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DIRETTORIO SU PIETA' POPOLARE-DEVOZIONE-LITURGIA

Ultimo Aggiornamento: 23/09/2014 17:37
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[SM=g1740733] CONCLUSIONE

288. Questo Direttorio, nelle due parti che lo compongono, presenta molte indicazioni, proposte e orientamenti per favorire e illuminare, in armonia con la Liturgia, la variegata realtà della pietà e religiosità popolare.

Facendo riferimento a tradizioni e circostanze diverse, come a pii esercizi e devozioni di varia indole e natura, il Direttorio intende fornire i presupposti fondamentali, ricordare le direttive e dare suggerimenti in vista di una fruttuosa azione pastorale.

E’ compito dei Vescovi, con l’aiuto dei loro diretti collaboratori, in modo speciale i rettori dei santuari, stabilire norme e dare orientamenti pratici, tenendo conto delle tradizioni locali e di particolari espressioni di religiosità e pietà popolare.

**************************************


[1] SC10.

[2] Cf. SC 12 e 13.

[3] Cf. SC 13

[4] Cf. S. CONGREGAZIONE DEI RITI, Istruzione Eucharisticum mysterium (25.4.1967), 58-67; PAOLO VI, Esortazione apostolica Marialis cultus (2.2.1974), 24-58; Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi (8.12.1975), 48; GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica Catechesi tradendae (16.10.1979), 54; Esortazione apostolica Familiaris consortio (22.11.1981), 59-62; Congregazione per il Clero, Direttorio Generale per la Catechesi (15.8.1997), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1997, nn. 195-196.

[5] Si veda, ad esempio, III CONFERENCIA GENERAL DEL EPISCOPADO LATINO-AMERICANO, Documento de Puebla, 444-469, 910-915, 935-937, 959-963; CONFERENCIA EPISCOPAL DE ESPAÑA, Documento pastoral de la Comisión episcopal de Liturgia, Evangelización y renovación de la piedad popular, Madrid 1987; Liturgia y piedad popular, Directorio Litúrgico-Pastoral, Secretariado Nacional de Liturgia, Madrid 1989; CONFERENCIA GENERAL DEL EPISCOPADO LATINO-AMERICANO, Documento de Santo Domingo, 36, 39,53.

[6] GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica Vicesimus quintus annus (4.12.1988), 18.

[7] Giovanni Paolo II, Costituzione apostolica Pastor Bonus (28.6.1988), 70.

[8] Cf. LG 21; SC 41; Decreto Christus Dominus, 15; S. CONGREGAZIONE PER I VESCOVI, Directorium de pastorali ministerio Episcoporum, Typis Polyglottis vaticanis 1973, 75-76, 82, 90-91; CIC, can. 835, § 1 e can. 839, § 2; GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica Vicesimus quintus annus, 21.

[9] Si consideri ad esempio, che nell’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, al n. 48, trattando di tale materia, dopo averne richiamata la ricchezza di valori, Paolo VI così si esprime: «a motivo di questi aspetti, la chiamiamo volentieri pietà popolare, cioè religione del popolo, piuttosto che religiosità»; l’Esortazione apostolica Catechesi tradendae, al n. 54, adotta l’espressione “pietà popolare”; il Codice, can. 1234, § 1, usa l’espressione “pietà popolare”; nella Lettera apostolica Vicesimus quintus annus, Giovanni Paolo II usa l’espressione “pietà popolare”; il Catechismo della Chiesa cattolica, nn. 1674-1676, usa l’espressione “religiosità popolare”, ma conosce anche “pietà popolare” (n. 1679);la IV Istruzione per una corretta applicazione della Costituzione conciliare sulla sacra Liturgia (nn. 37-40) Varietates legitimae, pubblicata dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (25.1.1994), al n. 45 usa “pietà popolare”.

[10] Cf. SC 13.

[11] Cf. SC 13.

[12] SC 13.

[13] Cf. CONCILIO DI TRENTO, Decretum de invocatione, veneratione et reliquiis Sanctorum, et sacris imaginibus (3 dicembre 1563), in DS 1821-1825; PIO XII, Lettera enciclica Mediator Dei, in AAS 39 (1947) 581-582; SC 104; LG 50.

[14] GIOVANNI PAOLO II, Omelia pronunziata durante la Celebrazione della Parola a La Serena (Chile), 2, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X/1 (1987), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1988, p. 1078.

[15] PAOLO VI, Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, 48.

[16] SC 7.

[17] congregazione per il culto divino e la disciplina dEi sacramenti, IV Istruzione per una corretta applicazione della Costituzione conciliare sulla sacra Liturgia (nn. 37-40) Varietates legitimae, 48.

[18] Cf. CIC, can. 826, § 3.

[19]Cf. SC 118.

[20] Cf. CONCILIO DI NICEA II, Definitio de sacris imaginibus (23 oct. 787), in DS 601; CONCILIO DI TRENTO, Decretum de invocatione, veneratione et reliquiis Sanctorum, et sacris imaginibus (3 dec. 1563), in DS 1823-1825.

[21] Cf. SC 124-125.

[22] Cf. CIC, can. 1188.

[23] Cf. GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica Vicesimus quintus annus, 18; congregazione per il culto divino e la disciplina dEi sacramenti, IV Istruzione per una corretta applicazione della Costituzione conciliare sulla sacra Liturgia (nn. 37-40) Varietates legitimae, 45.

[24] Cf. CIC, can. 826, § 3.

[25] Ad una matrice popolare sono riconducibili, ad esempio, la Oblatio casei et olivarum (n. 6) e la Benedictio fructuum (n. 32), in B. BOTTE (ed.), La tradition apostolique de saint Hippolyte. Essai de reconstitution, Aschendorff, Münster Westfalen, ed. 1989, pp. 18, 78.

[26] Sono note alcune espressioni di culto ai martiri di sicura ascendenza popolare: lucerne che ardevano presso il sepolcro; serti di foglie e di fiori, che davano una nota festiva al sacro luogo; profumi e aromi sparsi sulla tomba del martire; oggetti vari e soprattutto stoffe, denominate brandea, palliola, sanctuaria, nomina che, messi a contatto con la tomba venerata, erano ritenuti preziose, autentiche reliquie; la prassi del refrigerium presso i sepolcri dei martiri.

[27] Il celebre apocrifo De Nativitate Mariae (secolo II), più noto come Protoevangelium Iacobi ed i numerosi apocrifi De Dormitione Mariae, le cui radici affondano nel secolo II, sono essi stessi testimoni della pietà delle antiche comunità cristiane verso la Madre del Signore. Ambedue hanno accolto, secondo gli studiosi, non poche tradizioni popolari ed hanno avuto un significativo influsso nello sviluppo della pietà mariana.

[28] «[Placuit] ut nemo in precibus vel Patrem pro Filio, vel Filium pro Patre nominet. Et cum altari assistitur, semper ad patrem dirigatur oratio. Et quicumque sibi preces aliunde describit, non eis utatur, nisi prius cum instructioribus fratribus contulerit»: CONCILIO DI CARTAGINE III, can. 23, in I. D. MANSI, Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio, III, Florentiae 1759, col. 884; «Placuit etiam hoc, ut preces quae probatae fuerint in concilio, sive praefationes sive commendationes, seu manus impositiones, ab omnibus celebrentur, nec aliae omnino contra fidem praeferantur: sed quaecumque a prudentioribus fuerint collectae, dicantur»: Codex canonum Ecclesiae Africae, can. 103 (ibid., col. 807).

[29] In DS 600-603.

[30]Testo in Annales Camaldulenses, IX, Venezia 1773, coll. 612-719.

[31] Cf. CONCILIO LATERANENSE V, [Bulla reformationis Curiae], in Conciliorum Oecumenicorum Decreta, a cura dell’Istituto per le scienze religiose di Bologna, Edizioni Dehoniane, Bologna 1991, p. 625.

[32] Così nel Decretum de sacramentis (DS 1600-1630) e nel Decretum de ss. Eucharistia (DS 1635-1650), nelle trattazioni riguardanti la Doctrina de sacramento pænitentiæ (DS 1667-1693), la Doctrina de sacramento extremæ unctionis (DS 1694-1700), la Doctrina de communione sub utraque specie et parvulorum (DS 1725-1730), la Doctrina de ss. Missæ sacrificio (DS 1738-1750), che tocca questioni essenziali della fede cattolica sull’Eucaristia come sacrificio e punti specifici della sua celebrazione rituale, il Decretum super petitione concessionis calicis (DS 1760), la Doctrina de sacramento ordinis (DS 1763-1770), la Doctrina de sacramento matrimonii (DS 1797-1800), il Decretum de purgatorio (DS 1820), il Decretum de invocatione, veneratione et reliquiis Sanctorum, et sacris imaginibus (DS 1821-1825), di larga applicazione nel campo della pietà popolare.

[33] In Conciliorum Oecumenicorum Decreta, cit., pp. 784-796.

[34] Il 9 luglio 1568 Pio V, con la bolla Quod a nobis, promulgò il Breviarium Romanum ex decreto SS. Concilii restitutum; con la bolla Quo primum tempore del 14 luglio 1570, Pio V promulgò il Missale Romanum ex decreto sacrosancti Concilii tridentini restitutum; il 16 giugno 1614, Paolo V completava la riforma dei libri liturgici promulgando, con la Lettera apostolica Apostolicae Sedi, il Rituale Romanum.

[35] La Sacra Congregatio Rituum fu istituita da Sisto V con la Costituzione apostolica Immensa aeterni Dei del 22 gennaio 1588.

[36] Nella bolla di promulgazione del Missale Romanum si afferma esplicitamente che gli esperti della Sede Apostolica «ad pristinam Missale ipsum sanctorum Patrum normam ac ritum restituerunt».

[37] “Motu proprio” Tra le sollecitudini (22.11.1903), in Pii X Pontificis Maximi Acta, I, Akademische Druck – u. Verlagsanstalt, Graz 1971, p. 77.

[38] Cf. PIO XII, Allocuzione ai partecipanti al I Congresso Internazionale di Liturgia pastorale di Assisi-Roma (22.9.1956), in AAS 48 (1956) 712; SC 43.

[39] Tra essi Lambert Beauduin (+ 1960), Odo Casel (+ 1948), Pius Parsch (+ 1954), Bernard Botte (+ 1960), Romano Guardini (+ 1968), Josef A. Jungmann (+ 1975), Cipriano Vagaggini (+ 1999), Aimé-Georges Martimort (+ 2000).

[40] In AAS 39 (1947) 521-600.

[41] Cf. SC 7, 10, 13.

[42] Cf. SC 13.

[43] Cf. GIOVANNI PAOLO II, Omelia pronunziata durante la Celebrazione della Parola a La Serena (Chile), 2, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X/1 (1987), cit., p. 1078.

[44] SC 10.

[45] SC 7.

[46] Cf. SC 5-7.

[47] SC 2.

[48] Cf. sopra n. 9.

[49]Cf. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Lettera «Orationis forma» ai Vescovi della Chiesa cattolica su alcuni aspetti della meditazione cristiana (15.10.1989): AAS 82 (1990) 362-379.

[50] SC 13

[51] III CONFERENCIA GENERAL DEL EPISCOPADO LATINO-AMERICANO, Documento de Puebla, 465 e.

[52] Cf. ibid.

[53]Cf. Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Vicesimus Quintus Annus, 15.

[54]Giovanni Paolo II, nel Messaggio rivolto alla Plenaria della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (21 settembre 2001), dopo aver richiamato la centralità e insostituibilità della Liturgia per la vita della Chiesa, ribadiva «che la religiosità popolare ha il suo naturale coronamento nella celebrazione liturgica, verso la quale, pur non confluendovi abitualmente, deve idealmente orientarsi, e ciò deve essere illustrato con un’appropriata catechesi»: in Notitiae 37 (2001) 403. Cf. anche Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la catechesi, cit., 195-196.

[55] SC 12.

[56] Cf. sopra n. 2.

[57] GIOVANNI PAOLO II, Omelia pronunziata nel santuario della Vergine Maria “de Zapopan”, 2, in AAS 71 (1979) 228.

[58] Cf. PAOLO VI, Esortazione apostolica Marialis cultus, 31; GIOVANNI PAOLO II, Allocuzione ai Vescovi della Basilicata e della Puglia in visita “ad limina”, 4, in AAS 74 (1982) 211-213.

[59] GIOVANNI PAOLO II, Omelia pronunziata durante la Celebrazione della Parola a La Serena (Chile), 2, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X/1 (1987), cit., p. 1078.

[60] PAOLO VI, Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, 48.

[61] Cf. GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica Catechesi tradendae, 54.

[62] III CONFERENCIA GENERAL DEL EPISCOPADO LATINO-AMERICANO, Documento de Puebla, 913.

[63] PAOLO VI, Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, 48.

[64] III CONFERENCIA GENERAL DEL EPISCOPADO LATINO-AMERICANO, Documento de Puebla, 913.

[65] Cf. ibid., 912.

[66] Cf. GIOVANNI PAOLO II, Omelia pronunziata nel santuario della Vergine Maria “de Zapopan”, 2, in AAS 71 (1979) 228-229; III CONFERENCIA GENERAL DEL EPISCOPADO LATINO-AMERICANO, Documento de Puebla, 283.

[67] GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica Catechesi tradendae, 54.

[68] Giovanni Paolo II, Discorso di apertura della IV Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano a Santo Domingo (12.10.1992), 12: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XV/2 (1992), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1994, p.323.

[69] III CONFERENCIA GENERAL DEL EPISCOPADO LATINO-AMERICANO, Documento de Puebla, 913.

[70]Ibid., 960.

[71] GIOVANNI PAOLO II, Allocuzione alla Conferenza dei Vescovi dell’Abruzzo e Molise in visita “ad limina”, 3, in AAS 78 (1986) 1140.

[72] GIOVANNI PAOLO II, Discorso a Popayan (Colombia), in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IX/2 (1986), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1986, p. 115.

[73] Cf. GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica Vicesimus quintus annus, 18; Allocuzione alla Conferenza dei Vescovi dell’Abruzzo e Molise in visita “ad limina”, 6, in AAS 78 (1986) 1142; III CONFERENCIA GENERAL DEL EPISCOPADO LATINO-AMERICANO, Documento de Puebla, 458-459; CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, Lettera circolare Orientamenti e proposte per la celebrazione dell’Anno mariano (3.4.1987), 68.

[74] GIOVANNI PAOLO II, Allocuzione alla Conferenza dei Vescovi dell’Abruzzo e Molise in visita “ad limina”, 6, in AAS 78 (1986) 1142.

[75] Cf. CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI, IV Istruzione per una corretta applicazione della Costituzione conciliare sulla sacra Liturgia (nn. 37-40) Varietates legitimae, 9-20.

[76] SC 12.

[77] Cf. Institutio generalis de Liturgia Horarum, 9.

[78] In riferimento alla Liturgia va compresa anche la seguente raccomandazione dell’Institutio generalis de Liturgia Horarum, 27: «E’ cosa lodevole che la famiglia, santuario domestico della Chiesa, oltre alle comuni preghiere celebri anche, secondo l’opportunità, qualche parte della Liturgia delle Ore, inserendosi così più intimamente nella Chiesa».

[79] GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica Familiaris consortio, 61.

[80] Cf. CIC, can. 301 e can. 312.

[81] Cf. SC 13; LG 67.

[82] Cf. SC 13.

[83] GIOVANNI PAOLO II, Omelia pronunziata durante la Celebrazione della Parola a La Serena (Chile), 2, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X/1 (1987), cit., p. 1079.

[84] Cf. SC 13.

[85] SC 13.

[86] Cf. CIC, can. 23.

[87] Cf. EI, Aliae concessiones, pp. 50-77.

[88] Cf. SC 7.

[89] CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, Lettera circolare Orientamenti e proposte per la celebrazione dell’Anno mariano, 54.

[90] Cf. PAOLO VI, Esortazione apostolica Marialis cultus, 31, 48.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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