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Il calvario di Benedetto XVI fino ad affamare la Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 09/02/2016 19:59
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12/06/2010 09:18
 
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LA PROCLAMAZIONE MANCATA: RICOSTRUZIONE DI UN SABOTAGGIO

di Francesco Colafemmina

Oggi il Santo Padre non ha potuto proclamare il Santo Curato d'Ars "protettore di tutti i sacerdoti del mondo". La delusione è notevole e ci induce a pregare molto perché finalmente finiscano questi veri e propri sabotaggi ai danni dell'azione del Santo Padre.

Prendiamo atto della situazione e comunque San Giovanni Maria Vianney resta nei nostri cuori un protettore di tutto il clero mondiale. Tuttavia, sotto un profilo strettamente tecnico è interessante comprendere cosa sia accaduto in questi ultimi giorni.

Partiamo da quanto annunciato dall'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche di Sua Santità ieri, 10 giugno: "Un grande arazzo con l’immagine del Santo Curato d’Ars sarà collocato alla loggia centrale della Basilica. San Giovanni Maria Vianney è stato al centro dell’Anno sacerdotale e in questa occasione sarà proclamato dal Santo Padre patrono di tutti i sacerdoti."

L'arazzo c'era ieri sera e c'era stamane. Ma il Curato d'Ars non è stato proclamato "patrono di tutti i sacerdoti". Quindi che senso aveva esporre l'arazzo di un Santo che è patrono solo dei parroci, nel giorno in cui si conclude l'anno sacerdotale?

Evidentemente era funzionale alla proclamazione. Ed evidentemente l'Ufficio delle Celebrazioni liturgiche lo sapeva e lo sapeva anche il Santo Padre. Anche in una nota pubblicata sull'Osservatore Romano del 9 giugno, riprendendo una dichiarazione di Mons. Marini, si annunciava che l'11 giugno: "un grande arazzo con l'immagine del santo curato d'Ars sarà collocato alla loggia centrale della Basilica. San Giovanni Maria Vianney è stato al centro dell'Anno sacerdotale e in questa occasione sarà proclamato da Benedetto XVI patrono di tutti i presbiteri."

Cosa si fa per proclamare un Santo "patrono di tutti i sacerdoti"? Normalmente si redige un Motu Proprio o una Lettera Apostolica. Come, ad esempio, quando Paolo VI proclamò San Benedetto patrono d'Europa. Chi avrebbe dovuto redigere il Motu Proprio per proclamare San Giovanni Maria Vianney patrono di tutti i sacerdoti? E chi avrebbe dovuto far pervenire al Santo Padre questo Motu Proprio? Sicuramente la Congregazione del Clero. Ma chi fa da filtro fra la Congregazione del Clero e il Santo Padre?

Prima di rispondervi vorrei precisare che il Santo Padre non poteva non essere informato della cosa, non poteva non averla approvata. Infatti già il 16 Marzo 2009, quando si tenne la plenaria della Congregazione del Clero la Sala Stampa rilasciava un comunicato nel quale c'era scritto quanto segue: "Durante questo Anno giubilare Benedetto XVI proclamerà San Giovanni M. Vianney "Patrono di tutti i sacerdoti del mondo". Sarà inoltre pubblicato il "Direttorio per i Confessori e Direttori Spirituali" insieme ad una raccolta di testi del Sommo Pontefice sui temi essenziali della vita e della missione sacerdotale nell’epoca attuale."

Guardate anche questo video di Radio Vaticana del 16 Marzo 2009: nel sottotitolo c'è scritto a chiare lettere che il Papa proclamerà il Santo Curato d'Ars patrono dei Sacerdoti.

E che dire di tutte le comunicazioni inviate qua e là per il mondo con l'annuncio di questa splendida notizia?

E ancora che dire dell'intervista al Cardinal Hummes del 17 Giugno 2009, pubblicata su Avvenire, dove il Cardinale con una strana prudenza spiega che l'Anno Sacerdotale è stato indetto in occasione del "150° anniversario della morte di san Giovanni Maria Vianney, figura esemplare di sacerdote, che da molto tempo è patrono dei parroci e che probabilmente il Papa proclamerà patrono di tutti i sacerdoti." Probabilmente...

Ancora l'8 giugno Radio Vaticana parla di un incontro con i sacerdoti del Rinnovamento dello Spirito, guidato da Mons. Piacenza in San Giovanni in Laterano e annuncia: "Giovedì sera, i sacerdoti saranno in Piazza San Pietro con Benedetto XVI per una Veglia, mentre il giorno dopo il Papa celebrerà una Messa solenne nella quale proclamerà il Curato d’Ars patrono dei sacerdoti".

Quindi cosa è accaduto fra l'8 e il 10 giugno? Dov'è il corto circuito che ha condotto alla mancata proclamazione?

Vogliamo fugare ogni dubbio su una possibile volontà del Santo Padre? Ebbene basta confrontare le giustificazioni assurde di padre Lombardi rilasciate ieri sera all'ASCA con le parole del Santo Padre nell'omelia odierna:

Padre Lombardi: "In realtà, il Santo Padre - pur avendo indetto l'anno sacerdotale proprio nel 150esimo della morte di San Giovanni Maria Vianney - ha preferito conservare al Santo Curato d'Ars il titolo specifico di patrono dei parroci, dato che questo è stato il suo ministero proprio, mentre vi sono molte altre figure di sacerdoti che possono essere di ispirazione e modello per coloro che svolgono numerose altre forme di ministero sacerdotale."

Papa Benedetto XVI: "l’Anno Sacerdotale che abbiamo celebrato, 150 anni dopo la morte del santo Curato d’Ars, modello del ministero sacerdotale nel nostro mondo, volge al termine".

Dunque per Lombardi è uno fra i tanti "modelli" possibili. Per il Papa è "il modello del ministero sacerdotale nel nostro mondo".

Alla luce di questa evidenza domandiamoci: chi ha sabotato questa proclamazione e per quale ragione?

Abbiamo una risposta? Domandatevi chi è il superiore di Padre Lombardi. Domandatevi chi fa da filtro fra il Clero e il Santo Padre. Ecco, avete già rintracciato i responsabili.

Ricapitoliamo dunque: tutto è pronto in Piazza San Pietro. Viene esposto l'arazzo del Santo Curato d'Ars, il Santo Padre utilizza durante la cerimonia il calice usato dal Santo, ieri un sacerdote ignaro afferma che il "Papa ci offrirà il Santo Curato d'Ars come nostro patrono", il Papa prepara un'omelia ad hoc per la celebrazione liturgica... ma il Motu Proprio non c'è! Si è perso da qualche parte... o forse qualcuno ha preferito bloccarlo, ponendo così tutti dinanzi al fatto compiuto a pochi giorni dall'evento?

Santo Curato d'Ars proteggi il Santo Padre e tutti i bravi sacerdoti di questo mondo!

[Modificato da Caterina63 14/06/2010 19:41]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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23/07/2010 18:48
 
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Per la disastrosa comunicazione vaticana conta solo salvare il Papa dall'infame accusa di tridentinismo


Tra i mille problemi che la Chiesa deve affrontare e le notizie che quotidianamente accumulano fango e discredito sulla (un tempo venerata) Istituzione - da ultimo un'inchiesta di Panorama sulla sordida vita di preti romani omosessuali - non è per nulla secondario il tema dello scalcinato modo vaticano di rapportarsi con l'opinione pubblica.

E non abusate del consunto topos che la Chiesa deve agire senza preoccuparsi dell'opinione del mondo: siamo i primi a pensarlo! Ma questo non comporta l'obbligo dell'autolesionismo e del prendersi a vangate l'alluce: anche scelte 'impopolari' possono, anzi devono, essere adeguatamente spiegate e, come si dice oggi, comunicate. Si chiama apologetica, sapete, una scienza di cui, dopo il Concilio, s'è ovviamente persa la memoria.

A che ci riferiamo? Qualche esempio a casaccio, senza pretesa di completezza, e tutti delle ultime settimane.

1) Il cardinale Schoenborn, ricorderete, aveva affermato che il card. Sodano impedì processo e sanzioni contro il card. Groer, come richiesto invece da Ratzinger. Nella stessa intervista, aveva attaccato il celibato ecclesiastico e riciclato un po' dei soliti luoghi comuni progressisti. Bene, che ti fa il Vaticano? Aspetta due mesi (in termini mediatici, una semi-eternità) e quando la notizia era semi-dimenticata, fa l'intemerata a Schoenborn. Sì, ma per che cosa? Non per l'attacco frontale ad un caposaldo della Chiesa d'Occidente quale il celibato, come avrebbe largamente meritato; bensì per aver parlato male di un altro cardinale, di Sodano. MESSAGGIO MEDIATICO CHE PASSA: siamo una casta e i nostri panni sporchi ce li laviamo in famiglia. Tra l'altro, si sgrida Schoenborn proprio su un punto in cui il buon Ratzinger faceva una buona figura. Peggio ancora, il comunicato vaticano arriva a qualificare quello zozzone di Groer, del cui contegno perfino i frati del convento in cui fu esiliato si lamentavano, con l'aggettivo di 'compianto': non bastava un anodino 'defunto', nein, ci vuole 'compianto': onor di pianti, Ettore, avrai. MESSAGGIO MEDIATICO: per la Chiesa un cardinale, anche pedofilo, è legibus solutus.

2) Dopo gli scandali della cricca e di Propaganda Fide, una nota della sala stampa vaticana parla dei benefici scopi della Congregazione (e quindi elude il punto centrale delle accuse: la sua concreta gestione); l'unico punto sostanziale è laddove riconosce timidamente 'errori di valutazione'. Come lo interpreta chiunque? Così: la Congregazione svolge una funzione importante, ma il card. Sepe ha avuto una gestione non commendevole e ora si è cambiata musica. Bene: dopo che tutti i giornali hanno legittimamente riportato questi ovvi concetti, lo stesso Padre Lombardi contraddice se stesso, o quanto meno il buon senso, sostenendo di essere stato equivocato e che non si riferiva a Sepe (ma non dice a chi o a che cosa si riferisse, indispensabile precisazione per una credibile smentita) e arriva a sbilanciarsi con questa enormità: di avere "la certezza che la sua corretta condotta porterà ad un chiarimento completo e rapido della procedura giudiziaria". E che ne sa, gliel'ha già fatto lui il processo? Emilio Fede non avrebbe saputo dir meglio...

3) Dopo la retata della polizia belga alla conferenza episcopale e i relativi scavi necrofori, il card. Bertone parte con una filippica contro le autorità belghe, paragonandole ai sovietici e riferendo che i poveri vescovi sono stati sequestrati tutto il giorno senza poter bere né mangiare... La sproporzione e l'ineffettualità di queste uscite, naturalmente, coprono di ridicolo la protesta che pur sarebbe stata legittima: sia perché i sovietici notoriamente li avrebbero come minimo spediti tutti in un campo di rieducazione e lavoro, sia perché salta fuori che ai buoni episcopi belgi è stato portato per pranzo pollo arrosto e vino. Come sempre, un messaggio esasperato e fattualmente impreciso perde ogni credibilità.

4) Veniamo ora alle norme per i graviora delicta di questi giorni. Ci voleva molta scienza a immaginare che associare tra i più gravi delitti pedofilia e tentata ordinazione femminile avrebbe fornito una formidabile arma polemica ai nemici? Come è avvenuto e sta avvenendo: anziché dover riconoscere che, finalmente, il Vaticano stringe le maglie sui violentatori, la notizia, in sé mediaticamente buona, è sommersa e annullata dallo sdegno su comando di veder accomunare queste povere donne un po' eccentriche a luridi stupratori. Ora: potete immaginare se noi non siamo d'accordo sul merito di questa disciplina (i crimini contro l'ortodossia SONO altrettanto gravi, anzi ancor più, delle peggiori immoralità). Ma ci voleva tanto a separare le due questioni, magari con un secondo provvedimento successivo, meno strombazzato, in cui si estendesse ai reati come quelli di eresia e ordinazione alle donne il trattamento processuale più severo?

5) E veniamo all'ultima. Questo blog è stato il primo a riprendere (scusate l'immodestia) il contenuto di una oscura conferenza di mons. Fellay in una città brasiliana, in cui riferiva che il Papa e il suo segretario, in alcune circostanze, celebrano la Messa di sempre. Bene: la notizia è stata ripresa ovunque e ora l'ineffabile Padre Lombardi si precipita, con rapidità degna davvero di miglior causa, a dichiarare al Catholic News Service che il Papa celebra, anzi concelebra coi segretari la messa nuova in italiano. Aggiunge, senza rendersi conto della risibilità dell'affermazione (visto che sta smentendo uno come mons. Fellay, che certo sa distinguere molto bene i due riti), che probabilmente si tratta di un equivoco derivante dal fatto che il Papa celebra versus Deum. Perché, comunque, questa affrettata smentita? Sappiamo che il Papa è sotto ricatto affinché non celebri pubblicamente la Santa Messa della Tradizione; è forse anche troppo, per Lombardi & sodali, il solo lasciar girare una voce, non confermata né smentita, che Benedetto potrebbe, di tempo in tempo ("in alcune circostanze"), azzardarsi a celebrarla in segreto?

Enrico (da Messainlatino)


Caro Enrico (della Redazione)....usando anch'io una motivata "immodestia" Laughing  quando pubblicaste le parole di mons. Fellay dissi subito che sarebbero piovute le immancabili SMENTITE e che il Papa, per "spirito di pace" avrebbe ritrattato....  
Ma perdonatemi, come potetevate pensare che padre Lombardi avesse potuto solo lontanamente sostenere mons. Fellay?  
 
Ebbi anche a meditare con voi qui il senso di NAUSEA che mi prese qualche tempo fa per questa alzata di scudi a favore del Papa MASCHERANDO LA CRISI DELLA CHIESA QUALE ESCLUSIVA RESPONSABILITA' DEL CASO DEI PRETI PEDOFILI....  
Sono mesi e mesi che non si sente dire altro da molti vescovi "STIAMO CON IL PAPA!" salvo poi disobbedirgli per quanto riguarda la questione liturgica...e sto benedetto Crocefisso sull'altare che pare faccia allergia a molto clero...  
 
Il caso della pedofilia è venuta, per molti responsabili della Chiesa, come il cacio sui maccheroni, o se volete la ciliegina sulla torta, UN OTTIMA CONDIZIONE PER ALLONTANARE LA GENTE DAI PROBLEMI TEOLOGICI E DOTTRINALI E LITURGICI DELLA CHIESA DI CUI LA PEDOFILIA E' SOLO LA PUNTA DELL'ICEBERG... la pedofilia DILAGATA è una CONSEGUENZA della crisi della Chiesa nella sua grave apostasia...  
E' come per gli uomini che nel mondo si allontanano da Dio finiscono nella promisquità, cedono alla libidine, alla lussuria, così è per chi vive nella Chiesa ma si allontana dalla verità... non celebra più con sacralità ma che sostituisce la dottrina alla creatività, ecco che qui si cede alla depravazione...IN TUTTI I SENSI!  
Ma questi discorsi, altamente cattolici che prendo da alcune prediche di santi sacerdoti come sant'Antonio di Padova...non li sentiamo fare più...  
 
I "portavoce" della Chiesa hanno sostituito con la STRATEGIA DIABOLICA E PERVERSA dei MESSAGGI MEDIATICI la sana requisitoria chiamata APOLOGETICA.... quale bene può portare infatti, alla Chiesa, Istituzione SANTA, UNICA, DIVINA... una sorta di difesa che tenga continuamente conto gli indici di gradimento del pubblico?  
 
Santità, la supplichiamo!! CAMBIATE STRATEGIA!! Cry  
Ritorniamo a parlare, usando i Media, di DOTTRINA, DI CATECHESI, DI CHIESA UNA, SANTA, CATTOLICA ED APOSTOLICA che non deve affatto scusarsi con il mondo... nè deve dare troppe spiegazioni agli Uomini, MA DEVE PREDICARE AGLI UOMINI... torniamo a fare la vera apologetica Cattolica, quella che dopo essere stata proclamata davanti all'imperatore, condusse san Giustino gloriosamente al divino martirio!  
Wink


P.S.  
Caro Padre Lombardi, sopra ho rivolto una breve supplica al Pontefice....in verità è lei che vorrei raggiungere con tutto il cuore!  
Lei si presenta come colui che si fa INTERPRETE del pensiero del Pontefice.... una grandissima responsabilità che non mi permetto di giudicare nelle sue intenzioni, tuttavia con 47 anni di vita sulle spalle e un briciolo di esperienza, non posso far finta che tutto ciò che lei espone quale "pensiero del Papa" non corrisponde spesso alla realtà delle cose...  
Nel suo modo, encomiabile per certi versi, di voler "aggiustare" qualche disagio (di che cosa poi? )  non fa altro che far contraddire il Papa stesso....  
Facciamo un esempio?  
Il Papa scrive e dice una cosa? Lei dopo due giorni, DOPO AVER ASCOLTATO IL PARERE DEL MONDO, interviene per BILANCIARE i giudizi mondani....interviene PER SCUSARE IL PAPA davanti a chi o non l'ha capito O FINGE DI NON CAPIRLO e il vostro parlare sulle sue parole, finisce per snaturalizzare l'originale pensiero del Papa, finisce per coprirle, finisce per banalizzarle...  
 
Caro Padre Lombardi: il mondo vi fa così paura? Cry  
certo, anche a noi che ci viviamo DENTRO questo mondo e che abbiamo dei figli da crescere in contesti culturali e sociali di grandi vaneggiamenti, ci fa paura.... ma rifletta bene: se noi genitori cattolici dovessimo prendere esempio da voi sul come gestire  il dialogo con il mondo, noi e i nostri figli sarebbero perduti da molto tempo!  
Perchè non fate lo sforzo di ascoltare le nostre esperienze?  
Perchè non provate a cambiare strategia?  
Gesù ci ha mandato a PREDICARE la Verità e non a cercare giustificazioni sulle parole del suo Vicario in terra per favorire ciò che il mondo vuole...  
Quando le tocca di dover lanciare dei Comunicati Ufficiali, evitate di farvi interpreti del pensiero del Pontefice, dite semplicemente quello che ha detto.... o pensate forse che la gente è così stupida da non saper apprezzare davvero ciò che il Papa dice?  
Sono i vostri Comunicati che ci mettono spesso a disagio e ci creano davvero il problema quando la gente del mondo che vive accanto a noi ci domanda spiegazioni e delle volte ci dice: "mettetevi d'accordo! il Papa dice una cosa, i suoi portavoce LO CONTRADDICOINO!!"  
e noi li, davvero umiliati e senza parole perchè hanno ragione loro...  
 
Caro Padre Lombardi, la Verità che siamo chiamati a trasmettere ci impone umiltà, ergo, non abbiate timore della Verità anche quando si tratta di casi di pedofilia!!! Non abbiate timore a lasciare il Papa di esprimersi serenamente, NON offuscate i suoi messaggi specialmente sulla Liturgia, spingete i Vescovi ad imitare il Papa nel modo di celebrare la Messa...rilasciate Comunicati che appoggino il Summorum Pontificum, NON ABBIATE PAURA!!!!  
Usate questa frase per idolatrare Giovanni Paolo II ma non siete in grado di usarla per comunicare alla Chiesa l'urgente restaurazione liturgica che gli è necessaria per debellare la grave crisi che stiamo vivendo!!!  
Coraggio padre Lombardi!  
la Corona della Gloria la si riceve solo attraverso il martirio, ma non perchè si combatte quanti si dicono fedeli alla Tradizione, bensì quando si combatte L'INGIUSTIZIA e la perversa intenzione di ostacolare il Pontefice nella riforma Liturgica...si riceve la gloria quando si combatte  la perversa volontà di ostacolare la liberalizzazione della Messa antica!  
 
Sia lodato Gesù Cristo!  
Mi benedica Padre!






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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23/07/2010 20:34
 
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Tornando anche all'articolo citato di Panorama, c'è una risposta del Vicariato di Roma:  
 
In diocesi: Nota del Vicariato in merito all'articolo di "Panorama" pubblicato il 23 luglio  
 
Il settimanale in edicola oggi, venerdì 23 luglio, pubblica un lungo articolo dal titolo “Le notti brave dei preti gay”. L'estensore del servizio afferma di aver frequentato alcuni sacerdoti gay e di aver documentato i loro comportamenti con una telecamera nascosta. La finalità dell'articolo è evidente: creare lo scandalo  
 
La rivista Panorama nel numero di oggi, venerdì 23 luglio, pubblica un lungo articolo dal titolo “Le notti brave dei preti gay”. L’estensore del servizio afferma di aver frequentato alcuni sacerdoti gay e di aver documentato i loro comportamenti con una telecamera nascosta. La finalità dell’articolo è evidente: creare lo scandalo, diffamare tutti i sacerdoti, sulla base della dichiarazione di uno degli intervistati secondo il quale «il 98 per cento dei sacerdoti che conosce è omosessuale», screditare la Chiesa; e - per altro verso - fare pressione contro quella parte della Chiesa da loro definita «intransigente, che si sforza di non guardare la realtà» dei preti omosessuali.  
 
I fatti raccontati non possono non suscitare dolore e sconcerto nella comunità ecclesiale di Roma, che conosce da vicino i suoi sacerdoti non dalla “doppia vita”, ma con una “vita sola”, felice e gioiosa, coerente alla vocazione, donata a Dio e a servizio della gente, impegnata a vivere e testimoniare il Vangelo e modello di moralità per tutti. Questi sono gli oltre 1.300 sacerdoti delle 336 nostre parrocchie, degli oratori, delle molteplici opere di carità, degli istituti di vita consacrata e delle altre realtà ecclesiali operanti nelle università, nel mondo della cultura, negli ospedali e sulle frontiere della povertà e del degrado umano, non solo nella nostra città ma anche in terre lontane e in condizioni assai disagiate.

Chi conosce la Chiesa di Roma - dove vivono anche molte centinaia di altri preti provenienti da tutto il mondo per studiare nelle università, ma che non sono del clero romano né impegnati nella pastorale - non si ritrova minimamente nel comportamento di costoro dalla “doppia vita”, che non hanno capito che cosa è il “sacerdozio cattolico” e non dovevano diventare preti. Sappiano che nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttandone solo i benefici. Coerenza vorrebbe che venissero allo scoperto. Non vogliamo loro del male ma non possiamo accettare che a causa dei loro comportamenti sia infangata la onorabilità di tutti gli altri.  
 
Dinanzi a simili fatti aderiamo con convinzione a ciò che il Santo Padre Benedetto XVI ha ripetuto più volte negli ultimi mesi: «i peccati dei sacerdoti» ci richiamano tutti alla conversione del cuore e della vita e ad essere vigilanti a non «inquinare la fede e la vita cristiana, intaccando l’integrità della Chiesa, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto».  
 
Questo Vicariato è impegnato a perseguire con rigore, secondo le norme della Chiesa, ogni comportamento indegno della vita sacerdotale.


***********************************************

Santa Caterina da Siena, condannò in maniera veemente l'omosessualità. 
  
Nel suo "Dialogo della Divina Provvidenza", dove si riferisce agli insegnamenti ricevuti da Gesù stesso, ella così si esprime sul vizio contro natura:
"Non solo essi hanno quell'imondezza e fragilità, alla quale siete inclinati per la vostra fragile natura (benchè la ragione, qando lo vuole il libero arbitrio, faccia star quieta questa ribellione), ma quei miseri non raffrenano quella fragilità: anzi fanno peggio, commettendo il maledeto peccato contro natura.   
Quali ciechi e stolti, essendo offuscato il lume del loro intelletto, non conoscono il fetore e la miseria in cui sono; poichè essa non solo fa schifo a Me, che sono somma ed eterna purità (a cui  tanto abominevole, che per questo solo pecato, cinque città sprofondarono per il mio divino giudizio, non volendo più oltre sopportarle la mia giustizia), ma ispiace anche ai demoni, che di quei miseri si son fatti signori. Non è che ai demoni dispiaccia il male, quasi che a loro piaccia un qualche bene, ma perchè la loro natura è angelica, e perciò schiva di vedere o di stare a veder commettere quell'enorme peccato"
(S.Caterna da Siena, Dialogo della Divina Providenza, cap.124).  
 
Aggiungo...   

Alla condanna dei Padri e Dottori della Chiesa, si aggiunge, fin dai primi secoli, quella costante dei Concili, dei papi e del diritto Canonico.   
Fin dal 305, il Concilio di Elvira in Spagna dispose, al canone 71, che agli "stupratori dei ragazzi" venisse negata la Santa Comunione anche se in punto di morte (cfr. Canones Apostolorum et Conciliorum, pars altera, p.11). Le pene canoniche di penitenza vennero poi stabilite nel 314 dal Concilio di Ancyra, al canone 16.   
Il XVI concilio di Toledo, tenutosi nel 693, al canone 3 condannò la pratica omosessuale come un vero e proprio crimine punibile con sanzioni giuridiche: il chierico veniva ridotto allo stato laicale e condannato all'esilio perpetuo, mentre il laico veniva scomunicato e, dopo aver subito la pena delle verghe, veniva anch'esso esiliato (Conciliorum Oecumenicorum collectio, vol. XII, col.71).   
Successivamente nel Concilio di Naplusa, tenutosi in Terra Santa nel 1120, vennero stabilite minuziose pene per i colpevoli di crimini contro natura, dalle più miti fino al rogo previsto per i recidivi ( Conciliorum Oecumenicorum collectio, vol. XII, col.264).   

Più autorevole fu il pronunciamento del Concilio Ecumenico Lateranense III, tenutosi nel 1179, il quale, al canone 11, stabilì che "chiunque venga preso a commettere quel peccato che è contro natura e a causa del quale la collera di Dio piombò sui figli della disobbedienza (Ef 5,6), se è chierico, venga decaduto dal suo stato e venga rinchiuso in un monastero a far penitenza; se è laico venga scomunicato e rigorosamente tenuto lontano dalla comunità dei fedeli"
(Conciliorum Oecumenicorum collectio, vol.XXII, coll.224ss).




[Modificato da Caterina63 24/07/2010 10:22]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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24/07/2010 12:45
 
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Caso preti gay, il vicariato: "Sacerdoti con doppia vita ora vengano allo scoperto"

di Redazione

Dopo l'inchiesta di Panorama sui sacerdoti gay parla il vicariato di Roma: "Coerenza vorrebbe che ora venissero allo scoperto, nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttando solo i benefici"

Roma - Se ci sono sacerdoti gay, "coerenza vorrebbe che venissero allo scoperto", perche "nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttandone solo i benefici". Lo afferma il vicariato di Roma in una nota diffusa all’indomani delle rivelazioni di Panorama su alcuni preti che condurrebbero una "doppia vita", frequentando nel tempo libero i locali di ritrovo degli omosessuali della capitale. Il vicariato di Roma, pur tacciando l’articolo di scandalismo, diffamazione e di voler screditare la Chiesa, di fatto non esclude che qualche sacerdote possa condurre una doppia vita, precisando però che a Roma vivono molti sacerdoti provenienti da tutto il mondo per studiare e che nulla hanno a che fare con la Chiesa di Roma. "Non vogliamo loro del male - si afferma nella nota pubblicata sul sito del vicariato Romasette.it - ma non possiamo accettare che a causa dei loro comportamenti sia infangata la onorabilità di tutti gli altri". "Chi conosce la Chiesa di Roma, dove vivono anche molte centinaia di altri preti provenienti da tutto il mondo per studiare nelle università, ma che non sono del clero romano nè impegnati nella pastorale - rileva il vicariato - non si ritrova minimamente nel comportamento di costoro dalla "doppia vita", che non hanno capito che cosa è il "sacerdozio cattolico" e non dovevano diventare preti. Sappiano che nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttandone solo i benefici. Coerenza vorrebbe che venissero allo scoperto".

Mulè: "Inchiesta documentata"

L’inchiesta di Panorama sui preti gay è documentata: lo precisa il direttore, Giorgio Mulè, replicando alle osservazioni di fonti vaticane che parlano di notizia "priva di prove concrete e circostanziate". "Le anonime ma "autorevoli fonti vaticane" relativamente all’inchiesta di Panorama sulle notti brave dei preti gay a Roma - sottolinea Mulè - parlano di una notizia "priva di prove concrete e circostanziate" ed è bollata come un "tentativo di trovare ad ogni costo argomenti forti per svegliare i lettori sotto l’ombrellonè. Desidero rassicurare le anonime fonti vaticane invitandole a recarsi in edicola per leggere l’inchiesta. Ove non fosse sufficiente sarò lieto - se dovessero decidere di rendersi palesi con la direzione di Panorama - di fornire loro nomi, cognomi e indirizzi dei sacerdoti che hanno compiuto atti sessuali, peraltro documentati da riprese video incontrovertibili". "I nostri lettori, inoltre, saranno sicuramente svegliati dalla nostra inchiesta. Ma le anonime fonti mi credano: avremmo preferito non disturbare il loro riposo - conclude Mulè - piuttosto che raccontare questa squallida storia".

Seminarista: "A feste omosex, ma non sono malato"

"Eh sì, è difficile, ma che ci devo fare? ". Parole dette piano, sullo sfondo di uno dei più bei parchi di Roma all’Eur, a pochi metri dalla grande entrata del Gay Village, la discoteca all’aperto dedicata ai gay dove visi sorridenti e persone gentili accolgono chiunque, nonostante le anticipazioni sul servizio di Panorama che indica quel luogo come punto di riferimento dei sacerdoti gay. Per chiunque si intende anche lui: seminarista e non prete, comunque vocato e in attesa, che se la sente di parlare solo quando gli assicurano che non avrà mai un nome e mai un volto. "L’omosessualità è un humus nel quale la chiesa ha pescato i propri figli - racconta -: persone che vivevano in silenzio ed emarginate la propria solitudine, che non si facevano una propria famiglia perchè non potevano, gay repressi. E adesso viviamo la nostra vita disperatamente, nascondendoci. E qui a Roma è più facile confonderci". Ma è quella "caccia alle streghe che ha avviato il Vaticano che fa più male", quella filosofia per la quale "l’omosessuale è un pedofilo. Noi non siamo pedofili", protesta. Lui non lo è: giovane sì, ma non così giovane da essere categorizzato, condanna questa "pruderie che si consuma intorno a noi". Parla e vorrebbe parlare di più, ma non si fida. Però accenna a "corsi di recupero interni" dove la chiesa "spedisce quelli come noi, quelli che non vengono espulsi. Al nord c’è uno di questi centri, in Lombardia". Una "persecuzione tangibile, vasta e devastante, esplicita" che ha portato la Chiesa ufficiale a "espellere tanti di noi", conclude.

© Copyright Il Giornale online

Beh, Mule' eviti almeno di fare il martire o l'eroe (a seconda dei punti di vista).
Le anonime fonti vaticane contano come il fante di picche, come abbiamo visto...
Quanto al seminarista, sappia che se vuole fare liberamente cio' che vuole, nessuno glielo impedisce. Massima liberta' per tutti, ma sappia che non puo' diventare sacerdote viste le premesse. Si dedichi ad altre professioni ricordando che nessun lavoro e' esente da obblighi.
Inoltre quella che chiama "caccia alle streghe" e' un'operazione trasparenza senza precedenti.
Non si tratta di discriminare nessuno ma di ammettere al sacerdozio solo coloro che risultano perfettamente idonei.
Come ci ha spiegato il Papa, il sacerdozio non e' una professione tuttavia un paragone azzardato puo' far capire meglio cio' che intendo dire.
In tanti, da bambini, sogniamo di fare il medico, l'avvocato, il pilota, l'astronauta, il benzinaio, la maestra, la ballerina di tip tap, ma poi, crescendo, ci rendiamo conto che per arrivare a quelle professioni (a qualunque professione) occorre studiare, allenarsi, faticare, prepararsi adeguatamente.
Per diventare sacerdote la selezione deve essere ancora piu' accurata perche' la vita del prete non e' facile.
Lasci immediatamente la tonaca chi pensa di poter fare cio' che vuole
.
R.
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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I tre nemici del Papa. "Attacco a Ratzinger" di Paolo Rodari e Andrea Tornielli

di Massimo Introvigne
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Attacco a Ratzinger. Accuse, scandali, profezie e complotti contro Benedetto XVI (Piemme, Milano 2010) dei vaticanisti Paolo Rodari e Andrea Tornielli non è né una storia né un'analisi sociologica del pontificato di Benedetto XVI. Si tratta invece di eccellente giornalismo, e di una cronaca attenta ai particolari e ai retroscena degli attacchi contro Benedetto XVI, che dal 2006 a oggi ne hanno fatto il Pontefice più sistematicamente aggredito da un'incessante campagna mediatica degli ultimi anni.

Rodari e Tornielli elencano dieci episodi principali, e a proposito di ognuno forniscono dettagli in parte inediti. La prima offensiva contro il Papa inizia con il discorso di Ratisbona del 12 settembre 2006, il quale contiene una citazione dell'imperatore bizantino Manuele II Paleologo (1350-1425) giudicata da alcuni offensiva nei confronti dell'islam e dei musulmani. Ne nasce una grande campagna contro Benedetto XVI, alimentata sia da organi di stampa occidentali sia dal fondamentalismo islamico, che degenera in episodi violenti. A Mogadiscio, in Somalia, è perfino uccisa una suora.

Già in questo primo episodio l'analisi degli autori mostra all'opera tutti gli ingredienti delle crisi successive. Un buon numero di media, anzitutto occidentali, estrapolano la citazione dal contesto e sbattono la notizia della presunta offesa ai musulmani in prima pagina. Al coro di questi media - secondo elemento, che non va mai trascurato - si uniscono esponenti cattolici ostili al Papa, in questo caso personaggi come l'islamologo gesuita Thomas Michel, rappresentante a suo modo tipico di un establishment del dialogo interreligioso smantellato da Benedetto XVI per il suo buonismo filo-islamico tendente al relativismo. Intervistati dalla stampa internazionale questo cattolici lanciano un "attacco frontale a Benedetto XVI" (p. 26), essenziale per rendere credibili le polemiche della stampa laicista. Ma in terzo luogo Rodari e Tornielli non mancano di rilevare una certa debolezza nel sistema di comunicazione vaticano, molto lento rispetto alla velocità delle polemiche nell'era di Internet e non sempre capace di prevedere in anticipo le conseguenze delle parole più "forti" del Papa, prendendo per tempo le necessarie contromisure.

Tornando però dal discorso di Ratisbona come evento mediatico al discorso di Ratisbona come documento, gli autori riportano l'opinione dello specialista gesuita padre Khalil Samir Khalil secondo cui non si è trattato affatto di una gaffe del Papa bisognosa di correzione, ma di un passaggio integrale e ineludibile in un'analisi sui problemi dell'islam contemporaneo e sulla sua difficoltà a impostare correttamente il rapporto fra fede e ragione. Paradossalmente, rilevano gli autori, queste motivazioni profonde del passaggio sull'islam nel testo di Ratisbona sono state comprese da molti intellettuali musulmani, ma rimangono ostiche o ignorate per la grande stampa dell'Occidente.

Emerge dunque uno schema in tre stadi - errori di comunicazione della Santa Sede, aggressione della stampa laicista, ruolo essenziale di cattolici ostili a Benedetto XVI nel supportare quest'aggressione - che si ritrova in tutti gli altri episodi, con poche varianti. Il ruolo del dissenso progressista appare particolarmente cruciale nelle campagne successive al motu proprio del 2007 Summorum Pontificum, che liberalizza la Messa con il rito detto di san Pio V, e alla remissione della scomunica nel 2009 ai quattro vescovi a suo tempo consacrati da mons. Marcel Lefebvre (1905-1991). Nel primo caso Rodari e Tornielli descrivono un quadro sconfortante di resistenza di liturgisti, riviste cattoliche, intellettuali con un accesso diretto ai grandi media come Enzo Bianchi ma anche vescovi e intere conferenze episcopali che si agitano, si riuniscono, arruolano la stampa laicista e tramano in mille modi per sabotare il motu proprio. La posta in gioco, notano giustamente gli autori che si riferiscono in particolare a uno studio di don Pietro Cantoni pubblicato sulla rivista di Alleanza Cattolica Cristianità, non è solo la liturgia ma l'interpretazione del Concilio Ecumenico Vaticano II. Chi combatte il motu proprio difende l'egemonia di quell'interpretazione del Vaticano II in termini di discontinuità e di rottura con tutta la Tradizione precedente che Benedetto XVI ha tentato in molti modi di correggere e scalzare.

Il caso della remissione della scomunica ai vescovi "lefebvriani" si è trasformato come è noto nel "caso Williamson". Il Papa è stato oggetto di durissimi attacchi quando è emerso che uno dei quattro vescovi consacrati da mons. Lefebvre, mons. Richard Williamson, è un sostenitore di tesi in tema di Olocausto che negano l'esistenza delle camere a gas e riducono il numero di ebrei uccisi dal nazional-socialismo a non più di trecentomila. Al di là del merito della questione, è evidente che la Santa Sede non condivide queste tesi - lo stesso Benedetto XVI le ha ripetutamente condannate - e che qualunque persona dotata di buon senso sarebbe stata in grado di rendersi conto che un provvedimento in qualche modo favorevole a un sostenitore della posizione "revisionista" sull'Olocausto non avrebbe mancato di scatenare una tempesta mediatica. Il problema, dunque, è quando la Santa Sede è venuta a conoscenza delle tesi di mons. Williamson in tema di Olocausto.

Rodari e Tornielli ricostruiscono la vicenda in modo minuzioso, e concludono che un appunto sul tema era stato indirizzato da vescovi svedesi tramite la nunziatura apostolica in Svezia - il Paese dove nel novembre 2008 mons. Williamson aveva rilasciato a un'emittente televisiva non l'unica ma la più recente e articolata sua intervista sull'argomento - alla Segreteria di Stato, dove era stato sottovalutato nella sua potenziale portata e gestito da funzionari minori responsabili dei rapporti con la Scandinavia. Quando dalla televisione svedese la notizia passa sul settimanale tedesco Spiegel e di lì ai media di tutto il mondo, il 21 gennaio 2009, il decreto di remissione della scomunica non è ancora stato pubblicato, è vero, ma è già stato trasmesso il 17 gennaio ai vescovi "lefebvriani" interessati. Non è dunque più possibile ritirarlo o modificarlo. Secondo gli autori ha tuttavia costituito un errore di comunicazione da parte della Santa Sede non accompagnare immediatamente la pubblicazione, avvenuta il 24 gennaio 2009, con una chiara precisazione sul fatto che la remissione delle scomuniche non ha nulla a che fare con le tesi di Williamson sull'Olocausto, che il Papa in nessun modo condivide. Questa precisazione è venuta solo diversi giorni dopo, dando l'impressione che la Santa Sede si trovasse in imbarazzo e sulla difensiva. Inoltre, come il Papa stesso ha rilevato nella sua lettera dell'11 marzo 2009 sul tema, già prima dell'intervista rilasciata in Svezia le posizioni di mons. Williamson comparivano su diversi siti Internet e "seguire con attenzione le notizie raggiungibili mediante l'Internet avrebbe dato la possibilità di venir tempestivamente a conoscenza del problema. Ne traggo la lezione che in futuro nella Santa Sede dovremo prestar più attenzione a quella fonte di notizie".

Dalla lettera di Benedetto XVI, notano gli autori, emergono altri due elementi. Il primo è la grandezza d'animo di un Papa che si assume personalmente la responsabilità di ogni errore eventualmente commesso, rompendo con una lunga prassi secondo cui in questi casi ogni colpa è attribuita ai collaboratori. Il secondo è che, pur essendo evidente che al momento della firma del decreto Benedetto XVI non conosceva le posizioni di mons. Williamson sull'Olocausto, anche in questo caso la campagna della stampa laicista ha avuto successo a causa dell'immediato attacco al Papa da parte di noti esponenti cattolici che hanno inteso così "vendicarsi" del motu proprio. Scrive lo stesso Pontefice: "Sono rimasto rattristato dal fatto che anche cattolici, che in fondo avrebbero potuto sapere meglio come stanno le cose, abbiano pensato di dovermi colpire con un'ostilità pronta all'attacco".

I tempi del caso Williamson non sono casuali. Gli autori ricordano come sia stata ipotizzata nella diffusione mondiale delle notizie sul vescovo "revisionista" proprio in concomitanza con la remissione della scomunica la regia di una coppia di giornaliste lesbiche francesi note per le loro campagne anticlericali e per la "vicinanza al Grande Oriente di Francia" (p. 99), cioè alla direzione della massoneria francese, Fiammetta Venner e Caroline Fourest. Secondo Rodari e Tornielli l'intervista svedese con mons. Williamson "non è concordata in precedenza. Il giornalista si presenta al seminario e riesce a ottenere il colloquio con Williamson" (p. 88). Sembra dunque che mons. Williamson non abbia "organizzato" l'episodio. Tuttavia alla data dell'intervista la notizia secondo cui il Papa stava per firmare il decreto di remissione delle scomuniche circolava già su Internet. Gli autori si chiedono chi abbia armato il microfono dell'oscuro giornalista svedese Ali Fegan. Personalmente mi pongo qualche interrogativo anche su mons. Williamson, il quale sapeva certamente dell'imminente remissione delle scomuniche, è notoriamente critico su ogni ipotesi di compromesso con Roma della Fraternità San Pio X di mons. Lefebvre e come minimo si è comportato con il cronista svedese in modo davvero molto imprudente.

Il ruolo dei cattolici progressisti era già emerso in altre due campagne contro Benedetto XVI, particolarmente gravi perché coronate da successo. Due vescovi regolarmente scelti dal Papa avevano dovuto rinunciare alle cariche: mons. Stanislaw Wielgus, nominato primate di Polonia, a causa della scoperta di documenti relativi a una sua collaborazione giovanile con i servizi segreti del regime comunista, e mons. Gerhard Wagner, nominato vescovo ausiliare di Linz, in Austria, contro cui si erano sollevati il clero e anche molti vescovi austriaci a causa di dichiarazioni sulla natura di castigo di Dio dell'uragano Katrina, sul carattere satanico dei romanzi del ciclo di Harry Potter e sulla possibilità di curare l'omosessualità tramite terapie riparative. Come notano gli autori, le opinioni di mons. Wagner su tutti e tre i temi sono condivise da molti nella Chiesa - lo stesso cardinale Ratzinger aveva espresso simpatia nel 2003 per un libro critico su Harry Potter di una studiosa tedesca sua amica, pur ammettendo di non avere letto i relativi romanzi - ma è anche vero che il prelato austriaco le aveva espresse in toni particolarmente accesi.

I due casi, spiegano gli autori, sono meno lontani di quanto sembri a prima vista. Anche mons. Wielgus, per quanto denunciato per la prima volta da "cacciatori di collaborazionisti" di destra, è stato poi attaccato sistematicamente da una stampa polacca che lo avversava non tanto per il suo passato di collaboratore con i servizi segreti comunisti - un passato condiviso da oltre centomila persone in Polonia, tra cui numerosi sacerdoti e diversi vescovi - quanto per il suo presente di vescovo particolarmente conservatore. Se nel caso di mons. Wielgus, che aveva maldestramente cercato di nascondere documenti sul suo passato, l'accettazione delle dimissioni era inevitabile, non si possono non condividere alcune perplessità degli autori sul caso di mons. Wagner. Cedere alle pressioni di una parte del clero e dell'episcopato austriaco - guidato nel caso Wagner da un sacerdote che poco dopo ha ammesso pubblicamente di vivere da anni in una situazione di concubinato - ha innescato in Austria una contestazione globale nei confronti della Santa Sede, in cui sono sempre più apertamente coinvolte le massime gerarchie cattoliche del Paese e che a tutt'oggi non appare risolta.

Nel marzo 2009 con il viaggio del Papa in Africa l'attacco entra in una fase nuova. Sull'aereo che lo porta in Camerun come di consueto Benedetto XVI risponde alle domande dei giornalisti. A un cronista francese che gli pone una domanda sull'AIDS il Papa risponde che la distribuzione massiccia di preservativi non risolve ma aggrava il problema. Il Papa, rilevano gli autori, tecnicamente ha ragione e nei giorni successivi lo confermeranno fior di immunologi: favorendo la promiscuità sessuale e creando una falsa illusione di sicurezza le politiche basate sul preservativo hanno regolarmente aggravato il problema AIDS nei Paesi dove sono state sperimentate. Ma la risposta del Papa occupa le cronache internazionali per tutto il viaggio, facendo ignorare almeno in Europa e negli Stati Uniti i profondi insegnamenti sulla crisi del continente africano - e la puntuale denuncia delle malefatte delle istituzioni internazionali e di alcune multinazionali in Africa: che fosse proprio questo lo scopo?

Non sorprende ormai più la discesa in campo contro il Papa dei soliti teologi progressisti. Ma il fatto nuovo è l'intervento dei governi: Spagna, Francia e Germania chiedono al Papa di scusarsi, al Parlamento Europeo una mozione di censura del Pontefice non passa ma raccoglie comunque 199 voti. In Belgio una mozione analoga è invece votata dal Parlamento e provoca una dura risposta vaticana, innescando una crisi diplomatica senza precedenti tra i due Paesi che prepara gli atteggiamenti maneschi della polizia belga nella successiva vicenda dei preti pedofili.

Due attacchi citati da Rodari e Tornielli sono interessanti perché non vengono "da sinistra" ma "da destra", e mostrano che anche persone di solito rispettose sono indotte dal clima generale a usare nei confronti del Papa e dei suoi collaboratori un linguaggio che in altri tempi non si sarebbero permesso. Si tratta delle critiche di un mondo cattolico conservatore in tema di economia all'enciclica Caritas in veritate del 2009, giudicata da studiosi statunitensi come George Weigel e Michael Novak ingiustamente ostile al modello di capitalismo prevalente negli Stati Uniti, e delle polemiche sul terzo segreto di Fatima e sull'asserita esistenza di una parte del testo tenuta ancora segreta dal Vaticano. Sul merito si può certo discutere - anche se sull'enciclica gli studiosi americani sembrano soprattutto stizziti per non essere stati consultati, com'era invece avvenuto per testi di Giovanni Paolo II - ma il tono e i veleni sono comunque segnali di un clima malsano.

La stessa apertura agli anglicani che, delusi dalle aperture della loro comunità al sacerdozio femminile e al matrimonio omosessuale, tornano a Roma, se è avversata "da sinistra" come pericolosa per l'ecumenismo - ma quale ecumenismo è possibile con chi celebra in chiesa matrimoni gay? - è attaccata anche "da destra" perché, prevedendo percorsi di accoglienza nella Chiesa Cattolica di sacerdoti anglicani sposati, sembra compromettere la difesa del celibato. Anche qui quella che è più grave è l'incomprensione del carattere globale dell'attacco al Papa da parte di certi sedicenti "conservatori", che gettano benzina anziché acqua sul fuoco.

Le altre nove crisi impallidiscono comunque di fronte alla decima, relativa ai preti pedofili. Dal momento che gli autori citano ampiamente e riprendono materiale dal mio libro Preti pedofili (San Paolo, Cinisello Balsamo 2010), sostanzialmente condividendone l'impostazione, forse non debbo qui riassumere l'ampia sezione del libro dedicata al tema e posso permettermi di rimandare al mio testo. Il libro di Rodari e Tornielli ribadisce, contro le critiche assurde che purtroppo sono venute anche da vescovi e cardinali, quanto anch'io ho sottolineato: se c'è stato nella Chiesa un prelato durissimo nei confronti dei preti pedofili, tanto da essere accusato di violare il loro diritto alla difesa e di essersi scontrato sul punto con numerosi colleghi vescovi, questi è stato il cardinale Ratzinger quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Presentarlo al contrario come tollerante sul punto è semplicemente ridicolo, eppure trova talora credito tra i lettori meno informati dei quotidiani.

Semmai gli autori si chiedono se gli ostacoli che il cardinale Ratzinger ebbe a incontrare negli ultimi anni del pontificato di Giovanni Paolo II - quando le sue richieste di ancor maggiore severità non sempre furono accolte - non gettino un'ombra sul grande Papa polacco e non rischino perfino di compromettere la sua causa di beatificazione. In effetti nella causa in corso il problema è stato affrontato. Ma si è concluso, giustamente, che taluni freni all'opera del cardinale Ratzinger risalgono agli ultimi anni del pontificato wojtyliano, quando Giovanni Paolo II, sempre più gravemente malato, non seguiva più personalmente queste vicende delegandole a collaboratori cui vanno dunque girate eventuali critiche.

In conclusione Rodari e Tornielli si chiedono se si possa parlare di un complotto contro il Papa, citando varie opinioni tra cui la mia in un'intervista che ho loro rilasciato specificatamente per questo volume. La loro conclusione è che ci siano in atto tre diversi attacchi a Benedetto XVI da parte di tre diversi nemici. Il primo è costituito dalla galassia di lobby laiciste, omosessuali, massoniche, femministe, delle case farmaceutiche che vendono prodotti abortivi, degli avvocati che chiedono risarcimenti miliardari per i casi di pedofilia. Questa galassia, troppo complessa perché si possa ritenere che risponda a una sola regia, dispone però grazie alle nuove tecnologie dell'informazione di un potere che nessun altro nemico della Chiesa ha avuto nell'intera storia umana e vede nel Papa il principale ostacolo alla costruzione di una universale dittatura del relativismo in cui Dio e i valori della vita e della famiglia non contano. Un ostacolo che dev'essere spazzato via a tutti i costi e con ogni mezzo.

Queste lobby hanno successo perché hanno arruolato un secondo nemico del Papa costituito dal progressismo cattolico e da quei cattolici e teologi - tra cui non pochi vescovi - i quali vedono la loro autorità e il loro potere nella Chiesa minacciato dallo smantellamento da parte di Benedetto XVI di quella interpretazione del Concilio in termini di discontinuità e di rottura con la Tradizione su cui hanno costruito per decenni carriere e fortune. Le interviste ai cattolici progressisti permettono ai media laicisti di rappresentare la loro propaganda non come anticattolica ma come sostegno contro il Papa reazionario che vuole "abolire il Concilio", cioè mettere in discussione il suo presunto "spirito", dal momento che la lettera dei documenti conciliari dai giornalisti anticattolici non è neppure conosciuta e dai loro compagni di strada "cattolici adulti" è giudicata irrilevante.

In terzo luogo, Benedetto XVI ha anche un terzo nemico, inconsapevole e involontario ma non per questo meno pericoloso. Ci sono "'attacchi' involontariamente autoprodotti a causa delle numerose imprudenze e dei frequenti errori dei collaboratori" (p. 313) del Papa. Gli autori riportano diversi pareri sulla difficoltà di comunicazione della Santa Sede nell'epoca non solo di Internet ma di Facebook e di una telefonia mobile collegata al Web che fa sì che le notizie arrivino a centinaia di milioni di persone - per esempio i cinquecento milioni di utenti Facebook attivi ogni giorno - pochi secondi dopo essere state lanciate e siano archiviate come vecchie dopo qualche ora. Se una notizia falsa non è smentita entro due o tre ore, se a un attacco non si risponde al massimo entro ventiquattr'ore le possibilità di replica efficace si riducono a poco più di zero.

Se tutto questo è vero, le opinioni di chi, intervistato dagli autori, rimpiange il precedente portavoce pontificio, il laico dottor Joaquín Navarro Valls, giudicandolo più scaltro del suo successore gesuita padre Federico Lombardi, possono essere dibattute all'infinito ma forse non vanno al cuore del problema. È il modo di comunicare che è cambiato radicalmente, ed è cambiato dopo la morte di Giovanni Paolo II perché il problema non è Internet ma il numero sempre maggiore di persone - centinaia di milioni, appunto, non piccole élite - che a Internet sono collegate ventiquattro ore su ventiquattro tramite gli smartphone, i netbook o i vari iPad, e hanno un tempo di reazione a richieste o provocazioni che si misura in minuti e non più in ore. Sul punto il libro del giornalista italiano Marco Niada Il tempo breve (Garzanti, Milano 2010) dovrebbe forse essere letto anche da qualche vaticanista.

Benedetto XVI non è inconsapevole di questi attacchi. È molto interessato alle nuove tecnologie e alla necessità di migliorare le strategie di comunicazione della Santa Sede. Ma, concludono Rodari e Tornielli, è anche molto sereno. È disponibile a seguire i problemi che la rivoluzione delle comunicazioni - una rivoluzione forse non meno importante di quella degli anni 1960 in tema di morale e di crisi dell'autorità - pone alla Chiesa, ma non a inseguirli. Insiste sul fatto che la salvezza della Chiesa perseguitata non verrà dalle strategie, dalle diplomazie, dalle tecnologie - per quanto queste siano importanti e non vadano trascurate - ma dalla fedeltà alla preghiera, alla meditazione, al Cristo crocefisso. È probabile che abbia ragione non solo, com'è ovvio, sul piano spirituale ma anche su quello culturale e sociologico, dove alla Chiesa non si chiede d'imitare i modelli dominanti ma di essere se stessa. Non tutti, anche tra i cattolici, sembrano averlo compreso.

Fonte:
Cesnur


si veda anche il blog di uno degli autori, A. Tornielli, Sacri Palazzi.


Fraternamente CaterinaLD

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09/09/2010 00:28
 
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"Perché mi attaccano". Autobiografia di un pontificato

Da quando è stato eletto, Joseph Ratzinger è bersaglio di un crescendo di assalti, da dentro e fuori la Chiesa. C'è una "mano invisibile" che li muove? Ecco come il papa giudica e spiega

di Sandro Magister




ROMA, 3 settembre 2010 – Sono usciti questa estate, negli Stati Uniti e in Italia, due libri che ricostruiscono e analizzano gli attacchi sferrati da più parti contro Benedetto XVI fin dall'inizio del suo pontificato, con un crescendo che ha toccato l'acme quest'anno.

Il libro di Gregory Erlandson e Matthew Bunson, editori di testate cattoliche molto diffuse negli Stati Uniti, si concentra sullo scandalo degli abusi sessuali del clero.

Il libro dei vaticanisti italiani Paolo Rodari e Andrea Tornielli estende invece l'analisi a una decina di attacchi contro altrettanti atti e discorsi di Benedetto XVI: dalla lezione di Ratisbona alla liberalizzazione della messa in rito antico, dalla revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani alla condanna del preservativo anti-AIDS, dall'accoglienza degli anglicani nella Chiesa cattolica allo scandalo della pedofilia.

Di ciascuno di questi episodi Rodari e Tornielli forniscono una ricostruzione molto accurata, con retroscena anche inediti.

La loro conclusione è che sono in atto tre diversi attacchi contro Benedetto XVI, ad opera di tre diversi nemici.

Il primo e principale è il nemico esterno. Sono le correnti d'opinione e i centri di potere ostili alla Chiesa e a questo papa.

Il secondo nemico sono quei cattolici – tra i quali non pochi sacerdoti e vescovi – che vedono in Benedetto XVI un ostacolo al loro progetto di riforma "modernista" della Chiesa.

Il terzo nemico sono infine quei funzionari della curia vaticana che invece di aiutare il papa gli portano danno, per incapacità, per insipienza o anche per opposizione.

Non risulta che questi tre fronti rispondano a un'unica regia. Ciò non impedisce però di cercare se vi sia una ragione unificante che spieghi attacchi così aspri e continui, tutti concentrati sull'attuale papa. È quanto fanno Rodari e Tornielli nell'ultimo capitolo del loro libro, raccogliendo i pareri di vari analisti e commentatori.

Ma non meno importante è sapere come lo stesso Benedetto XVI interpreta gli attacchi portati contro di lui.

*

Nell'omelia della messa conclusiva dell'Anno Sacerdotale, lo scorso 11 giugno, anche Benedetto XVI si è riferito a un "nemico". Così:

"Era da aspettarsi che al 'nemico' questo nuovo brillare del sacerdozio non sarebbe piaciuto; egli avrebbe preferito vederlo scomparire, perché in fin dei conti Dio fosse spinto fuori dal mondo. E così è successo che, proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti, soprattutto l’abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell’uomo viene volto nel suo contrario".

E così il papa si è espresso all'inizio del suo viaggio a Fatima, lo scorso 11 aprile:

"Non solo da fuori vengono attacchi al papa e alla Chiesa,. [...] La più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa. E quindi la Chiesa ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione".

Già da qui si intuisce che per Benedetto XVI anche l'orribile 2010 è da viversi come un anno di grazia, al pari degli anni precedenti, anch'essi costellati da attacchi alla Chiesa e al papa.

Per lui tutto si tiene. La tribolazione prodotta dal peccato è la condizione dell'umanità bisognosa di salvezza. Una salvezza che viene solo da Dio ed è offerta nella Chiesa con i sacramenti amministrati dai sacerdoti.

Per questo – fa capire il papa – il rifiuto di Dio coincide così spesso con un attacco al sacerdozio e a ciò che pubblicamente lo contrassegna, il celibato.

Lo scorso 10 giugno, nella veglia di chiusura dell'Anno Sacerdotale, Benedetto XVI ha detto che il celibato è un'anticipazione "del mondo della risurrezione". È il segno "che Dio c’è, che Dio c’entra nella mia vita, che posso fondare la mia vita su Cristo, sulla vita futura".

Per questo – ha detto ancora – il celibato "è un grande scandalo". Non solo per il mondo di oggi "in cui Dio non c’entra". Ma per la stessa cristianità, nella quale "non si pensa più al futuro di Dio e sembra sufficiente solo il presente di questo mondo".

Che "rendere Dio presente in questo mondo" sia la priorità della sua missione, papa Joseph Ratzinger l'ha detto più volte, in particolare nella memorabile lettera da lui rivolta ai vescovi di tutto il mondo il 10 marzo 2009.

Ma legare alla questione di Dio quella del sacerdozio e del celibato sacerdotale non è così scontato. Eppure è proprio ciò che Benedetto XVI fa costantemente.

Ad esempio, alla fine del 2006, tracciando un bilancio del suo viaggio in Germania che aveva fatto colpo per la lezione di Ratisbona, dopo aver sottolineato che "il grande problema dell'Occidente è la dimenticanza di Dio", ha proseguito dicendo che "è questo il compito centrale del sacerdote: portare Dio agli uomini". Ma il sacerdote "può farlo soltanto se egli stesso viene da Dio, se vive con e da Dio". E il celibato è segno di questa dedizione piena:

"Il nostro mondo diventato totalmente positivistico, in cui Dio entra in gioco tutt’al più come ipotesi ma non come realtà concreta, ha bisogno di questo poggiare su Dio nel modo più concreto e radicale possibile. Ha bisogno della testimonianza per Dio che sta nella decisione di accogliere Dio come 'terra' su cui si fonda la propria esistenza".

Non sorprende quindi che, nell'imminenza della sua elezione a papa, Ratzinger abbia invocato una riforma della Chiesa che cominciasse col purificare dalla "sporcizia" anzitutto i ministri di Dio.

Non sorprende che abbia inventato e indetto un Anno Sacerdotale finalizzato a condurre il clero a una vita santa.

Non sorprende che la liturgia sia così centrale, in questo pontificato. Per la liturgia il sacerdote vive. È al sacerdote che Dio "ha dato di preparare la mensa di Dio per gli uomini, di dare loro il suo corpo e il suo sangue, di offrire loro il dono prezioso della sua stessa presenza".

La liberalizzazione della messa in rito antico, la revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani, l'accoglienza data alle comunità anglicane più legate alla tradizione sono parti di questo stesso disegno. E puntualmente sono tutte oggetto di attacco.

C'è una misteriosa lucidità di visione che unifica gli attacchi all'attuale pontificato. Come se in essi agisse una "mano invisibile", nascosta ai suoi stessi attori. Una mano, una mente, che intuisce il disegno di fondo di Benedetto XVI e quindi fa di tutto per contrastarlo.

Nel Vangelo di Marco c'è un "segreto messianico" che accompagna la vita di Gesù e resta celato ai suoi stessi discepoli. Ma non al "nemico". Il diavolo è colui che riconosce da subito in Gesù il Messia salvatore. E lo grida.

Il paradosso degli attacchi di oggi alla Chiesa è che, proprio mentre la vogliono ridurre all'impotenza e al silenzio, ne svelano l'essenza, come luogo del Dio che perdona.

"Dottore serafico" è l'epiteto di san Bonaventura da Bagnoregio, uno dei primi successori di san Francesco alla testa dell'ordine da lui fondato. Potrebbe essere applicato anche a Benedetto XVI, per come guida la Chiesa nella tempesta.

Nella catechesi da lui dedicata lo scorso 10 marzo a questo santo – da lui molto studiato già da giovane teologo – papa Ratzinger ha espresso il suo pensiero anche sui "nemici" interni alla Chiesa.

A quelli che, scontenti, pretendono una palingenesi radicale della Chiesa, un nuovo cristianesimo spirituale fatto di nudo Vangelo senza più gerarchie né precetti né dogmi, Benedetto XVI ha detto che dallo spiritualismo all'anarchia il passo è breve. La Chiesa "è sempre Chiesa di peccatori e sempre luogo di grazia". Progredisce ed evolve, ma sempre in continuità con la tradizione.

A quelli che per riformare la Chiesa puntano tutto su nuove strutture di comando e nuovi comandanti, ha detto che "governare non è semplicemente un fare, ma soprattutto pensare e pregare": cioè "guidando e illuminando le anime, orientando a Cristo".

Gli attacchi che si concentrano su papa Benedetto sono per lui la prova di quanto sia alta la scommessa che egli lancia agli uomini d'oggi, a tutti, anche agli increduli: "vivere come se Dio ci fosse".

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Per approfondire:

> Per papa Benedetto l'orribile 2010 è anno di grazia (8.7.2010)

> Il papa "ripensa" il celibato del clero. Per rafforzarlo (15.6.2010)

> Anno Sacerdotale. "Era da aspettarsi che al 'nemico' non sarebbe piaciuto" (11.6.2010)

> Chiesa perseguitata? Sì, dai peccati dei suoi figli (14.5.2010)

> Come pilotare la Chiesa nella tempesta. Una lezione
(18.3.2010)

> "Se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi gli uni gli altri" (10.3.2009)
 
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I libri:

Gregory Erlandson, Matthew Bunson, “Pope Benedict XVI and the Sexual Abuse Crisis”, Our Sunday Visitor, Huntington, 2010.

Paolo Rodari, Andrea Tornielli, "Attacco a Ratzinger", Piemme, Milano, 2010.


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Le recensioni di Allen e Introvigne al libro di Rodari e Tornielli:

> John L. Allen Jr: Italian Book Assesses Benedict's Papacy

> Massimo Introvigne: I tre nemici del papa

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3.9.2010
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17/11/2011 16:44
 
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CITTA' DEL VATICANO, 17 NOV. 2011 (VIS). Questa mattina è stato reso pubblico il seguente Comunicato della Segreteria di Stato in merito ad una campagna pubblicitaria che usa in modo improprio l’immagine del Santo Padre:

“La Segreteria di Stato ha incaricato i propri legali di intraprendere, in Italia e all’estero, le opportune azioni al fine di impedire la circolazione, anche attraverso i mass media, del fotomontaggio, realizzato nell’ambito della campagna pubblicitaria Benetton, nel quale appare l’immagine del Santo Padre con modalità, tipicamente commerciali, ritenute lesive non soltanto della dignità del Papa e della Chiesa Cattolica, ma anche della sensibilità dei credenti”.

Parimenti, nella serata di ieri, è stata resa pubblica una dichiarazione di Padre Federico Lombardi, S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, a proposito della medesima campagna pubblicitaria:

“Bisogna esprimere una decisa protesta per un uso del tutto inaccettabile dell’immagine del Santo Padre, manipolata e strumentalizzata nel quadro di una campagna pubblicitaria con finalità commerciale”.


Si tratta di una grave mancanza di rispetto per il Papa, di un’offesa dei sentimenti dei fedeli, di una dimostrazione evidente di come nell’ambito della pubblicità si possano violare le regole elementari del rispetto delle persone per attirare attenzione per mezzo della provocazione.

La Segreteria di Stato sta vagliando i passi da fare presso le autorità competenti per garantire una giusta tutela del rispetto della figura del Santo Padre”.

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la schifosa immagine della Benetton, che non posteremo, è un atto gravissimo e provocatorio.... Benedetto XVI, in un volgare fotomontaggio, mentre si bacia in bocca con l'Imam del Cairo

Quando, più di dieci anni fa, Oliviero Toscani lasciò, Alessandro Benetton gli disse: "Basta provocazioni, basta pubblicità trasgressive". "Alla fine - commenta il pubblicitario - mi sembra che il padre sia stato più bravo e meno presuntuoso".

E adesso Benetton rischia azioni legali. Il bacio in bocca tra papa Benedetto XVI e l'imam del Cairo Ahmed al-Tayyeb non è piaciuto. E l'ennesima pubblicità choc firmata dal colosso di Ponzano Veneto ha alzato un gran polverone, l'attacco alla Benetton, insomma, è stato unanime.

Già ieri sera padre Federico Lombardi aveva annunciato misure legali contro "un uso del tutto inaccettabile dell’immagine" del Santo Padre. Oggi il Vaticano è passato ai fatti. E la segreteria di Stato ha subito incaricato i propri legali di intraprendere, sia in Italia sia all’estero, "le opportune azioni al fine di impedire la circolazione, anche attraverso i mass media, del fotomontaggio realizzato nell’ambito della campagna pubblicitaria Benetton".


Per la Santa Sede, infatti, il fotomontaggio risulta "lesivo non soltanto della dignità del Papa e della Chiesa cattolica, ma anche della sensibilità dei credenti". D'altra parte, questa mattina, già Avvenire attaccava duramente la nuova campagna pubblicitaria di Benetton. "Pasticciare con i simboli e i sentimenti religiosi è sintomo non di creatività ma di grossolana pigrizia dell’intelligenza", ha scritto Umberto Folena sul quotidiano cattolico parlando di "grave atto blasfemo" e "offensivo".

Contro il gruppo fondato da Luciano Benetton nel 1965 non si muove solo la Chiesa cattolica, ma anche la politica. Nel centrodestra la condanna è pressocché unanime. Nonostante i vertici della Benetton abbiano deciso di ritirare lo spot, il senatore del Pdl Stefano De Lillo proporrà, a breve, una azione penale. Non solo. "Poiché la multa prevista è ridicola per un gruppo industriale come Benetton (dai 2mila ai 6mila euro, ndr) - ha spiegato l'esponente del pdl - proporrò a tutti coloro di ogni credo o confessione che si siano sentiti offesi nel loro sentimento religioso, di predisporre una class action contro il gruppo". D'altra parte ad attaccare il gruppo veneto non c'è stata soltanto la Santa Sede. Anche un consigliere dell'imam della moschea di Al Azhar al Cairo (massima istituzione dell’islam sunnita) ha definito "irresponsabile e assurdo" il fotomontaggio pubblicitario. Azab si è, infatti, chiesto se iniziative di questo tipo non possano rivelarsi "pericolose per i valori universali e la libertà di espressione come le si intende in Europa".



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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25/11/2011 21:54
 
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Riprendo da "Il blog degli amici di Papa Ratzinger"
uno scritto di Raffaella:

 Benedetto XVI, perfetto capro espiatorio del nuovo millennio


Cari amici,
è da un po' di tempo che sto riflettendo sulla "teoria" del capro espiatorio. Ci viene in aiuto Wikipedia:

"In senso figurato, un "capro espiatorio" è qualcuno a cui è attribuita tutta la responsabilità di malefatte, errori o eventi negativi e deve subirne le conseguenze ed espiarne la colpa; è bene anche dirsi, che il capro espiatorio diventa soggetto di tali accuse, e quindi probabili pene, più volte prima di essere definito tale. La ricerca del capro espiatorio è l'atto irrazionale di ritenere una persona, un gruppo di persone, o una cosa, responsabile di una moltitudine di problemi".

Beh, basterebbe mettere una foto di Papa Benedetto a illustrazione di tale definizione.
C'è l'alluvione a Genova? Un premio Nobel se la prende col Papa perché, a suo dire, non ha rimproverato preventivamente l'amministrazione locale e statale. Come dite? Papa Benedetto ha dedicato all'ambiente Messaggi, discorsi ed omelie? E che importa?
Scoppiano in tutto il mondo scandali che riguardano i preti pedofili? Colpa di Papa Benedetto e, ancora prima del cardinale Ratzinger! Come dite? Si tratta di atti e fatti accaduti trenta, quaranta o cinquanta anni fa? E allora? 
E perché non apre gli archivi? Come dite? Non è stata fatta la stessa richiesta ai suoi predecessori? Perché? Ha importanza? E' colpa di Ratzinger, è lui che ha le chiavi di tutti gli archivi del mondo.
Piove? Tira vento? C'è caldo? Vi ha punto una vespa? Vi si è rotta l'unghia di un dito del piede? Vi è venuto un brufolo sulla punta del naso? Problemi di cellulite? Siete magri? Grassi? Bassi? Vatussi? Vi si è chiuso il medio nella portiera dell'auto? Siete caduti a gambe all'aria scivolando sulla buccia di banana?
Ma perché non dare la colpa a Papa Benedetto? Sta lì...pronto per essere colpito.
Non è comparso un arcobaleno? Colpa di Ratzinger che non domina la natura! E' comparso l'arcobaleno (vedi Auschwitz)? Ma che volete? E' un fenomeno atmosferico normale dopo una pioggia.
Tira il vento? E' lo Spirito Santo che soffia su tutti i predecessori dell'attuale Pontefice (con l'eccezione di qualcuno).
Il vento si diverte a sollevare la mantella di Papa Benedetto come stamattina? Ma che c'entra? Non avete mai visto il vento? Lo zucchetto vola via? Ma è responsabilità del Papa che non si mette i bottoncini automatici sui capelli visto che, al contrario degli altri, ha una chioma invidiabile! A proposito: come si permette di avere il ciuffo? Non è in continuità con i predecessori.
Crisi finanziaria in Italia? Colpa del Papa che è sempre sui giornali (quali?).
Piove? Una benedizione! Commozione degli Angeli. Piove su Papa Benedetto? Ecco! Non è capace di fermare il fenomeno! Torna il sole dopo la pioggia? Miracolo! Riappare il sole alla presenza di Joseph Ratzinger? Embe'? Avranno sbagliato le previsioni!
Lascio stare la battuta sulla pedana mobile perché sarebbe troppo facile...
In sintesi: Benedetto XVI non ne fa una giusta.
Peccato che il tiro al piccione sia ormai uno sport talmente praticato da essere diventato noioso e ripetitivo.
Dispiace che gli attacchi più gravi ed offensivi arrivino proprio dal mondo cattolico, in particolare da quella parte che vive con la testa rivolta all'indietro incapace di vedere sotto il proprio naso.
Nessuno chiede il panegirico quotidiano di Papa Benedetto (il tempo degli osanna ad un Pontefice è passato), ma si chiede un briciolo di obiettività che consenta a tutti di evitare, se possibile, le brutte figure.
Grazie per l'attenzione.
R.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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31/12/2011 14:02
 
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[SM=g1740722]2011, cose da ricordare


di Andrea Tornielli e Vittorio Messori
LaBussolaQuotidiana 31-12-2011


Caro Vittorio, rieccoci a tavola, ormai negli ultimissimi giorni di questo 2011. È ormai da qualche mese che non ci sediamo a chiacchierare e vale la pena tentare uno sguardo panoramico su alcuni avvenimenti dell'anno che si chiude. Abbiamo più volte parlato, sulla Bussola, della guerra in Libia e delle sue tante ipocrisie. Non abbiamo mai commentato la cattura e l’uccisione di Muhammar Gheddafi, il raís di Tripoli, l’orrore dello scempio del suo cadavere, avvenuto senza che si alzassero voci indignate da parte dei paladini del diritto internazionale...

Eh sì, caro Andrea, ma purtroppo è passato in sordina anche l’orrore giuridico di questa guerra sanguinosa e per giunta non dichiarata. Quando in tempi ormai lontani studiavo diritto internazionale nella facoltà torinese di Scienze politiche, non era neanche immaginabile l’istituto ipocrita dell’ingerenza umanitaria e meno che mai potevano esistere i cosiddetti «Stati canaglia». Siamo di fronte all’ipocrisia travestita da giustizia e da solidarietà umana. Era chiaro fin dall’inizio, per chi conosce un po’ di storia e di geografia, che la rivolta, tra l’altro molto minoritaria, nella Cirenaica, era soltanto uno dei tanti, endemici episodi di scontro tra cirenaici e tripolitani. La Libia è davvero unicamente un’ espressione geografica, come mi sembra abbiamo già ricordato proprio su La Bussola nei mesi scorsi: fu l’Italia a unire due province ottomane, chiamandole Libia, un Paese che non è mai esistito (i Romani conoscevano quel nome ma non per il territorio attuale) e che è stato creato a tavolino unendo differenti etnie tribali atavicamente in lotta tra di loro. Approfittando delle rivolte nei Paesi confinanti, la cosiddetta «primavera araba» (mi chiedo, vedendo i risultati, che sarà “ l’autunno “…) una minoranza di cirenaici di alcune tribù si è ribellata: per Gheddafi era il normale subbuglio che accadeva in quella regione, ci era abituato. Si trattava di una piccola guerra civile, nella quale si sono inseriti la Francia, gli Stati Uniti e quindi l’Italia.


Ti capisco, anche se non sono pienamente d’accordo con te. Intendimi: sono d’accordo sulla Libia – trovo che la guerra sia stata improvvida – ma capisco il concetto di ingerenza umanitaria: se un regime massacra i suoi oppositori,è giusto che la comunità internazionale intervenga…

Andrea, in linea di principio… può essere anche un buon principio. La realtà della sua applicazione è però assolutamente ipocrita. Si interviene contro gli Stati che di volta in volta si definiscono «canaglia», a seconda delle convenienze del momento, girandosi invece dall’altra parte quando le canagliate le fanno Stati paladini della democrazia o i loro alleati. O quando i “cattivi” hanno le dimensioni (e le atomiche…) della Cina e dell’India. Di più: quello dell’ingerenza umanitaria è un concetto tanto pericoloso quanto inedito. Lo Stato, nella sua formulazione di sempre, prevede infatti la sovranità insindacabile nei suoi affari interni. Quelli libici erano sicuramente affari dei libici stessi. Gheddafi, come altre volte, in poche settimane avrebbe ottenuto nuovamente il controllo sulla Cirenaica. In nome dell’ingerenza si sono fatti almeno cento volte più morti, grazie alle bombe intelligenti, che come ben sai così intelligenti non sono. Uno scempio non solo del diritto internazionale ma anche della logica e della umanità. Aggiungo: è vero, in politica i sentimenti non esistono, comunque non contano. Ma la guerra in Libia è stata una delle ultime cose impresentabili fatte da Berlusconi a livello internazionale. Poco prima di questa ipocrita guerra sanguinosa ma non dichiarata, il Cavaliere continuava a sbandierare la sua amicizia politica e personale con Gheddafi, con cui ripeteva di essere legato non solo dalla politica ma anche da una reciproca simpatia. È lui, tra l’altro, che ha favorito l’arrivo di uno dei figli del raís in Italia per fare il calciatore. E ha ospitato nelle sue ville sarde altri figli del leader libico per le vacanze. Nessuno obbligava Berlusconi a fare il servo succube, e anche traditore sul piano morale, offrendo subito e senza problemi le basi agli aerei francesi e americani che andavano a «portare la democrazia» a suon di bombe. Ci abbiamo fatto una figura meschina, come ingerenti umanitari a corto di memoria. Non eravamo affatto tenuti a partecipare a questa guerra. E non è che questa partecipazione – che io considero un tradimento vero e proprio – ci abbia dato dei vantaggi, perché quelli che hanno vinto, quei quattro gatti di rivoltosi di cui ignoriamo tutto, hanno subito presentato il conto, non hanno intenzione di fare sconti, anche verso l’Italia.


Vittorio, dimmi che ne pensi del linciaggio di Gheddafi, un episodio che ci è stato presentato come fisiologico e che non ha provocato indignazione. Personalmente ho trovato blanda persino la posizione della Santa Sede in proposito…

Il linciaggio di Gheddafi per noi stranieri è indifendibile. E non dimentichiamo neanche che proprio la maggioranza dei libici, se si esclude l’enclave della Cirenaica, stava con Gheddafi. L’orrore del linciaggio non è da attribuire al popolo libico che voleva liberarsi del mostro (in Tripolitania non c’è stata alcuna rivolta) ma è dovuto a dei macellai, gente come gli sciacalli di piazzale Loreto nel 1945… Accade sempre così: il leader di uno Stato autoritario viene ucciso subito perché si teme che possa tirar fuori documenti e testimonianze in grado di imbarazzare non poco coloro che si riciclano con i nuovi potenti e pure gli Stati paladini della democrazia, che magari in passato hanno chiuso non uno ma due occhi sullo Stato «canaglia» con cui hanno fatto affari. Perché, per fare uno degli ultimi esempi, perché credi che Ceausescu sia stato subito «giustiziato», con la moglie , appena catturato? Perché Saddam è stato impiccato dopo un processo a sentenza predeterminata e con l’esclusione dei documenti e dei testimoni proposti da una difesa intimorita da minacce esplicite? Perché Moubarak è stato relegato in una stanza-prigione in ospedale, senza potere parlare con alcuno? Sono certo che a un processo del leader egiziano non si arriverà mai, sarà facile trovare un medico pronto a fare l’iniezione giusta che lo faccia tacere per sempre.


L'anno si chiude all’insegna della recessione e della crisi. Rispetto all’ultima volta che ci siamo seduti a tavola, non c'è più il cavalier Berlusconi al governo. Sei contento di questo cambio di governo? Che cosa ne pensi dell’esecutivo «tecnico» guidato dal professor Mario Monti? C'è chi dice che sia il governo delle banche e della massoneria.

Come sai – visto che hai letto e leggi ciò che scrivo e ho scritto – per Berlusconi, come anche per tutti i leader politici che si sono succeduti mentre ero al mondo, posso ripetere, sorridendo, le parole del Manzoni: sono sempre stato, in politica, «lungi da servo encomio e da codardo oltraggio». Non ho parlato in favore o a sfavore di Berlusconi quando era al potere, e non lo attaccherò infierendo su di lui adesso che non c’è più, ora che la sua parabola è finita, dato che non considero praticabile, né auspicabile, una sua «resurrezione» politica. Il primo ministro canadese che partecipava a una riunione internazionale ha recentemente dichiarato: «Effettivamente, per noi Berlusconi rappresentava una macchietta, veniva trattato come un paria, uno da sfuggire perché voleva raccontarti barzellette in un inglese improvvisato, incomprensibile, o commentare le misure delle hostess del Convegno… Per noi, era l’italiano folkloristico di certi film». Ricordati del sorrisetto ironico di Sarkozy alla Merkerl, quando dovevano rispondere a una domanda sull’affidabilità delle promesse di austerità del governo di Berlusconi. Era considerato il capo un po’ pataccaro di una Repubblica delle banane. Non sto facendo un discorso politico sul suo operato (che non ho mai commentato sui giornali) ma dobbiamo oggettivamente riconoscere che su questo piano le sue quotazioni erano ridotte ormai a quelle di un venditore porta a porta, pronto a rifilarti il pacco. Se l’Italia è stata presa di mira dalla speculazione in quanto ventre molle dell’Europa, è dipeso anche da questo. Non c’è da essere contenti del cambio ma realisti: era assolutamente necessario, per cercare di salvare almeno qualche cosa, che Berlusconi togliesse il disturbo, la sua immagine all’estero era talmente logorata da diventare impresentabile. Con lui al governo, l’Italia non poteva fare i conti con la situazione contando sulla solidarietà di almeno qualche Paese. Ed è una situazione ben grave, come abbiamo visto, mentre il Nostro ripeteva, con sorrisi smaglianti, dando interviste a chiunque per strada, che tutto era sotto controllo, che l’Italia era solidissima. Diceva così anche Mussolini alla vigilia dello sbarco in Sicilia: «Se ci proveranno , non avremo alcuna difficoltà a fermarli sul bagnasciuga».


E che mi dici della massoneria? C’è chi ha detto che influisca non poco, insieme ad altri poteri «forti», nel nuovo governo…

Andrea, ci vadano piano quelli che ripetono che con Monti sono andati al governo i massoni. Può anche darsi: non a caso, quella è una società segreta, chi può saperne qualcosa? Perfino a me, appena cominciai a contare qualcosa a La Stampa, a Torino, giunse la lettera con la proposta di incontrare dei premurosi “Fratelli” che volevano parlarmi del mio bene spirituale e professionale. E sentii subito un clima appesantito quando ne parlai ad alta voce in redazione e precisai, ridendo, che, da credente, preferivo un altro tipo di fratellanza. Ma ricordati che nell’elenco degli iscritti alla loggia massonica Propaganda Due, la P2 – che non era, come hanno cercato di far credere, una loggia abusiva, una scheggia impazzita, ma una loggia ufficiale e di eccellenza del Grande Oriente d’Italia, fin dai tempi del Risorgimento – in quell’elenco ad un certo punto compare il nome di un certo Berlusconi dott. Silvio. Mentre non ci si trova quello di Monti. Dunque, attenzione a parlare di massoneria per questo governo, dimenticando quello che lo ha preceduto. Tra l’altro, hanno inventato la leggenda metropolitana di un Berlusconi che avrebbe ricevuto la tessera della P2 senza averla chiesta e l’avrebbe prontamente restituita, sdegnato… Un po’, guarda caso, come il suo ministro Scajola che scopre con stupore – e, pure lui, con indignazione – che un ammiratore sconosciuto gli ha pagato l’alloggio vista Colosseo a sua insaputa… Per Berlusconi, anche solo cliccando su Google, si possono vedere le foto (esibite in tribunale e non contestate) delle ricevute di pagamento al Grande Oriente e si possono leggere le cronache della sua iniziazione a Roma, con tanto di rituale antico. Era con lui per essere iniziato pure l’amico di Montanelli, Roberto Gervaso, che ha confermato e ha fatto la cronaca dell’emozionante evento… E non è che il Nostro si sia dimesso: semplicemente, hanno sciolto la sua loggia di privilegiati a causa dell’inchiesta della magistratura. Dunque, può essere imbarazzante il discorso dei “massoni giunti ora al potere”. Meglio lasciar stare .


E sul governo di «tecnici» che mi dici? Non sei sempre stato un difensore della politica e del suo ruolo?

Come diceva Flaiano, in Italia la situazione è, spesso e volentieri, “tragica ma non seria”. Comunque, come sai, ho sempre sorriso ironico sugli apocalittici e sui catastrofisti, però stavolta credo che il futuro non sarà per noi entusiasmante. Credo anche che sia irrisolvibile da qualunque governo di tecnici. Vedi, non ci troviamo nelle condizioni della famigliola che scopre di aver speso troppo e deve controllare le uscite per un po’, rinunciando alla vacanza, alla terza auto e magari alla terza casa. Siamo in un’economia globale con speculatori e lobbies inafferrabili che, da chissà dove, fanno il buono e il cattivo tempo e non guardano all’economia reale ma praticano le manovre imprevedibili e oscure della speculazione. Pur guardando con rispetto a Monti (che tra l’altro è un cattolico praticante) devo confessarti che non ho molta fiducia: temo l’astrattezza dei professori. Così come non credo, e lo abbiamo già ricordato in una delle nostre tavolate passate, che un imprenditore, siccome ha fatto bene il suo mestiere, sia in grado guidare un Paese (osservazione che valeva per Berlusconi e vale ora per Montezemolo), allo stesso modo penso che se uno è un buon professore non è affatto detto che sia pure uno statista o anche solo un politico efficace. I governi migliori sono formati da persone che non sono intellettuali o, almeno, non sono cattedratici. Non lo erano di certo i tre migliori statisti , forse, cha abbiamo avuto in 150 anni: Cavour, Giolitti, De Gasperi.


Della manovra «lacrime e sangue», che comunque appare già insufficiente, che ne pensi?

Monti si è trovato in una situazione storica, quella di poter in qualche modo ricattare i partiti, che non potevano non dargli la fiducia. Ma a proposito di manovre il premier sta rischiando di perdere questo vantaggio unico, dimenticando quanto Machiavelli andava dicendo: quando un principe deve prendere misure sgradevoli e impopolari, deve prenderle tutte in una volta, perché se le diluisce nel tempo, poi i sottoposti si ribellano. Una sola, dura botta fa strillare ma il ricordo passa presto. Non così una serie di bastonate dilazionate nel tempo. Ci si illude, a mio avviso, se si pensa di poter procedere a tappe. La seconda tappa del programma di Monti stenterà a passare, alla terza temo non ci arriverà. Tutto quello che andava fatto, doveva farlo tutto in uno stesso momento. L’Italia è un Paese difficile: a Berlusconi, anche se ormai impresentabile, non c’era alternativa. Ma questi professori stanno facendo i professori, ottimi nelle aule universitarie, ma come politici piuttosto imbalsamati. Vedremo.


Vittorio, vorrei parlare di cattolici in politica: lo scorso ottobre a Todi le associazioni cattoliche del mondo del lavoro hanno rilanciato il protagonismo dei cattolici in politica e qualcuno pensa alla nascita di un nuovo partito (non un partito cattolico, ma un partito di cattolici). I cattolici del Pdl e del Pd si stracciano le vesti, si ripete che i vertici dell’episcopato non stiano affatto pensando alla nascita di un nuovo partito... Ma se dei laici cattolici vogliono fondare un partito, hanno per forza bisogno della benedizione e dell'autorizzazione dei vescovi?

Ciascuno, Andrea, ha la sua storia e la sua vocazione. Io sono contentissimo che ci siano credenti preoccupati di creare o rafforzare nuove presenze in ambito politico. Personalmente, vista la mia storia, ciò che mi interessa non è il cristianesimo “secondario” della politica cattolica, ma come sai ciò che mi sta a cuore veramente è la fede, è la possibilità stessa di credere oggi. Sono contentissimo di quelle vocazioni, ma francamente di Todi e di tutto ciò che è seguito ho letto poco più che i titoli, non mi sono interessato. Ho scoperto il Vangelo in piena era democristiana e sono grato alla Dc per una cosa soprattutto: il 18 aprile 1948, vent’anni prima della mia conversione, la Dc aveva contribuito a salvare la libertà religiosa nel nostro Paese. Impedendo che l’Italia finisse sotto la sfera sovietica mi ha permesso di convertirmi senza essere un perseguitato. Ma nulla di più. Non ho mai avuto alcun contatto con quel partito. Né, ovviamente, con altri. Vedo tutta l’importanza dell’impegno politico dei cattolici, ma lo lascio fare ad altri. In ogni caso, visto che me lo domandi, ho l’impressione che la diaspora dei cattolici in ogni partito, seguita alla fine della Dc, tutto sommato abbia portato dei vantaggi: a differenza di altri Paesi anche latini, non c’è in Italia nessun partito che nel suo programma abbia degli obiettivi dichiaratamente anticlericali. E questo lo si deve anche alla presenza dei cattolici ex democristiani un po’ dovunque. Questa realtà di diaspora va bene, secondo me. In fondo un partito di cattolici già c’è, è l’Udc, ma non si è mai schiodato da percentuali di voto inferiori al 10 per cento. E il suo leader, tra l’altro, è un divorziato risposato e, come tale, escluso dalla eucaristia… Non credo proprio che ci sia bisogno di un’altra Dc, né che vi siano le condizioni per ricrearla. In ogni caso, concordo con la tua osservazione: se dei cattolici vogliono fondare un partito, non hanno bisogno della benedizione dei vescovi. All’inizio, nel dopoguerra, Dc e sagrestie coincidevano: a vincere nel 1948 è stata  soprattutto la Chiesa di Pio XII e i suoi parroci. Nell’ultima fase del partito cattolico, però, questo collegamento non si avvertiva più, non c’era quasi più collateralismo. In ogni caso, come ho già detto, non mi sembra ci sia bisogno di un nuovo partito. Per me è meglio la diaspora. Parola legata alla tribolata storia ebraica, una storia che dimostra come senza la dispersione nel mondo, nei vari Paesi, gli ebrei e la loro cultura sarebbero stati infinitamente meno influenti.

Vittorio, quello che si conclude è stato un anno di viaggi importanti per Benedetto XVI: in particolare il Papa è stato colpito dall’eccezionale accoglienza ricevuta in Africa, in occasione della visita al Benin dello scorso novembre; come pure Ratzinger è stato colpito dal calore dei giovani a Madrid. Ma c’è un discorso a mio avviso importante che Benedetto XVI ha fatto in settembre a Friburgo. Un discorso poco ricordato, anzi frettolosamente archiviato, nel quale il Papa ha parlato della necessità per la Chiesa di spogliarsi del potere mondano, e di non contare sulle strutture... Che te ne sembra?

Sai, grazie a Dio, Papa Ratzinger non è certo un demagogo e quindi sa benissimo che vale, anche in questo caso, la legge segreta del cattolicesimo, la legge dell’«et- et»: la Chiesa deve spogliarsi dal potere mondano e non contare su di esso, verissimo, però è anche un’istituzione, e l’istituzione è l’involucro della fede. Per dire : senza l’appoggio delle flotte e delle fanterie spagnole, l’Italia del Nord sarebbe diventata protestante e quella del sud un sultanato islamico. Così come il Papa sa certamente che senza Costantino e senza Giustiniano non solo la Chiesa non avrebbe potuto uscire allo scoperto, ma sarebbe diventata per metà ariana e per l’altra metà monofisita. Sa bene, il Papa, che Pio IX – scappato presso i Borboni per sfuggire alla Repubblica Romana di Garibaldi e Mazzini – senza le truppe di Francia, nel 1849, sarebbe stato esiliato per sempre, e già progettava di trasferirsi nell’isola di Malta, sotto la protezione inglese. Per stare a tempi più recenti: nel 1936 los rojos – socialisti, comunisti e anarchici – uccisero subito più della metà del clero nelle zone di Spagna da loro controllate. Gli altri si salvarono solo con la fuga o il nascondimento. Nella diocesi di Barbastro, i preti furono martirizzati nella proporzione dell’ottanta per cento. Altrettanto sarebbe successo nell’altra metà di Spagna senza la lotta, pur spietata, spesso feroce, del generale Francisco Franco. Uno che alternava le messe alle fucilazioni ma che ha pur permesso a quanto restava della Chiesa di sopravvivere. Al cuore della preoccupazione di Benedetto XVI c’è, piuttosto, questo: il problema non è la riforma delle strutture, non è quello di ridiscutere i «ministeri», di ritoccare l’istituzione: il problema è la perla contenuta nella conchiglia, cioè la fede! La preoccupazione del Papa credo sia la stessa che anche da cardinale aveva più volte esposto: siamo assorbiti dalla riforma della Chiesa come istituzione, discutiamo tanto di questo, dimenticando che l’involucro non avrebbe alcun senso senza la fede, e purtroppo è la fede che rischia di non essere più trasmessa. La riforma non si fa cambiando le istituzioni romane. Bisogna ritrovare la fede, e non a caso il Papa ha proclamato il 2012 come Anno della fede. Gliene sono sinceramente grato e leggo in questo senso le sue parole. Guardiamoci però dalla demagogia sessantottina contro, sempre e comunque , “la Chiesa costantiniana”, perché agli esempi che ho fatto ne potremmo aggiungere altri. E la lezione è una: senza l’appoggio anche armato delle potenze del mondo, beh, la Chiesa non sarebbe la stessa, sarebbe ridotta a mal partito e il Papa con ogni probabilità farebbe il monsignore a Malta.

Vittorio, per concludere questa nostra lunga chiacchierata (siamo a tavola per il cenone…) volevo chiederti qualcosa a proposito del possibile accordo tra Fraternità San Pio X e Santa Sede. Tutto sembra ancora in alto mare: i lefebvriani considerano il Concilio una vera iattura per la Chiesa e gli attribuiscono ogni male possibile, nonché ogni responsabilità per la crisi attuale...

Anche qui – sarà che sono un po’ scettico di temperamento – ma più passa il tempo più credo che la frattura stia per diventare insanabile, come quella che si verificò con i Vetero Cattolici del Vaticano I, i «lefebvriani» di Pio IX e che, come sai, esistono ancora e hanno una loro Chiesa… Ho sempre pensato che è una visione semplicista pensare che la questione sia la liturgia in latino o la posizione del prete quando dice la messa. Il fatto è che le prospettive ecclesiologiche sono ormai molto diverse. D’altro canto dobbiamo anche constatare che abbiamo lo scisma nello scisma, perché, se parte dell’establishment lefebvriano attuale sembra sia possibilista sull’accordo, c’è anche chi all’interno non lo vuole. Qui, Andrea, entra anche in gioco una questione psicologica: in fondo è gratificante per molto clero lefebvriano sentirsi tra «i puri e duri», l’ultimo resto di Israele che resiste contro l’Anticristo che ha occupato la grande Chiesa di Roma… Non credo che la maggioranza della Fraternità San Pio X voglia ritornare nella Chiesa, dove sarebbe soltanto una prospettiva accanto alle altre nella grande famiglia cattolica. Non avrebbero più la possibilità di sentirsi i veri, unici paladini dell’ortodossia. Buona parte delle posizioni politiche sono determinate da situazione psicologiche che hanno a che fare con le storie e i temperamenti personali. Lo stesso accade per gli scismi e le eresie. Stavo rileggendo alcune pagine di Calvino, non lo scrittore venerato dai liberal, ma l’eretico del XVI secolo : in lui si sente la gioia di essere uscito dall’ inganno cattolico, di poter costruire a suo piacimento il cristianesimo, di sentirsi scelto dal Cristo e unto dallo Spirito Santo per combattere l’Anticristo papale. Ecco, mi pare che ormai anche i lefebvriani si sentano arcangeli con la spada sguainata, e anche per questo la frattura mi sembra difficilmente componibile. Comunque, come sai, il profetismo, nel senso di svelatore del futuro, non è proprio la mia professione…


[SM=g1740733]


Fraternamente CaterinaLD

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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Il Papa e la storia

di LUCETTA SCARAFFIA

"La questione centrale, sottesa alle scelte da compiere, sta ancora una volta nel tipo di rapporto che la Chiesa di Roma intende stabilire con la storia: sta, per dire più precisamente, nel suo modo di pensarsi nella storia: riconosce di farne pienamente parte, come ne fa parte il Vangelo cui si richiama, o se ne sottrae, perché portatrice, intangibile dalle contingenze umane, di un messaggio che ha saputo mantenere inviolato e inalterato nel corso di duemila anni?". [SM=g1740729]

Con queste parole lo storico Giovanni Miccoli sintetizza il suo lungo discorso critico nei confronti di Benedetto XVI nel recente volume La Chiesa dell'anticoncilio. I tradizionalisti alla riconquista di Roma (Laterza). Una requisitoria, la sua, fondata sulla consultazione di una massa di testi e documenti e che si basa su una lettura del concilio Vaticano II come momento di rottura di un secolare immobilismo.


Con il concilio, finalmente, la Chiesa si sarebbe messa al passo con la storia, accogliendo in quegli anni la modernità. Secondo lo studioso, quindi, la Chiesa avrebbe accettato di ridiscutere tutta la sua cultura e tutta la sua tradizione alla luce di quel cambiamento radicale che ha segnato le società occidentali del XIX e XX secolo.

L'accento sulla mancata attenzione alla storia e sul rifiuto di prenderla in considerazione da parte di Benedetto XVI - che, proprio a causa di questa presunta rimozione, viene accusato da Miccoli di rifuggire dalle distinzioni e quindi di indulgere a una "semplificazione banalizzante" - costituisce infatti l'asse portante di questo libro.

Stupisce in uno storico di vaglia - il quale, come si deduce dalle note, ha letto almeno qualche opera di Ratzinger - l'assoluta incapacità di riconoscere che il teologo oggi Papa ha sempre rivelato una straordinaria attenzione per gli aspetti storici di questioni e problemi; cercando sempre, poi, anche nei suoi interventi, di offrire un'interpretazione storica del momento che stiamo vivendo ricca di richiami all'attualità e alle sue trasformazioni. [SM=g1740721] 

Parlare di ricerca della verità e accusare il pensiero contemporaneo di relativismo non significa certo negare la storia. Significa piuttosto dare della storia un'interpretazione che non piace all'autore del libro, ma questa è cosa ben diversa.

Per Miccoli la storia sembra identificarsi soltanto con quella degli anni sessanta, cioè con la temperie culturale che è stata il contesto del Vaticano II e dei suoi documenti. [SM=g1740729] Come se tutto ciò che è successo dopo - l'applicazione cioè di quei testi, ma anche il fallimento delle utopie della modernità allora predicate nella società, nonché l'emergere di nuovi gravi problemi, quali le questioni bioetiche - non fosse anch'esso storia, e non meritasse oggi attenzione e critica. E, di conseguenza, non sollecitasse uno sguardo diverso sul concilio, diverso da quello dei suoi contemporanei. Uno sguardo storico, appunto.

Così come storico è lo sguardo da portare sulle fratture e sulle opposizioni nate negli anni del Vaticano II. Il fatto che sia passato mezzo secolo da quei tempi significa ovviamente che se ne può tentare un bilancio differente, che utilizza quali elementi di giudizio non solo proclamazioni teoriche, necessariamente datate, ma anche il comportamento degli oppositori nei decenni successivi.

La storia che secondo Miccoli dovrebbe entrare nei discorsi del Papa è sempre quella passata, e più precisamente quella che si svolgeva durante il concilio e ne influenzava ovviamente le decisioni; come se soltanto gli avvenimenti che piacciono e che si condividono siano meritevoli di essere considerati storici. Gli altri devono essere archiviati come resistenze, opposizioni, immobilismi.
Si tratta di una concezione della storia perlomeno discutibile, di cui è portatore non solo Miccoli, ma altri storici della Chiesa e in particolare del Vaticano II, i quali in questo modo arrivano facilmente a concludere ciò che a loro preme di più: che cioè i tradizionalisti - con il Papa in testa - sarebbero alla riconquista della Chiesa
. [SM=g1740721] 


Ma perché il modo di riflettere di Benedetto XVI, chiaramente espresso nei suoi libri e nei suoi interventi, e quindi accessibile a chiunque cerchi seriamente di capire, troppo spesso non viene letto nella sua originalità e novità? Perché ogni cosa che egli dice deve per forza rientrare nei logori schemi dei progressisti e dei conservatori, che in fondo erano stati già messi in crisi dallo stesso Papa del concilio, Paolo VI, con la pubblicazione dell'Humanae vitae?

È come se la schematicità della visione politica del nostro tempo facesse velo a una vera e libera interpretazione - che naturalmente può essere anche critica - di questo pontificato che, in qualsiasi modo lo si voglia giudicare, si sta rivelando sempre più sorprendente e interessante. Gli storici ci metteranno cento anni per capirlo? Speriamo di no.



(©L'Osservatore Romano 4 gennaio 2012)

[SM=g1740771] studiate, studiate, studiate, cari critici, altrimenti tacete!!


Ottimo anche il commento dal BlogRaffaella
Il Papa e la storia. Lucetta Scaraffia risponde a tono ed in modo straordinariamente pungente all'autore dell'ennesimo libro contro Benedetto XVI

[SM=g1740733]


CAPPELLA PAPALE

MISSA PRO ELIGENDO ROMANO PONTIFICE

OMELIA DEL CARDINALE JOSEPH RATZINGER
DECANO DEL COLLEGIO CARDINALIZIO

Patriarcale Basilica di San Pietro
Lunedì 18 aprile 2005

 

Is 61, 1 - 3a. 6a. 8b - 9
Ef 4, 11 - 16
Gv 15, 9 - 17

In quest’ora di grande responsabilità, ascoltiamo con particolare attenzione quanto il Signore ci dice con le sue stesse parole. Dalle tre letture vorrei scegliere solo qualche passo, che ci riguarda direttamente in un momento come questo.

La prima lettura offre un ritratto profetico della figura del Messia – un ritratto che riceve tutto il suo significato dal momento in cui Gesù legge questo testo nella sinagoga di Nazareth, quando dice: “Oggi si è adempiuta questa scrittura” (Lc 4, 21). Al centro del testo profetico troviamo una parola che – almeno a prima vista – appare contraddittoria. Il Messia, parlando di sé, dice di essere mandato “a promulgare l’anno di misericordia del Signore, un giorno di vendetta per il nostro Dio.” (Is 61, 2). Ascoltiamo, con gioia, l’annuncio dell’anno di misericordia: la misericordia divina pone un limite al male - ci ha detto il Santo Padre. Gesù Cristo è la misericordia divina in persona: incontrare Cristo significa incontrare la misericordia di Dio. Il mandato di Cristo è divenuto mandato nostro attraverso l’unzione sacerdotale; siamo chiamati a promulgare – non solo a parole ma con la vita, e con i segni efficaci dei sacramenti, “l’anno di misericordia del Signore”. Ma cosa vuol dire Isaia quando annuncia il “giorno della vendetta per il nostro Dio”? Gesù, a Nazareth, nella sua lettura del testo profetico, non ha pronunciato queste parole – ha concluso annunciando l’anno della misericordia. É stato forse questo il motivo dello scandalo realizzatosi dopo la sua predica? Non lo sappiamo. In ogni caso il Signore ha offerto il suo commento autentico a queste parole con la morte di croce. “Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce…”, dice San Pietro (1 Pt 2, 24). E San Paolo scrive ai Galati: “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno, perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede” (Gal 3, 13s).

La misericordia di Cristo non è una grazia a buon mercato, non suppone la banalizzazione del male. Cristo porta nel suo corpo e sulla sua anima tutto il peso del male, tutta la sua forza distruttiva. Egli brucia e trasforma il male nella sofferenza, nel fuoco del suo amore sofferente. Il giorno della vendetta e l’anno della misericordia coincidono nel mistero pasquale, nel Cristo morto e risorto. Questa è la vendetta di Dio: egli stesso, nella persona del Figlio, soffre per noi. Quanto più siamo toccati dalla misericordia del Signore, tanto più entriamo in solidarietà con la sua sofferenza – diveniamo disponibili a completare nella nostra carne “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col 1, 24).

Passiamo alla seconda lettura, alla lettera agli Efesini. Qui si tratta in sostanza di tre cose: in primo luogo, dei ministeri e dei carismi nella Chiesa, come doni del Signore risorto ed asceso al cielo; quindi, della maturazione della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, come condizione e contenuto dell’unità nel corpo di Cristo; ed, infine, della comune partecipazione alla crescita del corpo di Cristo, cioè della trasformazione del mondo nella comunione col Signore.

Soffermiamoci solo su due punti. Il primo è il cammino verso “la maturità di Cristo”; così dice, un po’ semplificando, il testo italiano. Più precisamente dovremmo, secondo il testo greco, parlare della “misura della pienezza di Cristo”, cui siamo chiamati ad arrivare per essere realmente adulti nella fede. Non dovremmo rimanere fanciulli nella fede, in stato di minorità. E in che cosa consiste l’essere fanciulli nella fede? Risponde San Paolo: significa essere “sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina…” (Ef 4, 14). Una descrizione molto attuale!

Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.

Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. É lui la misura del vero umanesimo. “Adulta” non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo. Ed è questa fede - solo la fede - che crea unità e si realizza nella carità. San Paolo ci offre a questo proposito – in contrasto con le continue peripezie di coloro che sono come fanciulli sballottati dalle onde – una bella parola: fare la verità nella carità, come formula fondamentale dell’esistenza cristiana. In Cristo, coincidono verità e carità. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita, verità e carità si fondono. La carità senza verità sarebbe cieca; la verità senza carità sarebbe come “un cembalo che tintinna” (1 Cor 13, 1).

Veniamo ora al Vangelo, dalla cui ricchezza vorrei estrarre solo due piccole osservazioni. Il Signore ci rivolge queste meravigliose parole: “Non vi chiamo più servi… ma vi ho chiamato amici” (Gv 15, 15). Tante volte sentiamo di essere - come è vero - soltanto servi inutili (cf Lc17, 10). E, ciò nonostante, il Signore ci chiama amici, ci fa suoi amici, ci dona la sua amicizia. Il Signore definisce l’amicizia in un duplice modo. Non ci sono segreti tra amici: Cristo ci dice tutto quanto ascolta dal Padre; ci dona la sua piena fiducia e, con la fiducia, anche la conoscenza. Ci rivela il suo volto, il suo cuore. Ci mostra la sua tenerezza per noi, il suo amore appassionato che va fino alla follia della croce. Si affida a noi, ci dà il potere di parlare con il suo io: “questo è il mio corpo...”, “io ti assolvo...”. Affida il suo corpo, la Chiesa, a noi. Affida alle nostre deboli menti, alle nostre deboli mani la sua verità – il mistero del Dio Padre, Figlio e Spirito Santo; il mistero del Dio che “ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3, 16). Ci ha reso suoi amici – e noi come rispondiamo?

Il secondo elemento, con cui Gesù definisce l’amicizia, è la comunione delle volontà. “Idem velle – idem nolle”, era anche per i Romani la definizione di amicizia. “Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando” (Gv 15, 14). L’amicizia con Cristo coincide con quanto esprime la terza domanda del Padre nostro: “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”. Nell’ora del Getsemani Gesù ha trasformato la nostra volontà umana ribelle in volontà conforme ed unita alla volontà divina. Ha sofferto tutto il dramma della nostra autonomia – e proprio portando la nostra volontà nelle mani di Dio, ci dona la vera libertà: “Non come voglio io, ma come vuoi tu” (Mt 21, 39). In questa comunione delle volontà si realizza la nostra redenzione: essere amici di Gesù, diventare amici di Dio. Quanto più amiamo Gesù, quanto più lo conosciamo, tanto più cresce la nostra vera libertà, cresce la gioia di essere redenti. Grazie Gesù, per la tua amicizia!

L’altro elemento del Vangelo - cui volevo accennare - è il discorso di Gesù sul portare frutto: “Vi ho costituito perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15, 16). Appare qui il dinamismo dell’esistenza del cristiano, dell’apostolo: vi ho costituito perché andiate… Dobbiamo essere animati da una santa inquietudine: l’inquietudine di portare a tutti il dono della fede, dell’amicizia con Cristo. In verità, l’amore, l’amicizia di Dio ci è stata data perché arrivi anche agli altri. Abbiamo ricevuto la fede per donarla ad altri – siamo sacerdoti per servire altri. E dobbiamo portare un frutto che rimanga. Tutti gli uomini vogliono lasciare una traccia che rimanga. Ma che cosa rimane? Il denaro no. Anche gli edifici non rimangono; i libri nemmeno. Dopo un certo tempo, più o meno lungo, tutte queste cose scompaiono. L’unica cosa, che rimane in eterno, è l’anima umana, l’uomo creato da Dio per l’eternità. Il frutto che rimane è perciò quanto abbiamo seminato nelle anime umane – l’amore, la conoscenza; il gesto capace di toccare il cuore; la parola che apre l’anima alla gioia del Signore. Allora andiamo e preghiamo il Signore, perché ci aiuti a portare frutto, un frutto che rimane. Solo così la terra viene cambiata da valle di lacrime in giardino di Dio.

Ritorniamo infine, ancora una volta, alla lettera agli Efesini. La lettera dice - con le parole del Salmo 68 - che Cristo, ascendendo in cielo, “ha distribuito doni agli uomini” (Ef 4, 8). Il vincitore distribuisce doni. E questi doni sono apostoli, profeti, evangelisti, pastori e maestri. Il nostro ministero è un dono di Cristo agli uomini, per costruire il suo corpo – il mondo nuovo. Viviamo il nostro ministero così, come dono di Cristo agli uomini! Ma in questa ora, soprattutto, preghiamo con insistenza il Signore, perché dopo il grande dono di Papa Giovanni Paolo II, ci doni di nuovo un pastore secondo il suo cuore, un pastore che ci guidi alla conoscenza di Cristo, al suo amore, alla vera gioia. Amen.



[Modificato da Caterina63 09/02/2016 19:59]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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19/05/2012 16:17
 
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COMUNICATO DELLA SALA STAMPA A PROPOSITO DELLA NUOVA PUBBLICAZIONE DI DOCUMENTI RISERVATI

COMPLOTTI CONTRO IL PAPA, FUGA DI NOTIZIE, CORVI E TALPE IN VATICANO, TRADIMENTI DI CARDINALI E VESCOVI: LO SPECIALE DEL BLOG


COMUNICATO DELLA SALA STAMPA A PROPOSITO DELLA NUOVA PUBBLICAZIONE DI DOCUMENTI RISERVATI , 19.05.2012

La nuova pubblicazione di documenti della Santa Sede e di documenti privati del Santo Padre non si presenta più come una discutibile – e obiettivamente diffamatoria – iniziativa giornalistica, ma assume chiaramente i caratteri di un atto criminoso.

Il Santo Padre, ma anche diversi dei suoi Collaboratori e dei mittenti di messaggi a Lui diretti, hanno visto violati i loro diritti personali di riservatezza e di libertà di corrispondenza.

La Santa Sede continuerà ad approfondire i diversi risvolti di questi atti di violazione della privacy e della dignità del Santo Padre – come persona e come suprema Autorità della Chiesa e dello Stato della Città del Vaticano – e compirà i passi opportuni, affinché gli attori del furto, della ricettazione e della divulgazione di notizie segrete, nonché dell’uso anche commerciale di documenti privati, illegittimamente appresi e detenuti, rispondano dei loro atti davanti alla giustizia. Se necessario chiederà a tal fine la collaborazione internazionale.

Bollettino Ufficiale Santa Sede

http://images2.corriereobjects.it/gallery/Cronache/2012/05_Maggio/maggiordomo/1/img_1/gabri_10_672-458_resize.jpg?v=20120525190450

Il Papa tradito dal suo maggiordomo

Trovato il "corvo", è l’aiutante di camera della Famiglia Pontificia, Paolo Gabriele (qui sopra nella foto)


Venerdì, 25 Maggio 2012

Quando la realtà supera la fiction. È Paolo Gabriele, l’aiutante di camera della Famiglia Pontificia, in sostanza il maggiordomo di Papa Benedetto, il "corvo" che ha passato le carte segrete di Sua Santità.

È quello che al momento sembrerebbe il finale di una vicenda oscura che si prolunga da diversi mesi nei sacri palazzi. Persino Dan Brown nel suo libro "Angeli e demoni" non arrivò a osare tanto. Per lo scrittore l’assassino del Papa era il suo segretario particolare. In questo caso, invece, da quello che si apprende da fonti vaticane, il nemico di Ratzinger sarebbe il collaboratore laico a lui più vicino. Colui che, insieme con i segretari Georg Gänswein e Alfred Xuereb e le quattro Memores Domini di Comunione e Liberazione, condivide con Benedetto XVI la sua giornata.

Dalla sveglia mattutina, alla Messa nella Cappella privata nell’Appartamento pontificio, ai pasti e alle udienze. Un colpo durissimo per Joseph Ratzinger circondato persino nella sua casa dai lupi di cui aveva parlato all’inizio del suo pontificato.

Al momento Gabriele è in stato di arresto. Questa mattina il maggiordomo del Papa è stato ascoltato in un interrogatorio dal promotore di giustizia vaticano, Nicola Picardi.

L’indagine della Gendarmeria vaticana sulla diffusione di documenti segreti «ha permesso di individuare una persona in possesso illecito di documenti riservati». Lo ha dichiarato padre Federico Lombardi, spiegando che questa persona «si trova ora a disposizione della magistratura vaticana per ulteriori approfondimenti».

Leggi anche: Vespa, il Papa, l’assegno ai poveri e la richiesta d’udienza

Leggi anche: La crocifissione di Ratzinger


Intervista a Gianluigi Nuzzi di Mariagloria Fontana

Gianluigi Nuzzi, firma del quotidiano ‘Libero’ e volto del programma televisivo in onda la scorsa stagione su la7 ‘Gli intoccabili’, dopo le inchieste “Vaticano Spa” e “Metastasi”, torna a raccontare i segreti del Vaticano. Questa volta lo fa con il libro "Sua Santità" (ed. Chiarelettere) in cui svela intrighi di potere, corruzione e intrecci tra il Governo italiano e la Chiesa, attraverso carte segrete di Papa Benedetto XVI, inedite e private, al centro di polemiche in queste ore dopo l'arresto di Paolo Gabriele, l'uomo che secondo il Vaticano avrebbe trafugato i documenti riservati.

Immediatamente dopo la pubblicazione del suo libro ‘Sua Santità’, il Vaticano ha comunicato che agirà per vie legali.
Questa è una risposta oscurantista da parte del Vaticano. Il giornalista ha il dovere deontologico di rendere pubbliche le notizie che trova. Io ho fatto solo il mio mestiere. Mi fa ridere pensare che il Vaticano chieda aiuto ai magistrati italiani dopo che non ha mai risposto alle rogatorie che ha ricevuto su tante vicende. Gliene indico solo una: l’omicidio del banchiere Roberto Calvi. Lo stesso pm del caso Calvi ha detto che alcune rogatorie sono rimaste del tutto inevase. Da una parte, sulle vicende di sangue, il Vaticano non risponde. Dall’altra, dopo l’uscita del mio libro, ricorre alla magistratura italiana per stanare le mie fonti.

Non c’è stata nessuna violazione della privacy?
Ma sta scherzando? Qui si tratta di dovere di cronaca. Quando si entra in possesso di un memorandum del Papa in occasione dell’incontro con il Presidente Napolitano, credo che il dovere di cronaca sia preminente. Capire chi sono stati i congiurati che hanno fatto fuori Boffo, secondo le sue stesse parole, è prioritario. Sapere che c’è stato un lavoro diplomatico che si è sviluppato tra l’Italia e il Vaticano per evitare che il Vaticano pagasse una multa sugli arretrati della tassa dell’Ici e che questa trattativa si è sviluppata in incontri tra Tremonti e l’ex presidente della Banca dello Ior Gotti Tedeschi, interessa tutti gli italiani che pagano le tasse. Come pure il memorandum sulle leggi da modificare che finisce nelle mani del Santo Padre alla vigilia dell’incontro con il Presidente Giorgio Napolitano. È interessante sapere che il Vaticano è intervenuto perché l’Eta deponesse le armi. Sono storie che non riguardano solo il Vaticano, ma tutta la politica italiana e internazionale, si intrecciano con essa e con le scelte economiche. Ci sono vicende singolari, come quella dell’automobile targata ‘Stato Città del Vaticano’ condotta da alcuni gendarmi del Vaticano che vanno a cena con colleghi dell’Interpol e quando escono ritrovano la macchina crivellata di colpi. Vogliamo rassicurarci dicendo che sicuramente è stato un balordo? Cos’è successo? Non lo sappiamo.

I ‘reati’ imputati dal Vaticano sono furto e ricettazione.
La ricettazione di notizie è un brutto segnale, indica un bavaglio all’informazione. È curioso che in un Paese, il Vaticano, dove hanno introdotto soltanto nel 2009 la legge antiriciclaggio, proprio loro indichino alle autorità italiane il reato di ricettazione. È surreale. Comunque in Italia per la Cassazione non esiste la ricettazione di notizie. Se io avessi dei documenti e li tenessi nel cassetto, farei un altro mestiere. Ancora peggio se tenessi per me una parte dei documenti senza pubblicarli, qualora li reputassi ‘compromettenti’, perché sarei da considerare un ricattatore che distilla notizie per il suo tornaconto. I cassetti dei giornalisti devono essere vuoti.

Si aspettava tanto clamore o è abituato, date le tematiche del suo precedente libro ‘Vaticano spa’?
‘Vaticano Spa’ non ha sortito alcuna reazione del Vaticano. Hanno cercato di far passare tutto sotto silenzio nonostante avessi migliaia di documenti e parlassi di come la maxi tangente Enimont fosse passata per lo Ior, la banca vaticana. Anche lì c’erano tante lettere, ma forse non davano fastidio ad altri.

Perché ‘Sua Santità’ indispettisce il Vaticano?
Per la prima volta abbiamo occasione di conoscere il dietro le quinte delle attività tra l’ Italia e il Vaticano. Sappiamo dei timori del Vaticano rispetto alla situazione economica mondiale, soprattutto in relazione alla crisi delle offerte. Inoltre, veniamo a conoscenza del conto personale del Papa nella banca vaticana, lo Ior. Si sono adirati perché abbiamo una molteplice varietà di notizie e di informazioni. Ma non con me, mi auguro, perché sarebbe un brutto segnale per la libertà di stampa. Ce l’hanno con le mie ‘fonti’. Ora cercheranno di individuare chi ha passato i documenti.

Nel suo libro sostiene che una delle priorità del papato attuale è di tenere unita la Chiesa. Fino a che punto?
È un tentativo dal Santo Padre rispetto alla crisi dei fedeli, che, certo, di questi tempi non aumentano. C’è l’impegno di tenere unite le varie anime della chiesa, tutti i movimenti interni: da Comunione e Liberazione all’Opus Dei e altri. C’è anche un tentativo di dialogo con la chiesa ufficiale cinese. Poi c’è stata un’apertura anche quando il Papa ha revocato la scomunica ai quattro vescovi lefebvriani. Benedetto XVI cerca di recuperare lo scisma che c’è stato con tutti i gruppi, anche con i Legionari di Cristo emerge in maniera forte il tentativo di non criminalizzarli. Peccato che poi ci sia molto disagio e subbuglio all’interno di questi movimenti.

Lei dedica anche un capitolo alle offerte destinate al Vaticano. Ci sono varie personalità, tra cui Bruno Vespa, che versa un assegna di 10.000 euro.
Trovavo interessante questo viavai di oboli che arriva in Vaticano la vigilia di Natale. Volevo evidenziare il flusso di denaro proveniente da tante personalità. Credo che il fatto che Bruno Vespa ceni a casa sua con il Segretario di Stato Tarcisio Bertone non sia un fatto proprio usuale. C’è un mondo, che non conosciamo, che dialoga con il Vaticano, un mondo di relazioni che è emblematico e che si manifesta anche con quell’assegno. Mi piaceva e mi interessava il fatto che Vespa chiedesse un appuntamento a Papa Benedetto XVI nella stessa lettera in cui versa diecimila euro. Letta, Geronzi, Bisignani, sono tutti uomini che hanno ruotato in quel mondo, tutta quella rete relazionale è stata un pezzo importante del potere politico ed economico in Italia ed era giusto raccontarlo. Vespa rappresenta un’interfaccia mediatica. Mi incuriosiva perché lui chiede un appuntamento con il Papa e c’è un’attenzione che normalmente, se lei scrive al Papa o a chi per lui, certo non le rivolgono, non valutano la sua lettera.

A suo avviso, quali sono le differenze tra il papato di Benedetto XVI e quello del suo predecessore Giovanni Paolo II?
Benedetto XVI cerca di cambiare le cose, al contrario del precedente pontificato, però incontra tante resistenze. La priorità per Giovanni Paolo II era soprattutto far cadere il comunismo nei Paesi dell’Est e liberare la sua Polonia con qualsiasi mezzo, anche finanziario. Benedetto XVI è molto meno simpatico, mediaticamente parlando. Però ha compiuto dei cambiamenti importanti. Durante il papato di Giovanni Paolo II, la pedofilia non era perseguita come oggi. Questo papa ha rimosso cinquanta vescovi, Giovanni Paolo II ha coperto la pedofilia. Inoltre, ho notato da questi documenti che nel precedente papato rivolgersi a Giovanni Paolo II era un fatto raro ed eccezionale, ci si rivolgeva alla Segreteria di Stato. Oggi invece molti scavalcano la Segreteria di Stato e si rivolgono direttamente al Santo Padre. Anzi, indicano nella Segreteria di Stato una sorta di ‘problema’. C’è un’ipoteca sulla Segreteria di Stato da parte di diversi cardinali. Tant’è che andarono a Castel Gandolfo per chiedere al Papa di dimettere Bertone.

Il Segretario di Stato Tarcisio Bertone è una figura chiave.
È Il numero due del Vaticano. La Digos scandaglia anche il rapporto tra lui e Benedetto XVI, è interessante capirne le radici e comprendere che tipo di rapporto c’è tra il Papa e lui. Benedetto XVI lo ha voluto fortemente, si fida di lui, lo ha avuto con sé dal 1995 al 2003 come segretario della Congregazione per la Dottrina di Fede, quando il Papa era ancora prefetto. Bertone è fondamentale per i suoi legami e i contatti con il mondo della politica italiana.

Quali scenari politici ed economici odierni spaventano il Vaticano?
La paura oggi non viene dal patto di Varsavia, naturalmente siamo in un altro periodo storico. Il timore oggi è rappresentato dalla Cina e dai paesi emergenti. La preoccupazione, come si deduce dai documenti che ho pubblicato, è di vedere i paesi occidentali impoverirsi a causa della crisi economica e del sistema che stanno soffocando l’economia americana, italiana, spagnola, tradizionalmente i paesi più generosi nei confronti della Chiesa. Mentre i paesi che sarebbero da evangelizzare, come l’India e la Cina, stanno diventando la locomotiva economica del mondo. L’allarme è che la Cina, oltre a questa sua bulimia finanziaria, economica, industriale, metta le mani sull’estrazione delle materie prime, controlli le borse e i fondi di investimento, compri il debito dei paesi e, oltre a tutto questo, esporti l’ateismo, lo diffonda. Questo spaventa i sacri palazzi.

Il ‘caso Boffo’ rivela scuole di pensiero distinte, all’interno del Vaticano, nei confronti della politica dell’ex governo Berlusconi.
Non riduciamo la questione a pro e contro Berlusconi. Ci sono davvero tante individualità all’interno del Vaticano. Sicuramente c’è Dino Boffo che afferisce alla scuola di Ruini e di Bagnasco, i quali sostengono che la Chiesa deve avere un ruolo attivo nei confronti della politica italiana perché la missione politica e sociale fa parte del compito della Chiesa stessa. Dall’altra parte, c’è una scuola più tradizionale che dice il contrario, cioè che non ci deve essere questa ‘ingerenza’. In realtà, vediamo che i rapporti sono strettissimi. In Vaticano ci sono tante anime che si sovrappongono, non è una partita di calcio. Il caso Boffo è stata un’operazione partita all’interno del Vaticano che è finita sul tavolo di Vittorio Feltri con tanto di documenti. Mi perdonerete, ma io credo che Feltri fosse in buona fede, aveva verificato la sua ‘fonte’, non aveva motivo di dubitarne. Ha fatto il suo ‘scoop’ in una logica per taluni discutibile: Boffo criticava di malcostume Berlusconi, poi lo stesso Boffo era condannato per molestie omosessuali. Essendo il giornale di Feltri di proprietà di Berlusconi, è evidente che questa cosa ha assunto un rilievo politico tutto italiano. Si è detto: Berlusconi e Feltri attaccano Boffo, da lì ‘il metodo Boffo’ e si è vissuta questa vicenda nel solito dramma agrodolce all’italiana, senza chiedersi chi avesse portato questo documento a Feltri e perché. Oggi Boffo indica dei nomi, sono quelli veri? Non lo so, lo dice Boffo. Di certo, lui è stato riammesso all’interno della Chiesa e gli è stato dato un altro ruolo di grande rilievo, la direzione della tv della Cei, Tv 2000. Se io dico delle falsità il mio datore di lavoro non mi promuove, ma nemmeno mi riassume. Dall’altra parte anche le persone che accusa Boffo sono rimaste tutte ai loro posti. È una situazione gemella a quella di Viganò e troviamo le stesse persone coinvolte nella faccenda. I congiurati sono sempre gli stessi.

Quali sono stati gli uomini politici del Governo Berlusconi che hanno mediato con il Vaticano e quali sono quelli del Governo Monti?
Il governo Berlusconi aveva due ‘alfieri’, due diplomatici a cui era legata l’attività di confronto con il Vaticano: Gianni Letta e Giulio Tremonti. Oggi il Vaticano può contare su ministri che prima di dire sì al Governo Monti hanno chiesto il beneplacito all’interno dei Sacri Palazzi. Hanno chiesto a Padre Georg Ganswein se potevano accettare l’incarico di diventare Ministri. Uno su tutti: Andrea Riccardi, il fondatore della comunità di Sant’Egidio, che è esattamente Ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione. Poi ci sono i ministri Lorenzo Ornaghi e Corrado Passera. Per dirlo con una battuta: questo è uno tra i governi ‘tecnicamente’ più filo vaticani che abbiamo mai avuto. Mi riferisco a questo secolo, perché naturalmente Andreotti e la Dc battevano tutti.

Sul caso Emanuela Orlandi lei, fino a qualche tempo fa, diceva che non sarebbe stata mai aperta la tomba del boss della Magliana Renato De Pedis sepolto nella chiesa di Sant’Apollinare.
Sono cambiati gli scenari. Quando ho detto che il Vaticano non l’avrebbe mai aperta, è perché non sapevo che fosse indagato Don Vergari. Il fatto che l’ex rettore della basilica di Sant’Apollinare sia indagato mette il Vaticano in una posizione che non può ostacolare lo sviluppo delle indagini, quindi ha dato un nulla osta, non indispensabile, ma importante, perché venga fatta chiarezza. Quello che emerge dalle carte è che il prelato Giampiero Gloder, capo dei ghotstwriters del Papa, scrive al Santo Padre di non intervenire sulla vicenda durante l’omelia dell’Angelus, perché sarebbe un riconoscimento indiretto del problema. Comunque, credo che si debba sempre ragionare sulla vicenda Orlandi ricordandosi di Mirella Gregori. Entrambe le ragazze sono scomparse a un mese di distanza. Penso che questa sia la giusta chiave di lettura.

Lei racconta di una ‘nota preparatoria’ scritta da monsignor Dominique Manberti, ministro degli Esteri della Santa Sede, per Benedetto XVI in occasione di una cena segreta con il nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Nella nota, Dominique Manberti indica al Papa una serie di appunti relativi all’incontro del 19 gennaio 2009, giorno in cui vedrà Napolitano. Il primo paragrafo è dedicato a una biografia di Napolitano. Ho trovato ‘divertente’ il fatto che sottolinei che Napolitano si è sposato con rito civile e non con quello religioso. Poi si entra più nel dettaglio nel secondo paragrafo, perché si introducono i temi di interesse della Santa Sede e della Chiesa in Italia. Si evidenzia la centralità e il valore della famiglia e, in seguito, i temi eticamente sensibili. In questi appunti è scritto che si devono evitare equiparazioni legislative e amministrative tra le famiglie fondate sul matrimonio e altri tipi di unione. Magari il Papa non li ha neanche usati, ma il fatto stesso che siano stati evidenziati questi temi è grave. Non hanno evidenziato il problema della fame nel mondo, la disoccupazione, le tasse. Hanno sottolineato i problemi legati a temi eticamente sensibili. C’è scritto, inoltre, che riguardo all’ipotesi di intervento legislativo in materia di fine vita e di fine trattamento, si deve evitare che l’eutanasia passi. Poi si parla anche di parità scolastica e di calo demografico. Ci sono indicazioni precise. il Papa deve fare leva su Napolitano. Lei si immagini Napolitano che fa pressione su Obama su delle leggi americane. Perché lo stato vaticano può far pressione sullo stato italiano? Perché uno stato sì e l’altro non può farlo? La mia è una provocazione, ma credo che qui ci sia una rilevanza della notizia.

Il Vaticano ha paura di essere delegittimato dalle rivelazioni contenute nel suo libro?
Ma scusi, sono io che delegittimo le Sacre Istituzioni o sono loro che si autodelegittimano con l’omicidio Calvi, con Emanuela Orlandi, con la strage delle guardie svizzere, con la banca dello Ior?

(25 maggio 2012)


Chi è il 'maggiordomo' del Papa


CITTA' DEL VATICANO - Quarantasei anni, romano, sposato con figli, già al servizio di Giovanni Paolo II quando "aiutante" di camera era lo 'storico' Angelo Gugel, a cui é subentrato, Paolo Gabriele, come 'maggiordomo' del Papa è, assieme alle Memores domini, il laico più vicino al Pontefice. E' questo il ruolo dell'uomo che, secondo fonti non ufficiali d'Oltretevere, è in questo ore in stato di fermo, con l'accusa di essere in possesso di documenti riservati, secondo quanto ricostruito dalla Gendarmeria vaticana. Riservato, sempre molto elegante, soprannominato "Paoletto", Gabriele è una persona molto conosciuta in Vaticano.

Si tratta di una figura che per i compiti che le sono assegnati, e per i quali è affiancato da due "domestici", si muove come una vera e propria ombra alle spalle del Papa ed è parte della cosiddetta Famiglia pontificia. Il suo ruolo, inoltre, prevede la cittadinanza vaticana e infatti vive con la famiglia in una palazzina all'interno della mura leonine, nella zona residenziale dello Stato. Già fin dalle prime ore del mattino, l'aiutante di camera compare nella stanza del Pontefice per aiutarlo a vestirsi e partecipa alla messa che il Papa celebra in forma privata nella Cappella dell'Appartamento. L'aiutante lo segue poi negli appuntamenti della giornata, come le udienze pubbliche e private.

Tra i suoi compiti, anche quello di servire il Pontefice al momento del pranzo quando, non di rado, egli stesso siede poi alla tavola di Benedetto XVI per consumare i pasti. Alla sera, prepara la stanza da letto del Pontefice e si congeda quando Ratzinger si ritira nel suo studio. Inoltre, assiste il Papa anche durante i viaggi. Proprio per il suo ruolo, ha accesso a tutte le "chiavi" che aprono porte, scale e ascensori tra i più riservati del mondo.






[Modificato da Caterina63 25/05/2012 20:12]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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26/05/2012 12:02
 
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[SM=g1740720] Scandali e fede [SM=g1740752]

La Chiesa è travolta dagli scandali: dopo la pedofilia, gonfiata quanto si vuole, certo mondo gode a far conoscere altre miserie.
Miserie di uomini di Chiesa intrallazzoni, carrieristi, faccendieri… povera gente, che ha anche lei il suo significato nell’economia della salvezza: mettere alla prova e fortificare la fede di chi, in qualche modo, riesce a conservarla, come un lumicino colpito dal vento del laicismo e da quello, molto più pericoloso, delle infedeltà dei credenti. Immagino i poveri discepoli di fronte a Cristo prigioniero prima e crocifisso poi. Si saranno scandalizzati a venderne l’impotenza.

Si saranno sentiti traditi, abbandonati. Ebbene quel Cristo che si lasciò imprigionare dalla soldataglia, schiaffeggiare e sputacchiare da tanti, si lascia anche oggi incarcerare dalle mene e dalla malvagità di tanti cattolici, di tanti ecclesiastici, anche molto in alto, forse anche per metterci alla prova come mise, un tempo, i suoi discepoli: voi credete in me? Credete nella mia Chiesa, “una, santa, cattolica ed apostolica”? Sì, scandalizzati, arrabbiati, confusi, crediamo.

Perché conosciamo la miseria prima di tutto di ognuno di noi, e chi conosce un poco il proprio peccato, si scandalizza meno di quello degli altri; mentre chi è sempre pronto a salvare se stesso, perdona molto di rado gli altri. Crediamo, perché chi vuole, scorge lo stesso, dietro tanto male, il bene che ancora la Chiesa fa per tanti corpi e per tante anime; perché chi vede e conosce la miseria di tanti pastori, vede nel contempo anche, se vuole, che la dottrina della Chiesa rimane l’unico spiraglio di luce nelle tenebre fitte della modernità. Conosco per esperienza di cosa sono capaci certi sacerdoti; conosco a quali menzogne possono arrivare certi cattolici, che magari scrivono sui giornali; so bene a quali bassezze giungono persone che sembrerebbero dedite ad “opere buone”…
Ma so anche che i pulpiti che per primi si lanciano nelle accuse, sono, sovente, sepolcri imbiancati, che nascondono vermi e putredine.

Prendiamo il libro di Gianluigi Nuzzi. Non lo compererò mai, per non finanziare certe operazioni; perché non ritengo necessario, né per me né per il miglioramento del mondo, leggere di tante povertà umane.
Ne ho letto solo un estratto, su Corriere Sette, e alla fine mi sento di condividere alcuni pensieri espressi da Francesco Colafemmina sul suo salace Fides et forma. Con lui condivido l’idea secondo cui molti documenti sono usciti non per un disegno di qualche tipo, ma come ribellione di persone che vivono con angoscia certe atmosfere e certi comportamenti. Scrive Colafemmina: “E mi si parlava da tempo - a me che conto quanto il due di picche - di documenti scottanti, documenti che raccontano gli episodi più impensabili.

Li si voleva rendere noti non certo per innescare guerre sante fra cordate cardinalizie, ma per destare una Chiesa sclerotizzata dal sonno dell'indifferenza, dalla garanzia dell'impunità, dal culto del clericalismo autoreferenziale. E per questo più che di accuse e indagini basterebbe, a mio modestissimo parere, un mea culpa, un mea culpa forse non proclamato davanti ai media, ma vissuto attraverso una azione di governo a tutti i livelli più decisa e coerente con il Vangelo”. Ma dopo le pagine sui segreti vaticani svelati, sempre sullo stesso numero di Corriere Sette, c’è un altro articolo, di Mario Suttora.
Si intitola: “Pio XI fu assassinato dal padre di Claretta Petacci?”.
In esso si ipotizza, con argomenti convincenti, la possibilità che Pio XI sia stato ucciso per la sua posizione avversa, oltre che al comunismo, anche al nazismo. Per le sue denunce coraggiose.

Ecco, questo articolo mi ricorda di guardare anche al libro di Nuzzi con la lucidità di chi, per mestiere, insegna storia. Di chi, dovendo bilanciare i pro e i contro, non può che osservare un fatto: che il male esiste ed esisterà sempre nella storia, persino nel cuore dei papi; però è solo nella Chiesa che accade qualcosa di straordinario: che uomini limitati e miseri, come siamo, compiano opere immense. Che i santi camminino insieme agli altri. Pio XI sfidò i mostri dell’ateismo novecentesco, e come lui Pio XII, come nessun’altro seppe fare. I pontefici per primi compresero l’intrinseca malvagità del comunismo, quando ancora non aveva fatto un morto; per primi denunciarono la barbarie del nazionalismo. Cristiani, e non per caso, sono stati e sono gli eroici nemici delle dittature disumane: da Solgenitsyn ai ragazzi della Rosa Bianca, da Armando Valladares a Cuba a Xiaobo e Chen in Cina…

La Chiesa, ancora oggi, a ranghi ridotti quanto vogliamo, è rimasta l’unica a lottare per i diritti veri dei bambini e della famiglia, mentre la cultura contemporanea, assedia e cerca di distruggere ciò che resta di umano e di civile nella nostra civiltà. E allora, alla malora gli intrallazzoni, preti, vescovi o cardinali che siano. Esiste ancora un popolo, come quello festante e virile che ho conosciuto a Roma il 13 maggio, che non perderà mai la speranza, che non rimarrà schiacciato dagli scandali, né da quelli del mondo, né da quelli degli uomini di Chiesa.
La sua fede è in Colui che è risorto. Avrà la pazienza di aspettare sia il venerdì che il sabato santo…

Francesco Agnoli, Il Foglio, 24/5/2012

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l'ottima ricostruzione di Tornielli

Cari amici, ho appena finito di leggere il libro «Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI» contenente i Vatileaks, i documenti e le lettere che una fonte interna al Vaticano ha consegnato al giornalista Gianluigi Nuzzi. Come saprete, ieri la Santa Sede ha reagito con estrema durezza, definendo l’operazione «un atto criminoso», annunciando che «compirà i passi opportuni» anche chiedendo la collaborazione internazionale.

È evidente e pure comprensibile la grande irritazione d’Oltretevere, che vede pubblicati biglietti, note, memo, appunti e lettere scritte pochi mesi e in qualche caso poche settimane prima. Non so quali elementi legali vi possano essere per ricorrere contro la pubblicazione, mi pare ovvio che la Santa Sede abbia un problema di sicurezza interna e che «l’atto criminoso» è stato compiuto da qualcuno che lavora all’interno dei sacri palazzi, che ha accesso agli archivi, che riesce a intercettare carte transitate dai tavoli del Papa, del suo segretario, del Segretario di Stato. Da qualcuno che persegue un progetto preciso, i cui contorni non sono ancora così chiari. Ma il problema è a monte, e riguarda le talpe.

Da quanto mi risulta, l’indagine interna per scoprire i responsabili brancola ancora nel buio, i tre anziani cardinali incaricati dell’investigazione (Herranz, Tomko e De Giorgi) hanno ricevuto le risultanze del lavoro svolto dalla Gendarmeria vaticana, ma pare non vi siano elementi precisi a carico di qualcuno in particolare, nonostante il numero delle persone che potevano avere accesso alle carte passate sul tavolo del Papa e del suo segretario non siano certo moltissime. Da questo punto di vista, l’istituzione della commissione – preannunciata con un mese d’anticipo dal Sostituto Becciu e insediata il 25 aprile scorso, come pure lo stesso comunicato di ieri sembrano avere piuttosto un intento deterrente, per evitare che fughe simili si ripetano. Ma al momento, oltre tre mesi dopo dalle prime fughe, la soluzione appare ancora lontana.

Non si può non notare, inoltre, che il duro comunicato vaticano di ieri finisce per essere un involontario regalo per l’autore del libro. Ovviamente chi ha preparato la dichiarazione non aveva minimamente questa intenzione, ritenendo doveroso mandare un segnale preciso.

Venendo al libro: ha certamente un notevole interesse documentario, appunto per le carte – in parte già anticipate dal Fatto Quotidiano– che mette a disposizione. Ho potuto constatare che ne esce confermato il quadro che, pur senza avere carte in mano, in qualche caso anch’io, nel mio piccolo e in modo più frammentario, avevo illustrato. Ad esempio nel caso dell’incontro tra il Papa e il presidente Giorgio Napolitano, il 19 gennaio 2009. Di quel pranzo (non cena), parlò infatti piuttosto diffusamente Il Giornale quattro giorni dopo che era avvenuto.

Interessante anche l’appunto che riguarda l’episodio, oggettivamente inquietante, della macchina della Gendarmeria vaticana, targata SCV, che La sera del 10 dicembre 2009 venne crivellata di colpi mentre i suoi conducenti erano a cena in un ristorante romano. Anche in questo caso esce confermata la ricostruzione fornita sul Giornale qualche settimana dopo quell’evento, come attesta questo articolo, scritto nei giorni successivi all’incidente accaduto in San Pietro la notte di Natale di quell’anno, quando il Papa venne fatto cadere da una giovane cittadina svizzera con problemi psichici.

Lo stesso vale per i paragrafi dedicati al caso Williamson e alla revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani: nel libro Nuzzi ripropone il verbale dell’incontro avvenuto in Segreteria di Stato, reso noto nell’agosto 2010, nel libro libro «Attacco a Ratzinger» (pp. 110-116). Lo stesso vale per la ricostruzione dello scontro per il controllo del Toniolo e la volontà di nominare Giovanni Maria Flick al posto di Tettamanzi, e per il dibattito e le tensioni interne generate dal progetto di acquisire il San Raffaele anche con i soldi dello Ior.

Offrono nuovi dettagli che completano un quadro solo in parte già noto le lettere dell’ex direttore di Avvenire Dino Boffo al segretario del Papa, mentre aprono squarci del tutto inediti le comunicazioni riguardanti la nomina del cardinale Angelo Scola a Milano come pure altri documenti sui quali tornerò nei prossimi giorni, che fanno comprendere alcune dinamiche interne al Vaticano.

Su un punto però non sono d’accordo con quanto scrive Nuzzi nell’introduzione e con quanto hanno affermato anche alcuni suoi autorevoli recensori: quando ribadiscono che è inopportuno chiedersi chi sia stato a far uscire un pacchetto così massiccio e variegato di documenti, invece che soffermarsi sul contenuto dei documenti stessi. È ovvio che bisogna innanzitutto guardare ai documenti, che, ripeto contribuiscono a ricostruire con maggiore dovizia di particolari fatti già noti. Ma porsi la domanda su che cosa sia accaduto e su quale scontro sia in atto nei sacri palazzi, su chi e perché abbia voluto pilotare questa uscita di documenti che non ha precedenti, credo sia altrettanto importante per decifrare le dinamiche interne d’Oltretevere. E Nuzzi mi scuserà se la spiegazione sulla «fonte Maria» che decide di fare uscire a più riprese mazzette di documenti soltanto perché vuole «trasparenza» faccio qualche fatica a crederla.

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Ulteriori articoli di Tornielli sull'argomento:

Dietro la sfiducia a Gotti Tedeschi

Dietro la sfiducia a Gotti Tedeschi

Il comunicato con cui la Sala Stampa vaticana, riportando una nota del board dello IOR, ieri pomeriggio ha dato il benservito a Ettore Gotti Tedeschi contiene espressioni inequivocabili: “Dopo una delibera, il Board ha adottato all’unanimità un voto di sfiducia … Continua a leggere


I “corvi” e la loro mente

I

Cari amici, la notizia dell’arresto dell’aiutante di camera, il “maggiordomo” del Benedetto XVI Paolo Gabriele ha sconvolto tante persone in Vaticano: chi lo conosceva non riesce a credere che abbia tradito il Papa prestandosi a un atto criminale quale quello … Continua a leggere


Se i corvi si credono zuavi

Se i corvi si credono zuavi

La vicenda del “corvo”, o meglio dei “corvi” in Vaticano ha molti, troppi lati rimasti ancora oscuri. Nelle pagine iniziali del suo libro, Gianluigi Nuzzi riporta le motivazioni per cui la fonte “Maria” avrebbe deciso di far uscire da Oltretevere … Continua a leggere

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Padre Lombardi: il Papa è addolorato ma cerca verità e rimedi (Izzo)


Vedi anche:

I collaboratori più stretti del Papa: servizio di Enzo Romeo

Vatileaks, il punto sulle indagini nel servizio di Lucio Brunelli

Vatileaks, Messori: "Solo chi non conosce Ratzinger pensa che potrebbe dimettersi per vicende come queste" (TMNews)

Incredibile e choccante Ferrara su Raiuno

APPELLO DI PADRE LOMBARDI AL SENSO DI RESPONSABILITA' DEI VATICANISTI (IZZO)

Le dimissioni di Gotti Tedeschi e le strane giustificazioni (Ippolito)

Padre Lombardi: il Papa è consapevole della situazione delicata della Curia

Gabriele è difeso da Carlo Fusco e Cristiana Arru. Avv. Fusco: la moglie lo ha incontrato. Sulla vicenda troppe notizie infondate (Izzo)

Aperta a Milano dal cardinale Scola la settimana di Family 2012 (O.R.)

Corvi spennacchiati come pappagalli spiumati: ripetono tutti la stessa solfa e cioè che hanno agito per il Papa. Il commento di Fittipaldi

Da Babele all'unità. Nella basilica Vaticana la messa della solennità di Pentecoste presieduta da Benedetto XVI (O.R.)

Lombardi: Il Papa informato e dispiaciuto, vuole la verità


Padre Lombardi: nessun cardinale e nessuna donna indagati. Gabriele vuole rispondere a tutte le domande. L'inchiesta non c'entra con lo Ior. I legali dell'indagato possono chiedere i domiciliari (Izzo)

Lombardi: fantasie nell'intervista al "corvo". Avvocato maggiordomo: Collaborazione con magistrati


[SM=g1740733]

[Modificato da Caterina63 28/05/2012 21:18]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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29/05/2012 19:47
 
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Dopo alcuni giorni di silenzio, l''Osservatore romano' affronta le ultime vicende legate alla fuga di notizie di documenti riservati del Vaticano (il cosiddetto 'Vatileaks') con un'intervista di prima pagina al sostituto della Segreteria di Stato, l'arcivescovo Angelo Becciu, realizzata dal direttore del giornale vaticano Giovanni Maria Vian.
 "Amarezza e dispiacere per quanto è accaduto negli ultimi giorni in Vaticano, ma anche determinazione e fiducia nell'affrontare una situazione francamente difficile. Sono questi - si legge - i sentimenti che si avvertono nel sostituto della Segreteria di Stato sul tema che attira l'attenzione di moltissimi media in tutto il mondo, e cioè l'arresto, il 23 maggio scorso, di Paolo Gabriele, aiutante di camera di Benedetto XVI, per il possesso di un gran numero di documenti riservati appartenenti al Papa. Cosa dire dello stato d'animo di chi lavora nella Santa Sede? 'Con le persone incontrate in queste ore - risponde il braccio destro del card. Tarcisio Bertone - ci siamo guardati negli occhi e certo vi ho letto sconcerto e preoccupazione, ma ho visto anche decisione nel continuare il servizio silenzioso e fedele verso il Papa'. Un atteggiamento che si respira ogni giorno nella vita degli uffici della Santa Sede e del piccolo mondo vaticano, ma che ovviamente non fa notizia nel diluvio mediatico scatenatosi a seguito dei gravi e per molti versi sconcertanti fatti di questi giorni. In questo contesto, monsignor Becciu misura con attenzione le parole per sottolineare 'l'esito positivo' dell'indagine, anche se si tratta di un esito amaro. Le reazioni in tutto il mondo, poi, per un verso giustificate, dall'altro 'preoccupano e rattristano per le modalità dell'informazione, che scatenano fantasie senza alcuna rispondenza nella realtà'".
 

Le carte rubate del Papa. A colloquio con il sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Angelo Becciu (Vian)


A colloquio con il sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Angelo Becciu


Le carte rubate del Papa


Amarezza e dispiacere per quanto è accaduto negli ultimi giorni in Vaticano, ma anche determinazione e fiducia nell’affrontare una situazione francamente difficile. Sono questi i sentimenti che si avvertono nel sostituto della Segreteria di Stato — l’arcivescovo Angelo Becciu, che per il suo ufficio ogni giorno lavora a stretto contatto con il Pontefice — durante un colloquio con «L’Osservatore Romano» sul tema che attira l’attenzione di moltissimi media in tutto il mondo, e cioè l’arresto, il 23 maggio scorso, di Paolo Gabriele, aiutante di camera di Benedetto XVI, per il possesso di un gran numero di documenti riservati appartenenti al Papa. Cosa dire dello stato d’animo di chi lavora nella Santa Sede? «Con le persone incontrate in queste ore — risponde il sostituto — ci siamo guardati negli occhi e certo vi ho letto sconcerto e preoccupazione, ma ho visto anche decisione nel continuare il servizio silenzioso e fedele verso il Papa». Un atteggiamento che si respira ogni giorno nella vita degli uffici della Santa Sede e del piccolo mondo vaticano, ma che ovviamente non fa notizia nel diluvio mediatico scatenatosi a seguito dei gravi e per molti versi sconcertanti fatti di questi giorni. In questo contesto, monsignor Becciu misura con attenzione le parole per sottolineare «l’esito positivo» dell’indagine, anche se si tratta di un esito amaro. Le reazioni in tutto il mondo, poi, per un verso giustificate, dall’altro «preoccupano e rattristano per le modalità dell’informazione, che scatenano fantasie senza alcuna rispondenza nella realtà».


Si poteva reagire con più rapidità e completezza?


Vi è stato, vi è e vi sarà un rispetto rigoroso delle persone e delle procedure previste dalle leggi vaticane. Non appena accertato il fatto, il 25 maggio la Sala Stampa della Santa Sede ha diffuso la notizia, anche se è stato uno choc per tutti e questo ha creato un po’ di smarrimento. Del resto l’indagine è ancora in corso.


Come ha trovato Benedetto XVI?


Addolorato. Perché, stando a quanto sinora si è potuto appurare, qualcuno a lui vicino sembra responsabile di comportamenti ingiustificabili sotto ogni profilo. Certo, prevale nel Papa la pietà per la persona coinvolta. Ma resta il fatto che l’atto da lui subito è brutale: Benedetto XVI ha visto pubblicate carte rubate dalla sua casa, carte che non sono semplice corrispondenza privata, bensì informazioni, riflessioni, manifestazioni di coscienza, anche sfoghi che ha ricevuto unicamente in ragione del proprio ministero. Per questo il Pontefice è particolarmente addolorato, anche per la violenza subita dagli autori delle lettere o degli scritti a lui indirizzati.


Può formulare un giudizio su quanto avvenuto?


Considero la pubblicazione delle lettere trafugate un atto immorale di inaudita gravità. Soprattutto, ripeto, perché non si tratta unicamente di una violazione, già in sé gravissima, della riservatezza alla quale chiunque avrebbe diritto, quanto di un vile oltraggio al rapporto di fiducia tra Benedetto XVI e chi si rivolge a lui, fosse anche per esprimere in coscienza delle proteste. Ragioniamo: non sono state semplicemente rubate delle carte al Papa, si è violentata la coscienza di chi a lui si rivolge come al vicario di Cristo, e si è attentato al ministero del successore dell’apostolo Pietro. In parecchi documenti pubblicati, ci si trova in un contesto che si presume di totale fiducia. Quando un cattolico parla al Romano Pontefice, è in dovere di aprirsi come se fosse davanti a Dio, anche perché si sente garantito dalla assoluta riservatezza.


Si è voluta giustificare la pubblicazione dei documenti in base a criteri di pulizia, trasparenza, riforma della Chiesa.


I sofismi non portano molto lontano. I miei genitori mi hanno insegnato non solo a non rubare, ma a non accettare mai cose rubate da altri. Mi sembrano principi semplici, forse per qualcuno troppo semplici, ma certo è che quando qualcuno li perde di vista, facilmente smarrisce se stesso e porta anche altri alla rovina. Non vi può essere rinnovamento che calpesti la legge morale, magari in base al principio che il fine giustifica i mezzi, un principio che tra l’altro non è cristiano.


E cosa rispondere a chi rivendica il diritto di cronaca?


Penso che in questi giorni, da parte dei giornalisti, insieme al dovere di dare conto di quanto sta avvenendo, ci dovrebbe essere anche un sussulto etico, cioè il coraggio di una presa di distanza netta dall’iniziativa di un loro collega che non esito a definire criminosa. Un po’ di onestà intellettuale e di rispetto della più elementare etica professionale non farebbe certo male al mondo dell’informazione.


Secondo diversi commenti le carte pubblicate rivelerebbero un mondo torbido all’interno della Chiesa, in particolare della Santa Sede.


Dietro ad alcuni articoli mi pare di trovare un’ipocrisia di fondo. Da una parte si accusa il carattere assolutista e monarchico del governo centrale della Chiesa, dall’altra ci si scandalizza perché alcuni scrivendo al Papa esprimono idee o anche lamentele sull’organizzazione del governo stesso. Molti documenti pubblicati non rivelano lotte o vendette, ma quella libertà di pensiero che invece si rimprovera alla Chiesa di non permettere. Insomma, non siamo mummie, e i diversi punti di vista, persino le valutazioni contrastanti sono piuttosto normali. Se qualcuno si sente incompreso ha tutto il diritto di rivolgersi al Pontefice. Dov’è lo scandalo? Obbedienza non significa rinunciare ad avere un proprio giudizio, ma manifestare con sincerità e sino in fondo il proprio parere, per poi adeguarsi alla decisione del superiore. E non per calcolo, ma per adesione alla Chiesa voluta da Cristo. Sono elementi basilari della visione cattolica.


Lotte, veleni, sospetti: è davvero così il Vaticano?


Io quest’ambiente non lo percepisco e spiace che del Vaticano si abbia un’immagine tanto deformata. Ma questo ci deve far riflettere, e stimolare tutti noi a impegnarci a fondo per far trasparire una vita più improntata al Vangelo.


Cosa dire insomma ai cattolici e a quanti guardano comunque con interesse alla Chiesa?


Ho parlato del dolore di Benedetto XVI, ma devo dire che nel Papa non viene meno la serenità che lo porta a governare la Chiesa con determinazione e chiaroveggenza. Si sta per aprire a Milano l’incontro mondiale delle famiglie. Saranno giornate di festa dove si respirerà la gioia di essere Chiesa. Facciamo nostra la parabola evangelica che Papa Benedetto ci ha ricordato pochi giorni fa: il vento si abbatte sulla casa, ma questa non crollerà. Il Signore la sostiene e non vi saranno tempeste che potranno abbatterla.
g.m.v.


(©L'Osservatore Romano 30 maggio 2012)

Il Signore non ha abbandonato la Sua Chiesa. Aiutiamo il Papa con la preghiera e con la penitenza.

 
Il questo momento particolarmente difficile per la Santa Chiesa e per il Vicario di Cristo, Successore di Pietro, pubblichiamo, con il permesso dell’Autore, la riflessione di un Teologo, che, in spiritu humilitatis, preferisce definirsi un “semplice catechista”. 
 La Tradizione deve molta riconoscenza a questo umile Teologo che aveva autorizzato a mettere la sua firma  su questo post a dimostrazione dell'affetto nei confronti di   tutti noi Lettori di MiL, blog che stima ed ama. 

 Pur ammirando il suo coraggio, abbiamo disobbedito alle sue  disposizioni perché  si trova ancora in “esilio” proprio a causa della sua fedeltà alla tradizione,
Non vorremmo infatti aggravare ulteriormente la sua posizione presso  i suoi Superiori ! 
Che il Serafico Padre San Francesco d’Assisi continui a proteggere questo suo figlio, e l'opera che svolge  fra i giovani a beneficio della Santa Chiesa e della santa Tradizione.
 Andrea Carradori 
 
«Il Signore non ha abbandonato la Sua Chiesa. Che è quella di cui Benedetto è il mite (forse troppo) Pastore, Colonna e Fondamento della Verità. Arca di salvezza per i puri di cuore che anche dietro le nubi, sanno vedere il Volto di Dio. Già Romano Amerio, in tempi più difficili di questi, aveva affermato che la Chiesa non può mutare in altra (religione). 
E' un'impossibilità metafisica, dovuta alla promessa del Suo Fondatore Divino. Però il "personale" della Chiesa può peccare e anche "obnubilare" la Verità. Potremmo portare una serie infinita, di questo di esempi di questa "obnubilazione", ma ne cito due : la (quasi) sparizione della parola "anima" e la desistenza nel chiamare il peccato per quello che è, ossia l'unico vero male. 
Questa mi sembra la vera tragedia dei nostri tempi. Per questo prego e spero in un riconoscimento canonico della FSSPX, che avrà pure tanti difetti, ma che ha custodito integro il "depositum Fidei", senza "obnubilare" nessun punto. 

Continuiamo a pregare perché il nemico, il divisore, non prevalga nel suo interno (e nel suo esterno),di questa, per tanti aspetti benemerita Fraternità.
Nonostante le molte sofferenze personalmente subite nel "postconcilo", non ho mai dubitato sulla continuità non solo del "soggetto" Chiesa, ma anche del suo Magistero, ove questo abbia veramente "magisterato". 

Sono certo che la Chiesa non ha dogmatizzato niente altro che non era già dogmatizzato, né ha sdogmatizzato niente che era stato da sempre, da tutti e ovunque insegnato. Purtroppo il suo "personale" (clero e laici), e temo in maggioranza, hanno(abbiamo) obnubilato la Verità. E di questo dovremo rendere conto a Dio. 
Che Egli abbia pietà di noi ! 
La riforma che invochiamo deve cominciare da noi stessi. Se san Francesco (e tutti gli altri santi) avessero aspettato l'esempio dall'alto . . . ! 
Poi, francamente, e da sincero tradizionalista, accusato di essere "lefebvriano", non riesco a criticare nulla nell'attuale Pontefice, che ritengo (è solo un modestissimo parere soggettivo), il meglio di quanto gli attuali vertici ecclesiastici possano esprimere. 

Da parte dei sei Papi della mia vita non ricordo un gesto altrettanto coraggioso e controcorrente come la pubblicazione del Motu Proprio “Summorum Pontificum”! 

Nel suo libro "Introduzione allo Spirito della Liturgia", libro determinante per la mia conversione dal conservatorismo al tradizionalismo, l'allora cardinale J.Ratzinger definisce la Santa Messa come "Sacrificio in forma di preghiera". 
Questo in polemica con il teologo (cattolico) Romano Guardini che definiva la Santa Messa come "Sacrificio in forma di banchetto". 
Ambedue parlano come "dottori privati", quindi preferisco alla loro teologia la definizione "solenne" di Paolo VI: " . . . noi crediamo che la Santa Messa è lo stesso Sacrificio della Croce sacramentalmente presente sui nostri altari"
 Che poi il rito, da lui approvato, non esprima bene la fede professata è un altro conto. Comunque quello che credono i Papi individualmente mi interessa relativamente. Mi interessa quello che insegnano quando "magisterano". Non mi sembra che abbiano mai dogmatizzato un errore nè sdogmatizzato una Verità. 
Non potrebbero farlo.
 E'un'impossibilità ontologica fondata sulla promessa del Signore. 
Che poi nella loro prassi o insegnamento "obnubilino" la Verità è un fatto che c'è sempre stato e sempre ci sarà. 

Per questo la Chiesa non è solo magistero: lo Spirito Santo suscita anche i santi (e i profeti) che ci richiamano sulla retta via (vedi Santa Caterina da Siena o San Francesco che, nel sogno di Innocenzo III, sostiene la basilica del Laterano e impedisce che rovini). 
Poi guai ai Pastori che non pascolano. 
Ma questo, prima ancora che nostro, è un problema loro. 
Aiutiamo il Papa con la preghiera e con la penitenza personale. E' un uomo, fa quello che può.
Lui potrebbe anche lasciarsi sbranare dai lupi, ma si sforza di non lasciar sbranare le pecorelle a lui affidate.
 Ha iniziato a virare la barca, ma essa è un grande transatlantico ha bisogno di tempo per cambiare rotta.  Cerchiamo di aiutarlo !

Infine: c'è un proverbio cinese che dice "quando Dio vuole punire un popolo, gli manda un re "giovane" . . . (questo proverbio è stato aggiunto, in risposta polemica a chi invocava le "dimissioni" di Benedetto XVI,con la scusa che "ci vuole un Papa più giovane, per guidare la Chiesa in tempi così difficili")
 P.L.R.B. 

**********************

I frutti della "Gaudium et Spes"

Chiesa cattolica: che cosa succede in Vaticano?

di Roberto de Mattei
 
 
Che cosa succede in Vaticano? I cattolici del mondo intero si domandano costernati qual è il senso delle notizie che esplodono sulla stampa e che sembrano rivelare l’esistenza di una guerra ecclesiastica interna alle Mura Leonine, la cui portata è artatamente ingigantita dai mass media. Però, se non è facile capire che cosa succede, si può tentare di capire perché tutto ciò oggi accade.
 
Non è privo di significato il fatto che l’autocombustione divampi proprio mentre ricorre il 50esimo anniversario del Concilio Vaticano II. Tra tutti i documenti di quel Concilio, il più emblematico, e forse il più discusso, è la costituzione Gaudium et Spes, che non piacque al teologo Josef Ratzinger. In quel documento si celebrava con irenico ottimismo l’abbraccio tra la Chiesa e il mondo contemporaneo. Era il mondo degli anni Sessanta, intriso di consumismo e di secolarismo; un mondo su cui si proiettava l’ombra dell’imperialismo comunista, di cui il Concilio non volle parlare.
 
Il Vaticano II vedeva i germi positivi della modernità, ma non ne scorgeva il pericolo, rinunciava a denunciarne gli errori e rifiutava di riconoscerne le radici anticristiane. Si poneva in ascolto del mondo e cercava di leggere i «segni dei tempi», nella convinzione che la storia portasse con sé un indefinito progresso. I Padri conciliari sembravano aver fretta di chiudere con il passato, nella convinzione che il futuro sarebbe stato propizio per la Chiesa e per l’umanità. Così purtroppo non fu. Negli anni del postconcilio, allo slancio verticale verso i princìpi trascendenti si sostituì l’inseguimento dei valori terrestri e mondani.
 
Il principio filosofico di immanenza si tradusse in una visione orizzontale e sociologica del Cristianesimo, simboleggiata, nella liturgia, dall’altare rivolto verso il popolo. La conversio ad populum, pagata a prezzo di inaudite devastazioni artistiche, trasformò l’immagine del Corpo Mistico di Cristo in quella di un corpo sociale svuotato della sua anima soprannaturale. Ma se la Chiesa volta le spalle al soprannaturale e al trascendente, per volgersi al naturale e all’immanente, capovolge l’insegnamento del Vangelo per cui bisogna essere «nel mondo, ma non del mondo»: cessa di cristianizzare il mondo ed è mondanizzata da esso.
 
Il Regno di Dio diviene una struttura di potere in cui dominano il calcolo e la ragion politica, le passioni umane e gli interessi contingenti. La “svolta antropocentrica” portò nella Chiesa molta presenza dell’uomo, ma poca presenza di Dio. Quando parliamo di Chiesa ci riferiamo naturalmente non alla Chiesa in sé, ma agli uomini che ne fanno parte. La Chiesa ha una natura divina che da nulla è offuscata e che la rende sempre pura e immacolata. Ma la sua dimensione umana può essere ricoperta da quella fuliggine che Benedetto XVI, nella Via Crucis precedente alla sua elezione, chiamò «sporcizia» e Paolo VI, di fronte alle crepe conciliari, definì, con parole inconsapevolmente profetiche, «fumo di Satana» penetrato nel tempio di Dio.
 
Fumo di Satana, prima delle debolezze e delle miserie degli uomini, sono i discorsi eretizzanti e le affermazioni equivoche che a partire dal Concilio Vaticano II si susseguono nella Chiesa, senza che ancora sia iniziata quell’opera che Giovanni Paolo II chiamò di «purificazione della memoria» e che noi, più semplicemente, chiamiamo «esame di coscienza», per capire dove abbiamo sbagliato, che cosa dobbiamo correggere, come dobbiamo corrispondere alla volontà di Gesù Cristo, che resta l’unico Salvatore, non solo del suo Corpo Mistico, ma di una società alla deriva. La Chiesa vive un’epoca di crisi, ma è ricca di risorse spirituali e di santità che continuano a brillare in tante anime. L’ora delle tenebre si accompagna sempre nella sua storia all’ora della luce che rifulge. 
 
Fonte:
http://www.corrispondenzaromana.it/chiesa-cattolica-che-cosa-succede-in-vaticano/

[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

[Modificato da Caterina63 30/05/2012 14:08]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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30/05/2012 16:16
 
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UDIENZA GENERALE: 30.5.2012



Gli avvenimenti successi in questi giorni, circa la Curia e i miei collaboratori, hanno recato tristezza nel mio cuore, ma non si è mai offuscata la ferma certezza che, nonostante la debolezza dell’uomo, le difficoltà e le prove, la Chiesa è guidata dallo Spirito Santo e il Signore mai le farà mancare il suo aiuto per sostenerla nel suo cammino. Si sono moltiplicate, tuttavia, illazioni, amplificate da alcuni mezzi di comunicazione, del tutto gratuite e che sono andate ben oltre i fatti, offrendo un’immagine della Santa Sede che non risponde alla realtà. Desidero, per questo, rinnovare la mia fiducia e il mio incoraggiamento ai miei più stretti collaboratori e a tutti coloro che, quotidianamente, con fedeltà, spirito di sacrificio e nel silenzio, mi aiutano nell’adempimento del mio Ministero.



E, infine, il mio pensiero va ancora una volta alle care popolazioni dell’Emilia, colpite da ulteriori forti scosse sismiche, che hanno causato vittime e ingenti danni, specialmente alle chiese. Sono vicino con la preghiera e l’affetto ai feriti, come pure a coloro che hanno subito disagi, ed esprimo il più sentito cordoglio ai familiari di quanti hanno perso la vita. Auspico che con l’aiuto di tutti e la solidarietà dell’intera Nazione possa riprendere al più presto la vita normale in quelle terre così duramente provate.

********************

ATTENZIONE!
il Papa non dice che la situazione è falsa.... ma che è stata amplificata....


le sue parole: " Si sono moltiplicate, tuttavia, illazioni, amplificate da alcuni mezzi di comunicazione, del tutto gratuite e che sono andate ben oltre i fatti, offrendo un’immagine della Santa Sede che non risponde alla realtà. "

si è andati oltre i fatti, dice il Papa... riconoscendo che i fatti dolorosi e spiacevoli in Vaticano, ci sono...
non dimentichiamo la famosa riunione che il Papa ha voluto fare a fine gennaio u.s. con i Cardinali, a porte chiuse, a riguardo sempre di ciò che fuoriusciva dalla Curia dopo la trasmissione su La7 .....
questi sono gli ultimi colpi di coda del solito serpente.... pronto a caricarsi per un altra storia infinita......
per questo il Signore affermò: ma le porte degli inferi NON PREVARRANNO....



[SM=g1740717]

[SM=g1740738]


[Modificato da Caterina63 30/05/2012 18:33]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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31/05/2012 15:28
 
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Vaticano, da lunedì interrogatori Gabriele. Lombardi smentisce: "Nessuna rogatoria"

Precisazione della casa editrice Chiarelettere in seguito alle polemiche suscitate dalla pubblicazione del libro di Nuzzi

Padre Lombardi: Ruini non ha mai parlato con Bertone del caso Viganò

Giuristi cattolici: “Affettuosa e devota vicinanza al Santo Padre” nella convinzione che “anche da questa prova la Chiesa uscirà purificata”

Cronaca romanzata: i media e i fatti vaticani (Ambrogetti)

****
in particolare dal Blog di Raffaella:

Precisazione della casa editrice Chiarelettere in seguito alle polemiche suscitate dalla pubblicazione del libro di Nuzzi

****

due riflessioni mie: [SM=g1740733]  La difesa della Casa Editrice è davvero penosa... fa pensare se questo, che è un comunicato ufficiale, possa essere davvero il piano di difesa...

Il punto è che la questione è complessa per diversi aspetti:

1. Nuzzi, o la stessa Casa Editrice, non hanno "rubato o prelevato" i Documenti... nè si può davvero pensare che il Nuzzi o la stessa Casa Ed. abbiano commissionato qualcuno dentro al Vaticano per trafugarli... è ovvio pertanto che:

2. è stata troppo frettolosa la Santa Sede nel dichiarare una denuncia ALL'AUTORE del libro... O AL LIBRO STESSO, quindi alla Casa editrice...
questi infatti può essere colpevole e responsabile di un atto sgradevole, di strumentalizzazione dei fatti, di speculazione e guadagno, ma non di altro;

3. nel tempo in cui ci troviamo questo genere di edizioni, per quanto sgradevoli, sono lecite...

4. la denuncia va fatta contro chi ha copiato, o prelevato questi documenti, loro hanno CONSEGNATO il materiale, per altro sembra fotocopiato e non in formato cartaceo originale...

5. la Santa Sede può appellarsi solo al copyright.... e dovrà ora dimostrare lei ciò che il Papa stesso ha detto ieri all'Udienza:
il Papa non dice che la situazione è falsa.... ma che è stata amplificata....

le sue parole: " Si sono moltiplicate, tuttavia, illazioni, amplificate da alcuni mezzi di comunicazione, del tutto gratuite e che sono andate ben oltre i fatti, offrendo un’immagine della Santa Sede che non risponde alla realtà. "

Il danno è stato fatto! non serve alcuna denuncia alla Casa Editrice o all'autore del libro che dovrà rispondere a Dio di queste sue "amplificazioni" che deformano l'immagine della Santa Sede...
ma sarà utile appunto, che la Santa Sede dimostri la verità di queste parole del Papa, dimostrando al mondo che la realtà è ben diversa dalle accuse infamanti scaturite dal virus Down Brown che sembra aver contagiato un pò troppo anche i cattolici...

[SM=g1740733]


Francesco Colafemmina ha detto...

Raffaella, ti segnalo questa intervista a Nuzzi. In particolare questo passaggio:

"Qual è il documento che ha pubblicato in "Sua santità" che l'ha più colpita, quando n'è entrato in possesso?

"Più che un documento in sé, è stata la sensazione di un Papa sofferente per quello che stava accadendo intorno a lui. Nel libro è evidente il dolore del Pontefice davanti alle criticità che deve affrontare. Del resto lo diceva proprio Ratzinger che 'in un mondo in cui la menzogna è potente, la verità si paga con la sofferenza'. Nella prima parte, inoltre, c'è un capitolo dedicato ai rapporti con le fonti, in cui è evidente la mia partecipazione emotiva nei loro confronti".

Qual è il suo rapporto personale con la fede?

"Vengo da una famiglia cattolica, come quasi tutti gli italiani. Sono cristiano. E questo libro non ha certo intaccato la mia fede. Il Vaticano è una cosa, la Chiesa un'altra..."


******
rispondo anche se è rivolto a Raffella [SM=g1740733] 
Caro Francesco... dire che il Vaticano è una cosa e la Chiesa è un'altra, è grave per chi si voglia dire cattolico....
Santa Caterina da Siena ci insegna come seguiva filiamente le vicende del "vaticano" dei suoi tempi, in trasferta ad Avignone ;-)
ad essere pignoli, essendo che la differenza c'è (la politica esiste) sono proprio i Santi ad insegnarci come si combatte questa differenza, ma mai a giustificarla...
in questo caso sgradevole Nuzzi non ha fatto assolutamente un "regalo" al Papa, ma lo ha pugnalato alle spalle...

Tu sei convinto che il nemico numero uno sia Bertone ;-)
il Papa forse sarà d'accordo anche con te, o forse anche con Nuzzi, ma le sue parole di ieri all'Udienza sono il suo vero pensiero, è quello che LUI VUOLE che noi crediamo... e se è il Papa a chiedercerlo, dobbiamo credergli, dobbiamo fidarci delle sue scelte...


[SM=g1740758]


sabato 9 giugno 2012

Memoriale Gotti Tedeschi, la Santa Sede chiarisce: sono carte di uno stato sovrano (Gagliarducci)

La nota della Santa Sede sullo Ior nel commento di Martinelli

La nota della Santa Sede sullo Ior nel commento di Ruotolo

Clicca qui per leggere l'articolo.

Una chiave di lettura delle vicende vaticane (Ambrogetti)

Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Laura.

Darwin e la Bibbia. E Ratzinger rispose (Giuseppe Tanzella-Nitti)

Vedi anche:

Secondo Rodari quella di Sodano sembra al momento una tregua in attesa che qualcosa cambi

Secondo Valli le "forze" interne si stanno posizionando in vista del Conclave. Beh, anche i vaticanisti...

Lo Ior ed i conti intestati ai politici nel commento di Fiorenza Sarzanini


La nota della Sala Stampa sullo Ior nel commento di Maria Antonietta Calabrò


Vaticano: Gotti sfiduciato non contro linea trasparenza. Fiducia che magistrati rispettino sovranità

Il Vaticano «preoccupato» per il caso Gotti Tedeschi (Tornielli)

NOTA DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE SULLE RECENTI VICENDE CHE HANNO COINVOLTO IL PROF. GOTTI TEDESCHI

Il presidente dello Sri Lanka dona al Papa un vaso di spezie. Favorire la riconciliazione nel Paese è impegno della Chiesa (Izzo)

I sette errori più frequenti su Vatileaks (Rome Reports)

La visita del Papa a Milano e le ultime su Vatileaks nel commento di John Allen


Il Papa al presidente dello Sri Lanka: lavorare per la riconciliazione nel Paese dilaniato dal conflitto interno

Peccati, reati e riforma della Chiesa (Crippa). Riflessione (R.)

Il ritratto di Benedetto XVI secondo padre Georg (Formiche)

Mons. Gaenswen: E' venuto il tempo di sottoporre a profonda revisione l'immagine dell'ex Prefetto Joseph Ratzinger che alcuni media hanno prodotto


Un Pontificato che potrebbe volare altissimo imprigionato nelle "beghe della serva". La curia ne esca chiudendo lo Ior! (Raffaella)

Mons.Gaenswein: nella curia il Papa ha dato nuova linfa a forme antiche e al contempo ha potato rami secchi

Il programma del Papa? Solo il Vangelo. La riflessione di Mons. Georg Gänswein


I libri di e su Benedetto XVI: novità in libreria


[Modificato da Caterina63 09/06/2012 12:15]
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21/06/2012 22:28
 
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Don Farinella chiama ... Monsignor Vinicio Albanesi risponde

Fermo .
Abbiamo appena scoperto che il Dottor Monsignor Vinicio Albanesi (foto), Abate-Parroco dell'antichissima Abazia di San Marco alle Paludi a Fermo, negli articoli che pubblica ama appellarsi : " Parroco di campagna".
Il Dott. Monsignor Vinicio Albanesi può legittimamente scrivere tutto quello che vuole ma è fuorviante il suo autodefinirsi "Parroco di campagna" mentre in realtà, per indubbie capacità personali e per la convergenza di situazioni politiche nazionali, egli è al vertice di un potere assai consolidato.
Per diversi anni è stato Presidente del Tribunale Ecclesiastico Regionale, ruolo che ha ricoperto con specchiata onestà e capacità.
Alcuni Ministri dei Governi di centro-sinistra hanno usufruito dei consigli di Mons.Vinicio tanto che abitanti di Capodarco dicevano che la loro frazione era diventata una succursale di Palazzo Chigi ...
Indubbiamente nelle Marche Mons.Albanesi è considerato fra i personaggi pubblici più influenti.
P
roponiamo alla Vostra paziente lettura un articolo del blog di Mons. Albanesi che ha trovato ospitalità anche su Famiglia Cristiana. Non ci meravigliamo di questo "meraviglioso scambio" di tenere effusioni fra organi di stampa cari al progressismo cattolico.Il bersaglio è sempre e solo lui : il Successore di Pietro , Papa Benedetto XVI.Il tiro al bersaglio si fa sempre più preciso nell'imminenza di importanti decisioni ed il fine, anche se mimetizzato da tante belle parole e dai petali profumati delle buone intenzioni, è quello di stancare l'anziano Papa.Le "critiche" a Papa Benedetto XVI da parte del Dott. Monsignor Vinicio Albanesi erano iniziate già alcuni anni or sono, anche se furono state archiviate in fretta per la risibilità dell'argomento ( in pratica su Repubblica il dotto Prelato fermano aveva chiesto di "sospendere le celebrazioni per l' Epifania e aprire tutte le chiese e istituti religiosi ai clochard, per evitare che muoiano di freddo" ).
Poco dopo la travagliata promozione di S.E.R.Mons.Luigi Conti alla Sede Metropolitana di Fermo a seguito della morte prematura del compianto Mons.Gennaro Franceschetti, di venerata memoria, in occasione della celebrazione ufficiale della fondazione della Comunità di Capodarco, il novello Arcivescovo invitò, con garbo e delicatezza, Mons.Vinicio, Presidente dal 1994, a fare un passo indietro in considerazione dell' ingravescentem aetatem...Un suggerimento ricolmo di umana e cristiana pietas che non fu affatto gradito ai fans ( soprattutto politici del centro-sinistra) del Prelato fermano.
Ecco quanto il Dottor Monsignor Vinicio Albanesi, al pari di un suo confratello, ha indirizzato idealmente al Successore di Pietro e Vicario di Cristo sulla terra : Papa Benedetto XVI.Ci auguriamo che il Dott. Mons. Vinicio Albanesi possa, prima o poi, apprendere le grandi virtù dei veri parroci di campagna : l'umiltà e l'obbedienza !
Non è mai troppo tardi !

A.C.
Lettera a Benedetto XVI
"Caro Padre,leggo dai giornali le vicende che vedono coinvolta la S. Sede in questioni non proprio esaltanti. Dalla periferia è difficile sapere quale sia la verità, anche perché l’informazione non è sempre corretta e disinteressata.L’impressione è brutta, perché emerge un’immagine della Chiesa intrigante, con persone non limpide, come si addice a uomini di fede.Il pensiero è andato subito a te, chiamato a guidare la Chiesa in un momento particolarmente difficile.La scristianizzazione dell’occidente, l’incertezza dei cuori, le difficoltà economiche fanno vivere un periodo confuso e disorientato.Hai usato espressioni miti in recenti richiami: “il vento che soffia sulla Chiesa”, “il linguaggio di Babele” che fanno però immaginare la tristezza e il dolore che stai vivendo.Desidero portarti conforto, a nome della fede nel Signore che tutti professiamo.
Insieme ai cristiani anche noi, parroci di campagna, ti siamo vicini ed esprimiamo tutto l’affetto e la comprensione per il momento delicato. Il popolo di Dio ha fiducia in te e nella tua opera.
La Chiesa ha attraversato gravi momenti di prova e di persecuzione.
Il momento presente è più difficile perché la crisi colpisce dall’interno: non dai nemici della Chiesa, ma da suoi cristiani sleali.
Forse è arrivato il momento di una revisione strutturale dell’organizzazione ecclesiastica, ancora troppo legata a schemi storici trascorsi e non più adeguati all’evoluzione della vita nel mondo.Gli effetti sono il permanere di funzioni che dovrebbero essere affidate alle Chiese locali, recidendo sul nascere le tentazioni del potere e delle manipolazioni.La grazia di Dio ti assista e ti conforti: rimaniamo fedeli al Signore e preghiamo per te. Il Signore non ti farà mancare la grazia necessaria per guidare la sua Chiesa.Con affetto grande"
don Vinicio Albanesi, Parroco di campagna
La lettera è stata pubblicata dal settimanale Famiglia Cristiana (n. 24 - 10 giugno 2012)



**************************

[SM=g1740733] Gentile Don Albanesi,  
mi ero ripromessa di stare alla larga da questi corvi e da tutto ciò che gli svolazza intorno, ma un'amico ha preteso e voluto regalarmi il libro di Nuzzi e così l'ho letto....  
Mi appare evidente che la sua Lettera al Sommo Pontefice è scritta nel modo sbagliato.  
Tutto il libro, ovviamento, non reca falsità, i corvi ci sono e i Documenti sono reali, ciò che è scorretta è la chiave di lettura che si fa di questa piccola parte dei Documenti e si omette ben altra sostanza e mole di Documenti non riportati e che spiazzerebbero il Nuzzi e lei, e tutti coloro che stanno interpretando la vicenda con la squallida giustificazione di "aiutare il Papa"....  
Il Papa può e deve fare a meno del vostro modo di aiutarlo, può e deve fare a meno delle vostre chiavi di lettura e ringraziamo Iddio che Benedetto XVI non si lascia intimidire dalle vostre pietose pretese di aiuto, dei vostri consigli, e della vostra idea di Chiesa...  
 
E' strano comunque sia che, la chiave di lettura che ne fate vi accomuna e guarda caso accomuna il mondo progressista della Chiesa... mi viene quasi da domandare: ma i corvi siete voi?  
Il fatto che la rivista progressista di Famiglia ( S ) cristiana le abbia pubblicato una lettera così squallida, la dice lunga e fa davvero pensare a chi siano questi "corvi"....  
Corvi e Gufi, come le Civette, sono animali in fondo stupendi, sono abominevoli coloro che li copiano o scimmiottano....  
Prego Iddio che il Sommo Pontefice comprenda di poter fare a meno del suo ( S ) conforto.... [SM=g1740732] ma che strano, la S sibillina, di biblica memoria, continua ad intrecciarsi nella visione delle cose... segno evidente che un Sacerdote non dovrebbe fare il Dan Brown di turno.... questa fantasia la lasci ai laici, lei si occupi di applicare alla lettera quello che il Papa chiede in termini di Preghiera, silenzio e LITURGIA...  
 
Quanto al libro del Nuzzi e dei corvi di turno, certo, il cardinale Bertone ne esce maluccio, ma sempre a seconda dell'interpretazione che se ne vuole dare, le dirò che se prima avevo dei dubbi ora la sua squallida lettera mi ha confermato che il cardinale Bertone è vittima quanto il Papa di alcuni giochi di un progressismo cattolico esasperato dalla Riforma del Pontefice e agonizzante...  
Si preoccupi della sua di agonia caro Don, perchè la Chiesa, in quanto Una e Santa gode ottima salute, e in quanto militante ha molti secoli ancora davanti a sè....  
 
Cordiali saluti!  
Caterina

Fraternamente CaterinaLD

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26/06/2012 00:04
 
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DIRETTORE SALA STAMPA CIRCA RIUNIONE DEL PAPA CON I CAPI DICASTERO

Città del Vaticano, 25 giugno 2012 (VIS). Il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, S.I., ha informato i giornalisti sugli incontri che il Santo Padre ha avuto sabato 23 giugno con i Capi Dicastero e con i Cardinali George Pell, Arcivescovo di Sydney; Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi; Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso; Camillo Ruini, Vicario Generale emerito di Sua Santità per la Diocesi di Roma e Jozef Tomko, Prefetto emerito della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.

“Nel contesto della situazione creatasi in seguito alla diffusione di documenti riservati, il Santo Padre approfondisce le sue riflessioni in continuo dialogo con le persone che condividono con lui la responsabilità per il governo della Chiesa".

"Com’è noto, sabato scorso egli ha desiderato essere informato in modo più ampio sull’andamento delle indagini, nell’incontro con la Commissione cardinalizia a ciò deputata, guidata dal Cardinale Julian Herranz".

"Questa mattina egli partecipa alla riunione con i Capi Dicastero, dedicata come di solito alle questioni di buon coordinamento del lavoro della Curia, oggi particolarmente importante e urgente per testimoniare efficacemente l’unione di spirito che lo anima".

"Nel pomeriggio ha deciso di incontrare alcuni membri del Collegio cardinalizio che, in forza della loro grande e varia esperienza di servizio della Chiesa, non solo nell’ambito romano ma anche internazionale, possono utilmente scambiare con lui considerazioni e suggerimenti per contribuire a ristabilire il desiderato clima di serenità e di fiducia nei confronti del servizio della Curia romana".

"Naturalmente il Santo Padre continuerà nei prossimi giorni i suoi colloqui e le sue riflessioni, profittando anche della venuta a Roma di tanti pastori in occasione delle festività dei Santi Pietro e Paolo, che sono una straordinaria occasione perché la comunità della Chiesa universale si senta unita a lui nella preghiera, nel servizio e nella testimonianza della fede per l’umanità del nostro tempo”.


[SM=g1740733] e con questa mettiamo la parola fine alla triste ennesima vicenda:

LETTERA DEL PAPA AL CARDINALE TARCISIO BERTONE

 

Città del Vaticano, 4 luglio 2012 (VIS). Di seguito riportiamo il testo della Lettera del Santo Padre al Cardinale Tarcisio Bertone, S.D.B., Segretario di Stato, datata 2 luglio.

 

"Alla vigilia della partenza per il soggiorno estivo a Castel Gandolfo, desidero esprimerLe profonda riconoscenza per la Sua discreta vicinanza e per il Suo illuminato consiglio, che ho trovato di particolare aiuto in questi ultimi mesi".

 

"Avendo notato con rammarico le ingiuste critiche levatesi verso la Sua persona, intendo rinnovarLe l'attestazione della mia personale fiducia, che già ebbi modo di manifestarLe con la Lettera del 15 gennaio 2010, il cui contenuto rimane per me immutato".

 

"Nell'affidare il Suo ministero alla materna intercessione della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani, e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, mi è gradito inviarLe, insieme con il fraterno saluto, la Benedizione Apostolica, in pegno di ogni desiderato bene".


[SM=g1740758] la storia si ripete???

Un secolo fa l’ergastolo al cameriere infedele

BENEDETTO XV
Rudolph Gerlach, un giovane e aitante monsignore di origini bavaresi: una spia anti italiana al fianco di Benedetto XV

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

Un «cameriere segreto» con la passione dell’intelligence, ben introdotto nell’appartamento pontificio. Un Papa di nome Benedetto, un alto funzionario discreto e affidabile di nome Monti che ha giocato un ruolo chiave per aiutare il Vaticano in un momento difficile… Si apre Oltretevere il processo all’aiutante di camera Paolo Gabriele, reo confesso per aver sottratto e divulgato documenti riservati provenienti dalla scrivania papale, ma la spy story che raccontiamo si è svolta quasi cent’anni fa: il Papa era Benedetto XV, al secolo Giacomo Della Chiesa, il cameriere segreto un giovane e aitante monsignore di origini bavaresi, Rudolph Gerlach. E Monti – Carlo – era il direttore dell’ufficio per gli Affari del Culto nonché ambasciatore ufficioso del governo italiano presso il Vaticano.

Della Chiesa, genovese, arcivescovo di Bologna dopo una lunga carriera in Segreteria di Stato, aveva conosciuto l’intraprendente Rudolph all’Accademia dei Nobili ecclesiastici, e l’aveva preso a benvolere. Gerlach, arrivato al sacerdozio dopo aver tentato invano la carriera di ufficiale nell’esercito tedesco, era stato nominato cameriere segreto dal nuovo Papa Benedetto XV nel 1914 e frequentava assiduamente da allora l’appartamento pontificio.

Il controspionaggio italiano lo riterrà coinvolto nelle azioni di sabotaggio che portarono all’affondamento di due navi da guerra della nostra Marina, la «Benedetto Brin», fatta esplodere nel porto di Brindisi il 27 settembre 1915, e la corazzata «Leonardo da Vinci», distrutta a Taranto il 2 agosto dell’anno successivo. L’accusa sostenne che monsignor Gerlach era in contatto con l’Evidenzbureau, il Servizio informazioni austroungarico, e che usava le notizie apprese in Vaticano per aiutare i nemici dell’Italia, favorendo anche il finanziamento dei nostri giornali «disfattisti». Il Tribunale militare lo giudicherà in contumacia condannandolo all’ergastolo. La vicenda, ricostruita da Annibale Paloscia nel libro «Benedetto fra le spie» (Editori Riuniti 2007), si concluse con la fuga di Gerlach, favorita dal Vaticano e agevolata dal barone Monti. Quest’ultimo fornì al cameriere il passaporto per fuggire in Svizzera, facendolo scortare fino al confine da un funzionario della Questura. Il Papa non credette mai alla colpevolezza del collaboratore, anche non contribuì certo a rendere credibile la sua estraneità ai fatti l’accoglienza tributata a Gerlach dal Kaiser Guglielmo II a Berlino e dall’imperatore Carlo I a Vienna: furono prodighi con lui di onorificenze e medaglie, esibite con orgoglio dal monsignore. Gli 007 italiani in Svizzera segnalarono che l’ex cameriere pontificio conduceva a Davos «vita di secolare convivenza» con una contessa.

Qualche anno dopo Gerlach chiese di abbandonare l’abito talare, impegnandosi a restituire alcuni documenti vaticani che aveva portato con sé, e venne accontentato. Morirà in Gran Bretagna, nel 1945, dove viveva sotto falso nome collaborando con i servizi segreti di Sua Maestà.


[SM=g1740733] [SM=g1740722]

[Modificato da Caterina63 29/09/2012 10:10]
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VERGOGNOSO ARTICOLO....DI CARLO TECCE.... [SM=g1740730]

martedì 2 ottobre 2012

Secondo Tecce Mons. Georg sarebbe sempre più isolato

Clicca qui per leggere l'articolo.
La testimonianza di Mons. Georg e di una delle Memores Domini, cioe' di due persone vicinissime al Santo Padre, dimostra quanto sia grande la volonta' di trasparenza di Benedetto XVI e dei suoi principali collaboratori.

NON LO PUBBLICO perchè è pura immondizia, se volete leggerlo cliccatelo dal collegamento, ma una risposta a questo giornalista va data:


L'articolo in questione è VERGOGNOSO, DISONESTO ed inutile.... [SM=g1740729]
soldi che avrà guadagnato, Tecce, vendendo la propria anima alle insinuazioni più subdole e quindi al diavolo.... soldi di cui dovrà pagare poi fino all'ultimo spicciolo...

.

Egli scrive ed insinua che mons. Georg sarebbe "aspirante vescovo"
FALSO!!!

Mons. Georg segue da anni Ratzinger prima che diventasse Papa, e una era la sua aspirazione: RITIRARSI o in Monastero o continuare gli studi apologetici di cui era appasionato tanto da farlo entrare subito in intesa con Ratzinger.... condividendone la medesima passione...

è volgare il titolo "sempre più isolato".... isolato da chi? da cosa? e per cosa? e per chi?


SI DICE CHE... il Papa avesse intenzione di nominare mons. Georg Vescovo, ma resta un "si dice che"... e le BETTOLE DEI VATICANISTI fanno presto a riempirsi la bocca di succulenti scoop e quando non gli riescono bene, resta il "si dice che" COME PROVA INCONFUTABILE....

Il Segretario del Papa, in quanto tale avrebbe in sè già assai più potere persino del Segretario di Stato....
a mons. Georg fosse, un avventuriero come lo si dipinge, a caccia di nomine, non interessano affatto queste beghe....
e  una cosa è certa... è ISOLATO SEMPRE PIU' DAI PETTEGOLEZZI DA OSTERIA DI CERTI PRESUNTI VATICANISTI.... che devono solo vergognarsi!!



Consigli a mons. Georg di evitare luoghi pubblici e che veste in abiti civili... FALSO...
SIETE VOI GIORNALISTI che non lasciate in pace le persone e le pedinate fino a cogliervi lo scoop... e se non c'è VE LO INVENTATE....
 

Ma fatela finita!!!!
e studiate, imparate l'onestà giornalistica....

siete davvero disgustosi per come riportate certe notizie...


[SM=g1740729]



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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22/12/2012 17:57
 
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[SM=g1740720] IL PAPA ACCOGLIE LA DOMANDA DI GRAZIA DI PAOLO GABRIELE

Città del Vaticano, 22 dicembre 2012 (VIS). Pubblichiamo di seguito il comunicato emesso questa mattina dalla Segreteria di Stato.

"Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha fatto visita in carcere al Signor Paolo Gabriele, per confermargli il proprio perdono e per comunicargli di persona di avere accolto la sua domanda di grazia, condonando la pena a lui inflitta. Si è trattato di un gesto paterno verso una persona con cui il Papa ha condiviso per alcuni anni una quotidiana familiarità".

"Successivamente, il Signor Gabriele è stato scarcerato ed è rientrato a casa. Benché non possa riprendere il precedente lavoro e continuare a risiedere in Vaticano, la Santa Sede, confidando nella sincerità del ravvedimento manifestato, intende offrirgli la possibilità di riprendere con serenità la vita insieme alla sua famiglia".

[SM=g1740722]


[SM=g1740738]



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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  quando vale il detto: il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.....


Ratzinger non poté “né vendere né comprare”

Di Maurizio Blondet , il 28 settembre 2015



Devo cominciare riconoscendo un mio errore. Nel precedente articolo ho riferito che l’elezione di Bergoglio è stata “il frutto delle riunioni segrete che cardinali e vescovi, organizzati da Carlo Maria Martini, hanno tenuto per anni a San Gallo, in Svizzera”, come ha dichiarato vantandosene uno dei congiurati, il cardinal Dannnels. Mi son detto che una tale congiura modernista invalida la elezione di Bergoglio.

Un lettore, canonista, mi dà giustamente torto: “… Le convenzioni che si compiono fra gli elettori del conclave non producono nullità dell”elezione. A maggior ragione, se fatte prima del conclave. Esistono numerosi precedenti, molti nel tardo medio evo e nel rinascimento, almeno i meglio noti. Anche eventuali vizi procedurali dell’elezione, dei quali si è occupato il Socci, possono avere rilievo solo se qualche interessato (ovvero elettore) li abbia fatti valere. Il che è positivamente escluso, non esistendo rifiuti di prestare obbedienza da parte di alcun porporato. Questo, naturalmente, non vale a rendere i fatti di cui si dice moralmente degni, ma è altra materia”
Segue la firma.


Quindi è un Papa che non possiamo stimare – visto che s’è fatto eleggere con questi trucchi e complicità – ma è legittimo. Tuttavia un altro lettore, stimolato dallo stesso articolo, mi rimbalza un blog con una notizia notevole.
sauraplesio.blogspot.it/2015/09/giallo-vaticano.html
Quando, nel febbraio 2013, Papa Benedetto XVI si è dimesso improvvisamente

ed inspiegabilmente, lo IOR era stato escluso da SWIFT; con ciò, tutti i pagamenti del Vaticano erano resi impossibili, e la Chiesa era trattata alla stregua di uno stato-terrorista (secundum America), come l’Iran. Era la rovina economica, ben preparata da una violenta campagna contro lo IOR, confermata dall’apertura di inchieste penali della magistratura italiana (che non manca mai di obbedire a certi ordini internazionali).
Pochi sanno che cosa è lo SWIFT (la sigla sta per Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication – Società per le telecomunicazioni finanziarie interbancarie): in teoria, è una “camere di compensazione” (clearing, in gergo) mondiale, che unisce 10500 banche in 215 paesi.

Di fatto, è il più occulto e insindacabile centro del potere finanziario americano-globalista, il bastone di ricatto su cui si basa l’egemonia del dollaro, il mezzo più potente di spionaggio economico e politico (a danno specialmente di noi europei) e il mezzo più temibile con cui il la finanza globale stronca le gambe agli stati che non obbediscono.

La banca centrale dell’Iran ad esempio, per volontà giudaica, è stata esclusa dalla rete SWIFT per ritorsione contro il preteso programma nucleare. Ciò significa che l’Iran non può più vendere in dollari il suo greggio, che le sue carte di credito non valgono all’estero, e che nessuna transazione finanziaria internazionale può essere condotta da Teheran se non in contanti e in clandestinità, in forme illegali secondo l’ordine internazionale: nel 2014 la banca francese BNP Paribas è stata condanna dalla “giustizia” Usa a pagare (agli Usa) 8,8 miliardi di dollari per aver aiutato Teheran ad aggirare il blocco di Swift.

Sono state le minacce ventilate contro Mosca di escluderla dalla rete SWIFT come ritorsione per la cosiddetta annessione della Crimea – un danno enorme all’economia del paese – ad accelerare la messa in opera, da parte dei BRICS egemonizzati da Cina e Russia , di un proprio circuito di clearing alternativo a SWIFT, e operante in yuan e rubli, e non in dollari. Per sottrarsi al ricatto che fa pendere sugli stati sovrani lo Swift.

Il sito belga Media-Presse (lo SWIFT è basato in Belgio) nel dare la notizia dello SWIFT alternativo lanciato da Pechino e Mosca, il 5 aprile, raccontava come esempio:

Quando una banca o un territorio è escluso dal Sistema, come lo fu nel caso del Vaticano nei giorni che precedettero le dimissioni di Benedetto XVI nel febbraio 2013, tutte le transazioni sono bloccate. Senza aspettare l’elezione di papa Bergoglio, il sistema Swift è stato sbloccato all’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI.

“ C’è stato un ricatto venuto da non si sa dove, per il tramite di Swift, esercitato su Benedetto XVI. Le ragioni profonde di questa storia non sono state chiarite, ma è chiaro che SWIFT è intervenuto direttamente nella direzione degli affari della Chiesa.


Ciò spiega e giustifica le inaudite dimissioni di Ratzinger, che tanti di noi hanno potuto scambiare per un atto di viltà; la Chiesa era trattata come uno stato “terrorista”, anzi peggio – perché si noti che la dozzina di banche cadute nelle mani dello Stato Islamico in Irak e Siria “non sono state escluse da SWIFT” e continuano a poter fare transazioni internazionali – e la finanza vaticana non poteva più pagare le nunziature, far giungere mezzi alle missioni – anzi, gli stessi bancomat di Città del Vaticano erano di fatto stati bloccati. La Chiesa di Benedetto non poteva più “né vendere né comprare”, la sua vita economica aveva le ore contate.

Dimissioni sotto costrizione

Non resta che sottoscrivere quel che dice Saura Plesio: Ratzinger “mai, proprio lui che lottò contro il Relativismo imperante, avrebbe accettato “aperture” sul mondo gay e sulle politiche gender. Mai si sarebbe prosternato al “mondo” (e al mondialismo) come questo papa, il quale gareggia con il laicismo imperante della Ue nel creare una forma di “divorzio sacramentale”, attraverso “l’annullamento breve”. Mai si sarebbe prestato a fare la grande pagliacciata di Lampedusa fatta dal suo successore, che oltretutto non è nemmeno territorio suo, ma dello stato italiano. I grandi poteri mondialisti hanno fretta e Ratzinger era un intralcio palese, un rallentamento sulla loro fulminea traiettoria”.

Con quanta fretta sia stata attuata l’espulsione di Ratzinger lo suggerisce anche un particolare che ha tratto fuori Luciano Canfora. Simpatico comunista non pentito, ma bravo storico della romanità e latinista, egli ha notato nel motu proprio con cui Benedetti ha giustificato le sue dimissioni con l’età (“Ingravescente Aetate”) una serie di errori di latino: errori elementari nella concordanza dei casi, da far arrossire uno scolaretto. Ora Ratzinger non può aver commesso questi errori. Il testo è stato scritto da altri, e lui è stato spedito via dal Vaticano platealmente, in elicottero ripreso in mondovisione?

E subito dopo la sua dipartita, ecco che SWIFT sblocca le transazioni vaticane, riapre i bancomat, riporta all’onore del mondo lo Ior. Non hanno aspettato che venisse eletto Bergoglio; gli è bastata l’espulsione del “terrorista bianco”.

Nei salotti buoni e irraggiungibili fra Wall Street e Washington e Londra, già sapevano che il conclave avrebbe dato il soglio ad un modernista, ad uno di cui potevano fidarsi. Come mai? La sanzione SWIFT era stata coordinata con i “congiurati” in porpora che, guidati da Carlo Maria Martini (un cardinale che ha chiesto per sé l’eutanasia, va ricordato..) (1) avevano segnato Bergoglio come loro candidato già da anni? C’è stato un accordo dei congiurati con un potere forte esterno, a cui sono vicini per ideologia?



Magari l’elezione di Bergoglio non sarà invalida. Ma sembra di capire che la dimissione di Ratzinger lo è – è stato costretto a scendere dal trono di Pietro sotto costruzione. Il comportamento stesso di Ratzinger, apparentemente ambiguo nel tenersi addosso la veste bianca e il titolo di Santo Padre, può confermarlo: vuol dare il segnale a chi può capirlo, senza poterlo dire, che è stato cacciato, non se n’è andato volontariamente. Ora, come un matrimonio è nullo se uno degli sposi l’ha stretto sotto costrizione, lo sarà anche un Papa che rinuncia sotto costrizione, e fa anche sapere che lui resta Papa….

In questa ipotesi, si spiegano benissimo le accoglienze trionfali che Bergoglio ha ricevuto in America, all’Onu, da Obama, le standing ovation al Congresso – già, perché poi un Papa regnante viene invitato al Congresso degli Stati Uniti? La cosa è molto strana e insolita. I rapporto di Washington col Vaticano sono sempre stati da cattivi a pessimi; non solo per odio protestante contro il “papismo”. Ora, sono diventati ottimi. Il Papa si fa volonteroso mediatore degli Stati Uniti presso Cuba, fa sue le “battaglie radicali”, apre alla nuova morale obbligatoria, insomma smette di essere l’antagonista morale che “questo mondo” detesta.

Si spiegherebbe così anche l’astuta gestione per guadagnarsi la simpatia dei media progressisti;e la brutale ma precisa “purga” che Bergoglio (con il suo consiglio degli Otto) ha operato in Vaticano, quasi avesse in mano una lista da lungo tempo preparata. La sua volontà di disciogliere il cattolicesimo in un protestantesimo generale, vacuo, secolarizzato e mondano…

Bergoglio ingiunge ai cristiani di accogliere sempre più immigranti, senza limiti, con totale “accoglienza” e carità – Ebbene: “Con un comunicato ufficiale, firmato da ben 28 diverse obbedienze (tra cui ben 8 francesi ed una italiana, la Gran Loggia d’Italia), i massoni richiamano i governi europei ad accogliere gli immigrati, anzi ad accoglierne sempre di più. Dimostrando così una convergenza d’intenti con pochi precedenti non solo tra loro, ma anche rispetto alle nuove strategie seguite dagli Stati membri “ (Corrispondenza Romana, 11 settembre)


Non c’è da spettare che qualche porporato contesti non l’elezione di Bergoglio, ma l’invalida dimissione di Benedetto: sono in ballo i quattrini, e il rischio di essere alla testa di una Chiesa “santa” ma messa in miseria da SWIFT sicuramente fa esitare anche i cardinali più tradizionali.

Come credente, mi tranquillizza questa idea: abbiamo ancora un Pontifex, anche se ammutolito. La promessa fatta a Pietro è ancora mantenuta; la linea apostolica non è interrotta, i sacramenti impartiti restano validi. E’ questo solo che conta, nella tempesta.
Come uomini di questa generazione, abbiamo meglio identificato il falso agnello dell’Apocalisse 13, col potere di affamare e di bloccare, sì che “nessuno potesse vendere né comprare” senza avere “Il marchio sulla mano e sulla fronte”. SWIFT, e il suo numero bancario (BIC) ha rivelato ancor più chiara la sua essenza anticristica, e il vero fine della globalizzazione. E non mi si chiami più complottista…Ma quale complotto? Qui stanno agendo apertamente, platealmente, senza nascondersi più – e con molta fretta. Perché egli “sa di avere poco tempo”.

* * *

Qualche giorno fa, la presidente della Fed Janet Yellen ha accusato un malore mentre parlava all’Università del Massachusetts. In quell’occasione, come per caso, abbiamo saputo dai giornali chi la sostituirebbe in caso di impossibilità: il numero due. Stanley Fischer, che è stato governatore della Banca centrale di Israele fino al 2013, ed ha lasciato quel posto per affiancare la Yellen. Nemmeno più fan finta.

Apocalisse 13: “ Vidi poi salire dalla terra un’altra bestia, che aveva due corna, simili a quelle di un agnello, che però parlava come un drago. (…) 15 Le fu anche concesso di animare la statua della bestia sicché quella statua perfino parlasse e potesse far mettere a morte tutti coloro che non adorassero la statua della bestia. 16 Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; 17 e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome”.

————————
Note
1) Dolorosa verità adombrata nella “ lettera della nipote del cardinale Giulia Facchini Martini, pubblicata sul “Corriere della Sera” del 4 settembre. Nel testo, si legge: “Avevi paura, non della morte in sé, ma dell’atto del morire, del trapasso e di tutto ciò che lo precede. Ne avevamo parlato insieme a marzo e io, che come avvocato mi occupo anche della protezione dei soggetti deboli, ti avevo invitato a esprimere in modo chiaro ed esplicito i tuoi desideri sulle cure che avresti voluto ricevere. E così è stato. Avevi paura, paura soprattutto di perdere il controllo del tuo corpo, di morire soffocato. (…) Con la consapevolezza condivisa che il momento si avvicinava, quando non ce l’hai fatta più, hai chiesto di essere addormentato. Così una dottoressa con due occhi chiari e limpidi, una esperta di cure che accompagnano alla morte, ti ha sedato” (Mario Palmaro e Alessandro Gnocchi, Con la morte del cardinal Martini è stata canonizzata la teologia del dubbio, Corrispondenza Romana, 12 settembre 2012).

L’articolo Ratzinger non poté “né vendere né comprare” è tratto da Blondet & Friends, che mette a disposizione gratuitamente gli articoli di Maurizio Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.





Fraternamente CaterinaLD

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