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Interessante analisi sul Concilio da parte della FSSPX

Ultimo Aggiornamento: 24/01/2018 23:27
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09/03/2011 10:48
 
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QUELLO CHE DICIAMO SUL VATICANO II

Nonostante ogni sforzo, rimane un nucleo di testi controversi

Anche se il concilio semplicemente pastorale del Vaticano II è stato abusivamente enfatizzato, al punto da sembrare quasi come una nuova nascita della Chiesa, non è essenzialmente questo a fondare la nostra pubblica opposizione nei suoi confronti. Ciò che diciamo a suo riguardo, è che, anche dopo aver sdoganato il Vaticano II di una parte delle sue responsabilità nella crisi, bisogna riconoscere che quel concilio, in certi suoi testi, è una delle cause, e delle più gravi, di tale crisi.

La Chiesa attraversa oggi una crisi gravissima

E, prima di tutto, bisogna riconoscere con le più alte autorità che una grave crisi colpisce oggi la Chiesa. E’ Paolo VI ad affermare il 7 dicembre 1968: “ La Chiesa si trova in un’ora d’inquietudine, di autocritica, si direbbe perfino di autodistruzione. E’ come uno sconvolgimento interiore, acuto e complesso. Come se la Chiesa si colpisse da sé ”.
O a chiedersi il 29 giugno 1972: “ Il fumo di Satana è entrato da qualche fessura nel tempio di Dio: il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto si sono fatti strada ”.
 E’ Giovanni Paolo II a dichiarare il 6 febbraio 1981: “ I cristiani di oggi, in gran parte, si sentono perduti, confusi, perplessi e anche confusi. (…) Da ogni parte sono diffuse idee che contraddicono la verità che fu rivelata ed è sempre stata insegnata. Sono state divulgate delle vere eresie nel campo del dogma e della morale, che suscitano dubbi, confusione, ribellione. Anche la liturgia è stata violata. Immersi in un “ relativismo ” intellettuale e morale, i cristiani sono tentati da un illuminismo vagamente moralista, da un cristianesimo sociologico, senza dogma definito e senza morale oggettiva ”.

E’ il cardinale Ratzinger a predicare il 25 marzo 2005: “ Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti ”. E’ Benedetto XVI a riconoscere il 22 dicembre 2005: “ Nessuno può negare che, in ampie parti delle Chiesa, la ricezione del Concilio sia avvenuta in modo piuttosto difficile ”.

Questa crisi deriva, almeno in parte, dal Vaticano II?

Questa crisi ha come origini, almeno in parte, il concilio Vaticano II stesso? Riprendiamo il filo della storia per capire la posizione della Fraternità San Pio X a tale riguardo. Mons. Lefebvre ha partecipato attivamente al Concilio. Ha certamente votato fino alla fine, come aveva diritto, contro il decreto sulla libertà religiosa, contro quello sull’ecumenismo e contro la Costituzione Gaudium et spes: ma ciò significa, in controparte, che ha votato per gli altri nove documenti. Non si può quindi affermare che Mons. Lefebvre abbia rifiutato il Concilio in blocco, per principio, ancor prima di esaminarlo.

D’altronde , se Mons. Lefebvre fosse stato un oppositore dichiarato, per principio, Paolo VI non gli avrebbe certo indirizzato nel 1972 una lettera di felicitazioni per i suoi 25 anni di episcopato. Mons. Lefebvre reputa, durante il Concilio, che certi testi contengano delle vere “ bombe ” dottrinali a scoppio ritardato. Tuttavia, aspetta di vedere quali conseguenze avranno effettivamente quei testi esplosivi. Mons. Lefebvre applica il principio evangelico: giudicare l’albero dai suoi frutti. Perché un testo può essere precisato, orientato, rettificato dall’interpretazione che se ne dà. Sfortunatamente, l’interpretazione considerata sarà troppo spesso la peggiore. In queste condizioni, si trova costretto a ritornare alle proprie critiche degli anni 1962-1965, e ad affermare nel 1976: “ Accuso il Concilio ”.

Certo, non pretendiamo di essere infallibili nelle nostre critiche

Se noi non attribuiamo al concilio Vaticano II, secondo la dichiarazione esplicita della Commissione dottrinale del 6 marzo 1964 e del 16 novembre 1964, un’infallibilità che non converrebbe affatto ad un concilio semplicemente pastorale, noi pretendiamo ancor meno per noi stessi l’infallibilità. E’ quindi possibile che, nell’insieme delle critiche che articoliamo su certi testi del Vaticano II, e nonostante il lavoro e la cura apportati alla messa in forma di queste critiche, abbiamo fatto dei quiproquo o dei controsensi su qualche punto. Tale o tale rimessa in causa può, nel dettaglio, essere insufficientemente fondata, esagerata, aver mal distinto l’essenziale dall’accessorio.

Ma restano, nonostante gli sforzi d’interpretazione, dei testi controversi

Tuttavia, dopo uno studio serio dei testi del Vaticano II, dei loro presupposti e delle loro conseguenze, e anche avendo ammesso quel coefficiente d’incertezza derivante da eventuali imprecisioni nelle nostre critiche, nel Vaticano II resta un nucleo di testi veramente problematici, delle novità che presentano una dissonanza con la fede cattolica, cosa che si manifesta nel fatto che queste novità si oppongono all’insegnamento esplicito e costante del Magistero precedente. Mons. Lefebvre ha principalmente rilevato tre di queste novità: la collegialità, la libertà religiosa e l’ecumenismo (in quanto questi tre punti sono spiegati in modo nuovo dal Vaticano II). Tuttavia, se queste tre obiezioni sono le principali, ciò non significa che altre obiezioni non abbiano la loro importanza. La nuova ecclesiologia contenuta in Lumen gentium, i nuovi rapporti della Chiesa e del mondo proposti da Gaudium et spes, per esempio, meritano senza alcun dubbio anch’essi certe critiche.

Ora, quei testi controversi riguardano direttamente la fede

Purtroppo, quei testi controversi riguardano direttamente la fede, dunque la salvezza eterna. Perciò ai nostri occhi essi sono radicalmente inaccettabili e ciò spiega come, in qualche modo, nostro malgrado e contro il nostro desiderio più profondo, ci troviamo al momento ad una prudente distanza da alcuni atti della Roma attuale. Il futuro cardinale Bertone, in un articolo pubblicato nel 1966 ed intitolato “ A proposito della ricezione dei documenti del Magistero e del disaccordo pubblico ”, scriveva giustamente: “ Quando si parla della necessità di verificare l’effettivo consenso di tutti i vescovi sparsi nel mondo o persino di tutto il popolo cristiano in materia di fede e di morale, non si deve dimenticare che questo consenso non può essere compreso in un senso puramente sincronico, ma deve essere compreso in un senso diacronico.

Ciò vuol dire che il consenso moralmente unanime abbraccia tutte le epoche della Chiesa, ed è soltanto ascoltando questa totalità che si resta nella fedeltà agli Apostoli. ‘ Se da qualche parte – osserva il cardinale Ratzinger in uno studio – si venisse a creare una maggioranza contro la fede della Chiesa d’altri tempi, non sarebbe assolutamente una maggioranza ”.
Noi diciamo che se si può pretendere che apparentemente, e materialmente, ci sia attualmente un certo consenso sincronico su queste novità in dissonanza con la fede, è certo che non esiste, e non potrà mai esistere, un consenso diacronico. Esiste, in queste novità del concilio pastorale Vaticano II, tutt’al più una “ maggioranza [apparente] contro la fede della Chiesa d’altri tempi ”, contro la fede inammissibile della Chiesa di sempre.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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