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La Carità....intellettuale.... l'ateismo non esiste, esiste una grave scelta contro Dio

Ultimo Aggiornamento: 02/07/2016 14:01
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Introduzione a “La Carità intellettuale”


Di monsignor Lorenzo Leuzzi


ROMA, lunedì, 16 aprile 2007 (ZENIT.org).- In occasione della serata culturale in onore di Benedetto XVI promossa dai giovani universitari dei Collegi di Roma, che avrà luogo giovedì 19 aprile, presso il Teatro Argentina alle ore 20.30, sarà consegnato al Cardinale Tarcisio Bertone, Segreterio di Stato, un volume di scritti sul tema: “La Carità intellettuale. Percorsi culturali per un nuovo umanesimo”.

Hanno offerto il loro contributo 54 docenti universitari romani, nati nel 1955, associati e ordinari di diverse discipline accademiche.

I contributi sono suddivisi in tre grandi sezioni: carità intellettuale e ricerca della verità; carità intellettuale e vita universitaria; carità intellettuale e prospettive di impegno.

La presentazione è del Cardinale Vicario Camillo Ruini. Il volume è edito dalla Libreria Vaticana.

Monsignor Lorenzo Leuzzi, Direttore dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria della Diocesi di Roma, ha curato l’Introduzione di cui anticipiamo il testo.

* * *


INTRODUZIONE
Lorenzo Leuzzi



"Forse dovrei scrivere un nuovo capitolo dell'Enciclica Deus caritas est sulla carità intellettuale"[1]. Con queste parole, fuori programma, Benedetto XVI ha manifestato la condivisione del tema della carità intellettuale che ha animato l’itinerario formativo degli universitari di Roma, così come la veglia mariana in occasione della V Giornata europea degli universitari.

Ascoltando, con stupore e profonda emozione queste parole del Papa, il mio pensiero è ritornato a quanto avevo scritto in un mio piccolo libretto nel capitolo Eucaristia e carità intellettuale: “Il tema della carità intellettuale è certamente uno degli argomenti più desueti del vocabolario teologico contemporaneo, nonostante gli sforzi compiuti da Paolo VI e da Giovanni Paolo II”[2].

E’ difficile, se non impossibile, comprendere le motivazioni che hanno spinto il Santo Padre a manifestare questo suo desiderio. Tuttavia, non sarà lontano dal vero affermare che il cammino della Chiesa di Roma, con la sua attenzione al tema della carità intellettuale, ha messo in evidenza la lunga e consolidata assenza di questa categoria (la carità intellettuale) nei circuiti culturali e pastorali, che si è manifestata ancor più nella difficoltà della teologia nel recepire le novità della Sua prima Enciclica.

L’affermazione che Dio è Amore è risuonata, come sempre, inusitata e sorprendete per “i piccoli”, oggetto della preghiera di lode di Gesù [3], ma vecchia e ripetitiva per i sapienti e gli intelligenti. Gli stessi sapienti e intelligenti che per tanto tempo hanno favorito il consolidarsi del “sospetto” verso questo annuncio, producendo quel sentimento anticulturale che si è sempre più diffuso nella comunità cristiana, relegando l’esperienza cristiana a semplice esperienza “mistico-spirituale”.

E’ il pregiudizio anticulturale la vera barriera che separa la comunità cristiana dall’Enciclica Deus caritas est. Se mi è lecito un ricordo personale, quando ero assistente spirituale alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica, scrissi una breve relazione sul futuro di un’istituzione universitaria cattolica. Mi sforzavo di presentare una mia convinzione: un’istituzione universitaria cattolica potrà svolgere la sua missione se avrà il coraggio di por mano al superamento del pregiudizio anticulturale. Dava forza al mio semplice ragionare un’affermazione del teologo Josef Ratzinger nel suo libro Introduzione al cristianesimo: “Non si è cristiani perché soltanto i cristiani giungono a salvarsi, ma si è cristiani perché la diakonia cristiana è significativa e necessaria nei confronti della storia”[4].

Questa affermazione del teologo Ratzinger mi ha accompagnato in tutti questi anni, e sabato 10 marzo 2007 ha trovato la sua meta: la carità intellettuale è la forma nuova della presenza cristiana nella storia.

Questa nuova forma di carità ha la stessa origine nel mistero di Dio, in quel mistero che ha spinto Benedetto XVI a far sua, nella famosa Lectio magistralis all’Università di Ratisbona, l’affermazione dell’Imperatore Manuele II: “Non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio”, [5]e a proclamare che nel mistero della Croce l’amore di Dio per l’umanità arriva al punto tale che Dio non osa rifiutare di “rivolgersi contro se stesso”[6].

Questa sintesi di ragione e di amore è la carità intellettuale, dono che il Risorto fa ai suoi discepoli nel loro cammino nella storia, formando autentici operatori della carità intellettuale, capaci di interpretare e orientare la comunità degli uomini.

E’ il nuovo contesto storico, illuminato dall’intento di Benedetto XVI di allargare gli spazi della razionalità [7], a rendere il dono della carità intellettuale da fenomeno “isolato”, e talvolta elitario, a “tessuto vitale della comunità cristiana”.

Infatti la proposta di Benedetto XVI non è riducibile ad un ritorno alle questioni teologiche e scientifiche di natura galileiana, certamente sempre di grande rilevanza, ma ormai prive di efficacia storica. L’apertura degli spazi della razionalità è sinonimo di superamento della fase “etica” della presenza del cristianesimo per un decisivo ingresso nella sua fase “costruttiva”. Il cristianesimo è per sua natura una realtà da costruire. E per costruire occorre possedere una bagaglio culturale senza il quale è impossibile ogni costruzione, a cominciare dalla stessa vita ecclesiale.

E’ la grande scelta che sta davanti al cristianesimo: fermarsi al semplice livello della religiosità, il cui vertice è la formazione etica dell’uomo, o servire l’uomo per trasformarlo da semplice spettatore in un protagonista della storia. E’ la diakonia significativa e necessaria che auspicava il teologo Ratzinger..

Lette in questa prospettiva, l’Enciclica Deus caritas est e la Lectio magistralis di Ratisbona sono due pilastri su cui ripensare e rilanciare la questione storica del cristianesimo, da cui dipende il destino dell’umanità. Il rapporto ragione e amore non è un rapporto “estetico” o “formale”: esso è un rapporto vitale per afferrare in profondità la realtà, a cominciare da quella concreta e storica realtà che è la Chiesa.

Il progetto di “allargare gli orizzonti della razionalità” non può essere relegato ad alcuni strati della comunità cristiana e della società, ma deve diventare programma di ricerca e di elaborazione, per far scoprire e far crescere la capacità costruttrice delle nuove generazioni.

L’Università rappresenta il luogo per eccellenza dove questa nuova sfida viene accolta per elaborare linee di progettualità e formare uomini e donne capaci di aiutare la Chiesa e la società a costruirsi secondo parametri e obiettivi, che rendono l’uomo autentico protagonista della storia.

E’ nell’Università che la carità intellettuale si manifesta nella sua pienezza di forza animatrice e plasmatrice della elaborazione culturale. Senza di essa le attese della società possono orientarsi verso forme che rendono l’uomo storicamente “usurato” e privo di quella dimensione spirituale che lo rende “signore del cosmo”. E’ la grande responsabilità che incombe sull’istituzione universitaria!

Non è casuale che Benedetto XVI abbia rivolto il suo “amorevole” e “autorevole” richiamo al cristianesimo e, quindi alla Chiesa cattolica, in una Università. Nell’Università, infatti, il cristianesimo da sempre si sente a suo agio, e in essa ha la possibilità di aprire orizzonti nuovi per tutta l’umanità.

E non è casuale che sia stata un’assemblea di giovani universitari l’occasione per Benedetto XVI di manifestare l’opportunità di immaginare un nuovo capitolo dell’Enciclica Deus Caritas est.

Tra la Lectio magistralis di Ratisbona e il Discorso ai giovani universitari si colloca l’idea di scrivere un volume in onore di Benedetto XVI per il suo 80° genetliaco sul tema della “carità intellettuale”.

I protagonisti del dono sono docenti universitari romani, associati e ordinari, di quasi tutte le discipline accademiche, la cui data biografica si colloca dal 1955 in poi.

E’ un gesto di filiale devozione, di grande significato culturale. A me il compito di testimoniarlo con profonda gratitudine. Ai lettori la gioia di condividere la nuova avventura della carità intellettuale.



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[1] Cf. Vatican Information Service (VIS) del 12.03.2007 – Anno XVII – Num. 50 su www.vatican.va
[2] L. Leuzzi, Eucaristia e carità intellettuale, in Chiesa di Dio non temere! Fede e Ragione dopo Ratisbona, Soneria Mannelli, 2006, p. 57.Sul tema della carità intellettuale in Paolo VI si può consultare il volume di G. M. Vian (a cura di) Carità intellettuale. Temi scelti (1921-1978), Milano 2005.
[3] Mt. 11, 25
[4] J. Ratzinger, Introduzione al cristianesimo, Brescia, 1996, p.2000
[5] Benedetto XVI, Discorso all’Università di Ratisbona, 13 settembre 206
[6] Benedetto XVI, Enciclica Deus Cariats est, n. 12
[7] Cf. Benedetto XVI, Discorso all’Università Cattolica del Sacro Cuore, 25 novembre 2005.


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"LA PRIMA MISERICORDIA DI CUI ABBIAMO BISOGNO E' LA LUCE IMPIETOSA DELLA VERITA'"
(card. G. Biffi in Pecore e Pastori)

Perchè........

GIOVANNI PAOLO II scrisse una:
Lettera Apostolica data Motu Proprio
AD TUENDAM FIDEM,

con la quale vengono inserite alcune norme nel
Codice di Diritto Canonico

dove leggiamo:

PER DIFENDERE LA FEDE della Chiesa Cattolica contro gli errori che insorgono da parte di alcuni fedeli, soprattutto di quelli che si dedicano di proposito alle discipline della sacra teologia, è sembrato assolutamente necessario a Noi, il cui compito precipuo è confermare i fratelli nella fede (cf Lc 22, 32), che nei testi vigenti del Codice di Diritto Canonico e del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali vengano aggiunte norme con le quali espressamente sia imposto il dovere di osservare le verità proposte in modo definitivo dal Magistero della Chiesa, facendo anche menzione delle sanzioni canoniche riguardanti la stessa materia.

Can. 750 - § 1. Per fede divina e cattolica sono da credere tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o tramandata, vale a dire nell'unico deposito della fede affidato alla Chiesa, e che insieme sono proposte come divinamente rivelate, sia dal magistero solenne della Chiesa, sia dal suo magistero ordinario e universale, ossia quello che è manifestato dalla comune adesione dei fedeli sotto la guida del sacro magistero; di conseguenza tutti sono tenuti a evitare qualsiasi dottrina ad esse contraria.

§ 2. Si devono pure fermamente accogliere e ritenere anche tutte e singole le cose che vengono proposte definitivamente dal magistero della Chiesa circa la fede e i costumi, quelle cioè che sono richieste per custodire santamente ed esporre fedelmente lo stesso deposito della fede; si oppone dunque alla dottrina della Chiesa cattolica chi rifiuta le medesime proposizioni da tenersi definitivamente.



ed infine perchè....

«Questa è la fede cattolica; chi non la crede fedelmente e fermamente non potrà essere salvo»(28); o si professa intero, o non si professa assolutamente. Non vi è dunque necessità di aggiungere epiteti alla professione del cattolicesimo; a ciascuno basti dire così: «Cristiano è il mio nome, e cattolico il mio cognome»; soltanto, si studi di essere veramente tale, quale si denomina.

"AD BEATISSIMI APOSTOLORUM" di Papa Benedetto XV
www.vatican.va/holy_father/benedict_xv/encyclicals/documents/hf_ben-xv_enc_01111914_ad-beatissimi-apostolorum...

                  







Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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