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La Santa Sede, crocevia di diplomazia internazionale

Ultimo Aggiornamento: 10/06/2011 18:05
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20/05/2010 18:58
 
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l discorso di Benedetto XVI al primo ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti presso la Santa Sede

La libertà di culto alla base dell'armonia sociale



Benedetto XVI ha ricevuto nella mattina di giovedì 20 maggio, alle ore 11, in solenne udienza, Sua Eccellenza la signora Hissa Abdulla Ahmed Al-Otaiba, primo ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti presso la Santa Sede, la quale ha presentato le Lettere con cui viene accreditata nell'alto ufficio. L'ambasciatore, rilevato alla sua residenza da un Gentiluomo di Sua Santità e da un Addetto di Anticamera, è giunto alle 10.45 al Cortile di San Damaso, nel Palazzo Apostolico Vaticano, ove un reparto della Guardia Svizzera Pontificia rendeva gli onori. Al ripiano degli ascensori, era ricevuto da un Gentiluomo di Sua Santità e subito dopo saliva alla seconda Loggia, dove si trovavano ad attenderlo gli Addetti di Anticamera e i Sediari. Dalla seconda Loggia il corteo si dirigeva alla Sala Clementina, dove il diplomatico veniva ricevuto dal prefetto della Casa Pontificia, l'arcivescovo James Michael Harvey, il quale lo introduceva alla presenza del Pontefice nella Biblioteca privata. Dopo la presentazione $\delle Credenziali da parte dell'ambasciatore avevano luogo lo scambio dei discorsi e, quindi, il colloquio privato. Dopo l'udienza, nella Sala Clementina il diplomatico prendeva congedo dal prefetto della Casa Pontificia e si recava a far visita al cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. Al termine del colloquio l'ambasciatore discendeva nel Cortile di San Damaso, dove si congedava dai dignitari che lo avevano accompagnato e faceva ritorno alla sua residenza. Questo è il testo del discorso del Papa.

Your Excellency,
I am pleased to welcome you to the Vatican and to accept the Letters accrediting you as Ambassador Extraordinary and Plenipotentiary of the United Arab Emirates. On this notable occasion, I would ask you to convey my greetings to His Highness Sheikh Khalifa Bin Zayed Al Nahayan. Kindly assure him of my gratitude for the good wishes which you have just expressed on his behalf, and of my prayers for his well-being and that of all the people of the Emirates.
As diplomatic relations between the Holy See and the United Arab Emirates have only recently been established, your presence here today as your country's first Ambassador to the Holy See is a particularly auspicious event. During a joint ceremony with other Ambassadors on 15 April 2008, the President of the United Arab Emirates noted that the Papal Representative "exercises a particular mission, which is above all for the preservation of faith in God and the promotion of intercultural and interreligious dialogue". Faith in the Almighty cannot but lead to love for one's neighbour for, as I wrote recently, "love - caritas - is an extraordinary force which leads people to opt for courageous and generous engagement in the field of justice and peace" (Caritas in Veritate, 1).
Love of God and respect for the dignity of one's neighbour motivates the Holy See's diplomacy and shapes the Catholic Church's mission of service to the international community. The Church's action in the field of diplomatic relations promotes peace, human rights and integral development, and thus strives for the authentic progress of all, without regard for race, colour or creed. Indeed, it is towards men and women, understood as unique in their God-given nature, that all politics, culture, technology and development are directed. To reduce the aims of these human endeavours merely to profit or expediency would be to risk missing the centrality of the human person in his or her integrity as the primary good to be safeguarded and valued, for man is the source, the focus and the aim of all economic and social life (cf. Caritas in Veritate, 25). Thus, the Holy See and the Catholic Church take care to highlight the dignity of man in order to maintain a clear and authentic vision of humanity on the international stage and in order to muster new energy in the service of what is best for the development of peoples and nations.
Your Excellency, the United Arab Emirates, notwithstanding difficulties, have experienced notable economic growth in recent years. In this context, your country has welcomed many hundreds of thousands of foreigners coming to seek work and a more secure financial future for themselves and for their families. They enrich the State not only by their labour but by their very presence, which is an opportunity for a fruitful and positive encounter between the world's great religions, cultures and peoples. The openness of the United Arab Emirates towards those foreign workers requires constant efforts to strengthen the conditions necessary for peaceful coexistence and social progress, and is to be commended. I would like to note here with satisfaction that there are several Catholic churches built on lands donated by the public authorities. It is the Holy See's earnest wish that this cooperation may continue and indeed flourish, according to the growing pastoral necessities of the Catholic population living there. Freedom of worship contributes significantly to the common good and brings social harmony to all those societies where it is practised. I assure you of the desire of the Catholic Christians present in your country to contribute to the well-being of your society, to live God-fearing lives and to respect the dignity of all peoples and religions.
Madam Ambassador, in offering you my best wishes for the success of your mission, I assure you that the various departments of the Roman Curia are ready to provide help and support to you in the fulfilment of your duties. It is the sincere desire of the Holy See to strengthen the relations now happily established between it and the United Arab Emirates. Upon Your Excellency, your family and all the people of the Emirates, I cordially invoke abundant divine blessings.

Questa la traduzione del discorso del Papa all'ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti.

Eccellenza,
sono lieto di accoglierla in Vaticano e di accettare le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario degli Emirati Arabi Uniti. In questa importante occasione, le chiedo di trasmettere i miei saluti a Sua Altezza lo Sceicco Califfo Bin Zayed Nahayan. La prego di assicurarlo della mia gratitudine per i buoni auspici che lei, signora Ambasciatore, mi ha appena espresso a suo nome e delle mie preghiere per il suo benessere e per quello di tutto il popolo degli Emirati.

Poiché le relazioni diplomatiche fra la Santa Sede e gli Emirati Arabi Uniti sono state instaurate soltanto di recente, la sua presenza qui, oggi, quale primo Ambasciatore del suo Paese presso la Santa Sede è un evento particolarmente propizio.

Il 15 aprile 2008, durante una cerimonia congiunta con altri Ambasciatori, il Presidente degli Emirati Arabi Uniti ha osservato che il rappresentante pontificio "esercita una missione particolare, che è soprattutto volta alla tutela della fede in Dio e alla promozione del dialogo interculturale e interreligioso". La Fede in Dio Onnipotente non può non condurre all'amore per il proprio prossimo, come ho scritto di recente "l'amore, caritas, è una forza straordinaria, che spinge le persone a impegnarsi con coraggio e generosità nel campo della giustizia e della pace" (Caritas in veritate, n. 1).

L'amore di Dio e il rispetto per la dignità del proprio prossimo motiva la diplomazia della Santa Sede e plasma la missione della Chiesa cattolica al servizio della comunità internazionale.

L'azione della Chiesa nel campo delle relazioni diplomatiche promuove pace, diritti umani e sviluppo integrale e quindi si adopera per il progresso autentico di tutti, indipendentemente dalla razza, dal colore o dal credo. Infatti, tutta la politica, la cultura, la tecnologia e lo sviluppo si rivolgono a uomini e donne, intesi come unici nella loro natura donata da Dio. Ridurre gli obiettivi di questi sforzi umani al solo profitto o alla mera convenienza significherebbe rischiare di perdere la centralità della persona umana nella sua integrità come bene primario da tutelare e stimare, perché l'uomo è la fonte, il centro e lo scopo di tutta la vita economica e sociale (cfr. Caritas in veritate, n. 25). Quindi, la Santa Sede e la Chiesa cattolica si preoccupano di evidenziare la dignità dell'uomo per mantenere una visione chiara e autentica dell'umanità a livello internazionale e per raccogliere nuova energia al servizio di ciò che è meglio per lo sviluppo di popoli e nazioni.

Eccellenza, gli Emirati Arabi Uniti, nonostante le difficoltà, hanno sperimentato una notevole crescita economica negli ultimi anni. In questo contesto, il suo Paese ha accolto molte centinaia di migliaia di stranieri giunti in cerca di lavoro e di un futuro economico più sicuro per se stessi e per le loro famiglie. Queste persone arricchiscono lo Stato non solo con il loro lavoro, ma anche con la loro stessa presenza, che è un'opportunità per un incontro fecondo e positivo fra le grandi religioni, culture e popolazioni del mondo.
 
L'apertura degli Emirati Arabi Uniti a questi lavoratori stranieri richiede sforzi costanti per rafforzare le condizioni necessarie a una coesistenza pacifica e al progresso sociale, e deve essere lodata. Desidero osservare qui, con soddisfazione, che esistono diverse chiese cattoliche edificate su terreni donati dalle autorità pubbliche. La Santa Sede desidera con fervore che questa cooperazione prosegua e, di fatto, prosperi, secondo le crescenti necessità pastorali della popolazione cattolica che vive lì.
La libertà di culto contribuisce in modo significativo al bene comune e reca armonia sociale a tutte quelle società nelle quali è praticata. La assicuro del desiderio dei cristiani cattolici nel suo Paese di contribuire al benessere della sua società, di condurre esistenze devote a Dio e di rispettare la dignità di tutte le popolazioni e religioni.

Signora Ambasciatore, nell'offrirle i miei migliori auspici per il successo della sua missione, la assicuro del fatto che i vari dicasteri della Curia Romana sono pronti a prestarle aiuto e sostegno nello svolgimento dei suoi compiti. La Santa Sede desidera sinceramente rafforzare le relazioni ora felicemente instaurate con gli Emirati Arabi Uniti. Su di lei, Eccellenza, sulla sua famiglia e su tutto il popolo degli Emirati, invoco di cuore abbondanti benedizioni divine.




Benedetto XVI al nuovo ambasciatore di Mongolia presso la Santa Sede

Religione e cultura per la cooperazione tra i popoli



Benedetto XVI ha ricevuto nella mattina di giovedì 20 maggio, alle ore 11.15, in solenne udienza, Sua Eccellenza il signor Lnvsantseren Orgil, nuovo ambasciatore di Mongolia presso la Santa Sede, il quale ha presentato le Lettere con cui viene accreditato nell'alto ufficio. L'ambasciatore, rilevato alla sua residenza da un Gentiluomo di Sua Santità e da un Addetto di Anticamera, è giunto alle 11 al Cortile di San Damaso, nel Palazzo Apostolico Vaticano, ove un reparto della Guardia Svizzera Pontificia rendeva gli onori. Al ripiano degli ascensori, era ricevuto da un Gentiluomo di Sua Santità e subito dopo saliva alla seconda Loggia, dove si trovavano ad attenderlo gli Addetti di Anticamera e i Sediari. Dalla seconda Loggia il corteo si dirigeva alla Sala Clementina, dove l'ambasciatore veniva ricevuto dal prefetto della Casa Pontificia, l'arcivescovo James Michael Harvey, il quale lo introduceva alla presenza del Pontefice nella Biblioteca privata. Dopo la presentazione delle Credenziali da parte dell'ambasciatore avevano luogo lo scambio dei discorsi e, quindi, il colloquio privato. Dopo l'udienza, nella Sala Clementina il diplomatico prendeva congedo dal prefetto della Casa Pontificia e si recava a far visita al cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. Al termine del colloquio l'ambasciatore discendeva nel Cortile di San Damaso, dove si congedava dai dignitari che lo avevano accompagnato e faceva ritorno alla sua residenza. Questo è il testo del discorso del Papa.

Your Excellency,
I am pleased to welcome you to the Vatican and to accept the Letters accrediting you as Ambassador Extraordinary and Plenipotentiary of Mongolia to the Holy See. I am most grateful for the greetings which you have brought from President Tsakhia Elbegdorj, and I ask you to convey to him my own prayerful good wishes for him and for all your fellow-citizens. As your nation celebrates the twentieth anniversary of its passage to democracy, I express my confidence that the great progress made in these years will continue to bear fruit in the consolidation of a social order which promotes the common good of your citizens, while furthering their legitimate aspirations for the future.
I also take this occasion, Mr Ambassador, to express my solidarity and concern for the many individuals and families who suffered as a result of the harsh winter and the effects of last year's torrential rains and flooding. As you have rightly observed, environmental issues, particularly those related to climate change, are global issues and need to be addressed on a global level.
As Your Excellency has noted, the establishment of diplomatic relations between Mongolia and the Holy See, which took place after the great social and political changes of two decades ago, are a sign of your nation's commitment to an enriching interchange within the wider international community. Religion and culture, as interrelated expressions of the deepest spiritual aspirations of our common humanity, naturally serve as incentives for dialogue and cooperation between peoples in the service of peace and genuine development. Authentic human development, in effect, needs to take into consideration every dimension of the person, and thus aspire to those higher goods which respect man's spiritual nature and ultimate destiny (cf. Caritas in Veritate, 11). For this reason, I wish to express my appreciation for the constant support of the Government in ensuring religious liberty. The establishment of a commission, charged with the fair application of law and with protecting the rights of conscience and free exercise of religion, stands as a recognition of the importance of religious groups within the social fabric and their potential for promoting a future of harmony and prosperity.
Mr Ambassador, I take this occasion to assure you of the desire of Mongolia's Catholic citizens to contribute to the common good by sharing fully in the life of the nation. The Church's primary mission is to preach the Gospel of Jesus Christ. In fidelity to the liberating message of the Gospel, she seeks also to contribute to the advancement of the entire community. It is this that inspires the efforts of the Catholic community to cooperate with the Government and with people of good will by working to overcome all kinds of social problems. The Church is also concerned to play her proper part in the work of intellectual and human formation, above all by educating the young in the values of respect, solidarity and concern for the less fortunate. In this way, she strives to serve her Lord by showing charitable concern for the needy and for the good of the whole human family.
Mr Ambassador, I offer you my prayerful good wishes for your mission, and I assure you of the readiness of the offices of the Holy See to assist you in the fulfillment of your high responsibilities. I am confident that your representation will help to strengthen the good relations existing between the Holy See and Mongolia. Upon you and your family, and upon all the people of your nation, I cordially invoke abundant divine blessings.


Questa la traduzione del discorso di Benedetto XVI all'ambasciatore della Mongolia.

Eccellenza,
sono lieto di accoglierla in Vaticano e di accettare le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Mongolia presso la Santa Sede. Sono molto grato per i saluti che mi ha trasmesso da parte del Presidente Tsakhia Elbegdorj, e le chiedo di portargli i miei ferventi buoni auspici per lui e per tutti i vostri concittadini. Mentre la sua nazione celebra il ventesimo anniversario del suo passaggio alla democrazia, esprimo fiducia nel fatto che i grandi progressi compiuti in questi anni continuino a recare frutti nel consolidamento di un ordine sociale che promuova il bene comune dei cittadini, favorendo le loro legittime aspirazioni per il futuro.
 
Signor Ambasciatore, colgo questa occasione anche per esprimere la mia solidarietà e la mia sollecitudine per gli individui e le famiglie numerosi che, lo scorso anno, hanno sofferto a causa dell'inverno rigido e degli effetti delle piogge torrenziali e delle inondazioni. Come ha giustamente osservato, le questioni ambientali, in particolare quelle legate al cambiamento climatico, sono globali e devono essere affrontate a livello globale.

Come ha osservato, Eccellenza, l'instaurazione di relazioni diplomatiche fra la Mongolia e la Santa Sede, che ha avuto luogo dopo i grandi cambiamenti politici e sociali di due decenni fa, è un segno dell'impegno della sua nazione per un interscambio fecondo nell'ambito della più ampia comunità internazionale. La religione e la cultura, in quanto espressioni interrelate delle più profonde aspirazioni spirituali della nostra comune umanità, servono naturalmente come incentivi al dialogo e alla cooperazione fra i popoli al servizio della pace e dello sviluppo autentico.

Lo sviluppo umano autentico, in effetti, deve prendere in considerazione ogni dimensione della persona e quindi aspirare a quei beni superiori che rispettano la natura spirituale dell'uomo e il suo destino ultimo (cfr. Caritas in veritate, n. 11). Per questo motivo, desidero esprimere apprezzamento per il sostegno costante del Governo nel garantire la libertà religiosa. La creazione di una commissione incaricata della corretta applicazione del diritto e della tutela dei diritti di coscienza e di libero esercizio della religione, è un riconoscimento dell'importanza dei gruppi religiosi nel tessuto sociale e del loro potenziale per la promozione di un futuro di armonia e di prosperità.

Signor Ambasciatore, colgo questa occasione per assicurarla del desiderio dei cittadini cattolici della Mongolia di contribuire al bene comune partecipando pienamente alla vita della nazione. La principale missione della Chiesa è di predicare il Vangelo di Gesù Cristo. In fedeltà al messaggio liberatorio del Vangelo, essa cerca anche di contribuire al progresso di tutta la comunità. È questo che ispira gli sforzi della comunità cattolica a cooperare con il Governo e con le persone di buona volontà, operando per superare tutti i tipi di problemi sociali. La Chiesa è anche interessata a svolgere il proprio ruolo nell'opera di formazione intellettuale e umana, soprattutto educando i giovani ai valori del rispetto, della solidarietà e della sollecitudine per i meno fortunati. In questo modo, essa lotta per servire il suo Signore, mostrando sollecitudine caritatevole per i bisognosi e per il bene di tutta la famiglia umana.

Signor Ambasciatore, offro i miei buoni auspici ferventi per la sua missione e la assicuro della disponibilità degli uffici della Santa Sede ad assisterla nel compimento della sue alte responsabilità. Ho fiducia nel fatto che la sua rappresentanza contribuirà a rafforzare le buone relazioni esistenti fra la Santa Sede e la Mongolia. Su di Lei e sulla sua famiglia, su tutte le persone della sua nazione, invoco di cuore abbondanti benedizioni divine.






(©L'Osservatore Romano - 21 maggio 2010)
[Modificato da Caterina63 20/05/2010 18:59]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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