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Perchè Paolo VI modificò la Liturgia? e chi era mons. Bugnini?

Ultimo Aggiornamento: 22/10/2014 23:12
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16/10/2010 09:12
 
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Da Messainlatino è bene segnalare anche il seguente articolo


Annibale Bugnini: "La riforma liturgica, c'est moi!"

Rorate caeli ha pubblicato un estratto di un recente libro di P. Anscar Chupungco OSB, ex Presidente del Pontificio Istituto liturgico in Roma, liturgista vecchio stile, quindi, critico fervente di Liturgiam Authenticam (il documento pontificio che ha tentato, con poco successo, di riportare ordine nel novus ordo) e ancor più del motu proprio Summorum Pontificum, nonché indiscusso guru della camarilla liturgistica nelle Filippine (eh sì, ogni paese ne ha una, così come ogni paese ha la propria delinquenza, le proprie calamità naturali, i propri alcoolisti). In questo testo, intitolato What, Then, Is Liturgy? Musings and Memoir, l’unica parte degna di menzione (il resto pare essere la solita risciacquatura di piatti di idee vecchie spacciate per ‘aggiornamento’ ad un mondo che nel frattempo è cambiato) è quella contenente indiscrezioni sul dietro le quinte della riforma liturgica sotto Paolo VI e Giovanni Paolo II, come pure estese riflessioni sulla liturgia mescolata con critiche delle politiche dell'attuale pontificato. Il libro contiene anche proposte di Chupungco per demolire quel che resta del rito romano, onde continuare ciò che egli considera come il programma incompiuto della riforma liturgica post-conciliare. Ecco un estratto dalle pagine 3-4 del testo, edito dalle pubblicazioni claretiane (Padre Augé potrà essere fiero dei suoi confratelli filippini…). Nel leggere di Bugnini, non dimentichiamo che la superbia è il peccato più inviso a Dio e gradito al demonio.


Dopo diversi decenni dalla riforma liturgica ci sono ancora contrastanti opinioni su ciò che il Concilio aveva veramente intenzione di realizzare. Ho avuto l'occasione di chiedere al padre Cipriano Vagaggini, un altro dei miei mentori e uno degli artefici della Costituzione liturgica, che cosa significasse "sostanziale unità del rito romano". La frase è oscura, e tuttavia cruciale per l’inculturazione. La sua risposta è stata assai rivelatrice: "Ho posto la stessa domanda quando stavamo stendendo la Costituzione, ma nessuno in commissione aveva una risposta!" Strane invero sono le vie dello Spirito durante il Concilio e sicuramente dopo il Concilio. Ma a cercar proprio una consolazione, la tensione può essere considerata un segno incoraggiante che l'interesse per la liturgia non è diminuito nel corso degli anni. Quando Gut Benno, Abate Primate della Confederazione Benedettina, fondò il Pontificio Istituto liturgico a Roma nel 1962, i professori di teologia, come profeti di sventura, lo avvisarono che la liturgia era una moda che non avrebbe superato la durata della loro vita.

Nel suo libro postumo, La riforma della liturgia, 1948-1975 Annibale Bugnini descrive la grande opposizione alla riforma conciliare e postconconciliare. Tra i gruppi più antagonistici che egli ha identificato, i seguenti chiaramente affiggono una mentalità di controcultura. Il primo è Una Voce, un gruppo internazionale, per la difesa del latino, del canto gregoriano e della polifonia sacra contro la musica moderna e in vernacolo. I secondi sono gruppi indipendenti che spesso erano ostili ai cambiamenti liturgici avanzati dalla Santa sede. Tra loro Bugnini nomina l'American Catholic Traditionalist Movement, e individui come il giornalista italiano Tito Casino [sic], che nel suo libro la tunica stracciata attaccò aciamente l'uso del vernacolo; il Cardinale Alfredo Ottaviani e il Cardinale Antonio Bacci, che hanno sostenuto strenuamente l’opposizione contro il nuovo Messale a causa dei suoi elementi asseritamente "eretici", "psicologicamente distruttivi" e "protestanti"; e il francese abbé Georges de Nantes, che chiese l'estromissione di Papa Paolo VI, accusato di eresia, di scisma e di scandalo. Anche alcuni dei fedeli devoti che frequentavano la Messa erano contrari all'uso del vernacolo. Nella Chiesa di Sant'Anselmo, un'anziana signora mi corresse mentre le stavo offrendo la comunione: "non dicitur ' Il corpo di Cristo,' sed 'Corpus Christi'!" (In latino perfetto lei mi esortò a dire "Il corpo di Cristo" in latino, non in italiano.)

Bugnini stesso, allora Segretario della Congregazione del culto divino, non è stato risparmiato. Era una persona sistematica che ha programmato la riforma liturgica e ha coraggiosamente spinto la sua attuazione contro tutte le opposizioni. Ricordo che in una delle sue visite al Pontificio Istituto liturgico ha dichiarato, "Io sono la riforma liturgica!" In più di un modo la sua autovalutazione era corretta. La riforma postconciliare non avrebbe progredito con passi da gigante se non fosse stato per il suo spirito intrepido e la sua tenacia. A coronamento delle sue realizzazioni liturgiche il Vaticano lo promosse al rango di delegato papale in Iran, dove divenne famoso nel mondo secolare per aver negoziato con successo il rilascio degli ostaggi americani.



L’autore spaccia come un'effettiva promozione al merito la cacciata a Teheran, che l’interessato stesso, ossia l’arcivescovo Bugnini, considerò nelle sue Memorie come un esilio dovuto al fatto che Paolo VI si era convinto della sua affiliazione massonica. Questo Ciupaciup filippino si spinge talmente nell’agiografia di sant’Annibale da oltrepassare ogni soglia del ridicolo e, soprattutto, della buona fede: è credibile che non abbia letto le Memorie del suo Maestro? Quanto al ruolo del pro-nunzio nel condurre quelle trattative con Komeini, la cosa ci giunge affatto nuova.
Comunque, una cosa da meditare che traspare da questo pur breve estratto è che la riforma liturgica fu l'opera di una ristrettissima minoranza, agguerrita e organizzata, sulle spalle dell'ecumene cristiana (il liturgista filippino non a caso menziona l'opposizione nelle parrocchie, o il ruolo decisivo dell'interventismo di Bugnini; e non dimentichiamo che la cosiddetta messa normativa, ossia il primo tentativo di nuova messa sottoposto al giudizio dei padri conciliari, a concilio finito, fu respinta, per poi entrare in vigore tal quale). La storia è mossa dalle minoranze: in questo, il marxismo-leninismo ha visto giusto. E allora, tradizionalisti di tutto il mondo, unitevi; e, per parodiare il Manifesto del partito comunista, aggiungiamo pure che uno spettro si aggira per l'Europa, quello del ritorno alla Liturgia di Sempre. E tutte le potenze ecclesiali della Vecchia Europa (e non solo) si sono coalizzate in una santa caccia alle streghe contro questo spettro...

Enrico
[Modificato da Caterina63 16/10/2010 09:18]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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