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I Manoscritti che fecero... l'impresa... e poi Qumran, dove sta la verità?

Ultimo Aggiornamento: 05/05/2011 19:18
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27/03/2011 19:43
 
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Qumran: quanti errori su quei papiri


Qumran: tutto sbagliato, tutto da rifa­re? L’esclamazione bartaliana viene alla mente non appena chiusa l’ulti­ma pagina dell’avvincente Qumran. Le rovine della luna (Edb, pp. 224, euro 21), testo che fin dal sottotitolo mette la pulce nell’orecchio: «Il monastero e gli esseni: u­na certezza o un’ipotesi?». Un libro in cui il giovane – ma accreditato: insegna esegesi a Vienna e Innsbruck – Simone Paganini smonta a suon di prove e documenti prati­camente tutto ciò che sapevamo (o crede­vamo di sapere...) sulla scoperta archeolo­gica più sensazionale del Novecento, so­prattutto per quanto riguarda la storia del cristianesimo. E – proprio perché si tratta di un testo divulgativo, che forse per la prima volta in Italia rende disponibili al grande pubblico i risultati della ricerca scientifica più recente sul celebre sito – le sorprese so­no davvero molte. Tentiamone un catalogo quanto mai essenziale.

A Qumran non abitavano gli esseni. Incredibile, no?

Finora pensavamo che la lo­calità a nord-ovest del Mar Morto, nei cui dintorni – a partire dal 1946 – prima i be­duini e poi gli archeologi hanno scoperto 11 grotte più o meno stipate di antichi manoscritti, fosse un monastero abitato appunto dagli esseni: setta rigorista ebraica che pra­ticava celibato, assoluta purezza rituale, non­violenza, comunione dei beni e povertà. Non è così: scavi recenti (i primi infatti, dal pun­to di vista scientifico, sono da dimenticare...) hanno appurato che l’insediamento aveva piuttosto caratteri dapprima di avamposto militare, quindi di centro per la fabbricazio­ne di vasi per uso sacerdotale, ma anche di produzione agricola e commercio, persino con un certo lusso (vedi le molte monete rin­venute) incompatibile con gli usi esseni.

Qumran non era nel deserto

Un caposaldo della teoria essena consiste nel fatto che (più o meno a partire dal 130 a.C.) la setta – alla quale talvolta è stato acco­munato Giovanni Battista – si era rifugiata nel deserto in polemica con la corrotta clas­se sacerdotale di Gerusalemme, in una sor­ta di eremitaggio esclusivamente maschile di preghiera e copiatura dei testi sacri; e que­sto fino al 68 d.C., allorché i romani distrussero il sito, provocando (per nostra fortuna) l’abbandono delle grotte con i manoscritti. Ma ormai è dimostrato che Qumran era tutt’altro che solitario, anzi stava all’interno di un trafficato reticolo di strade e – pur es­sendo un centro di meno di 100 abitanti – conserva un cimitero di oltre mille tombe; le quali peraltro conservano cadaveri non so­lo maschili, ma pure di donne e bambini.

I papiri non sono stati scritti a Qumran

Un po’ strano, in un monastero dove si co­piavano intensamente libri, trovare soltanto tre calamai in pietra e nemmeno un pezzettino minimo di per­gamena... Eppure è succes­so a Qumran, nonostante vi si siano conservate discrete quantità di altri antichi ma­teriali organici. Finora si pensava che gli oltre mille rotoli del Mar Morto (660 so­no quelli i cui frammenti permettono un’identifica­zione) fossero una sorta di libreria segreta degli esseni, che avevano tra­scritto e sigillato in vasi i loro scritti sacri per conservarli dalla distruzione; e invece non solo i manoscritti appaiono quasi tutti co­piati da mani diverse (uno scrivano per ogni libro?!?), ma il loro contenuto riflette ten­denze culturali e teologiche diverse e persi­no contrastanti: come se provenissero da u­na biblioteca molto aggiornata (per esempio quella del Tempio di Gerusalemme), trasfe­rita in fretta per salvarla dalla distruzione.

Ma gli esseni, poi, sono esistiti davvero?

La cosa curiosa è che, nei manoscritti di Qumran, la parola «esseno»... non esiste pro­prio! Anzi, per la verità non sappiamo nep­pure quale fosse il termine ebraico per definire la setta, visto che le uniche notizie su di essa giunte fino a noi dipendono da Giu­seppe Flavio, dunque dal latino e dal greco. E c’è persino una seria studiosa israeliana secondo la quale gli esseni non sono mai e­sistiti, in quanto sarebbe impensabile che nel giudaismo del tempo di Cristo 4000 per­sone potessero impunemente negare – con la loro castità – il primo precetto biblico: «Crescete e moltiplicatevi».
A Qumran non c’è il testo del Vangelo...
Per i cattolici il frammento qumranico più importante è il famoso 7Q5, nel quale alcuni studiosi hanno identificato un versetto del Vangelo di Marco: fatto di importanza ca­pitale per retrodatare la composizione dei Vangeli, avvicinandola quindi alla morte di Cristo. Secondo Paganini però si tratta di u­na tesi insostenibile: sulle 20 lettere del frammento, solo 7 sono ricostruibili con si­curezza e sulle 1127 combinazioni possibi­li appena il 2% potrebbe avere relazione con Marco. Conclusione: «Sicuramente non ci troviamo davanti a un testo cristiano», ma probabilmente a una genealogia greca. Tut­tavia i rotoli del Mar Morto, composti qua­si tutti prima della nascita di Gesù, restano importantissimi per il cristianesimo in quanto consentono di ricostruire il clima culturale e religioso in cui visse il Nazareno.

...ma nemmeno il complotto del Vaticano

Negli anni Novanta, basandosi sui numero­si «pasticci» combinati dalle équipes di stu­diosi che da un quarantennio avevano il mo­nopolio sui rotoli di Qumran, si diffusero va­ri bestseller d’impostazione «complottista» a sfondo anti-cattolico. La tesi fondamenta­le era: i manoscritti del Mar Morto non ven­gono pubblicati perché rivelano una verità «alternativa» su Cristo e dunque il Vaticano li sta boicottando. Ma la teoria è inconsi­stente poiché – spiega Paganini – «il Vatica­no non ebbe mai in nessun momento a che vedere con l’opera di pubblicazione dei ma­noscritti », che dal 1967 dipende dal gover­no israeliano. Eppure l’ipotesi «alla Dan Brown» resiste nella pubblicistica. Ma la storia dei ritrovamenti di Qum­ran è costellata da numerosi altri im­previsti incredibili, marchiani errori umani, ritardi ingiustificabili, esose contratta­zioni economiche (di numerosi frammenti non si conosce nemmeno l’esistenza perché sono finiti illegalmente in mani private), conflitti per­sonali e guerre vere e proprie tra nazioni... Mol­ti misteri sui rotoli sono dunque destinati a ri­manere tali, in quanto i dati che avrebbero po­tuto fornirci risposte sono irrimediabilmente perduti. Oggi comunque l’ipotesi più accredi­tata è quella che a Qumran abitassero alcune famiglie sacerdotali ebraiche, dedite alla fabbricazione di ceramica rituale «pura», e che proprio costoro avessero aiutato altri sacerdo­ti provenienti da Gerusalemme a nascondere la biblioteca del Tempio nelle grotte dei din­torni, fornendo loro anche le giare adatte per contenere i rotoli. Sarà così? «L’analisi dei ma­noscritti del Mar Morto – ammette Paganini – è appena agli inizi». E dunque...


fonte: Avvenire

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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