A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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La Chiesa e la pena di morte

Ultimo Aggiornamento: 05/03/2011 12:40
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Da: Soprannome MSNIron222_32  (Messaggio originale) Inviato: 28/06/2005 3.20
ho letto in internet che il catechismo stesso della chiesa cattolica ammette la pena di morte, anche se solo in casi gravi...è vero?
Io sinceramente non me l'aspettavo e non riesco a capire quali siano questi "casi gravi" che meritano la pena di morte, che per me rimane in ogni caso ,pur grave che sia,uno strumento incivile e che non risolve nulla


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Consiglia Elimina    Messaggio 2 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNVegaDonDiego Inviato: 28/06/2005 5.19
Dal CCC
 
"L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani."

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Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 28/06/2005 10.33
In pratica, questa ammissione è formulata in modo tale che in realtà la pena di morte non sia mai applicabile. Nonostante questo, tuttavia, l'ammetterne la possibilità è già di per se stesso un atto che lascia molto perplessi, dato che nessuno, salvo per la legittima difesa, può disporre della vita di un altro.
Sembrerebbe un modo adatto a lasciare una porta aperta qualora se ne ravvisasse la necessarietà, una specie di autodifesa nei casi estremi.
Però ... a mio avviso è il principio dell'inalienabilità della vita che va salvaguardato, e questo dovrebbe escludere qualsiasi caso.
Non mi sembra che Cristo abbia mai formulato, sia pur anche in via ipotetica, dei casi in cui l'uomo sia nel diritto di praticarla.
 
iyvan 
 
 
 
 

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Da: Soprannome MSNVegaDonDiego Inviato: 28/06/2005 12.57
Bin Laden e tutti quelli come lui rientrano nei casi in cui si può applicare la pena di morte.
Che per me ci può stare.
Ha senso far vivere un uomo che causerebbe la morte di altre persone? Il danno che si ha lasciandolo in vita è maggiore di quanto non sia quello di tenerlo perennemente a scorazzare per il deserto...

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Da: Soprannome MSNGil_Brethil2 Inviato: 28/06/2005 13.39
Rientra in un fatto di compensazione... di pena commisurata al danno all'ordine dell'universo che uno ha fatto. E' ovvio che c'è un giudizio prudenziale, che la si tiene come extrema ratio... un uomo che abbia ucciso un altro uomo, non potrà mai fare nulla per ripagare il danno, ma se viene condannato a morte, e lui lo accetta come espiazione, quella pena potrebbe togliergli anche il purgatorio... mandandolo direttamente in paradiso. Inoltre può sembrare strano, ma conoscere il giorno della propria morte è una fortuna... ti ci puoi preparare... se tu sapessi che tra due ore sarai al giudizio di Dio, che faresti? certo non sarebbero due ore ordinarie...

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Da: Soprannome MSNIron222_32 Inviato: 28/06/2005 15.05
Rientra in un fatto di compensazione... di pena commisurata al danno all'ordine dell'universo che uno ha fatto.

cioè non ho capito, stai dicendo che chi uccide è giusto che sia ucciso? ma questo non si chiama occhio per occhio dente per dente?

 poi dici che  "un uomo che abbia ucciso un altro uomo, non potrà mai fare nulla per ripagare il danno", ma questo deve valere anche per lo stato!in questo modo quest'ultimo si mette sullo stesso piano di chi ha ucciso commettendo lo stesso identico reato.. l'uccisione di un uomo puo essere giustificabile solo per legittima difesa della propria vita (o di quella degli altri), ma come si puo parlare di legittima difesa una volta che il delinquente è catturato e reso (presumibilmente) innocuo???


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Da: Soprannome MSNIron222_32 Inviato: 28/06/2005 15.30
 
Bin Laden e tutti quelli come lui rientrano nei casi in cui si può applicare la pena di morte.
Che per me ci può stare.
Ha senso far vivere un uomo che causerebbe la morte di altre persone? Il danno che si ha lasciandolo in vita è maggiore di quanto non sia quello di tenerlo perennemente a scorazzare per il deserto...

ma qui si sta parlando,presumo, di uno che essendo catturato è reso inoffensivo...

Ora ammettiamo che Bin Laden sia catturato vivo e reso inoffensivo, che senso avrebbe processarlo e ucciderlo? la sentenza si ridurrebbe non piu ad una difesa di altre vite (che ormai non sono piu in pericolo), ma solo in una sorta di vendetta...

E a me sembra assurdo che uno stato, le cui principali caretteristiche dovrebbero essere quelle della ragione e del buon senso, tronchi una vita umana (che è pur sempre una vita umana,seppur di un grande delinquente) con l'unica ragione della vendetta

 


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Da: Soprannome MSNIron222_32 Inviato: 28/06/2005 15.36
un uomo che abbia ucciso un altro uomo, non potrà mai fare nulla per ripagare il danno, ma se viene condannato a morte, e lui lo accetta come espiazione, quella pena potrebbe togliergli anche il purgatorio...

e poi scusa non ho capito,  uno che ha ucciso per evitare il purgatorio deve per forza essere ucciso anche lui dato che "non potrà mai fare nulla per ripagare il danno"??? non potrebbe bastare un sicero pentimento di cuore e un cambiamento di vita per guadagnarsi direttamente il paradiso???

 


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Da: Soprannome MSNGil_Brethil2 Inviato: 28/06/2005 16.06
Iron, però tentiamo di andare a fondo nelle quetsioni. Non è che uno deve morire per forza per ripagare il danno, e non si tratta di esultare quando un colpevole viene giustiziato, ma semplicemente di non poter escludere la pena di morte come possibilità, perhcè in base alla legge naturale, tecnicamente per reati molto gravi, la pena di morte diviene legittima, questa pena rientrerebbe nei poteri di Cesare, per dirla così, perchè il male che fa una persona, anche se questa si pente, resta fatto, si crea un disordine nell'universo. ma ti ripeto, non è che l'extrema ratio, non si tratta di giustiziare -tutti- gli assasini matematicamente, ma di non poterla, per questioni di ragioni e legge naturale, escludere.
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Da: Soprannome MSNIron222_32 Inviato: 28/06/2005 16.38
questa pena rientrerebbe nei poteri di Cesare, per dirla così, perchè il male che fa una persona, anche se questa si pente, resta fatto, si crea un disordine nell'universo

e tu rimedi a questo "disordine" incrementandolo ancora di piu attraverso un altra uccisione (socialmente inutile) di una persona resa inoffensiva? proprio non capisco il tuo modo di ragionare

Per me l'uccisione di un uomo reso inoffensivo si chiama solo vendetta, non riesco a vederla in altro modo...

Cosè poi questa "legge naturale" secondo la quale per alcuni particolari delitti diviene lecito uccidere un uomo anche se reso completamente inoffensivo??...quindi,secondo quel che dici, se un giorno in italia si reintroducesse la pena di morte, tu non protesteresti affatto dato che rientra nei poteri di Cesare e che secondo questa "legge naturale" alcuni crimini è lecito punirli con la morte (poi in base a cosa si stabilisce quali sono i reati particolarmente gravi che meritano la pena di morte non si sa...ah già,cè la "legge naturale" che celo dice...........)

 

 


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Consiglia Elimina    Messaggio 12 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNVegaDonDiego Inviato: 28/06/2005 19.02
C'è un'ingenuità di fondo nel credere che basta mettere zio Bin al gabbio per renderlo incapace di far danni.
Purtroppo non è così. O pensi che Al Qaeda cessi di fare attentati solo perché uno dei capi è stato imprigionato? Iron, esci dalla tua bolla di autoinganni e buoni sentimenti e guarda in faccia la realtà.

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Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 28/06/2005 19.22
Questo messaggio è stato eliminato dall'autore.

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Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 28/06/2005 19.24
 
Ehi, ragazzi,
 
la vita e la morte appartengono solo a Dio e non a Cesare.
Non si può dire: " ...  di non poterla, per questioni di ragioni e legge naturale, escludere. 
 
E' da escludere in ogni caso
Non si risponde ad un delitto con un altro delitto.
Non spetta a noi togliere la vita, in nessun caso.
Dio non ha dato la vita perchè noi possiamo sopprimerla
Solo Lui può farlo.
 
Ci sono altri modi per rendere inoffensivo Bin Laden quando fosse catturato.
Nel momento in cui egli non fosse più in grado di offendere, la sua condanna a morte sarebbe un omicidio come un altro.
 
Si vuole tenere la porta aperta per poter condannare a morte come estrema ratio?
Ma quando mai può verificarsi questa estrema ratio?
La condanna a morte avviene solo dopo la cattura e un processo, quando cioè il condannato è ormai inoffensivo.
Per questo ho detto che, in realtà, questa possibilità è inapplicabile.
 
Ragione di più perchè fosse decisamente esclusa.
 
iyvan 
 

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Da: Soprannome MSNVegaDonDiego Inviato: 28/06/2005 19.53
Iyvan
di cosa dovrebbe curarsi il Mietitore, se non del proprio grano?
Applicare la pena di morte verso persone che realmente la meritano non solo non è un delitto ma un servizio reso a Dio e all'umanità.
Forse ti dimentichi che Sodoma e Gomorra sono state incenerite, eppure Abramo aveva provato a fermare la mano di Dio...

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Consiglia Elimina    Messaggio 16 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 28/06/2005 20.50
Diego,
 
tu dimentichi che Sodoma e Gomorra furono distrutte dalla mano di Dio e non da quella degli uomini.
 
Applicare la pena di morte verso persone che realmente la meritano non solo non è un delitto ma un servizio reso a Dio e all'umanità.
 
Ma ti rendi conto di quello che dici?
Pensi forse che Dio abbia bisogno di questo tipo di servizio? Non pensi che Dio potrebbe provvedere da sè? Se non lo fa una ragione ci dovrà pur essere, e penso che sia un'offesa alla tua intelligenza se dovessi indicare quale.
 
In quanto al servizio reso all'umanità, allora perchè non ammazziamo tutti gli omicidi, i truffatori, i ladri e, perchè no, già che ci siamo, tutti coloro che in qualche modo compiono reati contro la società?
 
Credo che tu sia cristiano, e allora, a parte la morale che dovrebbe essere la stessa anche se non lo si è, ti sembra che Gesù possa approvare quello che hai detto?
 
iyvan
 

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Consiglia Elimina    Messaggio 17 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNVegaDonDiego Inviato: 28/06/2005 21.02
Credo che tu sia cristiano, e allora, a parte la morale che dovrebbe essere la stessa anche se non lo si è, ti sembra che Gesù possa approvare quello che hai detto?
______________
Sì.
Rispondi
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Da: Soprannome MSNIron222_32 Inviato: 28/06/2005 21.31
Questo messaggio è stato eliminato dall'autore.

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Da: Soprannome MSNIron222_32 Inviato: 28/06/2005 21.35
Questo messaggio è stato eliminato dal gestore o dall'assistente gestore.

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Consiglia Elimina    Messaggio 20 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°°AlbY°°° Inviato: 28/06/2005 21.53
Applicare la pena di morte verso persone che realmente la meritano non solo non è un delitto ma un servizio reso a Dio e all'umanità.
Forse ti dimentichi che Sodoma e Gomorra sono state incenerite, eppure Abramo aveva provato a fermare la mano di Dio...
 
 
Caro Diego mi spiace deluderti ma la Chiesa non la pensa affatto come te...
Se invece di usare il catechismo come i protestanti usano la Bibbia (cioè per aggiustarsi tutto a comodo loro) lo leggessi attentamente, capiresti che il Magistero va al passo con i tempi, applicando sempre il concetto base che la vita e la morte appartengono solo a Dio, difatti nel brano che hai riportato leggiamo che la tradizione non esclude il ricorso alla pena di morte quando questo fosse l'unico modo per salvaguardare la vita di altre persone, è però implicito che ciò si riferisce a particolari condizioni che si presentavano in epoche passate, quando era più difficile mantenere l'ordine, chiaramente non è applicato al nostro tempo, infatti leggiamo subito dopo:
 
Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l'ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo « sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti ». 177
 
Non a caso Giovani Paolo II ha sempre invocato la grazia per i condannati a morte...
 
A Patrizia che scrive
 
E' ovvio che c'è un giudizio prudenziale, che la si tiene come extrema ratio... un uomo che abbia ucciso un altro uomo, non potrà mai fare nulla per ripagare il danno, ma se viene condannato a morte, e lui lo accetta come espiazione, quella pena potrebbe togliergli anche il purgatorio... mandandolo direttamente in paradiso. Inoltre può sembrare strano, ma conoscere il giorno della propria morte è una fortuna... ti ci puoi preparare... se tu sapessi che tra due ore sarai al giudizio di Dio, che faresti? certo non sarebbero due ore ordinarie...
 
voglio chiedere una cosa:
Se quello che hai scritto è valido per un condannato a morte perché non dovrebbe esserlo per uno che decide di ricorrere all'eutanasia?
O per un suicida?
Non si trovano anche loro nella condizione di sapere che dopo poco tempo moriranno?
E chi ti assicura che il condannato a morte abbia ancora voglia di vivere?
Penso sia rischioso avventurarsi in discorsi del genere...
Per me rimane valida la Parola di Dio:
 
« Del sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io domanderò conto [...]. Chi sparge il sangue dell'uomo, dall'uomo il suo sangue sarà sparso, perché ad immagine di Dio egli ha fatto l'uomo » (Gn 9,5-6).
 
Che stà a significare "sangue chiama sangue", l'uomo non ha autorità sulla vita di un altro uomo, l'omicidio deve essere sempre considerato qualcosa di orribile, anche in quei casi in cui si è costretti a commetterlo.
 
AlbY
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Consiglia Elimina    Messaggio 21 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°°AlbY°°° Inviato: 28/06/2005 22.00
Iron, perdonami ma devo invitarti ad usare un linguaggio più corretto, anche se hai le tue ragioni...
Rimetto il tuo messaggio epurato:
 
 
 
Iron, esci dalla tua bolla di autoinganni e buoni sentimenti e guarda in faccia la realtà


 Io non ho alcun buon sentimento, semplicemente cerco di ragionare e non di pormi in difesa delle mie ragioni ad oltranza o di pormi sopra agli altri giudicandoli,come fai tu..
Dici che è ingenuo pensare che isolando Bin Laden il terrorismo si ferma,non ho detto questo, ho detto solo che è ingenuo pensare che si fermi condannandolo a morte...quindi la condanna a morte serve solo come vendetta
Le statistiche indicano chiaramente che i paesi dove vige la pena di morte non hanno meno criminalità rispetto agli altri, anzi sono ancor piu contaminati dalla criminalità stessa...
Vedi di fare meno il galletto che fai solo pena, a meno che tu non abbia meno di 15 anni,allora potresti anche essere giustificato...

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Consiglia Elimina    Messaggio 22 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNVegaDonDiego Inviato: 28/06/2005 23.07
"I casi di assoluta necessità di soppressione del reo sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti."
 
C'è scritto rari, non "del tutto inesistenti".
Significa che la cosa non è esclusa a priori.
 
Allora Alby, dato che l'omicidio è considerato sempre come una cosa "orribile", com'è che addirittura le adultere (eh, attenzione, non delle pluriomicide) venivano lapidate come Dio aveva ordinato?
Cos'è, uno svago del Padreterno?

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Consiglia Elimina    Messaggio 23 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNVegaDonDiego Inviato: 28/06/2005 23.09
Poi, per dire
 
io non ho cattivo sangue
 
non mi pare di essermi espresso in maniera scortese o irrispettosa verso Iron, per cui non vedo perché mi dovrei meritare gli appellativi che mi sono stati rivolti.

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Consiglia Elimina    Messaggio 24 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°°AlbY°°° Inviato: 28/06/2005 23.34
Allora Alby, dato che l'omicidio è considerato sempre come una cosa "orribile", com'è che addirittura le adultere (eh, attenzione, non delle pluriomicide) venivano lapidate come Dio aveva ordinato?
Cos'è, uno svago del Padreterno?
 
Anche qui sei incappato nel tuo solito errore fondamentalistico...
Se oltre all'Antico Testamento leggessi anche il Nuovo scopriresti che Gesù ha fatto un discorso riguardante il libello di ripudio con il quale si era soliti liquidare le proprie mogli quando non andavano più bene, dicendo che era per la durezza del loro cuore che Mosè aveva dato quella legge, questo vale anche per la lapidazione, se Gesù l'avesse approvata avrebbe lui stesso scagliato la prima pietra contro l'adultera...
Per quanto riguarda gli appellativi a te rivolti non ho scritto che li meriti, diciamo che fai del tutto per attirarteli.
 
AlbY

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Consiglia Elimina    Messaggio 25 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNGil_Brethil2 Inviato: 28/06/2005 23.34
Quello che dico non è una idea mia, ma ciò che è scritto nella Chiesa e anche nella Evangelium Vitae! Un suicida (e questo include chi ricorre all'eutanasia)  decide di togliresi la vita perchè la disprezza, perchè NON VUOLE più vivere, pecca contro lo Spirito Santo, non c'entra niente con un condannato a morte. Un condannato a morte non è un suicida, e la sua pena è anche un'espiazione, non si tratta soltanto di salvaguardare gli altri. 
Non mi opporrei al ripristino della pena di morte, ma ovviamente ci deve essere molta prudenza nell'usarla.
Controllare il catechismo per credere!

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Numero di iscritti che ha consigliato questo messaggio. 0 suggerimenti  Messaggio 26 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIron222_32 Inviato: 29/06/2005 0.08
Questo messaggio è stato eliminato dall'autore.

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Consiglia Elimina    Messaggio 27 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 29/06/2005 0.10
Un condannato a morte non è un suicida, e la sua pena è anche un'espiazione, non si tratta soltanto di salvaguardare gli altri.
 
Peggio ancora.
 
E' l'uomo o Dio che può decidere il tipo di espiazione?
In altre parole, l'uomo si sostituisce a Dio decidendo direttamente la soppressione del condannato?
Non mi risulta che Dio abbia dato mandato ad alcuno di decidere sulla vita di un altro.
 
In altri casi si chiede: "Portami un passo del vangelo che giustifichi ciò che affermi"
Beh, ora sono io a chiederlo.
 
iyvan
 
 

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Consiglia Elimina    Messaggio 28 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°°AlbY°°° Inviato: 29/06/2005 0.29
Quello che dico non è una idea mia, ma ciò che è scritto nella Chiesa e anche nella Evangelium Vitae!
 
Se è per questo lo troviamo scritto anche nel catechismo, ma ciò non toglie che non lo si può prendere a sostegno per reintrodurre la pena di morte in un paese dove i mezzi per "reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l'ha commesso" (CCC) si dimostrano efficaci...
Inoltre rimane sempre il fatto che applicare la pena di morte ad un reo confesso che magari si è pure pentito contrasta con quanto scritto sopra e se è vero che il condannato si evita il purgatorio è altrettanto vero che chi lo condanna si macchia del peccato di omicidio.
 
Un suicida (e questo include chi ricorre all'eutanasia)  decide di togliresi la vita perchè la disprezza, perchè NON VUOLE più vivere, pecca contro lo Spirito Santo, non c'entra niente con un condannato a morte.
 
E se uno decidesse di suicidarsi facendosi condannare a morte?
Basta che confessi di essere lui l'autore del crimine ed ecco che lo stato si renderebbe complice del suo suicidio!
Come vedi in teoria le cose sembrano semplici ma in pratica si complicano...
Per non sbagliarsi è bene che l'autorità si limiti ai mezzi incruenti "poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana" (CCC).
 
AlbY
 

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Consiglia Elimina    Messaggio 29 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIron222_32 Inviato: 29/06/2005 1.41
Non mi opporrei al ripristino della pena di morte, ma ovviamente ci deve essere molta prudenza nell'usarla.

potresti chiarirmi cosa intendi con "molta prudenza?"
Quandè che si puo uccidere un essere umano reso inoffensivo e quando no? fammi qualche esempio, cosi tanto per capire cosa intendi per "ci deve essere prudenza"...no perchè sarò io deficiente ma proprio non riesco ad immaginarmi un caso in cui la condanna a morte di un prigioniero che non puo piu nuocere a nessuno sia socialmente e religiosamente utile e necessaria...
 
E inoltre dite ad esempio sulla vostra pagina iniziale di benvenuto che "la vita è un atto creativo che appartiene a Dio e non all'uomo"...come si puo  conciliare  la pena di morte,dove la vita viene interrotta unicamente per mano e decisione dell'uomo, con questa affermazione?io li trovo inconciliabili (a meno che appunto il dispensare la morte sia necessario per difendere altre vite, ma non è il caso di cui stiamo parlando..)
 
 
 

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Da: Soprannome MSN°°AlbY°°° Inviato: 29/06/2005 1.43
E visto che abbiamo citato l' Evangelium vitae leggiamo quanto segue:
 
Dio, tuttavia, sempre misericordioso anche quando punisce, «impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato» (Gn 4, 15): gli dà, dunque, un contrassegno, che ha lo scopo non di condannarlo all'esecrazione degli altri uomini, ma di proteggerlo e difenderlo da quanti vorranno ucciderlo fosse anche per vendicare la morte di Abele. Neppure l'omicida perde la sua dignità personale e Dio stesso se ne fa garante. Ed è proprio qui che si manifesta il paradossale mistero della misericordiosa giustizia di Dio, come scrive sant'Ambrogio: «Poiché era stato commesso un fratricidio, cioè il più grande dei crimini, nel momento in cui si introdusse il peccato, subito dovette essere estesa la legge della misericordia divina; perché, se il castigo avesse colpito immediatamente il colpevole, non accadesse che gli uomini, nel punire, non usassero alcuna tolleranza né mitezza, ma consegnassero immediatamente al castigo i colpevoli. (...) Dio respinse Caino dal suo cospetto e, rinnegato dai suoi genitori, lo relegò come nell'esilio di una abitazione separata, per il fatto che era passato dall'umana mitezza alla ferocia belluina. Tuttavia Dio non volle punire l'omicida con un omicidio, poiché vuole il pentimento del peccatore più che la sua morte».13
 
E ancora:

Tra i segni di speranza va pure annoverata la crescita, in molti strati dell'opinione pubblica, di una nuova sensibilità sempre più contraria alla guerra come strumento di soluzione dei conflitti tra i popoli e sempre più orientata alla ricerca di strumenti efficaci ma «non violenti» per bloccare l'aggressore armato. Nel medesimo orizzonte si pone altresì la sempre più diffusa avversione dell'opinione pubblica alla pena di morte anche solo come strumento di «legittima difesa» sociale, in considerazione delle possibilità di cui dispone una moderna società di reprimere efficacemente il crimine in modi che, mentre rendono inoffensivo colui che l'ha commesso, non gli tolgono definitivamente la possibilità di redimersi.

E infine:

56. In questo orizzonte si colloca anche il problema della pena di morte, su cui si registra, nella Chiesa come nella società civile, una crescente tendenza che ne chiede un'applicazione assai limitata ed anzi una totale abolizione. Il problema va inquadrato nell'ottica di una giustizia penale che sia sempre più conforme alla dignità dell'uomo e pertanto, in ultima analisi, al disegno di Dio sull'uomo e sulla società. In effetti, la pena che la società infligge «ha come primo scopo di riparare al disordine introdotto dalla colpa».46 La pubblica autorità deve farsi vindice della violazione dei diritti personali e sociali mediante l'imposizione al reo di una adeguata espiazione del crimine, quale condizione per essere riammesso all'esercizio della propria libertà. In tal modo l'autorità ottiene anche lo scopo di difendere l'ordine pubblico e la sicurezza delle persone, non senza offrire allo stesso reo uno stimolo e un aiuto a correggersi e redimersi.47

È chiaro che, proprio per conseguire tutte queste finalità, la misura e la qualità della pena devono essere attentamente valutate e decise, e non devono giungere alla misura estrema della soppressione del reo se non in casi di assoluta necessità, quando cioè la difesa della società non fosse possibile altrimenti. Oggi, però, a seguito dell'organizzazione sempre più adeguata dell'istituzione penale, questi casi sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti.

In ogni caso resta valido il principio indicato dal nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, secondo cui «se i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere le vite umane dall'aggressore e per proteggere l'ordine pubblico e la sicurezza delle persone, l'autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana».48

Mi sembra quindi che Giovanni Paolo II non fosse così favorevole alla reintroduzione della pena di morte, anzi si direbbe quasi che ne auspicasse l'abolizione anche in quei paesi dove ancora vige...
Preghiamo allora il Signore che la Chiesa, sulle orme di questo grande Papa,continui a farsi garante della difesa della vita e non della morte.
 
AlbY
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Da: Soprannome MSNIron222_32 Inviato: 29/06/2005 2.01
p.s  chiedo scusa a vega per i gli epiteti che gli ho detto e che in realtà non penso, ero stanco e nervoso,se vuoi fa pure cancellare il messaggio
(però non fare il galletto)

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Da: Soprannome MSNIron222_32 Inviato: 29/06/2005 2.11
credo cmq di essermi fatto un idea sulla questione e di aver ricevuto risposte sufficienti esaurienti ( e ringrazio per questo)...anche se non ho ancora ben capito quali sono quei luoghi nel mondo dove la difesa della società deve passare anche attraverso la pena di morte in quando non si ha organizzazione adeguata per rendere innocuo l'aggressore...mah
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Da: Soprannome MSNVegaDonDiego Inviato: 29/06/2005 3.10
p.s  chiedo scusa a vega per i gli epiteti che gli ho detto e che in realtà non penso, ero stanco e nervoso,se vuoi fa pure cancellare il messaggio
(però non fare il galletto)
__________________________
Vedi di stare buono e tutto si aggiusterà.

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Da: Soprannome MSNIron222_32 Inviato: 29/06/2005 3.53
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Da: Soprannome MSNIron222_32 Inviato: 29/06/2005 3.58
Vedi di stare buono

inizia te che poi io ti seguo

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Da: Soprannome MSNGil_Brethil2 Inviato: 29/06/2005 15.44
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Da: Soprannome MSNGil_Brethil2 Inviato: 29/06/2005 15.53
 
ma perchè ve la prendete con me? Io non sto esponendo "la mia personale interpretazione", ma la dottrina della Chiesa! il CCC dice che non si può essere contrari in linea di principio, e questo è quello che penso anche io, ma mica è una cosa bella la condanna a morte di qualcuno! e ripeto la terrei solo come ultimissima scelta! E dicevo che avrebbe "anche" il senso di espiazione, ma ripeto è una scelta estrema, dettata da ragioni gravi di necessità, ma che tuttavia rientra, in linea di principio, nei poteri di Cesare... e questo non lo dico io! Perchè prima di tutto:
 
La pena ha innanzi tutto lo scopo di riparare il disordine introdotto dalla colpa. Quando è volontariamente accettata dal colpevole, essa assume valore di espiazione. La pena poi, oltre che a difendere l'ordine pubblico e a tutelare la sicurezza delle persone, mira ad uno scopo medicinale: nella misura del possibile, essa deve contribuire alla correzione del colpevole. (CCC 2266)
 
L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani.

Se invece i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall'aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l'autorità si limiterà a questi mezzi, poichè essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana.

Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l'ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo “sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti” [Evangelium vitae, n. 56].

Tutto qui, io non vado oltre questo. Perciò non mi opporrei in linea di principio, ma mica farei una campagna per reintrodurla, o mi sarei opposta alla sua abolizione! Il mettere o no, la pena di morte rientra nei poteri dello sttao, che però come di ogni suo potere deve esercitare con giustizia, e non abusarne. E' ovvio che lo stato che non sono io, (non è stata data a me questa vocazione e questa responsabilità, io ne ho altre iron) deve dare una pena adeguata alla colpa...  deve essere estremamente prudente, dato che appunto si tratta dalla massima pena. Mentre lo stato non ha MAI il diritto di togliere la vita ad un innocente, che sia, embrione, feto o malato terminale. Mi sembra un discorso sensato...

ALBY:

E se uno decidesse di suicidarsi facendosi condannare a morte?
ne renderà conto dinanzi a Dio. Come coloro che rischiano la propria vita per divertimento (es. sport pericolosi).Ma noi mica possiamo fare leggi sui casi particolari!
 
Come vedi in teoria le cose sembrano semplici ma in pratica si complicano...
Per non sbagliarsi è bene che l'autorità si limiti ai mezzi incruenti "poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana" (CCC).
 
ma certo! rimane il fatto che non si può essere contrari in linea di principio. Stop.
 
Iron: piuttosto, io mi domando perchè chi difende a spada tratta l'abolizione della pena di morte, non batte ciglio sugli aborti, nè sull'eutanasia, nè sulla sperimentazione su embrioni umani... che sono una grande conquista civile... invece un aborto è mille volte più grave... mah... sarà che i radicali e massoni devono essere l'esatto opposto della Chiesa...

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Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 29/06/2005 18.36
L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani.
 
Tutto qui, io non vado oltre questo. Perciò non mi opporrei in linea di principio 
 
Cara Patrizia,
 
Un individuo catturato diviene inoffensivo, sempre che vengano attuate le opportune cure perchè rimanga tale.
Questo risponde alle tre ultime righe: "...quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani".
 
Altrimenti dovresti spiegare in quale circostanza potrebbe essere definita "unica via praticabile".
L'unica a cui posso pensare è quella in cui non sia possibile la cattura senza doverlo uccidere.
Solo questo caso ne giustificherebbe l'uccisione, ma se la cattura è possibile e quindi l'individuo è così reso inoffensivo, mettila come la vuoi ma in tal caso sarebbe sempre un omicidio, dato che non si tratterebbe più di difesa ma di punizione.
 
Che poi, per giustificare questa punizione, la si voglia far apparire come "espiazione", beh ..... io direi di lasciare solo a Dio queste modalità, visto che nessuno ha avuto il mandato per decidere se e come uno deve espiare le proprie colpe.
 
NESSUNO DEVE UCCIDERE CAINO .. abbiamo dimenticato questo passo?
 
Ripeto, quel "la Chiesa non esclude ..." è solo un modo per per consentire l'autodifesa ma, di fatto, il caso dell'estrema ratio è puramente teorico e quindi la pena di morte per la Chiesa rimarrà sempre inapplicabile.
 
Io rispetto le tue convinzioni che non escludono l'applicazione della pena di morte, sia pure in casi eccezionali che devono essere ben ponderati, però ti chiederei di indicare un caso concreto che giustifichi questa eccezionalità.
 
Per quanto mi riguarda, resto fermo sul fatto che non esiste in nessun caso alcun diritto dell'uomo di decidere la soppressione di un individuo che si trovi nelle condizioni di non poter più nuocere, fatto salvo il caso che ho riportato più sopra.
 
LA VITA NON APPARTIENE A CESARE, MA A DIO (IN OGNI CASO), E NON SIAMO QUINDI NOI A DOVER DECIDERE IN QUALE MODO DEVE ESSERE ESPIATA UNA COLPA.
Una cosa è il diritto del singolo e della società all'autodifesa, altra cosa è la condanna a scopo deterrente(che poi non è affatto deterrente, come dimostrato nei paesi in cui vige la pena di morte)
 
Quindi, che significa non essere contrari in linea di principio? O la si approva oppure no, non ci sono vie di mezzo.
 
 
 
iyvan 
 
 
 
 
 
 
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Da: Soprannome MSN°Gino¹ Inviato: 29/06/2005 19.07
"...quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani".
 
Io penso ad esempio a quando uno si barrica dentro una scuola e comincia ad uccidere ostaggi uno dietro l'altro... un po' come quello che è accaduto in Russia l'anno scorso... a questo punto come fai a fermarlo? Penso che quella regola valga per un esempio come questo... certo se lo catturi allora non va ucciso... ma se non si riesce a catturarlo e questo aggressore ingiusto continua ad uccidere i bimbi o le persone uno dietro l'altro?

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Da: Soprannome MSN°Teofilo Inviato: 29/06/2005 19.31
Quando una persona altamente pericolosa per la vita di altri esseri umani, può essere posta in condizione di non nuocere, attraverso soluzioni alternative alla sua soppressione, allora non vi è motivo che esista la pena di morte.
Tale soluzione estrema era ammissibile quando le società non potevano garantire che la persona pericolosa restasse per sempre nella condizione di non nuocere, ma la Chiesa pur ammettendo la pena di morte esclusivamente per legittima difesa tanto per i singoli che per gli stati, auspica che tale rimedio venga ad ogni costo evitato, tenuto conto che nella sua missione c'è anche quello di  dare il massimo valore alla vita e a prodigarsi per il suo rispetto dal primo all'ultimo istante.
 
 

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Da: Soprannome MSNIron222_32 Inviato: 29/06/2005 19.36
ma perchè ve la prendete con me?
e chi se la prende con te...ti ho fatto solo delle domande per cercare di capire il tuo pensiero..posso?
 
Iron: piuttosto, io mi domando perchè chi difende a spada tratta l'abolizione della pena di morte, non batte ciglio sugli aborti, nè sull'eutanasia, nè sulla sperimentazione su embrioni umani... che sono una grande conquista civile... invece un aborto è mille volte più grave... mah... sarà che i radicali e massoni devono essere l'esatto opposto della Chiesa...
ma non è vero che chi difende a spada tratta l'abolizione della pena di morte non batte ciglio sugli aborti ecc.ecc..   alcuni faranno cosi,altri (come me) no..non generalizziamo
 
L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani.
 
ecco è questo che trovo poco chiaro e troppo generico,se si parla di un uomo già catturato...avrebbero dovuto specificare quandè che la pena di morte " è l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita dell'essere umano", o almeno fare qualche esempio, perchè proprio non mene vengono in mente di possibili casi del genere (sempre se ne possono esistere)..era questa la mia principale perplessità.
 
Però Gil dici che non protesteresti se la pena di morte fosse reintrodotta in Italia, ma però in questo caso lo stato andrebbe palesemente contro ciò che dice il catechismo, dato che in Italia abbiamo tutti i mezzi necessari per rendere inoffensivo,dopo averlo catturato, l'aggressore, quindi cadrebbe il presupposto che la chiesa indica come necessario per poter eseguire la condanna a morte, cioè l'impossibilità di difendere l'innocente dall'aggressore ingiusto...impossibilità che ancora non capisco  da cosa possa dipendere se parliamo di un uomo,ribadisco, già catturato e sotto processo...
 
 
 
 
 
 

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Da: Soprannome MSN°°AlbY°°° Inviato: 29/06/2005 23.41
ma perchè ve la prendete con me? Io non sto esponendo "la mia personale interpretazione", ma la dottrina della Chiesa! il CCC dice che non si può essere contrari in linea di principio, e questo è quello che penso anche io, ma mica è una cosa bella la condanna a morte di qualcuno!
 
Eh no Patrì... tu hai fatto delle affermazioni che fanno intendere che non ti opporresti alla reintroduzione della pena di morte in Italia, e questo la Chiesa non lo vuole affatto, tu così fai passare per dottrina della Chiesa un tuo personale punto di vista!
Ad esempio tu hai citato questo passo del catechismo:
 
La pena ha innanzi tutto lo scopo di riparare il disordine introdotto dalla colpa. Quando è volontariamente accettata dal colpevole, essa assume valore di espiazione. La pena poi, oltre che a difendere l'ordine pubblico e a tutelare la sicurezza delle persone, mira ad uno scopo medicinale: nella misura del possibile, essa deve contribuire alla correzione del colpevole. (CCC 2266)
 
Messa così sembrerebbe che il catechismo si riferisca alla pena di morte... invece se leggiamo attentamente dice l'esatto contrario! Cioè che lo stato deve tendere alla correzione del reo e non alla sua soppressione, mi spieghi come fai a correggere uno se lo ammazzi?
In definitiva sia nel catechismo sia nella Evangelium vitae troviamo scritto che la pena di morte può essere moralmente ammessa nel caso non ci siano alternative, ma viene sempre sottolineato subito dopo che siccome oggi le alternative ci sono, l'esempio sopracitato diventa puramente teorico.
Volendo applicare il Catechismo ad un contesto culturale come quello italiano, giocoforza si deve adottare la linea incruenta, perché i mezzi lo consentono. Quindi la reintroduzione della pena di morte andrebbe palesemente contro l'insegnamento della Chiesa.
Voglio anche puntualizzare una cosa:
I paragoni che ho fatto nei messaggi precedenti erano volutamente paradossali, solo per farti capire quanto sia rischioso avventurarsi in discussioni riguardanti il diritto di sopprimere una vita umana, ad esempio citando il suicida tu dici:
ne renderà conto dinanzi a Dio. Come coloro che rischiano la propria vita per divertimento (es. sport pericolosi).
 
E qui torniamo al discorso dell'eutanasia... Se uno vuole morire perché non può farlo chidendo ad un medico di fargli un'iniezione letale? Tanto poi ne renderà conto dinanzi a Dio... il medico in fondo che c'entra? E che c'entra lo stato se lo lascia libero di farlo? Perché nel caso della pena di morte il boia e lo stato non farebbero nulla di male e nel caso dell'eutanasia si?
Vedi che alla fine si dovrebbero giustificare anche tante altre leggi immorali?
 
Per ultimo voglio dirti qualcosa a proposito di ciò che hai scritto ad Iron:
mah... sarà che i radicali e massoni devono essere l'esatto opposto della Chiesa...
 
Anche qui c'è il rovescio della medaglia... se noi per essere l'esatto opposto dei radicali e dei massoni andiamo contro l'insegnto della Chiesa approvando la pena di morte, ci mettiamo sul loro stesso livello!
 
AlbY

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Da: Soprannome MSNIron222_32 Inviato: 30/06/2005 1.28
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Consiglia Elimina    Messaggio 44 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIron222_32 Inviato: 30/06/2005 1.32
a questo punto quello che mi risulta difficoltoso è capire cosa intende di preciso il catechismo con "pena di morte"..
 
-se  il catechismo si riferisce anche ai casi in cui le forze dell'ordine intervengono nei confronti di un delinquente  libero , incontrollabile e pericoloso,allora siamo d'accordo.. in questo caso però parlare di pena di morte sarebbe secondo me un errore, perchè con "pena di morte" si intende solitamente una sentenza nei confronti di un prigioniero processato,e non libero e pericoloso..
 
-Se invece il catechismo intende per "pena di morte" proprio unicamente  la sentenza di un giudice nei confronti del prigioniero processato (quindi reso  inoffensivo), allora non avrebbe alcun senso ciò che dice il catechismo (o almeno io non lo colgo), in quanto in questo caso non vedo come possa esserci il presupposto indispensabile che la chiesa richiede per tale pena, cioè che quest'ultima "sia l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani"
 
Non so se ho spiegato bene ciò che mi pare ambiguo e non capisco..
 

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Consiglia Elimina    Messaggio 45 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 30/06/2005 2.00
Sono perfettamente d'accordo con gli ultimi interventi, che rispondono anche al caso prospettato da Gino.
 
Infatti, il caso di un individuo che si barrichi in una scuola minacciando una strage presuppone due soluzioni:
 
1) che per proteggere gli ostaggi si sia costretti ad ucciderlo, e 
    in tal caso si tratterebbe di legittima difesa che non lascia
    alternative, ma non si tratterebbe di una sentenza di morte,
    bensì di un incidente dovuto alla necessità di fermarlo.
 
2) che venga catturato e reso quindi inoffensivo. In questo 
    caso la condanna a morte non rientrerebbe più nella
    legittima difesa, ma costituirebbe solo una punizione del
    tutto inutile e arbitraria.
 
iyvan    
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Consiglia     Elimina    Messaggio 46 di 92 nella discussione
Da: Soprannome MSN7978Pergamena     Inviato: 30/06/2005 9.57
Concordo con il messaggio 42 di Alby che spiega al meglio la questione (benritrovati....)
 
Se analiziamo ad esempio il caso di un aborto non voluto, ma INEVITABILE del titpo: "se fosse in pericolo la vita della madre?"...la Chiesa RICONOSCE l'inevitabile, ma attenzione, il fatto che  la Chiesa RICONOSCA UNA LEGITTIMITA' DI QUESTO ABORTO, lo difinisce ugualmente UN OMICIDIO....
In parole brevi uccidere una vita, anche per legittima difesa.....COSTITUISCE NELLA CHIESA UN PECCATO..... del quale ci si macchia o volontariamente O INVOLONTARIAMENTE INDIPENDENTEMENTE DALLA PERSONALE VOLONTA'.......in tal caso la Chiesa ammette e riconosce I NOSTRI LIMITI  E LA NOSTRA DEBOLEZZA che ci inducea passi così drammatici e richiedere da Dio in ogni caso l'estrema misericordia  E PERDONO.......
 
Analogamente è considerata la pena di morte da parte della Chiesa che NON ignora purtroppo.....la drammaticità dentro la quale spesso si applica esempio......
nei casi spesso citati di detenuti in carceri che prevedono la pena di morte, la Chiesa IMPLORA L'ATTO DI CLEMENZA E L'APPLICAZIONE DI NORME VOLTE A RIEDUCARE QUESTI DETENUTI E NON A SOPPRIMERLI..........
Tuttavia il concetto in sè di PENA DI MORTE......è parte integrante del contesto sociale e culturale dell'uomo e per questo non può essere sopprimibile, ripeto, nel contesto SOCIALE E CULTURALE PERCHE' ESSO HA ORIGINE ANCHE DAL DIRITTO DELLA DIFESA.........se si eliminasse la pena di morte si eliminerebbe il contesto della DIFESA LEGITTIMA........
 
In questo forum:
La pena di morte e la Chiesa
 
ne discutemmo............dal quale riporto un testoi che ritengo importante perchè vedete amici....spesso ci lasciamo coinvolgere DA UN FALSO PIETISMO E DA UNA FALSA CARITA'......CI SCANDALIZZIAMO.........ALLA FINE CI SENTIAMO PIU' BUONI DI GESU' STESSO...........un esempio è l'aborto, tutti gridano che NON vogliono la pena di morte, però.........nessuno scende in piazza per difendere un feto........
 
Buona meditazione
 
Fraternamente Caterina
 

Più "buoni" di Gesù?

di Maurizio Blondet

Pericolosa e sottile tentazione, travestita da Cristianesimo: abrogare la pena, non punire il colpevole. Sempre, per qualsiasi delitto. Un nuovo "buonismo" alletta anche i cristiani. Attenti a non essere più buoni di Cristo.

"Nessuno tocchi Caino" è il nome di un'associazione che si oppone alla pena di morte, non solo: che esige l'abolizione dell'ergastolo, e in genere non vuole pene "afflittive"; anzi contesta il diritto dello Stato a far soffrire i criminali. Il riferimento biblico (nella Bibbia è Dio che ingiunge nessuno tocchi Caino" il fratricida, già punito da Lui con l'esilio) può far credere a un'associazione cristiana. Di fatto, è formata da radicali. Tuttavia non pochi cattolici aderiscono alle sue idealità, perché le credono buone. Non è forse "buono" perdonare il criminale? Non è cristiano?

Attenti a non essere più buoni di Cristo. Gesù è stato crocifisso, come dice la Chiesa, a espiazione dei nostri peccati. Non so se comprendiamo le terribili implicazioni di questo fatto. Noi, tutti noi, meritiamo rigorosamente quella pena – la crocifissione -, condanna capitale romana, e la più afflittiva che esista. Gesù vi si è sottoposto al posto nostro. Capite che cosa significa? Che la pena per il male fatto è indispensabile. "Deve" essere comminata. Il male compiuto "deve" essere pagato. Può pagarlo un altro al posto del vero colpevole, per amore e liberamente; ma in sé la pena non può essere condonata.

Strano e terribile. Gesù moltiiplica i pani, resuscita i morti. Ma un miracolo non può fare: abolire la pena. Quando dice all'adultera: "Nemmeno io ti condanno", la purifica, e la donna, per i meriti del sangue di Cristo, torna in grazia di Dio. Ma è inteso (e la Chiesa lo insegna) che essa dovrà ancora scontare un'afflizione, "và e non peccare più" in questo "non" si avvia, comincia l'espiazione. Gesù lava il peccato, ma non l'espiazione. Al massimo, può prendere la pena nostra su di sé; non ne esenta nemmeno se stesso.

Perché non può? Piuttosto, non vuole. Perché Gesù ci ama, e ci ama precisamente per quel che siamo: esseri liberi. "Libero" significa "responsabile". E responsabile significa: che rispondo delle sue azioni. Una tigre che ammazza un bambino allo zoo non è responsabile, non è libera di non fare quello che ha fatto. Non ha senso punirla. La si abbatte magari, ma senza processo, come "misura cautelativa". L'uomo invece è responsabile. Lasciarlo senza punizione se uccide, o viola una persona (o i suoi beni), non significa amarlo: al contrario, lo si considera un essere incapace di responsabilità. Significa trattarlo alla stregua di una tigre, insomma: negare la sua dignità di uomo.

Il diritto penale è il sistema che reintegra l'omicida, lo stupratore, il ladro, nella sua dignità di essere libero, a cui è venuto meno agendo come una belva. Il sistema della giustizia penale - come tutti i "sistemi", anche il sistema della fisica, o l'astronomia - si basa su una legge impersonale. Che al delitto debba essere comminata una pena equivalente, è la legge oggettiva del diritto: la libera volontà dì chi ha abusato di essa, a danno di altri uomini liberi, deve essere coartata in modo equivalente. Non a caso si parla di "bilancia della giustizia": la legge del diritto (come le leggi della fisica) si basa su una simmetria. "Non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te". Se lo fai, ti sarà fatto ciò che tu non vuoi. Pochi oggi lo capiscono. I più, credono che la punizione giudiziaria sia un residuo dell'antica vendetta privata. Per questo, quando un delinguente uccide un orefice, tutti chiedono ai familiari dell'ucciso: perdonate? I poveri familiari insistono: vogliamo giustizia. Spesso con imbarazzo, perché non sembrano "buoni". Invece, hanno ragione loro. Il perdono degli offesi non estingue l'azione penale sul colpevole. (Il perdono diventa un fatto personale che non può evitare un "risarcimento") Né il pentimento del criminale lo esenta dal dovere di "riparare" scontando la pena. Persino in quel mite "giudizio penale" spirituale che è la Confessione, il pentimento del peccatore non basta. Per essere assolto, deve anche scontare una "penitenza". Tanto più lo Stato ha il dovere di punire. Perché punire non è un diritto, ma un dovere. La pena è "dovuta" al reo, per reintegrarlo nella società e tornare a rispettarlo come uomo. La distinzione è essenziale: ai diritti si può rinunciare, al dovere no. Persino i magistrati, ormai, non lo capiscono. Credono di avere il diritto di punire. mentre ne hanno il dovere. Peggio: credono che il diritto penale esista per difendere lo Stato. E vero il contrario: lo Stato esiste per difendere il diritto penale, ossia quei sistema che qarontisce la libertà e la dignità di ciascuno.

Per questo, le statue della Giustizia tengono con una mano la bilancia, e con l'altra una spada: la spada è la forza pubblica, la forza coercitiva necessaria per esercitare il dovere di punire. in questo senso san Paolo dice: "Non invano Cesare porta la spada". Il perché è chiaro. Cristo non non ha abolito, ma confermato il diritto penale: ha accettato, lui innocente e al posto nostro, che la forza atroce del diritto penale di Roma fosse applicata a lui stesso. Difatti, nel "sistema" cristiano esiste l'Inferno, l'eterna punizione, la suprema condanna a morte. Per due millenni, la Chiesa ha confermato la "legge dell'amore", ma nello stesso tempo aderisce al diritto romano. Al diritto naturale presidiato dalla spada, dalla forza pubblica.

Sembra una contraddizione. Se vige la "legge dell'amore", se tutti gli uomini si amano, le leggi penali non servono. Ma la Chiesa, e Cristo, sanno che il male esiste. Che la legge dell'amore c'è già, ma anche "non ancora", perché il Regno promesso "non è di questo mondo".

In questo mondo resta il dovere cristiano di difendere i deboli contro i forti e i prepotenti. Lo Stato deve far argine al male: "frenare l'Anticristo", nelle parole cristiane di San Tommaso, col diritto presidiato dalla forza pubblica. Uno Stato che rinuncia al suo dovere penale è una manifestazione dell'Anticristo.

S'è visto nella storia recente. Uno dei primi atti di Lenin fu di abolire, nella Russia sovietica la pena di morte. Mao Tse-Tung abolì l'intero diritto penale. Da comunisti, erano convinti che nessun uomo è colpevole, perché nessuno è libero, bensì condizionato dalle sue condizioni economiche; inoltre, il comunismo auspicava la fine dello Stato, cioè dell'impero del diritto, per sostituirlo con una specie di nuova "legge dell'amore": date "a ciascuno secondo i suoi bisogni" e automaticamente tutti gli uomini vivranno in armonia.

(Una volta il segretario di Papa Giovanni, durante le questioni della guerra fredda gli disse: < Santità, credo proprio che ci hanno scippato il concetto della Pace! > e il Papa: < Ben ci stà! Che cosa aspettiamo a riprendercela? Cristo ha detto "vi do la mia Pace, non come quella che il mondo vi da". Coraggio, abbiamo tanto da lavorare! >)

Non è stato così, gli uomini non hanno più da allora vissuto in armonia, anzi sotto certi aspetti siamo peggiorati. Urss e Cina hanno mandato a morte milioni di uomini, e per lo più (essendo stato abolito il diritto) senza processo e senza difesa. Le condanne (milioni) non erano comminate dal sistema giudiziario, ma "per via amministrativa", ossia dalla polizia politica. Così s'è visto che uno Stato che spregia il diritto, diventa uno Stato satanico. Usa la spada di Cesare per sterminare innocenti. Può accadere anche a noi, oggi, nello Stato Italia. Il "buonismo puo essere la forma estrema dell'Anticristo, proprio di quell'iniquità che, previde san Paolo, si atteggerà a Bontà assoluta, e dirà di essere il Vero Bene, il vero Dio. (anche Giuda era "più buono" di Cristo, voleva dare ai poveri il costoso profumo destinato a Dio).

Perciò non facciamoci prendere da complessi di colpa verso chi ci ingiunge: "Nessuno tocchi Caino". Ci ingiungono di lasciare i deboli, i poveri e gli innocenti alla mercé dei forti e dei prevaricatori, ma poi sono quelli che hanno accettato e difendono l'aborto. Ci chiedono di collaborare con l'Anticristo. Invece, è cristiano esigere che ogni colpevole sia, se possibile, punito giustamente. Come cittadini cristiani di uno Stato, non è un nostro diritto. É nostro dovere.

Ricorda:

"Per riconoscere l'Anticristo nella sua vera natura, l’elemento decisivo è il suo rapporto con la persona dell'Uomo-Dio crocifisso e risorto. Su tutti gli argomenti egli può parlare quasi come un autentico discepolo del Signore, anzi come il Signore stesso di cui assumerà sembianze e il linguaggio; ma a proposito dell'evento salvifico dell’Incarnazione e della redenzione non gli è consentito di assimilarsi. Si sa che il cristianesimo non è primariamente un sistema di idee, ma è un un fatto: può dirsi cristiano senza ambiguità non chi condivide in qualche misura e per qualche aspetto la dottrina evangelica, ma chi accoglie il fatto cristiano in tutta la sua totalità". [Giacomo Biffi, Attenti all'Anticristo! L’ammonimento profetico di V. S. Solovev, Piemme, Casale Mon. to 1991, p. 9].

Bibilografia:

Giacomo Biffi, Attenti all'Anticristo! L’ammonimento profetico di V. S. Solovev, Piemme, Casale Mon. To (AL) 1991.

Robert Benson, Il padrone del mondo, Romanzo, Jaca Book, Milano 1987.

Vladimir Solovev, Il racconto dell’Anticristo, in I tre dialoghi, Marietti, Milano 1975

© Il Timone - n. 12 Marzo/Aprile 2001
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Consiglia Elimina    Messaggio 47 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 30/06/2005 10.04
-Se invece il catechismo intende per "pena di morte" proprio unicamente  la sentenza di un giudice nei confronti del prigioniero processato (quindi reso  inoffensivo), allora non avrebbe alcun senso ciò che dice il catechismo (o almeno io non lo colgo), in quanto in questo caso non vedo come possa esserci il presupposto indispensabile che la chiesa richiede per tale pena, cioè che quest'ultima "sia l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani"
.....................
 
Iron............la Chiesa NON può inventarsi qualcosa che sia al di fuori del concetto di giustizia........ora facciamo attenzione a non scadere noi nel pietismo....un reo processato NON è affatto reso inoffesnivo.....non almeno fino a quando la GIUSTIZIA UMANA appunto, avrà emesso la sentenza.......Quello che dice il Catechismo è in sostanza questo:
NON accetta la Chiesa il contesto in cui la pena di morte viene USATA come mezzo "rieducativo" per gli altri e penalizzante dunque per chi potrebbe invece essere recuperato......MA DEVE ACCETTARE IL CONTESTO NEL QUALE LA PENA DI MORTE COME ATTO DI UN GIUDIZIO EMESSO DA GIUDICI CHE DEVONO REGOLARE LA VITA DELLA SOCIETA' IMPLICA IN SE' ANCHE IL CONTESTO DELLA DIFESA PERSONALE..........ripeto se elimini il concetto generale della pena di morte, tu non avrai più alcun diritto alla legittima difesa......entrambi sono OMICIDI, tutavia un omicidio diventa legittimo.....l'altro? Lo deve decidere la senztenza umana verso la quale Cristo stesso NON SI OPPOSE..... 
 
Per il resto rimando alla risposta che hpo dato in precedenza
 
Fraternamente Caterina
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Da: Soprannome MSNGil_Brethil2 Inviato: 30/06/2005 10.40
Non mi opporrei, ma nemmeno la Chiesa si opporrebbe, ma ne a me nè alla Chiesa viene in mente di fare una campagna per reintrodurla! Cioè la Chiesa non può opporsi a far sì che la pena di morte sia presente nel diritto penale, perchè IN LINEA di PRINCIPIO, non è sbagliata, essendo che la pena ha come PRIMO SCOPO, quello di far tornare l'quilibrio agitato dalla colpa, ma quetso non significa che io e la Chiesa poi di fatto non chiederemmo la grazia praticamente per tutti... si è capito che voglio dire?
Tu invece interpreti un po' quando lasci intendere che la Chiesa reputi la pena di morte sbagliata per principio! ti ripeto io non vado oltre ciò che è scritto, Cesare avrebbe legittimamente il potere di condannare a morte i rei, ma poichè oggi come oggi non ha grandi motivi per usarla è meglio che si attenga ad altre pene, questo dice la Chiesa, e io concordo. Punto e stop.
 
In parole brevi uccidere una vita, anche per legittima difesa.....COSTITUISCE NELLA CHIESA UN PECCATO.....
 
caterì, alt. Un bimbo è per forza di cose INNOCENTE, anche se la sua vita nel brembo materno mette in pericolo quella della madre. Il Bimbo è un innocente, non puoi paragonarlo ad una legittima difesa. Per questo anche quel tipo di aborto è peccato. D'altro canto alla donna si richiederebbe il martirio, e questo non può essere imposto, perciò quel tipo di aborto è meno grave degli altri, ma sempre un male in sè.

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Consiglia Elimina    Messaggio 49 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 30/06/2005 10.55
In parole brevi uccidere una vita, anche per legittima difesa.....COSTITUISCE NELLA CHIESA UN PECCATO.....
 
caterì, alt. Un bimbo è per forza di cose INNOCENTE, anche se la sua vita nel brembo materno mette in pericolo quella della madre. Il Bimbo è un innocente, non puoi paragonarlo ad una legittima difesa. Per questo anche quel tipo di aborto è peccato.
...............
 
A Patrì scusa che hai capito???
NON è colpevole un bambino se la madre muore....è l'uomo in sè che affronta.....HO SCRITTO AFFRONTA...un omicidio........per tutelare purtroppo un bene maggiore......in quel caso LA MADRE.... non intendevo chiudere la questione con la legittima difesa, ma far comprendere che il concetto GLOBALE DELLA PENA DI MORTE...riguarda anche la legittima difesa (io UCCIDO PER DIFENDERMI O DIFENDERE I MIEI CARI).......riguardo anche ad un aborto purtroppo INEVITABILE (....io UCCIDO UNA VITA UMANA  CHE DEVE ANCORA NASCERE.... PERCHE' DIVERSAMENTE NON ERA POSSIBILE FARE...)
In tutti questi aspetti è scritta all'interno anche la pena di morte.......in tal senso la Chiesa sarebbe FALSA se eliminasse dal suo vocabolario questa realtà......
Riguardo all'aborto infatti la Chiesa PUR ACCETTANDO IL SUO RICORSO IN CASO DI ESTREMO PERICOLO DELLA MADRE........LO REPUTA UGUALMENTE UN PECCATO DI CUI FARSI PERDONARE DA DIO E SUPPLICARE MISERICORDIA E CHE IN QUALCHE MODO IL FATTO NON IMPLICHI UN ALLONTANAMENTO DA DIO......
ma che l'aborto e qualunque forma di aborto fosse peccato e NON legittima difesa, io l'ho scritto..........
Si parlava invece di comprendere bene COSA ABBRACCIA IL CONTESTO SOCIALE E CULTURALE DELLA PAROLA MORTE........MORTE LEGALIZZATA.........AUTODIFESA....ABORTO.......una Legge in Italia PROTEGGE UNA PENA DI MORTE CHE E' L'ABORTO.......però ci si scandaliza se la Chiesa SPIEGA PERCHE' ESISTE LA REALTA' DELLA PENA DI MORTE.........
quyesto è il falso pietismo e la falsa carità cui accennavo........
 
Fraternamente Caterina
 
P. S.
ora devo andare che sono in un locale.se posso mi collegherò domani

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Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 30/06/2005 11.44
Questo messaggio è stato eliminato dall'autore.

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Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 30/06/2005 16.07
 
se elimini il concetto generale della pena di morte, tu non avrai più alcun diritto alla legittima difesa......entrambi sono OMICIDI, tutavia un omicidio diventa legittimo.....l'altro? Lo deve decidere la senztenza umana verso la quale Cristo stesso NON SI OPPOSE..... 
 
Non è assolutamente vero, sono due cose completamente diverse.
 
La legittima difesa presuppone una circostanza certa che costringa a difendere la propria vita o quella di altri, e che per farlo si renda INDISPENSABILE sopprimere il colpevole. SOLO QUANDO NON C'E' ALTRA SCELTA questo tipo di difesa è lecita.
 
Se uccidere non è però indispensabile, perchè il colpevole può essere reso inoffensivo in altri modi, nessuna sentenza umana di morte può essere giustificata da una necessità, e assume pertanto solo una MOTIVAZIONE PUNITIVA, che si arroga l'arbitrario diritto di sopprimere una vita.
 
Gesù non si oppose alla pena di morte, ma quando mai risulta che l'approvasse?  Egli cercò di far comprendere che solo un cuore assolutamente puro può decidere e applicare questa legge barbara.
Ma può un cuore puro sentenziare la morte di una creatura? Chi è tanto puro da scagliare la prima pietra? Io credo che nessuno possa farlo ... quindi! E comunque neppure Lui,  che pure era purezza assoluta, lo fece, nè mai sentenziò che fosse giusta la condanna a morte di alcuno.
"... dove sono i tuoi accusatori? Bene, neppure io ti condanno, vai e non peccare più"
In nessun modo appare che Gesù potesse approvare una sentenza di morte.
 
 
LA VITA E' SACRA PER PRINCIPIO, e per nessuna ragione una sentenza umana può arrogarsi il diritto di sopprimerla sostituendosi a Dio, L'Unico ad avere potestà di vita e di morte.
 
Quindi, non si tratta di voler essere più buoni di Gesù, ma semplicemente di comprendere il Suo messaggio che è la difesa della vita e non la sua soppressione quando ciò può benissimo essere evitato.
 
Non facciamo troppi giri di parole: o la vita e la morte appartengono solo a Dio, oppure a Cesare.
Non è buonismo, ma rispetto verso ciò che non ci appartiene..
 
iyvan

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Da: Nylus Inviato: 30/06/2005 17.26
Il CCC dice:
 
"L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani."
 
Non vedo cosa c'entri la legittima difesa.
La pena di morte è una decisione certa sulla condanna da infliggere ad una persona.
La legittima difesa, come dice la parola stessa, è un'azione di difesa che può portare anche, ma non inevitabilmente, alla morte dell'aggressore.
 
 
"...Resta da vedere chi il CCC
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Da: Soprannome MSN°°AlbY°°° Inviato: 30/06/2005 20.55
Questo messaggio è stato eliminato dal gestore o dall'assistente gestore.

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Consiglia Elimina    Messaggio 54 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°°AlbY°°° Inviato: 30/06/2005 20.58
Tu invece interpreti un po' quando lasci intendere che la Chiesa reputi la pena di morte sbagliata per principio! ti ripeto io non vado oltre ciò che è scritto, Cesare avrebbe legittimamente il potere di condannare a morte i rei, ma poichè oggi come oggi non ha grandi motivi per usarla è meglio che si attenga ad altre pene, questo dice la Chiesa, e io concordo. Punto e stop.
 
Rispondo a quanto scritto sopra perché suppongo che quel "tu interpreti" sia rivolto a me...
Innanzitutto non ho mai scritto che la Chiesa reputi la pena di morte sbagliata per principio, anzi ho sottolineato il contrario, cioè che per principio la si può ammettere nel caso in cui non ci siano altre strade per garantire la sicurezza, resta il fatto però che se le strade ci sono e un reo viene condannato a morte ci si trova davanti ad un vero e proprio omicidio legalizzato e su questo la Chiesa non penso sia molto d'accordo.
Riguardo poi alla questione di quei movimenti politici che pretendono la soppressione della pena per chi commette un reato, posso affermare con sicurezza che mai mi è passato per la mente di appoggiarli, perché penso di avere abbastanza sale in zucca per capire quando si sta scambiando il bene con il male e viceversa... la pena è un qualcosa di dovuto a chi commette un abuso o un sopruso, perché ha uno scopo rieducativo, io stesso chiederei di essere rieducato se mi rendessi conto di non riuscire a rispettare le regole civili nuocendo al prossimo.
In sintesi ho scritto nei messaggi precedenti che la Chiesa fa rientrare la pena di morte (sempre sottolineando l'impossibilità di fare altrimenti) in quei casi particolari che vengono definiti moralmente "mali minori", ciò significa che chi applica tale pena, commette comunque un omicidio, la malignità dell'atto (e quindi la colpa) varia però a seconda di quanto realmente ci si trovi nell'impossibilità di fare altrimenti.
Non si può comunque ignorare che questo argomento è oggetto di particolare osservazione da parte della Chiesa, nella quale ci sono molte parti tendenti all'abolizione della pena di morte in qualsiasi caso (come specificato da Giovanni Paolo II nella seconda citazione del mess. n° 30) e che in un futuro abbastanza prossimo potremmo trovarci davanti a qualche cambiamento.
Per concludere ti segnalo che in Italia la pena di morte esiste ancora, rientra nella legge penale militare di guerra che può, in casi eccezionali, essere applicato anche in tempo di pace, leggi quà:
 

Art. 5.
Applicazione della legge penale militare di guerra in caso di urgente
e assoluta necessità.

Nei casi straordinari, in cui ragioni di urgente e assoluta necessità lo richiedano, può, con decreto del Presidente della Repubblica, ordinarsi l'applicazione, anche in tempo di pace, della legge penale militare di guerra, in tutto il territorio dello Stato o in una o più parti di esso.

Nel caso prevenuto dal comma precedente, il territorio, relativamente al quale è disposta l'applicazione della legge penale militare di guerra, è equiparato, agli effetti dell'applicazione stessa al territorio in stato di guerra.

La disposizione del comma precedente si osserva anche in ogni altro caso, in cui, a norma di questo codice, è disposta l'applicazione della legge penale militare di guerra in relazione a luoghi che non sono in stato di guerra.

 
Questo può essere l'unico esempio pratico di quella situazione descritta dal Catechismo, e così ci siamo tolti pure la curiosità di sapere cosa intendesse la Chiesa con quei "casi di estrema necessità"
 
AlbY

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Consiglia Elimina    Messaggio 55 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNGil_Brethil2 Inviato: 30/06/2005 22.20
Per la Chiesa il male minore non esiste. O meglio esistono vari tipi di mali, ma tutti vanno evitati, non se ne accetta nessuno. Non si sceglie tra due mali morali. C'è un motivo per cui la Chiesa ritiene un peccato l'aborto in tutti i casi e la pena di morte invece no... anche se la vita della madre è in pericolo. Se la madre ricorre all'aborto "terapeutico" inc asi disperati commetterà cmq un qualcosa di grave, per cui deve chiedere la Riconciliazione con Dio. Invece se lo stato decide di condannare a morte un colpevole, non commette un male morale, se lo fa con giustizia (cioè se non c'è altra scelta etc...). la differenza è che la pena è innanzitutto il ripagare un male causato, ancor prima del motivo rieducativo e un motivo di giustizia. Il reo si è messo lui, compiendo un grave atto in quella situazione, è colpevole. Un bimbo no. Un bimbo è del tutto innocente, non deve pagare nessun male, perciò la sua uccisione è sempre ingiusta. Un reo invece ha commesso cmq del male, che ripagherà, in questa vita o nell'altra.
Mentre noi (mi ci metto anche io) tendiamo ad essere più indulgenti con la madre che abortisce e ci scandalizziamo per la pena di morte... dovremmo fare il contrario. Ovviamente ripeto che oggi come oggi, i casi di applicazione della pena di morte sono quasi inesistenti, tuttavia non ci si può opporre in linea di principio e considerarla un male in tutti i casi... questo dice la Chiesa.
 
Questo che tu scrivi:
ciò significa che chi applica tale pena, commette comunque un omicidio, la malignità dell'atto (e quindi la colpa) varia però a seconda di quanto realmente ci si trovi nell'impossibilità di fare altrimenti.
 
Non corrisponde propriamente al magistero. La pena di morte, fermo restando le circostanze descritte, non illegittima, ma legittima, e non è un qualcosa per cui il boia si debba confessare per intenderci (fermo sempre restando le condizioni di cui sopra).
 
pat

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Consiglia Elimina    Messaggio 56 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNGil_Brethil2 Inviato: 30/06/2005 22.23
è l'uomo in sè che affronta.....HO SCRITTO AFFRONTA...un omicidio........per tutelare purtroppo un bene maggiore......
 
la vita della madre vale quanto quella del figlio... Santa Gianna B.M. insegna...
 
cmq ho capito... scusa caterì... faaa caaaldo!:)

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Consiglia Elimina    Messaggio 57 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°°AlbY°°° Inviato: 30/06/2005 22.53
Non corrisponde propriamente al magistero. La pena di morte, fermo restando le circostanze descritte, non illegittima, ma legittima, e non è un qualcosa per cui il boia si debba confessare per intenderci (fermo sempre restando le condizioni di cui sopra).
 
 
Diciamo che se commesso in quelle particolari condizioni espresse dal catechismo la colpa può essere anche nulla, per cui il boia non si trova in condizione di peccato grave, ma sempre di omicidio si tratta e l'omicidio non è di certo un bene...
Per il resto sei d'accordo con me?
 
AlbY

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Consiglia Elimina    Messaggio 58 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNGil_Brethil2 Inviato: 30/06/2005 23.23
Per il resto si... però la pena di morte in quelle condizioni non è un omicidio, se lo fosse anche in minima parte, allora il boia e gli artefici della condanna dovrebbero confessarsi per dire... invece in questi casi no... come dire il falso in certi casi è proprio la cosa giusta (es. le suore che mentivano ai nazisti negando di avere nascosto in cantina degli ebrei...). Non è un bene la pena di morte? certo che non lo è,  è una cosa di questo mondo, in cui noi commettiamo ingiustizie.

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Consiglia Elimina    Messaggio 59 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°°AlbY°°° Inviato: 30/06/2005 23.59
Per il resto si...
 
Deo gratias!!!
Quanto te vojo bene...
 
però la pena di morte in quelle condizioni non è un omicidio, se lo fosse anche in minima parte, allora il boia e gli artefici della condanna dovrebbero confessarsi per dire...
 
Vabbè... se vuoi lo chiamiamo "passaggio a miglior vita", sta di fatto comunque che un uomo viene soppresso da un'altro uomo.
 
AlbY

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Consiglia Elimina    Messaggio 60 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Teofilo Inviato: 02/07/2005 16.10
a questo punto quello che mi risulta difficoltoso è capire cosa intende di preciso il catechismo con "pena di morte"..

Caro Iron,
cerco di fare qualche esempio per tentare anch'io una risposta.
 
Poniamo il caso che uno Stato non intenda mantenere a vita un uomo  pericoloso, il quale se fosse libero potrebbe mettere in serio pericolo la vita di chiunque; e che tale Stato  non intenda sobbarcarsi le conseguenti spese che tale mantenimento comporterebbe: in tal caso, o il recluso viene rimesso in libertà o purtroppo quello stato procederà a "difendersi legittimamente" dal  possibile ripetersi dei crimini già commessi in precedenza. Si tratterebbe insomma di legittima difesa preventiva sulla base di fatti già avvenuti.
La Chiesa non può obbligare gli Stati a mantenere perennemente persone pericolose. Può solo auspicare ed adoperarsi che gli Stati lo tengano in vita e che lo trattino nel modo più umano possibile. Ma se questo non accade, non può dire che il fine per cui tali Stati procedono alla pena di morte, non sia legittimo.
Sta di fatto che se in molti stati la pena di morte è stata abolita è perchè la Chiesa è riuscita a far valere pienamente la sua alta considerazione della vita umana, e partendo da una umanizzazione dell'amministrazione della giustizia talora implacabile dei tribunali civili è arrivata fino al punto di far ridurre al massimo le pene,  adoperandosi efficacemente per far abolire la pena di morte.
Credo che laddove la pena di morte è stata abolita, è avvenuto grazie soprattutto all'opera sociale ed umanizzatrice della Chiesa.
Vorrei ricordare come nei confronti dell'attentatore della vita di Papa G.Paolo II, non solo non si è arrivati alla pena di morte ma neppure a gravissime pene, anzi il Papa stesso è andato a trovarlo nella sua stessa prigione,  parlandogli e trattandolo come  un fratello.
Quello della Chiesa è stato un cammino verso il pieno riconoscimento del valore della vita umana anche in questo settore che altrimenti sarebbe rimasto nell'assoluto imbarbarimento e quindi ecco che se gli Stati si sobbarcassero l'onere del mantenimento delle persone pericolose, non ci sarebbe bisogno di nessuna pena di morte, come il Catechismo sostiene.
 
 
 
Con affetto

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Consiglia Elimina    Messaggio 61 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 02/07/2005 19.21
La Chiesa non può obbligare gli Stati a mantenere perennemente persone pericolose. Può solo auspicare ed adoperarsi che gli Stati lo tengano in vita e che lo trattino nel modo più umano possibile. Ma se questo non accade, non può dire che il fine per cui tali Stati procedono alla pena di morte, non sia legittimo.
 
Caro Teofilo,
 
lo Stato può adottare tutte le misure che vuole e nessuno glielo può impedire. Sarà legittimo dal punto di vista dello Stato, ma non potrà MAI essere legittimo di fronte a Dio.
Uccidere perchè non si ritene di MANTENERE delle persone pericolose non mi sembra molto morale.
Lo Stato è in grado di renderle inoffensive, certo questo comporta un costo, ma non credo che si possa nè si debba barattare la vita con una questione di denaro.
 
Che la Chiesa non possa obbligare uno Stato ad abolire la pena di morte è un fatto, ma a mio avviso credo che l'insegnamento evangelico dovrebbe escluderla per principio, dato che non esiste il caso in cui essa possa ritenersi
assolutamente indispensabile.
Non credo che il ricorso al boia rientri nell'insegnamento di Cristo, e neppure può far parte di un paese che si ritiene evoluto.
E' solo ed esclusivamente un fatto punitivo che oltretutto non serve a nulla, se non ad evitare appunto il mantenimento del condannato. 
 
A parte l'aspetto morale, che senso ha il non escludere la pena di morte e poi adoperarsi per la sua abolizione?
C'è una contraddizione abbastanza evidente.
 
Pace
iyvan
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05/03/2011 12:29
 
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Consiglia Elimina    Messaggio 62 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNVegaDonDiego Inviato: 02/07/2005 20.03
Lo Stato è in grado di renderle inoffensive, certo questo comporta un costo
___________
Certo e proprio per questo esistono i lavori forzati. Se in casi estremi si arriva a uccidere qualcuno per salvaguardare altre vite (cosa legittima come nell'esempio citato del terrorista che si barrica in una scuola) negli altri casi, in cui non è necessario ricorrere a questo rimedio estremo, si mettono i carcerati "peggiori" a lavorare.
Ne prendi 20-30 quanti ne servono, e via ad asfaltare strade...
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Consiglia Elimina    Messaggio 63 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 02/07/2005 20.48
Se in casi estremi si arriva a uccidere qualcuno per salvaguardare altre vite (cosa legittima come nell'esempio citato del terrorista che si barrica in una scuola
 
Già, ma in questo caso si tratta di legittima difesa non essendoci altro modo per fermare il terrorista.
Questo non ha niente a che vedere con la pena di morte comminata a chi, catturato, è ormai inoffensivo.
 
Per i lavori forzati sono perfettamente d'accordo.
Visto che l'individuo ha provocato dei danni alla società, in questo modo lo si renderà utile alla società, obbligandolo ad espletare lavori tipo bonifiche di fiumi, pulizia delle strade, etc. ... ovviamente con gli opportuni accorgimenti.
In questo modo si pagherebbe anche il suo mantenimento, anzichè gravare interamente sui contribuenti.
 
iyvan
 
 

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 64 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Teofilo Inviato: 04/07/2005 12.52
Che la Chiesa non possa obbligare uno Stato ad abolire la pena di morte è un fatto, ma a mio avviso credo che l'insegnamento evangelico dovrebbe escluderla per principio, dato che non esiste il caso in cui essa possa ritenersi
assolutamente indispensabile....
A parte l'aspetto morale, che senso ha il non escludere la pena di morte e poi adoperarsi per la sua abolizione?
C'è una contraddizione abbastanza evidente.

 
Caro lyvan,
 
Se notiamo bene, il CCC, al 2267, limita il ricorso alla pena di morte solo "quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani."
 
Vi possono essere infatti per uno Stato condizioni di materiale impossibilità di garantire il mantenimento permanente di un recluso potenzialmente pericoloso per la società.
Penso ad esempio a stati in cui la instabilità sociale è tale da essere impossibile mantenere sotto controllo le prigioni.
Penso ancora a situazioni in cui intere popolazioni sono in condizioni di deportazioni e non possono preoccuparsi certo di tenere sotto controllo i prigionieri. Ma vi possono anche essere altri casi limite.
 
Ne consegue che se il colpevole accertato, venisse rimesso in libertà, per il fatto che il sistema non può garantire per il loro controllo immediato o per il futuro, sarebbe un potenziale pericolo pubblico, contro il quale lo stato stesso non avrebbe altra via praticabile.  E' questo, e solo questo il caso contemplato dal CCC
 
Infatti il catechismo subito precisa

 L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, Se invece i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall'aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l'autorità si limiterà a questi mezzi, poichè essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana.

Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l'ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo "sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti" [Evangelium vitae, n. 56].

Notare l'espressione sottolineata, che rappresenta un obbligo morale per quegli stati che possono garantire la DIFESA dall'aggressore con mezzi INCRUENTI.  Di questo obbligo morale dovrebbero tenere debito conto tutte quelle nazioni ricche e potenti che invece applicano la pena di morte anche quando potrebbero invece dedicarsi a mezzi più conformi alla DIGNITA' DELLA PERSONA UMANA, come ricorda il catechismo.
 
Concludendo:
 se la soppressione dell'aggressore resta l'unica via che ha uno Stato per garantire la sicurezza dei suoi cittadini,  non si può dire che vi è contraddizione nell'insegnamento della Chiesa, perchè tale caso tocca direttamente l'altro principio che è quello della legittima difesa ammessa dalla Chiesa.
 
 Con affetto
 

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Consiglia Elimina    Messaggio 65 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 04/07/2005 16.17
Vi possono essere infatti per uno Stato condizioni di materiale impossibilità di garantire il mantenimento permanente di un recluso potenzialmente pericoloso per la società.
Penso ad esempio a stati in cui la instabilità sociale è tale da essere impossibile mantenere sotto controllo le prigioni.
Penso ancora a situazioni in cui intere popolazioni sono in condizioni di deportazioni e non possono preoccuparsi certo di tenere sotto controllo i prigionieri. Ma vi possono anche essere altri casi limite.
 
Caro Teo,
 
io non discuto che, quando non ci fossero altre strade percorribili per la difesa, la pena di morte rimarrebbe l'ultima alternativa (anche se non vedo come non possano esserci altre strade percorribili), ma il motivo per cui essa ancora esiste in molti Stati non è quello che tu hai evidenziato, bensì la convinzione che sia giusta come punizione, e che è anche molto più comodo ed economico eliminare gli incomodi.
Questo è il vero e unico motivo.
Coloro che sono per la pena di morte non diranno mai che essa è necessaria perchè lo Stato non può sobbarcarsi l'onere del mantenimento del delinquente, ma che è giusto ucciderlo per il reato che ha commesso.
A parte poi il fatto che il mondo non è costituito solo da quello Stato, e non mi sembra molto morale che l'osservanza di un principio, quale è quello dell'inalienabilità della vita, venga stravolto da pretesti economici. 
 
In ogni caso, la pena di morte non può essere giustificata dalle difficoltà  he tu hai citato.
Seguendo questo ragionamento, allora dovremmo al limite anche giustificare i genitori che uccidono un figlio perchè non sono nelle condizioni di mantenerlo.
Sì, d'accordo, il figlio è innocente, ma non è la colpa commessa che invece dà il diritto di farlo.
 
Ci si oppone e scandalizza al limite delle nascite adducendo il fatto che è determinato solo dal nostro egoismo (a volte più che motivato), e poi le stesse motivazioni diventano invece lecite per uccidere?
 
Facciamo un esempio: il nostro Stato tracolla, le istituzioni non sono più in grado di garantire nulla. Che facciamo in questo caso, gassiamo tutti gli ospiti delle patrie prigioni adducendo il motivo che non possiamo più mantenerli?  Potrebbe mai la Chiesa essere d'accordo?
E se incaricassero proprio te di premere il pulsante per ucciderli lo faresti ?(ma potrei anche dire se incaricassero un Vescovo o un comune sacerdote).
Se lo ritieni giusto di fronte a Dio, non dovresti avere difficoltà a farlo e rientrerebbe nel tuo dovere.
Ma io non credo che tu lo faresti(e tanto meno un Vescovo), perchè in fondo sapresti bene che non hai alcun diritto di determinare la morte di chi, in quel momento, non costituisce comunque un pericolo immediato per te o per altri.
Certo, si potrebbe dire che 'individuo non ha questo diritto, ma lo Stato sì, però sarebbe solo un'ipocrita scaricabarile.
 
La legittima difesa è la giusta reazione di fronte all'immediatezza di un pericolo reale e non può essere esercitata in via preventiva nel presupposto, del tutto discrezionale, che tizio potrebbe fare altri danni.
 
Negli altri casi, io penso che nessuna giustificazione può reggere di fronte  a Dio, e neppure di fronte alla morale comune.
Ci sono sempre altri mezzi, compresa la cooperazione che dovrebbe esistere tra i diversi Stati al fine di ovviare a certi casi limite.
Se uno Stato non ce la fa sarebbe dovere degli altri aiutarlo anche in questi casi.
 
Pace
iyvan
 
 
 
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05/03/2011 12:32
 
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Consiglia Elimina    Messaggio 66 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 06/07/2005 13.05
Bentrovati a tutti................ Non ho molto tempo in questi giorni per poter rispondere più accuratamente ai diversi messaggi, però vi invito ad approfondire l'argomento non sempre e solo dal "NOSTRO" sentimento e punto di vista.......i sentimenti buoni non sempre danno risposte al di sopra delle parti e questo tema va e andrebbe...affrontato senza arenarsi sui SENTIMENTALISMI..........
Dio stesso è contro la pena di morte, ma non ha esistato AD USARLA (nel senso che ha tenuto conto dell'agire dell'uomo, senza impedire all'uomo di usarla.......) PER TRARNE UN BENE MAGGIORE.........
 
Leggete il seguente seppur lungo.......e meditatelo con CALMA ED IMPARZIALITA'...........
 
Fraternamente Caterina
 
 
Il perdono e la giustizia nella dottrina cattolica
Nostro Signore Gesù Cristo dice che il perdono deve essere concesso solo a chi è veramente pentito:- se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli – ( Lc 17,3 ).
 Giovanni Paolo II insegna che la penitenza –(…) lungi dall’essere un sentimento superficiale, è un vero capovolgimento dell’anima. (…) Fare penitenza vuol dire (…) cambiare direzione anche a costo di sacrificio – e riparare il male fatto a Dio, a se stessi, ai fratelli, a tutto il creato. (1)                   
- Fare penitenza (…) è qualcosa di autentico ed efficace soltanto se si traduce in atti e gesti di penitenza.. (…) La penitenza (…) è la conversione che passa dal cuore alle opere (…)-                      (2) 
  Il perdono non esclude la giustizia: Dio stesso con il battesimo e la confessione ci rimette la colpa ma non il castigo temporale provocato dalla colpa.  La misericordia di Dio ha perdonato la colpa, ma la giustizia di Dio ha mantenuto le ferite causate dal peccato, ferite che sono il castigo inflitto dall’uomo a se stesso: infatti gli uomini continuano ad essere soggetti alla pena delle tentazioni, alla pena del dolore, della malattia e della morte fisica.
 Insegna Giovanni Paolo II che – in nessun passo del messaggio evangelico il perdono, e neanche la misericordia come sua fonte, significano indulgenza verso il male, verso lo scandalo, verso il torto o l’oltraggio arrecato. In ogni caso la riparazione del male e dello scandalo, il risarcimento del torto, la soddisfazione dell’oltraggio sono condizione del perdono- . (3)
 Come condizione del perdono, Dio fece ricadere su Gesù l’iniquità di tutti: - il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti- ( Is 53,5 ).
  L’analisi del peccato, della sua vera essenza e dell’itinerario che da esso ha origine, indica che, ad opera del diavolo, vi sarà lungo la storia una costante pressione al rifiuto di Dio che porta fino all’odio verso il Creatore: amore di sé fino al disprezzo di Dio, come dice S. Agostino.
 La giustizia di Dio ha stabilito per la redenzione il processo inverso: l’amore di Dio fino al disprezzo di sé da parte del figlio prediletto, che offrì un sacrificio perfetto mediante l’atto della sua morte: - offrì se stesso senza macchia a Dio - ( Eb 9,14 ). (4)
 La morte di Gesù non è un atto di pacifismo ma un atto di obbedienza al Padre. Infatti, Giuda, i capi della Sinagoga, Pilato e i carnefici non hanno  su Cristo alcun potere tranne quello che Lui stesso vuole concedere e solo quando è venuta l’ora decisa dal Padre.
 La vita, dice Gesù, - nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio -. ( Gv10,18 ).
 Per dimostrare la sua potenza, Gesù, in un primo momento fa stramazzare al suolo tutti quelli che sono venuti ad arrestarlo nel Gethzemani ( cfr Gv 18,4-6 ).
 Il – calice – della passione è il destino che gli ha riservato il Padre: nella letteratura biblica il calice è il simbolo del destino perché i nomi degli interessati che venivano tirati a sorte erano posti dentro un calice. Il sacrificio della vita è stato voluto dal Padre e Gesù, come uomo, solo a Dio chiede di togliere tale pena:- Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!- ( Mt 26,39 ).
 La morte di Gesù non deve essere confusa con la logica del pacifismo: la crocifissione  di Nostro Signore è un atto di obbedienza alla giustizia voluta dal Padre, è un atto di amore per noi e un atto di condivisione dell’umana sofferenza. (5)
 In merito al pacifismo Giovanni Paolo II precisa:- Noi non siamo pacifisti, non vogliamo la pace ad ogni costo. Una pace giusta. Pace e giustizia. La pace è sempre opera della giustizia.                 – Opus iustitiae, pax -. (6)
 Se il perdono non esclude la giustizia ma, anzi, la giustizia è condizione del perdono, in che cosa consiste il perdono? Perdonare significa, propriamente, donare di nuovo: perdonare è la disponibilità personale a donare di nuovo il nostro aiuto a chi è pentito.
 Perdonare significa che non dobbiamo odiare il colpevole che è pentito, cioè non dobbiamo desiderare il male per il male: perdonare significa offrire il nostro aiuto al colpevole veramente pentito per il male fatto e questo compatibilmente con le esigenze della giustizia che esige la riparazione del male e la punizione del colpevole
 Il castigo è un male, cioè la privazione di un bene, il criminale, per esempio viene privato del bene della libertà, ma tale sacrificio di un bene viene fatto non per il desiderio del male in se stesso ma con lo scopo di salvaguardare o di ottenere un bene più grande. Bisogna tenere presente che esiste una gerarchia dei beni: il bene dell’anima è superiore al bene del corpo e il bene rappresentato dai diritti dell’innocente, della famiglia e della comunità civile è superiore al bene della libertà del criminale. Inoltre bisogna considerare il fatto che, anche quando si tratta di una condanna, lo Stato non dispone dei diritti dell’individuo. Lo Stato può privare il condannato del bene della libertà, in espiazione del male fatto, dopo che, con il suo crimine, egli si è già privato del suo diritto alla libertà: la perdita di certi diritti va attribuita allo stesso criminale che vi si è esposto con la sua azione.
 La disposizione d’animo del perdono è bene espressa nell’opera di misericordia corporale che dice di – visitare i carcerati – ma non dice di abolire le carceri e le condanne.
  Se la giustizia, dunque, non solo è lecita ma doverosa, come interpretare queste parole di Gesù:      – (…) ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due -. ( Mt 5,38 - 41 )
 Queste parole dette da Gesù non possono essere interpretate alla lettera ma devono essere intese in senso metaforico. Infatti, Nostro Signore, che ha raccomandato di non opporsi al malvagio e di porgere l’altra guancia, in realtà, non si è comportato secondo la lettera di tale insegnamento. A Gerusalemme, dopo aver fatto una sferza, percosse i mercanti che si trovavano nel tempio ( cfr Gv 2,14 – 15 ).
 Quando una delle guardie del Sommo Sacerdote lo schiaffeggia, invece di porgere l’altra guancia si oppone al malvagio difendendosi verbalmente:- se ho parlato male, dimostrami dov’è il male, ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?- . ( Gv 18,23 )
 Giovanni Paolo II, nella lettera enciclica Evangelium vitae, citando il Catechismo della Chiesa Cattolica, insegna che – (…)” la legittima difesa può essere non soltanto un diritto, ma un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri, del bene comune della famiglia o della comunità civile “. Accade purtroppo che la necessità di porre l’aggressore in condizione di non nuocere comporti talvolta la sua soppressione. In tale ipotesi, l’esito mortale va attribuito allo stesso aggressore che vi si è esposto con la sua azione (…)-. ( 7 )
 La legittima difesa è forse in contrasto con il V comandamento che dice di – non uccidere - ?
  Il Catechismo della Chiesa Cattolica precisa il senso del V comandamento citando integralmente il passo biblico dove viene enunciato:- la Scrittura precisa la proibizione del V comandamento: “ non far morire l’innocente e il giusto “ ( Es. 23,7 ). L’uccisione volontaria di un innocente è gravemente contraria alla dignità dell’essere umano, alla  - regola d’oro – e alla santità del Creatore. La legge che vieta questo omicidio ha una validità universale: obbliga tutti e ciascuno, sempre e dappertutto-. (8)
 La rinuncia al diritto di difendersi da parte del singolo contro un ingiusto aggressore – quando non provoca danni ai diritti del prossimo e non è fatta per vigliaccheria o per odio e indifferenza verso la propria vita – può assumere un significato profetico, cioè attestare in maniera assolutamente credibile la fede in un’altra vita e nella giustizia definitiva e perfetta di Dio. Ma la legittima difesa, dato il vincolo di solidarietà che ci lega agli altri uomini, è quasi sempre un grave dovere, soprattutto per i governanti che sono responsabili del bene comune. Un operaio, per esempio, può rinunciare ad esigere la giusta mercede defraudatagli da un datore di lavoro, ma i governanti devono comunque impegnarsi perché venga impedita l’ingiustizia attraverso l’uso lecito della forza e cioè attraverso l’opera delle forze dell’ordine, dei tribunali e attraverso l’applicazione delle pene stabilite dai tribunali. Scrive il Vescovo Sandro Maggiolini: - la persona può rinunciare al diritto di difendersi (…)- ma – (…) chi rinuncia al diritto di difendersi deve interrogarsi sui danni e sulla mancanza di aiuto che provoca a chi da lui dipende.

 

continua........



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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 06/07/2005 13.07
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Si pensi, come esempio, a un padre che ha la responsabilità di figli ancora incapaci di provvedere a se stessi -. (9)
 L’apostolo Paolo, nella lettera ai Romani, dice :- Vuoi non avere da temere l’autorità? Fa il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male -. ( Rm 13,3 - 4 ). Quindi, Dio ha affidato ai governanti la spada per punire chi fa il male.
 Per quanto riguarda il controverso e difficile problema della pena di morte, Giovanni Paolo II dice che esso si colloca all’interno del problema della legittima difesa della società allo scopo di difendere l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone: - in questo orizzonte si colloca anche il problema della pena di morte (…) – (10)
 La pena di morte, negli insegnamenti più recenti del magistero, viene paragonata ad un mezzo eccezionale come quello della guerra: pratiche da scongiurare con ogni sforzo ragionevole.
 Si tratta di un vero e proprio sviluppo della dottrina sul tema, un approfondimento che è in continuità con gli insegnamenti già posseduti dal magistero: nuovi aspetti della verità che vengono messi in luce e si aggiungono a quelli già conosciuti  per raggiungere un’intelligenza più profonda della rivelazione e anche per evitare idee pericolose che possono portare all’errore.
 La pena di morte dovrebbe essere per l’autorità un mezzo del tutto straordinario, un rimedio estremo per mali estremi che non possono essere evitati e prevenuti in altro modo. (11)
 Si tratta di un’indicazione generale di natura morale che viene data alle autorità civili alle quali appartiene il compito di valutare realisticamente la situazione e giudicare se i mezzi incruenti sono sufficienti per proteggere l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone.
 La Chiesa vuole ricordare che la prevenzione del crimine non può essere realizzata soltanto mediante il timore delle pene: la prevenzione va fatta prima di tutto a monte, per mezzo di un’educazione dei giovani rispettosa dei valori morali e va fatta soprattutto proteggendo e difendendo l’esistenza e la stabilità dell’istituto familiare perché la dissoluzione della famiglia e il relativismo morale sono cause che favoriscono l’insorgere della delinquenza minorile.
 Insegnava già  San Benedetto da Norcia, nella sua regola, che le punizioni corporali andavano bene per coloro che erano avanzati nella via dello spirito, nella conoscenza della virtù, mentre tali punizioni erano inutili per tutti gli altri perché essi non erano in grado di capirle.
 Quali casi straordinari potrebbero giustificare il ricorso alla pena di morte? Oggi, nelle società più progredite, con l’organizzazione sempre più adeguata dell’istituzione penale, questi casi sono ormai molto rari e forse l’unico caso, che potrebbe rende necessaria tale pena per proteggere l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone, potrebbe essere quello di un fenomeno criminale talmente grave e diffuso da terrorizzare i cittadini e impedire il dovere civico della testimonianza: una tale situazione è simile allo stato di guerra ed è quella che può realizzarsi, per esempio, con il fenomeno mafioso, quando esercita un controllo sul territorio, dispone di un vero e proprio esercito armato,  e impedisce, con la pena di morte, la collaborazione e la testimonianza dei cittadini.
 Qualcuno vede una certa contraddizione tra le esigenze della giustizia e lo spirito delle beatitudini enunciato da Gesù, in particolare le beatitudini dove viene detto: - beati gli afflitti perché saranno consolati – e -  beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli ( Mt 5,4 e 5,10 ).  Le beatitudini evangeliche, in realtà, non intendono distogliere l’uomo dalla realizzazione della giustizia ma dall’atteggiamento integralista di chi crede di poter realizzare un mondo e una società perfetti per cui finisce per non fare più distinzioni tra Paradiso e mondo, tra Cesare e Dio, tra verità e legge, tra stato e religione, tra fede e vita. Il cristiano, invece, in analogia con quanto si deve praticare nella vita spirituale individuale, deve evitare di confondere la sfera della fede con quella della vita, ma altrettanto deve accuratamente guardarsi dal separare la fede dalla vita. (12)
  Le beatitudini – (…) permettono di stabilire l’ordine temporale in funzione di un ordine trascendente, che senza togliere al primo il suo specifico contenuto, gli conferisce la sua vera misura. (…) Le beatitudini preservano dall’idolatria dei beni terreni e dalle ingiustizie, che la loro sfrenata bramosia comporta. Esse distolgono dalla ricerca utopistica e pericolosa di un mondo perfetto, perché “ passa la scena di questo mondo “ ( 1 Cor 7,31 ). (13)
 Le beatitudini, dunque, possono essere considerate un manifesto contro l’utopia: esse ricordano che in questo mondo non può esistere la perfezione ma è possibile un continuo progresso dell’uomo verso la verità, nel senso che può essere aumentata la comprensione soggettiva della verità e può essere continuamente migliorata la sua applicazione.
 Dopo queste spiegazioni, come interpretare l’insegnamento di Gesù in merito al – porgere l’altra guancia - ? San Tommaso d’Aquino spiega che Gesù non è venuto ad abolire l’antica legge ma a completarla ( cfr Mt 5,17 ). Queste massime di nostro Signore si riferiscono, in particolare, ai precetti giudiziali dell’antica legge: si tratta del diritto positivo del popolo ebreo che doveva garantire la giustizia. Cristo completa i precetti giudiziali nel senso che ne spiega il vero significato. Gli ebrei credevano lecito il desiderio di vendetta, mentre le pene dovevano essere applicate per amore della giustizia e non per odio verso la persona che aveva commesso un delitto. Per questo Cristo dice di amare il nemico e di porgere l’altra guancia. Gli ebrei credevano lecita la cupidigia delle ricchezze per le pene del taglione che comandavano la restituzione dei beni rubati con un sovrappiù di multa, mentre tali pene dovevano essere applicate per amore della giustizia e non per desiderio di ricchezza. Ecco perché il Signore dice di essere pronti a cedere di più a chi ci deruba.
Tali espressioni evangeliche, dice S. Agostino, vanno intese come – disposizioni d’animo -, altrimenti esse non hanno senso. (14)
 Giovanni Paolo II nella enciclica Dives in Misericordia dice che – (…) sarebbe difficile non avvedersi che molto spesso i programmi, che prendono avvio dall’idea di giustizia e che debbono servire alla sua attuazione nella convivenza degli uomini, dei gruppi e delle società umane, in pratica subiscono deformazioni. Benché essi continuino a richiamarsi alla medesima idea di giustizia, tuttavia l’esperienza dimostra che sulla giustizia hanno preso il sopravvento altre forze negative, quali il rancore, l’odio e perfino la crudeltà. In tal caso, la brama di annientare il nemico, di limitare la sua libertà, o addirittura di imporgli una dipendenza totale, diventa il motivo fondamentale dell’azione; e ciò contrasta con l’essenza della giustizia che, per sua natura, tende a stabilire l’eguaglianza e l’equiparazione tra le parti in conflitto.
 Questa specie di abuso dell’idea di giustizia e la pratica alterazione di essa attestano quanto l’azione umana possa allontanarsi dalla giustizia stessa, pur se venga intrapresa nel suo nome. Non invano Cristo contestava ai suoi ascoltatori, fedeli alla dottrina dell’Antico Testamento, l’atteggiamento che si manifestava nelle parole: “ Occhio per occhio e dente per dente “.. Questa era la forma di alterazione della giustizia in quel tempo; e le forme di oggi continuano a modellarsi su di essa. E’ ovvio, infatti, che in nome di una presunta giustizia ( ad esempio, storica o di classe ) talvolta si annienta il prossimo, lo si uccide, si priva della libertà, si spoglia degli elementari diritti umani. L’esperienza del passato e del nostro tempo dimostra che la giustizia da sola non basta e che, anzi, può condurre alla negazione e all’annientamento di se stessa, se non si consente a quella forza più profonda, che è l’amore, di plasmare la vita umana nelle sue varie dimensioni. E’ stata appunto l’esperienza storica che, fra l’altro, ha portato a formulare l’asserzione: summum ius, summa iniuria.. Tale affermazione non svaluta la giustizia e non attenua il significato dell’ordine che su di essa si instaura; ma indica solamente, sotto altro aspetto, la necessità di attingere alle forze dello spirito, ancor più profonde, che condizionano l’ordine stesso della giustizia -. (15)
 La giustizia, da sola, può portare alla negazione di se stessa senza la disposizione d’animo dell’amore per il nemico. Quando Gesù  afferma, - (…) io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e  a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello – ( Mt 5, 39 - 40 ), cosa realmente vuole dire? Cosa significano queste frasi: sono una metafora o vanno prese alla lettera ? Se queste frasi devono essere seguite alla lettera, un operaio, per esempio, che viene sfruttato dal suo datore di lavoro, non dovrebbe esigere giustizia ma, anzi, dovrebbe favorire il suo ulteriore sfruttamento. Dice Giovanni Paolo II:- Non si tratta qui certamente di acconsentire al male. E neppure ci viene proibita una legittima difesa nei confronti dell’ingiustizia, del sopruso o della violenza. Anzi è a volte soltanto con un’energica difesa, che certe violenze possono e debbono essere respinte.
 Quello che Gesù ci vuole insegnare innanzitutto con quelle parole, come con le altre (…), è la netta distinzione che dobbiamo fare tra la giustizia e la vendetta.
 Ci è consentito di chiedere giustizia; è nostro dovere praticare la giustizia. Ci è invece proibito vendicarci o fomentare in qualunque modo la vendetta, in quanto espressione dell’odio e della violenza -. (16)
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 06/07/2005 13.09
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Per quanto riguarda l’insegnamento di Gesù che afferma  - amate i vostri nemici – ( Mt 5,44 ), Giovanni Paolo II dice che – (…) non va inteso nel senso di un’approvazione del male compiuto dal nemico. Gesù invece ci invita ad una veduta superiore, magnanima, simile a quella del Padre celeste, per la quale, anche nel nemico e nonostante sia nemico, il cristiano sa scoprire ed apprezzare aspetti positivi, meritevoli di stima e degni d’essere amati: primo fra tutti, la persona stessa del nemico, creata, come tale, ad immagine di Dio, anche se, al presente, è offuscata da un’indegna condotta. - (17)
  Il nemico è il non amico, colui che fa il male e che non vuole pentirsi. La persona del peccatore deve essere sempre amata perché essa è stata creata da Dio a sua immagine anche se al momento presente è offuscata e deformata dal peccato. Il peccato del nemico, al contrario,  deve essere odiato e combattuto e l’aggressore deve essere messo in condizione di non nuocere.
 Non possiamo, dunque, stare insieme cioè essere amici e solidali con coloro che fanno il male: non ci può essere solidarietà con coloro che fanno il male e questo comporta un allontanamento dalle opere malvagie del peccatore in tutte quelle azioni che possono significare complicità o condivisione nei confronti del male. Nello stesso tempo bisogna evitare quella solidarietà indiretta verso il male che consiste nei peccati di omissione, primo fra tutti il mancato ammonimento e il mancato insegnamento nei confronti del peccatore. L’insegnamento dell’amore verso i nemici deve essere messo in relazione con questi altri insegnamenti di Gesù:- pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra ? No, vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre – ( Lc 12,51- 53 ).
- Ma se qualcuno scandalizzasse uno di questi piccoli, che credono in me, sarebbe meglio per lui
che gli fosse appesa al collo una macina da asino e venisse sommerso nel fondo del mare –             (  Mt 18, 6 ).  – Se qualcuno viene da voi e non porta questa dottrina, non ospitatelo in casa, né dategli il saluto, poiché chi gli rivolge il saluto, partecipa alle sue opere malvagie- (2 Gv10 ).
 L’amore di carità – cioè amare Dio al di sopra di se stessi e il prossimo per amore di Dio – può e deve richiedere il sacrificio dell’amore umano perché non è possibile amare veramente il prossimo senza amare prima Dio e i suoi comandamenti: senza Dio finiremmo, anche senza volerlo, a causa delle passioni disordinate, per fare del male a noi stessi e al prossimo, confondendo i piaceri disordinati e momentanei con il bene e finendo facilmente per persuaderci che è falso ciò che non vorremmo fosse vero.
- Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di
Me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà..-                   ( Mt 10, 37 – 39 ).
 
                                                        (B.M.B.) 
 

Bibliografia:
 
 
1) Giovanni Paolo II, Reconciliatio et paenitentia, esortazione apostolica post-sinodale sulla       
 riconciliazione e la penitenza nella missione della Chiesa oggi, 2 dicembre 1984, n.26
2) Giovanni Paolo II, ivi, n.4
3) Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Dives in misericordia, 30 novembre 1980, n.14
4) cfr  Giovanni Paolo II , Lettera enciclica Dominum et Vivificantem sullo Spirito Santo nella vita della Chiesa e del mondo, 18 Maggio 1986, n.38; cfr  Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Salvifici Doloris sul senso cristiano della sofferenza umana, n.17
5) cfr Giovanni Paolo II,  Lettera apostolica Salvifici doloris, ivi, n.16
6) Giovanni Paolo II, Supplemento ed. settimanale dell’Osservatore Romano, n.44, 22 febbraio 1991, p.3
7) Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Evangelium Vitae sul valore e l’inviolabilità della vita umana, 25 Marzo 1995, n.55
8) Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2261
9) Sandro Maggiolini, Breve esposizione del cristianesimo, ed, Piemme, Casale Monferrato      (AL ), 1985, p. 98
10)  Giovanni Paolo II. Evangelium Vitae, op. cit., n. 56
11)  cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2267, testo italiano aggiornato del 1999; cfr Evangelium Vitae, op. cit. n. 56
12) Cfr Il messaggio del Papa a Strasburgo, in Giovanni Cantoni, Papa Giovanni Paolo II a      
     Strasburgo: religione e libertà, Cristianità, Piacenza, ottobre 1988, n.162, pp. 3-6
13) Istruzione della Sacra Congregazione per la dottrina della fede, Libertà cristiana e liberazione,  
     22 marzo 1986, approvata dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, n. 62
14) S. Tommaso d’Aquino, Summa Teologica I – II, q. 108, a.3
15) Giovanni Paolo II,Dves in Misericordia, op. cit., n. 12
16)  Giovanni Paolo II, Omelia alla parrocchia di S. Chiara a Vigna Clara- Due Pini, Le visite pastorali del Vescovo di Roma, L’Osservatore Romano  23 – 24 febbraio 1987, n. 2
17)  Giovanni Paolo II, ivi, n. 3

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Da: Soprannome MSN°Teofilo Inviato: 06/07/2005 16.56
io non discuto che, quando non ci fossero altre strade percorribili per la difesa, la pena di morte rimarrebbe l'ultima alternativa (anche se non vedo come non possano esserci altre strade percorribili),
Caro lyvan,
è proprio questo il punto evidenziato dal catechismo e su cui ci troviamo finalmente d'accordo.
 
Per quegli stati che invece sopprimono la vita senza che ne abbiano una valida ragione il catechismo precisa, (lo ripeto affinchè non sfugga):
 
Se invece i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall'aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l'autorità si limiterà a questi mezzi, poichè essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana.
 
Nota bene l'espressione sottolineata, perchè è proprio quest'obbligo  morale che gli stati dovrebbero osservare e non attuare la pena di morte quando ne ha i mezzi.
Ma, ad attuare la pena di morte sono proprio gli stati  dove la Chiesa è tenuta in minore considerazione.
 
Con affetto
 
 

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Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 06/07/2005 22.03
Caro Teo,
 
siamo d'accordo che la posizione della Chiesa si riferisce a casi limite in cui non ci sia altra alternativa.
In realtà questi casi limiti sono tuttavia puramente teorici, dato che non è vero che il Mondo non sia nelle condizioni di difendersi in altro modo.
Solo in presenza di  un pericolo REALE E IMMEDIATO è ravvisabile la legittima difesa, ma questo presupposto non esiste più nel caso di cattura, nè si può con certezza determinare che l'individuo sarà senz'altro pronto a commettere altri delitti, tanto da giustificare la sua soppressione.
 
Non sono invece d'accordo su quanto riporta Caterina:
 
questo tema va e andrebbe...affrontato senza arenarsi sui SENTIMENTALISMI..........
Dio stesso è contro la pena di morte, ma non ha esistato AD USARLA (nel senso che ha tenuto conto dell'agire dell'uomo, senza impedire all'uomo di usarla.......) PER TRARNE UN BENE MAGGIORE.........
 
Prima di tutto non si tratta di sentimentalismo, ma di morale divina e, se vogliamo, anche umana.
Il resto della frase poi è inaccettabile se non addirittura assurdo: a questo punto potremmo anche affermare che Dio non ha esitato ad usare i campi di sterminio o i figli che ammazzano i genitori (nel senso che ha tenuto conto dell'agire dell'uomo, senza impedire che avvenisse) per trarne un bene maggiore.
Cara Caterina, Dio non impedisce nulla solo in rispetto del libero arbitrio degli uomini (giusto o sbagliato che sia) e non per altre ragioni.
Poi è ovvio che l'evoluzione umana (inteso nel senso di bene) passa anche attraverso la sperimentazione degli errori, senza i quali l'uomo non capirebbe ciò che invece è bene.
 
Dai testi riportati si desume infine che la pena di morte debba intendersi quale ultima "ratio" quando fosse indispensabile per la legittima difesa, e cioè ... scusate se mi ripeto ... quando esista un pericolo reale e immediato che non lascia altra scelta.
Su questo siamo perfettamente d'accordo, nel senso che: o lo catturiamo o siamo costretti ad ucciderlo. ma questo è ben diverso dal sentenziare la pena di morte  anche nel caso di cattura.
La Chiesa giustamente indica "quando questo sia indispensabile" ... quindi, nella realtà,  in presenza di circostanze talmente eccezionali da essere del tutto ipotetiche.
 
Pace
iyvan
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 06/07/2005 22.12
Dai testi riportati si desume infine che la pena di morte debba intendersi quale ultima "ratio" quando fosse indispensabile per la legittima difesa, e cioè ... scusate se mi ripeto ... quando esista un pericolo reale e immediato che non lascia altra scelta.
Su questo siamo perfettamente d'accordo, nel senso che: o lo catturiamo o siamo costretti ad ucciderlo. ma questo è ben diverso dal sentenziare la pena di morte  anche nel caso di cattura.
.............
 
Caro Yivan che tu NON sia d'accordo NON E' IMPORTANTE.......e non cambia le cose.......
Indubbiamente per te CAMBIA INVECE TUTTO....... e tutto ruota attorno esclusivamente al tuo "si o no"......
E se rileggi meglio questo che hai scritto e che ho riportato, tu stesso lo ammetti perchè nel momento in cui riconosci una legittimità della pena di morte .....nel senso che: o lo catturiamo o siamo costretti ad ucciderlo......hai legittimato LA LEGGE CHE IN QUALCHE MODO LA GIUSTIFICA........ ciò che tu tenti di appianare è semplicemente il SENSO DELLA TUA COSCIENZA....... e questo è lodevole, ma non è la risposta e non è sufficiente......
 
Quando dici poi: ma questo è ben diverso dal sentenziare la pena di morte  anche nel caso di cattura.
............. siamo d'accordo, ma infatti i parametri della questione non erano questi, almeno per quanto riguarda il mio intervento del quale hai solo estrapolato..diciamo...le "istruzioni per l'uso" del testo che ho messo, ma che del testo non hai colto evidentemento neppure un rigo........
Come vedi, dunque, visto che dici:
Dai testi riportati si desume infine che la pena di morte debba intendersi quale ultima "ratio" quando fosse indispensabile per la legittima difesa, e cioè ... scusate se mi ripeto ... quando esista un pericolo reale e immediato che non lascia altra scelta.
.............
 
siamo perfettamente d'accordo..non vedo appunto dove s'annida l'imcomprensione.......
 
Fraternamente Caterina
 

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Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 07/07/2005 12.36
Cara Caterina,
 
ti assicuro che del testo ho colto, non solo ogni rigo, ma ogni parola. Ma tu hai colto ciò che io intendo dire?
Se poi tu dici che  il fatto che io non sia d'accordo non è importante, non è a sua volta importante. 
 
Credo che l'ncomprensione stia nella parola "pena"... di morte.
Questa presuppone l'aver stabilito appunto che un determinato delitto sia punibile con la morte, indipendentemente dal fatto che il colpevole possa costituire o meno ancora una minaccia reale.
 
In realtà la Chiesa ammette solo l'eventualità della soppressione fisica solo per legittima difesa, ma questo può riferirsi solo all'immediatezza del pericolo e non nell'attribuire allo Stato il potere di comminarla come pena.
Non avrei nulla da replicare se ci si limitasse ad affermare che la soppressione diventa lecita quando ci sia da scegliere tra la vita propria o di altri e quella del delinquente, ma solo in questo caso, e ciò presuppone la certezza e l'immediatezza del pericolo.
 
Il che significa abolire il concetto di pena di morte e sostituirlo con la leggittima reazione del singolo o dello Stato di fronte all'immediatezza e alla realtà del pericolo.
Penso che sia questo che la Chiesa intenda, tant'è che essa si batte anche per l'abolizione della pena.
 
All'inizio della discussione, questa è stata invece giustificata addirittura come "espiazione" il che, a mio avviso, significa appunto considerare lecita la pena e non solo la legittima difesa. Infatti, Patrizia scrive:
 
"la sua pena è anche un'espiazione, non si tratta soltanto di salvaguardare gli altri. ".,
 
come se l'uomo, lo Stato o la Chiesa possano arrogarsi il diritto di decidere al posto di Dio quale espiazione sia giusta.
 
A tua volta scrivi:
 
" ... il concetto GLOBALE DELLA PENA DI MORTE...riguarda anche la legittima difesa"
 
Sottolineo "anche", perchè presuppone l'esistenza di altre circostanze in cui la soppressione può essere lecita anche al di fuori della lettima difesa.
Il caso di aborto per salvaguardare la vita della madre non ha nulla a che vedere con il concetto globale di "pena" di morte, che c'entra questo con la pena di morte? E' solo una scelta individuale non criticabile.
 
E poi:
 
"se elimini il concetto generale della pena di morte, tu non avrai più alcun diritto alla legittima difesa"
 
Riporto quanto ho risposto al riguardo:
 
La legittima difesa presuppone una circostanza certa che costringa a difendere la propria vita o quella di altri, e che per farlo si renda INDISPENSABILE sopprimere il colpevole. SOLO QUANDO NON C'E' ALTRA SCELTA questo tipo di difesa è lecita.
Se uccidere non è però indispensabile, perchè il colpevole può essere reso inoffensivo in altri modi, nessuna sentenza umana di morte può essere giustificata da una necessità, e assume pertanto solo una MOTIVAZIONE PUNITIVA, che si arroga l'arbitrario diritto di sopprimere una vita.
 
 
 
E' il cosidetto concetto generale della pena di morte da te citato che non mi sembra morale, esistendo solo un caso lecito:
la difesa di fronte ad un pericolo reale e immediato, il che non può estendersi ad un concetto generale , ma ad una situazione precisa che non lascia via di scampo.
Non può esistere una generalizzazione, nè un concetto di "pena", ovvero di "punizione" che vada oltre la detenzione, senza ledere un diritto che solo Dio ha
 
Se questo è ciò che anche la Chiesa intende esprimere (ed io penso che sia questo) allora siamo perfettamente d'accordo.
 
Penso di aver chiarito il motivo dell'incomprensione.
 
Pace
iyvan
 
 
 
 
 
 

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 07/07/2005 13.39
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 07/07/2005 14.17
scusate...rimetto la risposta completandola..........
 
 
 
In realtà la Chiesa ammette solo l'eventualità della soppressione fisica solo per legittima difesa, ma questo può riferirsi solo all'immediatezza del pericolo e non nell'attribuire allo Stato il potere di comminarla come pena.
Non avrei nulla da replicare se ci si limitasse ad affermare che la soppressione diventa lecita quando ci sia da scegliere tra la vita propria o di altri e quella del delinquente, ma solo in questo caso, e ciò presuppone la certezza e l'immediatezza del pericolo.
.............
 
Credo che l'incompresnione sia nel come si pone la questione, per il resto concordo con te...........
Tu infatti dici:
 
Non avrei nulla da replicare se ci si limitasse ad affermare che la soppressione diventa lecita quando ci sia da scegliere tra la vita propria o di altri e quella del delinquente, ma solo in questo caso, e ciò presuppone la certezza e l'immediatezza del pericolo.
.............
bene facciamo attenzione perchè anche in questo concetto di "limitatezza" NON CI SAREBBE CONSENTITO NEPPURE IL PENSARE DI POTER SOPPRIMERE QUALCUNO.......l'idea e il concetto di sopprimere qualcuno nasce con IL PECCATO ORIGINALE........ da quando Satana studia il modo (L'INGANNO) e lo inserisce NEL MONDO...PER SOPPRIMERE L'IDEA STESSA DI DIO.....
il sostituirsi a Lui da qui nasce tutto il MALE.........dentro il quale si sviluppa l'idea di SOPPRIMERE QUALCUNO, fosse anche una formica o una zanzara tigre fastidiosa........
Sostituirsi a Dio vuol dire SOPPRIMERE GIA' QUALCUNO che ne è l'immagine........poi ci sono molti modi di sopprimere fra questi c'è il concetto di "PENA DI MORTE"........un esempio concreto è quel vivere e volere vivere pensando di poter fare a meno della Legge di Dio E' APPLICARE SU SE' STESSI E SUI VICINI UNA PENA DI MORTE........perchè allontanarsi da Dio è la morte........
 
Molti fanno l'errore allora di credere che l'idea di sopprimere l'uomo sia diversa che dal sopprimere un animale, altri accentuano l'idea che sopprimere l'animale anche solo per nutrirsi sia sbagliato...insomma si tende a passare da un eccesso all'altro minando la vera comprensione del tema che non è affatto semplice....
 
Dalla Genesi (e ne parlammo) prima del peccato originale l'uomo non doveva neppure uccidere gli animali per nutrirsi, tutto aveva a sua disposizione senza dover SOPPRIMERE NULLA....... ma da dopo il peccato Dio stesso pronuncia una sentenza DI MORTE NEI CONFRONTI DEGLI ANIMALI i quali diventano così nutrimento dell'uomo , ma non solo, a causa del peccato anche gli animali hanno subito IL DISORDINE e attendono la Redenzione....intanto anch'essi per sopravvivere DEVONO UCCIDERSI FRA DI LORO....e devono uccidere anche l'uomo quando subentra l'istinto della difesa o della fame.....
 
Per l'uomo le cose sono diverse perchè egli è creato ad immagine e somiglianza di Dio quindi ha la capacità di MUTARE , DI CAPIRE E DI MUTARE ATTEGGIAMENTI...... usare LA RAGIONE E LA FEDE per non lasciarsi avvolgere esclusivamente dall'istinto che è stato contaminato dal peccato originale........
L'idea del sopprimere appartiene al peccato e non all'atto creativo di Dio......tuttavia esso è parte integrante della nostra UMANITA' FERITA...e come usa fare Dio DA UN MALE SI PUO' TRARRE UN BENE........
 
Per capire che cosa è la PENA di morte occorre capire che cosa è questo sopprimere, da dove nasce........e in quale modo CONTROLLARLO.........
 
Se leggiamo la storia dell'uomo le guerre portano con sè il paradosso DEL PROGRESSO..........senza le guerre non avremmo avuto progressi....... inutile e ingannevole sarebbe sostenere che se avessimo agito diversamente, senza guerre....il progresso sarebbe andato avanti lo stesso, indubbiamente c'è del vero, ma non stiamo qui a fantasticare....... la storia è quella che è e ci ricorda che dalle guerre l'uomo ha potuto MATURARE ED HA SAPUTO PROGGREDIRE......
Così è PER E CON LE MALATTIE.......senza questo MALE NON AVREMMO AVUTO LE MEDICINE E I VACCINI......le malattie SOPPRIMONO l'uomo (e non solo l'uomo) esiste UNA PENA DI MORTE CHE SI TRASMETTE.....quando consapevoli di essere malati, si finisce per contagiare l'altro fregandosene del pericolo........
 
Ma..paradosso è anche una madre che mette al mondo un figlio...AUTOMATICAMENTE LO CONDANNA A MORIRE......... per capire questo groviglio abbiamo solo una chiave di lettura: IL VERBO CHE SI FA CARNE PER SUBIRE UNA MORTE, UNA CONDANNA A MORTE, LA PENA DI MORTE.......PER DARE LA VITA ETERNA QUELLA CHE NON MUORE PIU'.........
 
Così come le catastrofi naturali guidano in un certo senso gli animali ai loro cambiamenti..... e permettono loro di sopravvivere e di mutare, anche l'uomo, GUARDANDO AL VERBO FATTO CARNE, AL DIO-CON-NOI è in grado di cambiare e di MIGLIORARSI sempre di più.........e tuttavia CONVIVENDO CONTINUAMENTE CON DELLE LEGGI CHE PURTROPPO RESTERANNO IN VIGORE FINO A QUANDO ESISTERA' IL MONDO.........a causa appunto del peccato originale......
 
Tu dici ancora:
 
All'inizio della discussione, questa è stata invece giustificata addirittura come "espiazione" il che, a mio avviso, significa appunto considerare lecita la pena e non solo la legittima difesa. Infatti, Patrizia scrive:
 
"la sua pena è anche un'espiazione, non si tratta soltanto di salvaguardare gli altri. ".,
 
come se l'uomo, lo Stato o la Chiesa possano arrogarsi il diritto di decidere al posto di Dio quale espiazione sia giusta.
.................
 
Non confondiamo due aspetti Yivan.........Dio HA DELEGATO L'UOMO A DELLE DECISIONI........a Lui spetta IL GIUDIZIO FINALE.......all'uomo quello che regola le questioni terrene......... Dio non ha affidato il Creato all'uomo solo per metà o per finta, ma nella totalità e pienezza delle decisioni, indubbiamente l'uomo DOVRA' RENDERE CONTO DEGLI USI COME DEGLI ABUSI........
Nella Bibbia leggiamo che Dio DECIDE IL GIORNO ULTIMO DELLA VITA DI UN UOMO.......pensare che l'uomo, con una condanna a morte TOLGA A DIO IL DIRITTO SU QUELLA VITA SENZA CHE DIO IN QUALCHE MODO LO PERMETTA.....significa limitare l'intervento di Dio SECONDO LE DECISIONI UMANE.......mentre noi crediamo esattamente l'opposto anche se, fa parte del gioco, L'ESERCIZIO DEL LIBERO ARBITRIO E QUINDI ANCHE DI UCCIDERE IN MODO ILLEGITTIMO.....E DUNQUE DEGLI ABUSI CHE QUESTO ESERCIZIO PORTA A COMPIERE.......
Ma proprio perchè parliamo di ABUSI significa allora che nel contesto REALE della vita che viviamo in un mondo contaminato dal peccato il contesto di pena di morte diventa paradossalmente LEGALE.......ho fatto il paragone prima: ogni figlio che nasce subisce UNA PENA DI MORTE........il punto non è dunque il concetto di legittimità, quanto quella di EDUCARCI ALL'USO PER EVITARE L'ABUSO..........o meglio, come insegna Cristo: MATURARE AL PUNTO TALE DA NON DOVERLA USARE PIU' QUESTA PENA PER FAR SUBENTRARE IL CONCETTO DI RIEDUCAZIONE DEL REO.........L'USO DELLA CARITà............ecc.........
 
Se prendo il motorino e dopo aver bevuto vado a sbattere e morendo provoco la morte di altre persone io ho applicato UN ABUSO...ed ho applicato LA PENA DI MORTE PER ALTRE PERSONE........
Se faccio l'amore e prendo la pillola del giorno dopo perchè NON voglio problemi con una gravidanza, IO HO APPLICATO LA PENA DI MORTE PER QUALCUN ALTRO E A QUALCUN ALTRO........
Se abortisco io UCCIDO........
se ho applicato un tasso d'interesse ad usura e il mio cliente si è suicidato, io sono responsabile di quella PENA DI MORTE.........
Se stacco la presa d'alimentazione ad un malato.......io UCCIDO.........
 
Fa pensare che in tutto questo sfugge l'idea della PENA DI MORTE........mentre invece ci si mobilita quando si applica la pena di morte durante un processo verso una persona veramente colpevole di gravi delitti.....indubbiamente la Chiesa CHIEDE CONTINUAMENTE LA GRAZIA..........perchè uccidendo NON si recupera il reo e soprattutto perchè la pena di morte NON DEVE ESSERE APPLICATA SECONDO LO SCHEMA DELLA LEGGE DEL TAGLIONE........mai per una vendetta, ma secondo giustizia.......ed è qui che diventa difficile capire quando avviene per giustizia.......
 
Perciò......QUANDO PARLIAMO DI PENA..... una condanna a morte può essere presa da Dio come UNA ESPIAZIONE....lo ha fatto con il Figlio il quale era l'unico SENZA COLPA...... il punto non è dunque il NON essere d'accordo sul concetto di pena come espiazione del peccato, quanto invece comprendere la portata dell'espiazione la quale E' PRESA IN CONSIDERAZIONE DA DIO....SIA CHE IL REO LO MERITASSE SIA CHE IL REO NON LO MERITASSE......
 
Quando Gesù dice "porgi l'altra guancia" non lo sta dicendo ALLE LEGGI DI UNO STATO perchè Gesù sa benissimo che le Leggi umane devono far fronte a forme gravi ed eccessive di terrorismo (leggiamo oggi a Londra il dramma), di attacchi e dunque di DIRITTO ALLA DIFESA.......
porgere l'altra guancia sta a noi........ ad ognuno di noi con il suo prossimo, alla Legge dello Stato spetta il duro compito di IMPORRE spesso delle Leggi severe là dove le condizioni lo richiedessero........In teoria NESSUNO STATO AL MONDO potrebbe imporre una Legge che preveda LA SOPPRESSIONE DI UNA VITA UMANA.....tuttavia essendo noi nel mondo il quale contaminato dal peccato prevede il contesto della PENA DI MORTE.....uno Stato dunque può legittimare questa pena ESTREMA anche se deve imparare una tendenza che eviti questa estrema pena MA CHE NON ELIMINI IL CONCETTO DI PENA......Pilato riteneva sufficiente punire Gesù con una pena "minima": LA FLAGELLAZIONE......Dio ha condotto il Figlio ALLA PENA ESTREMA (per questo sono venuto, dice Gesù) perchè la pena estrema era l'unica appunto, perchè estrema, che potesse completare la portata della sua missione.......
DOVE' O MORTE IL TUO PUNGIGLIONE?
In questo estremismo, Dio sconfigge l'estremo che per l'uomo che subisce la pena di morte (punto estremo) può risultare una pena definitiva che potrebbe salvarlo fin anche dalla morte dell'anima ben peggiore della morte corporale......
Lo so è difficile il concetto.......ma è la sola chiave per comprendere questa realtà di questa PENA di morte che è stata causata dal peccato originale....e che NESSUNO ne è escluso.....
 
Questo non significa che domani la pena di morte non potrà essere eliminata........anzi la Chiesa stessa lo auspica, dovremo arrivare a maturare che la pena di morte in sè.... NON SERVE perchè già siamo tutti condotti a passare in qualche modo questa morte per entrare all'eternità.......ma il fatto che essa NON serve, lo abbiamo maturato proprio perchè è stata applicata.......e proprio perchè abbiamo MATURATO che la pena di morte esiste in sè stessa ed è parte della vita di ogni essere che viene al mondo.....ciò che dobbiamo imparare è quel SOPPRIMERE........ contro il quale dobbiamo confrontarci ogni giorno non soltanto per coloro che attendono la clemenza nel braccio della morte, ma anche nei confronti di un embrione che ha il diritto di nascere......
 
Fraternamente Caterina
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05/03/2011 12:37
 
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Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 07/07/2005 23.11
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Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 07/07/2005 23.21
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 08/07/2005 0.33
Ma, cara Caterina, sappiamo benissimo che tutti dobbiamo morire, ma mica per volontà della madre. C’è una bella differenza rispetto ad una morte causata dalla volontà dell’uomo.
Scusami, ma questo che chiami “paradosso” non mi sembra molto calzante quando si parla di pena di morte.
................
 
Indubbiamente Yivan ti sfugge il concetto di PENA DI MORTE......... o meglio del concetto proprio della PENA......Nessuno mette in dubbio il contesto della VOLONTA' ad applicare la pena di morte, volontà che chiameremo oggi SADISMO, LA NON PIETA'........o anche VENDETTA......conscia o inconscia........ vendicarsi di una pena subita applicando una pena estrema, quella della morte, la legge del taglione.......Ma non è questo che stiamo discutendo, il paragone di una madre che mettendo al mondo un figlio lo CONDANNA AUTOMATICAMENTE A MORIRE è una realtà che ci fa comprendere meglio come il concetto di pena di morte si applica indipendentemente dall'essere un reo o meno...... morendo in un incidente stradale per esempio e per colpa dell'altro che guidava ubriaco, applica LA PENA DI MORTE........
Ripeto: separare questo concetto di PENA DI MORTE da ogni atto o gesto che porta un altro a morire, non aiuterà a capire di che cosa stiamo parlando........
 
E dove sta scritto che tra le questioni terrene è compreso il diritto di distruggere ciò che Dio ha creato, ovvero la vita?
Non confondiamo ciò che è un diritto da ciò che è libertà.
Dio ha lasciato libertà all’uomo, ma non certo il diritto di vita e di morte.
Su come l’uomo avrà esercitato questa sua libertà, Egli esprimerà il giudizio finale.
................
 
Ritorniamo alla madre che deve per forza fare una scelta tra il figlio che dovrebbe nascere e la sua vita in pericolo....un medico E' OBBLIGATO A FARE UNA SCELTA SU UNO DEI DUE DECRETERA' LA MORTE O LA VITA......Ripeto qui non si discute L'ABUSO DELL'USO DELLA PENA DI MORTE........è questo che non riesci a comprendere.......Dio ha lasciato che l'uomo uccidesse Suo Figlio, il suo unico Figlio.......ha usato (termine improprio ma efficace alla comprensione) il peggior strumento in possesso DELL'UOMO E NON DI DIO a causa del peccato originale...... cioè è il peccato originale che ha messo nelle mani dell'uomo NON il diritto ma lo strumento della morte........Dio NON ha creato la morte........e risorgendo Gesù NON ha eliminato questo potere nelle mani dell'uomo, ma lo ha reso innocuo...UN PASSAGGIO......
Dio ha mantenuto per sè stesso il DIRITTO DELLA VITA E DELLA MORTE SULLA VITA STESSA CHE VIENE AL MONDO, MA LA GESTIONE E' NELLE MANI DELL'UOMO PERCHE' E' QUI SULLA TERRA CHE QUESTO POTERE SI ESERCITA........
 
Seguendo la tua affermazione, potremmo allora considerare che sia volontà divina anche le atrocità della morte in un lager nazista.
Se ci rifletti bene, non puoi non ravvisare l’enorme differenza.
...............
C'è un bellissimo libro del quale ora mi sfugge il titolo che parla di questa "assenza di Dio"......con una domanda "DOV'ERA DIO DURANTE IL NAZISMO E QUANDO LE PERSONE MORIVANO A MIGLIAIA NEI FORNI CREMATORI?"
Questo ci riporta al grido di Cristo sulla Croce "Dio mio, perchè mi hai abbandonato?"
Le atrocità naziste, comuniste, dei Gulag, e di altri abusi come l'aborto che infliggono LA PENA DI MORTE......non procedono indubbiamente dalla volontà divina, ma procedono DAL PECCATO ORIGINALE.......il quale seppur è stato debellato dalla morte e risurrezione di Cristo e seppur viene cancellato dal Battesimo, non viene di lui eliminato quella contaminazione che produce gli effetti per i quali siamo chiamati a combattere LA BUONA BATTAGLIA......Satana autore della morte e della SEDUZIONE INGANNATRICE CHE CONDUCE A QUELL'INVITANTE IDEA DELLA SOPPRESSIONE DI UN ALTRO continua a mietere VITTIME.....proprio in virtù DEL LIBERO ARBITRIO........diversamente si dovrebbe dare la "colpa a Dio" quando, ad esempio, gli stravolgimenti naturali come vulcani e maremoti producono delle condanne di morte INNOCENTE.......
Ti invito a meditare sul Libro di Giobbe quando Dio pemettendo a Satana di colpire nella carne Giobbe, gli vieta di ucciderlo.......
Così come il gesto di Giuda del quale Cristo sapeva benissimo i contorni e il finale, ma non fa nulla apparentemente per evitare il suicidio.....anzi, studiosi attenti e sfiziosi nell'estrapolare alcuni contesti della storia di Giuda sono giunti a dimostrare che Cristo, essendosi Lui consegnato ai carnefici, avrebbe condotto Giuda in un certo senso al gesto estremo.........
Sono d'accordo sul concetto che esprimi là dove si capisce perfettamente la sottile linea di confine che c'è fra il comprendere quando c'è la volontà di Dio e quando è in atto l'abuso dell'uomo.......ma tutto questo è comprensibile solo volgendo lo sguardo ALLA CROCE....prima..e alla tomba vuota dopo...
 
Ai tempi di santa Caterina da Siena la pena di morte era all'ordine del giorno......le capitò così di dover assistere una notte intera un uomo che all'indomani sarebbe dovuto morire perchè aveva a sua volta ucciso....non credeva in Dio e Caterina da Siena tutta la notte gli parla di Gesù.....
Sfinito il condannato gli confessa che ha paura di morire, Caterina non gli rinfaccia la morte che aveva dato ad altri, ma gli confida a sua volta il desiderio di volersi trovare al suo posto perchè vivere per lei era morire......
Giunti al patibolo il condannato chiede alla senese di restargli accanto e confessandosi al frate riconosce la giusta sentenza e prega Caterina di dire a Gesù che volentieri ora pagava la sua pena con la sua testa affinchè gli fosse concesso di vivere l'eternità da graziato e salvato.......
(questo fatto è stato narrato da santa Caterina al suo confessore)
Spero che tu Yivan possa comprendere dunque di cosa stiamo parlando.......
 
Questo paradosso di legalità è assurdo: diritto e libertà(abuso) sono due cose diverse.
La libertà che l’uomo ha di uccidere non potrà mai legalizzare l’atto di fronte a Dio e di questo dovrà risponderne. Il riferimento al paragone del figlio che nasce condannato a morire non c’entra nulla per il motivo che ho spiegato.
...............
è qui che ti sbagli Yvan........libertà e abuso vanno a spasso insieme perchè esiste solo un concetto di vera libertà....e questa non priva la Legge umana dall'esercitare la legittimità di una pena di morte in caso estremo......il paragone del figlio che nasce condannato a morire è calzante, ripeto....sei tu che non comprendi di cosa si sta parlando......milioni di BAMBINI sono condannati alla pena di morte PER FAME perchè noi siamo diventati ogni giorno più egoisti......non serve separare il concetto di pena di morte, serve invece capire che cosa è possibile fare per evitare di compiere abusi su vite umane che non ci appartengono.......
 
************
Se prendo il motorino e dopo aver bevuto vado a sbattere e morendo provoco la morte di altre persone io ho applicato UN ABUSO...ed ho applicato LA PENA DI MORTE PER ALTRE PERSONE........
Mamma mia, Caterina, ma anche qui c’è una bella differenza! Ma di quale abuso parli? Qui c’è l’involontarietà, e potrebbe costituire una di quelle circostanze  che accennavo, circostanze create dall’azione degli uomini.
...............
 
sbagli Yivan non si chiama involontarietà, ma omicidio PRETERINTENZIONALE.......... omicidio involontario è quando accidentalmente mi parte un colpo di pistola mentre la sto pulendo e uccido una persona, nel caso del motorino avrei dovuto sapere che guidare da ubriaco E' CONTRO LA LEGGE PROPRIO PERCHE' METTO IN PERICOLO LA MIA VITA E QUELLA DEGLI ALTRI.......Ogni circostanza creata dall'uomo che lo voglia o meno può condurre alla morte, come ti psiegavo sei tu che non riesci a comprendere che una cosa è appunto il concetto di PENA DI MORTE, altra cosa è la morte verso la quale tutti abbiamo l'incontro....ma entrambi hanno un comune denominatore: IL PECCATO ORIGINALE CHE NE E' LA CAUSA PRIMARIA.....e di conseguenza la morte, che san Francesco finisce per chiamare SORELLA.....è diventata uno strumento nelle mani dell'uomo il quale può ABUSARNE.......o in altri casi, come l'esempio della mamma che deve fare una scelta....tristemente la deve solo APPLICARE......
 
****************
Perciò......QUANDO PARLIAMO DI PENA..... una condanna a morte può essere presa da Dio come UNA ESPIAZIONE....lo ha fatto con il Figlio il quale era l'unico SENZA COLPA.
 
Questo può essere anche vero, anzi probabilmente è così, ma questo non giustifica chi applica questo genere di espiazione, che non era suo diritto applicare e di cui dovrà rispondere a Dio.
.................
 
perfettamente d'accordo....... di TUTTO dobbiamo rispondere a Dio, fin anche del mangiare......io qui non ho inteso giustificare nulla se non ricordare a me stessa e a chi legge che Cristo HA GIUSTIFICATO già di per sè molte azioni umane fra le quali c'è la pena di morte.........giustificato nel senso che conoscendo Egli i nostri limiti e L'OBBLIGATORIETA' all'uso di questo strumento in certi periodi e in certe occasioni, Egli che ha il potere di perdonare saprà di certo valutare con giustizia la pena di morte che, per esempio, un medico ha dovuto esercitare nei confronti di un bambino che nascendo avrebbe ucciso involontariamente a sua volta sua madre......o come un giudice che per GIUSTIZIA umana è stato costretto ad usare la pena capitale contro qualcuno che a sua volta si era fatto carnefice di altri......anche per TUTELARE la credibilità di una legge dello Stato come quando, altro esempio.........deve assolvere un poliziotto per aver esercitato il suo diritto ad uccidere un uomo perchè quell'uomo stava usando a sua volta la pena di morte contro inermi cittadini......
Se siamo d'accordo sul diritto alla legittima difesa come sembra che lo siamo..... resta quindi da chiarire con quale diritto allora si arriva a giustificare un poliziotto che arriva ad uccidere un altro uomo.......Dai discorsi che fai tu dovremo eliminare dalla faccia della terra le armi.......e i poliziotti dovrebbero essere armati esclusivamente di potere magici per fermare le pallottole.........ma si uccide anche con le mani e con le parole.....
 
Fraternamente Caterina
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Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 08/07/2005 11.34
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Consiglia Elimina    Messaggio 79 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 08/07/2005 11.41
 
Dai discorsi che fai tu dovremo eliminare dalla faccia della terra le armi.......e i poliziotti dovrebbero essere armati esclusivamente di potere magici per fermare le pallottole...
 
Se dai discorsi che faccio io desumi questo significa che hai completamente travisato le mie parole, oppure che le hai lette molto affrettatamente.
 
Tirando le somme, tu sei convinta che nella libertà dell'uomo, con il beneplacido di Dio, sia compreso il diritto di decidere sulla vita e la morte, io non mi sono appropriato di questo diritto che ritengo di esclusiva competenza divina.
Insisti con il termine "pena" (ovvero punizione)  che adatti addirittura alla madre che mette al mondo un figlio, dicendo che io non capisco il significato di questo termine.
Parli impropriamente di omicidio preterintenzionale, quando questo è ravvisabile nel preciso caso in cui gli effetti di un'azione vanno oltre le intenzioni. Nota bene: intenzioni. Nel caso da te indicato può tuttalpiù ravvisarsi omicidio colposo e non preterintenzionale, dato che non c'è l'intenzione di investire delle persone.
 
Lo spirito della discussione riguardava la pena di morte, nel senso del diritto che l'uomo può o non può esercitare  nei confronti di chi commette volontariamente un delitto (in particolare l'omicidio volontario), mentre i casi da te riportati riguardano eventi naturali o comunque non intenzionali, per i quali è ovvio che la pena di morte non può essere applicata.
Il caso dei poliziotti armati costretti ad uccidere rientra in una necessità dove si impone una scelta che non può essere procrastinata.
 
La morte fisica naturale non è una "pena", ma una trasformazione che segue le direttive divine e non quelle umane.
Dio non ci ha creati perchè noi possiamo decidere se distruggere la Sua creazione, salvo il caso in cui dobbiamo difenderla di fronte ad un pericolo reale e immediato che non lascia altra alternativa (ben diverso dagli esempi da te fatti)
Questo diritto non l'abbiamo, anche se abbiamo la libertà di farlo, allo stesso modo di come abbiamo la libertà di compiere le azioni più illecite.
Che poi tutto questo rientri nell'ambito dell'evoluzione umana è un altro discorso: un tempo la pena di morte era considerata dalla generalità più che legittima. La maturazione ha portato gradualmente a comprendere (non per tutti purtroppo) che si tratta di una inutile barbarie.
 
Io non comprendo le tue affermazioni e tu non comprendi le mie, entrambi pensiamo che sia l'altro a non capire, perchè ognuno ha un modo di sentire diverso. Non c'entra la comprensibilità.
Due modi diversi di considerare un fatto ... è normale.
 
Pace
iyvan
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05/03/2011 12:38
 
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Consiglia Elimina    Messaggio 80 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNChisolm3 Inviato: 08/07/2005 12.15
Ciao a tutti.
Mi sembra che il nocciolo della questione sia stato esplicitato da Iyvan:
Lo spirito della discussione riguardava la pena di morte, nel senso del diritto che l'uomo può o non può esercitare  nei confronti di chi commette volontariamente un delitto (in particolare l'omicidio volontario)...
 
Se dovessimo attenerci alle Scritture, in particolare a Genesi, potremmo notare cose interessanti e misteriose. Caino, il primo assassino della storia, viene "illuminato" da Dio sul male commesso, sulle possibili conseguenze, sul suo terrore di essere ucciso da chiunque lo incontri, sull'incubo di vivere dal momento dell'uccisione del fratello come un perenne fuggiasco, in balia di qualsiasi vendicatore solitario.
Bene: Dio ne prende atto e "proibisce", pena una settuplice vendetta, a chiunque di toccare Caino. Per questo, impone sull'omicida "un segno" misterioso, chiaro ed evidente tanto da far desistere qualsiasi giustiziere dall'ucciderlo.
Ma la cosa più strana, è che da Caino sarà il fondatore di una città civile, con leggi e obblighi da osservare. Qualcuno dirà in seguito che questo "segno" è il segno della civiltà" e, in particolar modo, il "segno dell'assassino protetto da Dio".
Questo, mi pare di ricordare di un articolo di Socci letto qualche tempo fa: mi è parso giusto inserirlo per ampliare le riflessioni.
Insomma, sembra che Iyvan abbia ragione, quando dice che solo a Dio spetta l'esercizio della giustizia, stando al Genesi. Ma ha ragione anche Caterina, quando parla della possibilità della legge umana di esercitare una "legittima" violenza, certo eccezionalmente, ma di poterlo fare, proprio perché Caino fondando città governate da leggi capisce che la legge deve impedire il ripetersi del suo gesto. Sembra allora che le leggi siano le figlie dirette dell'esperienza vissuta e macinata nell'interiorità. D'altronde, l'antropologia è piena di eroi negativi che poi diventano fondatori di civiltà...
Allora, anche Iyvan ha nuovamente ragione quando afferma che può capire il bene "bene" solo chi ha capito il male (le faccie della medaglia) e via dicendo, dando ragione anche a Caterina per le sue acute risposte a riguardo.
Quello che voglio dire, se il caldo non mi ha offeso l'emisfero cerebrale dedito alla riflessione, che entrambi sostengono l'essenza della medesima verità con procedimenti diversi, sia logici che dialettici.
Ma la cosa che rimane sospesa è la seguente: abbiamo accontentato l'autore della domanda iniziale? Se sì, farebbe cosa cortese a dire se si è stati esaurienti o meno.
Altrimenti, ci si rimbocca le maniche e si ricomincia, amichevolmente, a riflettere e a discutere, magari con un analisi dettata dal Catechismo nella parte relativa al Comandamento "Non uccidere", servendosi soprattutto delle ricchissime note di rimando.
Ci rileggiamo...
Chisolm
 

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 08/07/2005 12.33
Tirando le somme, tu sei convinta che nella libertà dell'uomo, con il beneplacido di Dio, sia compreso il diritto di decidere sulla vita e la morte, io non mi sono appropriato di questo diritto che ritengo di esclusiva competenza divina.
.............
le somme non si tirano mai.....tanto è grande questo mistero della vita come della morte...........Non è questione di CONVINZIONE......quanto l'accogliere L'INCOMPRENSIBILE senza doverlo ogni volta giustificare a seconda DELLE NOSTRE SENSAZIONI E COMPRENSIONI.......
Esiste un beneplacido di Dio che per noi è incomprensibile e parte da quella domanda che esiste da quando esiste l'uomo: perchè Dio non ha evitato tutto questo?
La libertà che Dio ci ha lasciato contempla anche IL DIRITTO DI EMANARE SENTENZE CHE PREGIUDICANO LA VITA DI UN ALTRO......QUESTO NON GIUSTIFICA UNA CONDANNA A MORTE, MA ESISTE ED E' INSERITO NEL PROGETTO DI DIO.......non che Dio abbia progettato la morte, ma piuttosto incomprensibile è il perchè Dio l'abbia ACCETTATA QUANDO SATANA L'HA INTRODOTTA NEL MONDO.....
io non mi sono appropriato di questo diritto che ritengo di esclusiva competenza divina.
.............
Oggi come oggi solo gli stolti si appropriano di un dirittto del genere.......tuttavia l'atteggiamento che assumiamo e che rischiamo di assumere nei confronti di un atto del quale siamo coinvolti fino a quando esisterà il mondo il mondo...rischia di farci assumere involontariamente un atteggiamento che si pone AL POSTO DI DIO SIA CHE ACCETTIAMO LA PENA DI MORTE, COME ANCHE QUANDO DICIAMO DI ESSERE CONTRARI senza percepire bene di cosa stiamo parlando.....
......
Lo spirito della discussione riguardava la pena di morte, nel senso del diritto che l'uomo può o non può esercitare  nei confronti di chi commette volontariamente un delitto (in particolare l'omicidio volontario), mentre i casi da te riportati riguardano eventi naturali o comunque non intenzionali, per i quali è ovvio che la pena di morte non può essere applicata.
........
 
certo...perchè tu RIFIUTI INCONSCIAMENTE di approfondire il concetto di pena e di pena di morte....... in questi concetti ti ho dimostrato che ci sono molti modi di applicare LA PENA DI MORTE.........qui non si discuteva semplicemente quanto sia giusto o meno decidere sulla vita degli altri perchè è ovvio che la risposta che rimbalzerebbe sarebbe: NESSUNO HA IL DIRITTO DI DECIDERE SULLA VITA ALTRUI.....NEPPURE NEI CONFRONTI DEL PEGGIOR TERRORISTA.........eppure applichiamo la pena di morte OGNI GIORNO...... Tu rifiuti questo discorso semplicemente perchè DIVIDI il contesto nel quale essa viene applicata.......mentre se ne vogliamo discutere RESTANDO AL DI SOPRA DELLE PARTI occorrerà allora capire in quanti modi noi, che ci definiamo innocenti........ applichiamo invece giornalmente (siamo corresponsabili) una pena di morte continua........
 
Se il diritto alla pena di morte NON esiste....allora neppure la polizia deve essere armata.........neppure una madre può essere sostenuta legalmente ad abortire.......nessun scienziato può usare UN ALTRO E NESSUN ESSERE VIVENTE PER FARE ESPERIMENTI........nessuno può permettersi il diritto di staccare una presa ad un malato........Nessuno dovrebbe più usare i pesticidi........
Troppo comodo caro Yivan rifiutare o rinnegare UN DIRITTO ALLA PENA DI MORTE CHE E' NATO CON IL MONDO CHE VIVIAMO DOPO IL PECCATO ORIGINALE........e accettare questa pena di morte quando si tratta di legittima difesa, o per difendersi da animali e affini......
O questa pena di morte esiste o questa pena NON esiste.......
 
Proviamo a ragionare senza attaccarci ai sentimentalismi.......e restando al di sopra delle parti.......
 
La morte fisica naturale non è una "pena", ma una trasformazione che segue le direttive divine e non quelle umane.
.............
 
Certo, ma da quando?............ da quando Gesù si piegò davanti alla legge umana.......la usò.......per vincerla...... Da allora e da sempre Dio ha usato ed usa LE DEBOLEZZE del peccato (la pena di morte è una condizione di DEBOLEZZA del peccato) per trasformarle in un bene........
E' evidente che la storia narrata da santa Caterina da Siena non è stata da te percepita nel senso teologico che racchiude.......
La strada per abbattere il concetto di pena di morte è stata aperta da Cristo nel giorno in cui salì VOLONTARIAMENTE sul patibolo........ da allora l'uomo cerca di capire e di imparare...... non basta dire "sono contrario alla pena di morte" senza rischiare di accostarsi al progetto dei radicali che scrivono: " NOI SCONFIGGEREMO LA MORTE" in uno slogan contro la pena capitale........dimenticando che Cristo l'ha già sconfitta..... e se dunque il mondo di oggi liberista sostiene slogan come questi è chiaro che il concetto di pena di morte che essi percepiscono NON E' IL MEDESIMO CHE INSEGNA LA SCRITTURA........
Esiste piuttosto una errata concezione di questa pena che s'intreccia con il desiderio dell'uomo di NON VOLER MORIRE PIU'......
Io e te, caro Yivan sappiamo che le cose non stanno così, ma forse non percepisci l'inganno pericoloso che questo semina e comporta........giungendo appunto ad urlare slogan contro la pena di morte senza capire di cosa si sta parlando tanto è vero che proprio coloro che scendono nelle piazze gridando contro la guerra e contro la pena capitale, sono quelli che in prima fila difendono l'aborto e l'eutanasia.......
Allora qualcosa non torna......... qualcosa ci dice che la pena di morte NON è stata affatto compresa, ma al contrario è usata come slogan per avere qualcos'altro che finisce però con l'allontanarci da Dio........
 
Io non comprendo le tue affermazioni e tu non comprendi le mie, entrambi pensiamo che sia l'altro a non capire, perchè ognuno ha un modo di sentire diverso. Non c'entra la comprensibilità.
Due modi diversi di considerare un fatto ... è normale.
...................
 
I cristiani NON POSSONO avere diverse VERITA' oggettive su di un tema così importante o su altri temi che riguardano le Scritture stesse........C'entra eccome la comprensione.........altro non vuol dire che: COM-PRENDERE..come prendere queste verita'.........e da qui i cristiani non possono avere diversi modi di parlare......
Rispettare indubbiamente il diverso modo di sentire è un dovere sacrosanto verso l'altro, ma questo non toglie che quando il sentire si discosta dalle Scritture il cristiano deve farlo notare e NON deve accettare per quieto vivere un "sentire" che a lungo andare fa prendere le distanze dalla VERITA'.........
 
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 08/07/2005 12.43
ascoltando il suggerimento di Chisolm inserisco il Catechismo.........
 

SEZIONE SECONDA: I DIECI COMANDAMENTI

 

Articolo 5: Il quinto comandamento

I. Il rispetto della vita umana
II. Il rispetto della dignità delle persone
III. La difesa della pace
In sintesi

« Non uccidere » (Es 20,13).

« Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio". Ma io vi dico: Chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio » (Mt 5,21-22).

2258 « La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l'azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente ». (168)

I. Il rispetto della vita umana

La testimonianza della storia sacra

2259 La Scrittura, nel racconto dell'uccisione di Abele da parte del fratello Caino, (169) rivela, fin dagli inizi della storia umana, la presenza nell'uomo della collera e della cupidigia, conseguenze del peccato originale. L'uomo è diventato il nemico del suo simile. Dio dichiara la scelleratezza di questo fratricidio: « Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello » (Gn 4,10-11).

2260 L'Alleanza tra Dio e l'umanità è intessuta di richiami al dono divino della vita umana e alla violenza omicida dell'uomo:

« Del sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io domanderò conto [...]. Chi sparge il sangue dell'uomo, dall'uomo il suo sangue sarà sparso, perché ad immagine di Dio egli ha fatto l'uomo » (Gn 9,5-6).

L'Antico Testamento ha sempre ritenuto il sangue come un segno sacro della vita. (170) Questo insegnamento è necessario in ogni tempo.

2261 La Scrittura precisa la proibizione del quinto comandamento: « Non far morire l'innocente e il giusto » (Es 23,7). L'uccisione volontaria di un innocente è gravemente contraria alla dignità dell'essere umano, alla « regola d'oro » e alla santità del Creatore. La legge che vieta questo omicidio ha una validità universale: obbliga tutti e ciascuno, sempre e dappertutto.

2262 Nel discorso della montagna il Signore richiama il precetto: « Non uccidere » (Mt 5,21); vi aggiunge la proibizione dell'ira, dell'odio, della vendetta. Ancora di più: Cristo chiede al suo discepolo di porgere l'altra guancia, (171) di amare i propri nemici. (172) Egli stesso non si è difeso e ha ingiunto a Pietro di rimettere la spada nel fodero. (173)

La legittima difesa

2263 La legittima difesa delle persone e delle società non costituisce un'eccezione alla proibizione di uccidere l'innocente, uccisione in cui consiste l'omicidio volontario. « Dalla difesa personale possono seguire due effetti, il primo dei quali è la conservazione della propria vita; mentre l'altro è l'uccisione dell'attentatore ». (174) « Nulla impedisce che vi siano due effetti di uno stesso atto, dei quali uno sia intenzionale e l'altro preterintenzionale ». (175)

2264 L'amore verso se stessi resta un principio fondamentale della moralità. È quindi legittimo far rispettare il proprio diritto alla vita. Chi difende la propria vita non si rende colpevole di omicidio anche se è costretto a infliggere al suo aggressore un colpo mortale:

« Se uno nel difendere la propria vita usa maggior violenza del necessario, il suo atto è illecito. Se invece reagisce con moderazione, allora la difesa è lecita [...]. E non è necessario per la salvezza dell'anima che uno rinunzi alla legittima difesa per evitare l'uccisione di altri: poiché un uomo è tenuto di più a provvedere alla propria vita che alla vita altrui ». (176)

2265 La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l'ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell'autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità.

2266 Corrisponde ad un'esigenza di tutela del bene comune lo sforzo dello Stato inteso a contenere il diffondersi di comportamenti lesivi dei diritti dell'uomo e delle regole fondamentali della convivenza civile. La legittima autorità pubblica ha il diritto ed il dovere di infliggere pene proporzionate alla gravità del delitto. La pena ha innanzi tutto lo scopo di riparare il disordine introdotto dalla colpa. Quando è volontariamente accettata dal colpevole, essa assume valore di espiazione. La pena poi, oltre che a difendere l'ordine pubblico e a tutelare la sicurezza delle persone, mira ad uno scopo medicinale: nella misura del possibile, essa deve contribuire alla correzione del colpevole.

2267 L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani. Se, invece, i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall'aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l'autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana. Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l'ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo « sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti ». (177)

L'omicidio volontario

2268 Il quinto comandamento proibisce come gravemente peccaminoso l'omicidio diretto e volontario. L'omicida e coloro che volontariamente cooperano all'uccisione commettono un peccato che grida vendetta al cielo. (178) L'infanticidio, (179) il fratricidio, il parricidio e l'uccisione del coniuge sono crimini particolarmente gravi a motivo dei vincoli naturali che infrangono. Preoccupazioni eugenetiche o di igiene pubblica non possono giustificare nessuna uccisione, fosse anche comandata dai pubblici poteri.

2269 Il quinto comandamento proibisce qualsiasi azione fatta con l'intenzione di provocare indirettamente la morte di una persona. La legge morale vieta tanto di esporre qualcuno ad un rischio mortale senza grave motivo, quanto di rifiutare l'assistenza ad una persona in pericolo. Tollerare, da parte della società umana, condizioni di miseria che portano alla morte senza che ci si sforzi di porvi rimedio, è una scandalosa ingiustizia e una colpa grave. Quanti nei commerci usano pratiche usuraie e mercantili che provocano la fame e la morte dei loro fratelli in umanità, commettono indirettamente un omicidio, che è loro imputabile. (180) L'omicidio involontario non è moralmente imputabile. Ma non si è scagionati da una colpa grave qualora, senza motivi proporzionati, si è agito in modo tale da causare la morte, anche senza l'intenzione di provocarla.

L'aborto

2270 La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l'essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita. (181)

« Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato » (Ger 1,5).

« Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra » (Sal 139,15).

2271 Fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane invariabile. L'aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale:

« Non uccidere il bimbo con l'aborto, e non sopprimerlo dopo la nascita ». (182)

« Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l'altissima missione di proteggere la vita, missione che deve essere adempiuta in modo degno dell'uomo. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l'aborto come pure l'infanticidio sono abominevoli delitti ». (183)

2272 La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana. « Chi procura l'aborto, se ne consegue l'effetto, incorre nella scomunica latae sententiae », (184) « per il fatto stesso d'aver commesso il delitto » (185) e alle condizioni previste dal diritto. (186) La Chiesa non intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all'innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società.

2273 Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano innocente rappresenta un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione:

« I diritti inalienabili della persona dovranno essere riconosciuti e rispettati da parte della società civile e dell'autorità politica; tali diritti dell'uomo non dipendono né dai singoli individui, né dai genitori e neppure rappresentano una concessione della società e dello Stato: appartengono alla natura umana e sono inerenti alla persona in forza dell'atto creativo da cui ha preso origine. Tra questi diritti fondamentali bisogna, a questo proposito, ricordare: il diritto alla vita e all'integrità fisica di ogni essere umano dal concepimento alla morte ».  (187)

« Nel momento in cui una legge positiva priva una categoria di esseri umani della protezione che la legislazione civile deve loro accordare, lo Stato viene a negare l'uguaglianza di tutti davanti alla legge. Quando lo Stato non pone la sua forza al servizio dei diritti di ciascun cittadino, e in particolare di chi è più debole, vengono minati i fondamenti stessi di uno Stato di diritto. [...] Come conseguenza del rispetto e della protezione che vanno accordati al nascituro, a partire dal momento del suo concepimento, la legge dovrà prevedere appropriate sanzioni penali per ogni deliberata violazione dei suoi diritti ». (188)

2274 L'embrione, poiché fin dal concepimento deve essere trattato come una persona, dovrà essere difeso nella sua integrità, curato e guarito, per quanto è possibile, come ogni altro essere umano. La diagnosi prenatale è moralmente lecita, se « rispetta la vita e l'integrità dell'embrione e del feto umano ed è orientata alla sua salvaguardia o alla sua guarigione individuale [...]. Ma essa è gravemente in contrasto con la legge morale quando contempla l'eventualità, in dipendenza dai risultati, di provocare un aborto: una diagnosi [...] non deve equivalere a una sentenza di morte ». (189)

2275 « Si devono ritenere leciti gli interventi sull'embrione umano a patto che rispettino la vita e l'integrità dell'embrione, non comportino per lui rischi sproporzionati, ma siano finalizzati alla sua guarigione, al miglioramento delle sue condizioni di salute o alla sua sopravvivenza individuale ». (190)

« È immorale produrre embrioni umani destinati a essere sfruttati come "materiale biologico" disponibile ». (191)

« Alcuni tentativi d'intervento sul patrimonio cromosomico o genetico non sono terapeutici, ma mirano alla produzione di esseri umani selezionati secondo il sesso o altre qualità prestabilite. Queste manipolazioni sono contrarie alla dignità personale dell'essere umano, alla sua integrità e alla sua identità » (192) unica, irrepetibile.

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05/03/2011 12:40
 
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Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 08/07/2005 14.27
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 08/07/2005 14.47
Caro Yivan cancello il tuo messaggio perchè rivela esclusivamente un atteggiamento personalistico....... Che tu ti senta offeso quando le mie parole non recano offese, non puoi strumentalizzarlo per deviare dal discorso in corso e a tua volta diventare offensivo.
Estrapolando una frase dal mio discorso non fa altro che alimentare quello che io non ho assolutamente scritto nè pensato.........
Io non mi sono permessa di strumentalizzare l'intervento di Chisolm il quale è intervenuto sostenendo un equilibrio di entrambi (e se leggi con attenzione il mio intervento senza estrapolare le frasette come fanno i bambini ti accorgerai che ho scritto che sono d'accordo con te.), tu invece scavalchi completamente il senso del discorso usando esclusivamente quel che ti fa più comodo........
 
Mi accusi di portare il "mio pensiero e di imporlo", dimostralo, segnalalo........portami con la Bibbia alla mano dove io avrei imposto il "mio pensiero"......ma non avanzare con accuse inesistenti........
 
Per tanto ti invito a non alimentare una ulteriore polemica ma a sostare, se ancora lo desideri, sul testo catechistico inserito....oppure indirizzando la tua attenzione anche su altri forum.......
Ogni altro messaggio fuori testo sarà cancellato.....senza ulteriori spiegazioni come previsto dal REGOLAMENTO.
 
Fraternamente Caterina

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Consiglia Elimina    Messaggio 85 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 08/07/2005 15.09
Tutti si è votati alla morte, e non per pena ma per trasformazione.
La pena è solo un'attribuzione umana, che qui mi sembra che venga usata in modo alquanto improprio.
...............
 
questa frase prelevata dal messaggio di Yivan fa capire ancora una volta la distorsione che si ha di questi temi.......
La morte E' UNA PENA che Cristo ha trasformato in un passaggio, ma che pena rimane.........
Cristo NON è andato sulla Croce perchè doveva "trasformarsi" ma perchè DOVEVA PAGARCI QUEL RISCATTO...........
I martiri NON vanno incontro alla morte perchè devono trasformarsi, MA PER ACCOGLIERE LA MORTE COME L'ACCOLSE CRISTO E CONFORMORSI A LUI PER PARTECIPARE I BENEFICI DELLA REDENZIONE........
Il tuo discorso caro Yivan priva la morte stessa del suo valore, di quel valore che Dio ha trasformato da strumento inutile in uno strumento salvifico mediante l'offerta del sacrificio.........
La morte resta una PENA....da qualsiasi parte la si voglia vedere..e non una semplice "trasformazione" la quale giunge appunto subito DOPO aver subito la pena della morte......
 
Ma suggerisco quanto segue:
 

IL NUOVO LIBRO DI DALE RECINELLA: THE BIBLICAL TRUTH ABOUT AMERICA’S DEATH PENALTY

                            CopertinBook Covera rigida Sterline inglesi 37.50 – copertina morbida Sterline inglesi 15.50

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Tel: +44 (0)20 7240 0856

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 Recensione di Grazia Guaschino (Presidente del Comitato Paul Rougeau)

Quando presi per la prima volta in mano il nuovo libro di Dale Recinella, “The Biblical Truth about America’s Death Penalty”  (“La verità biblica riguardo alla pena di morte in America”), mi preoccupò molto l’idea di doverlo leggere, perché il suo aspetto imponente e il titolo decisamente impegnativo, mi inducevano a pensare di trovarmi di fronte ad un “mattone” letterario. Dale è però un mio caro amico ed inoltre nutro per lui una profonda stima, per cui mi imposi di leggere comunque il libro fino in fondo, immaginando che la cosa mi sarebbe costata un discreto sforzo.

Accadde esattamente l’opposto. Fin dalle prime pagine, quelle dell’introduzione, Dale parte in modo brioso, raccontando il cammino da lui stesso percorso per arrivare, da sussiegoso avvocato della finanza, che non si curava minimamente del problema pena di morte, ad un convinto abolizionista che non esita a subire umiliazioni e sofferenze pur di aiutare i condannati.

Scopo del libro è convincere i lettori (soprattutto Americani) che il sostegno alla pena di morte fondato sulle famose parole dell’Antico Testamento “Occhio per occhio, dente per dente…” è privo di ogni valida motivazione religiosa e di fede. Tutto il testo è elaborato in modo interessante e articolato, che rivela una grande intelligenza e la capacità di non annoiare, pur trattando un argomento decisamente serio e impegnativo.

La cultura di Dale e l’immane lavoro di ricerca e approfondimento dei Testi Sacri, da lui svolto, non vengono però minimamente sfocati dallo stile interessante e vario: al di là del testo, scorrevole e piacevolissimo (a volte persino arricchito di sottile ironia e humor), si può chiaramente constatare la paziente e minuziosa analisi, fatta da Dale, del Talmud, della Torah e dell’Antico e Nuovo Testamento.

Il libro è diviso in due parti. Nella prima, dopo aver fornito i dati e le statistiche che mostrano come la pena di morte sia largamente applicata soprattutto negli stati d’America che costituiscono la “cintura della Bibbia”, Dale si diffonde in ampie spiegazioni, che offrono, con esempi e citazioni, la riposta alla domanda che è appunto il titolo della prima parte del volume: “Cosa ci rivela la verità biblica su chi merita la pena di morte e su chi ha l’autorità di uccidere?”. Passando ad esaminare passo passo il proseguire delle vicende del popolo ebraico, come descritte nei vari Testi Sacri, Dale dimostra come la “legge del taglione” sia di fatto limitativa nella Bibbia, anziché propugnare l’uso della pena capitale, e come, seguendo con scrupolo le istruzioni impartite, considerate doverose per comminare le condanne a morte, l’applicazione della pena di morte fosse praticamente irrealizzabile, salvo eccezionali, rarissime, circostanze.

Se questa prima parte del libro è già molto interessante perché, senza essere assolutamente noiosa, ci fornisce chiarimenti sui testi sacri, rispondendo così a domande che anche qui in Italia ogni tanto si sentono porre, del tipo “Ma se anche nella Bibbia c’è la pena di morte, perché voi volete abolirla?”, la seconda parte del libro è addirittura coinvolgente e gradevolissima. In essa infatti Dale fornisce risposte esaurienti e miratissime alla domanda che ne costituisce il titolo: “Cosa ci dice la verità biblica sulle procedure richieste [per applicare la pena di morte] e sull’impegno nei confronti dei familiari delle vittime?”.  In questa seconda parte, Dale riprende ad analizzare tutti i “paletti” posti nella Bibbia per limitare al massimo la possibilità di eseguire condanne a morte, e raffronta i medesimi con la realtà del sistema giudiziario americano attuale, con esemplificazioni di vari casi capitali effettivi e l’analisi della situazione a volte presa in considerazione anche stato per stato.

Così tutte le pecche più gravi del sistema giudiziario criminale vengono al pettine: testimoni falsi, avvocati accusatori corrotti, giudici che mirano alla loro carriera politica anziché al perseguimento della giustizia, razzismo, minorenni e malati mentali messi a morte, limitazioni assurde nel tempo per presentare le prove di innocenza.

A parte il piacere di leggere questo libro, da esso ho appreso anche informazioni sul sistema attuale che non conoscevo: per esempio, ho saputo che in alcuni stati è prevista una pena detentiva molto grave per i testimoni che ritrattano le loro precedenti affermazioni. Quante volte si sa che i processi capitali hanno avuto come esito una condanna a morte grazie a testimoni chiave che mentivano, più o meno consapevolmente e più o meno istigati dall’accusa. Possiamo facilmente immaginare che, di fronte alla probabilità di finire in carcere, questi testimoni ben difficilmente avranno il coraggio di farsi avanti in un secondo tempo e affermare la falsità della loro testimonianza!

Un’altra notizia sconvolgente è il maltrattamento da parte dello stato riservato ai familiari delle vittime di crimini che non appoggiano la pena di morte per il colpevole: essi non vengono neppure riconosciuti nel rango di vittime, perdendo così i pochi benefici di cui potrebbero godere (sussidi, ecc.). In pratica lo stato rifiuta di aiutarli se loro rifiutano di aiutare lo stato a spedire nelle mani del boia il colpevole.

La conclusione di Dale nel suo libro è che, ovviamente, nessun Americano che sostenga in buona fede la pena di morte, perché prescritta nella Bibbia, dovrebbe, dopo aver letto il libro, insistere in tale atteggiamento: è infatti impossibile conciliare la pena di morte biblica con la realtà del sistema giudiziario americano attuale.

Purtroppo il libro di Dale è scritto in inglese, per cui solo chi comprende questa lingua può leggerlo: consiglio comunque tutti quelli che sono in grado di farlo, di procurarsi una copia del libro, perché, a parte la sua piacevole lettura, si tratta di un documento che molto bene ci permette di entrare nella mentalità di quegli Americani che costituiscono la stragrande maggioranza dei sostenitori della pena di morte (e conoscere la mentalità del “nemico” è sempre molto utile!).

Il libro, edito dalla Northeastern University Press, costa 22,50 dollari e può essere ordinato in America attraverso vari canali, come per esempio quelli che effettuano vendite di libri via Internet (tipo Amazon, oppure Barnes & Noble), oppure in Europa secondo le seguenti modalità:

Copertina rigida £37.50 – copertina morbida £15.50

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Consiglia Elimina    Messaggio 86 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Teofilo Inviato: 08/07/2005 15.26
La Chiesa giustamente indica "quando questo sia indispensabile" ... quindi, nella realtà,  in presenza di circostanze talmente eccezionali da essere del tutto ipotetiche

Infatti il CCC, a riguardo delle circostanze attuali,  dice pure ( giova ripetere):
 

i casi di assoluta necessità di soppressione del reo "sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti"

Penso quindi , anzi ne sono convinto, dopo aver scandagliato a fondo i dettagli in questione, che il CCC non sia in contraddizione, ma coerente anche per questo specifico argomento,  con tutto l'insegnamento cristiano.
 
Con affetto

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 87 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 08/07/2005 16.11
Cara Caterina,
 
dato che, leggendo il tuo ultimo post, si potrebbe pensare che veramente io abbia strumentalizzato le parole di Chisolm, ripeto quanto ho detto al proposito:
 
" Nel contempo, ringrazio Chisolm per l'intervento molto centrato e obbiettivo".
Tutto qui.
 
Il resto erano solo considerazioni mie su ciò che tu continui a ripetere di aver dimostrato e non una strumentalizzazione.
Se vuoi accusarmi di personalismo e per questo depennare il messaggio ok, ma non mi fare apparire per ciò che non era la mia intenzione.
Grazie.
 
Se poi ritieni di dover cancellare anche questa, che non è polemica, ma precisazione, hai il potere di farlo.
 
 
iyvan
 
 
 

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Consiglia Elimina    Messaggio 88 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 08/07/2005 16.26
ma non mi fare apparire per ciò che non era la mia intenzione.
Grazie.
............
 
la richiesta è altamente reciproca come il "Grazie"..........
 
Povero Chisolm...conoscendolo non l'ho neppure ringraziato per aver incoraggiato anche le risposte che ho dato perchè so che diventerebbe tutto paonazzo......... mi sono limitata ad accogliere un suggerimento passato inosservato caro Yivan....ossia l'inserimento del Catechismo che alla voce NON UCCIDERE contempla anche quei riferimenti abortisti che contemplano la PENA DI MORTE inflitta come appunto ho tentato fin'ora di spiegare........tutto qui...
 
Se per eliminare la pena di morte dobbiamo attenerci al NON UCCIDERE esso contempla una PENA che va oltre al contesto di difesa di chi la subisce perchè magari è in carcere (anzi spero che il libro segnalato aiuti a comprendere di più) ed abbraccia anche l'aborto, l'eutanasia.....come la responsabilità che da ubriaco io non devo mettermi alla guida di un veicolo.......
 
Per il resto credo che Teofilo abbia concluso questi botta e risposta in modo esaudiente.......Si attenderebbe ora veramente un parere di Iron...sperando che l'argomento l'abbia aiutato ad una maggior comprensione........
 
Fraternamente caterina
 

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Consiglia Elimina    Messaggio 89 di 92 nella discussione 
Da: saledellaterra Inviato: 08/07/2005 16.47
NT - Luca
12, 25
Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?

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Consiglia Elimina    Messaggio 90 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 08/07/2005 17.57
Ma la cosa che rimane sospesa è la seguente: abbiamo accontentato l'autore della domanda iniziale? Se sì, farebbe cosa cortese a dire se si è stati esaurienti o meno.
Altrimenti, ci si rimbocca le maniche e si ricomincia, amichevolmente, a riflettere e a discutere, magari con un analisi dettata dal Catechismo nella parte relativa al Comandamento "Non uccidere", servendosi soprattutto delle ricchissime note di rimando.
............
 
Riflettendo sull'osservazione di Chisolm....riporto qui la domanda di Iron:
 
ho letto in internet che il catechismo stesso della chiesa cattolica ammette la pena di morte, anche se solo in casi gravi...è vero?
................
 
Si! è vero!
 
Ma come abbiamo visto non basta dire si o un no.......occorre capire di che cosa stiamo parlando.........
NON possiamo affrontare questo tema senza capire che cosa è la PENA.....E LA PENA DI MORTE........
Se si estrapolasse ad esempio dalla Bibbia solo il contesto della pena di morte avremo un quadro ORRIBILE E PRIVO DI COMPRENSIONE.qualche sito di internet l'ha fatto.........esiste un sito ateo che accusa la Bibbia estrapolando anche un capitolo dedicato alla PENA DI MORTE..... usando le parole di Dio..........mettendo in evidenza, ad esempio titoli come: " omicidi e violenze DI Dio...." o peggio un titolo come questo: "Dio, BOIA PER SCONTROSITA' " e giù con tutti riferimenti dell'A.T. estrapolati dai vari eventi senza mai includere il Nuovo Testamento........
 
Chi legge così la Bibbia ha due conclusioni:
- la Bibbia è falsa.........
- dobbiamo riscrivere la Bibbia con la mentalità di oggi.........
 
in entrambi i casi è sbagliato........
 
Ci fermiamo allora al Catechismo della Chiesa Cattolica che ritengo spiega benissimo il perchè la Chiesa NON ha alcun diritto di deligittimare la Pena di morte, ma al tempo stesso chiede ed auspica ai Governi UNA MATURITA' alla comprensione di questa Pena con la quale siamo COSTRETTI A CONVIVERE A CAUSA DEL PECCATO ORIGINALE.........
 
vi rimando al testo nel messaggio 82:
 
 
Fraternamente Caterina

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Numero di iscritti che ha consigliato questo messaggio. 0 suggerimenti  Messaggio 91 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSNVegaDonDiego Inviato: 09/07/2005 3.41
Questo messaggio è stato eliminato dal gestore o dall'assistente gestore.

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Consiglia Elimina    Messaggio 92 di 92 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 09/07/2005 8.43
Diego.......ho spostato qui il tuo intervento:
perchè qui dentro credo che finisca per perdersi nel tema del forum che è dedicato a capire il concetto di pena e di pena di morte........
I temi si intrecciano, ma se riuscissimo ad approfondire il tuo messaggio, sarebbe veramente molto interessante.......
 
Fraternamente Caterina
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