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Lettera alla Diocesi di Roma del cardinale Vicario, Vallini, ma una parte del Clero è scontento

Ultimo Aggiornamento: 30/09/2011 13:09
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09/11/2010 00:32
 
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Lettera ai Parroci per l'attuazione
del Convegno Diocesano 2010


Vicariato di Roma


Ai Reverendi Parroci
e ai Sacerdoti tutti
della Diocesi di Roma


     Carissimo,

     adempiendo ad un decisione del Consiglio Episcopale, che ha ritenuto opportuno che dopo il Convegno diocesano del 15-17 giugno scorsi venissero trasmessi sinteticamente ai Parroci e a tutti i Sacerdoti gli orientamenti emersi, con questa mia lettera mi premuro di farti conoscere i principali punti di impegno che gradualmente vorremmo mettere in pratica.

      Desidero anzitutto esprimere l’impressione fortemente positiva, già manifestata al Convegno, che questa nostra verifica pastorale ha messo in moto tante energie e sta promuovendo una maturazione della coscienza ecclesiale. Tutto ciò ci rende più consapevoli del tanto bene che c’è e di promuoverne lo sviluppo. Vogliamo guardare avanti con fiducia, spronarci reciprocamente, fare sempre più affidamento sui laici che sentono di essere con noi “Chiesa viva”. Confido che tutte le parrocchie condividano gli obiettivi e le tappe della verifica pastorale, così da partecipare attivamente al lavoro comune.

     E’ apparso chiaro dal Convegno che l’impegno più grande da affrontare è quella della formazione, sia dei collaboratori pastorali che dei fedeli. Siamo coscienti che le persone disponibili non sono sufficienti e molte di esse forse hanno bisogno di una preparazione più solida. Questa obbiettiva difficoltà, che talvolta potrebbe indurre il Parroco a pensare: faccio quello che posso e con la forze che ho, non deve scoraggiarci. E’ vero che il contesto culturale in cui operiamo è divenuto più complesso e talvolta impervio all’azione pastorale, ma è altrettanto certo, e più che certo, che la missione è prima di tutto opera del Signore, dal quale attingiamo la forza (cf. 2 Tim, 2, 1), soprattutto quando siamo afflitti da varie prove.

     Questi i punti di attenzione che, raccolti sinteticamente dalla mia relazione al Convegno, ti prego di prendere a cuore tra i tuoi impegni pastorali.

     1. Impronta missionaria alla pastorale parrocchiale.
Sul presupposto che non c’è edificazione progressiva e consolidamento della vita cristiana personale e comunitaria senza l’accoglienza nel cuore della Parola di Dio e la sua crescente assimilazione che apre alla fede e trasforma la vita, ribadisco l’indirizzo già dato l’anno passato di rivitalizzare o suscitare i Gruppi di ascolto del Vangelo nelle case e nei diversi ambienti di vita e di istituire o potenziare in parrocchia la Lectio divina settimanale. Come pure incoraggio a valorizzare l’azione missionaria delle associazioni e dei movimenti ecclesiali presenti in parrocchia.

     2. L’Eucarestia, cuore della Chiesa.
Dobbiamo formare i fedeli alla fede eucaristica, attraverso una catechesi sistematica e valorizzando gli itinerari ordinari per le varie fasce di età, non esclusi gli adulti e le famiglie, e altre iniziative: ad es. corsi di esercizi spirituali, settimane eucaristiche e la stessa adorazione eucaristica settimanale.
     Per quelli poi che vengono in chiesa solo la domenica, sarebbe bene dedicare a questo scopo ogni anno, per un periodo di almeno un mese, 15 minuti prima della Messa, oppure utilizzare le omelie di un mese, o dei tempi forti dell’anno liturgico, a partire dai testi biblici del giorno.
     Confido di poter mettere a disposizione di tutti entro poche settimane un piccolo “Catechismo eucaristico”, preparato per noi dal Padre Scicolone, benedettino.

     3. L’Eucarestia celebrata.
Massima attenzione va data poi alla celebrazione dell’Eucarestia, soprattutto la domenica. Una grande responsabilità, al riguardo, l’abbiamo anzitutto noi sacerdoti, animando l’assemblea con l’intensità della nostra fede esemplare.

     4. Le celebrazioni domenicali dell’Eucarestia avvengano con il massimo decoro, evitando l’errore del ritualismo e assicurando le condizioni più efficaci.

Ne richiamo alcune che sembrano indispensabili:

     a) ogni celebrazione sia una vera esperienza di preghiera, educando pazientemente i fedeli al senso del sacro, alla consapevolezza che per entrare nel mistero c’è bisogno di silenzio, raccoglimento, concentrazione su ciò che avviene. E’ molto opportuno che, almeno 5 minuti prima dell’inizio della celebrazione, vi sia una guida che con parole opportune susciti il raccoglimento; oppure che l’organo con una musica adatta prepari l’assemblea, o anche si reciti qualche preghiera introduttiva, ecc. Siano assicurati poi i tempi di silenzio previsti come momenti di interiorizzazione: all’atto penitenziale, dopo la liturgia della parola, dopo la comunione.

     b) Il popolo sia educato a sentirsi protagonista della preghiera attraverso le azioni che gli competono: i gesti, il canto, la preghiera universale, il rito delle offerte, la processione alla comunione, ecc.

     c) Speciale cura si abbia alla liturgia della Parola. Si ribadisca di continuo che la comunità radunata per celebrare i divini misteri è “una comunità in ascolto”. La proclamazione della Parola di Dio non può essere affidata al primo che capita. Deve essere proclamata da chi è in grado di farlo bene, perché l’assemblea riconosca che quella Parola ha una forza intrinseca.

     d) Mi permetto di invitare tutti i sacerdoti a curare molto l’omelia. La decisiva importanza di essa per i frutti della celebrazione non sfugge a nessuno.

     e) Anche il canto, soprattutto nelle celebrazioni dell’Eucaristica domenicale, ha una funzione importante. Auspico che in ogni parrocchia vi sia un coro degno, affidato alla guida di una persona competente, impegnando – se necessario - anche un pò delle risorse del bilancio parrocchiale.

     f) Il gruppo liturgico. Al Convegno il Santo Padre ci ha detto: “Esorto tutti a curare al meglio, anche attraverso appositi gruppi liturgici, la preparazione e la celebrazione dell’Eucarestia”. Ci vogliono buoni collaboratori: lettori, accoliti, ministranti, cantori, animatori liturgici. Preziosa è anche la collaborazione delle Suore e di altre consacrate. L’Ufficio liturgico del Vicariato offre un corso nelle prefetture, secondo un calendario concordato.

     g) Non ci si stanchi di inculcare nei fedeli la puntualità, confidando che quanto più essi percepiranno nella celebrazione la presenza viva del Signore risorto, tanto più crescerà, di domenica in domenica, il bisogno di esserci sempre e fin dall’inizio.

     h) Sarebbe opportuna una riflessione sul numero delle Messe, tenendo conto sia di quelle celebrate nelle chiese e parrocchie vicine, sia dell’intervallo dell’orario di inizio tra una celebrazione e l’altra, che dovrebbe essere almeno di un’ora e mezza.

     5. Le celebrazioni dell’Eucarestia del Cammino Neocatecumenale. In molte parrocchie è presente il Cammino Neocatecumenale, che nell’itinerario formativo prevede la celebrazione dell’Eucarestia il sabato sera. Gli Statuti del Cammino Neocatecumenale, (art. 13 § 1 e 2) concedono che l’Eucarestia venga celebrata “nella piccola comunità [perché i neocatecumeni siano] iniziati gradualmente alla piena, consapevole e attiva partecipazione ai divini misteri”. Questa prassi talvolta è motivo di incomprensione e di divisione. Affido al Parroco e ai Responsabili del Cammino Neocatecumenale di valutare con apertura di cuore e spirito ecclesiale le reciproche esigenze, concedendo o limitando il numero delle celebrazioni, tenendo conto del bene spirituale delle piccole comunità come dell’intera comunità parrocchiale. Della cosa ne ho parlato con il Signor Kiko Arguello, Iniziatore del Cammino, che si è detto d’accordo.

     6. Celebrazione dell’Eucarestia e divorziati risposati. Come è noto, i fedeli che vivono in una condizione irregolare non possono accostarsi alla comunione sacramentale. Nei confronti di questi fratelli e sorelle dobbiamo mostrare particolare cura e accoglienza, facendo comprendere a loro che essi sono desiderati e che “la partecipazione alla Santa Messa rimane necessaria, valida, significativa e fruttuosa”. Naturalmente essi vanno accompagnati, perché coltivino “il desiderio della piena unione con Cristo con la pratica, ad esempio, della comunione spirituale” (Esort. Apost. Sacramentun caritatis, n. 55) ed incoraggiati a prendere parte alle iniziative di carità della comunità.

     7. Alcune norme liturgiche in materia di celebrazione dell’Eucarestia. Negli incontri con i nuovi Parroci è stato chiesto di ricordare alcune norme riguardanti la celebrazione di SS. Messe.

     a) S. Messa “pro populo”. I parroci hanno il dovere di coscienza di applicare una S. Messa per la comunità parrocchiale ogni domenica e nelle feste di precetto. Chi ne è legittimamente impedito, applichi negli stessi giorni attraverso un altro sacerdote, oppure personalmente in giorni diversi (cf. Can. 534 - §1).

     b) Ricordo del nome. Il desiderio dei fedeli che siano menzionati i nomi dei defunti, per i quali è chiesta l’applicazione della Santa Messa, può essere soddisfatto prima dell’inizio della celebrazione o nella preghiera dei fedeli. Si eviti di farlo al memento dei morti, salvo nel caso della Messa esequiale (cfr. Decreto del Card. Camillo Ruini, del 3 maggio 1991, n. 5).

     c) Messe binate. Il sacerdote che celebra più Messe nello stesso giorno per necessità pastorali, deve applicare ciascuna di esse secondo l'intenzione per la quale è stata data l'offerta e può tenere per sé l'offerta di una sola Messa, consegnando le altre all’Ufficio Amministrativo del Vicariato per i Seminarti della Diocesi di Roma (cfr. can. 951 §1; Decreto del Card. Camillo Ruini, del 3 maggio 1991, n. 6).

     d) Abbondanza di intenzioni di Messe. Se vengono richieste celebrazioni di Messe in numero maggiore di quante possono essere celebrate, è buona cosa - se possibile - consegnarle in Vicariato perché siano inviate ai nostri sacerdoti fidei donum o date ai confratelli di Roma che ne sono sprovvisti, come segno di fraternità sacerdotale e di condivisione.

     e) Messe collettive. Per disposizione della Santa Sede è concesso, non piú di due volte per settimana e con il consenso previo degli offerenti, di soddisfare più intenzioni con una sola S. Messa, celebrata secondo un'intenzione «collettiva». La somma delle offerte eccedente l’intenzione abituale, che può essere trattenuta dal celebrante, deve essere consegnata all’Ordinario, che la destinerà a finalità diocesane (cfr. Decreto della Congregazione per il Clero, 22 febbraio 1991). Con Decreto dell’Em.mo Card. Camillo Ruini, del 3 maggio 1991, n. 3, tale somma è destinata alla costruzione delle nuove chiese. Poiché si è diffusa la prassi di celebrare più di due volte per settimana secondo un’intenzione «collettiva», chiedo ai Prefetti di voler riflettere sull’argomento con i confratelli Parroci di ciascuna Prefettura e di portare le proposte al Consiglio dei Prefetti per una soluzione condivisa del problema.

     7. L’Eucaristia adorata. “Davanti al Santissimo Sacramento – ci ha ricordato il Papa - sperimentiamo in modo del tutto particolare quel «rimanere» in Gesù che Egli stesso, nel Vangelo di Giovanni, pone come condizione per portare molto frutto”. L’adorazione eucaristica è, grazie a Dio, già molto diffusa. Invito le parrocchie a prevederla almeno ogni settimana.

     E’ importante educare i fedeli, fin da bambini, a compiere i gesti di adorazione, oggi per lo più poco praticati, come lo stare in ginocchio al momento della consacrazione e la genuflessione davanti al SS. Sacramento.

     8. La domenica, giorno del Signore e dell’uomo. Oggi purtroppo la “santificazione della domenica” è diventata più difficile. Nondimeno non possiamo rinunciare ad indurre un’inversione di tendenza, con piccole scelte, che nel tempo potranno portare frutti. Ne elenco alcune: motivare e incoraggiare stili di vita alternativi al consumismo; difendere la domenica come “il giorno della famiglia”, del riposo e della carità; promuovere giornate comunitarie distensive e formative, riscoprendo e godendo le bellezze del creato.

     9. Dall’Eucarestia celebrata all’Eucarestia vissuta: la testimonianza della carità. Rinvio alla mia relazione al Convegno, nella quale ho cercato di motivare che la testimonianza della carità nasce intrinsecamente dall’Eucarestia. Insieme alle numerose e fiorenti attività caritative, è necessario un impegno maggiore nella formazione alla testimonianza della carità.

     La Caritas parrocchiale, istituzionalmente preposta ad una azione pedagogica, curi che insieme ai servizi caritativi siano promosse iniziative di animazione e di formazione. A tale scopo la Caritas diocesana offrirà itinerari specifici di formazione.

     10. Si promuovano centri culturali per la promozione della carità, sia quella intellettuale, impegnando particolarmente le Cappellanie universitarie, che di formazione alle tematiche di dottrina sociale cristiana.

     11. Il Centro di pastorale sanitaria continui nel promuovere negli ospedali, case di cura e per anziani la testimonianza della carità con programmi formativi adeguati, con particolare attenzione alle associazioni di volontariato.

     Caro Confratello,
     ti prego di leggere questa mia lettera al Consiglio pastorale parrocchiale o analogo organismo, perché siano individuate le migliori forme di esecuzione dei diversi contenuti.
     Grazie fin da ora per quanto nella tua comunità gradualmente potrà essere realizzato. Ripeto ancora una volta: guardiamo avanti con fiducia, contando sull’aiuto del Buon Pastore e di Maria, Madre dei sacerdoti, Salus populi romani.

     Con affetto fraterno

Dal Laterano, 20 settembre 2010


AGOSTINO CARD. VALLINI

                                                                    

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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