Ave Maria!
Cari fratelli, in accordo con chi gestisce questo blog, proporremo da oggi, per diversi mesi, una traduzione letterale dei salmi del Breviarium Romanum: desideriamo aiutare tanti giovani sacerdoti che vorrebbero attingere ai tesori dell'antica liturgia, ma si trovano in difficoltà, o per aver fatto scuole superiori tecniche, o perché nei seminari si studia di tutto, fuorché il latino.
I salmi saranno presentati nel modo più semplice possibile: il testo latino e a fianco una parafrasi letterale, che permetta anche chi è a digiuno di studi classici di comprendere la corrispondenza delle parole.
In calce inserirò il commento che Sant'Alfonso M. de' Liguori aveva fatto di ciascun salmo, per i religiosi e le religiose del suo ordine.
La traduzione non vuol essere una versione ufficiale - che richiederebbe imprimatur - ma una aiuto scolastico. Le traduzioni moderne si allontanano dal testo letterale, e non sono utilizzabili per lo scopo sopra indicato se non da chi conosce già il latino.
Se la Madonna mi aiuterà, proverò anche a corredare la presentazione del testo sacro con qualche nota introduttiva sui salmi stessi, sulla versione della Vulgata, etc.
L'idea mi è venuta dopo l'accorato appello di un novizio e dopo la lettura della lettera apostolica Sacrificium Laudis di Paolo VI sulla lingua latina da usare nell'Ufficio Liturgico corale da parte dei religiosi tenuti all'obbligo del coro: uno dei tanti documenti finiti appesi al chiodo della carta igienica nei cessi delle sacrestie post-conciliari.
Paolo VI rispondeva alle obiezioni della difficoltà per i novizi ad apprendere il latino con queste parole:
"Senza dubbio la lingua latina crea qualche, e forse non lieve, difficoltà ai novizi della vostra sacra milizia. Ma questa, come sapete, non è da ritenere tale che non possa essere superata e vinta, soprattutto tra voi che, più lontani dagli affanni e dallo strepito del mondo, potete più facilmente dedicarvi allo studio".
Visto che ormai anche noi preti non siamo più tanto lontani dagli affanni e dallo strepito del mondo (di belli come noi la mamma non ne fa più, e ci toccano due o tre parrocchie a testa quando va bene), perché non provare a venire incontro alle forse non lievi difficoltà di chi non ha mai potuto studiare il latino (laici compresi)?
Riuscirò nell'opera? Mi viene in aiuto un poeta latino: In magnis et voluisse sat est: nelle cose grande è già abbastanza averci provato.
Naturalmente confido nell'aiuto e nei suggerimenti dei numerosi lettori del blog.
don Alfredo M. Morselli