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DOCUMENTO: Lineamenta per il Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione

Ultimo Aggiornamento: 05/03/2011 10:33
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05/03/2011 10:31
 
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«Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi» (At 1, 8)

23. Il fondamento della “nuova evangelizzazione” nella Pentecoste

Con la sua venuta tra noi, Gesù Cristo ci ha comunicato la vita divina che trasfigura la faccia della terra, facendo nuove tutte le cose (cf. Ap 21, 5). La sua Rivelazione ci ha coinvolto non soltanto come destinatari della salvezza che ci è stata donata, ma anche come suoi annunciatori e testimoni. Lo Spirito del Risorto abilita così la nostra vita all’annuncio efficace del Vangelo in tutto il mondo. È l’esperienza della prima comunità cristiana, che vedeva il diffondersi della Parola mediante la predicazione e la testimonianza (cf. At 6, 7).

Cronologicamente, la prima evangelizzazione ebbe inizio nel giorno della Pentecoste, quando gli Apostoli, riuniti tutti insieme nello stesso luogo in preghiera con la Madre di Cristo, ricevettero lo Spirito Santo. Colei, che secondo le parole dell’Arcangelo è “piena di grazia”, si trova così sulla via dell’evangelizzazione apostolica, e su tutte le vie sulle quali i successori degli Apostoli si sono mossi per annunciare il Vangelo.

Nuova evangelizzazione non significa un “nuovo Vangelo”, perché «Gesù Cristo è lo stesso ieri oggi e sempre» (Eb 13, 8). Nuova evangelizzazione vuol dire: una risposta adeguata ai segni dei tempi, ai bisogni degli uomini e dei popoli di oggi, ai nuovi scenari che disegnano la cultura attraverso la quale raccontiamo le nostre identità e cerchiamo il senso delle nostre esistenze. Nuova evangelizzazione significa perciò promozione di una cultura più profondamente radicata nel Vangelo; vuol dire scoprire l’uomo nuovo che è in noi grazie allo Spirito donatoci da Gesù Cristo e dal Padre. Il cammino di preparazione alla prossima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, la sua celebrazione siano per la Chiesa come un nuovo Cenacolo, in cui i successori degli Apostoli, riuniti in preghiera insieme con la Madre di Cristo – con Colei che è stata invocata come Stella della Nuova Evangelizzazione [84] –, preparano le vie della nuova evangelizzazione. 

24. La “nuova evangelizzazione”, visione per la Chiesa di oggi e di domani

In queste pagine abbiamo tante volte parlato di nuova evangelizzazione. Vale la pena richiamare in chiusura il significato profondo di questa definizione, l’appello contenuto in essa. Lasciamo questo compito a Papa Giovanni Paolo II, che ha tanto sostenuto e diffuso questa terminologia. “Nuova evangelizzazione” significa «riaccendere in noi lo slancio delle origini, lasciandoci pervadere dall’ardore della predicazione apostolica seguita alla Pentecoste. Dobbiamo rivivere in noi il sentimento infuocato di Paolo, il quale esclamava: “Guai a me se non predicassi il Vangelo!” (1 Cor 9, 16). Questa passione non mancherà di suscitare nella Chiesa una nuova missionarietà, che non potrà essere demandata ad una porzione di “specialisti”, ma dovrà coinvolgere la responsabilità di tutti i membri del Popolo di Dio. Chi ha incontrato veramente Cristo, non può tenerselo per sé, deve annunciarlo. Occorre un nuovo slancio apostolico che sia vissuto quale impegno quotidiano delle comunità e dei gruppi cristiani» [85].

In questo testo abbiamo parlato molte volte di mutamenti e di trasformazioni. Ci siamo confrontati con scenari che descrivono cambiamenti epocali, che suscitano spesso in noi apprensione e paura. In una tale situazione, ciò di cui avvertiamo il bisogno è di una visione, che ci permetta di guardare al domani con gli occhi della speranza, senza le lacrime della disperazione. Come Chiesa, abbiamo già questa visione. È il Regno che viene, che ci è stato annunciato da Gesù Cristo e descritto nelle sue parabole. È il Regno che è già cominciato con la Sua predicazione, e soprattutto con la Sua morte e resurrezione per noi. Tuttavia, abbiamo spesso l’impressione di non riuscire a dare concretezza a questa visione, di non riuscire a “farla nostra”, di non riuscire a renderla parola viva per noi e per i nostri contemporanei, di non assumerla come fondamento delle nostre azioni pastorali e della nostra vita ecclesiale.

Al riguardo, dal Concilio Vaticano II in poi i Papi ci hanno offerto una chiara parola d’ordine per una pastorale presente e futura: “nuova evangelizzazione”, cioè nuova proclamazione del messaggio di Gesù, che infonde gioia e ci libera. Questa parola d’ordine può essere il fondamento di questa visione di cui sentiamo la necessità: la visione di una Chiesa evangelizzante, da cui siamo partiti in questo testo, è anche il compito che ci viene consegnato alla fine. Tutto il lavoro di discernimento che siamo chiamati a svolgere ha come suo obiettivo che questa visione metta radici profonde nei nostri cuori. Nei cuori di ognuno di noi, nei cuori delle nostre Chiese, per un servizio al mondo.

25. La gioia di evangelizzare

Nuova evangelizzazione vuol dire condividere con il mondo le sue ansie di salvezza, e rendere ragione della nostra fede, comunicando il Logos della speranza (cf. 1 Pt 3, 15). Gli uomini hanno bisogno della speranza per poter vivere il proprio presente. Il contenuto di questa speranza è «quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati sino alla fine» [86]. Per questo la Chiesa è missionaria nella sua essenza. Non possiamo tenere per noi le parole di vita eterna che ci sono date nell’incontro con Gesù Cristo. Esse sono per tutti, per ogni uomo. Ogni persona del nostro tempo, lo sappia oppure no, ha bisogno di questo annuncio.

Proprio l’assenza di questa consapevolezza genera deserto e sconforto. Tra gli ostacoli alla nuova evangelizzarne c’è proprio la mancanza di gioia e di speranza che simili situazioni creano e diffondono tra gli uomini del nostro tempo. Spesso questa mancanza di gioia e di speranza sono così forti da intaccare lo stesso tessuto delle nostre comunità cristiane. La nuova evangelizzazione si propone in questi contesti non come un dovere, un peso ulteriore da portare, ma come quel farmaco capace di ridare gioia e vita a realtà prigioniere delle proprie paure.

Affrontiamo perciò la nuova evangelizzazione con entusiasmo. Impariamo la dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando sembra che l’annuncio sia una semina nelle lacrime (cf. Sal 126, 6). «Sia questo per noi – come lo fu per Giovanni Battista, per Pietro e Paolo, per gli altri Apostoli, per una moltitudine di straordinari evangelizzatori lungo il corso della storia della Chiesa – uno slancio interiore che nessuno, né alcuna cosa potrà spegnere. Sia questa la grande gioia delle nostre vite impegnate. Possa il mondo del nostro tempo, che cerca ora nell’angoscia, ora nella speranza, ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo, la cui vita irradi fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo, e accettino di mettere in gioco la propria vita affinché il Regno sia annunziato e la Chiesa sia impiantata nel cuore del mondo» [87].


 SEGUONO LE * N O T E *

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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