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Ultimo Aggiornamento: 13/10/2010 12:26
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30/05/2010 17:38
 
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Salmo 2

Salmo 2.


Quare fremuérunt gentes: * et pópuli meditáti sunt inánia?

Perché fremettero le genti * e i popoli meditarono cose vuote?

Astitérunt reges terræ, et príncipes convenérunt in unum * advérsus Dóminum, et advérsus Christum eius.Si presentarono i re della terra e i principi convennero in uno * contro il Signore e contro il suo Cristo:
Dirumpámus víncula eórum: * et proiciámus a nobis iugum ipsórum.
Spezziamo le loro catene * e gettiamo via da noi il loro giogo!
Qui hábitat in cælis, irridébit eos: * et Dóminus subsannábit eos.
Colui che abita nei cieli, li deriderà, * il Signore si farà beffe di loro.
Tunc loquétur ad eos in ira sua, * et in furóre suo conturbábit eos.
Allora parlerà ad essi nella sua ira * e li confonderà nel suo furore.
Ego autem constitútus sum Rex ab eo super Sion montem sanctum eius, * prædicans præcéptum eius.
Io invece sono stato costituito Re da lui sopra Sion, il suo monte santo, * proclamando (= per procalmare) il suo precetto.
Dóminus dixit ad me: * Fílius meus es tu, ego hódie génui te.
Il Signore mi ha detto: * Figlio mio sei tu, io oggi ti ho generato.
Póstula a me, et dabo tibi gentes hereditátem tuam, * et possessiónem tuam términos terræ.
Chiedi a me, e ti darò i popoli (come) tua eredità, * e (come) tuo possesso i confini della terra:
Reges eos in virga férrea, * et tamquam vas fíguli confrínges eos.
li pascerai con bastone di ferro, * come vaso di vasaio li frantumerai.
Et nunc, reges, intellígite: * erudímini, qui iudicátis terram.
E ora, re, comprendete; * siate ammeastrati, voi che giudicate la terra.
Servíte Dómino in timóre: * et exsultáte ei cum tremóre.
Servite il Signore nel timore * ed esultate per lui con tremore.
Apprehéndite disciplínam, nequándo irascátur Dóminus, * et pereátis de via iusta.
Apprendete la disciplina, che non [capiti che] si adiri il Signore * e periate [allontanandovi] dalla via giusta.
Cum exárserit in brevi ira eius: * beáti omnes qui confídunt in eo.Quando divamperà improvvisamente la sua ira, * beati tutti quelli che confidano in lui!



Commento di S.
Alfonso

Tutto questo salmo è, secondo il senso letterale, una profezia del regno di Cristo, come sta espresso negli Atti degli apostoli (4. 24. et seq.), dove si dice dagli stessi apostoli: Domine... qui Spiritu sancto per os patris nostri David pueri tui dixisti: Quare fremuerunt gentes, et populi meditati sunt inania? Astiterunt reges terrae, et principes convenerunt in unum adversus Dominum et adversus Christum eius etc. E siegue ivi a dirsi che Erode e Pilato coi gentili e gli ebrei eransi congiurati contra il nostro Salvator Gesù Cristo. Non mancan più autori protestanti ed anche cattolici che applicano il senso letterale di questo salmo al regno di Davide; ma giustamente dice il nostro d. Saverio Mattei che questa è una sentenza nuova che regna ne' protestanti e che dee riprovarsi, dovendoci noi acquetare a quel che sta scritto negli Atti apostolici, come abbiam notato di sopra; quando che all'incontro il salmo non può intendersi di Davide senza far molta violenza al testo che troppo chiaramente parla del regno di G. C.

Dice di più esso Mattei che talora (com'egli ha provato nella sua prefazione al t. 1. nel c. 10. n. 8.) nelle scritture il senso spirituale è l'unico letterale, senza supporvi un altro senso occulto. Ora leggendosi, dice, in questo salmo una profezia così chiara del regno di Gesù Cristo, secondo si vede spiegato dagli apostoli, qual motivo c'è di tirarlo al regno di Davide? Scrive s. Girolamo, parlando appunto di questo salmo, che questa è una vera temerità:
Audacis est hunc psalmum interpretari velle post Petrum; imo de eo sentire aliud quam in Actibus apostolorum dixerit Petrus. E lo stesso avverte il cardinal Bellarmino dicendo: Omnino errare videntur qui ad literam de Davide hunc psalmum explicare nituntur.

Quare fremuerunt gentes et populi meditati sunt inania? E perché le genti han fremuto ed i popoli han pensate cose vane? E vuol dire che invano eransi congiurati questi tanti nemici contra il Messia. Le parole fremuerunt e meditati sunt da s. Girolamo stan tradotte in tempo futuro; ma saggiamente dice il Bellarmino che dee preferirsi la versione della volgata che ha seguitato quella de' settanta, giacché negli atti degli apostoli, come si è veduto, i detti verbi si leggono in tempo preterito. Dicesi nel salmo: meditati sunt inania, poiché i nemici pensarono distruggere il regno di Cristo, ma invano, mentr'essi cooperarono a stabilirlo.

Astiterunt reges terrae, et principes convenerunt in unum adversus Dominum et adversus Christum eius. I re della terra sono stati a far consigli, ed i principi si son congregati insieme. Per questi principi non solo s'intendono Erode, Pilato ed i principi de' sacerdoti ebrei, ma anche tutti gl'imperatori e re gentili che hanno perseguitata la chiesa di Gesù Cristo. Si dice adversus Dominum et Christum eius, perché i nemici perseguitando Cristo faceano guerra anche a Dio, giacché il Messia co' suoi miracoli si era ben manifestato per figlio di Dio. Per la prima parola poi astiterunt, secondo la significazione ebrea, s'intende propriamente quando i giudei si unirono a consigliare la presa e morte di Cristo.

Dirumpamus vincula eorum et proiiciamus a nobis iugum ipsorum. Queste parole Davide le applicò ai nemici di Dio e di Cristo, dicendo: Liberiamoci dal loro imperio e dalle loro leggi. Iugum ipsorum, volta s. Girolamo, laqueos eorum; poiché le parole ebraiche significano funes eorum, essendoché gli empj odiano le leggi divine, come giogo e catene insoffribili.

Qui habitat in coelis irridebit eos, et Dominus subsannabit eos. Ma predisse Davide che Iddio dovea dissipare e confondere tutte le loro trame, irridendo i loro disegni; come poi avvenne colla distruzione degl'idolatri e de' giudei e colla conversione delle genti alla fede.

Tunc loquetur ad eos in ira sua et in furore suo conturbabit eos. Iddio parlò ad essi e li confuse, non colle parole, ma colle pene orribili cui li punì. Qui si avverta che quando si parla nelle scritture dell'ira di Dio bisogna intendere che il Signore non mai opera per ira, come operano gli uomini per passione e con mente sturbata; mentr'egli quanto dispone e fa, tutto cum tranquillitate iudicat (1) Onde quando si dice che Dio si adira, s'intende quando castiga i peccatori non già per giovare alla loro salute eterna, come fa spesso con alcuni, punendoli per vederli ravveduti, ma li castiga solo per castigarli e dal luogo alla sua giustizia.

Ego autem constitutus sum rex ab eo super Sion montem sanctum eius, praedicans praeceptum eius. Così loro dirà Gesù Cristo: Io son fatto re, non dagli uomini, ma da Dio mio padre sovra il suo s. monte di Sionne, cioè sovra la chiesa, la quale vien significata, come scrive s. Agostino, per la città di Gerusalemme, di cui il monte Sion era la parte principale e più diletta di Dio. Praedicans praeceptum eius; e vuol dire: Io sono stato fatto re, affin di pubblicare il suo precetto. Nell'ebreo, invece di praedicans praeceptum eius, si legge narrabo ad decretum; qui in sostanza il precetto significa lo stesso che il decreto col quale Iddio stabilì il regno di Cristo da propagarsi per tutto il mondo. Le parole poi di questo decreto sono quelle che stanno nel verso seguente.

Dominus dixit ad me: Filius meus es tu, ego hodie genui te. Qui parla il divin Padre e dice a Cristo: Tu sei il mio figliuolo, oggi io ti ho generato. Questo testo s'intende così della generazione eterna, come della temporale del Verbo divino, quando egli s'incarnò: e s'intende anche della sua risurrezione (2).

Postula a me, et dabo tibi gentes haereditatem tuam et possessionem tuam terminos terrae. Seguita a dire il Padre a Gesù Cristo: Essendo tu mio figlio naturale è giusto che abbi l'imperio sopra tutte le genti e sopra tutta la terra, come tua eredità e possessione. S. Agostino intende ciò del regno spirituale che Cristo ha sopra la chiesa, la quale per li meriti di lui dovea propagarsi per tutto il mondo, secondo quello che disse lo stesso nostro Salvatore in s. Matteo (3): Data est mihi omnis potestas in coelo et in terra.

Reges eos in virga ferrea, et tamquam vas figuli confringes eos. Ciò s'intende della potestà che ha Gesù Cristo di rimunerare i buoni e di punire i peccatori con quella facilità con cui è facile ad un vasaio rompere con una verga di ferro i vasi di creta. La verga ferrea significa di più il giudizio retto ed inflessibile di Cristo, a cui niuno può resistere.

Et nunc, reges, intelligite; erudimini qui iudicatis terram. Voi dunque re, che giudicate sulla terra, intendete il vostro dovere ed istruitevi a bene esercitarlo.

Servite Domino in timore et exultate ei cum tremore. Commenta s. Agostino (4): In exultatione, ut gratias agamus, in tremore, ne cadamus. Colla parola timore del testo, secondo l'ebreo, vien significata la pietà de' figli o sia l'amor filiale con cui i re e i giudici debbono servire a Dio; onde il testo spiegasi così: Servite al Signore con timore de' figli e con allegrezza, sperando il premio se osserverete la giustizia, e temendo il castigo se non l'osserverete.

Apprehendite disciplinam, ne quando irascatur Dominus et pereatis de via iusta. Prendete con amore la divina legge ed osservatela, acciocché il Signore non si adiri se non l'osservate, e permetta che traviate dal giusto sentiero.

Cum exarserit in brevi ira eius, beati omnes qui confidunt in eo. Poveri quei che offendono la giustizia e son causa che Dio si sdegni contra di loro e si affretti a punirli! Felici all'incontro quei che confidano in Dio! perché egli darà loro luce e forza di non traviare dalla retta via.

NOTE

(1) Sap. 12. 18.

(2) Di questo testo vi sono tre sensi letterali intenti dallo Spirito santo, come ben riflettono Bellarmino e Menochio. Il primo è della generazione eterna di Gesù Cristo come Verbo e Figlio eterno di Dio, secondo scrive s. Paolo: Tanto melior angelis effectus, quanto differentius prae illis nomen haereditavit. Cui enim dixit angelorum: Filius meus es tu, ego hodie genui te? Onde rettamente dice s. Agostino che questo passo s'intende letteralmente della generazione eterna, per cui fu il Verbo ab eterno generato dal Padre; a differenza degli angeli che sono ministri di Dio creati nel tempo. Si dice hodie genui te, perché l'eternità è una durazione presente che non ha principio né fine, siccome ben lo spiega s. Agostino in questo salmo: In aeternitate nec praeteritum quicquam est nec futurum, sed praesens tantum; quia quod aeternum est semper est. Dice mons. Bossuet che difficilmente ne' salmi si troverà un luogo dove Cristo più espressamente che in questo si asserisca per vero Figlio di Dio.
 
Il secondo senso letterale è della risurrezione di Gesù Cristo, come si ha dagli Atti apostolici (13. 32. et 33.), dove si legge:
Et nos vobis annuntiamus eam quae ad patres nostros repromissio facta est... Resuscitans Iesum, sicut et in psalmo secundo scriptum est Filius meus es tu, ego hodie genui te. In fatti la risurrezione è una certa rigenerazione, secondo quel che si legge in s. Matteo (19. 28.): In regeneratione, cum sederit Filius hominis. Il terzo senso anche letterale è della generazione di Cristo temporale secondo la carne, come vuole s. Cipriano (L. 7. contra iudaeos c. 8.), e S. Fulgenzio (contra arian. resp. 3.). E ciò ben si conferma da quel che dice l'apostolo (Hebr. 5. 5.): Sic et Christus non semetipsum clarificavit, ut pontifex fieret, sed qui locutus est ad eum: Filius meus es tu, ego hodie genui te. La chiesa pertanto nell'introito della prima messa nella notte di Natale appropria le citate parole del salmo al mistero della nascita. Si aggiunge che i s. padri intendono le parole d'Isaia (53. 8.): Generationem eius quis enarrabit? non solo della generazione divina, ma anche dell'umana di Gesù Cristo.

(3) 28. 18.

(4) In Ps. 1.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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