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La Congregazione di Contemplative NON vedenti di don Orione.....

Ultimo Aggiornamento: 01/08/2013 23:54
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1914. Don Orione, al centro, con Guanella (alla sua sinistra) al termine di un’udienza con Pio X

1914. Don Orione, al centro, con Guanella (alla sua sinistra) al termine di un’udienza con Pio X

San Pio X fu senza dubbio il Papa più determinante della vita di don Orione, il quale affermava: «Il Santo Padre Pio X sarà sempre il nostro Sommo Benefattore, il nostro Papa!»(Scritti, 82, p. 98). Salito al soglio pontificio nel 1903, il patriarca Giuseppe Sarto scelse il motto “Instaurare omnia in Christo”,che don Orione aveva scelto per la sua Congregazione già da dieci anni.
La fortuita coincidenza era segno dell’affinità spirituale di quelle due grandi anime e si sostanzierà nella successiva storia delle loro relazioni.

Il loro primo incontro ha il sapore di un fioretto. Il patriarca Giuseppe Sarto aveva chiamato a Venezia il giovane musico don Lorenzo Perosi, coetaneo e concittadino di don Orione. Lo onorava della sua amicizia, lo aveva talvolta ospite a tavola e compagno in qualche partita a tarocchi. Il padre di Lorenzo, temendo che il cardinale gli viziasse il figliolo, confidò i suoi timori a don Orione.
Questi, senza pensarci due volte, scrisse una lettera al patriarca, pregandolo di non volere avviare il promettente “maestrino” verso un brutta china. Spedita la lettera, si augurava che la sua “predichetta”, rispettosa ma audace, venisse presto dimenticata. Ma... gli scritti restano! Quando, una decina d’anni dopo, fu ricevuto per la prima volta in udienza dall’ex patriarca di Venezia, neoeletto Papa, si sentì mancare quando lo vide estrarre dal breviario la celebre lettera. Il santo Pontefice non se l’era avuta a male; anzi, assicurò di averne ricavato del bene: «Una lezione di umiltà è buona anche per il
Papa» commentò (E. Pucci, Don Orione, p. 71s).


Sarebbe lungo enumerare i servizi resi da don Orione a Pio X e le dimostrazioni di fiducia e di affetto di Pio X verso don Orione, dopo quell’udienza. Si instaurò tra il Santo Padre e il giovane prete tortonese una relazione di confidenza a tutta prova. Don Orione accettò senza minima esitazione le incombenze, spesso delicate e difficili, affidategli da Pio X, quali quella di vicario generale plenipotenziario della diocesi di Messina nei quattro turbolenti anni che seguirono al terremoto del 1908, o quella di prolungare l’azione del Pontefice nei confronti dei modernisti, spesso severa in nome della verità, ma sempre pervasa da carità fraterna.

Per questa intesa retta, leale e discreta, stabilita tra i due santi, don Orione si trovò in situazioni personali irte di difficoltà e incomprensioni. «È un martire!» disse Pio X di don Orione, al termine del periodo messinese (Summarium, p. 524).

È significativo un altro episodio da fioretto, ma vero e drammatico. A un certo punto, la frequentazione di don Orione con modernisti incorsi in censure ecclesiastiche suscitò il sospetto circa la sua piena ortodossia. Della cosa volle occuparsi Pio X in persona. Lo chiamò a udienza senza apparente motivo e ne scrutò le parole e il volto. A un certo punto gli chiese di inginocchiarsi e di recitare il Credo
. «Erano di fronte il Supremo Pastore della Chiesa, trepido delle sue responsabilità – riferì poi lo scrittore Tommaso Gallarati Scotti –, e don Orione innocente, con la fede semplice della sua prima comunione, ma che portava le tribolazioni e le colpe nostre». Terminata la recita del Credo, tanto devota e interiormente vissuta, il volto del Santo Padre appariva rasserenato. E congedò don Orione dicendo: «Va’, va’, figliuolo… Non è vero ciò che dicono di te!» (Papasogli, p. 227).


1921. Don Orione con gli orfanelli di colore durante il suo primo viaggio in Sud America

1921. Don Orione con gli orfanelli di colore durante il suo primo viaggio in Sud America

Anche con Benedetto XV don Orione ebbe molti contatti personali. Del “Papa della pace” assecondò soprattutto il programma di un più deciso universalismo dell’opera missionaria. È di questi anni il coraggioso slancio missionario della Piccola Opera della Divina Provvidenza sulle rotte dell’America Latina, del Medio Oriente arabo e della Polonia cristiana guardando alla Russia. Egli stesso fu in Brasile, Argentina e Uruguay nel 1921 e nel 1922. A conoscenza della volontà del Pontefice circa la Questione romana, scrisse un coraggioso Appello agli uomini di Stato perché facessero «coraggiosamente un passo avanti» per giungere alla soluzione (Scritti, 90, p. 352). Benedetto XV fece giungere a don Orione, in occasione del suo venticinquesimo anniversario di sacerdozio, il dono di un calice e di una lunga lettera autografa, nella quale riconosceva il merito di aver «speso tutti questi anni non soltanto per te, ma per il bene comune, in un perenne vantaggio dellaSanta Chiesa» (Papasogli, p. 367).


Il rapporto di don Orione con Pio XI fu ancor più fitto di udienze, colloqui e resoconti su missioni confidenziali e delicate, ulteriormente intensificate per la altrettanta fiducia che lo legava al cardinale Pietro Gasparri, Segretario di Stato. Ad esempio, solo recentemente gli archivi hanno fatto conoscere il ruolo decisivo e discreto del beato tortonese per fare chiarezza sulle intricate vicende legate a san Pio da Pietrelcina. Al termine di una difficile mediazione di don Orione per evitare una iniziativa che poteva intaccare il prestigio della Santa Sede, Pio XI non esitò a commentare in un’udienza: «Don Orione ha sudato sette camicie, ma ha dato delle consolazioni al Papa» (Summarium, p. 894).

La ragione unificante di tanti episodi e azioni che vedono don Orione a fianco di Pio XI, è la volontà di favorire il prestigio e la centralità del papato, condizione per l’affermarsi di un’autentica cattolicità ecclesiale, forza di coesione di un universalismo che solo avrebbe potuto valorizzare il genio dei popoli salvandoli dalle crescenti tentazioni nazionalistiche.

In questo quadro vanno visti anche i significativi ed efficaci interventi di don Orione per sbloccare le trattative che portarono alla Conciliazione tra Stato e Chiesa in Italia nel 1929. Nella lettera da lui scritta a Mussolini nel 1923, egli faceva comprendere che la vera conciliazione da ricercare era quella tra “romanità” e “universalità” del papato che presupponevano una autonomia e libertà anche politica (cfr. Messaggi di don Orione, 107, pp.27-45). Questa visione della missione spirituale e civile del papato si esprimeva, in quegli anni di accentuati e pericolosi nazionalismi, in un lungimirante profetismo: «Vedo dai quattroventi venire i popoli verso Roma» scriveva don Orione. «Vedo l’Oriente e l’Occidente riunirsi nella verità e formare i giorni piùbelli della Chiesa. Sarà una mirabile ricostruzione, forse la più grande delle epoche, la pax Christi in regno Christi» (Scritti,86, p. 102).

Settembre 1934. Don Orione e il cardinale Eugenio Pacelli in qualità di legato pontificio per le celebrazioni del Congresso eucaristico internazionale a bordo della nave Conte Grande

Settembre 1934. Don Orione e il cardinale Eugenio Pacelli in qualità di legato pontificio per le celebrazioni del Congresso eucaristico internazionale a bordo della nave Conte Grande

Il cardinale Eugenio Pacelli aveva conosciuto don Orione nel 1934, durante il viaggio in nave dall’Italia a Buenos Aires e nella successiva permanenza nella capitale argentina per le celebrazioni del Congresso eucaristico internazionale. Fu eletto papa, con il nome di Pio XII, il 12 marzo 1939, un anno esatto prima della morte di don Orione. Ci fu il tempo solo per un saluto, carico di apprensione per i venti di guerra che già imperversavano. Fu quasi un’icona-testamento: don Orione a fianco e “in ginocchio” ai piedi del Papa. Era il 28 ottobre del 1939. L’auto del Papa sostò sulla via Appia – la “Patagonia romana” affidata da Pio X agli Orionini – di ritorno da Castel Gandolfo. Don Orione si avvicinò e si inginocchiò a lato, circondato dai confratelli e da 1200 allievi dell’Istituto San Filippo. Il Papa si sporse. Don Orione gli prese la mano, la baciò e se la calcò sul capo chinato con gesto umile, riconoscente, credente. Pio XII lo lasciò fare e lo benedisse amabilmente (Papasogli, p. 494). Quando, dopo pochi mesi, il 12 marzo 1940, don Orione morì, Pio XII lo definì «padre dei poveri e insigne benefattore dell’umanità dolorante e abbandonata» (Summarium, p. 86).

Possiamo dire che don Orione è stato a fianco anche degli ultimi papi succedutisi sulla cattedra di san Pietro, non solo per la comunione spirituale che lega la Chiesa, ma anche per il ricordo che i papi hanno avuto di lui.
Giovanni XXIII raccontò in varie occasioni del suo primo incontro con don Orione quando, all’inizio del servizio presso la Santa Sede, negli anni Venti, fu invitato a consigliarsi con lui. Si recò fuori Porta San Giovanni, all’Istituto San Filippo, e il portiere gli disse che avrebbe trovato don Orione in cortile. In un angolo, un gruppo di ragazzi giocava a piattelle con un prete maturo d’anni. Questi volse lo sguardo, si distaccò un attimo dai suoi amici e chiese: «Monsignore, cerca qualcuno?». «Sì, vorrei parlare con don Orione», rispose monsignor Roncalli. «Don Orione sono io. Abbia pazienza qualche minuto: termino la partita; mi lavo le mani e sono da lei».

Queste parole, dette con tanto garbo, con sguardo sorridente, impressionarono il giovane prelato di allora, da poco arrivato a Roma dalla sua Bergamo, che nel suo diario alla sera annotò: «28 marzo 1921. Lunedì di
Pasqua. Nel pomeriggio visito con mgr. Guerinoni la chiesa e le opere parrocchiali di Ognissanti, fuori Porta San Giovanni; e converso lungamente con don Orione, del quale si può ben dire: contemptibilia mundi eligit Deus ut confundat fortia. Ciò che nel mondo è stolto, Dio lo ha scelto per confondere i forti (1Cor 1,27)»(Messaggi di don Orione,102, pp. 46-48). Tale stima e amicizia non si spensero mai. A Douglas Hyde, un giornalista inglese che chiedeva quale fosse la qualità emergente in don Orione, l’allora patriarca Roncalli rispose: «Don Orione era l’uomo più caritatevole che io abbia mai conosciuto. La sua carità andava oltre i limiti normali. Era convinto che si potesse conquistare il mondo con l’amore»(ibidem, p. 49).

7 marzo 1965. Paolo VI in visita alla parrocchia romana di Ognissanti

7 marzo 1965. Paolo VI in visita alla parrocchia romana di Ognissanti

Pure Paolo VI fu toccato dall’amicizia e dalla collaborazione di don Orione. Confidò alcuni suoi ricordi durante un’udienza pontificia. «Abbiamo avuto la consolazione straordinaria di conoscerlo in una nostra visita a Genova» ricordava Paolo VI: «Parlò con un candore così semplice, così disadorno, ma così sincero, così affettuoso, così spirituale che toccò anche il mio cuore, e rimasi meravigliato di quella trasparenza spirituale che emanava quest’uomo così semplice e umile»(Udienza dell’8 febbraio 1978). Quella prima conoscenza diede l’ardire al giovane monsignor Montini, negli anni Trenta, di intessere una collaborazione discreta e fattiva con don Orione per un’attività tanto delicata e benemerita: l’aiuto a sacerdoti in difficoltà – lapsi, come erano chiamati allora – da sovvenire e da indirizzare al bene (Messaggi di don Orione, 105, pp. 65-71). La stima e la devozione personali di Montini verso don Orione si prolungarono verso la sua Congregazione che sostenne generosamente soprattutto durante il suo episcopato a Milano
.

Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II non conobbero don Orione personalmente. Il primo lo definì «lo stratega della carità», mentre l’attuale Pontefice poté beatificarlo proprio all’inizio del suo pontificato e due giorni dopo la beatificazione, ricevendo in udienza particolare sacerdoti, suore e devoti orionini, sorprese tutti quando confidò: «Penso che questo Papa venuto dalla Polonia abbia in paradiso un nuovo patrono cheintercede per lui, e che – nella luce del Regno a cui apparteniamo e al quale tendiamo – sostiene il suo servizio, le sue iniziative e la sua umana debolezza in questo posto al quale è piaciuto alla Divina Provvidenza di metterlo, di chiamarlo. Questa mia grande fiducia nella intercessione del beato don Orione desidero proclamarla davanti a tutti voi che siete figli e figlie spirituali, davanti a voi tutti che siete i miei compatrioti»(Udienza del 28 ottobre 1980).

26 ottobre 1980. La cerimonia di beatificazione di don Luigi Orione

26 ottobre 1980. La cerimonia di beatificazione di don Luigi Orione

Questi ricordi storici della eccezionale dedizione di don Orione a fianco dei papi ci aiutino a rinnovare il nostro amore, la nostra devozione e la nostra fedeltà al papa. Risuoni ancora oggi l’accorato messaggio di don Orione: «Noi dobbiamo palpitare e far palpitare migliaia e migliaia di cuori attorno al cuore del Papa. Dobbiamo portare specialmente a lui i piccoli e le classi degli umili lavoratori, tanto insidiate, portare al Papa i poveri, gli afflitti, i reietti, che sono i più cari a Cristo e i veri tesori della chiesa di Gesù Cristo. Dal labbro del Papa il popolo ascolterà, non le parole che eccitano all’odio di classe, alla distruzione e allo sterminio, ma le parole di vita eterna, le parole di verità, di giustizia, di carità: parole di pace, di bontà, di concordia, che invitano ad amarci gli uni con gli altri, e a darci la mano per camminare insieme, verso un migliore, più cristiano e più civile avvenire» (Lettere, II, p. 490).



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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