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QUESTIONI SOCIALI ASSOCIATE AL MONDO GIOVANILE come la scuola, internet, ed altro...

Ultimo Aggiornamento: 13/12/2012 09:28
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11/10/2011 22:47
 
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Scuola, ricominciare da un compito

di Erminio Riboldi
10-10-2011


Le manifestazioni di piazza che hanno visto e vedranno nelle prossime settimane come protagonisti studenti, docenti e addetti della scuola, pur motivate da disagi reali (classi affollate, strutture inadeguate o carenti, stipendi bassi dei docenti e del personale), appaiono, agli occhi dei più come un rito scontato e piuttosto ripetitivo, anche se clamoroso nel momento in cui accadono.


Se si leggono le dichiarazioni degli organizzatori o dei partecipanti intervistati, l’obiettivo primario resta la volontà di dire basta al governo in carica “che continua a distruggere la scuola, l'Università, la ricerca e il nostro futuro, continuando a far pesare la crisi soltanto sui più deboli e mantenendo intatti i privilegi di pochi”. Accanto a questo, altri obiettivi suonano identici a quelli di quarant’anni fa. Dicono gli studenti: ”Diritto allo studio, edilizia scolastica, welfare studentesco, didattica alternativa sono solo alcune delle nostre rivendicazioni di cui abbiamo dibattuto e che continueremo ad approfondire nelle nostre scuole e nei luoghi di partecipazione”.

Sempre, da quarant’anni a questa parte, tutti i ministri della Pubblica istruzione hanno dovuto affrontare questi “problemi” e, se la soluzione pare ancora così lontana non può essere certo addossata come una colpa all’attuale ministro, al quale, semmai, in tempi di ristrettezze economiche, è toccato il compito di non allargare più i cordoni della borsa.

Piuttosto c’è da notare come, di fronte a tutte queste manifestazioni, come di fronte alla gran parte degli argomenti che riguardano la scuola, la gran parte delle persone, quella che non è direttamente coinvolta nelle agitazioni in corso, avverte un senso di noia misto a impotenza e passa ad altro.


Perché?

Innanzitutto perché il mondo della scuola è percepito come un fardello, inevitabile ma noioso, da parte degli alunni. A scuola bisogna andarci, lo sanno tutti, ma la cosa migliore è uscirne quanto prima, ovviamente con il diploma in mano. Ricorda molto da vicino il servizio militare obbligatorio: si cominciavano a contare i giorni che mancavano “all’alba”, fin dalla prima notte in caserma.

Voglio dire che, per molti, anche se non per tutti, la scuola è inutile. Ti dà un diploma, ma non ti dà un lavoro; ti obbliga al rispetto formale di orari, valutazioni, esami, ma non mantiene quello che promette.

Il quadro è completo se si aggiunge che per molti, troppi, docenti essa è solo un luogo di lavoro con paga bassa e soddisfazioni nulle, mentre un buon numero di genitori non ha alcuna stima dei professori e del loro lavoro.

Con queste false idee in testa che si coagulano a formare quella, altrettanto falsa, di una scuola nella quale “un sacco di gente non ha nulla da fare”, è facile pensare che la scuola si possa prestare facilmente a fare da grancassa per manifestazioni che, con il pretesto di rivendicare qualcosa di almeno parzialmente pertinente, servano in realtà altri scopi di natura differente. Da qui lo scarso interesse dei più.


Ma questo è anche l’indizio del problema più profondo che attanaglia la scuola: pochi, infatti,  saprebbero rispondere con sicurezza alla domanda “che cos’è e a cosa serve la scuola”.

Sono nozioni andate perdute e malamente sostituite da altre con coloriture ideologiche o tecnocratiche a secondo del proponente di turno. Ma la confusione regna sovrana.

Come ciò sia accaduto, e perché, meriterebbe ulteriori e più complesse considerazioni, che qui non affronto.


Provando però a rispondere alla domanda, la scuola dovrebbe insegnare a cercare la verità, grazie allo sforzo costantemente educativo dei docenti e all’impegno nello studio dei discenti, in esso opportunamente stimolati dai genitori.

Provate a rileggere questa frase e calcolate a quanti anni luce di distanza si trovi rispetto alle teorie dominanti e alla realtà che ci circonda.


Ecco, forse questo è il compito che ci tocca per cominciare a impostare la soluzione del problema e ridurre la distanza: con i nostri figli, con i nostri alunni rinnovare lo sforzo per dire loro che, contrariamente a quanto sentono dire, la verità esiste, che merita di essere cercata e vissuta e che, anche nella scuola, la si può ancora incontrare.


E non è un compito da poco.

[SM=g1740771]


La scuola italiana? N'apocalisse...

Da La Bussola di Rino Cammilleri del 14-12-2011

Il fatto è questo: in ottobre una maestra con trent’anni di esperienza si è vista sollevare dall’incarico perché durante una lezione avrebbe turbato una bambina di prima elementare. È successo a Bologna (Il Resto del Carlino, 26 novembre 2011). La maestra in questione, insegnando religione cattolica, ha parlato del brano dell’Apocalisse in cui si tratta della caduta degli angeli ribelli e della punizione dei malvagi. E ha illustrato il tutto mostrando foto dei quadri di Guido Reni [nella foto], il famoso pittore seicentesco. Una bimba si è spaventata e l’ha detto alla mamma, la quale ha fatto un esposto al responsabile del circolo didattico competente.

Questo ha informato la Curia, e la maestra è stata sostituita. Ma lei non ci sta. Al suo fianco sono scesi i genitori degli altri bambini e perfino il deputato Fabio Garagnani (Pdl). La maestra sospesa ha informato perfino il Papa con lettera il 2 dicembre e dalla Segreteria di Stato vaticana (scrive Blitz Quotidiano, online, l’11 dicembre) le è stato risposto molto paternamente, con tanto di benedizione apostolica. Il che ha almeno rinfrancato la ricorrente, il cui cattolicesimo è stato rassicurato per quanto riguarda l’ortodossia (in tal senso, intervistata, avrebbe deposto). La cosa non finirà qui, anche perché il deputato di cui sopra intende dare battaglia. In effetti è una questione di principio.

Ora, solo gli interessati, come sempre in casi del genere, conoscono i dettagli della questione, nel cui merito non ci sentiamo di entrare. Sì, perché le cose della vita sono sempre più complicate di quel che i giornali riportano (tempus fugit e lo spazio è tiranno: ai giornalisti interessa solo "la notizia"). Può darsi che ci siano retroscena umani che non conosciamo (che so, invidie, ripicche tra colleghi, caratteri più o meno difficili, sensibilità più o meno marcate…). Può anche darsi che la maestra in questione abbia davvero esagerato. E può perfino darsi che ci siano di mezzo nuance laiciste, come sembrerebbe sostenere il deputato (dato il luogo in cui è avvenuto il fatto, Bologna, non ci stupirebbe).

Ma questa storia della povera bambina impressionabile ci lascia un po’ perplessi. Non c’è sera in cui l’annunciatrice televisiva non ci avvisi che il «programma è adatto a un pubblico adulto». E non è possibile che genitori normali riescano tutte le sante sere a cambiare in tempo canale. Per andare dove, poi? Da Fiorello che fa réclame ai preservativi senza che l’annunciatrice abbia preavvertito? E poi, Harry Potter e i vampiri di Twilight hanno forse il bollino rosso? Il pargolo odierno viene incoraggiato all’uso del computer e di internet, perché è bene che impari fin da piccolo. Cioè, si immette il cucciolo implume nella jungla e non di rado lo si lascia lì da solo, perché i genitori lavorano.

Meglio le fiabe. Sì, in esse ci sono gli orchi che mangiano i bambini, le streghe che offrono mele avvelenate, i lupi che sbranano gli innocenti. Nemmeno i draghi di Christopher Paolini o di Licia Troisi sono zucchero filato senza calorie. Evidentemente la Madonna nel 1917 non aveva frequentato le scuole magistrali, altrimenti non avrebbe mostrato a tre pastorelli portoghesi (tutti minori) nientemeno che l’Inferno e le anime dannate. La maestra di Bologna ha illustrato una lezione che, in sé, ci pare lodevole: i cattivi sono sempre puniti, perché esiste un Aldilà di giustizia.
Ci sembra una buona lezione.
Specialmente per i bambini.





[Modificato da Caterina63 20/12/2011 14:12]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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