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Cari Sacerdoti...riscoprite il ROSARIO! mons. Piacenza Prefetto della Congregazione per il Clero

Ultimo Aggiornamento: 09/12/2013 12:14
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07/12/2012 14:40
 
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 Testimonianze

 
di SABINO AMEDEO LATTANZIO

«Mi ha voluto tanto bene»
   

«Seminate di Ave Maria le vostre giornate», soleva dire il servo di Dio don Ruggero Caputo. Un amore profondamente filiale verso la Madonna.
  

Il servo di Dio don Ruggero Caputo (1907-1980), prete diocesano della storica Arcidiocesi nazarena di Barletta, lo possiamo annoverare tra i grandi "innamorati" di Maria. Da sempre si considerò un prediletto di Maria e il primo segno da lui scorto fu proprio il "privilegio" di essere nato il primo giorno del mese a lei dedicato (1° maggio).

Anche la genesi della sua vocazione sarà attribuita al suo materno intervento; lo ribadirà egli stesso negli appunti personali del 12 gennaio 1979, a poco più di un anno prima della morte, quando, tornando indietro nel tempo, descriverà l’evolversi del suo cammino vocazionale: «La dolce Mamma mi ha voluto tanto bene, mi ha fatto dono della vocazione sacerdotale, perché lei in un mese di maggio disse a Gesù: "Prenditi questo timido, piccolo figlio e rendilo un altro te stesso, un prolungamento di te stesso!". E la mia mamma terrena, ispirata dalla Madonna, mi disse: "Fatti prete, figlio mio". E così altre persone dell’Oratorio mi dicevano lo stesso. Allora andai dal nostro santo Direttore (il servo di Dio don Raffaele Dimiccoli, suo padre spirituale) e gli dissi: "Tutti mi dicono di farmi sacerdote: che devo fare?". E lui: "Lo voglio anch’io". E così con il suo consiglio iniziai il nuovo cammino. Ma tutto è successo perché lei, la Mamma buona, ha voluto che il povero contadino lasciasse la zappa e prendesse penna e libri. Per questo, appena sacerdote, mi sono consacrato sacerdote di Maria».

Giovanni Paolo II incorona l'immagine della Madonna del rosario venerata nella chiesa di san Giacomo Maggiore di Barletta (12.10.1994).
Giovanni Paolo II incorona l’immagine della Madonna del rosario venerata
nella chiesa di san Giacomo Maggiore di Barletta (12.10.1994).

Fu dunque Maria a prendere per mano questo giovane e vivace contadino che all’età di 19 anni entrerà in Seminario per seguire Gesù, divino agricoltore, nel lavoro sterminato della sua vigna. Per questo, già in prossimità dell’ordinazione sacerdotale, volle aggiungere "Maria" al suo nome: in quella sfumatura mariana era racchiuso tutto un programma di vita.

Il rosario

L’amore filiale verso la Madonna don Caputo lo manifestò soprattutto nelle interminabili recite quotidiane del rosario. Anche ai fedeli era solito dire: «Seminate di Ave Maria le vostre giornate». Per lui la preghiera non era un mero flatus vocis; pregare significava imparare a sentire "con Cristo" e "come Cristo", buon samaritano.

L’Eucaristia

La sua pietà mariana si fuse con quella eucaristica (non si contano le ore che il Servo di Dio trascorreva quotidianamente ai piedi del Santissimo Sacramento!), divenendo la linfa vitale per sé e per coloro che si ponevano alla sua sequela.

Don Ruggero Caputo con la pronipotina Regina.
Don Ruggero Caputo con la pronipotina Regina.

Nell’ottobre 1976, scrivendo a suor Rosaria Balestrucci, missionaria in Africa, la esortava dicendo: «Siamo nel mese del rosario e tu ti chiami Rosa: snoda le tue rose a Gesù per mezzo della Madonna. Moltiplica con semplicità e amore filiale le tue Ave Maria anche senza la corona, quando non la puoi avere tra le mani. Tu sei Rosa del Santissimo Sacramento e devi come tale profumare la presenza di Gesù nel Santissimo Sacramento. Gesù è sacramentato nell’Ostia santa, ma è sacramentato anche in te, nel tuo piccolo cuore. Egli è sempre lì con te, per amarti, per confortarti, per rallegrarti, e soprattutto per assorbirti tutta in lui. La missionaria è una grande innamorata di Cristo. Non è andata lontana per un certo gusto di avventura. Ha lasciato gli affetti e i legami più cari perché come diceva l’Apostolo "caritas Christi urget nos", la carità, l’amore di Gesù l’ha spinta, la spinge a rendere gli altri partecipi della salvezza e della pace di Cristo».

Paternità e maternità

L’esistenza di don Ruggero fu tutta consumata per la diffusione del Regno di Dio in universo mundo. Perché tale slancio avesse un più largo respiro, si dedicò alla cura delle anime attraverso la direzione spirituale e il sacramento della confessione, divenendo padre di una moltitudine di figli. Con fine intuizione, l’artista cosentina Carla Primiceri, in un suo dipinto, ha ripreso la famosa foto di don Ruggero con in braccio la pronipote Regina, affiancandola all’immagine della Madonna dello Sterpeto, patrona di Barletta, di cui egli era molto devoto, collocando in alto un globo infuocato che emana dei raggi di luce, simbolo dello Spirito Santo, continuamente invocato dal nostro santo sacerdote. Tutto ciò per indicare che nella prassi pastorale di don Ruggero si fusero mirabilmente paternità e maternità, vissuti con amore soprannaturale e con purezza di cuore. Per questo il dipinto è attraversato in basso dalla scritta: «Beati mundo corde, quoniam ipsi Deum videbunt» (Mt 5,8).

Grazie al suo zelo sacerdotale sono scaturite circa 200 religiose e una decina di sacerdoti, oltre che una schiera di fedeli laici impegnati. Nel suo grande spirito di fede, quando disseminava le sue tante vocazioni religiose nei vari istituti di vita consacrata, il Servo di Dio soleva mettere una finalità particolare. Riferisce una sua figlia spirituale, suor Maria Vittorina Corcella, benedettina del Santissimo Sacramento del monastero di Alatri: «Partii per farmi monaca nel 1947; mi sembra ieri! Dopo la mia entrata in monastero ne indirizzò altre 14 delle sue giovani. Quando veniva a trovarci godeva e, tutto contento, diceva che avevamo composto i 15 misteri del rosario di cui ne assegnò uno per ciascuna, cominciando dalle ultime arrivate. A me toccò l’ultimo, il più impegnativo». Tra le Crocifisse adoratrici di San Giorgio a Cremano ne indirizzò altre quattordici: il numero delle stazioni della Via Crucis.

Madonna dello Sterpeto.
Madonna dello Sterpeto.

Da padre Pio

Soprattutto a causa del suo apostolato vocazionale femminile subì tante prove e incomprensioni. In uno di questi periodi bui e tormentati, bisognoso di luce e conforto, si recò nella vicina San Giovanni Rotondo dal frate cappuccino san Pio da Pietrelcina il quale, dopo averlo ascoltato con tanta benevolenza e comprensione, lo benedisse e lo esortò a continuare l’opera vocazionale che stava portando avanti, rassicurandolo che era voluta da Dio.

Don Caputo fin da adolescente conservò una grande devozione verso la cara immagine della Madonna del rosario di Pompei, venerata nella parrocchia di san Giacomo Maggiore, prima, e, in seguito, nel "Nuovo Oratorio San Filippo Neri", grazie al fervore mariano del suo padre spirituale.

Si recava volentieri al Santuario di Pompei per portare ai piedi di Maria le sue intenzioni e quelle dei figli spirituali. Negli anni 1973-1974, nonostante fosse convalescente perché reduce da un delicato intervento chirurgico, affrontò un faticoso viaggio per accompagnare una figliuola nella grazia, bisognosa del suo sostegno e della sua difesa di padre, per una delicata situazione personale. Stralciamo dalla testimonianza processuale dell’interessata: «Ricordo che da poco tempo don Ruggero aveva subìto l’intervento chirurgico di appendice, tanto che la pronipote Vincenza si preoccupava che il viaggio da affrontare potesse creare conseguenze alla sua salute non ancora stabilizzata. Prima di far ritorno a Barletta volle che passassimo per Pompei per presentare la nostra causa nelle mani della Mamma celeste, di cui era tanto devoto».

L’amore che don Ruggero Caputo ha sempre manifestato per la Madre santissima non è mai stato fine a se stesso: Maria era il prototipo dell’amore da portare a Gesù e ai fratelli. Per questo non si stancò mai di ripetere: «Voglio amare Gesù come lo amava Maria e voglio portarlo agli altri con lo stesso slancio con cui lei lo portò alla cugina Elisabetta». E il rosario fu per lui, come dovrebbe essere anche per noi, «…vincolo spirituale con Maria per rimanere uniti a Gesù, per conformarsi a lui, assimilarne i sentimenti e comportarsi come lui si è comportato», così come ha mirabilmente ribadito Benedetto XVI nell’ottobre 2008, durante la sua visita al Santuario di Pompei.

Sabino Amedeo Lattanzio




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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