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L' ESAME DI COSCIENZA.......e la preparazione per una buona Confessione dei peccati!

Ultimo Aggiornamento: 29/10/2013 03:16
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Sesso: Femminile
03/07/2012 16:39
 
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[SM=g1740758] Un sacerdote risponde

Le chiedo consigli per una buona confessione, ho sempre delle difficoltà a distinguere i veniali dai mortali

Quesito

Caro Padre Angelo,
ci avviciniamo al Santo Natale 2010, le chiedo consigli per una buona confessione, mi confesso spesso ma ho sempre delle difficoltà ad enunciare i peccati e a distinguere i veniali dai mortali, la prego di fare una breve elencazione di essi.
Grazie, preghi per me e per la mia famiglia


Risposta del sacerdote

Carissima,
1. poiché in ogni confessione è sempre necessario confessare i peccati mortali, è doveroso sapere con chiarezza che cosa oggettivamente è peccato mortale.

2. Va detto ancora che per compiere soggettivamente un peccato grave si richiede la presenza simultanea di tre condizioni: che vi sia materia grave, piena avvertenza della mente e deliberato consenso della volontà.

3. La piena avvertenza della mente e il deliberato consenso dipendono molto dalle condizioni dei singoli. Sicché ogni caso va valutato volta per volta.
Pertanto adesso io mi attengo a precisare in che cosa vi sia materia grave.

4. A questo proposito i teologi distinguono tra peccati oggettivamente sempre gravi (parlano di materia grave ex toto genere suo) e peccati generalmente gravi (qui vi è materia grave ex genere suo).

5. Questa distinzione è importante perché nei primi c’ sempre materia grave e pertanto non vi è mai materia lieve (non datur parvitas materiae). Essi sono di suo sempre gravi.
Nei secondi invece vi può essere, e anche abbastanza spesso, materia lieve (datur parvitas materiae).

6. Seguendo l’indicazione dei dieci comandamenti, vengono messi tra i peccati dove c’è sempre materia grave:
i peccati contro il primo comandamento: l’abbandono di Dio, il culto a satana, il ricorso a maghi, fattucchieri..., forme gravi di superstizione, i peccati contro le virtù teologali (eresia, apostasia, insubordinazione alle verità di fede, disperazione della salvezza, presunzione di salvarsi senza merito, odio di Dio e del prossimo, fare volutamente del male al prossimo), l’assenza abituale di preghiera.
I peccati contro il secondo comandamento: la bestemmia, il giurare il falso, la violazione dei voti).
I peccati contro il terzo comandamento: non partecipare alla Messa nei giorni di domenica e nelle altre feste comandate (Natale, 1° dell’anno, Epifania, Assunta, Tutti i Santi, Immacolata), fare la S. Comunione avendo peccati gravi non ancora confessati.
I peccati contro il quinto comandamento in ogni sua forma: omicidio, suicidio, aborto, eutanasia, uso di sostanze stupefacenti, ubriachezza, percosse...
I peccati contro il sesto comandamento in ogni sua forma: autoerotismo, fornicazione, rapporti prematrimoniali e omosessuali, contraccezione coniugale, adulterio, violenza carnale, pedofilia...

7. I vecchi teologi moralisti dicevano tutto questo in poche parole: c’è sempre materia grave nei peccati contro le virtù teologali, contro la virtù di religione che abbraccia i primi tre precetti del decalogo) e contro i precetti della seconda tavola del decalogo che hanno a che fare con valori molto alti (li chiamavano: materia indivisibile).

8. Sono peccati gravi nel loro genere, ma possono avere materia lieve gli altri peccati commessi contro la seconda tavola della legge.
Si ha materia lieve quando non si viola sostanzialmente il precetto, ma si continua a conservare al prossimo un certo rispetto.
Venendo nella fattispecie qui vi sono:
i peccati contro il quarto comandamento che comanda di onorare il padre e la madre, in una parola tutto il nostro prossimo. Allora vi possono essere piccoli battibecchi o screzi in famiglia, qualche disobbedienza, qualche parola un pò ingiuriosa...
Ma se si tratta di dissapori gravi, di litigi, di gravi mancanze di rispetto, di disonorare i familiari o il prossimo... allora si tratta di peccati gravi.
Nel quarto comandamento si possono includere anche i peccati di lingua, come le maldicenze, i pettegolezzi che screditano il nostro prossimo. Bisogna distinguere: alcuni conservano sostanzialmente l’onore del prossimo, altri lo ledono gravemente. Nel primo caso si tratta di peccato veniale, nel secondo di peccato mortale.
I peccati contro il settimo comandamento che vieta di rubare la roba d’altri. Anche qui si capisce bene che si deve distinguere tra il furto, ad esempio, di un sacchetto di caramelle (che rimane sempre un furto e pertanto un peccato) oppure di una somma di una certa consistenza.
I peccati contro l’ottavo comandamento che proibisce la menzogna. È chiaro che se si tratta di calunnie, di accuse ingiuste fatte in tribunale... vi è peccato grave. Se si tratta invece di bugie dette per difendere se stessi o per non turbare la pace in famiglia non si va al di là del peccato veniale.
I peccati contro il nono comandamento che proibisce altri peccati contrari alla purezza. Se si tratta di peccati per cui si programma di commettere peccati carnali con determinate persone (anche se poi non vengono compiuti) vi è peccato grave. Gesù ha detto che chi guarda una donna e la concupisce, ha già commesso adulterio nel suo cuore.
Ugualmente sono peccati gravi l’uso di pornografia, di porno internet...
Un semplice pensiero impuro, nel quale non si indugia ma non si è pronti alla sua rimozione è invece un peccato veniale...
In questo comandamento sono inclusi anche peccati di immodestia nello sguardo, nel parlare. Facilmente vi è materia lieve (ad es. qualche volgarità...), ma vi può essere anche materia grave.
I peccati contro il decimo comandamento che proibisce anche il solo programmare il furto, sebbene poi non lo si compia. Anche qui dipende dalla quantità della roba che si vuole rubare.

9. I vecchi teologi dicevano che i peccati generalmente gravi, ma nei quali vi può essere materia lieve, costituiscono materia divisibile. E si capisce il motivo di tale dizione: vi sono peccati che ledono sostanzialmente i beni materiali o spirituali del nostro prossimo. Altri peccati invece li offendono solo marginalmente, mentre sostanzialmente li conservano.

10. Sono invece di suo peccati veniali quelle azioni che sono buone, ma nelle quali ci si appesantisce, come ad esempio la ricerca della vanagloria, di eccessivo zelo per fare bella figura, di mangiare troppo, di indugiare in alcune golosità e in alcuni perditempo...

11. Perché non si veda in questo catalogo un quadro semplicemente moralistico di ciò che è peccato grave o peccato veniale, desidero ricordare il motivo di fondo: i peccati mortali rompono la comunione di vita con Nostro Signore. Si perde la sua grazia, la sua intimità e amicizia. In una parola la nostra volontà non è all’unisono con la sua in punti importanti e decisivi della nostra vita.
I peccati veniali non sono ugualmente conformi alla sua volontà, ma il difetto qui è più leggero, potrei dire che è in qualche modo marginale. Certo non conducono alla santità, non piacciono al Signore, ma non contrariano e non spezzano la comunione di vita.

Ti ringrazio del quesito, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo


Pubblicato 02.09.2011

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Sto leggendo (a mo di esercizio spirituale) questo libro.... e vorrei condividere con voi questo passo [SM=g1740733]

da: LA CHIAVE DEL PARADISO IN MANO AL CATTOLICO CHE PRATICA I DOVERI DI BUON CRISTIANO
TORINO-PARAVIA - del sacerdote Giovanni Bosco anno 1856


D. Che cosa dobbiamo fare noi Cattolici?
R. Noi Cattolici dobbiamo:
1. ringraziar Dio di averci creati in quella religione, che unica può condurci a salvamento.
2. Pregar di cuore il Signore perchè ci conservi fedeli alla sua grazia, e nel suo santo servizio, e pregarlo pure per tutti coloro che vivono da lui lontani, separati dalla sua s. Chiesa, onde li illumini, e li conduca da buon pastore al suo ovile. Ma insieme dobbiamo in
3.° luogo guardarci bene dai Protestanti e da quei cattivi cattolici che disprezzano i precetti della Chiesa, che sparlano del vicario di G. Cristo, e degli altri suoi ministri per trascinarci all'errore.
4.° Essere grati a Dio colla fermezza nella fede, coll’osservanza esatta de' suoi precetti, e di quelli della sua santa Chiesa.


***


[SM=g1740758] Un sacerdote risponde

 

Perché chi è consapevole di essere in peccato mortale, per quanto pentito, non può fare la Santa Comunione, ma deve premettere la Confessione

 

Quesito

 

Caro Padre Angelo,
mi capita di andare a messa in peccato mortale, perché per un motivo o l’altro non mi sono potuto confessare (per mancanza di un sacerdote e di tempo nei giorni prima della celebrazione…). Cerco di non partecipare alla comunione in quanto non confessato e non degno, ma alcune volte non ci riesco! Tutto ciò che ascolto durante la messa mi spingono infatti ad accostarmi al Signore, l’Agnello di Dio che toglie, appunto, tutti i peccati del mondo! Sono pienamente d’accordo che nostro Signore Gesù Cristo rimette i nostri peccati tramite voi stimati confessori. Ascolto infatti con sincero pentimento l’inizio della messa, quando il celebrante ci invita all'atto penitenziale. Durante il quale nella breve pausa di silenzio recito l’atto di dolore e in seguito ascolto fiduciosamente l'assoluzione del sacerdote! Tuttavia mi domando se quest’assoluzione abbia lo stesso valore del sacramento della Penitenza? Lei cosa pensa durante le parole di questo momento molto solenne, parole recitate in veste di Gesù? Lei ha assolto i miei peccati, o solo di quelli che ha confessato nei giorni precedenti? Confido in Dio durante il Vangelo ed il Credo, supplico la sua Misericordia! Recito il Padre nostro con il sacerdote, l’assemblea e con Gesù stesso, presente ormai anche fisicamente nell’Eucarestia (in Cristo, con Cristo, per Cristo). "Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma dì soltanto una parola e io sarò salvato"! Ecco, ormai è difficile trattenermi… Di Parole in nome di Gesù, durante la messa, si è colmato l’anima mia, è difficile ormai rinunciare alla comunione con il Corpo di Cristo offerto a tutti dal Sacerdote O non a tutti? Lei che cosa pensa in questo momento… l’Agnello purificatore è offerto solamente a quelli che ne sono degni, in quanto confessati? Dopo la messa esco più sereno, come se il mio spirito per un momento, per un attimo, si fosse rivestito di bianco!
Consapevole di non essere in grado di resistere alle nuove tentazione, mi propongo comunque di andarmi a confessare il più presto possibile, per ricevere un aiuto più tangibile per divenire come il Cristo, nelle mie scelte future e nei miei sentimenti!   Sperando tuttavia di non aver commesso un altro peccato di superbia e vanagloria…
Ti ringrazio di cuore per ogni breve Parola che mi puoi donare in questo mio sincero dubbio! Faccio bene o male ad accogliere Gesù, alcune volte, anche se non confessato?
Cordiali saluti e un caloroso abbraccio fraterno,
Giuseppe

 


 

Risposta del sacerdote

 

Caro Giuseppe,
1. l’atto penitenziale che si compie all’inizio della Messa non è un sacramento, ma un riconoscimento dei nostri peccati ed è una supplica collettiva fatta a Dio perché ci purifichi  da ogni colpa.
Quando il sacerdote dice: “Dio onnipotente abbia misericordia di Dio, perdoni i nostri peccati…” eleva una supplica, ma non dà l’assoluzione dei peccati.

 

2. Per il sacramento della Confessione, oltre al pentimento, è necessaria per istituzione divina l’accusa dei peccati, che qui all’inizio della Messa evidentemente non c’è.

 

3. Questa preghiera può avere l’efficacia di perdonare i peccati, perché suscitata da un sincero pentimento.
D’altra parte la Chiesa ha sempre ritenuto che la remissione dei peccati si può ottenere anche prima di accedere al sacramento della Confessione, ma non senza il proposito di confessarsi.

 

4. Questo atto penitenziale è importante, perché se uno arriva a Messa in peccato mortale, in forza di questo atto ricupera la grazia e la sua partecipazione alla Messa diventa soprannaturalmente meritoria per la vita eterna.

 

5. Anche la Parola del Signore che ascoltiamo nelle letture può ottenere questa purificazione.

 

6. Molto di più la si ottiene nel momento in cui si compie il memoriale della passione e della morte del Signore (consacrazione).
La passione e la morte del Signore sono il sacrificio di espiazione dei peccati che Cristo ha compiuto per noi.
La celebrazione della Messa produce gli stessi effetti del sacrificio della croce, perché è lo stesso sacrificio della croce che viene perpetuato a nostro beneficio sui nostri altari.
Sarebbe strano che la partecipazione al sacrificio di espiazione non ci ottenesse l’effetto dell’espiazione effettiva dei peccati.

 

7. La partecipazione alla Messa, dunque, se viene fatta con le dovute disposizioni attua la purificazione dell’anima, la santifica e la rinforza.

 

8. Ma non è sufficiente per darci il via libera per poter fare la Santa Comunione se uno non ha ancora confessato i peccati mortali.
Come sai, la Chiesa chiede di premettere sempre e in maniera doverosa la Confessione.
Riporto ancora un volta un testo di Giovanni Paolo II: “A questo dovere lo richiama lo stesso Apostolo con l’ammonizione: «Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice» (1 Cor 11,28). San Giovanni Crisostomo, con la forza della sua eloquenza, esortava i fedeli: «Anch’io alzo la voce, supplico, prego e scongiuro di non accostarci a questa sacra Mensa con una coscienza macchiata e corrotta. Un tale accostamento, infatti, non potrà mai chiamarsi comunione, anche se tocchiamo mille volte il corpo del Signore, ma condanna, tormento e aumento di castighi».
In questa linea giustamente il CCC (n. 1385)stabilisce: «Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla comunione».
Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell’apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell’Eucaristia, «si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale»” (Ecclesia de Eucharistia 36).

 

9. È vero che domandare il perdono a Cristo e pensare di riceverlo è già una cosa grande, ma questo è solo l’inizio della riconciliazione.
Ti porto un esempio: se andando per strada ti tamponassi e sfasciassi la tua macchina e scendendo dalla mia vettura ti chiedessi scusa perché ero sovrapensiero, tu vedendomi così umiliato e confuso, sebbene rattristato, mi daresti il tuo perdono. Ma le cose non si concluderebbero così.
Rimane necessaria la riparazione dei danni. Solo allora la riconciliazione sarà piena.
Ebbene, il perdono ricevuto durante la Messa è paragonabile al primo atto, Ma rimane ancora la parte più importante: la riparazione. E questa viene attuata quando il sangue di Cristo viene versato sulla tua anima dalle mani del sacerdote incaricato da Cristo per la remissione dei peccati nella celebrazione del sacramento della Riconciliazione o Penitenza.

 

10. Senti che cosa dice Sant’Agostino a proposito di quelli che pensavano che fosse sufficiente la riconciliazione interiore senza sacramento della Penitenza: “Nessuno dica: ‘Faccio la Penitenza privatamente, per conto mio, di fronte a Dio’, e ‘il Dio che perdona conosce quello che compio nel cuore’. Dio allora avrebbe detto senza motivo: ‘ciò che scioglierete sulla terra sarà sciolto anche in cielo!’. Così come senza motivo avrebbe consegnato le chiavi del regno di Dio alla Chiesa! Si può rendere vano il Vangelo? Si possono rendere vane le parole di Cristo?” (Sermone 392, 3).
Sono parole forti e persuasive quelle di Sant’Agostino: per qual fine Gesù avrebbe istituito il sacramento della confessione se si potesse fare la S. Comunione anche senza di esso?
E poi, se uno non trova il confessore, per quante volte potrebbe fare la Comunione?
Capisci bene che qui uno continuerebbe a commettere i suoi peccati mortali, domanderebbe perdono a Dio nella Messa e poi si confesserebbe ogni morte di Papa!
Sarebbe serietà questa o non si tratterebbe di uno svuotamento, come dice Sant’Agostino, delle parole del Signore?

 

11- Pertanto la Comunione fatta senza essere confessati è mal fatta, per quanto uno pensi di essere perdonato.
Hai sentito le parole di Giovanni Paolo II che riprende quelle di San Giovanni Cristostomo: “Un tale accostamento, infatti, non potrà mai chiamarsi comunione, anche se tocchiamo mille volte il corpo del Signore, ma condanna, tormento e aumento di castighi”.
Può sembrare duro san Giovanni Crisostomo, ma non fa altro che riprendere le parole severe di san Paolo in  1 Cor 11,27-30: “Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.
È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti”.
L’autorevole Bibbia di Gerusalemme commenta quest’ultimo versetto con le seguenti parole: “Paolo interpreta un’epidemia come una punizione divina per la mancanza di carità che ha reso l’eucaristia impossibile”.

 

11. Pertanto ti esorto a non fare più la Santa Comunione se prima della Messa hai coscienza di essere in peccato grave.
Anzi, nella prossima confessione dirai al sacerdote che hai fatto ugualmente la Santa Comunione senza essere confessato.

 

Ti ringrazio del quesito, la cui risposta porterà luce non  solo in te ma anche in tanti altri visitatori.
Ti saluto anch’io con caloroso abbraccio fraterno, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo

 


 

Pubblicato 12.10.2012



seminiamo a pieno ritmo.... [SM=g1740722]

[SM=g1740738]

[Modificato da Caterina63 16/01/2013 11:29]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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