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Notizie varie dalle diverse Diocesi in Italia

Ultimo Aggiornamento: 17/09/2012 23:47
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29/04/2012 10:33
 
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Due o tre cose sul "caso Bergamo" e gli strani funerali. Ci scrivono Gnocchi e Palmaro

Non è che in queste ultime settimane il diario dalla diocesi di BG (Bergamo non Bulgaria) non meritasse di essere aggiornato, anzi.
Solo che il vescovo, monsignor Francesco Beschi (nelle foto), durante la Quaresima, forse come penitenza, aveva incontrato i fedeli della Messa in rito antico e aveva promesso che “
dopo Pasqua si comincerà a vedere qualcosa”.
Come si fa a non concedere fiducia a un vescovo? È vero che, con i tempi che corrono, la domanda dovrebbe essere un’altra: come si fa a concedere fiducia a un vescovo? Ma, si sa, noi cattolici vecchio stampo siamo sempre un po’ sentimentali e, con la fiducia, ci comportiamo come Vittorio Emanuele con i titoli onorifici: “
Una medaglia di cavaliere e mezzo sigaro toscano” diceva il re “non si negano a nessuno”.
Non è il caso di riportare qui la cronaca dell’imbarazzato e imbarazzante intervento di monsignor Beschi in mezzo i fedeli della Messa in latino. Forse, ma bisogna sottolineare “
forse”, non gli capitava da tanto tempo di trovarsi in mezzo a tanti cattolici tutti insieme. E, forse, ma sempre sottolineando “forse”, non gli era mai capitato di sentirsi dire, come gli è capitato quella sera, che ci sono dei fedeli disposti a dare la vita per lui. E bisogna anche tenere conto che ha pure toccato con mano l’esistenza di cattolici decisi ancora ad andare a Messa per pregare e non per fare festa, per divertirsi, per incontrasi o per celebrare se stessi.
Lo choc, forse, ma sempre sottolineando “forse”, deve essere stato notevole. Specialmente, e sottolineando “specialmente”, per i suoi due accompagnatori: il vicario generale monsignor Davide Pelucchi e il delegato
ad omnia monsignor G. Specialissimamente, e qui senza il “forse”, per monsignor G., il quale si trova più a suo agio in casa dei protestanti, dove volentieri tiene conferenze con ardite vedute sull’ecclesiologia, robetta da chiedere, forse e sottolineando “forse”, il parere di qualche Congregazione romana. Ma ogni cosa a suo tempo.
Ora bisogna tornare alla promessa del vescovo: dopo Pasqua si sarebbe visto qualcosa. Per questo motivo, il diario dalla diocesi di BG (Bergamo non Bulgaria) ha mantenuto un dignitoso riserbo. Qualcosa si sarebbe visto e, in effetti, qualcosa si è visto: lo scempio liturgico e dottrinale del funerale di Piermario Morosini. Della vicenda si è occupato da par suo Antonio Socci su “Libero”. Lo ha fatto due volte, la prima denunciando il fatto e la seconda rispondendo alle ingiuriose obiezioni di Alberto Melloni, epigono del dossettismo morente, e chiosando i poveri, poverini, rilievi del direttore di “Avvenire”.
A questo punto, era giocoforza coinvolgere Mario Palmaro dire due cosette sulla vicenda.
Ed eccoci qua.

Alessandro Gnocchi





Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro

Chi dice che i cattolici vecchio stampo non siano capaci di esercitare la carità si sbaglia. Perché è proprio per una questione di carità che si passa sotto silenzio quanto Alberto Melloni, l’ultimo dei dossettiani, ha scritto di Antonio Socci dalle pagine del “Corriere della Sera”. Come è noto, Socci aveva denunciato su “Libero” lo scempio dottrinale liturgico perpetrato a Bergamo in occasione del funerale del calciatore Piermario Morosini. Ma la cosa non deve essere piaciuta al prode, e prodiano, Melloni, il quale, scambiando il più autorevole giornale italiano per un osteria, più che argomentare ha offeso. Niente di nuovo, da tempo, ormai il prode prodiano Melloni riesce solo a offendere e per questo è molto caro a tutti i sinceri cattolici: in quanto è la testimonianza vivente del progressismo morente. Punto a capo.
Qui bisogna invece occuparsi della pochezza che trasuda dalla risposta del direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio, al quale il funerale in questione deve essere piaciuto molto, moltissimo. Ma, anche se non gli fosse andato a genio, essendo tirato in causa un vescovo, non poteva esimersi dall’entrare nell’agone: tragicamente, avrebbe detto Fantozzi. Spazi compresi, il confronto tra Socci e il direttore del giornale dei vescovi si è risolto con un risultato di settemilaquattrocento battute a zero. E il tema del contendere non era robetta, era quello della vita eterna. Perché stava proprio qui il centro del ragionamento di Socci. Quando si dice settemilaquattrocento battute a zero, si vuole dire che l’editorialista di "Libero" ha trattato la questione del destino eterno in tutto il suo articolo mentre il direttore di “Avvenire”, pur tentando di rispondere, ha evitato persino di sfiorare l’argomento. Eppure, il tema sarebbe di quelli cruciali per i cattolici di ogni ordine e grado. “Ma i vescovi e i preti” chiedeva Socci “credono ancora alla vita eterna?”. Certo riesce difficile rispondere decisamente sì, se si pensa che uno dei momenti culminanti del funerale di Morosini è stata l’esecuzione di una canzone di Ligabue i cui versi recitano, tra l’altro: “quando questa merda intorno/ sempre merda resterà/ riconoscerai l’odore/ perché questa è la realtà”. A contorno, i soliti applausi, la solita emozione, la solita voglia di esserci, i soliti cartelli scritti per il morto ma esibiti in favore di telecamere.

Denunciando tutto questo come segno di una evidente crisi di fede, Socci ha commesso una grave imprudenza: ha criticato apertamente un vescovo, nella fattispecie quello di Bergamo, Francesco Beschi. Errore imperdonabile agli occhi del clericalismo contemporaneo, che tollera i peggiori insulti provenienti da atei agnostici e cosiddetti diversamente credenti, ma non le critiche dei cattolici che non intendono inchinarsi al mondo. Qui “Avvenire” ha risposto. Un dietrologo, conoscendo i tortuosi meccanismi del clericalismo e del clericalese, direbbe che le cose sono andate così. Un vescovo che si sente punto sul vivo pubblicamente chiama la Conferenza episcopale per sollecitare un intervento. La Conferenza episcopale chiama il direttore del giornale di sua proprietà e conferisce il mandato di agire. Il direttore del giornale, ricevuti gli ordini dell’azionista di riferimento, provvede a dare il fatto suo all’importuno di turno. Dunque, bisognava rispondere e, come la Gertrude del Manzoni, lo sventurato rispose. Tale ipotesi non deve essere troppo lontana dal vero poiché, nel suo componimento, il direttore di “Avvenire” non mette un solo argomento che ribatta alle questioni sollevate nell’articolo di “Libero”. Non c’è nemmeno la risposta alla domanda iniziale: “Ma i vescovi e i preti credono ancora alla vita eterna?”. Niente da fare. Al direttore di “Avvenire” interessava solo dire che “Avvenire” difende il vescovo di Bergamo. Il tutto opportunamente posizionato nella pagina delle lettere, con la scusa di rispondere al lettore Matteo Saccone, e mimetizzato sotto un titolo incolore, così che vedano solo quelli che devono vedere e intendano solo quelli che devono intendere.

Dunque, il lettore Matteo Saccone di Forlì trascina il direttore di “Avvenire” nell’agone e questi, visto che c’è, ne approfitta per mettere al suo posto il reo Socci dandogli sulla voce con certe perle che paiono uscite fresche fresche dagli istituti superiori di teologia di moda oggigiorno: ce n’è uno perfettamente funzionante anche a Bergamo. Per esempio, Tarquinio spiega che Morosini era “Uno che crede in Gesù Cristo, e che, magari, ama una canzone di Ligabue o dei Beatles tanto quanto una bella predica in chiesa (o una confessione) che tocca il cuore, mette in moto i pensieri e scomoda la vita”. Proprio così, il giornale dei vescovi italiani, per penna del suo direttore, adombra che una canzonetta valga quanto una confessione. E perché non quanto un editoriale? O una risposta nella pagina dei lettori?
Ma, se non bastasse, il direttore del giornale dei vescovi spiega anche che non bisogna andare tanto per il sottile, e che “un’eccezione alla regola’, fatta per puro amore e puro dolore non è uno scandalo”.
Avesse letto almeno di passata qualche scritto sulla liturgia di un certo Joseph Ratzinger, il direttore del giornale dei vescovi, forse, sarebbe stato più cauto.

Nell’Introduzione allo spirito della liturgia, il Pontefice felicemente regnante spiega proprio come le “eccezioni alla regole”, fatte per puro amore, e persino per pura fede, portano l’uomo ad adorare se stesso invece che Dio. “L’uomo” scrive Ratzinger “si serve di Dio secondo il proprio bisogno e così si pone in realtà al di sopra di lui (…): si tratta di un culto fatto di propria autorità. (…) Allora la liturgia diventa davvero un gioco vuoto. O, ancora peggio, un abbandono del Dio vivente camuffato sotto un manto di sacralità”.
Ma, se proprio si tiene alle “eccezioni alla regola”, il direttore di “Avvenire” dovrebbe aver l’onestà intellettuale di riconoscere che esistono “eccezioni” ed “eccezioni”. Perché lo scorso novembre il vescovo di Bergamo ha proibito che il funerale del padre di uno degli autori di questo articolo venisse celebrato con il rito romano antico, la scandalosa “Messa in latino”. Se non altro, ora è chiaro il criterio con cui vengono valutate le “eccezioni”: il “puro amore” e il “puro dolore”, che, evidentemente, nel caso del defunto che aveva chiesto il rito romano antico non erano evidenti. Mentre erano evidentissimi nel caso del funerale dello scalatore Mario Merelli, celebrato sempre nella diocesi retta da monsignor Beschi con tanto “Io vagabondo” dei Nomadi e di musiche nepalesi.
Se riesce difficile capire il teologo Joseph Ratzinger quando spiega che la liturgia non ammette eccezioni perché non è un diritto degli uomini, ma un diritto Dio, si cerchi almeno di comprendere che, rispettando le regole, si trattano con equità gli uomini. Non è molto, ma è già qualcosa.


[SM=g1740733]  IL CASO

Aggiornamento: altre mail di protesta dei nostri lettori alla Curia di Bergamo per i canti di Ligabue durante un funerale. E in Curia se la ridono

Riceviamo da due nostri lettori (un sacerdote il primo, e un padre di famiglia il secondo) le mail che hanno inviato (girandole anche a noi per conoscenza) alla Curia di Bergamo (info@diocesibg.it) per stigmatizzare alcune scelte troppo permissive - od omissive-, da parte di certo clero bergamasco durante un funerale di un povero ragazzo.
A destare rabbia non è certo il fatto che i molti e commossi giovani abbiano espresso il loro comprensibile cordoglio e la loro umana sofferenza (per la tragica perdita di un loro compagno di squadra o amico) nelle forme che sono loro proprie: col cuore e e con canzoni, sciarpe, bandiere, cori ecc.
Quello che preoccupa e indigna è che i preti abbiano permesso la commistione inacettabile tra un sacramentale e le espressioni di commiato laico.
Sarebbe stato meglio e più educativo (oltre che più dignitoso) che i sacerdoti avessero spiegato ai giovani che le canzoni di Ligabue avrebbero potuto cantarle prima o dopo il rito religioso, FUORI dalla chiesa, magari in una sorta di "funerale laico". Ma non durante il rito delle esequie!
Quello che avremmo auspicato non era certo un autoritario
dictat negativo o un divieto ferreo, ma una spiegazione motivata facendo capire ai giovani la differenza tra le cose di Dio e le cose degli uomini. Senza voler disprezzare e sminuire l'aspetto umano della scelta di salutare il loro amico con le canzoni che più amava.
P
urtroppo è la solita storia: i preti hanno paura a difendere i luoghi e i tempi sacri, e a dire che a volte quello che sembra giusto, scontato, lecito e dettato dall'onda del sentimentalismo del momento, possa però allo essere sbagliato, sconveniente, irriverente (per chi ci crede) o anche solo inopportuno.
Piermairo Morosini,
requiescas in pace!


Roberto
_____________________


AGGIORNAMENTO 26.04.2012 ore 19.50
Uno nostro lettore ci informa, con un commento a questo post, che la mail della Curia di Bergamo è intasata di proteste.
"Il problema che ridono.......Non interessa a nessuno, anzi ci ridono sopra. Consiglio di inviare soprattutto a Roma e non a Bergamo. Mi riferiscono inoltre che al Beschi non interessa nulla di tutto questo e Gervasoni commenta dicendo che sono i soliti tradizionalisti. Il regista del funerale non è stato comunque il parroco della parrocchia, ma il responsabile della pastorale dell'età evolutiva della curia don Michele Falabretti."

A Roma sanno già: altre mail inviate a Roma... e comunque da Roma ci leggono. Quindi sanno.
_____________________

prima mail:

"E’ indegno e sacrilego cantare canzoni di Ligabue in chiesa al funerale di Morosini.
Si vergogni il vescovo per questa profanazione. Piuttosto predichi i Novissimi, perché la Misericordia di Dio si manifesta prima di tutto nell’avvertirci di non scegliere l’inferno.
Per fortuna che nonostante tutte le goffe conferenze episcopali siamo ancora cattolici e abbiamo il Papa, perché di vescovi così indegni e incapaci non ne possiamo più.
Non conforta nemmeno pensare che come quello di Bergamo ce ne sono tanti altri. Mal comune, è solo male più grande.
BG di Bergamo assomiglia sempre più a Bulgaria, visto che avete vietato un funerale in rito antico, che il Papa dice essere una seconda forma del rito romano. Disobbedienti!
Sono un prete, parroco in una grossa parrocchia e dato che ho un indirizzo mail non sarà faticoso per le servili serpi in cerca di carriera, presenti in ogni curia vescovile, individuarmi ed eventualmente accusarmi di insubordinazione al mio ordinario.
Il vostro parlare sia sì sì, no no. Per questo non temo lupi travestiti da pastori. "


seconda mail:
"Il nostro amato Papa una volta ha detto che la più grande apologetica risiede in ciò che la cultura cattolica ha prodotto nei secoli, anche a livello artistico, ed anche nella musica sacra. Mi ritrovai in pieno in questa considerazione, che dava un senso ulteriore al profondo piacere che provo nell’ascoltare ad esempio la messa di Requiem di Mozart e lo Stabat Mater di Pergolesi.
Al funerale di Morosini avete mandato in onda Ligabue: siete “del mondo” e non “nel mondo”.



AGGIORNAMENTO 26.04.2012

a seguito di questo nostro post, e incoraggiati dalle parole e dall'esempio del sacerdote e dell'altro lettore, altre persone stanno inviando mail di protesta alla Curia di Bergamo (info@diocesibg.it). di seguito altre SEI.

terza mail:
"esprimo il mio disgusto per la scelta fatta.
non si deve alterare il significato dei riti x incontrare i facili favori e l'audience di chi magari non frequenta la Chiesa e non crede ai suoi valori e dogmi.
avete dimostrato di essere mentalmente confusi e di non saper guidare i fedeli se non riuscite a spiegare alla gente che ci sono momenti diversi per onorare e rispettare una persona cara e defunta allora come preti servite a poco.
sperando di non dover avere a che fare con la vostra diocesi vi garantisco che nelle vostre Chiese eviterò di dare offerte xchè è opportuno seccare le fonti dell'apostasia."

L.S. Milano

quarta mail:
"!Prete celebrante e vescovo assenziente di quella diocesi, avete rubato ai fedeli presenti e all'anima del giovane defunto le ricchezze della fede e della preghiera alle quali avevano diritto in quanto battezzati.
Con che cosa le avete rimpiazzate? Per non rischiare di rimanerne sommersi, coraggio, ravvedetevi.
Coi migliori saluti.

gp"

quinta mail:
"Alla cortese att.ne della Curia diocesana di Bergamo.
Eccellenza Rev.ma, M.to rev.di Monsignori,
mentre avete negato i funerali nella forma extraordinaria al padre di Alessandro Gnocchi, compiendo un abuso contro la legge liturgica promulgata solennemente dal papa Benedetto XVI e confermata dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, avete altresì consentito l'ignobile e farsesca celebrazione dei funerali del povero Morosini con canti degni di un palasport e rumori e grida e cori da stadio. Povera celebrazione Eucaristica.
Vedetevela voi con le vostre coscienze.
Ma ricordate ciò che disse Paolo VI: "la coscienza è come l'occhio: non è lei la luce, ma ha bisogno della luce". E la Luce è il comandamento di Dio che si esprime nel Magistero della Chiesa. Gli abusi liturgici offendono gravemente la la Maestà Divina, e si compiono sub gravi.
In Gesù risorto"
Nicola Binaghi, Ferrara


sesta mail:
"Eccellenza Reverendissima,
sono sicuro che queste nostre lettere di protesta non riceveranno, come è normale per chi idolatra il Dialogo sopra la Verità, alcuna risposta. Il dialogo, si sa, vale sempre a senso unico e lo si pratica, come è normale, con chi si sente maggiormente in sintonia: fratelli separati, atei o "gentili", "compagni" che sbagliano, centri sociali, no TAV o no Global ecc. .
Certo dunque che Lei è già troppo impegnato a dialogare con questi soggetti e, giustamente, non può trovare il tempo di dedicare alle Sue pecorelle cattoliche troppa attenzione, avevo già deciso di rinunciare a scriverLe.
Credo tuttavia che valga la pena farLe sapere che Lei oggettivamente non si trova in una situazione di "piena comunione" con la Chiesa Cattolica. Certo, come ci insegnano i più recenti documenti magisteriali, alcuni semi di Verità possono "fiorire" anche al di fuori dei confini invisibili della Chiesa di Cristo. Ella infatti, non consentendo la pratica della Liturgia Cattolica dei funerali, come espressamente definito dal Motu proprio "Summorum Pontificum" e consentendo, al contrario, pratiche liturgiche funebri del tutto estranee alla Tradizione Cattolica ed espressamente vietate da questa, intende probabilmente farci sapere di voler fondare una Chiesa Patriarcale autocefala di Rito Bergamasco, o forse Bulgaro.
Confidiamo dunque, in qualità di Cattolici Romani, di poter essere considerati da S. E. almeno come "fratelli separati" e godere, di conseguenza, di tutte le attenzioni riservate a tali comunità.
RingraziandoLa dunque anticipatamente per la Sua dis-attenzione e certo di un Suo assordante silenzio di risposta, La saluto filialmente in Jesu et Maria".

Marco BONGI

settima mail:
"Curia Vescovile di Bergamo,
Vi invio questa mail in relazione alla SACRILEGA celebrazione del rito funebre del calciatore Morosini.
Ho assistito con profonda amarezza alla PROFANAZIONE di una chiesa Cattolica in modo così plateale e meschino da apparire persino ridicolo…come è stato possibile far cantare canzoni profane all'interno di un luogo Sacro?! Meno male che Morosini era fan di Ligabue e non di Marilyn Manson o di Lady Gaga, altrimenti chissà cosa avremmo potuto ascoltare al posto di "Quando questa merda intorno/ sempre merda resterà/ riconoscerai l'odore/ perché questa è la realtà"…perchè queste sono le "edificanti" liriche delle canzoni di Ligabue cantate in chiesa davanti al Crocifisso e davanti al feretro di un giovane morto, tra l'altro, in forte rischio di peccato mortale.
Non avrei mai creduto che un funerale di fatto PAGANO potesse essere celebrato all'interno di una Chiesa Cattolica..eppure, questo è avvenuto, grazie al pieno appoggio del Vescovo di Bergamo.
Ho letto con viva gratitudine, tra le tante altre, anche una mail di protesta che vi ha inviato un Parroco pochi giorni fa... una mail che condivido totalmente, dalla prima all'ultima parola e di cui riporto solo un breve estratto: "BG di Bergamo assomiglia sempre più a Bulgaria, visto che avete vietato un funerale in rito antico, che il Papa dice essere una seconda forma del rito romano. Disobbedienti!"
Non posso che unire il mio SDEGNO a quello espresso, doverosamente, da questo ottimo Sacerdote…e se avete l'ardire di accusare lui o qualunque altro/a religioso/a Cattolico/a (che, se sono veri Cattolici, NON POSSONO CHE CONDIVIDERE pienamente quanto scritto dal Parroco in questione) di "insubordinazione", allora dovete accusare anche la sottoscritta perché avrei potuto benissimo scrivere e firmare io quella lettera…e come me tutti i milioni di Fedeli Cattolici Romani che sono stanchi di avere a che fare con Vescovi inetti, oltre che disobbedienti al Santo Padre Benedetto XVI.
Invito pertanto il Vescovo di Bergamo a riflettere sui GRAVISSIMI errori liturgici commessi e a prendere invece esempio dall'umile Sacerdote che anche nella sua mail di protesta mette Dio (non l'uomo!) al centro della nostra vita, esattamente come ci ha sempre chiesto di fare Gesù Cristo quando ha detto: SIATE NEL MONDO MA NON DEL MONDO.
Se un Vescovo non è capace di svolgere il ruolo per cui ha giurato obbedienza al Papa, farebbe meglio a dimettersi e lasciare il posto a chi è in grado di svolgere tale compito in piena comunione con la Santa Sede.
Invece di ascoltare canzoni pop/rock che idolatrano e glorificano gli escrementi umani (!) consiglio il Vescovo di Bergamo di dedicarsi alla buona e sana lettura del Vangelo per ricordarsi di queste poche e semplici parole di Gesù Cristo: "Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando." (Gio 15:14)
"Non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui." (1Gi 2:15)
Di sedicenti cattolici che preferiscono amare il mondo piuttosto che Dio, la Santa Chiesa Cattolica non ha bisogno… i protestanti, che da sempre celebrano come loro, li possono abbracciare a braccia aperte quando vogliono… e come dice il ritornello di un’altra famosa canzone di questi tempi: "Nessuno vi trattiene…Andate senza indugio…Non ci mancherete".
M.L.R.

ottava mail:
"Alla c.a.
Ecc.za Rev.ma
Mons. Francesco Beschi
Vescovo di Bergamo

Eccellenza:
Negli ultimi giorni e' divenuta di pubblico dominio, tramite i mezzi di informazione elettronica, una "campagna" per la segnalazione ai suoi uffici di un abuso consumatosi durante i funerali di un noto calciatore presso parrocchia della Sua diocesi.
Tali funerali si sono segnalati all'attenzione di un pubblico particolarmente appassionato alle questioni liturgiche per il fatto di essere stati accompagnati da canzoni di un autore di musica leggiera contemporanea.
Tale fatto suscita perplessita' in quanto l'ingresso nelle celebrazioni funebri di elogi, richiami a hobby e passioni private dei defunti o degli ammiratori di defunti celebri, e ad altri elementi mondani, appartiene piu' al mondo protestante contemporaneo (rectius: soap opera americane) che alla tradizione cattolica.
Ma la circostanza - stigmatizzata da alcuni come discutibile - potrebbe essere stata dimenticata a distanza di pochi giorni, se le canzoni di musica leggiera in questione non fossero da considerarsi, pronunciate alla distribuzione del Pane Eucaristico, come blasfeme.
"Quando il cuore senza un pezzo il suo ritmo prenderà - quando l'aria che fa il giro i tuoi polmoni beccherà - quando questa merda intorno sempre merda resterà - riconoscerai l'odore perché questa è la realtà - quando la tua sveglia suona e tu ti chiederai che or'è - che la vita è sempre forte molto più che facile - quando sposti appena il piede lì il tuo tempo crescerà".
Il turpiloquio, pronunciato per strada, resta turpiloquio. Ma cantare citando escrementi intorno al Santissimo Sacramento mentre questo viene distribuito ai fedeli, e' un atto abominevole.
Credo che nessuna persona animata da carita' cristiana nei confronti Suoi e della Sua diocesi possa dare per scontato che la pronuncia di tale canzone sia stata da Lei o dal competente parroco espressamente approvata nel caso di specie. Si riconosca tranquillamente anche al parroco il beneficio del dubbio, per il fatto che potrebbe aver approvato per leggerezza l’esecuzione di tale canzone senza conoscerne preventivamente il contenuto, forse troppo “preso” dall’organizzazione della cerimonia in questione.
In altre parole, non e' certamente giusto accusare Lei o un Suo reverendo sacerdote, senza cognizione di tutti i fatti, di aver voluto un atto blasfemo in Chiesa con piena avvertenza e deliberato consenso.
Nonostante cio', potrebbe essere utile, per confermare i fedeli nell'amore per la sua Chiesa Particolare e nel devoto rispetto per il Suo clero, che a seguito di tale accadimento sia prevista una preghiera pubblica o una messa di riparazione.
Vedo che come suo motto episcopale ha scelto le parole con cui la Beata Vergine accolse l'annuncio dell'Incarnazione ("Secundum Verbum Tuum"). Qui le troppe parole sono state scandalo per la Parola. Forse proprio a onore della Parola, che ha voluto richiamare nel Suo stemma, potrebbe spendere personalmente alcune parole di riparazione.
Molte - sicuramente troppo al di la' della comprensione dei semplici fedeli - posso essere le preoccupazioni e le questioni da affrontare per un Vescovo, contemporaneamente e con poco tempo a disposizione per andare a fondo di tutto. Questa questione, tuttavia, ha dato pubblico scandalo. Quindi, pari passu, esigerebbe una pubblica riparazione, e non di essere trattata soltanto in privato.
Come Vescovo, ha il privilegio di ricevere la filiale devozione di tutta la Chiesa di Bergamo, ma e' anche suo dovere farsi carico dei problemi provocati da altri, poiche' "coloro cui molto sara' stato affidato, sara' richiesto ancora di piu'".
Certo della Sua serenita' di giudizio e delle Sue preghiere, La saluto rispettosamente e devotamente La ringrazio per l'attenzione.
C. B.

[SM=g1740733]

[Modificato da Caterina63 29/04/2012 10:43]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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