A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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LA BIBBIA, tutti ne parlano, tutti la interpretano...

Ultimo Aggiornamento: 11/12/2012 22:27
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18/07/2010 16:46
 
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena  (Messaggio originale) Inviato: 26/01/2002 16.47
Bibbia = Parola di Fede che cammina al passo dell'uomo!
 
Per comprendere la Bibbia bisogna per forza passare da un modo di vedere scritturale e giudicare scientifico-storico, ad una visione di FEDE, poichè è, in defenitiva quanto ci chiederà Dio al ritorno trionfale nel giorno del Giudizio: "Quando il Figlio dell'uomo tornerà sulla terra, troverà ancora la fede nell'uomo?", "Tommaso, perchè hai veduto hai creduto? Beati coloro che crederanno pur non avendo visto".
 
Non è stata scritta per insegnarci un finale di morale e di scienza  o altro, ma più semplicemente per trasmetterci l'amore sconfinato di Dio, che per Amore dell'uomo, per la fede che Dio ripone nel cuore dell'uomo (libero arbitrio), Incarna in una Donna il Suo Verbo affinchè sullo strazio della Croce "ci attirasse tutti a Sè".
 
Credi di affermare giusto dicendo, per esempio che i racconti dell'Annunciazione, degli Angeli sulla grotta di Betlemme o il messaggio della Risurrezione di Gesù sono fatti di cronaca tali da creare uno scoop giornalistico e da essere fotografati in prima pagina? O non sono forse piuttosto messaggi ( con visioni reali ovviamente) ma con visioni in clichès biblici, per espirmere ciò che Dio donava all'uomo: una identità all'uomo e l'identità Sua stessa nella glorificazione del Suo Figlio Unigenito? Perciò avanziamo verso questa Rivelazione per FEDE e non tanto per gridi propagandistici che possono infondere curiosità, tuttavia essi danno una distorsione della Verità e alla Verità stessa!
 
Lo scrittore sacro non è un cronista stipendiato distaccato dai fatti che deve narrare, e perciò scrive in modo oggettivo, piuttosto è un uomo di FEDE, un "tifoso", un innamorato che spesse volte eccede anche nel racconto tanta può essere la sua passione che lo coinvolge, egli rende vivo ciò che scrive, perchè è lo "scrittore di Dio"...perciò egli vede  e scrive con gli occhi della FEDE anche quello che tu non vedi!
 
Nella Bibbia non abbiamo fotografie, eppure basta chiudere gli occhi per aprire immensi scenari....Dio ha lasciato all'uomo la libertà di sprigionare la sua fantasia...in questo rapporto d'Amore filiale...tante opere d'arte ci dimostrano come uomini anche non credenti, abbiano saputo trarre immagini meravigliose dalla Bibbia e questo lo si deve non tanto alla loro bravura, quanto a Dio che nell'arte ha permesso all'uomo di esprimere la Sua storia d'Amore e di FEDE, un continuo rapporto filiale, un pò come quando un figlio vuole fare la foto al padre o alla madre, o scrivere ad essi una poesia, un canto, un grazie!
 
Non si può comprendere la Scrittura se la mortifichiamo fermandoci a contemplare soltanto singole storie e singoli brani o singoli episodi...se non sappiamo estrarre le perle in essa contenute! Se ci atteniamo ostinatamente alle narrazioni senza penetrare che essi nascondono il messaggio di salvezza e che esso va a pari passo con l'uomo di ogni generazione, rispettando il tempo in cui vive, rischiamo di adorare soltanto la "larva del Cristo" e limitiamo l'opera feconda dello Spirito Santo che ad ogni generazione dona nuovi stimoli per entrare dentro il Mistero di Dio!
 
E' necessario, quindi, passare da una visione statica ad una più dinamica e progressiva della Scrittura...Dobbiamo imparare a capire che essa ha un suo sviluppo storico nella Parola stessa, come per esempio il Gesù storico, la sua personalità che "cresceva in età e sapienza e grazia presso Dio e gli uomini"(Lc.2,52)
Molti episodi biblici dimostrano inesattezze e lacune scientifiche, morali e perfino religiose....ma ciò non toglie che Essa sia vera....e questo è possibile perchè molti episodi segnano i passi del progressivo evolversi della Parola stessa che termina, quanto allo scritto, con il compiersi dei fatti di Gesù Cristo, ma che da lì continua la sua progressione attraverso gli uomini che ora hanno ricevuto la Lieta Novella e che pieni di Spirito Santo, possono continuare a farla evolvere....e così sempre, fino alla fine dei tempi quando ci verrà chiesto se...."abbiamo ancora la FEDE"
E...perchè no! se abbiamo ancora la forza di scrivere, di pregare, di parlare ancora del Figlio di Dio fatto Uomo per noi!
 
La Rivelazione di Dio cresce, ed essa cresce con la crescita del popolo ebraico nel quale ha voluto Incarnarsi, cioè, fino a quando è giunta la "pienezza del tempo". Nell'A.T. Dio comanda stragi, razzie, condanne...la Bibbia ce lo presenta come un Dio crudele per chi non accetta la Rivelazione ultima, per chi, cioè, non segue "IL TEMPO": Dio non è in realtà rappresentato come Egli è realmente e come poi si manifesterà, ma viene descritto come gli scrittori lo comprendono con mente e cuore a Lui rivolti cioè, ancora socialmente e civilmenti imperfetti perchè non hanno ancora ricevuto in pieno la rivelazione del Cristo.....
 
Da quel momento in poi altri scrittori ispirati ci descrivono di un Dio buono, amorevole, grande, immenso, che dona la sua vita per tutti gli uomini, che ci apre le porte dei Cieli prima precluse dal peccato, che sconfigge la morte, che pone un freno al dominatore del mondo....eppure stiamo parlando dello stesso DIO! Forse gli scrittori del passato avevano meno FEDE, oppure non avevano lo Spirito Santo? no! Avevano la FEDE e avevano lo Spirito, ma essi erano stati destinati a scrivere altro....Nella Chiesa Dio ha sempre ispirato nuovi scrittori che sapessero descrivere chi Egli fosse realmente e guidati dallo Spirito, tutti essi parlano dello stesso Dio dell'A.T.
 
La visione di Dio, perciò, si è sempre manifestata più perfetta quanto l'uomo più si è perfezionato culturalmente, civilmente e nel progresso della sua condizione storica....Più andremo avanti, più Dio sarà manifestato in modi sempre più grandi e celebrato e lodato sempre più in forme nuove e ricche, affinchè ogni progresso civile e culturale dell'uomo, lo adoperi per rendere degna testimonianza al suo Creatore!
 
E l'Icona perfetta del Creatore la troviamo soltanto in Gesù Cristo suo Unigenito!
 
La Bibbia, non è semplicemente e solo "ispirata"...perciò è un errore e pericoloso avvicinarsi ad Essa soltanto con questo spirito...Essa và gustata, masticata, digerita....si, digerita perchè è Parola di Dio che vive e si muove con l'uomo, va incontro alle sue esigenze, lo rispetta, lo anima, gli sviluppa la fantasia, lo rende poeta, scultore, studioso, bambino, umile, gioioso, santo, martire, incompreso da chi non riesce a comprendere Che Dio stesso è la Parola che si è fatta Carne e che perciò ha preso vita e l'ha presa dentro di noi, l'ha presa servondosi di una cratura umana.....la Bibbia è soprattutto "ISPIRANTE", se non comprendiamo questo, essa resterà soltanto un meraviglio romanzo d'Amore tra l'uomo e Dio e come tale avrà la parola FINE, mentre invece la sua fine è quando il Cristo tornerà e ci chiederà se avremo avuto Fede e quanto l'avremo fatta fruttare, la sua fine sarà quando Dio tornerà per giudicare i vivi e i morti e quando il Regno suo non avrà più fine....
 
(Gruppo di studi ecumenico, risoluzione concorde e unanime,"Settimana della comprensione-Beati i costruttori di Pace" Roma, Maggio 1995) 
 
 
Fraternamente C.


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Da: Teofilo Inviato: 27/01/2002 23.13
La cosa più importante che ho rilevato in questo documento del topic, è il gruppo che lo ha sottoscritto.
Se lo avesse fatto la comunità cattolica, la cosa mi sarebbe apparsa del tutto ovvia;
ma fatto da un gruppo ecumenico, acquista tutto un altro valore.
E' un altro segno che lo Spirito lavora, nonostante tutti i nostri momenti di umana sfiducia.
La preghiera, l'umiltà reciproca possono fare molto secondo me, nell'avvicinarci gli uni agli altri, ed insieme al Signore che ci ha salvati.
Con affetto

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 28/01/2002 11.26
 
Guardate come siamo utili gli uni agli altri....i miei interventi spesse volte nascono dai vostri interventi.....leggendo voi medito....e affiorano nuovi pensieri che non si discostano dai vostri...."Tutti siamo utili e nessuno è indispensabile"...cosa che non possiamo dire dello Spirito Santo che agisce col potere di Dio essendo Egli stesso Dio, perciò indispensabile..., e che soffia sulla Chiesa rendendola indispensabile per la crescita nostra spirituale....
Nelle Letture della XVI Domenica del T.O. ciclo A, ho trovato queste meditazioni sull'azione dello Spirito Santo e sulla parabola della....zizzania....
lascio a voi il farle fruttare....
 

"Il regno dei Cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò" (Mt 13, 24)

La prima lettura (Sap 12, 13.16-19) è tratta dal libro della Sapienza, che fu scritto in ambienti giudaici della Diaspora di Alessandria d’Egitto, tra gli anni 150 e 30 a.C. Nella parte conclusiva del libro, nei capitoli 10-19, ci viene offerta un’ampia riflessione, in forma di catechesi, sulla giustizia salvifica di Dio manifestata nei suoi grandi interventi liberatori nella storia. Si riflette sul modo in cui Dio castiga gli avversari del suo popolo, tanto gli egiziani (11,15-12,1), come i cananei (12, 2-27), due popoli che nel linguaggio biblico arrivarono a simbolizzare l’uomo ingiusto e peccatore: Dio castiga sempre con moderazione. Il brano, che oggi proclamiamo come prima lettura (Sap 12, 13.16-19), riassume molto bene l’atteggiamento di Dio che, anche essendo onnipotente, "giudica con mitezza e ci governa con molta indulgenza" (Sap 12,18). Nell’esercizio della giustizia, il Signore dell’universo dispone della pienezza del potere: " Chi potrebbe domandarti: che hai fatto?… Non c’è Dio fuori di te…" (Sap 12, 12-13), però "la tua forza infatti è principio di giustizia, il tuo dominio universale ti rende indulgente con tutti" (Sap 12, 16). Dio non abusa del suo potere. Egli anzi "giudica con clemenza e ci governa con molta indulgenza" (Sap 12, 18). Questo comportamento divino, secondo l’autore del Libro della Sapienza, deve arrivare a convertirsi in uno stimolo e in una norma umanitaria per ogni credente: "Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini" (Sap 12, 19). Dio, che possiede un potere supremo su tutto il cosmo e che è superiore a qualsiasi altra creatura, insegna al credente che l’unico cammino che bisogna scegliere come norma di vita è quello dell’amore paziente e misericordioso.

La seconda lettura (Rm 8, 26-27) ci parla oggi dei "gemiti inesprimibili dello Spirito". All’anelo del parto della nuova creazione e dell’uomo nuovo si unisce il desiderio appassionato e ansioso dello Spirito nei nostri cuori. Lo Spirito del Signore è presentato come un mediatore efficace e potente. L’uomo, come un piccolo bambino che ancora non sa parlare bene, non riesce a formulare il suo desiderio più profondo in rapporto alla rinnovazione radicale di questo mondo. Lo Spirito si incarica di farlo, convertendosi non solo in principio e dinamismo dell’azione del credente, ma anche della sua stessa preghiera: lo Spirito rende possibile la supplica perfetta nei nostri cuori, la vera preghiera che non conosce la debolezza della nostra condizione umana che "neppure sa cosa sia conveniente domandare" (Rm 8, 26). Lo Spirito si rivela così come l’interprete e l’intercessore della preghiera del credente; della vera preghiera, di quella che è sostenuta dalla forza di Dio e che conduce a Lui, perché "Dio, che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio" (Rm 8, 27). Quante preghiere inutili ed inefficaci perché non sono frutto dello Spirito, ne si mettono in sintonia con il progetto di salvezza di Dio! Il testo paolino è un autentico invito a vivere e pregare "nello Spirito", cioè, in sintonia interiore con lo Spirito di Dio "che viene in aiuto alla nostra debolezza" (Rm 8, 26) e che "scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio" (1Cor 2, 10).

Il vangelo (Mt 13, 24-43) ci presenta oggi un’altra sezione del discorso di Gesù in parabole contenuto nel capitolo 13 di Matteo, la cui lettura abbiamo iniziato la settimana scorsa. Gesù propone alla gente tre parabole: quella del grano e della zizzania, quella del granellino di senapa e quella del lievito (Mt 13, 24-33), alle quali Matteo aggiunge come conclusione una osservazione in rapporto alla finalità delle parabole (vv.34-35); segue la spiegazione della parabola della zizzania ai discepoli in casa (vv. 36-43). Per una maggiore chiarezza divideremo il nostro commento in due parti: prima, la parabola del grano e della zizzania con il suo commento (vv. 24-30.36-43); dopo, le altra due parabole, quella del granellino di senapa e quella del lievito (vv.31-35).

(a) La parabola del grano e della zizzania nel campo descrive simbolicamente la crescita del regno di Dio nella storia. Questa crescita non è esente da lotte e da opposizioni drammatiche. Nel campo della storia si affrontano il "padrone del campo" e il "nemico", il "grano" e la "zizzania". Appare però anche il contrasto tra due forme, due metodi, di trattare la semina: "raccogliere già la zizzania" o "lasciarla crescere insieme al grano fino al tempo della mietitura". I contrasti e le opposizioni che il Regno di Dio incontra, la presenza del male insieme al bene nella storia, formano parte del processo normale di crescita e di sviluppo del progetto di Dio. Il Regno di Dio è combattuto e rifiutato, non presenta uno sviluppo omogeneo e trionfale, la parola del vangelo non si presenta sempre efficace in modo necessario ed inesorabile. Dio in tutti i casi non distrugge il male, né attua con potere come un giudice inesorabile. Non possiamo cadere nella falsa illusione di credere che l’arrivo del Regno cancelli totalmente il male facendo sorgere automaticamente la giustizia e la pace. Il Regno va aprendosi un cammino nella storia all’ombra dell’ingiustizia e del peccato. Il Regno di Dio è accettazione di questa ombra misteriosa che è il male e la resistenza alla parola del vangelo. E’ necessario assumere l’ottimismo e la pazienza di Dio che agisce con una efficace superiore a quella del male, anche quando la sua azione nella storia si presenta come misteriosa e nascosta.

Naturalmente questo non significa ignorare la differenza radicale che c’è tra il grano e la zizzania, cioè, tra il bene e il male, tra il giusto e l’ingiusto, tra l’innocente e il malvagio, tra la vittima e i suoi torturatori. La parabola non è l’invito all’indifferenza e alla passività di fronte ai drammi della storia. E’ invece un’esortazione alla pazienza e alla fiducia. Il sogno antico di una comunità di "puri", chiamati a distruggere il male e a condannare senza appello gli ingiusti, è sempre stato presente in diverse forme nella storia dell’umanità. Per Gesù risulta pericoloso questo integralismo fanatico che potrebbe portare ad una specie di "fariseismo cristiano", intransigente e molte volte arrogante e violento. La Chiesa di Gesù non è una "comunità perfetta e separata". E’ necessario vivere nella storia con il male, senza pensare sempre e solamente in attaccarlo e distruggerlo. Gesù si è fatto "amico dei pubblicani e dei peccatori" (Mt 11, 19)e vuole essere più il "medico" che il giudice severo (Mt 9, 12-13). Il cammino più difficile è quello della fiducia infinita nella vittoria del regno, che è la vittoria della croce di Gesù, che ha fatto sbocciare la giustizia dall’ingiustizia è ha operato il bene passando attraverso il male. Il discepolo di Gesù vive con la speranza certa che la traiettoria della storia non sbocca nel nulla o nella rovina, ma nella trionfale "mietitura" di Dio che alla fine "riporrà il grano nel suo granaio" (Mt 13, 30); farà risplendere, cioè, tutto il bene seminato attraverso i secoli.

(b) Le parabole del granello di senapa e del lievito pongono l’accento nel contrasto che esiste tra il granellino microscopico e la poca quantità di lievito da una parte e l’immensità dell’albero e della massa fermentata che risultano alla fine. Così è il Regno di Dio: malgrado la piccolezza con la quale si presenta ai suoi inizi, esso giungerà infallibilmente. L’opera di Dio possiede una forza irresistibile, come quella del piccolo seme di senape e del lievito. Il bene, anche quando è nascosto ed umile, può fare fermentare la pasta dell’umanità e della storia, può convertirsi in un immenso albero. Questo è lo stile di Dio e di Gesù. Il Cardinale Carlo Maria Martini commenta a proposito: "Chi accoglie il Regno di Dio, questa realtà piccola e apparentemente debole in mezzo ad una umanità orientata verso il potere e il successo, sperimenterà la potenza della parola di Gesù: si renderà conto che la sua stessa vita sarà come un albero, feconda per se stessa e per gli altri; e vedrà come la propria esistenza, semplice come il lievito, può nutrire molti". Il Regno è ora una realtà nascosta e incipiente, nella storia e nei nostri cuori, però la sua forza trasformante è infinità. Il messaggio della liturgia della Parola, oggi, è un richiamo alla fiducia e alla speranza: anche camminando ancora nell’oscurità del presente, "è certo giunto tra voi il Regno di Dio" (Mt 12, 28).


I commenti sono tratti dal seguente sito:

 http://members.tripod.com/debarim/comentarios_italiano2002.htm

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18/07/2010 16:47
 
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Da: Davidone58 Inviato: 29/01/2002 14.46
Caro teofilo,
non voglio minimamente sminuire in tuo entusiasmo, anzi.
Voglio solo precisare che, a quanto mi è dato di capire, l'intervento in tema biblico proposto non contiene fatti "nuovi" nel dialogo.
Propongo un esame di quanto contenuto in questo link: http://www.paginecattoliche.it/links/Sacra_Scrittura/
In particolare, sono rimasto colpito da quanto insegna Papa Giovanni Paolo II in un discorso qui raccolto:
iGpM
David

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Da: Teofilo Inviato: 29/01/2002 19.31
Caro David,
innanzitutto vorrei salutarti, calorosamente.
Abbiamo avuto finora forse una sola occasione per scambiarci un messaggio.
Ti ringrazio per la tua segnalazione.
Ho provveduto a scaricare quasi tutte le pagine linkate in Totuus tuus.
Dai titoli direi che si tratta di argomenti tutti di estremo interesse, almeno per chi come noi si occupa di queste cose.
Cercherò di cogliere gli elementi che tu segnali come nuovi per il dialogo.
A presto. Con affetto

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Consiglia Elimina    Messaggio 6 di 47 nella discussione 
Da: Teofilo Inviato: 29/01/2002 22.14
Carissimi, in effetti il documento segnalato da David è di grande valore.
 
L'ho appena finito di leggere e mi ha colpito per il fatto che in diverse occasioni abbiamo nei nostri dialoghi toccato questi punti.
 
Ho selezionato i passaggi che mi hanno maggiormente colpito che per ora mi limito a riportare.
Se tu David, ti riferivi a qualcosa in particolare di questo documento, ti prego di farcene partecipi.
 

. Nella Divino afflante Spititu, Pio XII ha deliberatamente evitato di procedere in questa direzione. Egli ha al contrario rivendicato la stretta unione fra i due procedimenti, da una parte sottolineando la portata «teologica» del senso letterale, metodicamente definito (E. B., n. 551), dall'altra, affermando che, per poter essere riconosciuto quale senso di un testo biblico, il senso spirituale deve presentare delle garanzie di autenticità. Una semplice ispirazione soggettiva non è sufficiente. Si deve poter dimostrare che si tratta di un senso «voluto da Dio stesso», di un significato spirituale «dato da Dio» al testo ispirato (E. B., nn. 552-553). La determinazione del senso spirituale appartiene dunque, anch'essa, al campo della scienza esegetica.

....

Una falsa idea di Dio e dell'Incarnazione spinge un certo numero di cristiani a prendere un orientamento opposto. Essi hanno tendenza a credere che, essendo Dio l'Essere assoluto, ognuna delle sue parole abbia un valore assoluto, indipendente da tutti i condizionamenti del linguaggio umano. Non vi è quindi spazio, secondo costoro, per studiare questi condizionamenti al fine di operare delle distinzioni che relativizzerebbero la portata delle parole. Ma questo significa illudersi e rifiutare, in realtà, i misteri dell'ispirazione scritturale e dell'Incarnazione, rifacendosi ad una falsa nozione dell'Assoluto. Il Dio della Bibbia non è un Essere assoluto che, schiacciando tutto quello che tocca, sopprimerebbe tutte le differenze e tutte le sfumature. E' al contrario il Dio creatore, che ha creato la stupefacente varietà degli esseri «ognuno secondo la propria specie», come afferma e riporta il racconto della Genesi (cf Gn, cap. 1). Lungi dall'annullare le differenze, Dio le rispetta e le valorizza (cf 1 Cor 12,18.24,28). Quando si esprime in un linguaggio umano, egli non dà ad ogni espressione un valore uniforme, ma ne utilizza le possibili sfumature con estrema flessibilità, e ne accetta anche le limitazioni. E' questo che rende il compito degli esegeti così complesso, così necessario e così appassionante! Nessuno degli aspetti umani del linguaggio può essere trascurato.

.....

Per arrivare ad un'interpretazione pienamente valida delle parole ispirate dallo Spirito Santo, dobbiamo noi stessi essere guidati dallo Spirito Santo, per questo, bisogna pregare, pregare molto, chiedere nella preghiera la luce interiore dello Spirito e accogliere docilmente questa luce, chiedere l'amore, che solo rende capaci di comprendere il linguaggio di Dio, che «è amore» (1 Gv 4, 8.16). Durante lo stesso lavoro di interpretazione, occorre mantenersi il più possibile in presenza di Dio.

10. La docilità allo Spirito Santo produce e rafforza un'altra disposizione, necessaria per il giusto orientamento dell'esegesi: la fedeltà alla Chiesa. L'esegeta cattolico non nutre l'illusione individualista che porta a credere che, al di fuori della comunità dei credenti, si possa comprendere meglio i testi biblici. E' vero invece il contrario, poiché questi testi non sono stati dati ai singoli ricercatori «per soddisfare la loro curiosità o per fornire loro degli argomenti di studio e di ricerca» (Divino afflante Spiritu, E. B., n. 566); essi sono stati affidati alla comunità dei credenti, alla Chiesa di Cristo, per alimentare la fede e guidare la vita di carità. Il rispetto di questa finalità condiziona la validità dell'interpretazione.

....

A tal fine è evidentemente necessario che lo stesso esegeta percepisca nei testi la parola divina, e questo non gli è possibile che nel caso in cui il suo lavoro intellettuale venga sostenuto da uno slancio di vita spirituale.

 

 

 

 


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Consiglia Elimina    Messaggio 7 di 47 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 29/01/2002 22.48
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE.........70 VOLTE 7 GRAZIE...EHEHEH a te Davide e a te teofilo per aver riportato dettagliatamente il pezzo....
 
C.

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Consiglia Elimina    Messaggio 8 di 47 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°inepil Inviato: 29/01/2002 23.12
Non capisco cosa ci sia da esultare tanto, Caterina
Il Papa sta dicendo che se non si marcia dentro la chiesa di cui lui è il capo, non esiste alcuna manifestazione dello Spirito.
 
Mi sembra che se questo non è altro che condizionare Dio.
Ma, Dio si fa condizionare?
Forse non è detto che lo spirito soffia dove e quando vuole?
Perchè, secondo il Papa deve soffiare dove vuole lui?
 
Spero che coglierete questo aspetto in quello che avete pubblicato.
Pace
 

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Consiglia Elimina    Messaggio 9 di 47 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 30/01/2002 9.58
Caro sgrillo tutto ruota attorno a quel primato che Gesù diede a Pietro "e le porte degli inferi non prevarranno"....il che vuol dire che se la Chiesa è gestita da uomini peccatori, la sua dottrina è infallibile perchè nasce dalla Parola Incarnata....e Satana non ha potere contro Dio.....Perciò lo Spirito Santo,ufficialmente entrato a dirigere la Chiesa nel giorno di Pentecoste....illumina la sua dottrina e gli uomini che la tirano fuori...come fu per la Trinità...ai voglia tu a dire che credi nella Trinità perchè Giovanni li nomina tutti e Tre insieme....se Essa non viene spiegata, ne scaturisce una confusione che la metà basta...ancora molti musulmani non ci riconoscono monoteisti proprio perchè adoriamo la Trinità...e lo stesso dicasi per gli Ebrei che riconoscono solo Il Padre e lo Spirito in qualità di forza "attiva" di Dio.....
 
Perciò, per quanto riguarda questo primato che ti garantisce una dottrina che non è umana.... o ci crediamo o non ci crediamo...non esiste nè teologia, nè filosofia, nè interpretazioni...."Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa....potrai legare e sciegliere...."
e su "questa pietra" sappiamo bene essere il Cristo....
 
Comunque il mio "grazie", se leggi bene era rivolto al fatto che, non conoscendo questo documento inserito da teofilo, a me dimostra che quanto ho inserito a parte...è sulla stessa lunghezza d'onda....permetti che dal mio punto di vista renda un giubilo e un grazie?
 
Fraternamente, C.

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Consiglia Elimina    Messaggio 10 di 47 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 30/01/2002 10.44
Visto che molti divergono anche sulla questione del Canone Biblico, sul sito Totus Tuus, ho trovato questo....molto interessante e capillare.....
Sono certa che potrà tornare utile....sperando che venga letto 

CANONE BIBLICO

È il catalogo (o lista) ufficiale dei libri ispirati, i quali sono la regola della fede e della morale.

Il greco kanwn (cf. ebr. qaneh) = canna, regola di misura e, in senso metaforico, norma. Il senso di catalogo dei libri sacri invalse nell'uso ecclesiastico dal sec. IV (già nel sec. III: Prologo Monarchiano ed Origene, PG 12, 834). Il Concilio di Trento (IV sessione, 8 aprile 1546) ha sancito, con vera definizione dommatica, il c. (catalogo) già fissato dalla tradizione, da tre Concili provinciali: d'Ippona (393), di Cartagine III e IV (397.419), e dal Concilio Fiorentino (1441); il Concilio Vaticano (1870) rinnova e conferma la definizione tridentina (cf. EB, nn. 16-20.47.57-60.77 s.). Il c. abbraccia tutti i libri del Vecchio (47) e del Nuovo Testamento (27) contenuti nella Volgata (v. Bibbia).

Di questi, 7 mancano nella bibbia ebraica, o masoretica, e nelle bibbie dei protestanti: Tob., Iudt., Sap., Bar., Eccli.,I-II Mach., ai quali bisogna aggiungere i seguenti frammenti: Esth. 10, 4-c. 16; Dan. 3, 24-90; cc. 13-14 (nella disposizione della Volgata; nella versione greca dei Settanta, essi sono distribuiti diversamente). Per il Nuovo Testamento, al IV sec. si dubitò della canonicità (se dovevano o no entrare nel c. o nel numero dei libri ispirati) per i seguenti 7 libri: Hebr., Iac., II Pt.,II-III Io., Iud., Apoc. Questi 14 libri vengono detti deuterocanonici (a partire da Sisto di Siena, Bibliotheca sacra, I, p. 2 s.), in quanto a un dato momento, tra i Padri, si discusse la loro origine sacra, in opposizione ai protocanonici la cui appartenenza al c. rimase sempre indiscussa.

I protestanti chiamano apocrifi i deuterocanonici del Vecchio Testamento; e pseudoepigrafi i libri che noi chiamiamo apocrifi (v.) cioè che imitano i libri sacri nella forma e nel contenuto, ma non furono mai nel c. Motivo fondamentale per siffatti dubbi, presso i Padri, fu la mancanza di un c. sancito dalla Chiesa; inoltre, per il Vecchio Testamento, il fatto che i Giudei non ammettevano nella loro bibbia i deuterocanonici; e per il Nuovo Testamento difficoltà dommatiche, originate dall'inesatta esegesi di qualche pericope.

In realtà, come per tante altre verità di fede, la Chiesa non intervenne con la sua autorità infallibile a fissare formalmente il c., se non quando i protestanti vollero rigettare come non sacri, i deuterocanonici del Vecchio Testamento col futile motivo di attenersi al c. ebraico. La Chiesa ebbe da Nostro Signore e dagli Apostoli, il Vecchio Testamento; e solo, per la sua autorità, noi lo riceviamo come ispirato.

La collezione dei libri sacri tra i Giudei, era già un fatto compiuto al tempo di N. Signore, anche nella distribuzione in tre gruppi, ancora conservata nella bibbia ebraica, cioè Tôrâh (=Legge, i cinque libri di Mosè: Gen. Ex., Lev., Num., Deut.), Nebhî'îm (=Profeti) e Kethûbhîm (=Scritti). I "profeti" comprendono: i libri storici Ios., Iudc., Sam., Reg. detti "profeti anteriori", e i nostri libri profetici ("profeti posteriori") da Is. a Mal., eccettuato Dan., posto tra gli Scritti. Le tre parti della collezione si erano formate successivamente.

Per la Legge: cf. Deut. 31, 9-13.24 ss., i Leviti la conservano accanto all'arca; e successivamente vi sono deposti i libri di Giosuè (Ios. 24, 26) e di Samuele (I Sam. 10, 25). Al tempo di Iosia (621), il ritrovato libro della Legge è subito riconosciuto come sacro (II Reg. 23, 1-3; II Par. 34, 29-32); dopo l'esilio (445 a. C.), Esdra rinnova l'alleanza leggendo la Legge al popolo che con giuramento si vincola all'osservanza dei precetti divini (Neh. 8-10). Per i Salmi e i Proverbi cf. Prov. 25, 1 e II Par. 29, 30: il re Ezechia (ca. 700 a. C.) ne curò la raccolta. I profeti più recenti (gli ultimi, sec. V a. C.) citano verbalmente le profezie dei loro predecessori. Dan. 9, 2 afferma di aver letto nei "libri" la profezia di Ier. 29, 10. Verso il 180 a. C., l'Ecclesiastico (44-50, 24) tessendo l'elogio degli antenati enumera i personaggi esattamente secondo l'ordine dei corrispondenti libri della seconda parte: i profeti: cioè Ios., Iudc., Sam., Reg., Is., Ier., Ez., i Dodici (minori). Mezzo secolo più tardi, infine, nel prologo dell'Eccli. (v.) si parla dell'intera collezione: Legge, profeti e altri scritti: specificati, quest'ultimi, dal II Mach. 2, 13, come "gli scritti di David", cioè i Ps., il libro più importante del terzo raggruppamento, per il gruppo intero. E cf. specialmente nei Vangeli: Legge e Profeti (Mt. 5, 17 s.; 7, 12 ecc.); Legge, Profeti e Salmi (Lc. 24, 44) per indicare tutto il Vecchio Testamento.

Le tre parti al completo (con deuterocanonici) si trovano nella Bibbia Greca o Alessandrina (la versione greca del Vecchio Testamento, detta dei Settanta), che divenne la Bibbia della Chiesa primitiva, dopo essere stata la Bibbia adoperata dagli Apostoli nella predicazione del Vangelo, e spesso nelle citazioni del Vecchio Testamento nei loro scritti ispirati (300 su 350 citazioni dal Vecchio Testamento). Il greco era infatti la lingua parlata in tutto l'impero.

Sulla unità di fede circa i libri sacri, tra Giudei di Alessandria o della diaspora in genere e la comunità madre di Gerusalemme non ci possono essere dubbi (v. Diaspora). E non poche prove sono offerte, attestanti l'uso dei deuterocanonici, come libri sacri, nella stessa Palestina. Eccettuati Sap. e II Mach., essi sono stati scritti in ebraico (Eccli., I Mach, frammenti di Esth. e Bar.; in ebraico o in aramaico Tob., Iudt. i frammenti di Dan.) e pertanto proprio in Palestina e per le sinagoghe palestinesi. Gli stessi rabbini fino al sec. X adoperano l'Eccli. come scrittura sacra; il I Mach, era letto nella festa dell'Encenia o dedicazione del Tempio (cf. Talmud babilonese, Hanukkah); Bar. si leggeva ad alta voce nelle sinagoghe al IV sec. d. C., come attestano le Costituzioni apostoliche; di Tob. e Iudt. abbiamo i Midrašim. ossia specie di commenti in aramaico, che testimoniano la lettura sinagogale dei due libri (cf. L. Meyer, in Biblica, 3 [1922] 193-203); i frammenti di Daniele si trovano nella versione greco-giudaica di Teodozione (verso il 180 d. C.) fatta dall'ebraico. Non si può dunque in nessun modo parlare di un c. palestinese o di un c. alessandrino tra i Giudei.

In realtà, l'esclusione dei deuterocanonici è opera tardiva dei Farisei. Dopo la rovina del Tempio (70 d. C.) e la fine del sacerdozio, essi presero tutto in mano; distrassero la letteratura giudaica ad essi contraria e per gli stessi libri sacri, vollero sottoporli ad una specie di rigoroso controllo, come risulta dalle discussioni sorte in quel tempo tra i rabbini sul valore sacro di Ez., Prov., Cant., Eccle. Al riguardo fissarono dei criteri: antichità del libro, composizione in lingua ebraica, conformità alla Legge. Il IV Esd. 14, 44 ss.; il Talmud Babilonese di quel periodo (fine I sec. d. C.); Fl. Giuseppe, Contra Ap. 1, 8, riferiscono il c. ebraico privo dei deuterocanonici, e accennano chiaramente a questi motivi. Ma essi sono soltanto esterni e non hanno alcun valore. Si volle fissare l'antichità ad Esdra (sec. V a. C.), e ad esempio l'Ecclesiaste la Cant.; I-II Cron., Esd., Neh. furono scritti posteriormente nel IV-II sec. a. C.

La lingua si sa, è un elemento affatto secondario per l'ispirazione; e d'altronde soltanto Sap. e II Mach, furono scritti in greco. La conformità alla Legge si riduceva in pratica alla conformità alle idee farisaiche sulla Legge (cf. Strack-Billerbeck, IV, 425-43). I veri motivi erano due: l'ostilità dei Farisei alla dinastia asmonea, considerata usurpatrice dei diritti della dinastia Davidica, e partigiana dei Sadducei; (ciò spiega l'esclusione di I-II Mach, e di tutta la letteratura da essi ritenuta del periodo maccabaico-asmoneo); e l'odio alla Chiesa, per cui rigettarono la versione Alessandrina, da quella adoperata e fatta sua.

Si parla talvolta di un c.(catalogo) esdrino; attribuendo ad Esdra la definizione e la chiusura del c. ebraico adducendo allo scopo le testimonianze già viste di Flavio Giuseppe, IV Esd. e del Talmud, e II Mach. 2, 13. Ma le tre prime sono fantastiche e rispecchiano gli arbitri dei Farisei del I sec. d. C.; da II Mach, risulta soltanto che Esdra, come i fedeli di quella generazione rientrata dall'esilio (v. Sinagoga, la grande), ebbero cura di raccogliere e trascrivere i libri sacri; come farà più tardi Giuda Maccabeo dopo la tormenta scatenata da Antioco Epifane.

Nessun dubbio per i primi tre secoli, nella Chiesa, circa i libri sacri del Vecchio Testamento, integralmente contenuti nella Bibbia Alessandrina che divenne la Bibbia dei cristiani. Nello stesso Nuovo Testamento, che nelle sue citazioni occasionali del Vecchio non fa cenno di Abd., Nah., Esth., Eccle., Cant., Esd., Neh., troviamo riferimenti certi ad alcuni deuterocanonici (Sap. 12-15 = Rom. 1, 19-32; Sap. 6, 4.8 = Rom. 13, 1; 2, 11; Sap. 2, 13.18 = Mt. 27, 43 ecc.; Eccli. 4, 34 = Zac. 1, 19; Eccli. 51, 23-30 = Mt. 11, 29 s. ecc.; II Mach. 6, 18-7, 42 = Hebr. 11, 34 s. cf. L. Vénard, in DBs, II, coll. 23-51).

Fin dai più antichi scritti patristici i deuterocanonici vengono citati come Scrittura Sacra: Clemente di Roma (ca. 95 d. C.), nella lettera a Corinto, usa Iudt., Sap., i frammenti di Dan., Tob. ed Eccli.; Erma (140 ca.) spesso adopera l'Eccli. e il II Mach. (Sim. 5, 3.8; Mand. 1, 1 ecc.); s. Ippolito (235) commenta Dan., con i frammenti deuterocanonici; cita come Scrittura: Sap., Bar.; adopera: Tob., I-II Mach. (cf. PG 10, 793.805.661.697.769). S. Ireneo in Francia; Tertulliano, s. Cipriano in Africa; gli Apologeti in Oriente; Clemente Alessandrino (X 214) e Origene (X 254) attestano espressamente nei loro scritti il sentimento unanime della Chiesa (cf. Ruwet, p. 115 ss.).

Origene esplicitamente pone tra i libri sacri Esth., Iudt., Tob., Sap. (PG 12, 780); sa bene che i Giudei non ammettono la ispirazione di alcuni libri, ma nella lettera ad Africanum (PG 11, 57) difende la canonicità dei frammenti di Dan. e irride giustamente coloro che vanno a chiedere ai nemici della Chiesa quali siano i libri sacri (PG 11, 60). Se nel suo commento al Ps. 1 Origene riferisce il c. ebraico, contratto a 22 libri, lo fa unicamente per dire che tal numero ha un suo significato. 22 infatti sono le lettere dell'alfabeto ebraico. Ora come le lettere dell'alfabeto introducono alla scienza, così i libri sacri introducono alla sapienza divina. È il suo metodo prediletto di trovare dei significati allegorici anche nei numeri. La citazione abbreviata che di questi passi di Origene avevamo in Eusebio (H. E. 6, 25; PG 20, 580) indusse nel passato a considerarla almeno come indice di un dubbio circa il c. del Vecchio Testamento, in Origene. Ora la pubblicazione della Filocalia (specie di antologia tratta dalle opere di Origene), dove il testo è riportato per intero, ha permesso la precisazione suddetta che, in piena armonia con tutti gli altri scritti, esclude assolutamente ogni dubbio in Origene, il quale rimane tra i greci il più chiaro e completo testimone della tradizione cattolica sul c. del Vecchio Testamento (Colon, in Revue des Sciences Religieuses, 20 [1940] 1-27; Ruwet, in Biblica, 23 [1942] 18-21). L'elenco dei libri sacri del V. T., che il vescovo Melitene di Sardi manda ad Onesimo (sec. II), dopo essere stato in Palestina, conferma soltanto il tenore del c. ebraico, e la mancanza di un catalogo ufficiale nella Chiesa. Questa circostanza, il fatto che i Padri (ad es. Giustino, Contra Tryphonem: PG 6) nelle dispute con i Giudei si eran dovuti limitare ai protocanonici ammessi anche da quelli, e infine il pullulare degli apocrifi, spiegano i dubbi sorti nel IV sec. nelle Chiese più in contatto con i Giudei.

S. Cirillo di Gerusalemme, s. Atanasio, quando devono dare ai catecumeni l'elenco dei libri sacri enumerano solo i protocanonici; su di essi infatti nessun dubbio era possibile. Proibiscono la lettura degli apocrifi che condannano; mentre considerano dubbi i deuterocanonici; così s. Atanasio permette ai catecumeni la lettura di Sap., Eccli., Esth., Iudt., Tob. (cf. PG 33, 497 s., dove tra i protocanonici s. Cirillo pone Bar. e la Lettera di Ger.; 33, 496.500 s.; PG 26, 117 s., 1436 s.). Ma tutti e due questi Padri citano i deuterocanonici, come la Scrittura Sacra, nelle loro opere (cf. ad es., s. Atanasio, per la Sap. PG 25, 20.24.36; per Tob. "sta scritto" PG 25, 268; lo stesso per Iudt. PG 26, 221; per Eccli. PG 25, 756 ecc.).

Tali dubbi sono condivisi da s. Epifanie, s. Gregorio Nazianzeno, s. Anfilochio. In Occidente è da porre a parte s. Girolamo, il quale influenzato dai rabbini, suoi consultori esosi per l'ebraico, nel cosiddetto Prologo Goleata, premesso quasi corazza (donde il nome) al primo volume della sua traduzione dall'ebraico (Sam.-Reg.; ca. 390), dopo aver dato il c. ebraico, adoperò la celebre espressione «ogni altro libro al di fuori di questi va annoverato fra gli apocrifi». Successivamente però si mostrò più riservato; quando afferma, ad es. (a. 395) che «il libro di Tob. pur non essendo nel c. è adoperato da molti autori ecclesiastici» (PG 25, 1119); e finì talvolta con l'ammettere il loro carattere sacro: quando pone Giuditta con Rut ed Ester «donne di tanta gloria da dare il loro nome a libri sacri» (PG 22, 623); quando afferma (PG 29, 39) che al Concilio Niceno Iudt. fu adoperato come libro sacro ecc. L'opinione personale espressa nel Prologo Goleata si trova pertanto diverse volte contraddetta; ad essa infatti, eco della influenza rabbinica, si opponeva il senso cattolico della tradizione ecclesiastica, così vivo dappertutto nella grandiosa opera del solitario di Betlemme.

E la traduzione primitiva continua negli scritti di tutti gli altri Padri in Oriente e in Occidente. Basti ricordare s. Agostino accanto a s. Girolamo, e con s. Agostino i tre concili africani, ricordati sopra, che formularono il c. b. (canone biblico)consacrato dalla tradizione che, ben può dirsi, assorbì e sommerse i dubbi sorti nel IV sec. E subito si ritornò all'unanimità dei primi secoli. Se qualcuno, al tempo del Concilio di Trento, riesumò i dubbi sui deuterocanonici, fu solo per influsso della grande autorità di s. Girolamo, cui esplicitamente, ma indebitamente, si riferiva. Attualmente soltanto i protestanti rigettano i deuterocanonici del Vecchio Testamento; e la Chiesa Russa a partire dal sec. XVIII. mentre altre entità ortodosse li accettano!

Nessuna divergenza invece per il c. dei libri sacri del Nuovo Testamento. I dubbi che per i 7 deuterocanonici sorsero nei secoli III-IV furono parziali e ristretti anche geograficamente. Dei due più importanti di essi, della Hebr. si dubitò in Occidente, mentre era unanimemente riconosciuta come canonica in Oriente; proprio l'opposto avvenne della Apoc., sempre ritenuta come libro sacro in Occidente. Così il Canone Muratoriano (EB, 1-7; ca. 200 a Roma) riporta tutti i libri sacri del N. T. eccettuati Hebr., Iac., II Pt., IlI Io.; il Canone Momseniano (ca. 260, Africa) omette Hebr., Iac., Iud. Mentre s. Cirillo di Gerusalemme, s. Anfilochio (fine sec. IV, Asia Minore), Canones Apostolici (Antiochia), omettono soltanto la Apoc. La versione siriaca, Pešitta (inizio sec. v), ritiene nel c. Hebr. e Iac.; Teodoro di Mopsuestia (Antiochia) omette tutti i deuterocanonici, salvo Hebr.

Sono ben noti i motivi che originarono tali dubbi. Montanisti e Novaziani in occidente citavano Hebr. 6, 4 ss. a sostegno della loro eresia della irremissibilità di alcuni peccati; qui particolarmente del peccato di idolatria. Invece di confutare tale errore dommatico con una retta esegesi, si tentò di negare il carattere divino della lettera.

In Oriente invece i millenaristi abusarono del c. 20 dell'Apoc; il vescovo Dionigi di Alessandria nel confutarli cercò sminuire l'autorità dell'Apoc. negandola a s. Giovanni l'Apostolo; sulla sua scia alcuni finirono per denegarne il carattere sacro. Per Iac. influì l'apparente opposizione (2, 14-26) con l'insegnamento di s. Paolo (Rom. 3, 27 s.; 4). Per Iud. la citazione (v. 14) di un libro apocrifo (Enoch). Per II Pt., II-III Io., la mancanza di dottrine caratteristiche e la loro brevità, per cui venivano poco citate. Anche questi dubbi furono assorbiti e sommersi dal peso decisivo della tradizione: unanime nei primi due secoli; e sempre possente nei secoli successivi (ad Alessandria, s. Clemente, Origene, s. Atanasio; in Africa, Tertulliano e Cipriano; s. Girolamo, s. Agostino ecc.); per ritornare unanime a partire dal VI sec.

La collezione dei libri sacri del Nuovo Testamento sorse nella seconda metà del I sec. d. C.; a poco a poco. Già s. Pietro (verso il 66) equiparava le lettere di s. Paolo alle "altre scritture" (II Pt. 3, 15 s.). E ben presto nella liturgia, alla lettura dei libri sacri del Vecchio Testamento, fu abbinata la lettura dei Vangeli e degli altri libri sacri del Nuovo, come attesta già s. Giustino.

Allo stesso modo li abbinarono i Padri, fin dagli inizi del II sec., nei loro scritti, usando le stesse formule: la scrittura dice; sta scritto.

La Chiesa cattolica poggiata sulla tradizione apostolica, e sotto la guida dello Spirito Santo, ha conservato integra la collezione dei libri sacri del Vecchio e del Nuovo Testamento, salvaguardando il loro carattere sacro (v. Ispirazione).

[F. S.]

BIBLIOGRAFIA

S. Zarb, De historia canonis utriusque Testamenti, 2° ed., Roma 1934 ; 

J. Ruwet, De canone (Institutiones Biblicae, v. I), 5° ed., ivi 1937, pp. 103-157 ; 

G. Perrella, Introduzione generale. 2° ed., Torino 1952, pp. 3-7. 109-167 ; 

G. M. Perrella – L. Vagaggini, Introduzione alla Bibbia, I, Intr. generale, Torino 1960, pp. 11-14. 81-122


http://www.paginecattoliche.it/Canone_biblico.htm

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18/07/2010 16:47
 
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Da: Soprannome MSN°inepil Inviato: 30/01/2002 13.22
Io generalmente non accetto insulti, ne da te ne da nessuno.
E' da un bel pò che non fai che commiserarmi dicendomi che non sono all'altezza di capire la Trinità, ora arrivi al punto di paragonarmi ai musulmani, dicendo che loro non ci considerano monoteisti per la Trinità, figuriamoci io, sgrillo, se sarei all'altezza di capirlo. Scusami ti ho fatto sorridere per avere citato il protovangelo di Giovanni, dovevo, per farti piacere,citare lo studio di qualche esageta o magari di un papa qualsiasi, fra i tanti.
Riconosco che non tutti possiamo essere come te, come l'arcangelo messo a guardia del paradiso, pronto a staccare la testa a chi vuole entrare.
Sai che della tua presunzione ne darai, e,   me ne daria, giustificazione quando saremo davanti a Dio.
 
Comunque, se questo è il tuo modo di dialogare ne faccio volentieri a meno.
 
 
Pace
 

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 30/01/2002 14.15
Perdonami sgrillo, assolutamente no! Nessuna offesa, ormai penso che dovresti conoscermi.....almeno per come scrivo..
 
io ho semplicemente fatto una constatazione scrivendo:
Perciò lo Spirito Santo,ufficialmente entrato a dirigere la Chiesa nel giorno di Pentecoste....illumina la sua dottrina e gli uomini che la tirano fuori...come fu per la Trinità...ai voglia tu a dire che credi nella Trinità perchè Giovanni li nomina tutti e Tre insieme....se Essa non viene spiegata, ne scaturisce una confusione che la metà basta...ancora molti musulmani non ci riconoscono monoteisti proprio perchè adoriamo la Trinità...e lo stesso dicasi per gli Ebrei che riconoscono solo Il Padre e lo Spirito in qualità di forza "attiva" di Dio.....
 
Ho scritto "adoriamo" e intendevo, invece includere anche te....e tutti quanti, comunque sia, credono nella Trinità....per far comprendere come questa dottrina sia alla base del cristianesimo, dopo, anzi, INSIEME, al Dio incarnato....Il fatto che ho citato di come tu credi alla Trinità perchè l'hai intravista in Giovanni, voleva semplicemente sottolineare che non è sufficiente (ai voglia tu!...questo era il senso)...In fondo pensa un attimo ad un confronto faccia a faccia fra amici........ecco, ora si che ti chiedo scusa per aver pensato di poterti essere amica......se pur virtualmente, quando parlo con qualcuno, sono sincera....non ho nulla da nascondere nè da rimproverarmi se non il fatto che "predicando bene" spesso razzolo male.......ma ahimè, nessuno è perfetto...è questa è la mia lotta giornaliera....
 
La Trinità resta per me stessa, comune mortale, un grande Mistero.....se pur mi è stato di comprendere con facilità che fra tutte le esposizioni che ho avuto modo di studiare, quella della Chiesa cattolica è quella che risponde di più ai miei dunni...il resto lo rimetto nelle mani di Dio, pregandoti di non chiudere questa porta.....se lo riterrai opportuno, io non parlerò più, ma non smettere tu di farlo per mia stupidità....
 
Fraternamente, C.

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Da: Teofilo Inviato: 30/01/2002 21.49

Caro Sgrillo,

il papa addita il modo migliore per comprendere correttamente le Scritture. Se noti bene, in questo passo da me selezionato, come primo criterio è indicato la disponibilità a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo per mezzo della preghiera, e soltanto dopo, a mantenere la disposizione a interpretarla unitamente alla Chiesa.

Questa precisazione è importante perchè ci mette al riparo da quella "privata interpretazione" a cui allude Pietro e che possono portare lontano dalla verità. Questo purtroppo è accaduto ed accade spesso, spezzando quell'unità che può derivare solo dall'unica fede.

Con affetto


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Da: Teofilo Inviato: 30/01/2002 22.05
Caro Davide, oggi mi sono letto parecchi documenti tra quelli linkati nella pagina di Totuus. Sono tutti molto interessanti e completi.
 
Ho letto con attenzione anche il testo inserito da Caterina, sul canone.
Anche su questo, spesso ci troviamo a fare alcune considerazioni.
 
Pensate che volevo mettermi a ricercare tutti i versetti dei cosiddetti deuterocanonici de VT che si ritrovano almeno concettualmente nel NT.
In questo documento sono già citati e quindi mi sono risparmiato una fatica, che doveva servire a rispondere alla obiezione che nel NT non si trovano mai riferimenti a versetti di deuterocanonici.
 
Con affetto
 

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Da: Davidone58 Inviato: 31/01/2002 11.06
Ave maria, caro Teofilo!
Ti ringrazio per le tue buone parole: le considero un complimento a Nostra Signora che tante grazie riesce a strappare a Suo Figlio Onnipotente per questi suoi figli indegni che così malamente la servono.
 
Una sola parola. Tu scrivi:
>Ho provveduto a scaricare quasi tutte le pagine linkate in Totuus tuus.
 
E' una cosa un po' difficile: non riusciamo a farla neanche noi che ci lavoriamo.
Il network di totustuus.info consta di circa 3.500 pagine web, dislocate su sei server geograficamente distanti.
Per reperire materiale, l'unica è usare il motore di ricerca di contenuti cattolici, quello riesce a memorizzare quasi tutto.
 
A mia volta ti faccio tanti complimenti per l'apertura di cuore nei tuoi studi biblici! Mi ricorda un po' la bella storia della vita dei coniugi Scott & Kimberly Hahn, raccontata nel libro "Roma dolce casa" (ed. Ares, IV edizione in 3 mesi).
iGpM
David

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Da: Davidone58 Inviato: 31/01/2002 11.12
Caro Sgrillo,
tu scrivi:
"Il Papa sta dicendo che se non si marcia dentro la chiesa di cui lui è il capo, non esiste alcuna manifestazione dello Spirito".
In realtà non dice propriamente così: la recente istruzione Dominus Iesus lo chiarisce molto bene.
 
In ogni caso, non sapendo il greco ne' l'aramaico e balbettando solo un po' di latino, non ho la competenza per intervenire nelle tue discussioni sulla Sacra Scrittura.
Voglio solo proporti un pensierino - fortunatamente non mio - che dice più o meno così:
"Il Messia non ha scritto nulla. Non è venuto a portarci un Libro. Il Libro è stato scritto da persone ispirate, che però non hanno fatto altro che trasmetterci ciò che hanno visto e udito da Lui. Il Libro è perciò un atto di trasmissione".
 
Intelligenti pauca.
 
iGpM
David
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Da: Soprannome MSN°inepil Inviato: 31/01/2002 15.50
x david
 
it se cum elios tu mid sun et loah me tu siam hanni pilhas te oder ma ider sun ot ma dienum.
Sgrillo

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Da: Teofilo Inviato: 31/01/2002 18.56
Caro David,
dicendo che ho scaricato le pagine linkate, mi riferivo alle sole pagine linkate nella videata che si presenta cliccando sul collegamento da te inserito.
Per quanto riguarda il resto del sito totuus, è chiaro che non potevo scaricare tutto...però ti devo confessare che un bel pò l'ho fatto in passato.
Pensa che mi sono scaricato da internet qualcosa come 24000 file tutte a sfondo religioso, costruendomi un unico CD ROM di cui per il resto dei miei anni, se Dio me ne concederà molti, mi servirò per mia ed altrui edificazione.
 
Carissimo Sgrillo,
purtroppo, io sono molto indietro nella lingua latina, e non ne capisco neanche una parola. Ti sarò grato se vorrai farmi una traduzione del tuo messaggio.
 
Con affetto
 

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Da: Teofilo Inviato: 01/02/2002 20.14

Carissimi, ho trovato questo pensiero che ho fatto mio e vorrei condividerlo:

Il presupposto fondamentale sul quale riposa la comprensione teologica della Bibbia è l'unità della Scrittura. A questo presupposto corrisponde come cammino metodologico "l'analogia della fede", cioè la comprensione di singoli testi a partire dall'insieme. Il documento aggiunge altre due indicazioni metodologiche: la Scrittura è una cosa sola a partire dall'unico popolo di Dio che ne è stato il portatore attraverso tutta la storia. Conseguentemente leggere la Scrittura come una unità significa leggerla a partire dalla Chiesa come dal suo luogo vitale, e considerare la fede della Chiesa come la vera chiave d'interpretazione. Da un lato ciò significa che la tradizione non chiude l'accesso alla Scrittura: piuttosto lo apre; d'altro canto significa che spetta nuovamente alla Chiesa, nei suoi organismi istituzionali, la parola decisiva nell'interpretazione della Scrittura .

Con affetto


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Consiglia Elimina    Messaggio 20 di 47 nella discussione 
Da: Teofilo Inviato: 08/02/2002 22.25

Oggi, cercando sull'enciclopedia la voce "protestantesimo" ho trovato questo brano che vorrei sottoporre per una comune cosiderazione.

Il ricorso alla Bibbia come unica autorità in materia di fede distingue nettamente il protestantesimo dalle altre confessioni cristiane le quali, con diverse sfumature, affiancano alla Scrittura la tradizione, e considerano la Chiesa come l'interprete autorevole e infallibile della stessa Scrittura. Di fatto il problema dell'interpretazione autentica della Bibbia si pose subito in modo grave ai protestanti. I padri della Riforma, lungi dal proclamare il principio del libero esame (come affermarono poi i polemisti del XVIII e XIX sec.), negavano che la ragione umana, corrotta dal peccato, potesse da sola attingere le verità di fede: affermavano pertanto, da un lato, che le verità della Bibbia sono di per sé evidenti, ma dall'altro lato che la loro comprensione è frutto dell'illuminazione dello Spirito Santo e non della ragione individuale. "Questa parola", aveva scritto Calvino riferendosi alla Bibbia, "non produrrà fede nel cuore degli uomini se non è suggellata dalla testimonianza interiore dello Spirito Santo". Ciò non impedì che, eliminata o diminuita l'autorità della Chiesa come interprete delle Scritture, il protestantesimo favorisse di fatto la tendenza all'interpretazione "privata" dei singoli o dei gruppi: donde il manifestarsi di sempre nuove confessioni protestanti (quelle che Bossuet chiamò polemicamente "variazioni").

Allora chiedo, se qualcuno mi può far capire meglio di quanto abbia potuto capire finora: 

E' possibile che lo Spirito porti i credenti ad interpretare la Bibbia in modi tanto differenti, da produrre tante denominazioni e scissioni? E tutti rivendicano il diritto dovere di interpretare con la luce dello Spirito Santo, le Scritture; e tutte poi ostentano "i loro frutti buoni" per dimostrare che sono veri profeti.

Il paradosso è che TUTTI I SINGOLI CREDENTI secondo loro possono, con la luce dello Spirito Santo, interpretare le Scritture, ma chissa poi come mai, a sbagliare, sempre secondo loro è solo il Papa, i concilii e il magistero della Chiesa!

Mi si perdoni questo sfogo, ma l'ho detta così come l'ho pensata.

 

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Consiglia Elimina    Messaggio 21 di 47 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°inepil Inviato: 08/02/2002 23.41

Il papa è pure lui un uomo.

Teolifo,

Gesù non si deve interpretare,

ma deve vivere nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato donato e che ci viene dato, se lo chiediamo, senza misura.

L'uomo ha reso difficile Dio. Mentre Dio si è fatto semplice abbassandosi fino a diventare pure Lui uomo. Nessuno, pertanto, può dire più: Io non lo capisco!!|

Ma se l'uomo con le sue filosofie rende difficile la comprensione di Dio, gliene darà conto, e come.

Io facevo sempre al mio sacerdote delle domande sull'esistenzia di Dio, per conoscerlo. Lui mi rispondeva con discorsi filosofici, teologici, citandomi Dante. Ed io, ignorante ero e tale rimanevo. Quando finalmente gi dissi che doveva parlare con me come si fa ad un bambino di cinque anni, mi sono accorto che non ne era affatto capace.

La Chiesa attuale è come questo mio sacerdote. E' diventata difficile nel farsi capire. Non dà alcun esempio pratico di quello che insegna.

Non si tratta quindi di accusare sempre il papa. Ma, le accuse al papa sono causa degli atteggiamenti complessivi della Chiesa, che, all'inizio del terzo millennio non sono più sopportabili. La gente ora è istruita, e pertanto rifiuta l'imposizione della lettura. La gente ora cerca di entrare nella lettura anche grazie ai mezzi di informazione che ci sono.

La Chiesa deve campiare modo di porgersi. La Chiesa deve coinvolgere il fedele portandolo ad entrare nella Scrittura. La Chiesa deve finirla di presentare al credente trattati e trattati di  patri, dottori. Omelie, lettere e lettere.

La Chiesa deve porgere la Scrittura. Porgerla nella semplicità tenendo conto che la gente ha sete di sapere e vuole esempi da chi si erge a tutore della fede.

Gesù si è fatto esempio. Ricco di ogni cosa si è spogliato di ogni cosa, e non aveva niente, tranne la volontà di servire il Padre Celeste.

Tornino i preti, e dai preti a salire fino ad arrivare al papa, ad essere come Gesù. Ad imitare Gesù in ogni cosa, se nò, ai tempi nostri, ogni predica non ha alcun significato, nemmeno tra i fedeli più ortodossi.

Anch'io mi sono sfogato.

Pace

 

 


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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 09/02/2002 0.23
Sai sgrillo, ti comprendo....
quando 20 anni orsono cominciai il mio flebile cammino, mi sono trovata davanti un muro.....e non capivo perchè se da una parte Gesù ci diceva che in fin dei conti non era difficile seguirlo, dall'altra non capivo perchè .....non comprendevo quello che i preti mi dicevano.....quanto ero triste!!!!
 
Il mio primo vero approccio è stato il rosario....i misteri del rosario...il primo, l'Anninciazione....e mi chiedevo ma come è possibile? che cosa è successo? poi tutti gli altri....e cominciavo ad aprirmi....ma anche a pormi molte domande....e poi la curiosità, a me affascina il mistero, ma non perchè volgio la sua soluzione, mi affascina il partecipare.....e da li la battaglia con i sacerdoti.....di confessori ne ho cambiati 14/15.....da dieci ho lo stesso, ma anche con il mio parroco ne parliamo.....
 
Sei stato sfortunato nell'incontrare sacerdoti complicati, ma se vuoi, puoi trovarne altri.....ce ne sono, credimi, che sanno parlare come i bambini....di Dio!
 
Una cosa ho compreso, se Gesù ci dice che è "facile seguirlo" è perchè ci ha dato la Chiesa e gli Apostoli che interpretassero per e poi CON noi la sua Parola......non ci ha lasciati soli.....
lo Spirito ci è sempre di guida se soltanto lo lasciassimo lavorare....
 
Nella Chiesa, per esempio i gruppi sono tanti, tante le congregazioni dai carismi diversi, tanti laici, dal cuore d'oro e dai carismi diversi eppure.....tutti siamo nella Chiesa.....ognuno cammina nel mondo con il proprio carisma, ma nel Magistero siamo Chiesa.....guarda le altre identità di fede......sono tutte dissociate fra loro....non esistono gruppi con carismi diversi, ma avanzano tutti allo stesso modo.....ma d'è la diversità dei carismi? cioè, tutti protestanti, giusto? ma dissociati fra loro....un evangelico non si sentirà mai un luterano o un anglicano o un valdese.....mentre un francescano che è diverso dal domenicano o dal gesuita...si sentono tutti cristiani-cattolici....universali.....ecco perchè si deve giungere pur rimanendo nelle diversità sotto la guida di un unico Pastore.....a questo serve il primato del papa....di per se egli è nulla......
 
Ciò che rende uniti nelle diversità della Chiesa è proprio il magistero.....i documenti dottrinali i quali si alimentano dalla Parola....infatti gli screzi ci sono...ma quando prevale il buon senso....lo Spirito non abbandona la Sua Chiesa.....che non è dell'uomo, nè del papa...ma NOSTRA....noi siamo le membra vive!
 
Un abbraccio, C.

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Da: Teofilo Inviato: 09/02/2002 9.30
Caro Sgrillo,
anche Paolo lamentava con i suoi discepoli che temeva che qualcuno li potesse distogliere dalla semplicità di Cristo.
Questo qualcuno è il sottile ragionatore che a volte aizza le menti umane contro la verità, con le macchinazioni diaboliche.
Allora, i bambini del Signore, devono essere protetti e non lasciati alla mercè di chi vuole farne preda. A questo servono i pastori che devono sorvegliare.
Detto questo, mi associo alla tua considerazione che indica nella facilità di un linguaggio semplici il modo migliore per rapportarsi agli altri.  Conosco molti sacerdoti che usano un linguaggio semplice, altri invece che come dici tu, non riescono ad essere affatto comunicativi.
Ieri pomeriggio ho avuto un lungo dialogo con un collega, il quale non frequenta la Chiesa da decenni.
Abbiamo parlato della ssemplicità con cui il Signore ci comunica tante verità già solo parlandoci con le cose che Egli ha creato: il salmo ricorda: "non è linguaggio di cui non si oda il suono, il giorno al giorno ne trasmette notizia". Tuuto ci parla di Dio e del suo Amore.
Basta vedere un semplice prato: i fiori multicolori, con i loro particolari profumi, gli alberi, il sole, il cielo. Tutto ci parla di Lui.
Ma l'uomo spesso non riesce a vedere tutto questo, e comincia ad argomentare, come faceva il mio collega: ...forse le molecole in tanti miliardi di anni si sono mescolati, hanno formato un composto dapprima semplice, poi sempre più complesso....ed ecco che viene fuori l'uomo.....
E allora a queste argomentazioni "scientifiche" occorre dare una risposta conveniente. A volte la "cultura" moderna ha talmente sofisticato i concetti, che occorre una risposta adeguata, ovviamente con l'aiuto della Grazia senza del quale nessuna risposta avrà mai alcun riscontro. Il collega è rimasto molto contento del dialogo che abbiamo avuto e pur facendo tante domande (chi ha creato Dio, chi ha creato la vita, perchè il male, perchè si nasce a volte storpi.....la reincarnazione, e tante altre ancora), facendo costantemente ricorso al mio nuovo testamento tascabile, ho cercato di portare luce nel suo cuore, invocando lo Spirito Santo. Chissà...preghiamo per lui.
 
Questo, per comprendere il motivo di tanti documenti.
Nel mondo ci sono migliaia di sottili ragionatori, purtroppo, e che spesso mettono così tanto in discussione le cose evidenti e semplici da far traballare la Chiesa.
 

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Da: Teofilo Inviato: 11/02/2002 18.45
Carissimi, riporto un breve pensiero tratto da "L'interpretazione biblica in conflitto".
L'esegeta deve rendersi conto di non abitare una regione
neutra, al di sopra o al di fuori della storia e della Chiesa. Pretendere che si possa accedere direttamente a cio` che e` puramente storico non puo` che produrre cortocircuiti. Il primo presupposto di ogni esegesi e` accettare la Bibbia come un unico libro (50). Facendo questo, l'esegesi ha gia` scelto una posizione che non risulta da un approccio solamente letterario. Ha compreso che questo testo letterario e` prodotto da una storia che ha una sua coesione interna, e che questa storia e` il vero luogo della comprensione. Ma se l'esegesi vuol essere anche teologia,
deve compiere un altro passo: deve riconoscere che la fede della Chiesa e` quella forma di "sim-patia" senza la quale la Bibbia resta un libro sigillato. Essa deve giungere a riconoscere questa fede come  un'ermeneutica, come il luogo della comprensione, che non fa una violenza  dogmatica alla Bibbia, ma ad essa precisamente fornisce l'unica possibilita` d'essere veramente se stessa.

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Da: Crociato2 Inviato: 06/10/2003 10.41
Buongiorno a tutti.
 
Sono andato afrugare nella bacheca dei riepiloghi ed ho trovato quello che cercavo, questo forum un pò vecchiotto, ma attuale come sempre.
Lo ripropongo perchè è stato inserito un altro lavoro che avevo inviato ad un gestore con internet pregandolo di inserirlo e l'ha fatto. Bene desidererei che poneste la vostra attenzione e forse così si comprenderebbe perchè la sola scrittura è una dottrina sbagliata.
Intanto inserisco come da suggerimento i forum che riguardano lo stesso tema, seguirà poi il richiamo al testo che ho citato, grazie per l'attenzione, Luca.
 
 
Chi può interpretare la Bibbia?
 
 
 
 
In questa bacheca  CONCILI      è stato inserito questo forum:
è il testo di cui vi parlavo, inserisco ora dei brani brevi, lasciando a voi il gusto alla lettura ed alla meditazione.
 

Tutta colpa dei vescovi e dei preti?

La maggioranza dei laici sono pigramente fermi al ruolo di utenti passivi, di clienti, mentre il loro battesimo e la loro cresima li chiamano a gestire in prima persona il vangelo e ad essere corresponsabili maggiorenni all’interno del popolo di Dio.

Sacerdoti e laici dobbiamo leggere insieme, forse per la prima volta, il concilio.

Il concilio Vaticano II deve essere assimilato dal popolo di Dio, da noi, diversamente lasceremo passare invano la grazia del secolo.

Ci poniamo una domanda fondamentale: La rivelazione per i cristiani, coincide con i testi divinamente ispirati: la sacra Scrittura?

- Sì, la sacra Scrittura solo, sostengono i seguaci di Lutero.

- La sacra Scrittura e la tradizione, insegna la chiesa cattolica.

Sacra Scrittura e tradizione non sono due fonti della rivelazione: la Scrittura ci dà tutta la rivelazione, la tradizione ci dà tutta la rivelazione. Scrittura e tradizione non si sommano, né si completano a vicenda: si confermano. La Scrittura è tutto, la tradizione è tutto. Scrittura e tradizione sono come i due occhi che insieme ci fanno vedere la verità e il rilievo delle cose (P. Congar).

La parola di Dio non è come l’acqua che arriva a noi dopo essere passata attraverso i tubi della tradizione e della Scrittura. No. La parola di Dio si trova prima dell’una e dell’altra: è la sorgente.

Una sorgente unica le cui acque arrivano fino a noi attraverso due canali diversi: la tradizione e la Scrittura; ma sono le stesse acque da una parte e dall’altra; complete da una parte e dall’altra; e in continua comunicazione le une con le altre.

Infatti la sacra scrittura è parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l’ispirazione dello Spirito divino: la parola di Dio, affidata da Cristo signore e dallo Spirito santo agli apostoli, viene trasmessa integralmente dalla sacra tradizione ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano; accade così che la chiesa attinge la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola sacra scrittura. Perciò l’una e l’altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e rispetto (DV 9).

La parola di Dio si concentra tutta, si esprime tutta, in modo supremo, in qualcuno: il Figlio incarnato.

La sorgente della nostra fede non è né la tradizione né la Scrittura. Alla sorgente della nostra fede c’è Qualcuno: Gesù preparato e annunciato (= antico testamento); Gesù che con la sua parola e la sua vita porta a compimento tutta la rivelazione del sommo Dio (DV 7).

A distanza di venti secoli, abbiamo in mano la scrittura ispirata. Ce la mette tra le mani la chiesa: sessanta generazioni di chiesa ci hanno trasmesso il nuovo testamento, cento generazioni di fedeli ci hanno trasmesso la Bibbia. Ora facciamo attenzione: trasmissione e tradizione sono la stessa cosa. È la tradizione sempre vivente nella chiesa che ci ha trasmesso le scritture.

Ma chi ha detto alla chiesa che quei determinati libri, non uno in più né uno in meno, facevano parte della Scrittura? Chi ha respinto i libri falsi?

Nel N.T. non si trova nessun elenco: il catalogo delle Scritture non appartiene alla Scrittura, ma alla tradizione. Il discernimento dei libri sacri è un atto fondamentale della tradizione infallibile della parola di Dio nella chiesa.

La Scrittura scaturisce da un’unica fonte, Il Verbo di Dio, e confluisce in un unico fiume, che è la viva tradizione del popolo di Dio. Per questo l’interprete deve immergersi personalmente nella corrente della tradizione per poter comprendere dall’interno la parola di Dio. Tradizione e Scrittura sono un tutt’uno. La Scrittura è nata dalla tradizione; staccarla dalla tradizione degli apostoli e dei padri della chiesa, significa ucciderla. Come togliere un pesce dall’acqua.

La Bibbia deve essere vissuta come un lungo viaggio, o una escursione alpinistica, durante la quale si lasciano alle spalle alcuni bagagli e attrezzature che furono indispensabili all’inizio e ora non servono più.

E come un'escursione alpinistica necessita di una guida, la Bibbia possiede lo Spirito Santo il quale si rende attivo non soltanto attraverso l'uomo che da solo corre sempre il rischio di predominare e perciò di precipitare, ma anche della Chiesa che nell'esempio specifico funge come una CORDATA, un cordone legato alla Tradizione: solo con la guida (Spirito Santo) e la corda di sicurezza (la Chiesa-Tradizione) l'alpinista (lettore della Bibbia) potrà raggiungere la vetta (Dio).

 


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Da: Soprannome MSNStefanoS79 Inviato: 08/10/2003 10.12
Pace a tutti voi. vorrei che qualcuno mi desse un consiglio su come rispondere a questo evangelico. ecco il suo testo che allego qui sotto.
Che Dio vi benedica, con affetto Stefano.
Riprende alcune mie discussioni su un altro forum, ma tanto ciò che è importante non è il fatto che io o qualcun altro faccia bella/brutta figura, ma la dimostrazione della Verità Divina insegnata dalla Chiesa.
 
 
A parte, che come al solito non comprendi le osservazioni che ti vengono rivolte, ma ti chiedo ancora di riportare le fonti che citi. 
(Qui il fratello si riferisce alle prove che i padri dei primi 4 secoli ritenevano ispirati i 7 libri deuterocanonici)
Quanto affermi sulle chiese Ortodosse che sono arrivate al "canone lungo" sensa il bisogno del concilio di Trento, scredita per prima cosa la tua affermazione riguardo al fatto che ai concili "non ecumenici" si deve l'esistenza del canone, e sensa di essi oggi non avremo il Canone.
(peccato che il fratello non sappia che i concili ecumenici includevano i 7 libri, e soprattutto i rappresentanti di quei concili erano vescovi cattolici!)
Questo dimostra come vedi il contrario il consolidamento del Canone come ha affermato bene primo nasce dai presupposti riconosciuti fin dai primi secoli a questi scritti.
Cioè dal loro carattere "apostolico". Come vedi la puerilità con il quale ha commentato la citazione riportata di Calvino dimostra solo il tuo livello di comprenzione della materia.  
La situazione a riguardo del Canone nelle Chiese orientali, esprime molta più liberta di quanto tu possa pensare e la loro adesione al "canone lungo" e in alcuni  casi con inclusioni di ulteriori testi apocrifi è molto recente. Nel 1772 il sinodo di Gerusalemme accettò anche i deuterocanonici come libri ispirati, quindi vale quanto detto riguardo le osservazioni poste sulla scelta di Trento.  
Anche gli orientali reagirono all'influsso della Riforma.  
 Le tue asserzioni riguardo gli atti dei concili ecumenici e il loro uso degli apocrifi negli atti sono "emerite *****" (devo censurare questa maleducazione) come al solito decontestualizzare oramai e la norma per dimostrare la tua ignoranza, del resto non penso che tu verifichi realmente le cose che riporti di seconda mano.  
Mostra le fonti come le chiedi agli altri, in relazione a quanto hai affermato.
La festa dell'assunzione nella Chiesa Orientale... sono stufo delle tua panzane. La chiesa ortodossa non riconosce il dogma dell'assunzione, venera solo la figura di Maria come madre di Dio, questo per evidenti limiti legati alla testimonianza della Scrittura, e bisogna distinguere la posizione in materia, da patriarcato a patriarcato.  
Quindi lo ripeto è una vostra dottrina, il contesto in cui gli ortodossi vivono tale venerazione è molto dissimile dal voi.
Se la vostra teologia fosse ferma ai concili ecumenici sareste anche voi degli "evangelicali". Se poi come ecumenico intendi Trento allora mi sovviene un parola di sapienza del caro Benigli: "Siamo qui radunati a Roma, la città del Concilio ecumenico di Trento".
Comunque dato che tu sei sapiente aspetto la dimostrazione di quanto hai affermato portami le citazioni che dimostrano le affermazioni dogmatiche attinte dal presunto deposito della tradizione che voi avete ricevuto.  
Ovviamente queste prove non esistono, l'unico modo è attaccarsi al presunto magistero pietrino che interpreta giustamente la Parola, secondo la dichiarazione del Concilio Vaticano II°.    
Il problema non è quanto è stato detto prima, ma tutto quello che è stato affermato in materia di dottrina poi, e che ancora aspetto che tu mi faccia capire come si armonizza con quanto afferma il sopraindicato Concilio.  
 
La mia infallibilità, l'infallibilità degli evangelici riguardo a che cosa? Nessuno di noi si pone al di sopra della Scrittura con l'asserzione di iessere nfallibile, ti dimentichi che questo diritto appartiene solo a colui che guida la tua confessione.  
Il problema poi riguarda, se mai l'interpretazione di quello che neanche è Scritto nel Canone, e che voi riportate essere dogma infallibile per esempio l'assunzione di Maria. Ti ripeto spiegami, se la Scrittura e la tradizione non divergono come tu stesso hai affermato, tutto questo si armonizza con la vostra teologia.  
     
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 08/10/2003 12.21
Provo a dare un contributo con le fatidiche PROVE......
Numero le richieste così che si possano identificare meglio nel confronto, ed in blu darò la mia risposta:
 
1) A parte, che come al solito non comprendi le osservazioni che ti vengono rivolte, ma ti chiedo ancora di riportare le fonti che citi. 
(Qui il fratello si riferisce alle prove che i padri dei primi 4 secoli ritenevano ispirati i 7 libri deuterocanonici)
.........
Le prove sono queste:
a) è prima necessario capire CHE COSA E' LA BIBBIA, anche se diamo per scontato di conoscerla....., leggendo in questo forum, specie il messaggio n.3....vi accorgerete che i Deuterocanonici fanno parte della Bibbia ancor prima dell'avvento del Cristo e che regolarmente vennero usati dagli Apostoli nella prima predicazione quando usavano appunto la famosa Settanta, qui il collegamento: La Bibbia ha dato la Chiesa...o la Chiesa ha dato la Bibbia?^_^
b) quale prova di un riassunto da parte dei Padri, cliccate qui: Canone biblico secondo Agostino s.Agostino pur citando la questione con s.Girolamo alla fine definirà che "TUTTA la Chiesa" accetta i Deuterocanonici....
 
2) Circa ciò che pensa e crede la Chiesa Ortodossa oggi, ho già riportato ciò che dice il loro Catechismo su questo aspetto:perché mai la chiesa di Roma ha aggiunto i libri apocrifi alla Bibbia, dove si legge:
5 . Quali sono i libri dell’Antico Testamento?
 
La versione ebraica dell’ Antico Testamento è formata da trentanove libri.La Settanta contiene altri dieci libri conosciuti nella Chiesa ortodossa come i «libri deutero-canonici». Essi sono: Esdra Tobia, Giuditta, 1, 2 e 3 dei Maccabei, la sapienza di Salomone, l’Ecclesiastico, Baruch e le Lettere di Geremia.Questi dieci libri che in Occidente vengono spesso chiamati erroneamente gli «Apocrifi», e giustamente preservati anche dalla Chiesa Cattolica di Roma, sono stati adottati dai concili di Jassy (1642) e di Gerusalemme (1672), come «parte autentica delle Scritture» perchè comunque erano già usati fin dal primo secolo; tuttavia la maggior parte degli eruditi ortodossi contemporanei, seguendo in questo l’esempio di Atanasio e Girolamo, pur mantenedo di essi la scaralità dell'ispirazione Divina, stimano che questi dieci libri, pur facendo parte della Bibbia, non sono al livello degli altri libri dell’Antico Testamento, ciò non ne diminuisce l'importanza, ma vengono letti più raramente.
 
Bene....leggiamo i seguenti aspetti da parte della catechesi Ortodossa:
 
1) i Libri detti ERRONEAMENTE APOCRIFI;
 
2) "giustamente preservati dalla Chiesa Cattolica";
 
3) sono stati adottati perchè comunque USATI FIN DAL PRIMO SECOLO;
 
4) è errato e menzoniero colui che dice che la Chiesa Ortodossa NON ha in sè questi Libri......
 
5) loro (gli Ortodossi che sono separati) pur definendoli di MINORE IMPORTANZA, non escludono la loro ISPIRAZIONE DIVINA, nè li hanno esclusi dalla Bibbia.
.........leggere anche: IL CANONE BIBLICO.......
 
andiamo aventi:
 
3) La situazione a riguardo del Canone nelle Chiese orientali, esprime molta più liberta di quanto tu possa pensare e la loro adesione al "canone lungo" e in alcuni  casi con inclusioni di ulteriori testi apocrifi è molto recente. Nel 1772 il sinodo di Gerusalemme accettò anche i deuterocanonici come libri ispirati, quindi vale quanto detto riguardo le osservazioni poste sulla scelta di Trento.  
Anche gli orientali reagirono all'influsso della Riforma. 
 ........
Stefano......perdonami, ma in questa frase non comprendo se l'osservazione è tua e se è di chi richiede le famose prove....Commentando a freddo posso dire che il Concilio di Trento NON fece altro HCE CONFERMARE QUELLA BIBBIA che era sempre stata in uso nella Chiesa fin dall'inizio, difatti NON aggiunse alcun Libro, ne tolse alcun Libro, semplicemente dal momento che con le dichiarazioni protestanti nacque il problema di una autorità sul Canone, la Chiesa lo fece poichè prima di allora, a parte la questione di Girolamo, risolta CON s.Agostino, di fatto il problema del Canone non si presentò più......Quindi Trento a nome della Chiesa ribadì l'uso della Bibbia fin dall'inizio della predicazione. Faccio notare che su l'influsso della Riforma, fece allora reagire BENE gli Orientali che nel 1772 INSERIRONO i Deuterocanonici mentre i Protestanti li toglievano, e la Chiesa Cattolica LI CONFERMAVA......, se poi ho capito male fatemelo sapere!
 
4) Le tue asserzioni riguardo gli atti dei concili ecumenici e il loro uso degli apocrifi negli atti sono "emerite *****" .
......
NON sono affatto emerite cretinate........, l'uso degli apocrifi da parte delle DISCUSSIONI nei concilii furono necessari proprio per decretarne l'INVALIDITA'....se i Padri non li avessero letti ANCHE durante gli atti conciliari, non avrebbero potuto DISCERNERE quali fossero i veri...., se si ha la pazienza di leggere Agostino, ne porta le prove.....Anche vero è che Lutero invece, all'inizio mise da parte mi pare una o due dei testi facenti parte del N.T. (credo la Lettera di Pietro) e mise in appendice fin anche un testo di un Vangelo (di Luca o Marco credo) comunque sia accortosi che ciò non era possibile, li riammise IN SORDINA.....Apocalisse fu l'ultimo di fatto ad essere accreditato COME ISPIRATO......dopo appunto...la visione degli apocrifi.....
 
5) La festa dell'assunzione nella Chiesa Orientale... sono stufo delle tua panzane. La chiesa ortodossa non riconosce il dogma dell'assunzione, venera solo la figura di Maria come madre di Dio, questo per evidenti limiti legati alla testimonianza della Scrittura, e bisogna distinguere la posizione in materia, da patriarcato a patriarcato.  
..........
Gli Ortodossi NON riconoscono il Dogma dell'Assunta semplicemente perchè NON FURONO INTERPELLATI dal momento che tali decisioni andrebbero prese in un Concilio....di fatto comunque essi CREDONO  nella DORMIZIONE di Maria e che venne presa dagli Angeli e portata in Cielo....non la chiamano Assunzione, non lo chiamano Dogma, ma è imposta come verità di fede..... Il problema dogmatico era circoscritto alla questione DELLA MORTE DI MARIA dal momento che nel Dogma non si fa alcun riferimento e questo poteva dare adito a pensare che Maria fosse superiore al Figlio che invece era morto.....La questione l'ha risolta Giovanni Paolo II affermando che Maria MORI' MA CHE NON CONOBBE LA CORRUZIONE DEL CORPO.....la Chiesa Ortodossa ha ACCOLTO QUESTA AFFERMAZIONE ed ora ecumenicamente si sta studiando per raggiungere un rapporto catechistico COMUNE, che superi la questione dogmatica che la chiesa Ortodossa NON accetta.......su questo HANNO RAGGIUNTO L'ACCORDO TUTTI I PATRIARCATI.
 
6) Quindi lo ripeto è una vostra dottrina, il contesto in cui gli ortodossi vivono tale venerazione è molto dissimile dal voi. ........
Qui c'è da fare una distinzione sulla questione DELL'ICONOCLASTIA......la venerazione a Maria Ortodossa è molto ma molto più profonda di quella Cattolica....., la differenza è nell'uso delle STATUE, ma loro hanno le Icone ALTAMENTE VENERATE......qui vi potete documentare:
 
 
7) Se la vostra teologia fosse ferma ai concili ecumenici sareste anche voi degli "evangelicali". (..)Comunque dato che tu sei sapiente aspetto la dimostrazione di quanto hai affermato portami le citazioni che dimostrano le affermazioni dogmatiche attinte dal presunto deposito della tradizione che voi avete ricevuto.  
........
Non mi risulta che questo termine venisse usato dai Padri della Chiesa......., ma al di là delle battute è questa persona che scrive a dover portare le prove, noi le abbiamo portate, bisogna solo aver pazienza a NON estrapolare piccole parti MA LEGGERLE NEL LORO CONTESTO, sulla nascita dei dogmi suggerisco a tutti questo libricino che è un compendio: "La nascita dei dogmi cristiani" di B.Meunier ED.Elledici, 9,30 euro. Gli autori di ogni Dogma furono i Padri della Chiesa......loro sono sempre stati il punto di riferimento della comunità cristiana antica fin dal primo secolo, da quando iniziarono a circolare i primi scritti dei Vangeli e delle Lettere Apostoliche per poi unirsi ai loro scritti fin dal secondo secolo che ne spiegavano I SIGNIFICATI E L'INTERPRETAZIONE......
 
8) Ovviamente queste prove non esistono, l'unico modo è attaccarsi al presunto magistero pietrino che interpreta giustamente la Parola, secondo la dichiarazione del Concilio Vaticano II°.  
........
 questa si che è una macchietta da ridersela......non abbiamo prove? tutto ciò che abbiamo e portiamo è materia dei Padri della Chiesa per il passato, ed il Magistero per l'oggi che si riallaccia a loro.....e  grazie ai quali stiamo anche noi qui oggi a parlare, se fosse per gli evangelici scusate....ma non avremmo neanche una Bibbia su cui discutere......Rammento che la credibilità verso l'insegnamento della Chiesa è stato decretato fin dagli Apostoli: "Pertanto fratelli, state forti e conservate le tradizioni nelle quali siete stati istruiti, sia per mezzo della nostra viva voce, sia per mezzo della nostra lettera"(2Tes.2,15)....a questo punto sarebbe il caso che portasse codesta persona LE PROVE RIGUARDO LA SUA TRADIZIONE....RICEVUTA A VIVA VOCE......
 
Fraternamente Caterina.......

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 08/10/2003 12.52
Pace inepil,
 
ho letto il tuo post e in parte lo condivido, però vorrei puntualizzare, anche se lo hanno fatto pure gli altri fratelli, quanto segue:
 

"Gesù non si deve interpretare, ma deve vivere nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato donato e che ci viene dato, se lo chiediamo, senza misura."

 

Certo che Gesù deve vivere nei costri cuori, certo che lo Spirito Santo ci da la vita, l'essenza della vita direi, ma l'insegnamento di Gesù non può essere lasciato in mano ai fanatici, che cosa troviamo oggi nel mondo?

Una marea di dottrine che attingono tutte alla Bibbia deformandone il vero insegnamento.

 

Pace

Salvatore


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Consiglia Elimina    Messaggio 29 di 47 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 08/10/2003 12.59
Ehm Salvatore....benritrovato...tutto bene?......
 
Ascoltate tutti......questo forum è vecchio è del 2002....io l'ho riaperto perchè conteneva informazioni buone e sempre valide...quindi quando leggete un messaggio assicuratevi della data.......altrimenti fate come Salvatore che risponde ad un messaggio del 2002 e di cui l'iscritto non c'è più.......
 
Comunque la risposta la teniamo lo stesso quale contributo....
 
Fraternamente C.

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Da: Soprannome MSNStefanoS79 Inviato: 08/10/2003 19.17
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Numero di iscritti  che ha consigliato questo messaggio. 0 suggerimenti  Messaggio 31 di 47 nella discussione 
Da: Soprannome MSNStefanoS79 Inviato: 08/10/2003 19.20
Questo messaggio è stato eliminato dal gestore o dall'assistente gestore.
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Numero di iscritti  che ha consigliato questo messaggio. 0 suggerimenti  Messaggio 32 di 47 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 08/10/2003 23.08
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Consiglia Elimina    Messaggio 33 di 47 nella discussione 
Da: Soprannome MSNbasta_chiedere_di_Raptor Inviato: 09/10/2003 23.02
Ho letto il messaggion. 26 di Stefano e, francamente, non vedo cosa ci sia da rispondere. Della quarantina di righe scritte, se le depuriamo da riferimenti alla chiesa ortodossa e da una serie di "emerite *******" resta ben poco. Forse due righe, forse meno. Impiegare del tempo per rispondere a due-righe-forse-meno è uno spreco. Anche perchè ( e ne abbiamo esempi in altre comunità) il più delle volte si parte dal presupposto che la Chiesa Cattolica abbia torto e poi si stiracchia qua e là la Bibbia per cercare di dimostrarlo.
 
Comunque vediamo di dare una risposta sintetica al testo e per farlo è meglio fare una precisazione. La Bibbia è importante e la Sua autorità è innegabile. Ma cos'è la Bibbia?
(a) Innanzitutto è un documento letterario che occupa un posto privilegiato nella storia dell' umanità. Metto questo punto al primo posto perchè sotto quest'aspetto anche gli atei e gli appartenenti ad altre religioni non cristiane lo riconoscono e lo accettano.
(b) E' la fonte della fede per la Chiesa del passato e per la Chiesa di oggi.
 
Da questo si arriva alla necessità di avere un canone preciso. Il canone secondo San paolo è la norma che governa coloro che sono nella grazia di Dio. Un esempio lo troviamo in Gal 6,14-16. Quindo il canone è ciò che è normativo per il parlare e l'agire del cristiano.
 
E' solo dal IV secolo che il termine canone passa ad indicare l'elenco delle Scritture ufficialmente riconosciute dalla Chiesa. Il significato del termine, però, in fondo non cambia. Se noi dobbiamo adeguare il nostro agire al volere di Dio dobbiamo conoscere i Suoi insegnamenti. Tutti, ovviamente, non una parte. Ed inoltre dobbiamo essere sicuri che ai Suoi insegnamenti non ne vengano aggiunti altri.
 
E' evidente che i Libri ispirati esistono al di la di ogni autorità che li riconosca. In parole povere il Vangelo di Marco è ispirato in quanto è Parola di Dio non perchè qualcuno lo ha riconsciuto come ispirato.
 
Resta però il problema che in ogni caso occorre un'autorità che riconosca i Libri ispirati e, soprattutto, che lo faccia in modo infallibile.
 
Se noi accettassimo il modo di procedere dei protestanti dovremmo concludere che esiste un elenco non infallibile di libri  ispirati. Ma questa affermazione è di per sè contraddittoria.
 
Quindi l'autorità,qualunque essa sia, che stende l' elenco ( canone) del Libri ispirati deve necessariamente essere infallibile.
 
Ma un'autorità esclusivamente umana non può avocare a sè l' infallibilità. O meglio, lo può fare ma solo se è guidata dallo Spirito Santo.
 
Di conseguenza qualunque autorità dichiari di non essere infallibile non è guidata dallo Spirito Santo.
 
La frase "Nessuno di noi si pone al di sopra della Scrittura con l'asserzione di iessere nfallibile," è la risposta riguardo alla correttezza del canone evangelico.
 
 
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 10/10/2003 10.11
Aggiungo una nota di attenzione........
 
molti protestanti evangelici indicano con il termine APOCRIFI i Deuterocanonici....e questo E' UN INGANNO......trae in inganno nelle risposte, come ha tratto inganno me nel leggere sul Concilio di Trento l'accenno appunto agli apocrifi, ma dei quali si parlava per i deuterocanonici.......
 
Amici...incominciamo per favore e per carità cristiana a rispettare i termini.....quando sentite parlare di apocrifi per segnare i deuterocanonici, sappiate ANCHE VOI iniziare a correggere i fratelli nell'errore......
 
Nemmeno la Chiesa Ortodossa parla di essi come di apocrifi....
 
Gli apocrifi, cioè libri NON ispirati....è segnalato per alcuni vangeli.....e qui sarebbe anche da meditare CHI DECRET0' CHE QUESTI TESTI NON FOSSERO PAROLA DI DIO....., in fondo quando gli evangelici dicono che loro hanno l'A.T. che usarono gli Ebrei, commettono due errori:
1) perchè gli Ebrei tolsero DAL CANONE dall'anno 100 d.C. quelli che noi chiamiamo deuterocanonici;
2) perchè i deuterocanonici sono presenti nelle Lettere Apostoliche usati come citazione della famosa Settanta.....
 
I Protestanti eliminandoli si contraddicono perchè la stesura del Canone completa venne fatta dalla Chiesa di allora, determinando quindi ciò che era Parola di Dio nel N.T. e dunque NON si comprende perchè gli evangelici a questo punto accettano i Vangeli SCELTI AUTENTICI DALLA CHIESA dal momento che nessun Apostolo li cita...... e non potevano citarli perchè.... dal momento che essi predicavano e scrivevano..semplicemente i Vangeli ancora NON C'ERANO.....in sostanza sono queste Lettere che danno anche valore ai Vangeli, confermandoli......ma sono solo piccole bozze....mentre l'uso dell'A.T. è più marcato ed affiancato ALLA PREDICAZIONE ORALE CHE CONOSCIAMO COME TRADIZIONE.....ma è sempre la Chiesa che con la sua autorità decreterà L'AUTENTICITA'....
 
E' sbagliato dunque continuare ad usare UNA SINGOLA FRASE DI GIROLAMO per dire che la Chiesa aveva NEGATO i deuterocanonici......., s.Agostino ne spiegherà i particolari e dunque l'accettazione della Chiesa DI TUTTI i testi detta della Settanta.....
 
DEUTEROCANONICO.......frase composta dalla parola deutero, che proviene dal greco e che significa SECONDO....
quindi deutero e canonico......uniti insieme.....secondocanone.....che cosa vuol dire? nè più nè meno di quello che insegna fin anche il catechismo Ortodosso, cioè, che questi sono LIBRI ISPIRATI, ma che NON rientrano nel Canone Ebraico.
 
Ora appare veramente contraddittorio che un cristiano accetti di escludere questi Libri perchè il Canone Ebraico NON li riconosce mentre lo stesso Canone Ebraico NON riconosce il N.T. che, attenzione, ci è è stato dato dalla Chiesa come garanzia della sua autenticità......
Inoltre si omette da parte evangelica un particolare di enorme importanza: la gradualità della RIVELAZIONE.....cioè.....
Gesù predicando fa capire ai giudeo che la loro staticità nelle Scritture è errata.....e tenta di far comprendere non un cambiamento delle Leggi, ma IL COMPIMENTO e dunque un AGGIORNAMENTO.....cioè...un andare avanti....questo non vuol dire AGGIUNGERE ALLA BIBBIA ALTRE COSE, ma significa AGGIORNARSI....
 
Volete un esempio?
 
Quando nelle lettere apostoliche leggiamo che nulla poteva essere aggiunto, MA NEANCHE TOLTO alle Scritture....la Chiesa per prima che ha fatto? Ha in un certo senso AGGIUNTO qualcosa..........IL NUOVO TESTAMENTO, quando l'apostolo dice questa frase, i Vangeli non erano stati ancora redatti....., perciò...a quale Scrittura si riferiva?
ALL'ANTICO TESTAMENTO....che NON andava tolto nè aggiunto dell'altro.....
 
La Chiesa dunque NON ha aggiunto all'A.T. qualcosa di estraneo, bensì sono i protestanti che HANNO TOLTO qualcosa che apparteneva già all'A.T.
Infatti Girolamo NON decretrà mai questi Libri chiamandoli APOCRIFI, ma bensì definendoli DEUTEROCANONICI....
 
APOCRIFO: sempre derivante dal greco che vuol dire "nascosto;segreto", oppure "io nascondo", definisce appunto quei testi che la Chiesa ha ritenuto NON CHIARI NELLA RIVELAZIONE....anche per i molti errori storici ivi contenuti.....il che è una bella differenza con il termine deuterocanonici.....
 
Fraternamente Caterina

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Consiglia Elimina    Messaggio 35 di 47 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 02/04/2004 9.47
Mi riallaccio al messaggio 25 che vi invito a leggere......e poi a seguire questo:
 

§ 9. “La sacra Tradizione dunque e la sacra Scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti tra loro. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo un tutto e tendono allo stesso fine. Infatti la sacra Scrittura è la parola di Dio in quanto consegnata per iscritto per ispirazione dello Spirito divino; quanto alla sacra Tradizione, essa trasmette integralmente la parola di Dio--affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli apostoli--ai loro successori, affinché, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano; ne risulta così che la Chiesa attinge la certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura e che di conseguenza l'una e l'altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e riverenza..”

§ 10. “La sacra tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa; nell'adesione ad esso tutto il popolo santo, unito ai suoi Pastori, persevera assiduamente nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle orazioni (cfr. At 2,42 gr.), in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, si stabilisca tra pastori e fedeli una singolare unità di spirito..”

Dei Verbum. “Costituzione dogmatica sulla divina Rivelazione ”, n° 9-10,. Vedi il testo integrale....

.....

Fraternamente Caterina


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Consiglia Elimina    Messaggio 36 di 47 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 08/10/2004 11.00
Riapro questo forum perchè non se ne parla mai abbastanza.....la Bibbia di per sè essendo appunto Parola di Dio....resta un mistero non tanto nella compilazione quanto NELLA SUA TRASMISSIONE......e nel suo successo...è il Libro più venduto, più regalato e più letto nel mondo.....ma è anche il più discusso naturalmente......
Pro e contro ci saranno sempre.....
 
Dal messaggio 25 riporto alcune domande per riaprire il dibattito:
 

La parola di Dio si concentra tutta, si esprime tutta, in modo supremo, in qualcuno: il Figlio incarnato.

La sorgente della nostra fede non è né la tradizione né la Scrittura. Alla sorgente della nostra fede c’è Qualcuno: Gesù preparato e annunciato (= antico testamento); Gesù che con la sua parola e la sua vita porta a compimento tutta la rivelazione del sommo Dio (DV 7).

A distanza di venti secoli, abbiamo in mano la scrittura ispirata. Ce la mette tra le mani la chiesa: sessanta generazioni di chiesa ci hanno trasmesso il nuovo testamento, cento generazioni di fedeli ci hanno trasmesso la Bibbia. Ora facciamo attenzione: trasmissione e tradizione sono la stessa cosa. È la tradizione sempre vivente nella chiesa che ci ha trasmesso le scritture.

Ma chi ha detto alla chiesa che quei determinati libri, non uno in più né uno in meno, facevano parte della Scrittura? Chi ha respinto i libri falsi?

Nel N.T. non si trova nessun elenco: il catalogo delle Scritture non appartiene alla Scrittura, ma alla tradizione. Il discernimento dei libri sacri è un atto fondamentale della tradizione infallibile della parola di Dio nella chiesa.

La Scrittura scaturisce da un’unica fonte, Il Verbo di Dio, e confluisce in un unico fiume, che è la viva tradizione del popolo di Dio. Per questo l’interprete deve immergersi personalmente nella corrente della tradizione per poter comprendere dall’interno la parola di Dio. Tradizione e Scrittura sono un tutt’uno. La Scrittura è nata dalla tradizione; staccarla dalla tradizione degli apostoli e dei padri della chiesa, significa ucciderla. Come togliere un pesce dall’acqua.

La Bibbia deve essere vissuta come un lungo viaggio, o una escursione alpinistica, durante la quale si lasciano alle spalle alcuni bagagli e attrezzature che furono indispensabili all’inizio e ora non servono più.

E come un'escursione alpinistica necessita di una guida, la Bibbia possiede lo Spirito Santo il quale si rende attivo non soltanto attraverso l'uomo che da solo corre sempre il rischio di predominare e perciò di precipitare, ma anche della Chiesa che nell'esempio specifico funge come una CORDATA, un cordone legato alla Tradizione: solo con la guida (Spirito Santo) e la corda di sicurezza (la Chiesa-Tradizione) l'alpinista (lettore della Bibbia) potrà raggiungere la vetta (Dio).

...........

Dunque....nel N.T. NON ESISTE UN ELENCO DELLE SCRITTURE....... ma i detrattori del Canone lungo respingono la decisione della Chiesa sul Canone, perchè, dicono, tutti i Libri dell'A.T. portano nomi di autori e i Deuterocanonici no....questo lo approfondiremo più avanti...per ora ci preme ricordare che nella riunone di Jamnia.....del 90 d.C. gli Ebrei NON tolsero affatto i Deuterocanonici, termine questo coniato 2 secoli dopo...ma eliminarono la LXX in blocco perchè era scritta in greco e perchè era usata dalle comunità cristiane.....

 

Per ora fraternamente Caterina


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Da: Soprannome MSNRoy-Bean1 Inviato: 08/10/2004 11.20
La domanda è interessante. Cos'è la Bibbia? Sarebbe bello che qualche protestante intrevenisse nel dialogo. Tuttavia vorrei prima di tutto esprimere un parere personale è mi piacerebbe discuterlo. Ireneo ha scritto:
 
Per quanto riguarda il mondo protestante, quella di escludere i testi deuterocanonici (che i teologi riformati chiamano apocrifi) è una prassi, avvalorata dal giudizio storico dei riformatori del XVI secolo ma che non ha un valore dogmatico... dunque è una posizione sulla quale in linea teorica le chiese riformate potrebbero cambiare posizione, e in effetti molti teologi riformati oggi ritengono superari i criteri di giudizio che portarono all'esclusione dei deuterocanonici, e li leggono e commentano.
 
Quindi, se ho ben capito, il canone protestante potrebbe essere modificato nel tempo, almeno in linea teorica.  Ma se il canone non è fissato dogmaticamente ( e quindi non si può avere la certezza che quella che si legge sia tutta la Parola  di Dio), in realtà cosa hanno in mano i protestanti?

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Da: Soprannome MSNLeonardo5479 Inviato: 08/10/2004 11.52
Credo che la risposta sia abbastanza semplice: senza la Tradizione non hanno in mano quasi niente.
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 08/10/2004 14.54
traggo questa frase-domanda:
 
Perché (se la Bibbia è sufficiente, e distinta dalla Santa Tradizione) un battista, un testimone di Geova, un pentecostale e un metodista possono tutti sostenere di credere a quello che la Bibbia dice, eppure non riuscire a essere d'accordo tra loro su che cosa sia quello che la Bibbia dice?
...........
 
Questi gruppi hanno in comune come tutta l'area evangelica-pentecostale IL RIFIUTO ALLA TRADIZIONE=INSEGNAMENTO.....per poi finire comunque sia....ad IMPORRE UN INSEGNAMENTO e dunque una tradizione loro personale......
 
Ricordo che in un forum evangelico......un pastore rivendicava una domanda simile...e la girava sostenendo che tutto il MORMORIO che s'innalza nella Chiesa Cattolica e tutte le varie divisioni e correnti che ci sono dentro...dimostrano che dunque la Tradizione NON GARANTIREBBE, a quanto pare.... alcuna unità......
 
Con pazienza proviamo a chiarire anche questo aspetto.....
Avendo dimostrato che la falsa dottrina umana della Sola Scriptura non solo non è biblica, ma non garantisce alcuna unità DOTTRINALE......rimane di chiarire l'utilità della Tradizione e lo spiegare perchè allora anche dentro la Chiesa si AGITANO VENTI CONTRARI.....
 
DISOBBEDIENZA.......semplicemente e fanciullescamente...questi sono frutti della disobbedienza alla Chiesa..... Ciò che però a noi conta PROVARE è che tale disobbedienze, mormorii, scismi e affini...venti contrari NON FORMANO PER NOI NESSUN CATECHISMO.....Certo, possono diventare OCCASIONI PER APPROFONDIRE...e per capire certi venti contrari perchè si agitano.....ma resta il fatto che sono definiti ugualmente CONTRARI ALLA CHIESA......
Diverso è paragonare questi venti contrari all'interno della Chiesa, con le VERE DIVISIONI invece che vive il mondo protestante-evangelico e pentecostale......con surrogati come i T. di G. i Mormoni Unitariani ecc......
Essi è vero che negano LA TRADIZIONE=INSEGNAMENTO DELLA CHIESA, ma è falso dire che sono per la Sola Scriptura perchè a loro volta essi fanno affidamento SU DI UN LORO SPECIFICO MAGISTERO che ovviamente non è comune agli altri e di conseguenza ognuno gestisce l'interpretazione della Bibbia a seconda delle proprie necessità del gruppo.......
 
La Tradizione=Insegnamento che fonda la sua base sulla Bibbia e sul patrimonio patristico della fede comune della Chiesa invece TIENE UNITE INTANTO MIGLIAIA DI DIOCESI....E MIGLIAIA DI VESCOVI E MIGLIAIA DI SACERDOTI E MIGLIAIA DI LAICI E MIGLIAIA DI RELIGIOSI....... TUTTI ABBIAMO UN UNICO CATECHISMO........Tutti ci atteniamo a quesi Sacramenti fondamentali che uniscono, nutrono ed istruiscono e questo ci vede UNANIMI ANCHE CON LA CHIESA ORTODOSSA.......
Quei venti contrari di cui si parla....quei mormorii sono sempre stati presenti DENTRO la Chiesa fin dal primo secolo...... dalla quale appunto sono usciti purtroppo, anche grandi dottrine eretiche contro l'incarnazione di Gesù, contro la Trinità....contro lo Spirito Santo......contro la risurrezione dei morti, contro la vita eterna, contro i sacramenti...ecc......i più grandi diffusori di VENTI CONTRARI...erano prima dentro la Chiesa....è disobbedendo che hanno creato L'ERESIA......
E' disobbedendo all'Insegnamento che hanno fatto della Bibbia un testo dalle mille contraddizioni.....
E' disobbedendo che oggi l'uomo ha perso la ragione della Legge morale di Dio sulla vita, sulla procreazione, sull'adulterio, sul matrimonio, sulla fine della vita......ecc....
 
Fraternamente Caterina
 

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Da: Soprannome MSNLepronte1 Inviato: 09/10/2004 9.54
E' interessante la domanda: che cos'è la Bibbia. La risposta dovrebbe essere che è Parola di Dio. Ma chi lo dice? Se siamo tutti convinti  che la Bibbia sia Parola di Dio e quindi punto di riferimento normativo di condotta e fonte di dottrina rivelata, da dove traiamo questa convinzione?
 

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 09/10/2004 15.05

Caro Urukai......continuo la tua domanda leggendo la Bibbia da un altro contesto...quello dell'autorità e della politica...interessante , leggete...

IL CONVEGNO www.avvenire.it

Il potere nell'Antico Testamento Esegeti e teologi a confronto a Roma

L'incontro dell'Abi ha dato spazio a diverse voci Un'occasione per riscoprire l'attualità di una visione antica

Di Luca Mazzinghi

Diventare servitori per essere grandi agli occhi di Dio. È stato questo l'adagio di sottofondo della XXXVIII Settimana biblica nazionale, che nei giorni scorsi ha avuto luogo a Roma presso il Pontificio istituto biblico. Il tema di cui si è occupata l'Associazione biblica italiana (Abi), che organizza questa settimana di studio sin dal 1930, è stato quest'anno «Il potere politico nella Bibbia: bisogno e rifiuto dell'autorità».
La Settimana è stata l'occasione di un confronto tra i biblisti cattolici italiani ma ha visto anche la partecipazione di studiosi non cattolici e non cristiani, con un occhio di riguardo al mondo universitario. All'inizio dell'incontro è apparso chiaro come i concetti stessi di «potere politico» e «autorità», non sono applicabili come noi li concepiamo al mondo antico. Nel mondo biblico, infatti, non esiste quella distinzione così netta tra politica e religione che oggi è per noi quasi scontata. È stato perciò necessario studiare il contesto storico e antropologico del testo biblico.
Il dibattito ha dimostrato però che dalla Scrittura emerge anche una visione del potere politico ancora attuale. Da un lato la Scrittura tende a legare molto spesso il potere politico a Dio, che ne è considerato la fonte. In questo modo, la Scrittura evita di condannare in blocco il potere politico in quanto tale: gli autori biblici riconoscono il bisogno del potere politico. Si tratta, però, di un bisogno condizionato: il re di Israele, infatti, è tenuto prima di tutto all'osservanza di una legge della quale l'autore è Dio.
A lato del bisogno è emerso con chiarezza nel corso della Settimana di studio, il tema del rifiuto del potere politico, rifiuto che ha molteplici radici. Una di queste radici non ha perduto oggi la sua attualità: se il potere politico è in funzione della giustizia e della pace, nel momento in cui questa funzione viene tradita, il potere politico diviene nella Scrittura oggetto di critica e di rifiuto.
A Roma ci si è chiesti quindi come conciliare nella Scrittura queste due tendenze del bisogno e del rifiuto dell'autorità. Essa in realtà non si interessa della politica in quanto tale, né cerca di difendere un determinato tipo di potere politico. Nel Nuovo testamento, il capitolo dieci di Marco non si ferma alla critica del potere, ma si apre alla persona di Gesù e al dono della vita che egli ha fatto; la logica del potere politico è così sottoposta alla logica della croce.
Nel corso della Settimana è riecheggiato diverse volte il testo della prima lettera di Pietro: «Siate sottomessi ad ogni istituzione umana per amore del Signore, sia al re come al sovrano...» (1 Pt 2,13). Ma non si tratta di un semplice invito all'ubbidienza al potere costituito. Pietro, infatti, prosegue: «comportatevi da uomini liberi, non servendovi della vostra libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio» (1 Pt 2,16). Così si spiega l'atteggiamento del cristiano di fronte al potere politico: ubbidienza, ma da uomini liberi, che prima di tutto sanno di essere servi del Signore.

 


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Da: Soprannome MSN°Teofilo Inviato: 11/10/2004 13.12
E' interessante la domanda: che cos'è la Bibbia. La risposta dovrebbe essere che è Parola di Dio. Ma chi lo dice? Se siamo tutti convinti  che la Bibbia sia Parola di Dio e quindi punto di riferimento normativo di condotta e fonte di dottrina rivelata, da dove traiamo questa convinzione?
 
Caro Uruk,
é la Chiesa che ci dice che quei determinati Libri, che formano il canone, sono Parola di Dio.
Se ci chiediamo perchè proprio quei libri e non altri, la risposta è: perchè la Tradizione ci ha trasmesso proprio quei determinati libri.
Per quanto riguarda il VT, la tradizione rabbinica aveva già un corpo di Scritture le quali venivano lette ed usate anche da Gesù e dagli apostoli, i quali se ne servivano per citarle e per riportarle anche a loro volta nei loro scritti.
Tali citazioni erano prese dalla  cosiddetta Settanta greca, che, lo ricordiamo  COMPRENDEVA I 7 LIBRI che Lutero rimise in discussione, pur senza eliminarle dalla sua traduzione, e  che i protestanti hanno poi non hanno più riportato nelle loro traduzioni.
Per quanto riguarda il Nuovo Testamento, la tradizione apostolica ha permesso di individuare quali libri erano da considerare ispirati e che risultavano definiti già nei concili intorno all'anno 400.
 
Per cui se uno si domanda: chi può correttamente interpretare i Libri Sacri?
La risposta più ovvia è che,  lo può interpretare correttamente solo lo stesso soggetto che ne ha curata la conservazione e  la trasmissione: cioè la Chiesa.
 
Altri soggetti, come Lutero, che  hanno rimesso in discussione anche la validità del canone del NT, additando come MENO SICURI ben sette libri del NT, sono i meno idonei a interpretare le Scritture perchè non hanno saputo riconoscere la Parola di Dio. Il fatto che  i protestanti stessi abbiano riaccettato i 7 libri del NT, da ragione alla Chiesa che li aveva riconosciuti ispirati da sempre.
 
Con affetto
 
 
 
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Consiglia Elimina    Messaggio 43 di 47 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°camerone° Inviato: 13/10/2004 16.45
Partiamo innanzitutto da un dato di fatto sicuro: quasi tutti i presenti in questi forum, sono tutti convinti (salvo qualcuno che si dice scettico, in ricerca, dubbioso) che la Bibbia sia Parola di Dio, punto di riferimento normativo di condotta e fonte di dottrina rivelata. Dottrina da conoscere per applicarla nella vita e per farla conoscere correttamente, perché crediamo che questo sia ciò che Dio richiede da noi.
Quindi sen noi crediamo che la Bibbia sia davvero Parola di Dio ( lo crediamo fermamente e non abbiamo solo una speranza che lo sia) bisognerebbe portare delle ragioni.

Se un non cristiano ci chiedesse il perché noi riteniamo che la Bibbia sia Parola di Dio noi non potremmo limitarci ad  aprirla e invitarlo a leggere. Quel libro che noi gli mettiamo in mano sarebbe per lui solo questo, un libro. Quella persona ci direbbe giustamente che prima vorrebbe sapere le  ragioni sulle  quali noi ci siamo fatti la convinzione che quel libro è Parola di Dio.
Leggere infatti la Bibbia, con atteggiamento di fede, per apprendere da essa in cosa si deve aver fede, è un pretendere che esista preventivamente ciò che dovrebbe scattare solo in seguito: la fede in ciò che si legge.
 
In filosofia una tale pretesa si definirebbe una petitio principii vale a dire la verità di una conclusione è dimostrata tornando ai suoi presupposti. In pratica è la pretesa che sia già dimostrato ciò che deve essere ancora dimostrato.
 
Come si esce da questo apparente loop?
 
Innanzitutto per prima cosa dobbiamo farci la certezza che quel in quel libro è davvero Dio che ci parla. Solo dopo potremo aprire questo libro essendo pronti ad obbedire a ciò che il libro ( cioè Dio) ci dice.
 
Ma per uscire da questo labirinto non possiamo usare la fede come mappa, perché la fede deve ancora venire.
 
Quindi l’unica strada che si può seguire è quella ragione. Occorrono cioè delle ragioni che permettano di dire a noi stessi in primis e poi anche agli altri: sì questo libro contiene la Parola di Dio e quindi ora lo apro con fede e baso su di esso la mia vita.
Mi fermo qui, per il momento, poichè non so se sono stato abbastanza chiaro.

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Consiglia Elimina    Messaggio 44 di 47 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°camerone° Inviato: 14/10/2004 9.54

Continuando il nostro discorso è meglio fin da subito eliminare un’opzione alla quale, di tanto in tanto, sento fare ricorso:la Bibbia stessa afferma di essere ispirata. Innanzitutto non è vero che tutti i libri affermano di essere ispirati. Inoltre non è sufficiente che un libro dica di essere ispirato perché automaticamente debba essere accettato come tale.
 
I Mormoni, ad esempio, leggono il libro di Mormon che dice di essere stato ispirato direttamente da Dio ma questo, ovviamente, non significa che lo sia.

 

Neppure può servire il ricorso a qualche locuzione interiore ( la Bibbia è ispirata perchè io, in preghiera, ne ho la conferma)perchè una simile esperienza non è dimostrabile a terzi, né è comunicabile per via normale, cioè quella discorsivo/argomentativa da cui noi traiamo e trasmettiamo le nostre convinzioni ponderate.

Sarebbero solo comunicazioni da accogliere con fede e per fede, e stavolta parliamo di una fede molto debole perchè basate su singole persone che, per forza di cose, non possono dare alcuna dimostrazione tangibile della loro credibilità. Sicuramente  non è questo qyuello che cerchiamo.
 
Siamo dunque in pieno alto mare. La Bibbia non si autogiustifica, né nel suo canone ( cioè nella sua compilazione di piccola biblioteca per formare la quale QUALCUNO HA SCELTO DI INSERIRVI ALCUNI LIBRI E ALTRI NO) né nella sua pretesa di essere ispirata da Dio (QUALCUNO, e non Dio, HA STABILITO CHE QUESTA COSA DOVEVA ESSERE CREDUTA ).

 
Questi problemi valevano già per la gente dei primi secoli, ma a maggior ragione vale per noi poiché a nessuno di noi Dio ha dato conferma diretta che il suo libro ispirato sia la Bibbia come oggi si stampa e non, ad esempio, il Corano.
 
Questa garanzia ci è stata trasmessa da altri uomini!

Mi fermo ancora aspettando eventuali osservazioni e conto di proseguire domani.

 

Da adesso in avanto verranno trattati argomenti che sicuramente non pioaceranno agli evangelici. Non so che farci. Se comunque hanno obiezioni serie da proporre  possono intervenire in ogni momento.

 

 



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Consiglia Elimina    Messaggio 45 di 47 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°camerone° Inviato: 15/10/2004 11.12
Riprendendo il discorso, a questo punto possiamo solo fare ricorso ad un'unica fonte e questa fonte è la storia. E' prprio la storia che che ci informa che  la collezione dei libri che oggi costituiscono la Bibbia (in unico volume) è stato fatto da una serie di Concilii
nel 397 a Cartagine,in un sinodo che non era cattolico ma semplicemente cristiano, fu approvato un canone che è quello comprendente i deuterocanonici. Questo sinodo di fatto confermava queanto stabilito ad Ippona nel 393.   Nel 405, sotto il papa Innocenzo III il canone fu confermato. Nonostante questo le discussioni probabilmente continuarono dato che ci fu bisogno di un pronunciamento definitivo nel Concilio di Firenze del 1441.
 
E' significativo che nell'arco della storia, ogni volta che la chiesa cristiana ha sentito il bisogno di pronunciarsi, si è sempre pronunciata a favore del canone lungo.
 
Prima di allora il Canone biblico non era ancora completo ovunque, c'erano libri (come l'Apocalisse e qualche lettera degli Apostoli) che erano ancora sotto giudizio; venivano accolti da alcuni e rifiutati da altri.
 
Nel Concilio di Cartagine si compose in maniera ufficiale il Canone completo (lo stesso che 11 secoli dopo in forma solenne sarà riconfermato a Trento quando fu impugnato dai protestanti). Quindi tutti noi, a qualunque denominazione cristiana apparteniamo, abbiamo ricevuto la Bibbia da quella Chiesa e chiunque pretenda di essere parte di quella cheisa non può ragionevolmente rifiutare le sue decisioni.
 
Infatti è stata quella chiesa a decidere quali libri, tra i tanti rotoli, fossero parola di Dio e quali no.
 
Senza la Chiesa la Bibbia non esisterebbe. Lei non solo ne ha individuato i libri giusti ma (come sappiamo) per quanto riguarda tutto il NT li ha anche composti. Gli scrittori sacri erano tutti seguaci di Gesù, membri della sua Chiesa, siano essi stati apostoli o discepoli.
 
La Bibbia non è caduta dal cielo. E' nata dal basso, su ispirazione divina e quindi  è opera di Dio ma dal basso (e perciò è opera di uomini).
 
 

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Consiglia Elimina    Messaggio 46 di 47 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 10/04/2005 16.18
Senza la Chiesa la Bibbia non esisterebbe. Lei non solo ne ha individuato i libri giusti ma (come sappiamo) per quanto riguarda tutto il NT li ha anche composti. Gli scrittori sacri erano tutti seguaci di Gesù, membri della sua Chiesa, siano essi stati apostoli o discepoli.
La Bibbia non è caduta dal cielo. E' nata dal basso, su ispirazione divina e quindi  è opera di Dio ma dal basso (e perciò è opera di uomini).
...............
Riparto da questa frase di Camerone perchè leggiamo che spesso c'è ancora confusione nel capire che cosa è la Bibbia......
Noi non crediamo e non siamo nella religione DEL LIBRO......come ad esempio i Musulmani ed anche gli Ebrei oggi che vivono appunto un contesto di Stato Confessionale...... I Cristiani vivono una religione che è legata non tanto ad un Libro quanto ALLA PAROLA FATTA CARNE, alla Persona, è Lui che seguiamo: Gesù Cristo!
La domanda ritorna: che cosa è questa Bibbia?
Abbiamo già appreso che è una RACCOLTA DI LIBRI......canonizzati, cioè definiti COME REGOLA DEFINITIVA dalla Chiesa........ allora vi offro un lavoro che ho terminato per alcuni incontri che abbiamo fatto dal vivo........è un lavoro lungo perchè sono tanti i Libri, uno ad uno vi offro una breve scheda per capire di che cosa stiamo parlando......
Non ci sono commenti da fare perchè ho preso le spiegazioni da esegeti citati sia dalla Cei, quanto dalle Bibbie protestanti...... si tratta solo di MEDITARE.....più avanti inserirò IL NUOVO TESTAMENTO........
 
Pregate per me...
Fraternamente Caterina
 
Antico Testamento
 
Genesi: ci rivela il proposito di Dio per la salvezza del genere umano che da qui "Bere'shit"-In Principio..... prende forma con una promessa che da il via al Progetto salvifico "Io porrò inimicia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe...."(Gn.3,15)
 
Esodo: è il cuore dell'opera biblica in termini di "intervento di Dio per il suo popolo in previsione dell'Incarnazione".....Israele viene liberato dalla schiavitù, nasce la Pasqua ebraica, anticipazione di Gesù Cristo, NOSTRA PASQUA........
 
Levitico: è definito il Libro DEI SACERDOTI.... si articola in quattro grandi Leggi espresse da Dio:
1) la Legge dei sacrifici in prefigurazione dell'Unico Sacrificio perfetto in Cristo- cap. 1/7;
2) la Legge dei Sacerdoti dal cap.8/10. E' la preparazione all'adorazione di Dio alla quale il popolo viene gradatamente preparato.
3) la Legge per esercitare la purezza morale cap. 11/16. Nasce la "GIORNATA DEDICATA ALLA PURIFICAZIONE E AL PERDONO".
4) la Legge di santità cap. 17/26, che essendo tale santità=qadòsh, e attribuito primario di Dio "Dio solo è SANTO", deve essere acquisita e vissuta dal popolo che deve imparare a separarsi da ciò che rende impuri, è l'anticipazione dell'essere TEMPIO SANTO DI DIO predicato dagli apostoli.
La pratica di tutto il Levitico ha uno scopo: disporre il popolo di Dio a questo INCONTRO, gli farà eco il Libro di Osea 6,6: "Io voglio l'amore e non i sacrifici, la conoscenza di Dio e non gli olocausti", per insegnare al popolo che la Legge di Dio non deve essere vissuta come un laccio, tema che riprenderà Gesù stesso.
 
Numeri: narra la storia di Israele nel deserto. Si forma al termine un quadro LEGISLATIVO della futura nazione ebraica che si stanzierà nella Terra promessa......
 
Deuteronomio: il termine vuol dire " SECONDA LEGGE", il popolo di Israele viene chiamato ad ubbidire, tuttavia esso non un codice di leggi quanto piuttosto....UN MANUALE GIURIDICO, in esso sono contenute infatti DELLE OMELIE CENTRATE SULL'AMORE PER LA LEGGE DIVINA DONATA ALL'UOMO PER UN PERCORSO VERSO LA PERFEZIONE.....E' una legge PREDICATA per spingere L'ASCOLTATORE A SVILUPPARE INTERIORMENTE LA CONOSCENZA DI DIO e la sua volontà.......
 
Giosuè: Finalmente il Popolo entra nella terra promessa.
 
Giudici: indubbiamente il popolo insediato ha ora bisogno di INSTAURARE DELLE LEGGI....iniziano dunque i problemi anche di convivenza......NASCE LA MONARCHIA, i Giudici sono capi militari e civili che Dio SUSCITA in determinate occasioni PER LIBERARE LE TRIBU' D'ISRAELE DALL'OPPRESSIONE DEI POPOLI VICINI CHE ERANO ANCHE IDOLATRI.....Un Libro interessante perchè svela preziose informazioni su uno dei periodi più oscuri della storia d'Israele che va dal sec. XII al XI a.C.
Dio PUNISCE L'INFEDELTA', MA NON RIPUDIA IL SUO POPOLO...il popolo nella maggioranza rimane comunque fedele a Dio ma CEDE ALLA SEDUZIONE DI CULTI CANANEI......DIO FA EMERGERE LA SUA PAZIENZA, LA SUA MISERICORDIA......
 
Rut: una nuora piena d'amore, è un capolavoro della letteratura biblica.....ed è una antenata di Davide. Vengono messe in rilievo le seguenti caratteristiche del popolo d'Israele:
- la devozione verso i genitori;
- la pietà verso i parenti;
- l'amore verso la famiglia.
 
1 Samuele: 2 Samuele: Davide, è il re modello di Israele. Il Libro era all'origine uno solo, diviso in quattro sezioni, nella prima parte abbiamo:
1) 1Sam.1/7: la carriera di Samuele, dalla nascita alla vocazione, fino al momento in cui diventa SALVATORE D'ISRAELE.
2) 1Sam.8/15: ripercorre L'ISTITUZIONE DELLA MONARCHIA  eil regno di Saul, sul quale però incombono ombre e tenebre....
3) 1Sam.16 e 2Sam.4: parla della carriera di Davide, la sua elezione e il conflitto con Saul, fino a quando Davide viene proclamato re d'Israele.....
4) 2Sam.5/20: è descritta l'attività politica, militare e religiosa di Davide....importante queste tre attività che saranno riassunte IN GESU' CRISTO: RE, CAPO E DIO....
C'è una parte che è chiamata PROFEZIA DI NATAN in 2Sam.7.......che rappresenta IL VERTICE di questo Libro dove narra una testimonianza audace e al tempo stesso MERAVIGLIOSA.....della visione biblica SULLA STORIA DELLA SALVEZZA.......parla del legame alla discendenza ed alla persona di Davide da cui verrà IL MESSIA.........
 
1 Re: 2 Re:  anche questi Libri erano all'origine uno solo...parte dallo scisma di Salomone....Il regno è diviso; si sottolinea la figura dei profeti.
Questi due libri NON contengono una una storia profana....ma è un opera che è una reflissione sulla storia della monarchia d'Israele legata al Progetto di Dio ed alla profezia del Messia........
 
1 Cronache: 2 Cronache: due Libri che narrano "fatti dei giorni, annali....." la fedeltà di Dio verso il Suo popolo, ma anche la caduta di Israele come nazione. E' diviso in 4 parti:
1) 1Cr.1/9: ci sono tavole genealogiche ed è sintetizzata la storia da Adamo fino a Saul;
2) 1Cr.10/29: è dedicata al re Davide, con le indicazioni del culto a Dio;
3) 2Cr.1-9: è il regno di Salomone e la costruzione del Tempio dove è segnata la festa della Dedicazione;
4) 2Cr.10/36: il regno di Giuda e la morte di Salomone fino all'esilio di Babilonia.
Le Cronache fanno emergere la preoccupazione e la passione per il CULTO E LA LITURGIA.....
 
Esdra: e Neemia: il primo parla del ritorno dall'esilio e il rinnovamento. Nemia durante la ricostruzione del tempio.
 
Tobia: e Giuditta: in Tobia si rivela la dolorosa sorte di due ebrei osservanti della Legge, deportati in Assiria dopo la distruzione del regno d’Israele, alla prima desolazione segue l’intervento di Dio che non abbandona i suoi (cap.4/13), è definito un libro SAPIENZIALE. L’autore vuole trasmetterci una lezione religiosa e di fede mediante questa narrazione per versi drammatica e per altri provvidenziali, prendendo probabilmente spunto da qualche racconto realmente accaduto che la comunità in esilio si tramandava.
Giuditta,così è chiamo la protagonista che liberò in modo straordinario il paese di Giuda e la Città santa chiamata qui Betulla, ossia, “Casa di Dio”, da un nemico e rivale di Dio……..la narrazione che suggeriamo di leggere, si snoda su tre parti:
1) cap.1/3 si legge della minaccia che grava sul popolo giudaico da parte di Nabucodonosor;
2) dal cap. 4/8, descrive l’oppressione dei Giudei assediati e stremati mentre Giuditta li esorta a resistere;
3) cap.9/16: finalmente la liberazione per mezzo dell’intervento di Giuditta…
Questo Libro è in verità molto discusso dai critici esegeti…il modo con cui Giuditta ottiene la libertà per mezzo della seduzione, dell’inganno e dell’assassinio…..lasciano perplessi ad una critica attuale, tuttavia gli elementi preposti vanno valutati tenendo conto della situazione di quel periodo nel quale il popolo giudaico venne attaccato per prima e Giuditta si ritrova ad agire per legittima difesa. Il Libro va letto seguendo la cronologia del popolo d’Israele insieme a Dio che lo segue, lo ammonisce, lo istruisce, in tal modo il racconto risulta edificante e non un freddo resoconto storico.
 
Ester: un'altra Donna che con il suo coraggio salva gli ebrei esiliati. In questo Libro sono stati aggiunti dieci frammenti all’opera composta nel 150 a.C. in greco e riconoscibili per l’aggiunta al numero di una lettera  alfabetica (es. cap. 1, 1a, 1b….). Anche qui assistiamo ad una distribuzione di tre parti:
1) cap.1/2: si prepara il dramma;
2) cap.3/8: il ministro Aman ordisce un complotto contro i Giudei che devono essere sterminati, ma Mardocheo, zio di Ester, la induce come regina ad intervenire presso il re, Aman viene impiccato;
3) cap.9/10 che avvia la conclusione, narra l’istituzione della festa dei Purim per ricordare l’evento.
Questo Libro, come quello di Giuditta, ha lo scopo di sottolineare che Dio viene sempre in aiuto del suo popolo quando esso è in pericolo anche se è minacciato da forze interne e da potenti nemici. I Padri si riallacciano a Giuditta e ad Ester per sottolineare la simbologia con la Chiesa, inoltre si ricollega al Libro della Sapienza 11,16 e al Libro dei Proverbi 15,33….nell’illustrare in modo spettacolare il principio sapienzale secondo il quale si viene castigati da ciò con cui si pecca…..
 
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1 e 2 Maccabei.: questi due Libri non hanno un comune autore, ambedue però narrano del medesimo periodo duro e tenebroso, ma al tempo stesso glorioso della lotta del giudaismo CONTRO IL PAGANESIMO ellenista il quale s’imponeva con persecuzione spesso violenta.
Il primo libro contiene la storia di circa quarant’anni, dall’avvento al trono di Siria di Antiochio Epifanie, fino alla morte di Simone, l’ultimo dei Maccabei.
Il secondo Libro contiene fatti accaduti in Giudea, ma non è la continuazione del Primo Libro, anche se rievoca alcuni fatti li descritti. L’autora lo presenta come il compendio di un’opera a noi sconosciuta scritta dopo il 160 a.C. da un certo Giasone di Cirene, un giudeo della diaspora africana. L’opera descrive l’invito agli Ebrei d’Egitto a celebrare insieme ai fratelli di tutta la Giudea la festa della purificazione del Tempio già riportata in Levitino. Nella prima parte si rievoca la durissima e violenta persecuzione agli Ebrei che provoca i MARTIRI e dove per la prima volta nella Bibbia compare questo termine, un'altra parte narra degli intrighi e dei compromessi di alcuni sommi sacerdoti per il potere. Poi ci sono le imprese di Giuda Maccabeo fino alla splendida vittoria su Nicarone.
Il libro procede in quella RIVELAZIONE progressiva che è tipica di tutta la Bibbia e che appartiene ad ogni Libro contenuto nel Canone: si esprime la credenza esplicita NELLA RISURREZIONE; se i giusti soffrono fino al martirio per la loro fede nell’unico Dio, sono essi sicuri di risuscitare dal regno dei morti e ottenere una giustizia nell’altra vita.

 

Giobbe: è un Libro sacro,  è anche un capolavoro della letteratura UNIVERSALE, senza tempo, adattabile ad ogni epoca e ad ogni singola persona, come ad ogni comunità. E’ l’eterno dolore e mistero DELL’INNOCENTE che paga non si sa neppure che cosa, senza apparente colpa se non per fare emergere la radicale fiducia in Dio…

 

Salmi: sono una raccolta di 150, diremo oggi, PREGHIERE, SUPPLICHE, MONITI, INCORAGGIAMENTI…..è la preghiera DI COLUI CHE CREDE e si affida a Dio. Sono stati composti nell’arco di un millennio dal sec. XI al II a.C. rispecchiando la fede ebraica e del popolo in ogni sua difficoltà storica. Tutti i Salmi sono leggibili in chiave MESSIANICA e questo li rende maggiormente credibili al di la della loro canonicità, come il Libro di Giobbe, essi sono adattabili ad ogni epoca, ad ogni persona che accoglie il Mistero di Dio e lo cerca con cuore puro.

 

Proverbi: raccolta di saggezza nell’arco di cinque secoli, contiene una collezione di proverbi appunto che appartengono ad autori e ad epoche diverse. La II e V collezione sono attribuiti a Salomone ed hanno una stretta affinità con una raccolta EGIZIANA  conosciuta come le “Massime di Amenemope” risalenti prima del Mille a.C. Si narra l'arte del vivere secondo uno schema impartito da Dio stesso nell’arco del tempo da quando iniziò a prendersi cura di questo popolo in cammino. In essi sono confluite tradizioni, detti vari, ma soprattutto l’esperienza della Sapienza di Dio che man mano si andava manifestando.. “Chi trova me trova la vita e incontrerà la benevolenza del Signore” (Prov.8,35)……..

 

Ecclesiaste o Qohèlet: impartisce una sorta di…. filosofia del mondo. Contiene delle riflessioni sull’esistenza umana, spesso in modo complesso perché sono annotate senza un ordine preciso….L’autore è un ebreo vissuto verso la fine del III sec. A.C. e Qohèlet significa letteralmente “Colui che parla nell’assemblea”. Viene evidenziata una condanna alla VANITA’ (1,2; 12,8) che è l’artefice DELL’INCOSISTENZA E DELL’INCOMPRENSIBILITA’ DELLA VITA E DELLE COSE espresse alla luce di Dio……..
Questo Libro è considerato una pietra miliare NEL CAMMINO DELLA RIVELAZIONE, contro la vanità dice Gesù “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”; l’autore fa intendere che la dove la sua ragione non arriva alla comprensione, cede con umiltà all’obbedienza della rivelazione perché sente che al di là di tutto esiste Colui che conosce il tutto per cui il mondo ha ragione di esistere così come è. E’ un testimone della fede nel Dio d’Israele in termini eroici quanto più la ragione è messa a dura prova. L’autore anticipa la rivelazione del Messia per mezzo del quale tutto viene compreso (cfr.Gv.1,9)………..

 

Cantico dei Cantici: un canto d'amore secondo l’esperienza vissuta del popolo ebraico…..Anche qui assistiamo ad un carattere sia simbolico quanto letterale della narrazione, un rabbino del II d.C. annotava: “ L’universo intero non vale il giorno in cui Israele ebbe il Cantico dei Cantici!”.

 

Sapienza: scritto direttamente in greco verso il 50 a.C. da un ebreo residente in Egitto, è considerato l’ultimo libro scritto dell’A.T. Il Libro si articola in tre parti:
1) cap.1,1/6,21: la Sapienza è una guida insostituibile per l’uomo che guida alla vita immortale per chi la segue con umiltà e come testimone della colpa per chi la rifiuta……
2) 6,22/ 9,18: è un elogio alla Sapienza che è Dio e si conclude con una preghiera per ottenere da Dio la Sapienza.
3) 10/19: mostra la Sapienza in azione…..attraverso alcuni periodi storici narrando della Salvezza, specialmente nel periodo dell’Esodo.
In questo contesto la Sapienza è colei che ha guidato e sostenuto il suo popolo, mentre gli egiziani rappresentano tutti coloro che rifiutano la Sapienza, rifugiandosi in sé stessi, rincorrendo invece della vita, la morte dell’anima………
La prospettiva della vita eterna qui narrata, danno al Libro un tono decisamente ottimistico e di grande spessore, quanto più l’uomo TENDE DA SOLO A NAUFRAGARE, TANTO PIU’ LA SAPIENZA SI METTE IN MOTO PER ANDARGLI INCONTRO………

 

Siracide: o Ben Sirach è il nome di questo autore sapienzale chiamato anche Ecclesiastico per la sua componente educativa e comunitaria.
1) la prima parte è sul genere del Libro dei Proverbi;
2) questa parte – 42,15/ 43,33- celebra la Sapienza di Dio in tutta la creazione e nella vita degli uomini della storia d’Israele, specialmente i suoi uomini più illustri.
3) un’appendice di preghiera e di esortazione alla Sapienza concludono il Libro………
Il Libro venne scritto all’origine in ebraico che andò perduto (si conservano alcuni frammenti) Il nipote dell’autore lo scrisse in greco nel 132 a.C. traducendolo per le comunità ebraiche emigranti questa versione fu conservata dal primo secolo dai cristiani facente parte della versione greca dei LXX (Settanta).

 

Isaia: è definito il profeta della speranza per le sue profezie non solo sulla nascita del Messia, ma anche per la descrizione minuziosa e perfetta che ha fatto della sua passione e morte……...La profezia messianica qui contenuta, fa un riepilogo di tutta la storia d’Israele, sia dell’esilio quanto il tempo postesilico…….. Gli studiosi ritengono che il Libro non sia frutto di un solo autore ma di ben tre………
1) la prima parte -1/39-: è un richiamo al popolo d’Israele, alla fede ed alla conversione come unico atteggiamento per evitare l’intervento punitivo di Dio che si concretizzerà con l’esilio a causa della sua disobbedienza…….Solo una piccola parte che pratica il vero culto e che vive con fede, sarà risparmiata dalla distruzione e dal castigo……
2) la seconda parte -40/55-: è un messaggio di consolazione e annuncia la liberazione d’Israele dall’esilio babilonese che avverrà nel 538 a.C. (l’attività di questo profeta risale attorno al 765 a.C.) da qui si delinea definitivamente la FIGURA MESSIANICA DEL SALVATORE, SERVO DEL SIGNORE,  che porterà a compimento il progetto della salvezza attraverso il dono della sua stessa vita in riscatto di tutti……
3) la terza parte -56/66- è il trionfo espresso in canti di gioia per il ritorno dall’esilio vissuto e visto come un secondo esodo.Gerusalemme e Sion sono il punto d’arrivo, ma al contempo anche di partenza PER PROCLAMARE LA SALVEZZA RICEVUTA E LA POTENZA DEL NOSTRO DIO……….

 

Geremia:è un profeta che che vive in un contesto storico caratterizzato dal predominio di Babilonia, la sua è una profeta della tragedia. Assiste infatti alla distruzione del regno di Giuda e di Gerusalemme (586 a.C.) e alla deportazione dei superstiti. Lo stile è quello DELL’ORACOLO che si alterna a fatti storici che confermano gli oracoli stessi. Abbiamo tre parti:
1) 2/25: oracoli di condanna contro Giuda e Gerusalemme;
2) 26/45: brani che riguardano il profeta stesso “passione di Geremia” e oracoli di consolazione per Giuda e Israele;
3) 46/52: gli oracoli sono diretti ai popoli pagani.


Lamentazioni: sono una raccolta di cinque poemetti del genere LETTERARIO DEL LAMENTO, sia individuale quanto collettivo. E’ un poema sulla sofferenza! La traduzione della LXX (Settanta) in greco, la inserì come aggiunta al libro di Geremia era infatti conosciuto come “LAMENTAZIONI DI GEREMIA” anche se non sono attribuibili a lui, ma alla piccola comunità dei superstiti di Giuda che li cantava durante le penitenziali. Hanno origine con la distruzione di Gerusalemme, ma si concludono con una speranza in Dio “ricco di misericordia per coloro che lo cercano”.

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18/07/2010 17:07
 
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Baruc: si suddivide in tre parti:
1) prolo storico;
2) liturgia penitenziale;
3) inno sapienzale.
La parte finale è una omelia profetica. Gli storici individuano in Baruc il segretario e amico del profeta Geremia, questo testo scritto all’origine in ebraico, si è conservata per noi la versione in greco tenuta nella LXX. Il Cap. 6 di Baruc è riconosciuto come “lettera di Geremia”, così chiamata per l’affinità con Geremia 29, lettera agli esuli.

 

Ezechiele: è una profezia sulla gloria di Dio. Ezechiele è della stirpe sacerdotale, esiliato a Babilonia, iniziò la sua opera profetica divenendo una guida morale e spirituale per tutti i deportati. Cuore del Libro è la caduta di Gerusalemme E LA RIVELAZIONEDEL NUOVO CULTO DEFINITIVO che si divide in tre parti:
1) annuncio dei tremendi castighi di Dio contro il popolo disobbediente;
2) annuncio della rovina dei popoli idolatri…
3) annuncio della salvezza d’Israele, del perdono e della misericordia di Dio con l’annuncio del nuovo Tempio DELLA FONDAZIONE DI UN NUOVO CULTO IN UNA TERRA RINNOVATA, SOTTO LA GUIDA DI UN NUOVO E DEFINITIVO PASTORE.

 

Daniele: più che una profezia sulla fede in Dio, questo libro appare una visione a volte apocalittica nella quale dominano i simboli da interpretare. Questo Libro è giunto a noi in tre lingue: aramaico, ebraico e greco.

 

Osea: è una meravigliosa profezia sull'amore. Osea è colui che meglio di tutti ha saputo cogliere i rapporti più intimi fra Dio e Israele nonostante le tante contraddizioni comel’esperienza personale dell’infedeltà della sua donna. Questa esperienza di Ose ha un valore universale ed ha assunto un valore simbolico, i nomi dei tre figli avuti da lei specificano le conseguenze dell’indfedeltà:
- Izreel: località di lotte sanguinose;
- Non-amata : che indica la dolorosa sospensione di ogni sentimento materno e paterno di Dio per Isarele;
- Non-popolo-mio: che indica l’abbandono, la conseguente condanna e la conseguente distruzione.
Osea viene portato a sperimentare L’INIFINITA FEDELTA’-TENEREZZA di Dio verso Israele, nonostante le ripetute infedeltà del suo popolo.
Israele diventa la “sposa ripudiata”; la figlia “non più amata”….Ma Dio rimedia ad un triste finale con un castigo purificatore. Sarà come tronare nel deserto e la Israele, almeno la parte migliore, tornerà a Dio. La sofferenza è solo un punto di partenzaper un nuovo avvenire. Dio ha amato tanto Isarele da non poterlo distruggerlo, e farà di tutto per recuperarlo, come uno sposo fedele che non accetta ripudi, vuole recuperare la sposa amata, come sperimenterà Osea.

 


Gioele: Il giorno del Signore è tutto il cuore di questa profezia. Esso è prefigurato con molti fatti reali come:
- la siccità, invasione di insetti, nell’esperienza negativa; nella parte positiva è invece presentata l’effusione gratuita della grazia in una nuova vita e di un nuovo Spirito da parte di Dio. Un richiamo fedelissimo citato in Atti degli Apostoli 2,17-21, i quali riprendono la visione dell’effusione dello Spirito per delineare la Chiesa che si raccoglie nel “Giorno del Signore” commemorando la Pasqua di Cristo Risorto, mediante il nuovo popolo che ha creduto.

 

Amos: è una  profezia sulla giustizia. L’epoca in cui opera Amos è un periodo tranquillo e di relativo benessere che vede la trasformazione dei piccoli borghesi in ricchi “accumulatori”. Amos allora, avvertendo il pericolo di una ricchezza materiale che allontana dal pensiero da Dio, ammonisce nell’annunciare il giudizio di Dio sulle INADEMPIENZE, sulle ingiustizie e sull’arroganza di una amministrazione che si dimentica DI DIO. Amos è chiamato da Dio stesso nonostante la sua bassa cultura, per condannare l’arroganza, il lusso della città che vive senza applicare gli interessi di Dio.

 

Abdia: è una brevissima profezia sul giudizio universale. Solo 21 versetti, appare un ripetere Geremia 49,7-22. Con questo “giudizio” il profeta annuncia la presenza di Dio e il suo specifico intervento a favore non solo della giustizia individuale, ma anche collettiva e comunitaria.

 

Giona: è una profezia del pentimento. Giona ha suscitato molti dibattiti fra gli studiosi a causa della sua difficile collocazione storica. Il Libro non è affatto facile nell’interpretazione, è piuttosto complesso per questo gli esegeti concordano nel mettere in guardia dall’interpretare i fatti narrati come storici nel senso che noi “moderni” diamo a questo termine. E’ meglio parlare di storia profetica nel senso che  viene qui narrata una vicenda che certamente può essere accaduta e che il profeta amplica a seconda dell’ispirazione per dimostrare e visualizzare un atteggiamento benefico di Dio verso i NON Ebrei e un atteggiamento religioso dei NON Ebrei verso il Dio biblico, che E’ DIO DI TUTTI. Parte da Giona la prima predicazione di un Dio unico ed universale, il Dio dell’Alleanza non è Dio solo d’Israele, nessuno in Israele può considerarsi detentore della salvezza di Dio.

 

Michea: profetizza un ristabilimento di tutte le cose. Partendo da una denuncia del popolo eletto contro la giustizia sociale, Michea non risparmia nessuno: ricchi, poveri, commercianti, giudici, sacerdoti e profeti. Ad essi il profeta denuncia la ricerca del profitto, l’ingiustizia e la corruzione, ma come ogni profeta che si rispetti, egli conclude un annuncio di speranza: LA NASCITA DEL MESSIA (5,1-5).

 

Naum: è una profezia sulla retribuzione. Contiene un salmo alfabetico, seguito dalla distruzione di Ninive e Tebe, tuttavia il Signore restaurerà Giuda e Israele. Il messaggio non è rivolto solo agli Ebrei, ma a tutti.

 

Abacuc: è una brevissima profezia sul dubbio e sulla fede. Parte da una domanda: Possiamo conoscere come il nostro Dio guida la storia? La risposta dovrebbe risolvere il problema drammatico della presenza del giusto e dell’ingiusto nella storia umana, entrambi NUTRITI DA DIO, ma c’è una conclusione: IL GIUSTO VIVRA’ PER FEDE, lasciando intendere chiaramente come l’ingiusto, se non si convertirà, subirà la morte.

 

Sofonia: profezia sul giudizio, calca sul Giorno del Signore che incombe sulla storia di Giuda e sulle NAZIONI che l’opprimono e su tutta l’umanità che non porrà ascolto...Queste immagini saranno ripetute poi dalla prima predicazione apostolica.


Aggeo: porta una profezia sulla consacrazione. Il suo messaggio parte dal suo nome che significa “FESTIVO” e tutta la sua profezia è orientata all’ottimismo e all’incoraggiamento per la ricostruzione del tempio che diventa SIMBOLO DELLA FESTA DEL POPOLO BIBLICO.

 

Zaccaria: è una profezia sul ristabilimento d'Israele. Contemporaneo di Aggeo, probabilmente fece parte del primo gruppo di rimpatriati dall’esilio, anche lui parla della ricostruzione del tempio, ma vi aggiunge un carattere escatologico-messianico, facendo affiorare temi apocalittici e messianici che saranno elaborati nel Nuovo Testamento.

 

Malachia: un profeta del quale non sappiamo nulla, tranne il nome che vuol dire “messaggero del Signore”. La sua è una profezia sull'attesa di Israele. Israele attende e si chiude con lui, nel V sec. A.C. le profezie su Israele.
Il profeta si concentra sulle colpe dei sacerdoti e alle colpe che compromettono la purezza dei rituali. Il suo annuncio sarà identificato poi con Giovanni Battista (3,1) e la profezia DI UNA OFFERTA PURA CHE SI ELEVERA’ A DIO DA OGNI PARTE DELLA TERRA (Eucaristia).



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11/12/2012 22:27
 
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Textus receptus (espressione latina che significa "testo ricevuto", cioè "comunemente accettato, accolto") è il nome dato in séguito alla successione dei testi greci stampati del Nuovo Testamento che costituiscono la base per la versione della Bibbia fatta da Martin Lutero, per la traduzione del Nuovo Testamento in inglese fatta da William Tyndale e per la maggior parte degli altri Nuovi Testamenti prodotti al tempo della Riforma protestante in Europa. Questa serie prende avvio con il primo Nuovo Testamento greco a stampa, opera intrapresa e pubblicata a Basilea dallo studioso cattolico e umanista olandese Erasmo da Rotterdam nel 1516 sulla base di sei manoscritti contenenti fra loro non proprio tutto il Nuovo Testamento. Sebbene basati soprattutto sulla famiglia di manoscritti del tipo bizantino (o siriaci, o antiocheni, che sono la maggior parte dei testimoni disponibili a partire dal IX secolo), l'edizione di Erasmo differisce segnatamente dalla forma classica del testo.

1. Storia del Textus Receptus

La prima edizione del Nuovo Testamento greco di Erasmo è preparata in tutta fretta, perché il suo editore Johann Froben vuole arrivare a stamparlo prima della versione greca del Nuovo Testamento preparata in Spagna come parte del progetto della Bibbia Poliglotta Complutense, voluta e finanziata dall'allora arcivescovo di Toledo Francisco Jiménez de Cisneros. Nella versione di Erasmo finiscono così per abbondare molti errori tipografici. Erasmo pure mancava di una copia completa del libro dell'Apocalisse. Così, per terminare la sua versione, è costretto a ricostruire il testo mancante ritraducendo in greco testi tratti dalla versione latina Vulgata oppure delle citazioni bibliche presenti nella Patristica. Di conseguenza, sebbene il textus receptus sia classificato dagli studiosi come un tardo testo bizantino, esso differisce di circa 2000 particolari dalla forma standard di quella famiglia di testi, come rappresentata dal Testo di maggioranza di Hodges e Farstad (Wallace 1989). L'edizione di Erasmo diventa ben presto un successo commerciale ed è ripubblicata nel 1519 con quasi tutti gli errori tipografici corretti.

Erasmo aveva studiato i testi greci del Nuovo Testamento per anni in Olanda, Inghilterra e Svizzera, notandovi le sue molte varianti. Egli, però, aveva a disposizione a Basilea solo sei manoscritti greci. Essi risalgono solo al XII secolo o più tardi, e solo uno di essi sembra provenire da una famiglia di testi diversi da quella bizantina. È per questo che la maggior parte degli studiosi moderni considerano questo testo di dubbia qualità.

Con la terza edizione del Nuovo Testamento greco di Erasmo (1522) viene incluso il Comma Johanneum perché si era trovato un singolo manoscritto greco del XVI secolo che lo conteneva, sebbene Erasmo avesse espresso dubbi sulla sua autenticità nelle sue Annotazioni. Una grande richiesta di Nuovi Testamenti greco conduce, nella prima parte del XVI secolo, ad una grande quantità di edizioni autorizzate e non autorizzate, quasi tutte basate sull'opera di Erasmo e che incorporano questa particolare lezione, sebbene contengano propri cambiamenti minori.
2. La critica testuale ed il Textus Receptus

Sebbene sia usato in generale in riferimento ad un'intera serie edizioni greche derivate da Erasmo, il termine Textus Receptus comporta pure due riferimenti specifici nella critica testuale del Nuovo Testamento per denotare una delle due particolari edizioni del Nuovo Testamento: quella prodotta dal parigino Robertus Stephanus nel 1550 ed un'altra prodotta dai fratelli Elsevir ad Amsterdam nel 1624 (ripubblicata nel 1633). Il nome stesso deriva da una frase contenuta nella prefazione dell'editore all'edizione del 1633 del testo degli Elsevir, "textum ergo habes, nunc ab omnibus receptum" tradotta: "Ecco così che ora avete il testo ricevuto da tutti". Le due parole textum e receptum sono poi modificate dall'accusativo al nominativo per diventare textus receptus. Laddove il Nuovo Testamento greco che oggi è diventato standard sia un testo eclettico, riportante cioè la versione che agli studiosi del campo sembra, secondo criteri scientifici, la più probabile e simile ai manoscritti originali, è uno di questi due testi stampati che è stato generalmente usato come riferimento dagli editori conservatori.

La maggior parte degli studiosi di critica del testo, dal tardo XIX secolo hanno adottato un approccio eclettico al Nuovo Testamento greco, dando maggiore peso ai manoscritti più antichi disponibili che tendono ad appartenere prevalentemente alla famiglia alessandrina. Ne risulta un testo greco eclettico che si allontana dal Textus receptus in circa 6000 dettagli. Una minoranza significativa di studiosi di critica testuale, però, ritengono che sia necessario dare priorità a quelli della famiglia bizantina e, di conseguenza, preferiscono il Testo di maggioranza. Nessuna scuola di critica testuale oggi continua a difendere la priorità del Textus receptus, sebbene questa posizione trovi ancora sostenitori fra gruppi protestanti conservatori ostili ai ricercatori della critica testuale scientifica, accusati di avere un approccio umanistico al testo biblico indifferente alla dottrina della preservazione provvidenziale della Bibbia e quindi pure alle posizioni e tradizioni della Riforma protestante classica.

Frederick Nolan, storico e studioso di greco e latino del XIX secolo, passa 28 anni nel cercare di dimostrare l'aderenza del Textus receptus a quelli che si suppone essere i testi originali. Era un ardente sostenitore della supremazia del Textus receptus su tutte le altre edizioni del Nuovo Testamento greco,. e sosteneva che i primi editori del Nuovo Testamento greco a stampa avessero operato in quel modo le loro scelte in quanto ritenevano che esse fossero di gran lunga superiori ad altri tipi di testo..

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[SM=g1740758] Vulgata, Texus Receptus o Testo Critico?

La Chiesa e i testi originali

parte prima

Quelli che i protestanti non dicono. In molte chiese evangeliche ed ortodosse esiste ancora un elevato numero di difensori del Texus Reciptus




La Chiesa Cattolica per lungo tempo riconobbe come versione ufficiale solo la Vulgata per il terrore di manipolazioni del testo sacro da parte degli ebrei, degli eretici, degli ortodossi e dei musulmani (ormai padroni incontrastati dei patriarcati di Gerusalemme, Antiochia, Alessandria e Costantinopoli). Di fatto, la Vulgata, pur con qualche inevitabile limite, non fu per nulla disprezzabile, trattandosi di una versione antica (almeno come i prestigiosi codici Sinaitico e Vaticano), accurata e letterale. Fu prodotta da Girolamo utilizzando i testi originali greci ed ebraici, con l'intento di correggere ed emendare una precedente traduzione latina (la cosiddetta Vetus Latina), molto popolare ma alquanto corrotta e piuttosto inaffidabile. Prima della riforma protestante la Bibbia venne integralmente tradotta in lingua italiana nel 1471 dal monaco camaldolese Nicolò Malermi. In seguito, dopo un iniziale diffidenza verso le traduzioni nelle varie lingue nazionali (innescata soprattutto dal timore del protestantesimo), la Bibbia fu tradotta in inglese verso il 1610 (con la celebre versione Douay-Rheims) ed in lingua italiana verso il 1780 (con la famosissima traduzione curata dall'arcivescovo di Firenze Antonio Martini). Per quattro secoli, tutte le versioni cattoliche nelle varie lingue nazionali furono tratte dalla Vulgata (considerata più attendibile dei molti codici e papiri greci in circolazione), inclusero i libri deuterocanonici (definitivamente accettati come ispirati dopo il Concilio di Trento[1]) e vennero liberamente lette dal popolo cristiano[2]. Le autorità ecclesiastiche proibirono, invece, la lettura delle versioni protestanti in quanto spesso ricavate da manoscritti poco affidabili, talora segnate da stili polemici ed anticattolici e sempre prive di note esplicative (indispensabili in presenza di bassissimi livelli di cultura). La prima Bibbia tradotta dai testi originali, prima della riforma protestante, fu cattolica: la cosiddetta Poliglotta Complutense fu infatti il primo Nuovo Testamento greco, progettato e fatto stampare nel 1514 dal Cardinale Primate di Spagna Francisco Ximenes de Cisneros. Nel 1517 lo stesso Cardinale fece stampare, con approvazione ecclesiastica, i quattro volumi dell'Antico Testamento in latino, greco, aramaico ed ebraico e nel 1520 tutta l'opera ottenne la solenne ed entusiasta approvazione di papa Leone X.


Tutto il protestantesimo continuò però ad accusare la Chiesa cattolica di attaccamento superstizioso e bigotto alla Vulgata e di immotivato rifiuto delle traduzioni dai testi originali. Dalla seconda metà del 1500 le chiese riformate, in chiara polemica con la chiesa cattolica, fecero infatti costante riferimento al cosiddetto Textus Receptus, ricostruito da Erasmo e da Robert Estienne. Le famose versioni italiana del Diodati, tedesca di Lutero ed inglese di King James sono state ottenute proprio partendo da tale testo. Il Textus Receptus era però tutt'altro che perfetto e, secondo la critica testuale moderna, risultava pesantemente condizionato da aggiunte, arricchimenti ed abbellimenti del testo originale[3]. Di qui nascevano i timori e le chiusure della chiesa cattolica: il testo greco che rappresentava, almeno in parte, la tradizione testuale della chiesa bizantina [4] era stato ricostruito da Erasmo da Rotterdam utilizzando alcuni manoscritti poco affidabili (due provenienti da una biblioteca monastica di Basilea ed uno risalente al XII secolo) [5] e, in non pochi punti (soprattutto per il libro dell'Apocalisse), lo stesso Erasmo si era addirittura affidato alla Vulgata, ritraducendo in greco il testo latino.

Valore dottrinale e limiti testuali della vulgata

Pio XII, nell’enciclica Divino Affilante Spiritu (1943) chiarì come l’autenticità della Vulgata proclamata dal Concilio di Trento avesse valore giuridico e non testuale: la Vulgata non era infatti priva di problemi e di errori testuali ma risultava totalmente esente da eresie e da errori dottrinali “Questa preminente autorità, ovvero, come suol dirsi, autenticità della Volgata fu dal Concilio decretata non già principalmente per motivi di critica, ma piuttosto per l'uso legittimo che se ne fece nelle Chiese lungo il corso di tanti secoli: il quale uso dimostra che essa, nel senso in cui la intese e intende la Chiesa, va affatto immune da errore in tutto ciò che tocca la fede ed i costumi. Da questa immunità, di cui la Chiesa fa testimonianza e dà conferma, proviene che nelle dispute, lezioni e prediche si possa citare la Volgata in tutta sicurezza e senza pericolo di sbagliare. Perciò quell'autenticità va detta non critica, in prima linea, ma piuttosto giuridica. Quindi l'autorità che la Volgata ha in materia di dottrina non impedisce punto anzi ai nostri giorni quasi esige che quella medesima dottrina venga provata e confermata per mezzo dei testi originali, e che inoltre ai medesimi testi si ricorra per dischiudere e dichiarare ogni dì meglio il vero senso delle Divine Scritture. Anzi neppur vieta il decreto del Tridentino che, per uso e profitto dei fedeli e per facilitare l'intelligenza della divina parola, si facciano traduzioni nelle lingue volgari, e precisamente anche dai testi originali, come sappiamo che in molti Paesi lodevolmente si è fatto con l'approvazione dell'autorità ecclesiastica. Fornito così della conoscenza delle lingue antiche e del corredo della critica, l'esegeta cattolico si applichi a quello che fra tutti i suoi compiti è il più alto: trovare ed esporre il genuino pensiero dei Sacri Libri”

Oggi le versioni bibliche più accreditate hanno definitivamente abbandonato la Vecchia Vulgata ed il Textus Receptus per fare costante riferimento ai testi originali, anche se tra gli ortodossi ed in molte chiese evangeliche esiste tuttora un elevato numero di convinti difensori del Textus Receptus [7] [8]. La Chiesa cattolica ha quindi recentemente curato una splendida revisione della Vulgata sui testi originali, oggi disponibile in lingua latina: la Nova Vulgata. Lo stile di San Gerolamo è stato preservato ma la revisione è stata condotta in modo prudente ed onesto sul testo masoretico, sulla settanta e sui codici e papiri più attendibili. La Nova Vulgata dovrà essere utilizzata soprattutto per usi liturgici ed andrà comunque tenuta in considerazione per le nuove versioni dai testi originali tutte le volte che esistano dubbi, contraddizioni o incongruenze.


parte seconda

Il testo critico di Wescott e Hort

Solo dopo la scoperta e la pubblicazione del Codice Sinaitico da parte di Tishendorf (1862) molti studiosi cattolici e protestanti hanno tentato di ricostruire il testo greco originale, abbandonando pregiudizi, sospetti e superstizioni. Il Codice Sinaitico (oggi conservato al British Museum di Londra) ed il Codice Vaticano (ospitato dalla grande biblioteca vaticana a Roma) risultano infatti molto antichi (IV secolo), sostanzialmente concordi e, molto probabilmente, liberi da corruzione. Con i due codici sopraddetti concordano anche papiri molto antichi come P45 o Chester Beatty I (inizi del III secolo), P46 o Chester Beatty II (II secolo) e P75 o Bodmer XIV-XV (II secolo). Per il Nuovo Testamento la ricostruzione critica del testo greco originale è stata quindi portata avanti da Westcott e Hort verso la fine del XIX secolo, mentre nel XX secolo si sono distinte le varie versioni curate da Nestle e Aland e recentemente rivedute da Martini e Metzger. Il testo critico di Wescott ed Hort ha, comunque, origini più antiche. Lo studioso che per primo pubblicò un'edizione del Nuovo Testamento greco, totalmente svincolata dal Textus Receptus e fondata integralmente sull'applicazione della critica testuale, fu il celebre filologo classico tedesco Karl Lachman (1793-1851). Lachman è famoso per le sue edizioni di antichi autori classici come Properzio, Catullo, Tibullo e Lucrezio. Dimostrò come, mediante il confronto di manoscritti, sia possibile ricostruire "per inferenza" gli archetipi (antenati perduti), il loro stato e la loro impaginazione. A conclusioni simili a quelle raggiunte da Wescott e Hort giunsero poi, per vie diverse, anche molti altri antichi ed autorevoli scrittori, critici ed esegeti come Bentley (1662-1742), Bengel (1687-1752), Wettstein (1693-1754), Semler (1725-1791), Bowyer (1699-1777), Harwood (1729-1794), Griesbach (1745-1812), Tischendorf (1815-1874), Tregelles (1813-1875), Alford (1810-1871) e Weiss (1827-1918). [9]

La Chiesa Cattolica ha incoraggiato il lavoro di revisione e ricerca, soprattutto con Leone XIII che nel 1893 con l’enciclica Providentissimus Deus incoraggiò lo studio delle lingue orientali e l’impiego della critica testuale, con Pio X che, nel 1907, commissionò ai monaci benedettini l'incarico di fare ricerche e preparativi per una edizione riveduta della Volgata e con Pio XII che, nel 1943, con l’enciclica Divino Affilante Spiritu caldeggiò vivamente lo studio delle lingue antiche e la preparazione di nuove traduzioni dai testi originali.

Secondo Leone XIII “Il primo mezzo (per comprender le Sacre Scritture) è lo studio delle antiche lingue orientali e della cosiddetta arte critica. Essendo oggi tenuta in grande conto e onore la conoscenza di entrambe le discipline, ne consegue che il clero che ne sia fornito, con una scienza più o meno profonda traduzioni nelle lingue volgari, e precisamente anche dai testi originali, come sappiamo che in molti Paesi lodevolmente si è fatto con l'approvazione dell'autorità ecclesiastica. Fornito così della conoscenza delle lingue antiche e del corredo della critica, l'esegeta cattolico si applichi a quello che fra tutti i suoi compiti è il più alto: trovare ed esporre il genuino pensiero dei Sacri Libri” secondo i luoghi e gli uomini con cui abbia a che fare, meglio potrà sostenere il suo prestigio e il suo ufficio, Nullam arcu leo, facilisis ut 3 dovendo egli farsi tutto a tutti (1Cor 9,22), sempre pronto a dar soddisfazione a chiunque domandi ragione della speranza che è in lui (1Pt 3,15). E' dunque necessario per i docenti di sacra Scrittura e conviene ai teologi la conoscenza profonda delle lingue nelle quali i libri canonici furono originariamente composti dagli agiografi. Sarà pure ottima cosa se i discepoli della chiesa coltiveranno tali lingue, specialmente coloro che aspirano ai gradi accademici in teologia. Occorre anche curare che nelle accademie, cosa che lodevolmente si fa già in molte di esse, si impartiscano lezioni anche di altre lingue antiche, specialmente semitiche, e di quelle materie che con esse hanno relazione, soprattutto per coloro che vengono designati per l'insegnamento delle sacre Lettere”.


Pio XII sottolineò infatti come “all'interprete cattolico che si accinge all'opera di intendere e spiegare le divine Scritture, già i Padri della Chiesa, e in prima linea Sant'Agostino, grandemente raccomandavano lo studio delle lingue antiche e il ricorso ai testi originali. Tuttavia tali erano a quei tempi le condizioni degli studi, che non molti, e quei medesimi soltanto in grado imperfetto, possedevano la lingua ebraica. Nel medio evo poi, mentre era in sommo fiore la Teologia Scolastica, anche la conoscenza del greco era da grande tempo scemata in Occidente, sicché anche i più grandi Dottori di quel tempo nello spiegare i Sacri Libri non si potevano basare che sulla versione latina della Volgata. Ai giorni nostri al contrario non soltanto la lingua greca, che col Rinascimento risorse, per così dire, a novella vita, è pressoché familiare a tutti i letterati e studiosi della antichità, ma anche dell'ebraico e di altre lingue orientali è diffusa la conoscenza fra le persone colte. Si ha poi adesso tanta abbondanza di mezzi per imparare quelle lingue, che un interprete della Bibbia, il quale trascurandole si precluda da sé la via di giungere ai testi originali, non può sfuggire alla taccia di leggerezza e di ignavia”.

Oggi le versioni bibliche più accreditate hanno definitivamente abbandonato la Vecchia Vulgata ed il Textus Receptus per fare costante riferimento ai testi originali, anche se tra gli ortodossi ed in molte chiese evangeliche esiste tuttora un elevato numero di convinti difensori del Textus Receptus [7] [8]. La Chiesa cattolica ha quindi recentemente curato una splendida revisione della Vulgata sui testi originali, oggi disponibile in lingua latina: la Nova Vulgata. Lo stile di San Gerolamo è stato preservato ma la revisione è stata condotta in modo prudente ed onesto sul testo masoretico, sulla settanta e sui codici e papiri più attendibili. La Nova Vulgata dovrà essere utilizzata soprattutto per usi liturgici ed andrà comunque tenuta in considerazione per le nuove versioni dai testi originali tutte le volte che esistano dubbi, contraddizioni o incongruenze.

Bibbie cattoliche, ortodosse e protestanti

Quasi tutte le Bibbie tradotte dai testi originali utilizzano oggi lo stesso testo ebraico (Biblia Hebraica Stuttgartensia) ed il medesimo testo greco (The Greek New Testament UBS). Le differenze sono pertanto minime e, quasi sempre, derivano dal fatto che (per l'Antico Testamento) i protestanti preferiscono fare riferimento quasi esclusivo al testo masoretico, mentre i cattolici, soprattutto dove il testo ebraico sembra oscuro o corrotto, ricorrono senza troppi pregiudizi anche ad altre autorevoli fonti testuali (Bibbia dei Settanta, Vulgata, Manoscritti del Mar Morto, Pentateuco Samaritano, Vetus Sira, Teodozione, ...). La Settanta è comunque ancora molto stimata dalle chiese ortodosse, che spesso la utilizzano per uso liturgico e per traduzioni ufficiali, sottolineandone l'antichità e l'uso preferenziale fattone dalla chiesa primitiva. Per il Nuovo Testamento le differenze sono invece praticamente inesistenti, essendo stato raggiunto un consenso unanime sul testo critico comune da utilizzare (grazie ai contributi di Wescott ed Hort, Nestle ed Aland, Martini e Metzger), testo che oggi ha praticamente soppiantato la "Vulgata Clementina" ed il "Textus Receptus" di Erasmo da Rotterdam.

Nelle Bibbie protestanti mancano poi quasi sempre utili note esplicative ed i libri deuterocanonici sono regolarmente omessi o inseriti in appendice. Fino all'inizio degli anni ’60 le Bibbie cattoliche furono ricavate dalla Volgata latina e vennero corredate da edificanti note esplicative, tratte dalle riflessioni di autorevoli Padri della Chiesa o di altri dotti studiosi cattolici. Per almeno tre secoli il timore del protestantesimo portò le autorità religiose a bollare con parole veementi tutte le società bibliche, a vietare il possesso di bibbie protestanti e a mettere all'indice anche le bibbie cattoliche ristampate, senza note e libri deuterocanonici, da editori non cattolici. Dopo il Concilio Vaticano II la situazione cambiò radicalmente: la Volgata non fu più il testo ufficiale e liturgico della chiesa cattolica e largo spazio venne dato ad accurate traduzioni dai testi originali in lingua volgare. Sotto l’influsso della ricerca archeologica e della critica testuale molte Bibbie furono arricchite da note storiche e linguistiche di indubbio valore culturale e di notevole spessore esegetico: in alcuni casi non mancarono però venature scettiche e scarsamente pastorali con effetti poco edificanti sugli spiriti più deboli e meno eruditi.

Pubblicato da Bibbia di Gerusalemme ed Eresie Pentecostali a confronto
eresiepentecostali.blogspot.it/2012/10/vulgata-textus-receptus-o-testo-crit...


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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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