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Ultimo Aggiornamento: 13/10/2010 12:26
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27/05/2010 19:22
 
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Salmo 1

 

Dominica ad Nocturnum

Salmo 1.

Beátus vir qui non ábiit in consilio impiórum,
et in via peccatórum non stetit, *
et in cáthedra pestiléntiae non sedit :

Beato l’uomo che non è andato nel consiglio degli empi
e nella via dei peccatori non ha sostato *
e sulla cattedra della pestilenza non si è seduto;

Sed in lege Dómini volúntas eius, *
et in lege eius meditábitur die ac nocte.

ma nella legge del Signore è la sua volontà *
e nella sua legge mediterà giorno e notte.

Et erit tamquam lignum,
quod plantátum est secus decúrsus aquárum, *
quod fructum suum dabit in témpore suo:

E sarà come l’albero †
piantato presso il decorso delle acque *
che darà il suo frutto a suo tempo

Et fólium eius non défluet : *
et omnia quaecúmque fáciet prosperabúntur.
e il suo fogliame non verrà meno*
e tutto ciò che farà prospererà.

Non sic ímpii non sic : *
sed tamquam pulvis,
quem próicit ventus a fácie terrae.

Non così gli empi, non così: *
ma come la polvere
che il vento disperde dalla faccia della terra.
Ideo non resúrgent ímpii in iudício: *
neque peccatóres in concílio iustórum :
Perciò non risorgeranno gli empi nel giudizio *
né i peccatori nel consiglio dei giusti:
Quóniam novit Dóminus viam iustórum *
et iter impiórum períbit.
perche conosce il Signore la via dei giusti, *
ma il cammino degli empi andrà in perdizione.


Commento di S. Alfonso

In questo salmo Davide vuol renderci persuasi che la felicità non si dona da Dio se non agli uomini giusti; e perciò dev'esser giusto chi desidera di esser felice.

Beatus vir qui non abiit in consilio impiorum et in via peccatorum non stetit. Beato l'uomo che non dà orecchio ai consigli degli empj e non cammina nella via de' peccatori. Et in cathedra pestilentiae non sedit, e non siede nella cattedra della pestilenza, cioè non insegna false e pestilenti dottrine (1).

Sed in lege Domini voluntas eius; et in lege eius meditabitur die ac nocte. L'uomo giusto vuole ciò che Dio ordina nella sua legge; e perciò continuamente la medita.

Et erit tamquam lignum quod plantatum est secus decursus aquarum; quod fructum suum dabit in tempore suo. Egli sarà come una pianta posta alla corrente delle acque, la quale ben darà il frutto a suo tempo.

Et folium eius non defluet; et omnia quaecumque faciet prosperabuntur. Questa pianta riterrà le sue fronde che gioveranno a render maturo il frutto; onde tutto quel che farà l'uomo giusto andrà tutto prosperamente.

Non sic impii, non sic; sed tamquam pulvis quem proiicit ventus a facie terrae. Ma non così avverrà agli empj; saranno essi dispersi come la polvere ch'è dispersa dal vento sulla terra. Nel testo ebraico in vece di pulvis si legge gluma (come porta il Pagnino), ch'è la paglia sottile o sia triturata, la quale vien portata dal vento quando si purga il frumento nell'aia.

Ideo non resurgent impii in iudicio. Nell'ebreo in vece di non resurgent si legge non stabunt; e secondo la traduzione caldaica (come scrive mons. Bossuet) si dice non subsistent; il che si spiega che gli empj nel giudizio finale non potranno opporsi alla giusta vendetta di Gesù Cristo (2) Neque peccatores in concilio iustorum. Né i peccatori potranno stare in compagnia de' giusti.

NOTE

(1) S. Girolamo traduce la parola pestilentiae in derisorum, che propriamente significa la parola ebrea derisori o sieno impostori che insegnano falsità. I settanta interpreti spiegarono: in cathedra pestium, cioè pestilente; il che in somma si riduce allo stesso significato ebreo, poiché gli empj (quali sono gli atei e gli eretici), come spiegano s. Atanasio, s. Agostino e s. Basilio, sono la peste del mondo per le false e perniciose dottrine che insegnano.

(2) S. Agostino spiega che non risorgeranno per esser giudicati, mentre sono già condannati: Non resurgent ut iudicentur, quia iam poenis destinati sunt. Qui si avverta che la parola non resurgent non significa che gli empj non risorgeranno nel giudizio finale; poiché si legge in s. Matteo c. 15. che tutti gli uomini, giusti e peccatori, avranno allora da risorgere, e più distintamente l'esprime s. Paolo: Omnes... stabimus ante tribunal Christi (Rom. 14. 10.) Ma lo stesso apostolo spiega poi come s'intenda il non resurgent del salmo; egli scrive così: Omnes quidem resurgemus, sed non omnes immutabimur (1. Cor. 15. 31.). E vuol dire che tutti gli uomini risorgeranno, ma non tutti avranno la sorte d'avere un corpo spirituale e celeste come l'otterranno i giusti, secondo antecedentemente nel verso 44. avea scritto: Seminatur corpus animale, surget corpus spiritale. E nel verso 49. avea soggiunto: Igitur sicut portavimus imaginem terreni, portemus et imaginem coelestis. E così ben si spiega la parola non resurgent col testo ebraico, che in vece di non resurgent dice non stabunt ossia non consistent, giusta la traduzione caldaica. Sicché le parole non resurgent impii in iudicio neque peccatores in concilio iustorum ora facilmente s'intendono con dire che gli empj, come polvere o paglia minuta, saranno dispersi dal vento e separati da' giusti che sono il frumento, secondo quel che scrive s. Matteo: Exibunt angeli et separabunt malos de medio iustorum (13,49).


Salmo 8

Salmo 8

Dómine, Dóminus noster, * quam admirábile est nomen tuum in univérsa terra!

Signore, Signore nostro, * com’è ammirabile il tuo nome in tutta la terra!

Quóniam eleváta est magnificéntia tua, * super cælos.
Perché è stata elevata la tua magnificenza * al di sopra dei cieli.
Ex ore infántium et lacténtium perfecísti laudem propter inimícos tuos, * ut déstruas inimícum et ultórem.
Dalla bocca dei bimbi e dei lattanti ti sei composta una lode a causa dei tuoi nemici,* per distruggere il nemico e il vendicatore.
Quóniam vidébo cælos tuos, ópera digitórum tuórum: * lunam et stellas, quæ tu fundásti.
Poiché vedrò i tuoi cieli, opera delle tue dita, * la luna e le stelle che tu hai fondato.
Quid est homo quod memor es ejus? * aut fílius hóminis, quóniam vísitas eum?
Che cos’è l’uomo, che ti ricordi di lui * o il figlio dell’uomo, che tu lo visiti?
Minuísti eum paulo minus ab Ángelis, glória et honóre coronásti eum: * et constituísti eum super ópera mánuum tuárum.Lo hai reso per poco inferiore agli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato, * e l’hai costituito sulle opere delle tue mani:
Omnia subjecísti sub pédibus ejus, * oves et boves univérsas: ínsuper et pécora campi.Tutto hai sottoposto sotto i piedi di lui * pecore e bovi tutti; per di più anche le bestie del campo.
Vólucres cæli, et pisces maris, * qui perámbulant sémitas maris.
Gli uccelli del cielo e i pesci del mare, * che percorrono i sentieri del mare.
Dómine, Dóminus noster, * quam admirábile est nomen tuum in univérsa terra!Signore, Signore nostro, * com’è ammirabile il tuo nome in tutta la terra!

Commento di S. Alfonso

L'argomento è una lode che si dà a Dio per la sua potenza, sapienza e bontà, specialmente per la bontà dimostrata verso l'uomo. Noi spieghiamo questo salmo per li beneficj fatti all'uomo, secondo l'intelligenza più comune degli espositori; ma altri anche verisimilmente lo spiegano di Gesù Cristo, appoggiati all'autorità di s. Paolo (Hebr. 2. 9.).

Domine Dominus noster, quam admirabile est nomen tuum in universa terra! Signore e nostro supremo padrone, oh quanto è degno di ammirazione in tutta la terra il vostro gran nome!

Quoniam elevata est magnificentia tua super coelos. Poiché la vostra grandezza è innalzata sovra de' cieli, giacché tutto il mondo non può capirla.

Ex ore infantium et lactentium perfecisti laudem propter inimicos tuos; ut destruas inimicum et ultorem. Sino i fanciulli che succiano il latte vi lodano appieno per confondere i vostri nemici: e così voi distruggete Satana vostro principal nemico e difensore (ultorem) di tutt'i vostri nemici (1).

Quoniam videbo coelos tuos, opera digitorum tuorum; lunam et stellas quae tu fundasti. Quando io vedo i vostri cieli, che sono opere delle vostre mani, quando vedo la luna e le stelle e tante altre belle creature formate in benefizio dell'uomo, come posso trattenermi dal lodarvi e dall'esclamare:

Quid est homo, quod memor es eius? aut filius hominis, quoniam visitas eum? E che cosa mai è l'uomo che voi abbiate ad averne tanta memoria ed a favorirlo colle vostre visite? A ciò confà quel che sta scritto nel cantico di s. Zaccaria: Benedictus Dominus Deus Israel, quia visitavit et fecit redemptionem plebis suae. Venne lo stesso Figlio di Dio a visitare l'uomo, a prender carne umana ed a redimerlo dalla schiavitù del demonio.

Minuisti eum paulo minus ab angelis; gloria et honore coronasti eum et constituisti eum super opera manuum tuarum. Benché voi, Signore, l'abbiate formato poco minore degli angeli, nondimeno l'avete coronato di gloria e di onore e l'avete costituito sovra le altre vostre creature.

Omnia subiecisti sub pedibus eius; oves et boves universas, insuper et pecora campi.

Volucres coeli et pisces maris qui perambulant semitas maris. A lui avete sottoposte tutte le cose, le pecore, i buoi e tutte le altre bestie della terra, cogli uccelli dell'aria ed i pesci che riempiono il mare: onore dato agli uomini e non agli angeli, come scrive s. Paolo: Non enim angelis subiecit Deus orbem terrae.

Domine, Dominus noster, quam admirabile est nomen tuum in universa terra! Signore, che siete già anche nostro padrone, quanto è ammirabile il vostro nome in tutta la terra! mentre la vostra grandezza è innalzata sopra de' cieli, giacché tutto il mondo non può capirla.

NOTE

(1) Alcuni spiegano questo verso non secondo la volgata che ha seguito la versione de' settanta, ma secondo il testo ebreo, ove in vece di perfecisti laudem si legge fundasti fortitudinem. Ma checchessia di ciò, noi l'abbiamo spiegato così: Sino i fanciulli che succiano il latte appieno vi lodano e confondono i vostri nemici. Né dobbiamo noi partirci da questa interpretazione ch'è secondo la volgata, mentre Gesù Cristo medesimo l'autenticò, allorché essendo egli entrato in Gerusalemme, come scrive s. Matteo (21. 15.): Pueri clamabant: Hosanna Filio David! e mormorando i farisei di questa lode data al Salvatore, egli disse loro: Utique nunquam legistis quia ex ore infantium et lactentium perfecisti laudem? e non già fundasti fortitudinem. Giustamente dice il nostro d. Saverio Mattei che in tutti quei passi del salterio e di tutto il testamento vecchio che son citati nel testamento nuovo secondo la versione de' settanta questa debba aversi per la vera ed incontrastabile, e il testo ebreo che ne discordasse debba emendarsi secondo la versione de' settanta; e soggiunge essere un'audacia l'interpretarla in senso diverso da quello che l'intese il nuovo testamento, eccettuati solo quei luoghi speciali che la chiesa diversamente ha spiegato secondo il testo ebraico, il quale possa interpretarsi in sensi letterali diversi.




[Modificato da Caterina63 11/07/2010 20:55]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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