A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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La Messa e l'Eucarestia

Ultimo Aggiornamento: 31/07/2010 18:27
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Sesso: Maschile
31/07/2010 18:14
 
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Da: cristianocattolico Inviato: 17/09/2002 17.34
Pace a te Alfonso,
permettimi di considerarti mio fratello, e come fratello ti faccio notare che Barby ti ha chiesto scusa, ti faccio pure notare che non è giusto che tu parli al plurale, tu dici:
"mi avete dato del settario" a me risulta che è stato la sola Barby, e comunque perchè sei così suscettibile fratello mio, quando nelle vostre comunità (Yahoo, crist...) mi hanno letteralmente lapidato, chiamandomi FALSO, MASCALZONE,
SATANICO, SERPE, ecc.?
Poi l'aggettivo "idolatrico" lo ripetete con una disinvoltura che lascia disarmati, idolatrico è meno offensivo di settario?
E allora smettiamola di offenderci vicendevolmente, e non cerchiamo pretesti per evitare l'imbarazzo di non saper rispondere, spesso infatti vedo che eviti di rispondermi, questa è umiltà?
L'umiltà è saper dialogare rimanendo calmi, portando le prove bibliche di quello che si afferma, ma se appena si viene messi in difficoltà si fugge, questa non è umiltà è orgoglio, è testardaggine, è voler avere ragione a tutti i costi, l'umiltà non si intravede proprio nelle fughe.
Quando mi hanno insultato che cosa hai fatto in mia difesa?
In Sicilia usiamo dire: "il cavallo buono si vede in una  corsa lunga" per capire se un uomo è buono, capace, o cattivo, lo si vede dopo molti episodi, in un lungo percorso, non certo in qualche frase, o in un mese. Io sono stato giudicato falso, serpe, mascalzone, in una comunità, nella tua invece sono stato chiamato ugualmente così da un pastore, e da un certo Donato, di cui non dico il cognome, non sto qui a raccontare gli episodi, di botta e risposta, ma tu da gestore che cosa hai fatto in mia difesa?
Caterina ti ha chiesto scusa a nome di Barby, quest'ultima lo ha fatto pure, e allora non fuggire caro Alfonso, siamo fratelli, e tra fratelli ci si perdona.
 
Pace
Salvatore
 
 

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 17/09/2002 21.43
Io ho scritto per Alfonso:
NON la Chiesa ha modificato la Parola......ma molti protestanti..leggasi sètte e sètte varie......
 
allora cosa dovrei rispondere quale cattolica?.....
 
Invece di uscire fuori dall'argomento che mi apparee interessante, chiedo venia che non avevo letto quasto di Alfonso al n.59  dove hai scritto:
Pace a tutti, innanzitutto ringranzio Teofilo per aver messo il testo di S. Giustino. E' importante conoscere la Bibbia e anche la patristica, perchè la patristica sono i scritti dei primi cristiani. Ora sono sicuro che quando Gesù prese il pane ed il vino e disse questo è il mio corpo e questo è il mio sangue versato per voi, prendete e bevete, il pane è il vino è veramente il corpo ed il sangue di Gesù.....
 
Alfonso...dici sul serio?^_^....io leggo: sono sicuro che quando Gesù prese il pane ed il vino e disse questo è il mio corpo e questo è il mio sangue versato per voi....IL PANE E IL VINO E' VERAMENTE il corpo ed il sangue di Gesù...??
 
Ma ho letto bene????^_^
 
Aiutami a capire che non ho frainteso.....per favore!!
 
S.L.G.C.

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Da: Soprannome MSN°Teofilo Inviato: 17/09/2002 22.18
Carissimi,
in effetti avevo anch'io il desiderio di approfondire proprio questo importante punto enunciato da Alfonso.
L'importanza delle affermazioni dei primi cristiani sono stati basilari tanto per la formazione di un canone biblico quanto per la corretta interpretazione degli stessi libri ritenuti da essi ispirati.
Perciò mi sembra una importante base su cui poter eventualmente proseguire il dialogo, sperando che il caro Alfonso non se la prenda per qualche parola involontaria che potrebbe sfuggire a chiunque durante una discussione.
 
Caro Alfonso, spiegaci meglio cosa intendi esattamente, dicendo:
Ora sono sicuro che quando Gesù prese il pane ed il vino e disse questo è il mio corpo e questo è il mio sangue versato per voi, prendete e bevete, il pane è il vino è veramente il corpo ed il sangue di Gesù.....
 
Sia lodato Gesù Cristo
Con affetto

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Numero di iscritti che ha consigliato questo messaggio. 0 suggerimenti  Messaggio 75 di 97 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 27/11/2002 23.04
Questo messaggio è stato eliminato dal gestore o dall'assistente gestore.

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Consiglia Elimina    Messaggio 76 di 97 nella discussione 
Da: cristianocattolico Inviato: 28/11/2002 11.02
Il solo modo di capire l’Eucaristia è quello di inserirsi nel suo svolgimento e di sintonizzare ad essa le nostre energie spirituali: la capisce solamente chi la vive.
L’Eucaristia è un’azione, non uno spettacolo a cui si assiste, sia pur pregando.
È un’azione di cui noi siamo gli attori ma in cui Cristo è il protagonista. Le parole con cui Cristo l’ha istituita non sono: "Dite questo in memoria di me" o "Ricordate, proclamate, meditate, ecc.", ma "Fate".
Di conseguenza il modo di parteciparvi è quello di un’azione. Tutti i fedeli devono agire con il celebrante. "I fedeli non assistano come estranei e muti spettatori a questo mistero di fede, ma comprendendolo bene per mezzo dei riti e delle preghiere, partecipino all’azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente" (Conc. Vat. II SC 48).
La Messa è un’azione comunitaria. Per partecipare alla Messa è dunque necessario creare la comunità. Non basta che la gente entri in chiesa e ciascuno prenda posto accanto all’altro, per avere una comunità. Si può avere una moltitudine di piccoli mondi chiusi: ciascuno coi suoi pensieri, i suoi sentimenti, i suoi problemi che alzano un muro di indifferenza e di separazione da tutti gli altri. Bisogna abbattere questo muro, lasciar penetrare gli altri in noi, sentire le loro gioie e le loro sofferenze come nostre; in una parola: amare. Bisogna che ciascuno senta di non essere solo davanti a Dio, ma cellula viva del corpo di Cristo che è la Chiesa.
Per lungo tempo i fedeli sono stati abituati a una preghiera individuale, ad essere raccolti, a chiudere gli occhi, a mettere il viso tra le mani per stare raccolti. Nessuna meraviglia se oggi molti si trovano a disagio quando si chiede loro di essere attivi, parlanti, fusi in una preghiera collettiva.
Non si prega solo con l’anima, ma anche con la voce, con l’atteggiamento e con tutto l’essere. La serie di atti che si compiono in chiesa (gesti, parole, atteggiamenti) sono autentica preghiera. Nella liturgia hanno particolare importanza il guardare e l’ascoltare. La Messa è un’azione, ma non è un’azione muta. Implica dei gesti e delle parole e anzitutto la parola di Dio.
Ora la Parola è fatta per essere ascoltata. La liturgia non vuole che la Parola sia ridotta a una lettura. Se così fosse basterebbe distribuire dei libri e tutti, sacerdoti e fedeli, si sprofonderebbero in una lettura silenziosa: ne risulterebbe un circolo di lettori, un club del libro. Agli apostoli non è stato detto di scrivere la parola di Dio, ma di proclamarla.
 
Pace
Salvatore

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Da: cristianocattolico Inviato: 28/11/2002 11.05
L’Eucaristia domenicale è il cuore della settimana: tutto deve partire da lì e tutto vi deve tornare: programmi di ogni genere e impegni di ogni specie. Il prete deve essere un "mistagogo": ha il compito di prendere i fedeli per mano e condurli incontro al Cristo presente nel mistero. Ciò che è detto del sacerdote vale, con le debite precisazioni, anche per tutti gli animatori della Messa: lettori, ministranti, suonatori, cantori ...
Il presidente della celebrazione deve educare gli altri con il suo stesso modo di pregare. La sua presenza deve emanare forza spirituale, sicurezza e calma composta. Deve essere tra la sua gente come uno che veramente crede e prega e non come uno che dice di credere e recita delle preghiere. Uno che dà vita alle parole e ai riti che si compiono. Un "capo" spirituale si affina e si attrezza pregando: poi effonde sull’assemblea quello che ha attinto nella contemplazione. Lo Spirito si serve di lui per illuminare le menti, infiammare le anime e suscitare desideri fattivi di santità.
Non sa che farsene Dio di un culto che non impegna, che non provoca una opzione concreta, che non afferra la vita con i suoi problemi e le sue aspirazioni, e il cuore con tutta la gamma dei suoi sentimenti. Le invettive profetiche contro il formalismo del culto conservano una attualità drammatica. Dio non vuole il sangue dei tori, ma il cuore dell’uomo. Il culto non ha valore in sé, ma per le energie, la fede e l’amore che le persone vi impegnano e vi fanno confluire.
Per evitare il pericolo del formalismo, degli atteggiamenti falsi e vuoti è indispensabile avere la percezione viva del Risorto, presente nel cuore dell’assemblea. La preghiera non sgorga dal cuore, se non quando si avverte la sua divina presenza. Non si dialoga con un assente. Come i polmoni si muovono a contatto con l’ossigeno dell’aria, così l’intimo dell’uomo si muove a contatto di questa presenza percepita nella fede. Dio,in quel momento, cessa di essere un "Egli" di cui si parla e a cui si pensa, e diventa un "Tu" a cui ci si rivolge.
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