostante i raduni e i documenti di circostanza. 
 
Una preghiera per l'ambasciatore ucciso e i suoi uomini di scorta. Ecco una videopresentazione che aveva preparato in occasione della sua nomina in Libia, davvero toccante.

Testo preso da: In memoria di Chris Stevens: "ambasciator non porta pena", ma non dappertutto. http://www.cantualeantonianum.com/2012/09/in-memoria-di-chris-stevens-ambasciator.html#ixzz26H9QMVdy
http://www.cantualeantonianum.com


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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persecuzione


Facciamo conoscere queste storie per pregare....

[SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]




[Modificato da Caterina63 21/09/2012 15:45]
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29/01/2014 10:48
 
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    E mo ci si mettono anche i.... fondamentalisti buddisti 
rido per non piangere!!! ma non temono essi di reincarnarsi in un maiale se si comportano male nella vita che vivono? 
e non ditemi che manco di rispetto, per favore! Tolleranza e porgere l'altra guancia, sì, ma farsi prendere per i fondelli, no davvero!

Sri Lanka: i cristiani protestano contro l'escalation di attacchi degli integralisti buddisti



Migliaia di cristiani hanno manifestato domenica a Colombo, capitale dello Sri Lanka, per denunciare l’escalation di attacchi contro chiese e moschee da parte di gruppi radicali buddisti e per chiedere al governo di tutelare i diritti delle minoranze religiose nel Paese.

Lo riferisce l’agenzia Ucan.
“Difendiamo le libertà sancite dalla Costituzione: la libertà di pensiero, coscienza, religione e associazione dovrebbero valere per tutte le comunità religiose”, ha detto il vescovo anglicano Dhiloraj R. Canagasabey rivolgendosi ai partecipanti alla manifestazione riuniti nella cattedrale di Cristo Salvatore Vivente.

Il vescovo ha anche ricordato le difficoltà che i genitori cristiani incontrano per educare i loro figli secondo la loro fede: molti sono infatti costretti a studiare la religione buddista che è contro i loro diritti. Nel 2013 lo Sri Lanka ha visto un’impennata degli attacchi contro le minoranze religiose, soprattutto quella cristiana, che rappresenta il 6-7% del popolazione per il 70% buddista.

La maggior parte delle violenze – che avvengono nella totale indifferenza delle autorità locali – è perpetrata da monaci buddisti attraverso la chiusura forzata di chiese, atti di vandalismo e incendi dolosi, minacce e percosse a membri della comunità, nel tentativo di cacciare il cristianesimo definito “estraneo allo Sri Lanka”.
Questi stessi gruppi radicali sono all’origine delle diverse proposte di legge presentate in questi anni contro le conversioni ad altre religioni. Nel 2013 si è registrato un aumento del 100% degli episodi di cui si ha notizia rispetto al 2011. L’ultimo risale ai primi di gennaio. La gravità del fenomeno è stata confermata anche dal Commissario dell’Onu per i Diritti umani, Navi Pillay dopo una visita in Sri Lanka alla fine dell’anno scorso. (L.Z.)




Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/01/28/sri_lanka:_i_cristiani_protestano_contro_lescalation_di_attacchi/it1-767957 
del sito Radio Vaticana 








 

Fraternamente CaterinaLD

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08/09/2014 16:44
 
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  venerdì 5 settembre 2014

  Patriarca di Baghdad: cristiani (e minoranze) verso l’estinzione, azioni concrete per fronteggiare l’islamismo

 
Non occorre né tuonare né belare, ma parlare conandreia(valore umano prim'ancora che cristiano e che in Cristo diviene fortezza acquistando anche il plus di Soprannaturale per l'azione divino-umana del Signore di cui la Chiesa è portatrice) e dunque con esortazioni e proposte concrete basate sui principi propri della nostra Fede.
Leggiamo di seguito l'analisi le esortazioni e le azioni promosse dal Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako, riprese da AsiaNews.

Egli si rivolge in primis ai più diretti responsabili (siano essi soggetti e/o autorità coinvolti) e non manca di chiamare in causa chi ha responsabilità più alte nel consesso internazionale. Le iniziative ed azioni che queste proposte mettono in campo potrebbero e dovrebbero dispiegare una maggiore efficacia se fossero promosse anche e con la dovuta autorevolezza da chi la detiene, per quell'autorità spirituale e morale che viene da Colui che l'ha conferita.

 [...]
Ecco, di seguito, la lettera del Patriarca caldeo inviata ad AsiaNews:

È trascorso un mese intero da che è iniziata la drammatica situazione dei cristiani, degli yazidi e di altre minoranze irakene, e il tempo è trascorso come se tutto ciò fosse naturale. È calato un velo su questi eventi dolorosi, e 120mila cristiani sono stati sradicati dalla loro storica madrepatria perché l'Islam politico non li vuole lì, mentre il mondo resta in silenzio, tentenna, forse perché approva o forse perché è incapace di agire. Tutto ciò incoraggia le milizie dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isis, che non ha nulla a che vedere con l'antica divinità egizia Isis, della natura e della fertilità) ad andare avanti con la sua guerra feroce contro la cultura e la diversità, mettendo a rischio la sicurezza sociale e intellettuale.

Le sofferenze dei cristiani sfollati, assieme a quelle delle altre minoranze, stanno crescendo sempre più: i loro bisogni aumentano e i loro timori per l'incertezze sul futuro dei loro figli traumatizzati, delle città depredate, e delle case svuotate, li lascia senza sonno! Queste persone vivevano nelle loro cittadine di origine in prosperità, orgoglio e dignità; in un batter d'occhio, essi sono stati scacciati dalle loro case, terrorizzati e hanno dovuto fuggire a piedi in tutta fretta, in cerca di un riparo. Sono scene che ci riportano ai secoli bui del passato, sebbene tutto questo sia diventato una orribile realtà della nostra attuale civiltà.

Questi pacifici e fedeli cittadini cristiani stanno vivendo un vero genocidio, una fine terribile, oltre che la prova di una privazione dei valori religiosi, umani, morali e nazionali. Per questo siamo al cospetto di una macchia vergognosa nel cammino della storia. Ognuno dovrebbe sapere che questa è una minaccia concreta per tutti!
 
Alcuni giorni fa abbiamo potuto vedere, sul canale satellitare Ishtar, una ragazzina di soli 13 anni urlare: "Voglio tornare nella mia città natale, Qaraqosh. Sono stanca di questa vita qui; piuttosto, preferisco morire per questo, che vivere in queste condizioni umilianti". Questa è una invocazione profonda alle coscienze del mondo!
 
L'incapacità dello Stato irakeno: Ciò che ci ferisce maggiormente è l'incapacità della macchina governativa di imporre il rispetto della legge e dell'ordine, di fronte al continuo e significativo deterioramento della sicurezza, che alimenta una cultura della violenza, la quale a sua volta fornisce ai gruppi estremisti un terreno fertile sul quale proliferare! A Baghdad, cristiani e altri sono rapiti e gettati all'interno di auto blindate e con i vetri oscurati in pieno giorno, vengono minacciati affinché lascino le proprie case, vittime di assalti in alcune scuole o uffici pubblici, dove sono costretti a subire parole di oltraggio. È giusto che simili comportamenti barbari possano continuare impuniti, o senza un processo di rieducazione?

La gente soffre e i politici lottano per il loro tornaconto personale, invece di restare uniti per sviscerare le cause che hanno portato all'estremismo, alla violenza e all'ingiustizia, per cercare soluzioni radicali al problema, prima che sia davvero troppo tardi! Nutriamo la speranza che il nuovo Primo Ministro e il nuovo governo siano in grado di riconoscerlo, in quanto loro responsabilità storica, nazionale e morale!
 
Emigrazione: dopo essere stati derubati di tutti i loro beni, compresi i documenti ufficiali, e in assenza di una soluzione immediata unita alla mancanza di fiducia nella attuali autorità, i profughi cristiani restano in perenne attesa al cospetto di un futuro incerto. Per questo, molti di loro cercano un rifugio in una nazione occidentale, perché nel loro Paese, nella nazione di Manna e Quail, emergono solo disastri. Ma la soluzione non dovrebbe consistere nell'emigrazione!
 
Al fine di salvarsi dall'estinzione, e per continuare a essere lievito della terra, i cristiani d'Iraq devono affrontare la situazione per quella che è, in special modo perché essi recano con sé il messaggio di speranza, attraverso il quale possono mantenere in vita la fiammella della vita. In modo attivo e vitale, i gruppi cristiani devono darsi da fare per costruire il futuro, perché le sfide della vita vanno affrontate con coraggio, piuttosto che vigliaccheria. Essi devono compiere passi decisivi per mettere pressione alle autorità competenti, in patria e all'estero, perché assicurino condizioni di vita - libere e sicure - per loro, nella loro terra d'Iraq.
Ecco qui, di seguito, alcuni suggerimenti concreti che, spero, il nostro popolo, ovunque si trovi, possa sforzarsi di mettere in pratica e farli diventare realtà:
  1. Dar vita a una organizzazioni cristiana competente, sia di carattere politico che indipendente, con un personale qualificato che intraprenda sessioni permanenti di analisi e studio della situazione e che sia in grado di avanzare soluzioni e modellare piani per fronteggiare le crescenti conseguenze tanto della presente crisi, quanto degli imprevisti!
  2. Creare un Team di gestione della crisi (Cmt) per preparare un rapporto accurato sulle famiglie di sfollati, al fine di chiedere risarcimenti adeguati al governo per i danni e la perdita di proprietà, e per aiutare casi specifici con soluzioni e proposte.
  3. Organizzare una Commissione educativa per tenere traccia dello status accademico e dei numeri degli studenti universitari fra gli sfollati; al contempo chiedere al governo del Kurdistan di ospitarli nelle proprie scuole e università, per evitare che possano perdere il loro futuro scolastico. Anche in considerazione del fatto che il numero è considerevolmente basso.
  4. Chiedere alle Nazioni Unite e ad altri Paesi finanziatori un aiuto per costruire complessi residenziali, decenti e appropriati, per quanti non vogliano tornare nei loro villaggi di origine, in sostituzione alle attuali tende che finiscono per essere inadeguate.
  5. Lanciare un appello al Consiglio di sicurezza Onu perché dia vita a una forza di pace in seno alle Nazioni Unite, che collabori con le Forze di sicurezza irakene e i Peshmerga curdi per la liberazione della piana di Ninive e garantire un margine di sicurezza adeguato per un ritorno degli sfollati nei loro villaggi nativi, dove hanno vissuto per migliaia di anni.
  6. Stabilire una forza di polizia locale, formata dalle diverse anime che abitano la piana di Ninive, per proteggere i villaggi, come peraltro previsto nel nuovo progetto di legge presentato al nuovo governo, che garantisca di nuovo interazione sociale fra cristiani e i loro concittadini.
  7. Chiedere al Consiglio Onu per i diritti umani di indagare sulle violazioni ai diritti umani commesse in Iraq, dando vita a una speciale commissione di inchiesta sulle atrocità e i crimini commessi dal cosiddetto "Stato islamico". E consegnare alla giustizia quanti si sono macchiati di questi "crimini contro l'umanità".
  8. Non dobbiamo smettere di far sentire la nostra voce contro gli estremisti e lavorare per creare una nuova mentalità basata sulla convivenza in pace e armonia fra sciiti, sunniti, arabi, turcomanni, curdi, turcmeni, cristiani, yazidi.Dunque anche noi dobbiamo agire con un'offensiva sul piano ideologico nei confronti del mondo islamico, per fermare la patina di legittimità religiosa [dell'estremismo], il sostegno finanziario e l'invio di militanti.Ci rivolgiamo al governo centrale irakeno e al governo regionale del Kurdistan perché sappiano diffondere una cultura dell'apertura, della diversità, della pluralità e dell'uguaglianza, in opposizione a una cultura dell'estremismo, dell'eliminazione, emarginazione e dell'arretratezza sociale, unite a una consapevolezza personale e collettiva dei suoi limiti. Questo obiettivo può essere raggiunto prima di tutto cambiando il curriculum scolastico e universitario. Solo l'istruzione può dare il via a questa trasformazione e costruire una società dove regni l'uguaglianza fra cittadini. Per garantire una migliore convivenza è necessario creare una società civile che rispetti ciascuna religione e che non politicizzi le religioni per tornaconto personale.

* Patriarca caldeo di Baghdad e presidente della Conferenza episcopale irakena
______________________________________
1. L’andreia è propria degli uomini [e delle donne in quanto appartenenti al genere Homo sia pur dotate della sessualità femminile], ossia di coloro che non vivono come le larvae occultati nell’ombra, ma seguono la via della kalokagathia, non quella dei banausoi, chini sui loro interessi particolari, anneriti dalle muffe delle loro botteghe. E l’uomo coraggioso è per Aristotele: “colui che avrà paura di ciò che è temibile a misura d’uomo, come è giusto e come la ragione comanda, ma lo affronterà in vista del bello: questo è il fine della virtù” (Etica Nicomachea, III,10). [Come recentemente ricordato da F. Colafemmina]








Fraternamente CaterinaLD

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[SM=g1740717] [SM=g1740720] Testo canzone
Globus - A Thousand Deaths


In excelsius benedictus
Blessed angels hear our prayer
Immortales resurrectus
Let thy whisper dry our tears
In excelsius benedictus
Blessed angels hear our prayer
Immortales resurrectus
Let thy promise calm our fears
Hosanna, hosanna, aeterna
Holy we'll arrive forevermore

(Arabic chant)

Two lovers, two forces of love and hate
I pull you, you pull me, we complicate
Unlikely defendants in a lovers' trial
And facing a world in complete denial
From London to Aden, the stage is set
Two cultures in conflict, love under threat

And I'd breathe in fire and ash
All for the sake of love
And I'd die a thousand deaths
All for the sake of love
And I'd breathe in fire and ash
All for the sake of love
And I'd die a thousand deaths
All for the sake of love

(Arabic chant)

The fires of the righteous will always burn
And turn us on each other until we learn
To harness the power of our distinction
And throw off these shackles of bad religion
One thousand and one nights change everything
You are my scheherazade, I am your king

In excelsius benedictus
Immortalis lacunam
In extremis abyss domus
Introitus gloriam

And I'd breathe in fire and ash
All for the sake of love
And I'd die a thousand deaths
All for the sake of love
And I'd breathe in fire and ash
All for the sake of love
And I'd die a thousand deaths
All for the sake of love

In excelsius benedictus
Immortalis lacunam
In extremis abyss domus
Introitus gloriam

The last hope for justice is fleeting fast
Salvation, extinction, we're free at last

In excelsis
Immortalis
In extremis

And I'd die a thousand deaths
All for the sake of love
All for the sake of love

In excelsius benedictus
Blessed angels hear our prayer

(Arabic chant)

****************************

In Excelsius Benedictus
Angeli Beati ascolta la nostra preghiera
Immortales resurrectus
Che il tuo sussurro asciugare le nostre lacrime
In Excelsius Benedictus
Angeli Beati ascolta la nostra preghiera
Immortales resurrectus
Lascia la tua promessa calmare le nostre paure
Osanna, osanna, Aeterna
Santo arriveremo per sempre

(Canto arabo)

Due amanti, due forze di amore e odio
Ti tiro, mi si tira, ci complichiamo
Imputati improbabile nel processo di due amanti
E di fronte a un mondo in completa negazione
Da Londra a Aden, viene impostato il palcoscenico
Due culture in conflitto, amore sotto la minaccia

E io respiro nel fuoco e cenere
Tutto per il bene dell'amore
E io morirei mille morti
Tutto per il bene dell'amore
E io respiro nel fuoco e cenere
Tutto per il bene dell'amore
E io morirei mille morti
Tutto per il bene dell'amore

(Canto arabo)

I fuochi dei giusti saranno sempre bruciare
E noi accendere l'altro fino a quando impariamo
Per sfruttare la potenza della nostra distinzione
E buttare fuori queste catene di Bad Religion
Mille e una notte cambiano tutto
Tu sei la mia Scheherazade, io sono il tuo re

In Excelsius Benedictus
Immortalis lacunam
In extremis abisso domus
introitus gloriam

E mi respiro nel fuoco e cenere
Tutto per il bene dell'amore
E io morirei mille morti
Tutto per il bene dell'amore
E mi respiro nel fuoco e cenere
Tutto per il bene dell'amore
E io morirei mille morti
Tutto per il bene dell'amore

In Excelsius Benedictus
Immortalis lacunam
In extremis abisso domus
introitus gloriam

L'ultima speranza per la giustizia è fugace veloce
Salvezza, l'estinzione, siamo liberi finalmente

In excelsis
Immortalis
In extremis

E io morirei mille morti
Tutto per il bene dell'amore
Tutto per il bene dell'amore

In Excelsius Benedictus
Angeli Beati ascolta la nostra preghiera

(Canto arabo)


www.youtube.com/watch?v=_TvON7eMR2g







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e' proprio vero quel che dice Gesù: DOCILI, UMILI-SI'- MA ASTUTI COME SERPENTI 
ogni tanto buone nuove che incoraggiano:



Iraq, dodici cristiani abiurano «per finta» e riescono a scappare dallo Stato islamico. Grazie a un musulmano

Settembre 17, 2014 Leone Grotti

Originari della città di Bartella, nella Piana di Ninive, sono arrivati ieri a Kirkuk accolti dai soldati curdi. Un musulmano che odia i jihadisti li ha aiutati a fuggire


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Dodici cristiani siri di Bartella, tra cui una bambina di appena un anno, sono arrivati ieri a Kirkuk dopo essere riusciti a scappare allo Stato islamico. I profughi, che hanno raccontato la loro storia ai media locali, sono originari di Bartella, città della Piana di Ninive conquistata lo scorso 7 agosto dai jihadisti.

IL RISVEGLIO. Se non hanno lasciato la città di notte come tutti gli altri cristiani è perché, dormendo per sicurezza sul tetto della casa, non si erano accorti dell’invasione jihadista. Quando la mattina dell’8 agosto sono scesi in strada, sono subito stati intercettati dai soldati del Califfato, che hanno ordinato loro di tornare in casa e di non lasciarla per nessun motivo.

articles_image320140915083023vpFESENZA CIBO. I cristiani hanno vissuto così per 20 giorni. Durante i primi tre, hanno raccontato, lo Stato islamico ha portato loro del cibo mentre per i restanti 17 hanno dovuto arrangiarsi con le scorte che avevano in casa. Nonostante i terroristi li avessero privati di tutti i soldi, sono riusciti a sopravvivere.

LA “FINTA” CONVERSIONE. Dopo i primi 20 giorni sono stati condotti davanti a una corte islamica di Mosul, dove si sono convertiti «per finta», riporta l’agenzia sira Aina. Ottenuti nuovi documenti di identità dallo Stato islamico sono stati riportati a Bartella. A Mosul hanno raccontato di aver visto un cristiano siro che non aveva voluto convertirsi e per questo era stato picchiato e portato via con le mani legate dietro la schiena su un camion. Probabilmente è stato ucciso.

GRAZIE A UN MUSULMANO. La loro fuga è stata resa possibile da un musulmano di Mosul, nemico dello Stato islamico, che aveva già aiutato altri cristiani a scappare. Un fratello di uno dei 12 cristiani, già scappato in Kurdistan, ha fornito loro il numero. Recatisi a Mosul in taxi l’hanno contattato e questo si è offerto di portarli a Kirkuk per 540 dollari o anche gratis, se non avessero avuto denaro. Il musulmano ha consigliato loro la storia da ripetere ai 16 checkpoint degli islamisti che avrebbero incontrato per strada: «Siamo originari di Mosul e stiamo andando a un funerale di famiglia a Kirkuk, dal quale torneremo indietro immediatamente». La storia ha funzionato e dopo l’ultimo checkpoint gli uomini sono stati accolti dai Peshmerga curdi e da padre Qais.



Leggi di Più: Iraq, un musulmano aiuta 12 cristiani a scappare da Mosul | Tempi.it 




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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