È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

VERBUM DOMINI: Documento ufficiale dal Sinodo sulla Sacra Scrittura

Ultimo Aggiornamento: 07/12/2017 14:15
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
15/11/2010 12:22
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

2. L’ermeneutica della sacra Scrittura nella Chiesa



Una parte cospicua – circa un quarto – dell’esortazione apostolica Verbum Domini è consacrata all’interpretazione del numero 12 della Dei Verbum. Si tratta di un passaggio d’importanza centrale della dichiarazione conciliare, che conviene anzitutto rileggere: «Poiché Dio nella sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera umana, l'interprete della sacra Scrittura, per capir bene ciò che egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi abbiano veramente voluto dire e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole. Per ricavare l'intenzione degli agiografi, si deve tener conto fra l'altro anche dei generi letterari. La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa in testi in vario modo storici, o profetici, o poetici, o anche in altri generi di espressione. È necessario adunque che l'interprete ricerchi il senso che l'agiografo in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso, intendeva esprimere ed ha di fatto espresso. Per comprendere infatti in maniera esatta ciò che l'autore sacro volle asserire nello scrivere, si deve far debita attenzione sia agli abituali e originali modi di sentire, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell'agiografo, sia a quelli che nei vari luoghi erano allora in uso nei rapporti umani» (Concilio Ecumenico Vaticano II 1965, n. 12).



«Perciò – continua la Dei Verbum – dovendo la sacra Scrittura esser letta e interpretata alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta, per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura, tenuto debito conto della viva tradizione di tutta la Chiesa e dell'analogia della fede. È compito degli esegeti contribuire, seguendo queste norme, alla più profonda intelligenza ed esposizione del senso della sacra Scrittura, affinché mediante i loro studi, in qualche modo preparatori, maturi il giudizio della Chiesa. Quanto, infatti, è stato qui detto sul modo di interpretare la Scrittura, è sottoposto in ultima istanza al giudizio della Chiesa, la quale adempie il divino mandato e ministero di conservare e interpretare la parola di Dio» (ibid.). Per interpretare questa parte della Dei Verbum il Papa dà rilievo anche al documento del 1993 della Pontificia Commissione Biblica L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa (Pontificia Commissione Biblica 1993), che cita ripetutamente anche se non ne riprende tutti i passaggi.



La chiave di lettura proposta da Benedetto XVI è subito enunciata: «il legame intrinseco fra Parola e fede mette in evidenza che l’autentica ermeneutica della Bibbia non può che essere nella fede ecclesiale, che ha nel sì di Maria il suo paradigma» (Benedetto XVI 2010, n. 29). Questo è il «criterio fondamentale dell’ermeneutica biblica: il luogo originario dell’interpretazione scritturistica è la vita della Chiesa» (ibid.). L’esegesi biblica cattolica dev’essere condotta nella Chiesa e sotto la guida del Magistero. Diversamente, anziché interpretare la Bibbia la falsifica. «L’ecclesialità dell’interpretazione biblica non è un’esigenza imposta dall’esterno» (ibid., n. 30). Non si tratta di «un criterio estrinseco cui gli esegeti devono piegarsi, ma è richiesta dalla realtà stessa delle Scritture e da come esse si sono formate nel tempo» (ibid., n. 29). Dopo tutto, quali testi fossero da considerare sacra Scrittura è stato indicato dalla Chiesa. E «come dice mirabilmente sant’Agostino [354-430], “non crederei al Vangelo se non mi ci inducesse l’autorità della Chiesa cattolica”» (ibid.), mentre «san Girolamo ricorda che non possiamo mai da soli leggere la Scrittura. Troviamo troppe porte chiuse e scivoliamo nell’errore» (ibid., n. 30).



Ne consegue che «un’autentica interpretazione della Bibbia deve essere sempre in armonica concordanza con la fede della Chiesa cattolica» (ibid.), e ogni esegeta deve sentire come rivolto a se stesso l’ammonimento con cui «san Girolamo si rivolgeva a un sacerdote: “Rimani fermamente attaccato alla dottrina tradizionale che ti è stata insegnata, affinché tu possa esortare secondo la sana dottrina e confutare coloro che la contraddicono”» (ibid.). «Approcci al testo sacro che prescindano dalla fede possono suggerire elementi interessanti soffermandosi sulla struttura del testo e le sue forme; tuttavia, un tale tentativo sarebbe inevitabilmente solo preliminare e strutturalmente incompiuto» (ibid.). La stessa Pontificia Commissione Biblica, nel testo del 1993 che pure è molto tecnico, non ha mancato di sottolineare «la relazione tra la vita spirituale e l’ermeneutica della Scrittura» (ibid.): chi non vive quello di cui parla il testo facilmente va fuori strada.



Se passiamo a interrogarci «sullo stato degli attuali studi biblici» (ibid., n. 31), tenendo conto dello stesso documento del 1993 e nella linea tracciata dalla Dei Verbum, ci troviamo davanti a luci è ombre. Certo, «è necessario riconoscere il beneficio derivato nella vita della Chiesa dall’esegesi storico-critica e dagli altri metodi di analisi del testo sviluppati nei tempi recenti» (ibid., n. 32), e riaffermare che oggi per l’esegeta «l’attenzione a questi metodi è imprescindibile» (ibid.). Né si tratta di una novità, perché – come il Papa ha richiamato nel suo viaggio in Francia del 2008 e in altre occasioni – fin dalla «cultura monastica, cui dobbiamo ultimamente il fondamento della cultura europea» (ibid.), e in tutta la «sana tradizione ecclesiale» (ibid.), gli esegeti si sono sempre avvalsi della migliore cultura e scienza del loro tempo.

Dobbiamo però interpretare i riferimenti della Dei Verbum ai «nuovi metodi di analisi storica» (ibid., n. 33) alla luce del Magistero, servendoci in particolare delle «encicliche Providentissimus Deus [1893] di Papa Leone XIII e Divino afflante Spiritu [1943] di Papa Pio XII» (ibid.), di cui – ricorda Benedetto XVI, sempre attento agli anniversari – il venerabile Giovanni Paolo II ebbe occasione di celebrare insieme, nel 1993, rispettivamente il centenario e il cinquantenario.

Questi due testi fondamentali ci aiutano a sfuggire a due errori contrapposti: interpretare la Bibbia con la sola ragione – che diventa razionalismo – prescindendo dalla fede; e leggerla con la sola fede – secondo un falso misticismo – prescindendo dalla ragione. L’enciclica di Leone XIII Providentissimus Deus «ebbe il merito di proteggere l’interpretazione cattolica della Bibbia dagli attacchi del razionalismo, senza però rifugiarsi in un senso spirituale staccato dalla storia» (ibid.). Nell’enciclica Divino afflante Spiritu il venerabile Pio XII invece «si trovava di fronte agli attacchi dei sostenitori di un’esegesi cosiddetta mistica che rifiutava qualsiasi approccio scientifico» (ibid.). Il venerabile Pio XII, «con grande sensibilità, ha evitato d’ingenerare l’idea di una dicotomia fra l’“esegesi scientifica” per l’uso apologetico e l’“interpretazione spirituale riservata all’uso interno”» (ibid.). A ben vedere, «entrambi i documenti rifiutano “la rottura tra l’umano e il divino […]”» (ibid.), dunque fra fede e ragione.



Alla loro luce dobbiamo leggere «l’ermeneutica biblica conciliare» (ibid., n. 34) del Vaticano II che si è espressa nella Dei Verbum. Correttamente interpretato, il fondamentale n. 12 della costituzione conciliare da una parte «sottolinea come elementi fondamentali per cogliere il significato inteso dall’agiografo lo studio dei generi letterari e la contestualizzazione» (ibid.). Ma «dall’altra» (ibid.) «indica tre criteri di base per tenere conto della dimensione divina della Bibbia: 1) interpretare il testo considerando l’unità di tutta la Scrittura; questo oggi si chiama esegesi canonica; 2) tenere presente la Tradizione viva di tutta la Chiesa; e, infine, 3) osservare l’analogia della fede» (ibid.).

Se non si tiene conto di questi criteri si separano – come in altri campi – ragione e fede, il che nell’esegesi biblica purtroppo oggi «avviene anche ai livelli accademici più alti» (ibid., n. 35), producendo una «ermeneutica secolarizzata» (ibid.) che è uno dei frutti avvelenati dell’interpretazione del Concilio Ecumenico Vaticano II secondo l’ermeneutica della discontinuità e della rottura. Benedetto XVI indica tre caratteristiche dell’«ermeneutica secolarizzata»: legge la Bibbia come «un testo solo del passato» (ibid.); è convinta che «il Divino non appare nella storia umana» (ibid.) e «nega la possibilità dell’ingresso e della presenza del Divino nella storia» (ibid.), così che «quando sembra che vi sia un elemento divino, lo si deve spiegare in altro modo» (ibid.); e getta «un dubbio sui misteri fondamentali del cristianesimo e sul loro valore storico, come ad esempio l’istituzione dell’Eucarestia e la risurrezione di Cristo» (ibid.). E tutto questo avvelena anche la vita spirituale, la pastorale, «la preparazione delle omelie» (ibid.); «produce a volte incertezza e poca solidità nel cammino formativo intellettuale anche di alcuni candidati ai ministeri ecclesiali» (ibid.).



Il problema, insiste Benedetto XVI, non riguarda solo l’esegesi biblica ma «il corretto rapporto tra fede e ragione. Infatti, l’ermeneutica secolarizzata della sacra Scrittura è posta in atto da una ragione che strutturalmente vuole precludersi la possibilità che Dio entri nella vita degli uomini e che parli agli uomini in parole umane» (ibid., n. 36). Così, è opportuno che la Dei Verbum sia letta tenendo conto anche dell’enciclica Fides et ratio (1998) del venerabile Giovanni Paolo II, la quale – insieme a una serie d’interventi dello stesso Benedetto XVI, esplicitamente richiamati – può insegnarci da una parte che «occorre una fede che mantenendo un adeguato rapporto con la retta ragione non degeneri mai in fideismo, il quale nei confronti della Scrittura diventerebbe fautore di letture fondamentaliste» (ibid.), mentre dall’altra «è necessaria una ragione che indagando gli elementi storici presenti nella Bibbia si mostri aperta e non rifiuti aprioristicamente tutto ciò che eccede la propria misura» (ibid.).



In entrambi i casi – del fondamentalismo e del razionalismo – si apre la strada a «interpretazioni soggettivistiche ed arbitrarie» (ibid., n. 44) del testo sacro. Il fondamentalismo, che «tende a trattare il testo biblico come se fosse stato dettato parola per parola dallo Spirito» (ibid.), in realtà «rifiutando di tener conto del carattere storico della rivelazione biblica, si rende incapace di accettare pienamente la verità della stessa Incarnazione» (ibid.). D’altro canto, «coltivare un concetto di ricerca scientifica che si ritenga neutrale nei confronti della Scrittura» (ibid., n. 47) significa precludersi la sua vera comprensione, con conseguenze molto gravi – quando questa forma di razionalismo penetra nelle università cattoliche e nei seminari – anche nella formazione dei candidati al sacerdozio.



L’ascolto della Tradizione e l’attenzione «dalla quale nessuno può prescindere» (ibid., n. 49) ai santi – ognuno dei quali parte, per così dire, da un versetto scritturistico e lo vive in pienezza, così che «costituisce come un raggio di luce che scaturisce dalla Parola di Dio» (ibid.) – aiuta anche a tornare all’antica questione della relazione fra senso letterale e senso spirituale della sacra Scrittura. Non dimenticando quanto «san Tommaso d’Aquino [1225-1274] afferma: “tutti i sensi della sacra Scrittura si basano su quello letterale”» (ibid., n. 37), il Papa ricorda come i medievali distinguevano fra quattro sensi delle Scritture – letterale, allegorico, morale e anagogico (gli ultimi tre, spiega, sono suddivisioni del senso spirituale) – citando, come aveva già fatto in Francia, il distico contenuto nel Rotulus pugillaris del domenicano Agostino di Dacia (?-1282) e citato anche nel Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 118: «Littera gesta docet, quid credas allegoria, moralis quid agas, quo tendas anagogia. La lettera insegna i fatti, l’allegoria che cosa credere, il senso morale che cosa fare e l’anagogia dove tendere» (ibid.).



Questo tradizionale riferimento ai sensi spirituali ci indica che «Dio stesso, infatti, non è mai presente già nella semplice letteralità del testo. Per raggiungerlo occorre un trascendimento e un processo di comprensione» (ibid., n. 38), di cui il numero 12 della Dei Verbum ci indica una via maestra: «un tale trascendimento non può avvenire nel singolo frammento letterario se non in rapporto alla totalità della Scrittura» (ibid.). Qui, per comprendere «quanto affermato nel numero 12 della Costituzione dogmatica Dei Verbum, indicando l’unità interna di tutta la Bibbia come criterio decisivo per una corretta ermeneutica della fede» (ibid., n. 39), «rimangono per noi una guida sicura le espressioni di Ugo di San Vittore [ca. 1096-1141]: “Tutta la divina Scrittura costituisce un unico libro e quest’unico libro è Cristo, parla di Cristo e trova in Cristo il suo compimento”» (ibid.).


Continua....
[Modificato da Caterina63 15/11/2010 12:23]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:09. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com