A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Le Apparizioni della Vergine a Lourdes a santa Bernardette

Ultimo Aggiornamento: 13/11/2017 14:37
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.988
Sesso: Femminile
25/08/2012 00:08
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

«La bimba ai suoi piedi la sta ad ammirar, il segno di croce impara a ben far»


Dagli atti del processo di canonizzazione della piccola ragazza a cui apparve la Madonna a Lourdes. Un’antologia di sue frasi e di testimonianze di persone che l’hanno conosciuta


antologia di brani a cura di Giovanni Ricciardi


Una raffigurazione dell’apparizione della Madonna a Bernadette

Una raffigurazione dell’apparizione della Madonna a Bernadette

«La bimba ai suoi piedi la sta ad ammirar, il segno di croce impara a ben far»

Introduzione di Giovanni Ricciardi

Nessuna apparizione nella storia della Chiesa è stata riconosciuta tanto rapidamente come quella di Lourdes. La Vergine Maria apparve a Bernadette Soubirous la prima volta l’11 febbraio 1858 e il vescovo di Tarbes, monsignor Laurence, si pronunciò sulla veridicità dei fatti appena quattro anni dopo.
Ma la figura di Bernadette resta ancora oggi poco conosciuta. La sua personalità appare tutta e solo nella luce delle apparizioni di cui fu protagonista e testimone. Poi si ritrae, scompare, si confonde nell’ombra del convento in cui decide di trascorrere la sua vita, fino alla morte, avvenuta il 16 aprile del 1879, all’età di 35 anni, consunta dalla tubercolosi.
Pio XI l’ha canonizzata nell’Anno santo staordinario del 1933. In quello del 1925, aveva aperto il pontificato elevando agli altari la piccola Teresa di Lisieux, che ha con Bernadette dei tratti in comune: vivono entrambe nella Francia dell’Ottocento, entrambe muoiono giovani, entrambe di tisi. Ma Teresa, cresciuta in seno a una famiglia borghese e profondamente cattolica, ha vissuto fin da bambina in un contesto di affetti, di protezione, di esempi di vita cristiana che la preparano alla scelta del chiostro.
L’infanzia di Bernadette è molto diversa. A quattordici anni, quando la Madonna le appare, non ha ancora potuto frequentare il catechismo, perché la povertà estrema l’ha costretta a lavorare sempre, fin da bambina, per contribuire al sostentamento della famiglia. E se preferisce i pascoli sulle montagne alla “segreta” umida e malsana dove i Soubirous, indebitati, sono costretti a vivere, non ricava da questo lavoro che un tetto e del cibo. Nei periodi in cui Bernadette non bada al gregge della sua nutrice, Marie Lagües, il padre François è costretto a mandarla nei terreni demaniali a cercare legna da vendere.

«Quello che ho visto e udito»
L’abate Pomian, vicario di Lourdes, si stupirà più tardi che questa ragazza non conosca «neppure il mistero della Trinità». Ciononostante, Bernadette vive immersa in una società comunque ancora intrisa delle forme della pietà popolare, tiene in tasca un rosario da due soldi che recita mentre porta al pascolo le pecore. E quando la “Signora” le appare la prima volta, il suo gesto istintivo, dettato dal timore, è proprio quello di mettere mano al rosario. La risposta di Maria è un sorriso e una tenerezza che Bernadette non dimenticherà più. Ma di quella Signora non ha chiesto il nome. Non sa chi è, la chiamerà, nel suo dialetto, «Aquero», “Quella cosa”. Solo più tardi le rivelerà il nome, nell’apparizione del 25 marzo: «Io sono l’Immacolata Concezione», usando le parole del dogma definito da Pio IX quattro anni prima, nel 1854, esattamente 150 anni fa. Un’espressione che, peraltro, Bernadette sul momento non comprende. Quel che sa è che, dopo il primo istante di spavento, “Quella cosa” la attira e la riempie di una pace che non aveva mai conosciuto. La vedrà per 18 volte fino all’ultima apparizione del 16 luglio. Maria le affida tre segreti, la invita a dire a tutti di pregare per la conversione dei peccatori, chiede ai sacerdoti, attraverso Bernadette, di costruirle una cappella presso la grotta. Lei esegue puntualmente.

Bernadette è abituata a guardare le cose per quello che sono. All’abate Fonteneau, che la interroga insistemente e si mostra sospettoso, replica: «Non vi obbligo a credermi, ma non posso che rispondere dicendo quello che ho visto e udito». Due anni dopo, i membri della commissione ecclesiastica presieduta da monsignor Laurence le dicono: «Non sembra un’idea degna della Santa Vergine farti mangiare dell’erba». «Eppure noi mangiamo l’insalata», risponde.
Bernadette non si esalta per l’improvvisa curiosità che la pone al centro dell’attenzione prima di un paese, poi delle autorità civili e religiose, infine di tutta la Francia. Nel 1861 l’abate Bernadou vuole fotografarla nella posa che aveva durante le apparizioni. È stizzito: «No, non va» le dice. «Non facevi quella faccia quando c’era la Madonna». E lei: «Ma adesso non c’è!». Suo malgrado, per otto anni, dal 1858 al 1866, Bernadette diventerà un personaggio pubblico: sarà chiamata a raccontare mille volte la storia delle apparizioni, e lo farà a suo modo, con parole scarne, essenziali, dirette.
 Bernadette in una foto del 1858

Bernadette in una foto del 1858


«Mi accontento di quello che mi manda»
In questo periodo, le suore di Nevers l’hanno accolta nel loro pensionato a Lourdes, per darle una “sistemazione” più decorosa e proteggerla dall’assalto dei curiosi. E al momento di scegliere quale strada prendere nella vita, Bernadette decide di farsi religiosa nel loro istituto, con il nome di suor Marie-Bernard. Non ha ricevuto un’istruzione regolare, non è “buona a nulla”, come dirà al suo vescovo. Ma alla vigilia della partenza per Nevers, quando le chiedono se non le dispiacesse lasciare Lourdes, risponde: «Quel poco tempo che siamo al mondo, bisogna impiegarlo bene». Sa bene che la grazia speciale che ha ricevuto non la esime dal cercare di vivere da buona cristiana il tempo che le è dato. E quando arriva alla casa madre, dopo che ha ripetuto alle suore, per l’ultima volta, il racconto delle apparizioni, la superiora vieta alle consorelle di porle altre domande sui fatti di Lourdes.

Inizia così, con il noviziato, l’ultima fase della vita di Bernadette, dai 22 ai 35 anni. Una vita nascosta, lontana dai clamori della notorietà. Non ha progetti particolari. Desidera seguire l’invito della Madonna a pregare per la conversione dei peccatori. Sa anche, secondo la misteriosa promessa di Maria, che non sarebbe stata felice «in questo mondo, ma nell’altro». La sua vita scorrerà nell’ordinaria trama delle giornate, secondo i ritmi e i tempi del convento. Ha a sua disposizione le risorse della vita cristiana di tutti: la preghiera, i sacramenti, il dovere quotidiano. E non si sottrae a questa regola. Anche la sofferenza, che la segnerà per quasi tutto il tempo della sua permanenza a Nevers, sarà da lei accettata senza accenti di misticismo. «A Lourdes c’era una congregata» ricorderà suor Vincent Garros, amica d’infanzia di Bernadette,«conosciuta con il nome di signorina Claire, molto pia e da tempo sofferente. Al mio arrivo in casa madre, Bernadette mi chiese sue notizie, e io le dissi: “Non soltanto soffre con pazienza, ma dice anche queste parole, che mi sorprendono veramente: ‘Soffro molto, ma se non basta, che il Signore ne aggiunga ancora!’”. Suor Marie-Bernard fece una riflessione: “È ben generosa; io non farei altrettanto. Mi accontento di quello che mi manda”».

«Io non temo che i cattivi cattolici»
La gente continua a cercarla, a bussare al convento per parlarle. Ad alcuni, vescovi e preti, non si può dire di no. Ma la sua simpatia si rivolge altrove, per esempio a una compagna come Bernard Dalias, che al terzo giorno di noviziato, facendosi indicare Bernadette, aveva detto: «Tutto qua?». Con lei può sentirsi a suo agio, senza avere addosso gli occhi di chi la guarda, secondo la sua espressione, «come una bestia rara». «Ho avuto modo» raccontò suor Brigitte Hostin «di ammirare in lei una grande pietà, un umore sempre uguale – cosa rara –, una semplicità di bambina, e soprattutto una grande umiltà; questo – nel caso in cui fosse obbligata a rispondere alle lettere che le scrivevano alcuni grandi personaggi riguardo ai favori che la Madonna le aveva accordati – le faceva dire: “Se non fosse per obbedienza, non risponderei”».

Durante la guerra franco-prussiana, nel 1870, racconta il conte Lafond: «Il cavaliere Gougenot des Mousseaux, che vide Bernadette, le pose alcune domande: “Alla grotta di Lourdes, o in seguito, avete avuto qualche rivelazione relativa all’avvenire e ai destini della Francia? La Vergine non vi ha per caso incaricata di trasmettere avvertimenti o minacce per la Francia?”. “No”. “I prussiani sono alle porte: non vi mettono paura?”. “No”. “Dunque non c’è nulla da temere?”. “Io non temo che i cattivi cattolici”. “Non temete nient’altro?”. “No, nulla”».

Il mulino di Boly, la casa natale di Bernadette

Il mulino di Boly, la casa natale di Bernadette

Devozione a san Giuseppe
Intanto, a Bernadette viene affidata l’infermeria. Per molti anni, finché il suo stato di salute lo permette, attende a quel lavoro con esattezza e carità, sorridente, pronta, affabile. Poi, negli ultimi tempi, la tisi, che l’aveva minata da lungo tempo, le impedisce sempre più di lavorare attivamente. A Bernadette piaceva quel lavoro, ma non se ne fa un problema. Racconta suor Casimir Callery, che la curò nelle ultime fasi della malattia: «Suor Hélène mi aveva dato delle uova di Pasqua da ornare con un temperino. Io disegnavo. Suor Marie-Bernard grattava, producendo così i modelli. Un giorno mi lamentavo perché questo lavoro mi innervosiva. “Che importanza può avere” mi disse “il fatto di quadagnarsi il cielo grattando le uova o facendo qualcos’altro!”».

Bernadette non lasciò quasi nulla di scritto, ma gli episodi, le risposte, i gesti che di lei riportano le testimonianze delle consorelle ne rivelano lo spirito umile e lieto, benché provato dalla sofferenza. Nelle sue parole traspare un’ilarità, un’allegria contenuta, un sentimento ironico di fronte alle difficoltà che pure la vita del convento presentava, un amore profondo per Gesù e la Madonna, e una predilezione per san Giuseppe: «So che, tra i santi, Bernadette aveva una devozione particolare per san Giuseppe» raccontò suor Madeleine Bounaix: «Ripeteva queste invocazioni: “Fatemi la grazia di amare Gesù e Maria come vogliono essere amati. San Giuseppe, pregate per me. Insegnatemi a pregare”. E a me diceva: “Quando non si riesce a pregare, ci si rivolge a san Giuseppe”».

«Perché chiudere gli occhi?»
«Suor Marie-Bernard aveva una pietà dolce, semplice» ricorda una consorella, «senza niente di singolare. Era molto esatta, non mancava al silenzio, ma a ricreazione attirava per il suo brio. Non le piaceva la pietà caricata. Un giorno mi diceva ridendo, indicandomi una novizia che chiudeva sempre gli occhi: “Vedete suor X? Se non avesse una compagna che la conduce, le capiterebbe un incidente. Perché chiudere gli occhi, quando bisogna tenerli aperti?”».

La sua preghiera è scandita dall’attenzione amorosa ai gesti più semplici: «Un giorno Bernadette mi fece notare che facevo male il segno della croce» testimonia suor Emilienne Duboé:«Le risposi che certamente non lo facevo tanto bene quanto lei che lo aveva imparato dalla Madonna. “Bisogna farci attenzione” mi disse, “perché vuol dire molto farsi bene il segno della croce”». E suor Charles Ramillon afferma: «Il modo in cui si faceva il segno della croce mi colpiva profondamente; abbiamo cercato più volte di riprodurlo, ma senza risultato. Allora dicevamo: “Si vede bene che glielo ha insegnato la Madonna stessa”. Nell’Ave Maria di Lourdes i fedeli cantano una strofa che sembra riassumere tutta la vita di Bernadette: “La bimba ai suoi piedi/ la sta ad ammirar,/ il segno di croce/ impara a ben far”».
A chi le domandava se non le dispiacesse essere lontana da Lourdes, rispondeva: «Non sono da compatire, ho visto qualcosa di molto più bello». Certo, non poteva aver dimenticato «li occhi da Dio diletti e venerati» (Paradiso, XXXIII, 40) che ebbe il privilegio di ammirare tante volte, sia pure per un breve periodo. E per tutta la vita portò con sé, mentre si allontanava nel tempo, il desiderio struggente di rivedere quegli occhi.

I genitori di Bernadette, Louise Castérot e François Soubirous

I genitori di Bernadette, Louise Castérot e François Soubirous

«Prendeva il crocifisso, lo guardava, e basta»
«Se tu sapessi quello che ho visto di bello là» disse una volta a suor Emilienne Duboé. «Quando la si è vista non si può più essere attaccati alla terra». Forse per questo la Madonna le aveva detto che non sarebbe stata felice in questo mondo, ma Bernadette non ne accampò mai diritti speciali in vista del cielo. Una superiora le chiedeva un giorno se non avesse mai provato un sentimento di compiacenza per i favori che la Vergine le aveva fatto. «Che cosa pensate di me? Volete che non sappia che se la Madonna mi ha scelta, è perché ero la più ignorante? Se ne avesse trovata una più ignorante di me, avrebbe preso lei».

Anche nella malattia, sempre più grave negli ultimi tempi, conservò una sobrietà che le consorelle non mancarono di notare. «L’ho vista soffrire moralmente e fisicamente» racconta suor Joseph Ducout: «Nella sofferenza mai una parola che esprimesse il suo dolore. Prendeva il crocifisso, lo guardava, e basta».
L’ultima testimonianza che di lei ci è pervenuta viene da suor Nathalie Portat, che le fu accanto negli ultimi momenti. Mentre intorno a lei le consorelle recitavano la corona, «a queste parole dell’Ave Maria: “Santa Maria, Madre di Dio…”, Bernadette si rianimò e con un accento particolare… ripeté due volte: “Santa Maria, Madre di Dio, prega per me, povera peccatrice”».
Era la parte dell’Ave Maria che aveva sempre sottolineato durante la recita del rosario. Qualche tempo dopo, su una pagina vergata nel 1866, fu trovata questa preghiera:

Diario dedicato alla Regina del Cielo
Com’era felice la mia anima, o Buona Madre,
quando avevo la fortuna di contemplarvi!
Quanto mi è caro ricordare quei dolci momenti
trascorsi sotto i vostri occhi
pieni di bontà e di misericordia per noi.
Sì, tenera Madre, vi siete abbassata fino a terra
per apparire ad una debole fanciulla.
Voi, Regina del Cielo e della Terra,
avete voluto servirvi
di ciò che di più umile c’era, secondo il mondo.



[SM=g1740771]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 05:46. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com