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VOGLIA DI PARADISO!! PREFERISCO IL PARADISO!!! svegliamoci per davvero! il Paradiso esite e ci attende!

Ultimo Aggiornamento: 06/08/2011 22:35
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26/10/2010 23:57
 
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Abbiamo cominciato questo viaggio parlando anche di DEVOZIONE.... a cosa serve la DEVOZIONE AI SANTI se di essi non ascoltiamo i fatti che ci narrano e non mettiamo in pratica gli insegnamenti che ci hanno lasciato?
Ecco che così si rischia davvero l'idolatria, il culto della persona e la nostra fede diventa senimentale.... ma noi nel Credo diciamo anche che CREDO NELLA COMUNIONE DEI SANTI, e allora, perchè non li ascoltiamo per davvero e non poniamo in essi quella fiducia che solitamente sprechiamo per i ciarlatani del nostro tempo?

Ci sentiamo dire: vogliamo le prove di ciò che dite!!
ma scusate, davvero potete credere che tutto nasca e finisca su questa terra? Che prove avete che si nasce e si vive solo per questa vita? Se chiamiamo questa nostra vita "TEMPO" è evidente che in esso è contenuto UN PRINCIPIO ED UNA FINE  e che dentro noi viviamo ma che non cessiamo di vivere con esso....è semmai questo "TEMPO" che si evolve, che ha un inizio e che avrà anche la sua fine....
Il fatto che NON sappiamo come e quando questo Tempo finirà, non significa che sia una prova che l'eternità non esiste...al contrario, è proprio la PRECARIETA' del concetto di "tempo" che ci dice che "qualcosa" oltre il tempo c'è eccome e Gesù è venuto a spiegarci il cosa c'è....

Altro che "oscurantismo" ! La nostra santa Madre Chiesa è assai più illuminante di tanti falsi maestri....

Dunque, si parlava di Santi...
nella vita di san Giovanni Bosco si narra che nel 1860, in una visione consolantissima, vide la Mamma Margherita, deceduta già da qualche tempo, la quale era agile e sorriedente.
san Giovanni Bosco, il figlio, le disse:
- Oh madre mia, voi qui? Ma non siete dunque morta?
- Si, sono morta, ma vivo!
- E ditemi, madre, siete voi felice?
- Felicissima, figlio mio!
- Ditemi, siete in Paradiso?
- Ora si, in Paradiso, quantunque sia passata per breve nelle fiamme purificatrici del Purgatorio!
Don Bosco allora le chiese ancora:
- Che mi dite dei nostri giovani, ve ne sono in Paradiso?
- Si, tanti - e fece al figlio una lista di nomi.
- E ditemi, cosa si gode lassù?
- Tu mi chiedi l'impossibile - rispose la madre - perchè ciò che si gode quassù, non è possibile da spiegare, né si può esprimere.
Ed ecco che la tale visione fu avvolta, e con la madre, da una luce d'inesplicabile bellezza, come ricorda il santo, che riportò le ultime parole che sentì della madre:
- Giovanni, ti aspetto, per restare per sempre uniti...

Quando solitamente ascoltiamo di queste testimonianze, vogliamo sempre ulteriori episodi e davvero i Santi ne hanno tanti che ci hanno tramandato...

Un giorno in cui i genitori della nobile Agnese romana, piangevano inconsolati sulla tomba della loro figliola,
il buon Dio permise che la giovane fanciulla vi recasse loro un pò di conforto, ed ecco che ella apparve tutta raggiante, accompagnata da un gruppo di Vergini osannanti, e disse:
- Miei amati genitori, non piangetemi come se fossi morta, sappiate che io godo in Paradiso una vita novella, in compagnia di queste Vergini e presso Colui che con tutto il mio cuore ho conosciuto e amato sulla terra, Egli ha mantenuto le Sue promesse, sappiatemi così ora felice e siate pronti per unirvi a questa gloria eterna...."

Alcuni nel sentire queste storie scrollano le spalluccie, ponendo un ghigno di disapprovazione, non gli basta come prova, eppure è strano dal momento che poi credono ai racconti vaneggianti di chi promette un paradiso in terra, una vita senza vecchiaia, una vita senza malattie come se questo tempo fosse già per loro l'eternità....

C'è un fatto riportato nella cronaca di san Tommaso d'Aquino, il grande Dottore della Chiesa,
un giorno apparve a san Tommaso l'anima di una sorella che era deceduta nel Monastero di santa Maria di Capua, di cui era Badessa, e le apparve in una luce di splendore, trionfo di gloria.
Reso già familiare alle cose soprannaturale, il Santo non temette di porsi in dialogo immediato con quella santa Anima e a chiederle subito cosa ne fosse stato dei suoi due fratelli Arnaldo e Landolfo, morti anch'essi.
- Quanto a Landolfo - risposte l'anima pia - trovasi ancora in Purgatorio, ove soffre molto ed ha grande bisogno di soccorsi (ossia Messe di Suffragio e preghiere), Alrnaldo invece è in Paradiso e vi gode un alto grado di gloria per aver difeso la Chiesa e il Sommo Pontefice contro le empie aggressioni dell'imperatore Federico. Quanto a te, mio caro fratello - aggiunse - ti attende un posto magnifico, in ricompensa di ciò che stai facendo per la Chiesa e per tutte le anime. Affrettati a dar l'ultima mano ai vari lavori che hai incominciato, poichè ben presto sarai unito a noi -.

La storia stessa conferma che il santo Dottore non visse a lungo da quel fatto.

Ma sempre raccontato da san Tommaso, interessante anche questo episodio.
Egli stava pregando nella Chiesa di san Domenico a Napoli, d'un tratto vide avvicinarsi a lui il confratello Romano che a Parigi gli era succeduto alla cattedra di teologia.
Tommaso gli andò incontro credendolo appunto a Parigi, ignorandone la morte, e subito gli chiese come stava la sua salute, come era andato il viaggio e quali notizie portava....
- Non sono più di questo mondo - disse il confratello  sorridendo -
 e per la misericordia di Dio posseggo già il Bene supremo; e d'ordine Suo sono qui per incoraggiarvi nei vostri lavori, a seguito delle vostre tante suppliche e preghiere.
- Ditemi - chiese Tommaso - sono in stato di grazia?
- Si, fratello mio! E il Signore è davvero contento di voi e le vostre opere sono a Lui graditissime.
- E voi - replicò Tommaso - avete forse provato il Purgatorio?
- Si  per una quindicina di giorni del vostro tempo, a causa di alcune infedeltà che scioccamente credetti inutili e superflue e non sufficientemente espiate.

Allora Tommaso, affaccendato che era per dipanare alcune questioni teologiche, volle profittare della santa occasione per avere un suggerimento sul mistero della beatifica visione e non fece in tempo a fare la domanda che il confratello rispose con un verso del Salmo XLVII:
"Sicut audivimus, sic vidimus in civitate Dei nostri, ossia: ciò che conoscemmo per mezzo della fede, lo vediamo coi nostri occhi nella città di Dio..."
Pronunziate queste parole, la visione disparve lasciando Tommaso in un profondo stato di adorazione al Santissimo e animato da grandissimo zelo per il Paradiso
.

E' la Scrittura stessa che ci conferma in questa fede!
santo Stefano ce lo rammenta nel racconto della sua lapidazione: nel momento cruciale della sua morte, si spalancarono i Cieli e il suo sguardo potè contemplare la santissima Trinità e chiudere gli occhi a questo mondo, per splancarli nell'eternità.
Ed è ancora san Paolo che ci parla di visione, il quale ebbe poi a scrivere d'aver udito da lassù "arcane parole che ad un uomo non è lecito ripetere" (cfr. 2Cor.12,4)

Certo, ognuno di noi vorrebbe avere il privilegio di fare una esperienza simile, ma spesso NON vogliamo viverne le conseguenze!!!
Siamo più disposti a vivere una vita nel dubbio ma che non ci impegni nella santità, piuttosto che vivere una esperienza simile e vivere poi già da santi...
Siamo più disponibili ad una vita cristiana del "fai da te" piuttosto che vivere come ci consigliano i Santi....
L'esperienza della Fede è alla portata DI TUTTI e di chiunque voglia davvero "incontrare" la Verità, il Signore Gesù...
Quante anime, avvolte in vite tribolate ma con il santo timor di Dio, hanno saputo INTUIRE per grazia ciò che i Santi qui riportati conobbero attraverso una visione?
La nostra fede cristiana e prettamente Cattolica ci offre su un piatto d'argento quelle stesse verità ai quali i Santi pervennero per vie straordinarie...
Si! esistono le VIE STRAORDINARIE attraverso le quali il Signore opera proprio per fecondare, arricchire e promuovere la via ordinaria che è quella che noi tutti percorriamo
...

Ma come possiamo comprendere ancor meglio tutto questo e parlare ancora di un Paradiso da conquistare?

Qualcosa di geniale ce la dice qui il santo Padre Benedetto XVI nell'omelia del 25. marzo del 2007, ascoltiamolo attentamente:

Il brano evangelico narra l’episodio della donna adultera in due suggestive scene: nella prima assistiamo a una disputa tra Gesù e gli scribi e i farisei riguardo a una donna sorpresa in flagrante adulterio e, secondo la prescrizione contenuta nel Libro del Levitico (cfr 20,10), condannata alla lapidazione.
Nella seconda scena si snoda un breve e commovente dialogo tra Gesù e la peccatrice.
Gli spietati accusatori della donna, citando la legge di Mosè provocano Gesù – lo chiamano "maestro" (Didáskale) - chiedendogli se sia giusto lapidarla.

Conoscono la sua misericordia e il suo amore per i peccatori e sono curiosi di vedere come se la caverà in un caso del genere, che secondo la legge mosaica non presentava dubbi. Ma Gesù si mette subito dalla parte della donna; in primo luogo scrivendo per terra parole misteriose, che l’evangelista non rivela, e poi pronunciando quella frase diventata famosa:"Chi di voi è senza peccato (usa il termine anamártetos, che viene utilizzato nel Nuovo Testamento soltanto qui), scagli per primo la pietra contro di lei" (Gv 8,7). Nota sant’Agostino che "il Signore, rispondendo, rispetta la legge e non abbandona la sua mansuetudine". Ed aggiunge che con queste sue parole obbliga gli accusatori a entrare dentro se stessi e guardando se stessi a scoprirsi peccatori. Per cui,"colpiti da queste parole come da una freccia grossa quanto una trave, uno dopo l’altro se ne andarono" (In Io. Ev. tract 33,5).

Uno dopo l’altro, dunque, gli accusatori che avevano voluto provocare Gesù, se ne vanno "cominciando dai più anziani fino agli ultimi". Quando tutti sono partiti il divino Maestro resta solo con la donna. Conciso ed efficace il commento di sant’Agostino: "relicti sunt duo: misera et misericordia, restano solo loro due, la misera e la misericordia" (Ibid.).

Fermiamoci, cari fratelli e sorelle, a contemplare questa scena dove si trovano a confronto la miseria dell’uomo e la misericordia divina, una donna accusata di un grande peccato e Colui, che pur essendo senza peccato, si è addossato i peccati del mondo intero. Egli, che era rimasto chinato a scrivere nella polvere, ora alza gli occhi ed incontra quelli della donna. Non chiede spiegazioni, non esige scuse. Non è ironico quando le domanda: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?" (8,10). Ed è sconvolgente nella sua replica: "Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più" (8,11).

Ancora sant’Agostino, nel suo commento, osserva: "Il Signore condanna il peccato, non il peccatore. Infatti, se avesse tollerato il peccato avrebbe detto: Neppure io ti condanno, va’, vivi come vuoi… per quanto grandi siano i tuoi peccati, io ti libererò da ogni pena e da ogni sofferenza. Ma non disse così"(Io. Ev. tract. 33,6)

Cari amici, dalla parola di Dio che abbiamo ascoltato emergono indicazioni concrete per la nostra vita. Gesù non intavola con i suoi interlocutori una discussione teorica: non gli interessa vincere una disputa a proposito di un’interpretazione della legge mosaica, ma il suo obbiettivo è salvare un’anima e rivelare che la salvezza si trova solo nell’amore di Dio. Per questo è venuto sulla terra, per questo morirà in croce ed il Padre lo risusciterà il terzo giorno.

E’ venuto Gesù per dirci che ci vuole tutti in Paradiso e che l’inferno, del quale poco si parla in questo nostro tempo, esiste ed è eterno per quanti chiudono il cuore al suo amore.

Anche in questo episodio, dunque, comprendiamo che il vero nostro nemico è l’attaccamento al peccato, che può condurci al fallimento della nostra esistenza. Gesù congeda la donna adultera con questa consegna: "Va e d’ora in poi non peccare più". Le concede il perdono affinché "d’ora in poi" non pecchi più.

In un episodio analogo, quello della peccatrice pentita che troviamo nel Vangelo di Luca (7,36-50) Egli accoglie e rimanda in pace una donna che si è pentita. Qui, invece, l’adultera riceve il perdono in mondo incondizionato. In entrambi i casi – per la peccatrice pentita e per l’adultera – il messaggio é unico.
In un caso si sottolinea che non c’è perdono senza pentimento; qui si pone in evidenza che solo il perdono divino e il suo amore ricevuto con cuore aperto e sincero ci danno la forza di resistere al male e di "non peccare più".
L’atteggiamento di Gesù diviene in tal modo un modello da seguire per ogni comunità, chiamata a fare dell’amore e del perdono il cuore pulsante della sua vita.


continua.....

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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