La catechesi e il catechista nell’esperienza ecclesiale del Nuovo Testamento (tpfs*)
di Ugo Vanni S.J.
Ripresentiamo on-line un articolo, dal titolo La catechesi e il catechista nell’esperienza ecclesiale del Nuovo Testamento, scritto da padre Ugo Vanni S.J. per la rivista Via, verità e vita, novembre-dicembre (XXIX) 80, pagg.6-18. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza di questo testo sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto.
L’Areopago
Indice
1. «Catechizzare» nel Nuovo Testamento
Se ci chiediamo qual è la figura del catechista nel Nuovo Testamento, a un primo esame dei testi rischiamo di rimanere delusi.
Il termine «catechizzare» ricorre piuttosto raramente. Ma anche una prima occhiata a queste ricorrenze - 8 in tutto - ci dà subito un orientamento e permette una prima inquadratura del problema.
Si parla di una catechesi ricevuta e che deve essere ulteriormente approfondita, all'inizio del Vangelo di Luca (Lc 1,4). Se ne riparla negli Atti a proposito di Apollo: «facendo catechesi» (At 18,25), prepara, apre la via del Signore.
Paolo applica il termine a se stesso: dice di voler «catechizzare» nel senso di dare un vero insegnamento comprensibile e approfondito (1 Cor14,19). Parla di catechesi - «catechizzante e catechizzato» - come di una attività che si svolge nella Chiesa (cfr. Gal6,6) e richiede una reciprocità.
Accanto a questo uso cristiano, troviamo «catechizzare» in un contesto giudaico: Paolo ci parla del giudeo «catechizzato dalla legge» (Rom2,18) e quindi più responsabile. Due volte «catechizzare» è usato in senso neutro e profano col significato semplicemente di «informare ripetutamente» (cfr. At18.25; 21,21.24).
Ne viene allora un problema: catechesi - il senso greco da cui deriva Katecheo ha come senso fondamentale “riecheggiare” – significa risonanza. Si tratta di una notizia, di una dottrina, di un insegnamento destinati ad avere una certa eco in un ambiente, in una persona. La persona e l’ambiente reagiscono alla notizia, all’insegnamento, che trovano così una loro risonanza.
Che significa questa risonanza che si può avere anche in campo profano e giudaico, quando viene attuata in un contesto cristiano? Chi, cos’è propriamente ciò che “risuona”? Chi provoca la risonanza? Qual è l’ambiente in cui si realizza?
[Modificato da Caterina63 07/03/2011 19:41]
Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)