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Importante iniziativa di don Alfredo Morselli su Messainlatino seguiamola!!!

Ultimo Aggiornamento: 13/10/2010 12:26
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20/05/2010 21:49
 
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Una traduzione letterale dei salmi del breviario

Ave Maria!





Cari fratelli, in accordo con chi gestisce questo blog, proporremo da oggi, per diversi mesi, una traduzione letterale dei salmi del Breviarium Romanum: desideriamo aiutare tanti giovani sacerdoti che vorrebbero attingere ai tesori dell'antica liturgia, ma si trovano in difficoltà, o per aver fatto scuole superiori tecniche, o perché nei seminari si studia di tutto, fuorché il latino.

I salmi saranno presentati nel modo più semplice possibile: il testo latino e a fianco una parafrasi letterale, che permetta anche chi è a digiuno di studi classici di comprendere la corrispondenza delle parole.
In calce inserirò il commento che Sant'Alfonso M. de' Liguori aveva fatto di ciascun salmo, per i religiosi e le religiose del suo ordine.
La traduzione non vuol essere una versione ufficiale - che richiederebbe imprimatur - ma una aiuto scolastico. Le traduzioni moderne si allontanano dal testo letterale, e non sono utilizzabili per lo scopo sopra indicato se non da chi conosce già il latino.

Se la Madonna mi aiuterà, proverò anche a corredare la presentazione del testo sacro con qualche nota introduttiva sui salmi stessi, sulla versione della Vulgata, etc.

L'idea mi è venuta dopo l'accorato appello di un novizio e dopo la lettura della lettera apostolica Sacrificium Laudis di Paolo VI sulla lingua latina da usare nell'Ufficio Liturgico corale da parte dei religiosi tenuti all'obbligo del coro: uno dei tanti documenti finiti appesi al chiodo della carta igienica nei cessi delle sacrestie post-conciliari.

Paolo VI rispondeva alle obiezioni della difficoltà per i novizi ad apprendere il latino con queste parole:

"Senza dubbio la lingua latina crea qualche, e forse non lieve, difficoltà ai novizi della vostra sacra milizia. Ma questa, come sapete, non è da ritenere tale che non possa essere superata e vinta, soprattutto tra voi che, più lontani dagli affanni e dallo strepito del mondo, potete più facilmente dedicarvi allo studio".

Visto che ormai anche noi preti non siamo più tanto lontani dagli affanni e dallo strepito del mondo (di belli come noi la mamma non ne fa più, e ci toccano due o tre parrocchie a testa quando va bene), perché non provare a venire incontro alle forse non lievi difficoltà di chi non ha mai potuto studiare il latino (laici compresi)?

Riuscirò nell'opera? Mi viene in aiuto un poeta latino: In magnis et voluisse sat est: nelle cose grande è già abbastanza averci provato.

Naturalmente confido nell'aiuto e nei suggerimenti dei numerosi lettori del blog.

don Alfredo M. Morselli





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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22/05/2010 17:45
 
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Il salmo invitatorio (Ps. 94)

DOMENICA - A MATTUTINO
PRIMO NOTTURNOInvitatorio. (Salmo 94. del salterio.)
94 1 Laus cantici ipsi David.

Venite, exsultemus Domino,
iubilemus Deo salutari nostro:

1 - Lode-cantico [che appartiene - si attribuisce] allo stesso David.

Venite, esultiamo per il Signore,
giubilanti acclamiamo a Dio, nostra salvezza!

2 præoccupemus faciem eius in confessione,
et in psalmis iubilemus ei :

2 Preveniamo il suo volto con la confessione,
e con salmi acclamiamo a Lui!

3 Quoniam Deus magnus Dominus,
et Rex magnus super omnes deos:
quoniam non repellet Dominus plebem suam:

3 Perchè Dio grande è il Signore
e gran re su tutti gli dèi.
perché il Signore non respingerà il suo popolo

4 quia in manu eius sunt omnes fines terrae,
et altitudines montium ipse conspicit.
4 perché nella sua mano sono i confini tutti della terra,
e le altezze dei monti Egli stesso guarda.
5 Quoniam ipsius est mare, et ipse fecit illud,
et aridam fundaverunt manus eius:
5 Perché Suo è il mare ed Egli l'ha fatto,
e la [terra] asciutta han fondato le sue mani.
6 Venite, adoremus, et procidamus ante Deum,
et ploremus coram Domino qui fecit nos:
6 Venite, adoriamo e prostriamoci davanti a Dio,
e piangiamo davanti al Signore che ci ha creati.
7 quia ipse est Dominus, Deus noster;
nos autem populus eius, et oves pascuae eius.
7 Perchè egli è il Signore, Dio nostro;
noi invece il suo popolo e le pecorelle del suo pascolo.
8 Hodie, si vocem eius audieritis,
nolite obdurare corda vestra,
8 Oggi, oh se voleste ascoltare la sua voce!
«Non indurite i vostri cuori

9 sicut in exacerbatione
secundum diem tentationis in deserto:
ubi tentaverunt me patres vestri,
probaverunt et viderunt opera mea

9 come nel [dì dell']offesa,
come nel giorno della tentazione nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri,
[mi] misero alla prova e videro le mie opere!
10 Quadraginta annis proximus fui generationi huic,
et dixi; Semper hi errant corde;
10 Per quarant'anni fui disgustato (lett: fui prossimo [alla vendetta]) con questa generazione,
e dissi: - Sempre costoro errano col cuore,
11 ipsi vero non cognoverunt vias meas:
quibus juravi in ira mea:
Si introibunt in requiem meam.
11 essi in vero non conobbero le mie vie!
A loro giurai nella mia ira:
Non entreranno nel mio riposo
(nelle formule di giuramento "se" = "non")

Commento di S. Alfonso

Questo salmo, come dichiara s. Paolo (Hebr. 3. et 4.), riguarda direttamente Gesù Cristo, il quale è dichiarato qui Dio creatore ed insieme salvatore del mondo: onde siamo esortati noi fedeli a lodarlo e ad ascoltarlo come nostro supremo pastore.

Venite, exultemus Domino, iubilemus Deo salutari nostro. Venite, rallegriamoci nel Signore e cantiamo con giubilo le lodi di Dio nostro Salvatore. Praeoccupemus faciem eius in confessione et in psalmis iubilemus ei. Prima che sorga il sole troviamoci alla sua presenza col lodarlo e confessargli le nostre colpe (scrive s. Agostino: Est confessio laudantis, est confessio gementis
); e giubiliamo cantando le sue glorie.

Quoniam Deus magnus Dominus et rex magnus super omnes deos; quoniam non repellet Dominus plebem suam, quia in manu eius sunt omnes fines terrae, et altitudines montium ipse conspicit. Poiché egli è il grande Iddio ed il gran re, superiore a tutti i falsi dei ed a tutti i re della terra. Il Signore non ributta niuno della sua plebe, mentr'egli guarda così l'altezza de' monti come la bassezza delle valli: viene a dire così i potenti del mondo (s. Agostino, terrenas potestates
) come i poveri del mondo disprezzati: perché il tutto è in suo potere.

Quoniam ipsius est mare et ipse fecit illud et aridam fundaverunt manus eius: venite adoremus et procidamus ante Deum; ploremus coram Domino qui fecit nos; quia ipse est Dominus Deus noster, nos autem populus eius et oves pascuae eius
. Del Signore è il mare e la terra, giacché tutto da lui è stato creato: venite dunque e adoriamolo colla faccia a terra; gemiamo davanti a quel Signore che ci ha creati, mentr'egli è il nostro Dio e noi siamo il suo popolo e la sua gregge.

Hodie si vocem eius audieritis nolite obdurare corda vestra, sicut in exacerbatione secundum diem tentationis in deserto, ubi tentaverunt me patres vestri, probaverunt et viderunt opera mea. Oggi se udirete la sua voce non vogliate udire i vostri cuori. Si avverta qui che le parole scritte di sopra: sicut in exacerbatione secundum diem tentationis in deserto etc. son poste nell'officio, secondo anticamente si leggeva il salmo: ma dipoi questo salmo fu corretto nel modo come si legge oggidì nel citato salmo 94., ed ivi si dice così: Sicut in irritatione, secundum diem tentationis in deserto, ubi tentaverunt me patres vestri; probaverunt me et viderunt opera mea.
Secondo questa lezione meglio s'intende il testo, spiegandosi così: Non vogliate indurire i vostri cuori, siccome faceste un tempo, irritandomi (poiché qui è Dio che parla agli ebrei) nel deserto, ove i padri vostri vollero tentarmi con esplorare da me se io era vero Dio, cercando in quel luogo arido e mancante di tutto acqua, pane e carni; e già essi lo sperimentarono e videro i miei prodigj, che io posso fare quanto a me piace.

Quadraginta annis proximus fui generationi huic (nella versione corretta del salmo si legge offensus fui, che s. Paolo spiega (Hebr. 3. 10), infensus fui generationi illi et dixi: Semper hi errant corde: ipsi vero non cognoverunt vias meas, quibus iuravi in ira mea, si introibunt in requiem meam. Per quarant'anni io sono stato adirato con questo popolo (qui si noti che lo stesso significa offensus che proximus, cioè proximus ad ulciscendum, come dicono il Du-Hamel ed il Bellarmino) e dissi: Sempre questi hanno il cuore perverso; non voglion conoscere i miei retti giudizj, secondo i quali io ho giurato nel mio sdegno di non farli entrare nella mia requie, cioè nella terra da me promessa.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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26/05/2010 00:26
 
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"Primo die, quo Trinitas" e "Nocte surgentes vigilemus omnes"

Ave Maria!

N.B. Avvertenze preliminari anche per le traduzioni future:


1) Questa traduzione non ha nessuna pretesa artistica e letteraria: è solo un aiuto per chi è alle prime armi con il latino.


2) Ci esimiamo da dibattere la questione se sia meglio usare gli inni più antichi come si trovavano nel breviario di San Pio V, oppure quelli corretti da Urbano VIII: qui offriamo un aiuto per la recita del Beviario così come è in vigore ora.


3) Tuttavia, quando le differenze sono consistenti, offriamo anche il testo più antico (quello del Breviario di San Pio V, senza pretendere di affermare che esso è sempre il testo autentico dell'autore)


4) Chi scrive è un parroco di campagna, per cui rigrazio per la segnalazione di possibil eventuali errori.


5) A Dio piacendo, pubblicheremo delle note introduttive sulle vari versioni dei salmi e degli inni.


Don A.M.


Inno

Primo die, quo Trinitas

di S. Gregorio Magno

Domenica a mattutino

(quando non indicato diversamente dal proprio del tempo)


Primo die, quo Trinitas
beata mundum condidit,
vel quo resurgens Conditor
nos, morte victa, liberat:

Nel primo giorno, in cui la Trinità
beata il mondo comiciò a creare
o nel quale risorgendo il Creatore
noi, vinta la morte, libera
:

Pulsis procul torporibus,
surgamus omnes ocius,
et nocte quaeramus Deum,
propheta sicut praecipit:

cacciati via i torpori
leviamoci tutti più presto
e di notte ricerchiamo Dio,
come ci ordinò il profeta (=David)


Nostras preces ut audiat,
suamque dexteram porrigat,
et expiatos sordibus
reddat polorum sedibus:

affinché ascolti le nostre preghiere
e porga in aiuto la sua destra,
e resici mondi [lett. "gli espiati"] dalle sozzure
renda alla sedi dei cieli.


Ut quique sacratissimo
huius diei tempore
horis quietis psallimus,
donis beatis muneret.

In tal modo che quanti nel sacratissimo
tempo di questo giorno
tranquillamente nelle ore prescritte (lett.: "nelle ore quiete") salmeggiamo,
con doni beati munifichi


Iam nunc, Paterna claritas,
te postulamus affatim:
absint faces libidinis,
et omnis actus noxius.

Già ora, Padre della luce (lett. "splendore paterno")
Ti chiediamo in ogni modo:
stian lontano le vampate delle libidine
ed ogni atto colpevole




Ne foeda sit, vel lubrica
compago nostri corporis,
ob cuius ignes ignibus
avernus urat acrius.

Nè insozzato sia, o vacillante
l'oganismo del nostro corpo,
per le cui fiamme, di fiamme
l'inferno bruci più aspramente
.

Mundi Redemptor, quaesumus,
Tu probra nostra diluas:
nobisque largus commoda
vitae perennis conferas.

O Redentore del Mondo, [Ti] preghiamo,
tu dissolvi le nostre azioni vergognose:
e a noi generoso i profitti
delle vita eterna conferisci
.

Praesta, Pater piissime,
Patrique compar Unice,
cum Spiritu Paraclito
regnans per omne saeculum.

Concedi, Padre piissimo,
unico[Figlio] uguale al Padre,
con lo Spirito Paraclito
regnante per tutti i secoli


Da dopo l'ottava di Pentecoste all'ultima settimana di settembre

Nocte surgentes vigilemus omnes,
semper in psalmis meditemur atque
viribus totis Domino canamus
dulciter hymnos,

Sorgendo la notte siamo tutti vigilanti,
costantemente meditiamo sui salmi e
con tutte le forze al Signore cantiamo
soavemente inni
;

Ut, pio regi pariter canentes,
cum suis sanctis mereamur aulam
ingredi caeli, simul et beatam
ducere vitam.

di modo che, al pietoso Re unitamente cantando,
con i suoi santi meritiamo
di entrare a far parte della corte celeste (lett. "nella corte di entrare del cielo"), e assieme ad essa (simul)
condurre la vita beata



Praestet hoc nobis Deitas beata
Patris ac Nati, pariterque Sancti
Spiritus, cuius resonat per omnem
gloria mundum. Amen.

Conceda questo a noi la Divinità beata
del Padre e del Figlio, ed egualemnte del Santo
Spirito, la cui gloria risuona per tutto il mondo. Amen



Testo più antico (vedi sopra nota 3)

Primo dierum omnium,
quo mundus exstat conditus
vel quo resurgens conditor
nos, morte victa, liberat.

Pulsis procul torporibus,
surgamus omnes ocius,
et nocte quaeramus pium,
sicut Prophetam novimus.


Nostras preces ut audiat
suamque dexteram porrigat,
et hic piatos sordibus
reddat polorum sedibus,

Ut quique sacratissimo
huius diei tempore
horis quietis psallimus,
donis beatis muneret.

Iam nunc, Paterna claritas,
te postulamus affatim:
absit libido sordidans,
omnisque actus noxius.

Ne foeda sit, vel lubrica
compago nostri corporis,
per quam averni ignibus
ipsi crememur acrius.

Ob hoc, Redemptor, quaesumus,
ut probra nostra diluas:
vitae perennis commoda
nobis benignus conferas.

Quo carnis actu exsules
effecti ipsi caelibes,
ut praestolamur cernui,
melos canamus gloriae.

Praesta, Pater, piissime,
Patrique compar Unice,
cum Spiritu Paraclito
regnans per omne saeculum.


[SM=g1740733]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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27/05/2010 19:22
 
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Salmo 1

 

Dominica ad Nocturnum

Salmo 1.

Beátus vir qui non ábiit in consilio impiórum,
et in via peccatórum non stetit, *
et in cáthedra pestiléntiae non sedit :

Beato l’uomo che non è andato nel consiglio degli empi
e nella via dei peccatori non ha sostato *
e sulla cattedra della pestilenza non si è seduto;

Sed in lege Dómini volúntas eius, *
et in lege eius meditábitur die ac nocte.

ma nella legge del Signore è la sua volontà *
e nella sua legge mediterà giorno e notte.

Et erit tamquam lignum,
quod plantátum est secus decúrsus aquárum, *
quod fructum suum dabit in témpore suo:

E sarà come l’albero †
piantato presso il decorso delle acque *
che darà il suo frutto a suo tempo

Et fólium eius non défluet : *
et omnia quaecúmque fáciet prosperabúntur.
e il suo fogliame non verrà meno*
e tutto ciò che farà prospererà.

Non sic ímpii non sic : *
sed tamquam pulvis,
quem próicit ventus a fácie terrae.

Non così gli empi, non così: *
ma come la polvere
che il vento disperde dalla faccia della terra.
Ideo non resúrgent ímpii in iudício: *
neque peccatóres in concílio iustórum :
Perciò non risorgeranno gli empi nel giudizio *
né i peccatori nel consiglio dei giusti:
Quóniam novit Dóminus viam iustórum *
et iter impiórum períbit.
perche conosce il Signore la via dei giusti, *
ma il cammino degli empi andrà in perdizione.


Commento di S. Alfonso

In questo salmo Davide vuol renderci persuasi che la felicità non si dona da Dio se non agli uomini giusti; e perciò dev'esser giusto chi desidera di esser felice.

Beatus vir qui non abiit in consilio impiorum et in via peccatorum non stetit. Beato l'uomo che non dà orecchio ai consigli degli empj e non cammina nella via de' peccatori. Et in cathedra pestilentiae non sedit, e non siede nella cattedra della pestilenza, cioè non insegna false e pestilenti dottrine (1).

Sed in lege Domini voluntas eius; et in lege eius meditabitur die ac nocte. L'uomo giusto vuole ciò che Dio ordina nella sua legge; e perciò continuamente la medita.

Et erit tamquam lignum quod plantatum est secus decursus aquarum; quod fructum suum dabit in tempore suo. Egli sarà come una pianta posta alla corrente delle acque, la quale ben darà il frutto a suo tempo.

Et folium eius non defluet; et omnia quaecumque faciet prosperabuntur. Questa pianta riterrà le sue fronde che gioveranno a render maturo il frutto; onde tutto quel che farà l'uomo giusto andrà tutto prosperamente.

Non sic impii, non sic; sed tamquam pulvis quem proiicit ventus a facie terrae. Ma non così avverrà agli empj; saranno essi dispersi come la polvere ch'è dispersa dal vento sulla terra. Nel testo ebraico in vece di pulvis si legge gluma (come porta il Pagnino), ch'è la paglia sottile o sia triturata, la quale vien portata dal vento quando si purga il frumento nell'aia.

Ideo non resurgent impii in iudicio. Nell'ebreo in vece di non resurgent si legge non stabunt; e secondo la traduzione caldaica (come scrive mons. Bossuet) si dice non subsistent; il che si spiega che gli empj nel giudizio finale non potranno opporsi alla giusta vendetta di Gesù Cristo (2) Neque peccatores in concilio iustorum. Né i peccatori potranno stare in compagnia de' giusti.

NOTE

(1) S. Girolamo traduce la parola pestilentiae in derisorum, che propriamente significa la parola ebrea derisori o sieno impostori che insegnano falsità. I settanta interpreti spiegarono: in cathedra pestium, cioè pestilente; il che in somma si riduce allo stesso significato ebreo, poiché gli empj (quali sono gli atei e gli eretici), come spiegano s. Atanasio, s. Agostino e s. Basilio, sono la peste del mondo per le false e perniciose dottrine che insegnano.

(2) S. Agostino spiega che non risorgeranno per esser giudicati, mentre sono già condannati: Non resurgent ut iudicentur, quia iam poenis destinati sunt. Qui si avverta che la parola non resurgent non significa che gli empj non risorgeranno nel giudizio finale; poiché si legge in s. Matteo c. 15. che tutti gli uomini, giusti e peccatori, avranno allora da risorgere, e più distintamente l'esprime s. Paolo: Omnes... stabimus ante tribunal Christi (Rom. 14. 10.) Ma lo stesso apostolo spiega poi come s'intenda il non resurgent del salmo; egli scrive così: Omnes quidem resurgemus, sed non omnes immutabimur (1. Cor. 15. 31.). E vuol dire che tutti gli uomini risorgeranno, ma non tutti avranno la sorte d'avere un corpo spirituale e celeste come l'otterranno i giusti, secondo antecedentemente nel verso 44. avea scritto: Seminatur corpus animale, surget corpus spiritale. E nel verso 49. avea soggiunto: Igitur sicut portavimus imaginem terreni, portemus et imaginem coelestis. E così ben si spiega la parola non resurgent col testo ebraico, che in vece di non resurgent dice non stabunt ossia non consistent, giusta la traduzione caldaica. Sicché le parole non resurgent impii in iudicio neque peccatores in concilio iustorum ora facilmente s'intendono con dire che gli empj, come polvere o paglia minuta, saranno dispersi dal vento e separati da' giusti che sono il frumento, secondo quel che scrive s. Matteo: Exibunt angeli et separabunt malos de medio iustorum (13,49).


Salmo 8

Salmo 8

Dómine, Dóminus noster, * quam admirábile est nomen tuum in univérsa terra!

Signore, Signore nostro, * com’è ammirabile il tuo nome in tutta la terra!

Quóniam eleváta est magnificéntia tua, * super cælos.
Perché è stata elevata la tua magnificenza * al di sopra dei cieli.
Ex ore infántium et lacténtium perfecísti laudem propter inimícos tuos, * ut déstruas inimícum et ultórem.
Dalla bocca dei bimbi e dei lattanti ti sei composta una lode a causa dei tuoi nemici,* per distruggere il nemico e il vendicatore.
Quóniam vidébo cælos tuos, ópera digitórum tuórum: * lunam et stellas, quæ tu fundásti.
Poiché vedrò i tuoi cieli, opera delle tue dita, * la luna e le stelle che tu hai fondato.
Quid est homo quod memor es ejus? * aut fílius hóminis, quóniam vísitas eum?
Che cos’è l’uomo, che ti ricordi di lui * o il figlio dell’uomo, che tu lo visiti?
Minuísti eum paulo minus ab Ángelis, glória et honóre coronásti eum: * et constituísti eum super ópera mánuum tuárum.Lo hai reso per poco inferiore agli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato, * e l’hai costituito sulle opere delle tue mani:
Omnia subjecísti sub pédibus ejus, * oves et boves univérsas: ínsuper et pécora campi.Tutto hai sottoposto sotto i piedi di lui * pecore e bovi tutti; per di più anche le bestie del campo.
Vólucres cæli, et pisces maris, * qui perámbulant sémitas maris.
Gli uccelli del cielo e i pesci del mare, * che percorrono i sentieri del mare.
Dómine, Dóminus noster, * quam admirábile est nomen tuum in univérsa terra!Signore, Signore nostro, * com’è ammirabile il tuo nome in tutta la terra!

Commento di S. Alfonso

L'argomento è una lode che si dà a Dio per la sua potenza, sapienza e bontà, specialmente per la bontà dimostrata verso l'uomo. Noi spieghiamo questo salmo per li beneficj fatti all'uomo, secondo l'intelligenza più comune degli espositori; ma altri anche verisimilmente lo spiegano di Gesù Cristo, appoggiati all'autorità di s. Paolo (Hebr. 2. 9.).

Domine Dominus noster, quam admirabile est nomen tuum in universa terra! Signore e nostro supremo padrone, oh quanto è degno di ammirazione in tutta la terra il vostro gran nome!

Quoniam elevata est magnificentia tua super coelos. Poiché la vostra grandezza è innalzata sovra de' cieli, giacché tutto il mondo non può capirla.

Ex ore infantium et lactentium perfecisti laudem propter inimicos tuos; ut destruas inimicum et ultorem. Sino i fanciulli che succiano il latte vi lodano appieno per confondere i vostri nemici: e così voi distruggete Satana vostro principal nemico e difensore (ultorem) di tutt'i vostri nemici (1).

Quoniam videbo coelos tuos, opera digitorum tuorum; lunam et stellas quae tu fundasti. Quando io vedo i vostri cieli, che sono opere delle vostre mani, quando vedo la luna e le stelle e tante altre belle creature formate in benefizio dell'uomo, come posso trattenermi dal lodarvi e dall'esclamare:

Quid est homo, quod memor es eius? aut filius hominis, quoniam visitas eum? E che cosa mai è l'uomo che voi abbiate ad averne tanta memoria ed a favorirlo colle vostre visite? A ciò confà quel che sta scritto nel cantico di s. Zaccaria: Benedictus Dominus Deus Israel, quia visitavit et fecit redemptionem plebis suae. Venne lo stesso Figlio di Dio a visitare l'uomo, a prender carne umana ed a redimerlo dalla schiavitù del demonio.

Minuisti eum paulo minus ab angelis; gloria et honore coronasti eum et constituisti eum super opera manuum tuarum. Benché voi, Signore, l'abbiate formato poco minore degli angeli, nondimeno l'avete coronato di gloria e di onore e l'avete costituito sovra le altre vostre creature.

Omnia subiecisti sub pedibus eius; oves et boves universas, insuper et pecora campi.

Volucres coeli et pisces maris qui perambulant semitas maris. A lui avete sottoposte tutte le cose, le pecore, i buoi e tutte le altre bestie della terra, cogli uccelli dell'aria ed i pesci che riempiono il mare: onore dato agli uomini e non agli angeli, come scrive s. Paolo: Non enim angelis subiecit Deus orbem terrae.

Domine, Dominus noster, quam admirabile est nomen tuum in universa terra! Signore, che siete già anche nostro padrone, quanto è ammirabile il vostro nome in tutta la terra! mentre la vostra grandezza è innalzata sopra de' cieli, giacché tutto il mondo non può capirla.

NOTE

(1) Alcuni spiegano questo verso non secondo la volgata che ha seguito la versione de' settanta, ma secondo il testo ebreo, ove in vece di perfecisti laudem si legge fundasti fortitudinem. Ma checchessia di ciò, noi l'abbiamo spiegato così: Sino i fanciulli che succiano il latte appieno vi lodano e confondono i vostri nemici. Né dobbiamo noi partirci da questa interpretazione ch'è secondo la volgata, mentre Gesù Cristo medesimo l'autenticò, allorché essendo egli entrato in Gerusalemme, come scrive s. Matteo (21. 15.): Pueri clamabant: Hosanna Filio David! e mormorando i farisei di questa lode data al Salvatore, egli disse loro: Utique nunquam legistis quia ex ore infantium et lactentium perfecisti laudem? e non già fundasti fortitudinem. Giustamente dice il nostro d. Saverio Mattei che in tutti quei passi del salterio e di tutto il testamento vecchio che son citati nel testamento nuovo secondo la versione de' settanta questa debba aversi per la vera ed incontrastabile, e il testo ebreo che ne discordasse debba emendarsi secondo la versione de' settanta; e soggiunge essere un'audacia l'interpretarla in senso diverso da quello che l'intese il nuovo testamento, eccettuati solo quei luoghi speciali che la chiesa diversamente ha spiegato secondo il testo ebraico, il quale possa interpretarsi in sensi letterali diversi.




[Modificato da Caterina63 11/07/2010 20:55]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Salmo 2

Salmo 2.


Quare fremuérunt gentes: * et pópuli meditáti sunt inánia?

Perché fremettero le genti * e i popoli meditarono cose vuote?

Astitérunt reges terræ, et príncipes convenérunt in unum * advérsus Dóminum, et advérsus Christum eius.Si presentarono i re della terra e i principi convennero in uno * contro il Signore e contro il suo Cristo:
Dirumpámus víncula eórum: * et proiciámus a nobis iugum ipsórum.
Spezziamo le loro catene * e gettiamo via da noi il loro giogo!
Qui hábitat in cælis, irridébit eos: * et Dóminus subsannábit eos.
Colui che abita nei cieli, li deriderà, * il Signore si farà beffe di loro.
Tunc loquétur ad eos in ira sua, * et in furóre suo conturbábit eos.
Allora parlerà ad essi nella sua ira * e li confonderà nel suo furore.
Ego autem constitútus sum Rex ab eo super Sion montem sanctum eius, * prædicans præcéptum eius.
Io invece sono stato costituito Re da lui sopra Sion, il suo monte santo, * proclamando (= per procalmare) il suo precetto.
Dóminus dixit ad me: * Fílius meus es tu, ego hódie génui te.
Il Signore mi ha detto: * Figlio mio sei tu, io oggi ti ho generato.
Póstula a me, et dabo tibi gentes hereditátem tuam, * et possessiónem tuam términos terræ.
Chiedi a me, e ti darò i popoli (come) tua eredità, * e (come) tuo possesso i confini della terra:
Reges eos in virga férrea, * et tamquam vas fíguli confrínges eos.
li pascerai con bastone di ferro, * come vaso di vasaio li frantumerai.
Et nunc, reges, intellígite: * erudímini, qui iudicátis terram.
E ora, re, comprendete; * siate ammeastrati, voi che giudicate la terra.
Servíte Dómino in timóre: * et exsultáte ei cum tremóre.
Servite il Signore nel timore * ed esultate per lui con tremore.
Apprehéndite disciplínam, nequándo irascátur Dóminus, * et pereátis de via iusta.
Apprendete la disciplina, che non [capiti che] si adiri il Signore * e periate [allontanandovi] dalla via giusta.
Cum exárserit in brevi ira eius: * beáti omnes qui confídunt in eo.Quando divamperà improvvisamente la sua ira, * beati tutti quelli che confidano in lui!



Commento di S.
Alfonso

Tutto questo salmo è, secondo il senso letterale, una profezia del regno di Cristo, come sta espresso negli Atti degli apostoli (4. 24. et seq.), dove si dice dagli stessi apostoli: Domine... qui Spiritu sancto per os patris nostri David pueri tui dixisti: Quare fremuerunt gentes, et populi meditati sunt inania? Astiterunt reges terrae, et principes convenerunt in unum adversus Dominum et adversus Christum eius etc. E siegue ivi a dirsi che Erode e Pilato coi gentili e gli ebrei eransi congiurati contra il nostro Salvator Gesù Cristo. Non mancan più autori protestanti ed anche cattolici che applicano il senso letterale di questo salmo al regno di Davide; ma giustamente dice il nostro d. Saverio Mattei che questa è una sentenza nuova che regna ne' protestanti e che dee riprovarsi, dovendoci noi acquetare a quel che sta scritto negli Atti apostolici, come abbiam notato di sopra; quando che all'incontro il salmo non può intendersi di Davide senza far molta violenza al testo che troppo chiaramente parla del regno di G. C.

Dice di più esso Mattei che talora (com'egli ha provato nella sua prefazione al t. 1. nel c. 10. n. 8.) nelle scritture il senso spirituale è l'unico letterale, senza supporvi un altro senso occulto. Ora leggendosi, dice, in questo salmo una profezia così chiara del regno di Gesù Cristo, secondo si vede spiegato dagli apostoli, qual motivo c'è di tirarlo al regno di Davide? Scrive s. Girolamo, parlando appunto di questo salmo, che questa è una vera temerità:
Audacis est hunc psalmum interpretari velle post Petrum; imo de eo sentire aliud quam in Actibus apostolorum dixerit Petrus. E lo stesso avverte il cardinal Bellarmino dicendo: Omnino errare videntur qui ad literam de Davide hunc psalmum explicare nituntur.

Quare fremuerunt gentes et populi meditati sunt inania? E perché le genti han fremuto ed i popoli han pensate cose vane? E vuol dire che invano eransi congiurati questi tanti nemici contra il Messia. Le parole fremuerunt e meditati sunt da s. Girolamo stan tradotte in tempo futuro; ma saggiamente dice il Bellarmino che dee preferirsi la versione della volgata che ha seguitato quella de' settanta, giacché negli atti degli apostoli, come si è veduto, i detti verbi si leggono in tempo preterito. Dicesi nel salmo: meditati sunt inania, poiché i nemici pensarono distruggere il regno di Cristo, ma invano, mentr'essi cooperarono a stabilirlo.

Astiterunt reges terrae, et principes convenerunt in unum adversus Dominum et adversus Christum eius. I re della terra sono stati a far consigli, ed i principi si son congregati insieme. Per questi principi non solo s'intendono Erode, Pilato ed i principi de' sacerdoti ebrei, ma anche tutti gl'imperatori e re gentili che hanno perseguitata la chiesa di Gesù Cristo. Si dice adversus Dominum et Christum eius, perché i nemici perseguitando Cristo faceano guerra anche a Dio, giacché il Messia co' suoi miracoli si era ben manifestato per figlio di Dio. Per la prima parola poi astiterunt, secondo la significazione ebrea, s'intende propriamente quando i giudei si unirono a consigliare la presa e morte di Cristo.

Dirumpamus vincula eorum et proiiciamus a nobis iugum ipsorum. Queste parole Davide le applicò ai nemici di Dio e di Cristo, dicendo: Liberiamoci dal loro imperio e dalle loro leggi. Iugum ipsorum, volta s. Girolamo, laqueos eorum; poiché le parole ebraiche significano funes eorum, essendoché gli empj odiano le leggi divine, come giogo e catene insoffribili.

Qui habitat in coelis irridebit eos, et Dominus subsannabit eos. Ma predisse Davide che Iddio dovea dissipare e confondere tutte le loro trame, irridendo i loro disegni; come poi avvenne colla distruzione degl'idolatri e de' giudei e colla conversione delle genti alla fede.

Tunc loquetur ad eos in ira sua et in furore suo conturbabit eos. Iddio parlò ad essi e li confuse, non colle parole, ma colle pene orribili cui li punì. Qui si avverta che quando si parla nelle scritture dell'ira di Dio bisogna intendere che il Signore non mai opera per ira, come operano gli uomini per passione e con mente sturbata; mentr'egli quanto dispone e fa, tutto cum tranquillitate iudicat (1) Onde quando si dice che Dio si adira, s'intende quando castiga i peccatori non già per giovare alla loro salute eterna, come fa spesso con alcuni, punendoli per vederli ravveduti, ma li castiga solo per castigarli e dal luogo alla sua giustizia.

Ego autem constitutus sum rex ab eo super Sion montem sanctum eius, praedicans praeceptum eius. Così loro dirà Gesù Cristo: Io son fatto re, non dagli uomini, ma da Dio mio padre sovra il suo s. monte di Sionne, cioè sovra la chiesa, la quale vien significata, come scrive s. Agostino, per la città di Gerusalemme, di cui il monte Sion era la parte principale e più diletta di Dio. Praedicans praeceptum eius; e vuol dire: Io sono stato fatto re, affin di pubblicare il suo precetto. Nell'ebreo, invece di praedicans praeceptum eius, si legge narrabo ad decretum; qui in sostanza il precetto significa lo stesso che il decreto col quale Iddio stabilì il regno di Cristo da propagarsi per tutto il mondo. Le parole poi di questo decreto sono quelle che stanno nel verso seguente.

Dominus dixit ad me: Filius meus es tu, ego hodie genui te. Qui parla il divin Padre e dice a Cristo: Tu sei il mio figliuolo, oggi io ti ho generato. Questo testo s'intende così della generazione eterna, come della temporale del Verbo divino, quando egli s'incarnò: e s'intende anche della sua risurrezione (2).

Postula a me, et dabo tibi gentes haereditatem tuam et possessionem tuam terminos terrae. Seguita a dire il Padre a Gesù Cristo: Essendo tu mio figlio naturale è giusto che abbi l'imperio sopra tutte le genti e sopra tutta la terra, come tua eredità e possessione. S. Agostino intende ciò del regno spirituale che Cristo ha sopra la chiesa, la quale per li meriti di lui dovea propagarsi per tutto il mondo, secondo quello che disse lo stesso nostro Salvatore in s. Matteo (3): Data est mihi omnis potestas in coelo et in terra.

Reges eos in virga ferrea, et tamquam vas figuli confringes eos. Ciò s'intende della potestà che ha Gesù Cristo di rimunerare i buoni e di punire i peccatori con quella facilità con cui è facile ad un vasaio rompere con una verga di ferro i vasi di creta. La verga ferrea significa di più il giudizio retto ed inflessibile di Cristo, a cui niuno può resistere.

Et nunc, reges, intelligite; erudimini qui iudicatis terram. Voi dunque re, che giudicate sulla terra, intendete il vostro dovere ed istruitevi a bene esercitarlo.

Servite Domino in timore et exultate ei cum tremore. Commenta s. Agostino (4): In exultatione, ut gratias agamus, in tremore, ne cadamus. Colla parola timore del testo, secondo l'ebreo, vien significata la pietà de' figli o sia l'amor filiale con cui i re e i giudici debbono servire a Dio; onde il testo spiegasi così: Servite al Signore con timore de' figli e con allegrezza, sperando il premio se osserverete la giustizia, e temendo il castigo se non l'osserverete.

Apprehendite disciplinam, ne quando irascatur Dominus et pereatis de via iusta. Prendete con amore la divina legge ed osservatela, acciocché il Signore non si adiri se non l'osservate, e permetta che traviate dal giusto sentiero.

Cum exarserit in brevi ira eius, beati omnes qui confidunt in eo. Poveri quei che offendono la giustizia e son causa che Dio si sdegni contra di loro e si affretti a punirli! Felici all'incontro quei che confidano in Dio! perché egli darà loro luce e forza di non traviare dalla retta via.

NOTE

(1) Sap. 12. 18.

(2) Di questo testo vi sono tre sensi letterali intenti dallo Spirito santo, come ben riflettono Bellarmino e Menochio. Il primo è della generazione eterna di Gesù Cristo come Verbo e Figlio eterno di Dio, secondo scrive s. Paolo: Tanto melior angelis effectus, quanto differentius prae illis nomen haereditavit. Cui enim dixit angelorum: Filius meus es tu, ego hodie genui te? Onde rettamente dice s. Agostino che questo passo s'intende letteralmente della generazione eterna, per cui fu il Verbo ab eterno generato dal Padre; a differenza degli angeli che sono ministri di Dio creati nel tempo. Si dice hodie genui te, perché l'eternità è una durazione presente che non ha principio né fine, siccome ben lo spiega s. Agostino in questo salmo: In aeternitate nec praeteritum quicquam est nec futurum, sed praesens tantum; quia quod aeternum est semper est. Dice mons. Bossuet che difficilmente ne' salmi si troverà un luogo dove Cristo più espressamente che in questo si asserisca per vero Figlio di Dio.
 
Il secondo senso letterale è della risurrezione di Gesù Cristo, come si ha dagli Atti apostolici (13. 32. et 33.), dove si legge:
Et nos vobis annuntiamus eam quae ad patres nostros repromissio facta est... Resuscitans Iesum, sicut et in psalmo secundo scriptum est Filius meus es tu, ego hodie genui te. In fatti la risurrezione è una certa rigenerazione, secondo quel che si legge in s. Matteo (19. 28.): In regeneratione, cum sederit Filius hominis. Il terzo senso anche letterale è della generazione di Cristo temporale secondo la carne, come vuole s. Cipriano (L. 7. contra iudaeos c. 8.), e S. Fulgenzio (contra arian. resp. 3.). E ciò ben si conferma da quel che dice l'apostolo (Hebr. 5. 5.): Sic et Christus non semetipsum clarificavit, ut pontifex fieret, sed qui locutus est ad eum: Filius meus es tu, ego hodie genui te. La chiesa pertanto nell'introito della prima messa nella notte di Natale appropria le citate parole del salmo al mistero della nascita. Si aggiunge che i s. padri intendono le parole d'Isaia (53. 8.): Generationem eius quis enarrabit? non solo della generazione divina, ma anche dell'umana di Gesù Cristo.

(3) 28. 18.

(4) In Ps. 1.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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04/06/2010 23:59
 
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I salmi

Ecco la prima scheda complementare alla traduzione degli inni e dei salmi del Breviarium Romanum. Si tratta della introduzione ai Salmi contenuta nella Bibbia del Ricciotti (Salani, 1950)


I Salmi


Le poesie religiose raccolte in questo libro sono chiamate in ebraico con termine collettivo di Inni, sebbene poi parecchie di esse portino iscritti in cima altri termini speciali; dai Greci furono chiamate Salmi, come pure dai Latini, che chiamarono l'intera collezione anche Salterio,

I salmi in esso contenuti sono 150, ma a causa della differente divisione di alcuni di essi la loro numerazione nel testo ebraico è differente da quella dei testi dei Settanta e della Vulgata; eccone la tabella comparativa:


Testo Ebraico Settanta-Vulgata


Salmi 1-8 Salmi 1-8

Salmi 9 + 10 Salmo 9

Salmi 11-113 Salmi 10-112

Salmi 114 + 115 Salmo 113

Salmo 116, 1-9 Salmo 114

Salmo 116, 10-19 Salmo 115

Salmi 117-146 Salmi 116-145

Salmo 147, 1-11 Salmo 146

Salmo 147, 12-20 Salmo 147

Salmi 148-150 Salmi 148-150


In questa traduzione si seguirà la numerazione della Vulgata,

L'intera collezione appare suddivisa in cinque parti, di ampiezza disuguale; esse terminano ciascuna con una «dossologia» o laude (salvo l'ultima, ove l'ultimo salmo è tutto una laude), e corrispondono per ordine ai salmi 1-40; 41-71; 72-88; 89-105; 106-150, Questa ripartizione in cinque gruppi sembra essere avvenuta, forse per ragioni liturgiche, tra i secoli IV-III a.C; in tempi anteriori i gruppi erano probabilmente solo tre, cioè: 1-40; 41-88 e 89-150, e circolavano separati tra loro, sebbene avessero già incorporato raggruppamenti minori (ad es, quello dei Salmi Graduali, 119-133).


Moltissimi salmi hanno qualche breve iscrizione, che indica o il suo autore (di David, di Asaf, ecc.), o l'occasione in cui fu composto (quando andò da lui il profeta Natan, ecc.). o la circostanza in cui doveva cantarsi (pur la dedicazione, ecc.), o il tipo della composizione (ode, cantico, ecc.), o modi musicali. Queste ultime indicazioni sono le più oscure, e risulta che furono fraintese anche dalle antiche versioni: alcune sembrano riferirsi al tono del canto (per l'ottava bassa, in contrapposto a per gli arcani , o meglio per le vergini, cioè per voci soprane); altre, allo strumento (su strumenti a corda , ecc.), altre, all'inizio di qualche nota canzone sulla cui aria doveva cantarsi il salmo («Muori per il figlio» ecc.); molte s'indirizzano genericamente al corifeo, o capomusico.


Vi sono notevoli divergenze tra queste iscrizioni dei salmi secondo il testo ebraico e secondo i Settanta o la Vulgata. Ad esempio, riguardo agli autori dei singoli salmi, ne sono attribuiti a David 76 dal testo ebraico e 85 dalla Vulgata; ai figli di Core una decina, ad Asaf una dozzina, ad altri un numero sempre minore. Una quarantina di salmi nella Vulgata, una cinquantina nel testo ebraico, sono privi del nome dell'autore.


La raccolta o raggruppamento dei salmi, l'apposizione delle varie iscrizioni, la loro definitiva fissazione nel testo odierno, avvennero soprattutto in relazione con l'uso continuo che di essi si faceva nella liturgia del tempio di Gerusalemme: perciò si compirono man mano nel lungo periodo di tempo che va dai tempi di David e della costruzione del tempio (sec, X a. C.) fino circa ai tempi dei Maccabei (sec. II a. C)-


Un impiego liturgico non minore che presso l'ebraismo ebbero i salmi presso il cristianesimo, Anche oggi la liturgia cristiana si serve incessantemente di passi dei salmi, e anticamente i fedeli li sapevano in gran parte a memoria e li cantavano negli uffici divini (vedi nell'Introduzione generale: Versioni latine. La Vulgata, la ragione per cui la nuova traduzione di S. Girolamo non prevalse sull'antica Latina),


Del resto il libro dei salmi fu, in ogni tempo, il libro prediletto delle anime nobili e pie. Anche astraendo dalle molte bellezze letterarie che lo infiorano, il vivo sentimento religioso che lo pervade ha sempre trovato spontanea risonanza in lettori d'ogni genere. Alcuni salmi che contengono imprecazioni contro nemici sono oggi testimonianze del periodo preparatorio della rivelazione divina, allorchè non era stato ancora comandato l'amore dei propri nemici; altri salmi invece che parlano del futuro Messia, e quasi lo descrivono (i cosiddetti «salmi messianici»), già preannunziano la pienezza della rivelazione, avveratasi nel Nuovo Testamento.

Fraternamente CaterinaLD

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Salmo 3

Salmo 3

Dómine quid multiplicáti sunt qui tribulant me? * multi insúrgunt advérsum me.

Signore, perché si sono moltiplicati coloro che mi arrecano tribolazione? * Molti si sollevano contro di me.

Multi dicunt ánimæ meæ: * Non est salus ipsi in Deo eius.
Molti dicono all’anima mia: * "Non c'è salvezza per lui nel Dio suo".
Tu autem, Dómine, suscéptor meus es, * glória mea, et exáltans caput meum.
Tu invece, Signore, sei colui che si assume [la mia difesa], * [sei] la mia gloria, e colui che mi fa levare alto il capo.
Voce mea ad Dóminum clamávi: * et exaudívit me de monte sancto suo.
Con la mia voce al Signore ho gridato, * e mi ha esaudito dal suo monte santo.
Ego dormívi, et soporátus sum: * et exsurréxi, quia Dóminus suscépit me.
Io me ne sono stato tranquillo e mi sono addormentato: * e mi sono alzato, perché il signore mi ha accolto.
Non timébo míllia pópuli circumdántis me: * exsúrge, Dómine, salvum me fac, Deus meus.Non temerò miriadi di popolo che mi circonda: * sorgi, Signore, fammi salvo, Dio mio.
Quóniam tu percussísti omnes adversántes mihi sine causa: * dentes peccatórum contrivísti.
Perché tu hai percosso tutti quelli che mi avversano senza ragione: * i denti dei peccatori hai spezzato.
Dómini est salus: * et super pópulum tuum benedíctio tua.
Del Signore è la salvezza: * e sul tuo popolo la tua benedizione

Commento di S. Alfonso

Questo salmo porta il titolo: Psalmus David cum fugeret a facie Absalon filii sui: onde secondo il sentimento comune s'intende letteralmente di Davide che fuggiva dal suo figlio Assalonne che lo perseguitava. Ma secondo il senso mistico, dicono s. Girolamo, s. Agostino, Beda, Teodoreto ed altri, che nella persona di Davide si riconosce la persona di Gesù Cristo sì a riguardo della sua passione, come della sua risurrezione. Si avverta qui di nuovo che in tutti i salmi, ove letteralmente si parla de' nemici da cui era Davide perseguitato in questa terra, spiritualmente s'intende di tutti i nemici che noi abbiamo interni ed esterni, e specialmente de' demonj, che c'insidiano l'eterna salute e sono i nemici più potenti e nocivi.

Domine, quid multiplicati sunt qui tribulant me? multi insurgunt adversum me. Signore, perché sono moltiplicati i miei persecutori? molti insorgono contra di me.

Multi dicunt animae meae: Non est salus ipsi in Deo eius. Mi dicono che non vi è salute per me, ancorché io confidi nel mio Dio.

Tu autem, Domine, susceptor meus es, gloria mea exaltans caput meum. Ma voi, Signore, siete il mio protettore e la gloria mia, cioè la causa della mia gloria; voi siete quello che mi consolate e fate che, dove io andava col capo dimesso per la mestizia, ora lo possa alzare con allegrezza.

Voce mea ad Dominum clamavi; et exaudivit me de monte sancto suo. Io colle preghiere ho gridato al Signore, ed egli mi ha esaudito dal suo s. monte, cioè dall'alto suo cielo.

Ego dormivi et soporatus sum, et exsurrexi; quia Dominus suscepit me. In mezzo alla persecuzione io ho dormito quieto con un dolce sopore; e poi mi sono svegliato con pace, vedendo che il Signore mi ha preso sotto la sua protezione. Questo verso misticamente si applica a Gesù Cristo per quel tempo in cui volle giacer sulla croce per lasciarvi la vita, e poi volle risorgere dalla morte per la potenza della sua divinità.

Non timebo millia populi circumdantis me; exsurge, Domine, salvum me fac Deus meus. Io non temerò tutta la turba del popolo che mi assedia: sorgete dunque, mio Signore e Dio, e salvatemi.

Quoniam tu percussisti omnes adversantes mihi sine causa; dentes impiorum contrivisti. Giacché in altri miei pericoli voi avete percossi tutti coloro che senza ragione si sono congiurati contro di me ed avete franti i denti degli empj. Nell'ebreo si legge: Quoniam tu percurristi omnes hostes meos in maxilla, dentes impiorum contrivisti. Ma i settanta, in vece della parola in maxilla, tradussero sine causa: dice il Bellarmino che i settanta tradussero così perché avessero essi i testi ebraici più purgati di quelli che abbiamo noi.

Domini est salus, et super populum tuum benedictio tua. Del Signore è il dar la salute a chi vuole; e sovra del vostro popolo, Signore, scenda la vostra benedizione. Nel testo ebreo si legge Domino salus, cioè che la salute dee riferirsi a Dio e che noi solo da esso dobbiamo sperarla; questa salute poi è la benedizione che dona il Signore a' suoi servi, mentre il benedire di Dio è beneficare.

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11/07/2010 20:51
 
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Salmo 9 (1)

Ave Maria!

Carissimi, alcuni avvisi circa questa traduzione: ho ricevuto già numerosi suggerimenti e domande: ringrazio e provo a rispondere sinteticamente.

1) Si tratta di una parafrasi, la più elementare possibile, con le parole scelte pensando a chi non sa il latino: lo scopo di questo lavoro è facilitare la recita del Breviarium Romanum a chi non ha potuto frequentare un liceo.

2) Mi baso soprattutto sempre più su due traduzioni; per la sostanza, quella di Mons. Antonio Martini riveduta da P. Marco Sales O.P. (Torino 1934). Per la forma, quando è possibile, mi baso sulla traduzione più moderna (direttamente dal testo greco dei LXX) di Luciana Mortari (Torino 1984).

3) Quando un termine latino può essere tradotto in più modi in italiano, in primo luogo esamino il testo greco e quello ebraico scegliendo la traduzione più fedele al presunto testo originale (quando ciò è possibile): come secondo criterio, rimanendo fedele al primo, scelgo la parola italiana più simile al testo latino, per facilitare la comprensione dei principianti.
Non si tratta né di latino classico, né di latino tardo, ma di una parafrasi latina di un testo greco, a sua volta parafrasi di un testo ebraico.

4) L'ordine dei salmi segue la disposizione del Breviario: siamo ancora al Mattutino della domenica.

5) Se la Madonna mi concederà di proseguire in questo lavoro, proveremo a realizzare delle pagine WEB dedicate e facilmente consultabili, con la possibilità di aggiungere note: una sorta di wiki-breviarium (perdonatemi l'espressione), che possa servire tanto ai principianti quanto ai più eruditi.

6) Ribadisco che sono un parroco di campagna, e realizzo il proverbio "Quando mancano i cavalli, corrono i somari": da un lato il lavoro si potrebbe fare molto meglio, ma, in mancanza di questo meglio, posso dire che non bestemmio neanche. Tutte le osservazioni, domande, suggerimenti, correzioni etc. sono più che bene accette. Se vedete che non rispondo nei commenti ai post, scrivetemi all'indirizzo totustuusATtotustuus.org.

7) Dopo l'invasione barbarica neo-modernista, che ha quasi distrutto l'arte sacra, la musica sacra, e il collegamento con le radici latine, bisogna cominciare a ricostruire e a produrre qualcosa di positivo. Questo blog è letto anche da persone purtroppo critiche con Benedetto XVI: anziché criticare il Papa, facciamo qualcosa di positivo sulle rovine lasciate dai modernisti. Traffichiamo i talenti ricevuti per il bene!

8) Ad esempio, se ci fosse qualcuno in grado di scansionare la traduzione del Sales e rendere disponibile il pdf...

Don A.M.M., Stiatico di San Giorgio di piano, 14 giugno 2010.



Salmo 9 (i)

Confitébor tibi, Dómine, in toto corde meo: * narrábo ómnia mirabília tua.Ti confesserò, Signore, con tutto il mio cuore, * narrerò tutte le tue meraviglie;
Lætábor et exsultábo in te: * psallam nómini tuo, Altíssime.Mi allieterò ed esulterò in Te: * salmeggerò al tuo nome, o Altissimo.
In converténdo inimícum meum retrórsum: * infirmabúntur, et períbunt a fácie tua.Quando avrai fatto voltare indietro il mio nemico, * saranno senza forza e periranno [lontano] dal tuo volto,
Quóniam fecísti iudícium meum et causam meam: * sedísti super thronum, qui iúdicas iustítiam.Poché tu hai sostenuto (lett: "hai fatto") il mio diritto e la mia causa, * ti sei assiso sul trono, Tu che (qui in questo caso = "tu che") giudichi con giustizia
Increpásti Gentes, et périit ímpius: * nomen eórum delésti in ætérnum, et in sæculum sæculi.Hai sconvolto (intimorito, rampognato) le genti, ed è perito l’empio: * il loro nome hai distrutto in eterno, e per tutti i secoli (lett.: "nel secolo del secolo")
Inimíci defecérunt frámeæ in finem: * et civitátes eórum destruxísti.Del nemico son venute meno le spade per sempre (lett.: fino alla fine): * e le loro città hai distrutto.
Périit memória eórum cum sónitu: * et Dóminus in ætérnum pérmanet.È perita la loro memoria con strepito: * ma il Signore rimane in eterno
Parávit in iudício thronum suum: * et ipse iudicábit orbem terræ in æquitáte, iudicábit pópulos in iustítia.Ha preparato per il giudizio il suo trono: * ed egli stesso giudicherà il globo della terra in equità, giudicherà i popoli in giustizia.
Et factus est Dóminus refúgium páuperi: * adiútor in opportunitátibus, in tribulatióne.Ed è divenuto il Signore rifugio al povero: * aiuto nei momenti opportuni, nella tribolazione.
Et sperent in te qui novérunt nomen tuum: * quóniam non dereliquísti quæréntes te, Dómine.E sperino in te coloro che hanno conosciuto il tuo nome: * poiché non hai abbandonato coloro che ti cercano, Signore.

Commento di Sant'Alfonso

Gli espositori vogliono che il senso letterale di questo salmo riguardi Davide, il quale ringrazia Dio di avergli data la vittoria del suo nemico; ma che il senso spirituale riguardi Gesù Cristo, che coll'opera della redenzione ha soggiogato il demonio, nemico del genere umano. Altri vogliono, ed anche probabilmente, che in questo salmo si descriva la fine infelice degli empj prosperati e la fine gloriosa de' giusti tribolati.

Confitebor tibi, Domine, in toto corde meo; narrabo omnia mirabilia tua.

Laetabor et exultabo in te; psallam nomini tuo, Altissime. Signore, vi loderò con tutto l'affetto del mio cuore e pubblicherò tutte le vostre opere ammirabili. Mi rallegrerò ed esulterò di gaudio in voi, o Dio altissimo, cantando sempre le glorie del vostro nome.

In convertendo inimicum meum retrorsum; infirmabuntur et peribunt a facie tua. Fate voi che il mio avversario torni indietro disfatto; disfatto ch'egli sarà, tutti gli altri suoi seguaci resteranno indeboliti e distrutti davanti al vostro cospetto.

Quoniam fecisti iudicium meum et causam meam; sedisti super thronum, qui iudicas iustitiam. Voi che giudicate secondo la giustizia siete già asceso a sedere sul trono ed avete fatto il giudizio sopra di me e decisa la mia causa.

Increpasti gentes, et periit impius; nomen eorum delesti in aeternum et in saeculum saeculi. Avete confuse le empie nazioni e le avete abbattute; e per sempre avete distrutto il loro nome, sì che resterà sepolto in eterno obblio.

Inimici defecerunt frameae in finem; et civitates eorum destruxisti.

Periit memoria eorum cum sonitu; et Dominus in aeternum permanet. Qui la parola inimici si prende in genitivo (come dicono Menochio e il Mattei); onde il testo si costruisce così: Frameae inimici defecerunt in finem: le spade del nemico sono mancate in finem, cioè in tutto; ed avete distrutte le loro città. Onde si è perduta la loro memoria insieme colla loro fama (come spiega monsig. Bossuet); ma il Signore persiste qual è in eterno.

Paravit in iudicio thronum suum, et ipse iudicabit orbem terrae in aequitate, iudicabit populos in iustitia: l'ebreo legge: paravit ad iudicium thronum suum. Egli ha stabilito e tiene aperto il suo tribunale per giudicare; e giudicherà i popoli di tutta la terra con equità e con giustizia.

Et factus est Dominus refugium pauperi; adiutor in opportunitatibus, in tribulatione.

Et sperent in te, qui noverunt nomen tuum; quoniam non dereliquisti quaerentes te, Domine. Il Signore si è fatto l'asilo de' poveri afflitti: egli è il lor protettore nelle loro necessità, in tempo di tribolazione. Pertanto quei che conoscono e adorano il vostro nome han molta ragione di confidare in voi, o Signore, che mai non abbandonaste coloro che vi cercano da vero.






Salmo 9 (2)

Salmo 9 (ii)
Psállite Dómino, qui hábitat in Sion: * annuntiáte inter Gentes stúdia eius:
Salmeggiate al Signore che abita in Sion, * annunciate fra le genti i suoi consigli:
Quóniam requírens sánguinem eórum recordátus est: * non est oblítus clamórem páuperum.Perché couli che chiede conto del sangue si è ricordato di essi: * non ha dimenticato il grido dei poveri.
Miserére mei, Dómine: * vide humilitátem meam de inimícis meis.

Abbi misericordia di me Signore, *
vedi la mia umiliazione
da parte dei miei nemici.
Qui exáltas me de portis mortis, * ut annúntiem omnes laudatiónes tuas in portis fíliæ Sion.Tu che mi innalzi dalle porte della morte,
* perché io annunci tutte le tue lodi alle porte della figlia di Sion.
Exsultábo in salutári tuo: * infíxæ sunt Gentes in intéritu, quem fecérunt.


Esulterò per la tua salvezza: * sono sprofondate le genti nella fossa (lett.: distruzione) che avevano fatto (lett.: fecero)
In láqueo isto, quem abscondérunt, * comprehénsus est pes eórum.
In quel laccio che avevano nascosto (lett.: nascosero) *è stato preso il loro piede.
Cognoscétur Dóminus iudícia fáciens: * in opéribus mánuum suárum comprehénsus est peccátor.Sarà conosciuto il Signore quando compie giudizi, * nelle opere delle sue mani è stato preso il peccatore.
Convertántur peccatóres in inférnum, * omnes Gentes quæ obliviscúntur Deum.Siano ricacciati i peccatori nell'inferno, * tutte le genti che dimenticano Dio.
Quóniam non in finem oblívio erit páuperis: * patiéntia páuperum non períbit in finem.

Perché non per sempre (lett.: fino alla fine) dimenticanza ci sarà del povero: * la pazienza dei poveri non perirà in eterno.
Exsúrge, Dómine, non confortétur homo: * iudicéntur Gentes in conspéctu tuoSorgi Signore, non si rafforzi l’uomo; *
siano giudicate le genti al tuo cospetto.
Constítue, Dómine, legislatórem super eos: * ut sciant Gentes quóniam hómines sunt.Costituisci, Signore, un legislatore su di loro, * affinché conoscano le genti che sono uomini.

Commento di S. Alfonso

Psallite Domino qui habitat in Sion; annuntiate inter gentes studia eius.

Quoniam requirens sanguinem eorum recordatus est; non est oblitus clamorem pauperum. Lodate dunque il Signore che abita in Sionne, ove è adorato come vero Dio, a differenza degl'idoli che abitano ne' templi de' gentili, e sino fra le genti più barbare predicate le sue opere ammirabili, acciocché esse ancora il lodino: poiché, investigando egli le ingiuste operazioni degli uomini, si è ricordato del sangue de' poveri e de' loro lamenti.

Miserere mei, Domine; vide humilitatem meam de inimicis meis.

Qui exaltas me de portis mortis; ut annuntiem omnes laudationes tuas in portis filiae Sion. Qui Davide si volta a Dio e lo prega dicendo: Signore, abbiate pietà di me: guardate la mia umiltà, cioè l'abbiezione a cui mi han ridotto i miei nemici. Voi mi caverete fuori dalle porte (cioè da' pericoli) della morte, acciocché io predichi tutte le lodi di cui siete degno nelle porte di Sionne, figlia, cioè parte di Gerusalemme.

Exultabo in salutari tuo; infixae sunt gentes in interitu quem fecerunt. Io mi rallegrerò nella salute che mi avete donata; poiché i miei nemici son caduti nella fossa di morte che aveano contra di me preparata. In interitu, legge l'ebreo in fovea; ed a ciò corrisponde la parola infixae che significa, come dice Menochio: Queste genti mie nemiche son cadute in una fossa di loto, da cui a chi vi cade è molto difficile il liberarsene.

In laqueo isto quem absconderunt, comprehensus est pes eorum. Sicché il loro piede è stato preso in quel laccio medesimo che di nascosto avean teso per prender me.

Cognoscetur Dominus iudicia faciens; in operibus manuum suarum comprehensus est peccator. Il Signore si farà conoscere per quel gran Dio qual è nell'esercitare sugli empj la giusta vendetta, facendo restar preso il peccatore nelle stesse reti ordite dalle sue mani contra degli altri.

Convertantur peccatores in infernum; omnes gentes quae obliviscuntur Deum. Scrive il Malvenna: Convertantur in infernum; quasi dicat: male peribunt. Menochio vuole che qui per inferno s'intenda propriamente l'inferno, luogo destinato alle pene de' malvagi: Nomen inferni significatur hoc loco poenarum locus; e così anche l'intende Gordone. Onde si spiega il testo così: Quei che in vita si dimenticano di Dio faranno una mala morte e saran mandati all'inferno.

Quoniam non in finem oblivio erit pauperis; patientia pauperum non peribit in finem. Poiché all'incontro finalmente il Signore non si scorderà del povero: la pazienza del povero finalmente non perirà, cioè non resterà senza premio.

Exurge, Domine; non confortetur homo; iudicentur gentes in conspectu tuo. Sorgete, Signore, e dimostrate la vostra potenza; non prevalga l'uomo iniquo; siano giudicate le genti nel vostro cospetto secondo il loro merito.

Constitue, Domine, legislatorem super eos; ut sciant gentes quoniam homines sunt. Date loro, Signore, un legislatore il quale colla severità delle pene li raffreni e domi; acciocché sappiano che sono uomini, cioè deboli e mortali, obbligati ad ubbidirvi.





Salmo 9 (3)

Salmo 9 (iii)

Ut quid, Dómine, recessísti longe, * déspicis in opportunitátibus, in tribulatióne?Perché, Signore, ti sei ritirato lontano, * non guardi nei tempi opportuni, nella tribolazione?
Dum supérbit ímpius, incénditur pauper: * comprehendúntur in consíliis quibus cógitant.Mentre l’empio insuperbisce, arde il povero: * sono presi nei progetti che escogitano.
Quóniam laudátur peccátor in desidériis ánimæ suæ: * et iníquus benedícitur.Poiché è lodato il peccatore nei desideri dell’anima sua *e l’iniquo è benedetto.
Exacerbávit Dóminum peccátor, * secúndum multitúdinem iræ suæ non quæret.




Il peccatore ha esasperato il Signore * nell’eccesso della sua ira [dicendo tra sé: "Dio] non chiederà conto".

oppure: * nell'eccesso del sua arroganza non se ne cura [di Dio] (sono state proposte anche altre traduzioni)

Non est Deus in conspéctu eius: * inquinátæ sunt viæ illíus in omni témpore.Non c’è Dio dinanzi al suo sguardo:* sono contaminate le sue vie in ogni tempo.
Auferúntur iudícia tua a fácie eius: * ómnium inimicórum suórum dominábitur.Sono rimossi i tuoi giudizi dalla sua faccia, * di tutti i suoi nemici sarà dominatore.
Dixit enim in corde suo: * Non movébor a generatióne in generatiónem sine malo.Ha detto infatti nel suo cuore: * "Non sarò scosso di generazione in generazione senza [alcun] male".
Cuius maledictióne os plenum est, et amaritúdine, et dolo: * sub lingua eius labor et dolor.E la di lui bocca è piena di maledizione, e di amarezza, e di inganno, * sotto la sua lingua affanno e dolore.
Sedet in insídiis cum divítibus in occúltis: * ut interfíciat innocéntem.Se ne sta in agguato con i ricchi nei nascondigli: * per uccidere l’innocente.
Óculi eius in páuperem respíciunt: * insidiátur in abscóndito, quasi leo in spelúnca sua.I suoi occhi spiano il povero: * sta in agguato in un nascondiglio come un leone nella sua tana.
Insidiátur ut rápiat páuperem: * rápere páuperem, dum áttrahit eum.Sta in agguato per rapire il povero: * rapire il povero trascinandolo.
In láqueo suo humiliábit eum: * inclinábit se, et cadet, cum dominátus fúerit páuperum.nel suo laccio lo umilierà: *si chinerà e cadrà quando si sarà reso dominatore dei poveri.
Dixit enim in corde suo: Oblítus est Deus, * avértit fáciem suam ne vídeat in finem.Ha detto infatti nel suo cuore: Dio ha dimenticato, * ha volto altrove la sua faccia, per non vedere mai.



Commento di S. Alfonso

Ut quid, Domine, recessisti longe? despicis in opportunitatibus, in tribulatione? Perché Signore, vi siete allontanato da me e sembrate disprezzarmi col non consolarmi in tempo opportuno, in cui sono tribolato?

Dum superbit impius, incenditur pauper; comprehenduntur in consiliis quibus cogitant. Mentre l'empio s'insuperbisce, il povero si affligge: ma e l'uno e l'altro s'ingannano ne' loro pensamenti; poiché il superbo invano si gloria della sua temerità, e il povero invano si lagna della sua povertà.

Quoniam laudatur peccator in desideriis animae suae; et iniquus benedicitur. Poiché il peccatore si gloria e si vanta de' suoi iniqui desiderj.

Exacerbavit Dominum peccator; secundum multitudinem irae suae non quaeret. Il peccatore ha sdegnato Dio, e dovendo cercare di riconciliarsi col Signore, secondo la moltitudine dell'ira sua (cioè secondo la grandezza della sua superbia) che l'acceca, non quaeret, non cerca di placarlo.

Non est Deus in conspectu eius; inquinatae sunt viae illius in omni tempore. Non vi è Dio avanti gli occhi suoi; e perciò tutte le azioni della sua vita sono sempre imbrattate di colpe.

Auferuntur iudicia tua a facie eius; omnium inimicorum suorum dominabitur. Egli non pensa più, o Signore, ai vostri giudizj, cioè a' vostri precetti ed alle pene che minacciate, e perciò cerca di dominare, cioè d'opprimere, tutti i suoi nemici.

Dixit enim in corde suo: Non movebor a generatione sine malo. Dice intanto l'empio: Io non mai cadrò dal mio felice stato e sarò sempre esente da ogni male.

Cuius os maledictione plenum est et amaritudine et dolo; sub lingua eius labor et dolor. La sua bocca è piena di maledicenza, di amarezza contro il prossimo e di inganni; in modo che la lingua non gli serve se non a recar dolore ed angustia agli altri.

Sedet in insidiis cum divitibus in occultis, ut interficiat innocentem. Si associa coi ricchi e potenti a tramare occulte insidie per mandare in ruina l'innocente.

Oculi eius in pauperem respiciunt; insidiatur in abscondito, quasi leo in spelunca sua. Tiene gli occhi sovra il povero: l'insidia in segreto, a guisa di un lione che sta nascosto nella sua spelonca per divorare chi passa.

Insidiatur, ut rapiat pauperem: rapere pauperem dum attrahit eum. Insidia il povero per rapirlo, cioè per opprimerlo: e lo rapisce quando lo trae nella sua rete.

In laqueo suo humiliabit eum; inclinabit se et cadet cum dominatus fuerit pauperem. Dopo averlo preso nel suo laccio cercherà d'affliggerlo; gli sarà sopra e ne farà quel che vuole, avendolo in suo potere.

Dixit enim in corde suo: Oblitus est Deus, avertit faciem suam ne videat in finem. Poiché disse fra sé: Iddio non ha cura delle sue creature e se ne dimentica dopo averle create e volta la sua faccia per non mai vederle.






Salmo 9 (4)

Salmo 9 (iiii)

Exsúrge, † Dómine Deus, exaltétur manus tua: * ne obliviscáris páuperum.Sorgi, Signore Dio, sia esaltata la tua mano: * non ti scordare dei poveri.
Propter quid irritávit ímpius Deum? * dixit enim in corde suo: Non requíret.Perché l’empio ha esasperato Dio? * Ha detto infatti nel suo cuore: «Non chiederà conto».
Vides quóniam tu labórem et dolórem consíderas: * ut tradas eos in manus tuas.Tu vedi, perché consideri l’affanno e il dolore * per consegnarli nelle tue mani.
Tibi derelíctus est pauper: * órphano tu eris adiútor.A te è abbandonato il povero, * per l’orfano tu eri l’aiuto.
Cóntere bráchium peccatóris et malígni: * quærétur peccátum illíus, et non inveniétur.Spezza il braccio del peccatore e del malvagio; * si cerherà il suo peccato e non sarà trovato.
Dóminus regnábit in ætérnum, et in sæculum sæculi: * períbitis, Gentes, de terra illíus.Il Signore regnerà in eterno, e nei secoli dei secoli (lett.: nelsecolo del secolo); * perirete, genti, dalla sua terra.
Desidérium páuperum exaudívit Dóminus: * præparatiónem cordis eórum audívit auris tua.Il desiderio dei poveri ha esaudito il Signore; * la disposizione del loro cuore ha ascoltato il tuo orecchio,
Iudicáre pupíllo et húmili, * ut non appónat ultra magnificáre se homo super terram.per far giustizia all’orfano e all’umile, * perché non seguiti oltre a magnificarsi l’uomo sulla terra.

Commento di S. Alfonso

Exurge, Domine Deus, et exaltetur manus tua, ne obliviscaris pauperum. Sorgete voi, Signore, e sia esaltata la vostra potenza contra gli empj; né vi dimenticate de' poveri.

Propter quid irritavit impius Deum? Dixit enim in corde suo: Non requiret. Perché mai l'empio provoca Dio a sdegno? Lo provoca perché dice dentro il suo cuore: Iddio non ha cura delle cose umane né se n'impaccia.

Vides quoniam tu laborem et dolorem consideras; ut tradas eos in manus tuas. Signore, voi già guardate e considerate le angustie e le afflizioni de' poveri; sì che a suo tempo fate cadere gli empj nelle vostre mani per punirli.

Tibi derelictus est pauper, orphano tu eris adiutor. Il povero è lasciato alla cura di voi che siete il protettore degli orfani i quali sono destituti di ogni aiuto.

Contere brachium peccatoris et maligni; quaeretur peccatum illius, et non invenietur. Abbattete la potenza del peccatore e dell'iniquo. Quaeretur peccatum illius, et non invenietur. S. Agostino spiega così: Iudicabitur de peccato suo, et ipse peribit propter peccatum suum; questa spiegazione par che connetta col seguente verso, peribitis gentes de terra illius; sicché il peccatore sarà giudicato secondo il suo peccato, ed egli più non si troverà, poiché resterà perduto.

Dominus regnabit in aeternum et in saeculum saeculi; peribitis gentes de terra illius. Il Signore regnerà per sempre in tutta l'eternità: e voi, peccatori, sarete esterminati dalla terra a lui consacrata.

Desiderium pauperum exaudivit Dominus; praeparationem cordis eorum audivit auris tua. Il Signore sempre esaudirà il desiderio de' giusti afflitti; anzi voi, o Dio di bontà, ascolterete la preparazione (cioè la disposizione) del loro cuore, che precede alle loro preghiere.

Iudicare pupillo et humili; ut non apponat ultra magnificare se homo super terram. Giudicate, Signore, a favore de' pupilli e degli umili: acciocché gli uomini sulla terra non sieguano a magnificarsi, cioè ad insuperbirsi, contro di voi e contro il prossimo.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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13/10/2010 12:26
 
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[SM=g1740722] Statim genuflexus adorat [SM=g1740752]
blog.messainlatino.it/2010/10/statim-genuflexus-adorat.html

[SM=g1740750] Ave Maria!

Se un testo liturgico è in qualche modo simile allo spartito di una grande sinfonia - che un direttore d'orchestra non deve cambiare, ma interpretare restando fedele al testo stesso - potremmo paragonare le rubriche alle annotazioni sulla partitura: i vari legato, staccato, adagio, andante etc.

Tutti elementi, questi ultimi, che non fanno parte della composizione in senso stretto, ma ne rendono possibile l’esecuzione secondo la mente dell’autore, che - nel nostro caso - è la Chiesa stessa.

* * *

Tra le rubriche della Messa Gregoriana, me ne è cara particolarmente una: Quibus verbis prolatis, statim Hostiam consecratam genuflexus adorat, (“e pronunciate queste parole, subito, [il sacerdote] genuflesso, adora l’Ostia consacrata”; NB Ostia con l’iniziale maiuscola): [SM=g1740752] si tratta dell’indicazione posta subito dopo la consacrazione del pane.

Queste parole fanno pensare alla prima adorazione compiuta dalla vergine Maria, al momento della nascita del suo Figlio divino.

Non è forse la Transustanziazione quasi una nuova nascita di Gesù? Non per niente, per tanti secoli, il prefazio per la festa del Corpus Domini è stato quello di Natale.

Non è dunque argomentare troppo di fantasia supporre che la Madonna - una volta resasi conto che il parto straordinario (la nascita santa del Messia: quod nascetur sanctum, Lc 1, 35) si era concluso - abbia súbito, immediatamente, statim, adorato il suo Figliolo.

I pollici e gli indici del sacerdote, che, tremanti, stringono l’Ostia appena consacrata, trovano dunque il loro primo modello (ἀρχή) nelle mani stesse di Maria, che sostengono Gesù appena nato.


La nota rubricale sopra citata fa dunque parte senz’altro della vita della Madonna: statim genuflexa adorat.

Statim: appena nato Gesù, súbito adora; perché a Maria non viene in mente altro di più importante e di più necessario da fare, nulla di più urgente che adorare.

Genuflexa: il parto straordinario della Vergine la lascia in piene forze e quindi Ella può mettersi in ginocchio, con Giuseppe che comprende che può ora discretamente accostarsi anche lui… O magnum mysterium et admirabile sacramentum…

Adorat: niente di più necessario, per Lei stesa e per l’umanità, quasi che Gesù dica:

“O umanità - che io ho fatto mia sposa con l’Incarnazione - io rinuncio, nei primissimi istanti della mia vita terrena ad essere riscaldato e accudito.

Soffrirei ben più che un po’ di freddo, se ritardassi a darvi i primi doni: ve li posso concedere solo se li accettate nel modo conveniente, solo se mi spalancate pienamente le porte del vostro cuore, cioè solo se mi adorate”.

E allora Maria, a nome del genere mano, compie la prima adorazione e accoglie Gesù e ogni cosa con lui (Rom 8, 32): statim genuflexa adorat.

Poi – solo dopo – Gesù viene avvolto in fasce e messo nella mangiatoia, Lui che sarebbe divenuto l’eterna refezione dei mortali (S. Agostino).

* * *

Consideriamo ancora quando la Madonna vede la prima effusione del Preziosissimo Sangue, nel mistero della circoncisione: anche qui statim genuflexa adorat.

Viene imposto al Bambinello il nome di Gesù, che significa Dio salva; ma come salva? Il nome non ce lo dice; il modo di questa salvezza ci viene rivelato da ciò che accade in contemporanea all’imposizione di questo Santissimo Nome; il Sangue è sparso… le gocce non fanno a tempo a toccare terra, che subito, statim, Maria genuflexa adorat.

Statim, genuflexa, adorat… Maria adora il Sangue prezioso e la Divina Volontà di salvare il mondo con il Sacrificio del Figlio

E questo gesto si ripete ad ogni effusione di questo Sangue, quando la Madonna percepisce l’agonia del Figlio al Getsemani, quando il Sangue stesso viene effuso nella flagellazione, nella salita la Calvario… fino all’ultimo sgorgare di acqua e sangue dal costato aperto... anche qui, la Regina dei Martiri, statim, genuflexa, adorat.

Non rinnoverà dal cielo, la Vergine Maria, questa adorazione, ogni volta il Sangue del Figlio suo, viene effuso sacramentalmente?

Che gran cosa dunque, quando, ad ogni Messa, Maria SS. e il suo sacerdote, insieme, cor unum et anima una, statim, genuflexi, adorant.

* * *

Ma l’indicazione rubricale non rende il sacerdote soltanto, in un certo modo – quodammodo direbbero gli scolastici -, un'altra Maria; il sacerdote in quel momento è un altro Cristo. E allora egli non è solo un pover’uomo, che adora Gesù appena venuto; ma è Gesù stesso che adora l’eterno Padre.

Il povero prete, da fuori dall’Ostia vi salta dentro, fonde il suo sangue con il Sangue, il suo cuore con il Cuore, per adorare, per Ipsum et cum Ipso et in Ipso, l’Eterno Padre, trascinando sull’altare lo stesso eterno amoroso scorrere delle Processioni Trinitarie.

E si capisce che questa azione adorante di Cristo, come non ha atteso un istante sul Calvario, non può attendere neanche sull’altare: il povero sacerdote statim, súbito – non può aspettare -, genuflexus – indica, anche con il corpo, che egli vorrebbe scomparire se fosse possibile – adorat.

Così insegna Pio XII:

“Dalla nascita alla morte, Gesù Cristo fu divorato dallo zelo della gloria divina, e, dalla Croce, l'offerta del sangue arrivò al cielo in odore di soavità. E perché questo inno non abbia mai a cessare, nel Sacrificio Eucaristico le membra si uniscono al loro Capo divino e con Lui, con gli Angeli e gli Arcangeli, cantano a Dio lodi perenni, dando al Padre onnipotente ogni onore e gloria” (Mediator Dei).

Ecco la genuflessione del sacerdote, per il cui ministero le membra sono unite al capo per offrire “al Padre onnipotente ogni onore e gloria”.

Che possiamo fare per unirci a questa adorazione del Sommo Sacerdote? Ascoltiamo le parole di San Pietro Giuliano Eymard, un grande adoratore dell’Eucaristia:


1 - Adorate Nostro Signore prima di tutto con l'omaggio esterno della persona. Piegate le ginocchia non appena comparite alla vista di Gesù nell'Ostia adorabile. Prostratevi con grande rispetto dinanzi a lui, in segno della vostra sudditanza e del vostro amore. Adoratelo in unione coi Re Magi, allorché, faccia a terra, adorarono il Dio Bambino adagiato, nella sua povera greppia, avvolto in poveri pannilini.

2. - Dopo questo primo silenzioso e spontaneo atto di riverenza, adorate Nostro Signore con un atto esterno di fede. Questo atto è molto utile per risvegliare i nostri sensi alla pietà eucaristica, ad aprire il cuore di Dio e ad attirare su noi i tesori della sua grazia. Non bisogna tralasciarlo mai, e occorre farlo santamente e devotamente.

3. - Offrite a Gesù Cristo l'omaggio di tutto voi stesso, presentandola dettagliatamente, per ogni facoltà dell'anima. Il vostro spirito, per conoscerlo sempre meglio; il vostro cuore, per amarlo; la vostra volontà, per servirlo; il vostro corpo coi suoi sensi, che lo glorifichino ciascuno secondo il suo modo. Offritegli soprattutto l'omaggio dei vostri pensieri, mettendo al posto d'onore nella vostra vita, il pensiero dell'Eucaristia; al culmine dei vostri affetti col chiamare Gesù Re e Dio del vostro cuore; della vostra volontà, non accettando più altra legge né altro scopo all'infuori del suo servizio, del suo amore e della sua gloria; della vostra memoria per non voler ricordare che lui e così vivere solamente di lui, in lui e per lui.

4. - Siccome le vostre adorazioni sono molto imperfette, unitele a quelle della SS.ma Vergine a Betlemme, a Nazaret, sul Calvario, nel Cenacolo e ai piedi del Tabernacolo; unitele a tutte le adorazioni che attualmente gli offre la S. Chiesa e tutte le anime sante che adorano N. Signore in questo momento e a quelle di tutta la Corte celeste, che lo glorifica nel cielo; così la vostra adorazione parteciperà della santità e dei merito di esse.


* * *

Passano i secoli, e arriviamo all’epoca in cui i bambini non nascono più dall’abbraccio amoroso dei genitori, ma in provetta, e il dottor Faust viene insignito del premio Nobel.

E anche la liturgia non nasce più, come diceva J. Ratzinger, “dal canto d'amore della Sposa [la Chiesa] per il suo Sposo [Gesù]” ma negli alambicchi degli alchimisti liturgici. Ciò che il dottor Robert Edwards è in biologicis, il Consilium ad exequendam Constitutionem de Sacra Liturgia è in liturgicis.

E dal solve et coagula liturgico di questi anni per certi aspetti bui, è andata a finire che ci ha lasciato le penne anche il nostro caro e amato statim, sostituito dal bugniniano post: sì post, l’esatto contrario di statim: ecco il necrologio del nostro amatissimo statim:


“Celebrans genuflectit tantum… post elevationem hostiae et post elevationem calicis” (Instr. Tres abhinc annos III, 7 EV II, 1155; 4-5-1967)

E, a differenza della rubrica dell’antico Messale, questa volta ostia è con l’iniziale minuscola.
Ora il cielo può attendere, l’adorazione perde il suo assoluto primato, l’io dell’assemblea viene a precedere la pura, semplice, incondizionata, immediata e amorosa accoglienza del dono di Dio…

Non voglio dire che nel Novus Ordo non si adora più, ma se l’inferno non può entrare nelle mura della Chiesa, vi si possono vedere - sul lato esterno - i segni sia dei proiettili diabolici vanamente sparati, sia gli spiragli aperti dai nemici interni.

Oh Maria Santissima, perfetta Adoratrice del Tuo Figlio realmente presente nell’Eucaristia, abbrevia la prova di questi tempi, concedi alla Chiesa di cui sei Madre amorosissima, la grazia di un’Adorazione liturgica in tutto simile alla Tua.


Sac. Alfredo M. Morselli, Stiatico di S. Giorgio di Piano, 13 ottobre 2010.


[SM=g1740738]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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