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Testimonianze archeologiche

Ultimo Aggiornamento: 09/04/2011 00:20
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Come alcuni cari fratelli sanno, conoscendomi, ho alle spalle studi classici e attualmente svolgo l'attività di Archeologo.

Questi studi mi hanno consentito di capire molte cose importanti e spro di poter inserire col tempo anche altri studi come questo magari su argomenti diversi.

Sono sicuro che quanto segue vi stupirà e vi emozionerà.

Grazie a Tutti.

Quanto segue è una documentazione clamorosa per quella che noi chiamiamo
"Comunione dei Santi".

Nelle antiche iscrizioni cimiteriali anche anteriori alla pax del 313 è attestata solennemente la fede dei cristiani in questo dogma; ed abbiamo nelle catacombe iscrizioni che accennano alle preghiere dei fedeli a pro dei defunti ed iscrizioni con formule di acclamazione dirette ai defunti.

La seguente iscrizione ci dice che i titoli sepolcrali si ponevano affinchè i fedeli leggendoli si ricordassero di pregare per i defunti. E' datata al 3° venticinquennio del III secolo (260 c.ca)

 

D · P ·

LVCIFERE · COIVGI · DVLCISSIME · OMNEN (sic)
DVLCITVDINEM · CVM · LVCTVM · MAXIME
MARITO · RELIQVISSET · MERVIT · TITVLVM
INSCRIBI · VT · QVISQVE · DE FRATRIBVS · LE
GERIT · ROGET · DEVM · VT · SANCTO · ET · INNOCENTI
SPIRITO · AD · DEVM · SVSCIPIATVR

QVE · VIXIT · ANNUS · XXI · MES · VII · DIES · VX

 

 

« ... Essa meritò che si ponesse questa iscrizione affinchè ognuno dei fratelli che la leggerà preghi onde Iddio riceva a sè quest'anima santa ed innocente ».
(Museo Lateranense).

Quest'altra iscrizione in versi, che sta ancora nel cimitero di Priscilla, non è posteriore al terzo secolo (datata al 250 c.ca)

 

EVCHARIS · EST · MATER · PIVS · ET · PATER · EST mihi...
VOS · PRECOR · O · FRATRES · ORARE
HVC · QVANDO · VEN
itis | ET · PRECIBVS · TOTIS
PATREM · NATVMQVE · ROCATIS | SIT · VESTRAE
MENTIS · AGAPES · CARAE · MEMINISSE | VT · DEVS
OMNIPOTENS · AGAPEN · IN SAECVLA · SERVET

 

Il poeta fa parlare la defunta dicendo ai visitatori, ai fratres che verranno a pregare nel cimitero: Vos precor o fratres orare huc quando venitis et precibus totis patrem natumque rogatis, cioè quando verrete qui a pregare con preghiere comuni (precibus totis) il Padre e il Figliuolo, ricordatevi di Agape cara, sit vestrae mentis Agapes carae meminisse, affinchè Iddio l'abbia nella sua gloria.

Da ciò evidentemente si ricava che nei cimiteri si tenevano delle riunioni liturgiche dei fedeli, e che in esse si pregava per i defunti.

E basterebbe questa sola iscrizione che è antichissima, anche se non ve ne fossero altre, per confutare definitivamente la tesi dei protestanti i quali negano che nella Chiesa primitiva si pregasse per i defunti. Questa epigrafe ci prova che si pregava pubblicamente e solennemente per i defunti fin dal secondo secolo e in un cimitero che è il più antico dei cimiteri cristiani di Roma e dove ripercuoteva ancora, per così dire, la voce dell'insegnamento apostolico. Ma le iscrizioni che confermano ciò sono moltissime e sono del terzo e del quarto secolo, di un tempo per conseguenza nel quale non può ammettersi che il sentimento dei fedeli fosse in contradizione con quello della Chiesa primitiva sopra un punto così importante.

Nella seguente vi è una frase presa certamente da una preghiera liturgica per i defunti:

 

IN PAce
SPIRITus
SILVAni
 AMEN

 

 

(Cimitero di Callisto). Fine II-inizi III dC

Quest'altra è parte greca e parte latina, ed è scritta con lettere greche anche nella parte latina. Essa contiene una preghiera a Cristo onde si ricordi di una defunta:

 

ΔHMHTPIC · ET · ΛEONTIΛ
CEIPIΚE · ΦEIΛIE · BENEMEPEN ·
TI · MNHCΘHC · IHCOΥC
O · ΚΥPIOC · TEΚNON . . . .

 

 

« O Signore Gesù ricordati della nostra figlia ».
(Cimitero di Domitilla). 240 dC

La formula più usata per esprimere la preghiera per i defunti è IN · PACE. Ma vi è un'altra frase più solenne, ed è quella del REFRIGERIVM, che esprime propriamente il pensiero del sollievo da una pena che si soffre.

Nelle epigrafi si trova in varii modi espressa questa formola di preghiera. Talvolta troviamo la sola formola di preghiera. Talvolta troviamo la sola formola IN · REFRIGERIVM; anche spesso la troviamo unita all'altra più comune IN · PACE. Si trova ancora DEVS · TIBI · REFRIGERET -- DEVS · REFRIGERA -- BENE · REFRIGERA, etc.

Il valore dogmatico della parola REFRIGERIVM risulta ancora più chiaramente da un documento agiografico preziosissimo, cioè dagli « Atti autentici e primitivi del martirio di Santa Perpetua » (anno 203).

Il racconto si compone di tre parti. La prima è una relazione fatta forse da un diacono o da un notaro della Chiesa di Cartagine sui compagni di prigionia e di martirio della santa; la seconda, che è quella scritta dalla stessa martire, contiene il suo diario durante la prigionia; la terza espone il racconto del suo martirio, fatto da quello stesso che scrisse la prima parte. E questa ultima parte si chiude con la testimonianza preziosa che la seconda parte fu scritta di propria mano dalla stessa Perpetua. In questa descrizione vien detto ingenuamente tutto ciò che accadde dal momento della cattura di lei e degli altri cristiani fino al giorno del martirio; e contiene il racconto delle visioni da lei avute durante ls sua prigionia.

Nella prima di queste visioni, dopo la solita formola et ostensum est mihi hoc, ci racconta di aver veduto una scala lunga fino al cielo, attorniata da armi diverse e custodita da un dragone. Essa non aveva coraggio di salire, ma Satiro, suo compagno, le fece animo e subito salì e giunse in un bellissimo giardino, dove vide un vecchio venerando con capelli del tutto bianchi, che stava mungendo. Appena che la vide, le fece cenno di avvicinarsi, e poi che essa si fu avvicinata, il vecchio le diè un pezzetto di latte coagulato (sicit buccella) che essa ricevè a mani giunte sulle labbra, mentre tutti gli altri personaggi che si trovavano in quel giardino dicevano: Amen. Dopo di che Perpetua dice di essersi svegliata e di esserle rimasta in bocca una dolcezza che mai aveva provato. Queste ultime parole contengono una allusione evidente all'Eucaristia; e di ciò si è parlato sopra.

« Dopo alcuni giorni da questa visione, prosegue essa a dire, mentre stavamo tutti a pregare, sfuggì dalle mie labbra il nome di Dinocrate, nome di mio fratello minore morto da poco all'età di sette anni per un cancro sulla faccia. Io, prosegue, mi meravigliai come fino allora non mi fossi mai ricordata di lui e me ne pentii, e tutti insieme ci ponemmo a pregare per lui. Poco dopo ebbi un'altra visione: e vidi Dinocrate che usciva da un luogo tenebroso, tutto pallido in volto con sopra una terribile ferita che lo deformava. Egli era tutto mesto ed abbattuto, e andava qua e là vagando inquieto come chi soffre una gran pena. Fra me e lui v'era una profonda divisione, cosicchè io non poteva aiutarlo in nessun modo. In quello stesso luogo dove egli stava eravi pure una fontana e pareva che Dinocrate avesse un'ardente sete poichè cercava di bere ma non poteva, perchè l'orlo della vasca era molto alto ed egli invece piccolo di statura. Allora capii che egli si trovava in luogo di pena. E così mi svegliai e pensai subito al fratello che soffriva, ma confidai che le mie preghiere fossero a lui di sollievo; e subito ci ponemmo a pregare per lui sino a quando ci portarono all'anfiteatro in una nuova prigione per aspettare il giorno in cui si celebrava la festa di Geta figlio dell'imperatore ». La terza visione avvenne dopo alcuni giorni dall'altra ed è la seguente: « Mi si presentò dinanzi il medesimo luogo dell'altra volta, però intieramente trasformato, risplendente di luce e in ameno giardino; e Dinocrate allegro e contento che saltava qua e là vestito di candide vesti. La fontana di quel giardino aveva l'orlo molto abbassato e in essa Dinocrate continuamente si rinfrescava (et vidi Dinocratem refrigerantem), mentre sul margine della fontana stessa vi era una fiale d'oro ripiena di acqua. Allora, conchiude Perpetua, mi ridestai e compresi che Dinocrate era stato tolto dalla pena e che godeva la beatitudine eterna ».

Certamente in tutta l'antica letteratura cristiana non abbiamo un altro documento che parli più chiaramente della fede nel Purgatorio, delle preghiere per il suffragio delle anime dei defunti e della validità di queste preghiere.

E qualunque cosa voglia dirsi su queste « visioni » di S. Perpetua, ed anche se esse fossero soltanto sogni da lei fatti nel carcere, certo è che vi sono espresse le convinzioni che Perpetua aveva e che tutti i cristiani avevano sul dogma del Purgatorio nei primi anni del terzo secolo; e queste convinzioni non si erano formate allora ma derivavano senza dubbio dalla tradizione del secondo secolo, la quale va a rannodarsi a quella delle origini stesse del cristianesimo. Ed innanzi a questi documenti così solenni ed autentici è necessario ammettere che la Chiesa primitiva aveva su questo punto la fede stessa della Chiesa Cattolica.

Il concetto del refrigerium che trovasi espresso nei citati atti di S. Perpetua è ripetuto anche nelle iscrizioni tanto come augurio al defunto, quanto come preghiera impetratoria presso Dio per l'anima del trapassato.

Eccone un esempio assai antico:

 

PRIVATA · DVLCIS
IN · REFRIGERIO
ET · IN · PACE

 

 

« O dolce Privata che tu sia nel refrigerio e nella pace ».
(Cimitero di Priscilla). Inizi III sec.

Seguono altri esempi:

 

PARENTEs · fiLIO
BONOSO · FECERVNT
BENEMERENTI · IN
PACE · ET · IN · REFRI
GERIV . . .
QVI · VIXIT · ANN . . .

 

 

« Al figlio Bonoso fecero i genitori implorando a lui la pace ed il refrigerio ».
(Cimitero di Sant'Ermete).  Metà III sec.

 

AMERIMNVS
RVFINAE · COIV
GI · CARISSIME
BENEMEREN
TI · SPIRITVM
TVVM · DEVS
REFRIGERET

 

« ... che Iddio dia refrigerio all'anima tua ».
(Museo Lateranense). Inizi III sec.

 

BOLOSA · DEVS · TI
BI · REFRIGERET · QVAE · VI
XIT · ANNOS · XXXI · RECESSIT
DIE · XIII · KAL · OCTB · Px

 

 

« O Bolosa che Iddio ti conceda refrigerio ... ».
(Museo Lateranense). Fine II sec.

 

POSVIt · HipeRECHIVS
COIVGI · ALBINVLE
BENEMERENTI · SIC
VT · SPIRITUM · TVVM · DE
VS · REFRIGERET

 

« ... perchè Iddio dia refrigerio all'anima tua ».
(Cimitero di Priscilla). III sec.

Questa frase sembra significare che la iscrizione fu posta per suffraggio della defunta; e ciò evidentemente perchè la presenza della epigrafe dava occasione ai fedeli di pregare per quell'anima.

 

DVLCISSIMO
 ANTISTHENI
 CONIVGI · SVO
 REFRIGERIVM

 

 

« ... al suo consorte refrigerio ».
(Cimitero di Priscilla). III sec.

 

S · O ....
.................
dulciSSIMO
. . . .filIO
pATER
SPIRITVM · TVVM
DEVS · REFRIGERET

 

 

« ... che Iddio conceda refrigerio all'anima tua ».
(Cimitero di Sant'Agnese). 230 dC

La preghiera per il refrigerium si è sempre conservata dalla Chiesa Cattolica, la quale anche oggi nel Canone della Messa così prega per i defunti: « Ipsis Domine et omnibus in Christo quiescentibus locum refrigerii lucis et pacis ut indulgeas deprecamur ».

E questa preghiera che ogni giorno si fa sui nostri altari si rannoda alle preghiere stesse che facevano i primitivi cristiani nelle loro adunanze delle catacombe e nell'atto della deposizione dei loro cari defunti nei cimiteri antichissimi.

E questa preghiera medesima ripete da secoli la Chiesa greca nella liturgia. E ciò prova che la fede delle Chiese orientali prima della loro separazione da Roma era su questo punto identica alla nostra.

Ecco la preghiera dell'ufficio dei morti nel rito greco:

 

'Ο Θεος των πνευματων . . . . .
αναπαυσον και την ψυχην του
κεκοιμηενου δουλου σου εν
τοπω φωτεινω εν τοπω χλοερω
εν τοπω αναψυξεως ενϑα απεδρα
πασα οδυνη λυπη και στεναγμος.

 

In essa si implora all'anima del defunto di essere ricevuta « in un luogo luminoso in un luogo di refrigerio dove non vi è più alcun dolore ». Fine III sec.

Ma siccome il dogma della comunione dei Santi comprende anche la fede nella efficacia delle preghiere che i defunti possono fare per i viventi, così in altre iscrizioni ci si presentano delle formole di preghiera rivolte ai defunti affinchè intercedano per i superstiti.

Eccone alcuni esempi:

 

IANVARIA · BENE · REFRIGERA
ET · ROGA · PRO · NOS (sic)

 

 

« O Gennaro, abbi refrigerio e prega per noi ».
(Cimitero di Callisto). Metà III sec.

 

. . . . . . . . . . .
. . . VIBAS
IN · PACE · ET · PETE
PRO · NOBIS

 

 

« Vivi nella pace (eterna) e prega per noi ».
(Cimitero di Domitilla). III sec.

Spesso però vi troviamo la sola invocazione della intercessione per i viventi:

 

SABBATI · DVLCIS
ANIMA · PETE · ET · RO
GA · PRO · FRATRES · ET
SODALES · TVOS (sic)

 

 

« O Sabbazio anima dolce prega per i tuoi fratelli e compagni ».
(Cimitero di Gordiano sulla via Latina). III sec.

È notevole la espressione di fratres et sodales per indicare i cristiani.

Nella seguente poi si prega per il defunto e ci si affida alle sue preghiere dal cielo... Clamoroso direi! ehehhehe

 

ATTICE · SPIRITVS · TVVS
IN · BONO · ORA · PRO · PAREN
TIBVS · TVIS

 

 

« Attico che la tua anima sia nella felicità e tu prega per i tuoi genitori ».
(Cimitero di Callisto). Inizi III sec.

 

ΔIONYCIOC · NHΠIOC
AKAKOC · ENΘA · ΔEKEI
TE · META · TΩN · A
ΓIΩN · MNHCKECΘE
ΔE · KAI · HMΩN · ΠPEYXAIC
KAI · TOY · ΓΛYΨATOC · KAI · ΓPAΨAN
  TOC

 

 

« Dionisio, fanciullo innocente, qui giace fra i Santi. Ricordati nelle tue sante preghiere e dello scultore e dello scrittore ». III sec.
(Cimitero di Callisto -- Museo Kircheriano).

 

ATTICE
DORMI · IN · PACE
DE · TVA · INCOLVMITATE
SECVRVS · ET · PRO · NOSTRIS
PECCATIS · PETE · SOLLICITVS (3)

 

 

« O Attico dormi in pace sicuro della tua salvezza e prega con impegno per i nostri peccati ».
(Museo Capitolino). III sec.

Bellissima è la seguente, ove si dà la ragione teologica della speranza nella efficacia della preghiera dei defunti a pro dei superstiti, cioè la ragione che il defunto era già beato nel cielo.

 

GENTIANVS · FIDELIS · IN · PACE
QVI · VIXIT · ANNIS · XXI · MENS · VIII
DIES · XVI · ET · IN · ORATIONIS · TVIS (sic)
ROGES · PRO · NOBIS · QVIA · SCIMVS
  TE · IN · Px

 

 

« Genziano fedele in pace ..... Nelle tue orazioni prega per noi, giacchè noi sappiamo che tu sei in Cristo ».
(Museo Lateranense). III sec.

L'uso di invocare i defunti onde preghino per i viventi e la fiducia in questa intercessione è l'origine del culto dei Santi; i quali sono defunti invocati e venerati in modo speciale per le loro eroiche virtù.

 

 

TUTTO QUESTO DOVREBBE FARCI RIFLETTERE IN QUESTI GIORNI SU QUELLA CHE CHIAMIAMO "FESTA DI COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI" E OVVIAMENTE SULLA BELLA REALTA' CRISTIANA DELLA "COMUNIONE DEI SANTI".

 

PACE E BENE

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Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 25/10/2003 18.51
Molto interessante. Un grazie a Dolce Falco.
 
Che non avessi dubbi sull'efficacia della preghiera ai (o dai) defunti è un fatto, ma queste testimonianze sono la riprova che questo culto è sempre stato presente fin dalle radici del cristianesimo e ben s'inquadrano nel dogma cattolico della Comunione dei Santi.
Vuoi vedere che già da allora serpeggiava l'eresia?   
 
Fraternamente
iyvan

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 25/10/2003 19.36
Grazie Falco.....molto interessante......
 
Spesse volte quando mi soffermo a leggere l'intervento di tutti voi, ringrazio Dio per l'omogeneità che ci ha donato.....è BELLO NON ESSERE DEI TUTTOLOGI.......
ed è bello NON BASTARE A Sè STESSI........
abbiamo sempre bisogno gli uni degli altri e di apprendere sempre ciò che di buono....
 
Ricordo inoltre che sui Defunti ne stiamo tracciando delle linee qui:
 
dove è incisa una delle Preghiere Liturgiche più antiche verso questo culto che è molto antico e ben radicato nel cristianesimo come evidenziava Yivan.....
 
Vi lascio con la trascrizione del martirio di s.Policarpo.......in rosso sottolinerò quegli aspetti che interessano il forum......siamo alla fine dell'anno 180 circa...
 
Buona meditazione, fraternamente Caterina
 

Un profumo come di incenso

XV, 1. Appena ebbe alzato il suo Amen e terminato la preghiera, gli uomini della pira appiccarono il fuoco. La fiamma divampò grande. Vedemmo un prodigio e a noi fu concesso di vederlo. Siamo sopravvissuti per narrare agli altri questi avvenimenti. 2. Il fuoco, facendo una specie di voluta, come vela di nave gonfiata dal vento, girò intorno al corpo del martire. Egli stava in mezzo, non come carne che brucia ma come pane che cuoce, o come oro e argento che brilla nella fornace. E noi ricevemmo un profumo come di incenso che si alzava, o di altri aromi preziosi.

 

Un maestro profetico

XVI, 1. Alla fine gli empi, vedendo che il corpo di lui non veniva consumato dal fuoco, ordinarono al confector di avvicinarsi e di finirlo con un pugnale. E fatto questo, zampillò molto sangue che spense il fuoco. Tutta la folla rimase meravigliata della grande differenza tra gli infedeli e gli eletti. 2. Tra questi fu il meraviglioso martire Policarpo, vescovo della Chiesa cattolica di Smirne, divenuto ai nostri giorni un maestro apostolico e profetico. Ogni parola che uscì dalla sua bocca si è compiuta e si compirà.

 

II martire discepolo e imitatore del Signore

XVII, 1. Ma l'invidioso, maligno e perverso, il tentatore della razza dei giusti vide la grandezza del suo martirio e la sua condotta irreprensibile sin dal principio, notandolo cinto della corona dell’immortalità, il premio conseguito che non si può contestare. Egli si adoperò perché il corpo di lui non fosse preso da noi, benché molti desiderassero di farlo, per possedere la sua santa carne. 2. Suggerì a Niceta, il padre di Erode, fratello di Alce, di andare dal governatore perché non consegnasse le spoglie. Lasciando da parte il crocifisso - egli disse - incominceranno a venerare lui. Avevano detto questo per le istigazioni e le insistenze dei giudei, che ci sorvegliavano se noi volessimo prenderlo dal rogo. Erano ignari che non potremo mai abbandonare Cristo che ha sofferto da innocente per i peccatori, per la salvezza di quelli che sono salvi in tutto il mondo, e adorare un altro. 3. Noi veneriamo lui che è Figlio di Dio, e degnamente onoriamo i martiri come discepoli e imitatori del Signore per l’amore immenso al loro re e maestro. Potessimo anche noi divenire loro compagni e condiscepoli!...

 

II giorno natalizio

XVIII, 1. Il centurione, avendo visto la contesa dei giudei, poste nel mezzo le spoglie le fece bruciare, come era d’uso. 2. Così noi più tardi, raccogliendo le sue ossa, più preziose delle gemme di gran costo e più stimate dell’oro, le ponemmo in un luogo più conveniente. 3. Appena possibile, ivi riunendoci nella serenità e nella gioia, il Signore ci concederà di celebrare il giorno natalizio del martire, per il ricordo di quelli che hanno combattuto prima e ad esercizio e coraggio di quelli che combatteranno.

 

Martirio secondo il vangelo di Cristo

XIX, 1. Questi i fatti intorno al beato Policarpo che con quelli di Filadelfia fu il dodicesimo a subire il martirio a Smirne. Egli solo è ricordato più di tutti e di lui si parla dovunque, anche tra i pagani. Non soltanto fu un maestro insigne, ma un martire celebre, e tutti desiderano imitare il suo martirio avvenuto secondo il vangelo di Cristo. 2. Con la sua pazienza ha trionfato sul governatore ingiusto, ha conseguito la corona dell’immortalità ed esulta con gli apostoli e tutti i giusti. Egli glorifica Dio Padre onnipotente e benedice il Signore nostro Gesù Cristo, salvatore delle nostre anime, guida dei nostri corpi e pastore della Chiesa cattolica nel mondo.

 

Darne notizia ai fratelli

XX, 1. Ci avete pregato di essere informati da noi ampiamente sui fatti accaduti. Per il momento li abbiamo riassunti in breve per mezzo di nostro fratello Marcione. Conosciute poi le cose, spedite la lettera ai fratelli più lontani, perché anche questi glorifichino il Signore che fa la scelta dei suoi servi. 2. A lui, che può condurre tutti noi, per sua grazia e suo dono nel regno eterno, mediante suo Figlio, l’unigenito Gesù Cristo, gloria, onore, potenza e grandezza per sempre. Salutate tutti i fedeli. Quelli che sono con noi vi salutano e con tutta la famiglia Evaristo che ha stilato la lettera.

 

Data del martirio

XXI. Il beato Policarpo ha testimoniato il secondo giorno di Santico, il settimo giorno prima delle calende di marzo, di grande sabato, all’ora ottava. Fu preso da Erode, pontefice Filippo di Tralli e proconsole Stazio Quadrato, re eterno nostro Signore Gesù Cristo. A lui gloria, onore, grandezza, trono eterno di generazione in generazione. Amen.

 

I Appendice

XXII, 1. Noi vi auguriamo di star bene, fratelli, camminando secondo il Vangelo nella parola di Gesù Cristo, e con lui sia gloria a Dio Padre e allo Spirito Santo, per la salvezza dei santi eletti. Così testimoniò il beato Policarpo, sulle cui orme vorremmo trovarci nel regno di Gesù Cristo. 2. Ciò ha trascritto da Ireneo, discepolo di Policarpo, Gaio che era vissuto con Ireneo. Io, Socrate, ho scritto copiando da Gaio a Corinto. La grazia sia con tutti. 3. E io, Pionio, lo trascrivo ancora dall'esemplare già ricordato, avendolo cercato dopo una rivelazione del beato Policarpo, come dirò in seguito. Lo raccolsi che era quasi distrutto dal tempo, perché il Signore Gesù Cristo raccolga anche me tra i suoi eletti nel suo regno celeste. A lui sia gloria col Padre e col Santo Spirito nei secoli dei secoli. Amen.

 

Dal manoscritto di Mosca. II Appendice

1. Ciò ha trascritto dalle opere di Ireneo Gaio, che era vissuto con Ireneo discepolo di Policarpo. 2. Questo Ireneo che all’epoca del martirio del vescovo Policarpo era a Roma, insegnò a molti. Di lui ci sono tramandate numerose opere molto belle ed ortodosse, nelle quali si ricorda di Policarpo che fu suo maestro, ed ebbe a confutare con forza ogni eresia e ci ha trasmesso la regola ecclesiastica e cattolica come l’aveva ricevuta dal santo. 3. Dice anche questo: un giorno Marcione, dal quale sono chiamati i Marcioniti, incontratosi con Policarpo gli disse: "Riconoscici, o Policarpo". Egli rispose a Marcione: "Ti riconosco, ti riconosco quale primogenito di Satana". 4. Anche questo si tramanda negli scritti di Ireneo. Nel giorno e nell’ora in cui Policarpo a Smirne subì il martirio, Ireneo, che era nella città di Roma, sentì una voce come di tromba che diceva: "Policarpo è stato martirizzato". 5. Da queste opere di Ireneo, come si è detto, Gaio aveva trascritto, e da Gaio trascrisse Isocrate a Corinto. Io, Pionio, di nuovo ho trascritto da Isocrate, che ho ricercato dopo la rivelazione di san Policarpo. Lo raccolsi che era fatiscente per il tempo, perché mi raccolga il Signore Gesù Cristo con i suoi eletti nel suo regno celeste. A lui gloria col Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.

.................

 


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Consiglia Elimina    Messaggio 4 di 7 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 25/10/2003 19.57
ops.......il testo intera della Lettera che ho inserito la trovate qui:
........
C.
 
Inserisco anche questo.....sul martirio di s.Cipriano.....
 

CORRISPONDENZA TRA LE CHIESE
DI ROMA E DI CARTAGINE

Nella storia delle Catacombe di San Callisto si incontrano dei protagonisti, delle personalità di primo piano: i papi martiri Fabiano, Cornelio, Sisto II, come pure il vescovo di Cartagine, San Cipriano. La Chiesa di Roma e quella di Cartagine comunicavano con frequenza fra di loro. E' interessante conoscere il contenuto di qualche lettera per sapere che cosa si dicevano questi grandi Pastori e come giudicavano i loro tempi, non certo tranquilli.

1. La Chiesa di Roma alla Chiesa di Cartagine

La Chiesa di Roma, al tempo della persecuzione dell'imperatore Decio, offriva alla Chiesa di Cartagine la seguente testimonianza della sua fedeltà a Cristo.

Roma, inizi del 250.

"...La Chiesa resiste forte nella fede. E' vero che alcuni o perché impressionati dalla risonanza che avrebbero potuto suscitare a causa della loro posizione sociale, o per la fragilità umana, hanno ceduto. Tuttavia, per quanto ormai separati da noi, non li abbiamo abbandonati nella loro defezione, ma li abbiamo aiutati e siamo ancora loro vicini perché si riabilitino mediante la penitenza e ricevano il perdono di Colui che lo può concedere. Se infatti noi li lasciassimo in balìa di se stessi, la loro caduta diverrebbe irreparabile.

Cercate di fare anche voi altrettanto, fratelli carissimi, porgendo la mano a coloro che sono caduti perché si rialzino. Così, se dovessero ancora subire l'arresto, si sentiranno forti per confessare questa volta la fede e rimediare all'errore precedente.

Permetteteci di ricordarvi anche quale é la linea da seguire su un altro problema. Coloro che cedettero nella prova, se infermi, e purché pentiti e desiderosi della comunione con la Chiesa, devono essere soccorsi. Le vedove e altri impossibilitati a presentarsi spontaneamente, come pure quanti si trovano in carcere o lontani dalle loro case, devono trovare chi provveda loro. Nemmeno i catecumeni colpiti dalla malattia devono rimanere delusi nelle loro attese di aiuto.

Vi salutano i fratelli che sono in carcere, i presbiteri e tutta la Chiesa, la quale con la massima sollecitudine vigila su tutti coloro che invocano il nome del Signore. Ma anche noi domandiamo il contraccambio del vostro ricordo" (Lettera 8, 2-3).

2. Il Vescovo di Cartagine alla Chiesa di Roma

Quando Cipriano fu informato della morte del papa Fabiano, scrisse ai presbiteri e ai diaconi di Roma questa lettera.

Cartagine, inizi del 250.

"Fratelli carissimi,

era ancora incerta da noi la notizia della morte di quel santo mio confratello nell'episcopato, e le informazioni oscillavano dubbie, quando ricevetti da voi la lettera, mandatami per mezzo del suddiacono Cremenzio, dalla quale venivo pienamente informato della sua gloriosa morte. Allora esultai perché all' integrità del suo governo era seguita una nobile fine.

A questo riguardo mi rallegro moltissimo anche con voi, perché onorate la sua memoria con una testimonianza così solenne e splendida, facendo conoscere anche a voi il ricordo glorioso che avete del vostro vescovo, e offrendo anche a noi un esempio di fede e di fortezza.

Infatti, quanto é dannosa per i sudditi la caduta di chi é a capo, altrettanto invece é utile e salutare un vescovo che si offre ai fratelli come esempio di fermezza di fede... Vi auguro, fratelli carissimi , di stare sempre bene" (Lettera 9,1).

3. Cipriano, vescovo di Cartagine, a papa Cornelio

Cipriano rende omaggio alla testimonianza di coraggio e di fedeltà dimostrati dal papa Cornelio e dalla Chiesa di Roma: "un luminoso esempio di unione e di costanza a tutti i cristiani". Prevedendo imminente l'ora della prova anche per la Chiesa di Cartagine, Cipriano chiede l'aiuto fraterno della preghiera e della carità.

Cartagine, autunno del 253.

"Cipriano a Cornelio, fratello nell'episcopato.

Siamo a conoscenza, fratello carissimo, della tua fede, della tua fortezza e della tua aperta testimonianza. Tutto ciò é di grande onore per te e a me reca tata gioia da farmi considerare partecipe e socio dei tuoi meriti e delle tue imprese.

Siccome infatti una é la Chiesa, uno e inseparabile l'amore, unica e inscindibile l'armonia dei cuori, quale sacerdote nel celebrare le odi di un altro sacerdote non se ne rallegrerebbe come di una propria gloria? E quale fratello non si sentirebbe felice della gioia dei propri fratelli? Certo non si può immaginare l'esultanza e la grande letizia che vi é stata qui da noi quando abbiamo saputo cose tanto belle e conosciute le prove di fortezza da voi date.

Tu sei stato di guida ai fratelli nella confessione della fede, e la stessa confessione della guida si é fortificata ancora più con la confessione dei fratelli. Così, mentre hai preceduto gli altri nella via. della gloria, e mentre ti sei mostrato pronto a confessare per primo e per tutti, hai persuaso anche il popolo a confessare la stessa fede.

In questo modo ci é impossibile stabilire che cosa dobbiamo elogiare di più in voi, se la tua fede pronta e incrollabile o la inseparabile carità dei fratelli. Si é manifestato in tutto il suo splendore il coraggio del vescovo a guida del suo popolo, ed é apparsa luminosa e grande la fedeltà del popolo in piena solidarietà con il suo vescovo. In voi tutti la Chiesa di Roma ha dato la sua magnifica testimonianza, tutta unita in un solo spirito e in una sola voce.

E' brillata così, fratello carissimo, la fede che l'Apostolo constatava ed elogiava nella vostra comunità. Già allora egli prevedeva e celebrava quasi profeticamente il vostro coraggio e la vostra indomabile fortezza. Già allora riconosceva i meriti di cui vi sareste resi gloriosi. Esaltava le imprese dei padri, prevedendo quelle dei figli. Con la vostra piena concordia, con la vostra fortezza, avete dato a tutti i cittadini luminoso esempio di unione e di costanza.

Fratello carissimo, il Signore nella sua Provvidenza ci preammonisce che é imminente l'ora della prova. Dio nella sua bontà e nella sua premura per la nostra salvezza ci dà i suoi benefici suggerimenti in vista del nostro vicino combattimento. Ebbene in nome di quella carità, che ci lega vicendevolmente, aiutiamoci, perseverando con tutto il popolo nei digiuni, nelle veglie e nella preghiera.

Queste sono per noi quelle armi celesti che ci fanno stare saldi e perseveranti. Queste sono le armi spirituali e gli strali divini che ci proteggono.

Ricordiamoci scambievolmente nella concordia e fraternità spirituale. Preghiamo sempre e in ogni luogo gli uni per gli altri, e cerchiamo di alleviare le nostre sofferenze con la mutua carità" (Lettera 60,1-2).

4. Cipriano annuncia la morte del papa Sisto II

La Chiesa di Cartagine aveva mandato a Roma alcuni ecclesiastici per avere notizie in merito al decreto di persecuzione dell'imperatore Valeriano. Ritornarono portando la dolorosa notizia della morte del papa Sisto II. Il vescovo S. Cipriano si preoccupò subito di informare dei fatti la Chiesa d'Africa inviando al vescovo Successo la seguente lettera.

Cartagine, agosto del 258.

"Mio caro fratello,

non ho potuto inviarti subito un mio scritto perché nessuno dei chierici di questa Chiesa poteva muoversi, trovandosi tutti sotto la bufera della persecuzione, che però, grazie a Dio, li ha trovati interiormente dispostissimi a passare subito al cielo.

Ti comunico ora le notizie in mio possesso.

Sono ritornati i messi che io avevo spedito a Roma perché appurassero e riferissero la decisione presa dalle autorità a mio riguardo, di qualsiasi genere essa potesse essere, e mettere fine, così, a tutte le illazioni e ipotesi incontrollate che circolavano. Ed ecco ora qual'é la verità debitamente accertata.

L' imperatore Valeriano ha spedito al Senato il suo rescritto, con il quale ha deciso che vescovi, sacerdoti e diaconi siano subito messi a morte. I senatori, i notabili e quelli che hanno il titolo di cavalieri romani, siano privati di ogni dignità ed anche dei beni. Se poi, anche in seguito alla confisca, dovessero irrigidirsi nella professione cristiana, devono essere condannati alla pena capitale.

Le matrone cristiane subiscano la confisca di tutti i beni e poi siano mandate in esilio. A tutti i funzionari imperiali, che hanno già confessato la fede cristiana o dovessero confessarla al presente, siano parimenti confiscati tutti i beni. Siano poi arrestati e immatricolati fra gli addetti ai possedimenti imperiali (lavori forzati).

Al rescritto Valeriano aggiunge anche copia di una sua lettera inviata ai governatori della province e che riguarda la mia persona. Di questa lettera sono in attesa di giorno in giorno e spero di riceverla presto mantenendomi saldo e forte nella fede. La mia decisione di fronte al martirio é netta. Lo attendo, pieno di fiducia come sono di ricevere la corona della vita eterna dalla bontà e generosità di Dio.

Vi comunico che Sisto ha subito il martirio con quattro diaconi il 6 di agosto, mentre si trovava nella zona del "Cimitero" ( le Catacombe di San Callisto, mentre celebrava la Messa venne decapitato). Le autorità di Roma hanno come norma che quanti vengono denunciati quali cristiani, debbano essere giustiziati e subire la confisca dei beni a beneficio dell'erario imperiale.

Chiedo che quanto ho riferito sia portato a conoscenza anche degli altri nostri colleghi nell'episcopato, perché dalle loro esortazioni la nostra comunità possa venire incoraggiata e predisposta sempre meglio al combattimento spirituale. Ciò sarà di stimolo a considerare più il bene dell'immortalità che la morte, e a consacrarsi al Signore con fede ardente e fortezza eroica, a godere più che temere al pensiero di dover confessare la propria fede. I soldati di Dio e di Cristo sanno benissimo che la loro immolazione non é tanto una morte, quanto una corona di gloria.

A te, fratello carissimo, il mio saluto nel Signore" (Lettera 80).

5. Il martirio di San Cipriano

Sarebbe stata cosa molto utile ed edificante conoscere i verbali del processo dei martiri Ponziano, Fabiano, Cornelio, Sisto II, Eusebio, Cecilia... Purtroppo durante la tremenda persecuzione di Diocleziano vennero distrutti gli archivi della Chiesa di Roma. Ci sono stati tramandati, però, i verbali del processo di San Cipriano. Questi "Atti" venivano letti nelle comunità cristiane a gloria del Martire e per attingere forza nel momento della prova. Possiamo ritenere, quindi, che anche i verbali del processo dei Martiri sopra citati fossero scritti più o meno nello stesso modo.

Cartagine, 14 settembre 258.

"Al mattino del 14 settembre molta folla si era radunata a Sesti secondo quanto aveva ordinato il proconsole Galerio Massimo. E così lo stesso proconsole Galerio Massimo ordinò che gli fosse condotto Cipriano all'udienza che teneva nel medesimo giorno nell'atrio Sauciolo. Quando gli fu davanti, il proconsole Galerio Massimo disse al vescovo Cipriano:

- Tu sei Tascio Cipriano?
Il vescovo Cipriano rispose:
- Sì, sono io.
Il proconsole Vario Massimo disse:
- Sei tu che ti sei presentato come capo di una setta sacrilega?
Il vescovo Cipriano rispose:
- Sono io.
Galerio Massimo disse:
- I santissimi imperatori ti ordinano di sacrificare.
Il vescovo Cipriano disse:
- Non lo faccio.
Il proconsole Galerio Massimo disse:
- Rifletti bene.
Il vescovo Cipriano disse:
- Fa ciò che ti é stato ordinato. In una cosa così giusta non c'é da riflettere.

Galerio Massimo, dopo aver conferito con il collegio dei magistrati, a stento e a malincuore, pronunciò questa sentenza: " Tu sei vissuto a lungo sacrilegamente e hai aggregato moltissimi alla tua setta criminale, e ti sei costituito nemico degli déi romani e dei loro sacri riti. I pii e santissimi imperatori Valeriano e Gallieno Augusti e Valeriano nobilissimo Cesare non riuscirono a ricondurti all' osservanza delle loro cerimonie religiose.

E perciò, dal momento che sei risultato autore e istigatore dei peggiori reati, sarai tu stesso di esempio a coloro che hai associato alle tue scellerate azioni. Con il tuo sangue sarà sancito il rispetto delle leggi".

E dette queste parole, lesse ad alta voce da una tavoletta il decreto: "Ordino che Tascio Cipriano sia punito con la decapitazione".

Dopo questa sentenza la folla dei fratelli (i cristiani) diceva: "Anche noi vogliamo essere decapitati insieme a lui". Per questo una grande agitazione sorse tra i fratelli e molta folla lo seguì. E così Cipriano fu condotto nella campagna di Sesti, e qui si spogliò del mantello e del cappuccio, si inginocchiò a terra e si prostrò in orazione al Signore. Si tolse poi la dalmatica (una sopravveste) e la consegnò ai diaconi, restando con la sola veste di lino, e così rimase in attesa del carnefice.

Quando poi questo giunse, il vescovo diede ordine ai suoi di dargli venticinque monete d'oro. Frattanto i fratelli stendevano davanti a lui pezzi di stoffa e fazzoletti ( per raccogliere il sangue come reliquie). Quindi il grande Cipriano con le sue stesse mani si bendò gli occhi, ma siccome non riusciva a legarsi le cocche del fazzoletto, intervennero ad aiutarlo il presbitero Giuliano e il suddiacono Giuliano.

Così il vescovo Cipriano subì il martirio e il suo corpo, a causa della curiosità dei pagani, fu deposto in un luogo vicino dove potesse essere sottratto allo sguardo indiscreto dei pagani. Di là, poi, durante la notte, fu portato via con fiaccole e torce accese e accompagnato fino al cimitero del procuratore Macrobio Candidiano che é nella via delle Capanne presso le piscine. Dopo pochi giorni, il proconsole Galerio Massimo morì.

Il santo vescovo Cipriano subì il martirio il 14 settembre sotto gli imperatori Valeriano e Gallieno, regnando però il nostro Signore Gesù Cristo, cui é onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen!" (Dagli Atti Proconsolari, 3-6).

.............

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Da: Soprannome MSN°63Caterina Inviato: 30/10/2003 13.07
Amici.....francamente ero molto indecisa dove inserire il messaggio che segue...perchè temo di poter rovinare il lavoro di sweet....perciò se lo ritiene estraneo al suo tema, lo potrà dire tranquillamente e lo sposterò.......
 
Ma del resto inserirlo qui:
.........
mi sembra estraneo anche se è sempre inerente all'argomento...insomma...credo che lavoreremo su due forum attiguio.....
 
L'argomento è il seguente.....
 
La Commemorazione dei defunti...è una prassi molto antica e precristiana.......diciamo semplicemente che il Cristianesimo ha dato all'atto in sè del commemorare un senso DIVINO E NON DEFINITIVO, cioè...un "commemorare non solo per RICORDARE, ma per ATTENDERE INSIEME IL RISVEGLIO"...in fondo nel Credo diciamo "Credo nella risurrezione della carne e nella vita eterna"......
 
In un Tomba Etrusca sono stati rinvenuti dei graffiti che COMMEMORAVANO IL DEFUNTO nel ricordo della sua esistenza, disegnandone gli atti principali della sua vita.....dagli scopritori è stata nominata la.....
TOMBA DEGLI AUGURI........(cliccate sul titolo)
 
troviamo scritto che:
E’ indubbio che questo tipo di combattimento sia nato in sostituzione di sacrifici umani ancora più cruenti, poiché del resto al “condannato” viene in questo caso lasciata la possibilità di sopraffare l’animale che gli viene opposto, anche se in evidente condizione d’ inferiorità
Le lastre delle tombe dipinte di Paestum, databili alla metà del IV secolo a.C., rappresentano scene di munera gladiatoria che confermerebbero un’origine osco-sannita
.........
Nel canto XXIII dell’ Iliade vengono descritti i giochi voluti da Achille in occasione dei funerali di Patroclo...
 
Nel libro V dell’Eneide, il protagonista invita i compagnia compiere i sacrifici rituali e i giochi funebri in onore del padre Anchise, morto e sepolto in Sicilia.....
 
Dunque, noi sappiamo che i Romani attribuivano alle anime dei defunti caratteristiche antropomorfe, quali la capacità di adirarsi e, al contrario, di placarsi a seguito di offerte che nel corso dei secoli sono assai cambiate......
Sono la credenza e la religione stessa ad essere cambiati: oggi portiamo fiori sulle tombe dei nostri defunti, oppure eleviamo preghiere in particolari circostanze. Soprattutto al sud, e nell’area mediterranea in genere, il bacio accompagna il segnarsi con la croce, o un gesto d’affetto nei confronti di un’immagine sacra o di quella di un defunto...........
Più anticamente sappiamo essere il sangue delle vittime sacrificate il mezzo per procurarsi il favore degli dei e la benevolenza delle anime dei morti; ancora prima il sangue sparso per il sacrificio era quello umano...
.......
Orbene....tutto questo ci riporta AL VANGELO.......
all'Agnello Immolato quale Sacrificio DEFINITIVO in favore non di una persona o qualche elit particolare, bensì PER TUTTO IL GENERE UMANO.....anche per i NON credenti....
Il Sangue di Cristo ci procura il favore di DIO......il sangue dei martiri e dei santi ci procurano i favori di Dio.....il commemorare i Defunti ci procura dal loro ricordarli, la possibilità di una continua conversione e di una attesa in una Comunione dei Santi continua fino al ritorno di Cristo.....Cielo e Terra non sono più una separazione per la quale l'uomo DEVE INVENTARSI IL RICORDO DI UN DEFUNTO........ DIO SI E' INCARNATO UNENDO IL CIELO ALLA TERRA......spalancandoci le porte non più dell'immaginazione, ma di una realtà meravigliosa che ci tiene costantemente in contatto con il mistero.....il mistero svelato nella RISURREZIONE DEL CRISTO, è il nostro traguardo e la nostra speranza.....
 
Fraternamente Caterina
 
 
 

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Da: SweetHawk Inviato: 31/10/2003 5.50
Gentilissima Caterina,
purtroppo stanotte ho una brutta insonnia e allora tra una preghiera e l'altra ho deciso di passare qualche minuto a leggere qui....
 
 
Ho letto questo tuo post con tenerezza ehehehhe
 
Perchè vedi... l'argomento è enorme e le cose beh.... mi imbarazza dirlo... ma non sono nel senso che sembra da quello che hai riportato....
 
 
Mi accorgo anche che probabilmente quelle descrizioni sono di qualche tecnico museale piuttosto sommario e di manica larga nella divulgazione...
 
Purtroppo quando si divulga spesso si tralascia il rigore scientifico  e allora si esce fuori strada.... ^__^
 
Mi permetto dunque di "tradurre" quanto riportato nel messaggio precedente in modo da riallineare il testo alla corretta comprensione delle problematiche legate alla sensibilità antica.
 
Innanzitutto un conto è la Commemorazione dei defunti cristiana, tutta un'altra cosa il concetto che gli antichi pagani avevano dell'oltretomba e dei trapassati ehehhehe
 
Quindi  signori, chiariamo che sono due cose lontane che non si tangono minimamente, cioè proprio zero. E  lo capirete nel prosieguo di questo intervento.
 
In questo momento avrei decine di pagine da scrivere ma mi trovo nell'imbarazzo di dover concentrare il tutto e essere chiaro. Spero di riuscirci e perdonatemi se sarò goffo nell'intento...
 
Sul concetto cristiano di Commemorazione dei defunti penso che più o meno tutti abbiamo le idee chiare e quindi tralasciamo...
 
Parliamo del modo in cui gli antichi concepivano l'oltretomba. Tralascio le civiltà mesopotamiche perchè se no non se ne esce più... ehhehe
 
Per essere schematici, nell'area mediterranea tra il III e il II millennio aC esistevano tre grossi "blocchi": quello dell'area Egiziana, quello dell'area Siro-Palestinese e infine un diffuso Animismo praticato in tutta l'area centro-occidentale.
 
Di questa fase conosciamo bene solo la religione egizia e in quel sistema il concetto di oltretomba era legato a una prosecuzione materiale della vita dell'individuo, seppure in una dimensione traslata e migliorata. Non voglio scendere sui particolari, ma ciò basta a capire le pratiche della mummificazione (conservare il corpo era basilare per proseguire la vita), del "corredo" di oggetti, delle cibarie.
Conosciamo poi parzialmente i sistemi dell'area Siro-Palestinese: qui ritroviamo un paganesimo di tipo astrale che matura attorno a centri quali Ebla, Mari e poi Ugarit, andando verso Biblo, Sidone... A questo paganesimo politeistico si affianca una concezione rivoluzionaria monoteistica ad opera del popolo ebraico (e qui ci sarebbe da dire molto sull'esperienza dell'egizio Akenhaton e quanto sul finire del II millennio occorse al popolo ebraico per maturare la sua identità)....
Di queste popolazioni siro-palestinesi conosciamo parzialmente gli usi funerari.
Innanzitutto le sepolture sono quasi tutte a incinerazione, motivo per cui dobbiamo ipotizzare una credenza legata all'astrale.... Qui il sacrificio aveva valore di accettazione, ovvero di ben disporre la divinità nei confronti del trapassato.
Era uso comune l'apposizione di una stele litica su cui quasi sempre veniva apposta una minaccia o una maledizione nei confronti di chi avesse avuto l'idea di profanare la tomba. Quasi sempre la minaccia era rivolta alla stele del profanatore. In altre parole si augurava al profanatore che per l'azione compiuta gli si sarebbe spezzata la stele col nome condannandolo all'oblio.
Ecco il tema della "Damnatio Memoriae" sarà una costante di tutti i sistemi pagani mediterranei e il legame tra il defunto e la stele su cui è inciso il nome è indissolubile.
 
Durante il I millennio abbiamo una situazione molto differente....
 
-- Rimane intatta la religione egizia;
-- Si sviluppa pienamente il Monoteismo ebraico (unico caso di Monoteismo);
-- Nell'area palestinese abbiamo un politeismo astrale legato al popolo fenicio (i Cananei della Bibbia per capirci);
-- Nasce il politeismo greco da influssi anatolici e orientali (probabilmente Ittiti e siro-palestinesi)
-- Dalla Grecia questo politeismo passa a Roma con tutte le conseguenze del caso;
-- Il politeismo astrale fenicio si irradia nella nuova civiltà punica del nord-africa per poi essere arginato dal paganesimo romano.
 
Da questo specchietto spieghiamo:
 
-- Sugli egizi abbiamo già detto;
-- Sugli ebrei sappiamo leggendo il Vecchio Testamento;
-- Sui Cananei (fenici e dintorni) sappiamo che le loro divinità (da Astarte a Baal Shamem, Menquart, Adone, Tanit, ecc ecc) erano molto temute e presenti nella vita pubblica. Rimanendo nell'ambito della concezione funeraria e dell'oltretomba... sappiamo poco ma quel poco che sappiamo ci rivela che avevano uno strano concetto di dispersione della vita nel cielo e nel mondo. In altre parole non avevano luoghi dello spirito e non sappiamo nemmeno se avessero il concetto di "spirito".
Insomma siamo davvero lontani. E andatevi a leggere infatti cosa scrivono i nostri cari ebrei nel Vecchio Testamento contro le pratiche religiose cananee (vedi Ezechiele, Re, Proverbi, ecc ecc....) e andate a leggere quanto detto sulla pratica dei sacrifici umani nei tefatim....
-- Andiamo a quanto ci interessa di più.... ovvero al politeismo greco-romano....
Dico subito che se volete comprendere bene il perchè e l'origine del linguaggio figurato delle tombe inserite da Caterina vi conviene prendere un buon testo e a braccio consiglio quello della collega Angelo Pontrandolfo che tanto ha studiato su questa cultura funeraria.
Ma andiamo al concetto di oltretomba pagano.
Mi si cita l'Iliade.... e i giochi e i sacrifici.
Come detto il sacrificio è una pratica di rabbonimento della divinità mentre i giochi sono solo un atto di stima tra personaggi di rilievo (non era assolutamente una pratica consueta).
Anche sull'Eneide troviamo la stessa cosa e anche lì lo scenario dei personaggi e il loro lignaggio è elevato.
Ma cosa accadeva ai defunti secondo loro?
Ecco,vi riassumo un pezzetto dell'Eneide  di Virgilio: a un certo punto vediamo un indovino, con un lungo bastone nella mano sinistra, che sta davanti a Enea e gli racconta il destino che lo attende. In mezzo alle ombre compaiono alcune donne, fra le quali si può riconoscere sicuramente Anticlea, la madre di Odisseo, mentre le altre sono anime di donne celebri. Riconosce Agamennone, Achille e Aiace Telamonio, anch'essi incontrati nell'Oltretomba dal protagonista. In alto, accoccolata su una prominenza rocciosa, si intravede l'anima di Elpenore, lo sfortunato compagno che, essendo ubriaco, era precipitato dal tetto della casa di Circe ed era morto, ecc ecc..
Perfino il padre, uomo di grandi virtù, viene avanti grigio e triste.
In questo come in altri racconti vediamo che per gli antichi l'Oltretomba era per tutti un posto che andava dalla tetra realtà dell'annullamento (il Tartaro) al grigio vagare in una dimensione atemporale e afisica.
Ecco spiegato perchè gli antichi non avevano una elevata moralità dei costumi, visto che con la vita al più sarebbe spettato il vagare nel grigiore.
Il vivente dunque si occupava del trapassato solo durante le pratiche della tumulazione, limitandosi al ricordo quale esempio materiale.
Di fatto il defunto e il vivente vivevano separati, visto che non vi erano finalità.
Non ci si rivolgeva dunque ai defunti se non per evocarli in senso negromantico (vedi la Bibbia cosa dice a riguardo) e magico e al più venivano placati nel loro rabbioso girovagare tramite piccoli sacrifici alle divinità domestiche (i Lari), legate agli spiriti che guidavano ogni casato.
Insomma, per sintetizzare, il sistema pagano era legato alla superstizione e al "magico" e a tutta una pluralità di divinità. A queste entità fittizie si sacrificava per placarle o al più per evocare interventi magici a proprio favore.
 
In tutto questo capite che la Comunione dei Santi e il rapporto tra Chiesa visibile (ovvero dei credenti pellegrini su questa terra) e Chiesa Invisibile (quella dei Santi che si sono addormentati nel Signore) non c'entra molto.... ehhehe
Men che meno il rapporto tra quei sacrifici e il sacrificio di Gesù che assume valori molto particolari proprio per l'unicità dell'evento e l'elemento soteriologico annesso....
 
Sperro di non avervi annoitai... Rileggendo mi faccio pietà eheheh ma penso che un minimo d'idea è possibile farsela.... almeno spero...
 
Per ulteriori chiarimenti/ampliamenti chiedete pure....sarò felice di migliorare questo strazio.... ^__^
 
 
PACE E BENE

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Da: Soprannome MSN°63Caterina Inviato: 31/10/2003 8.30
Tranquillo Sweet....a ognuno il suo mestiere....non mi reputo una tuttologa........, perciò hai fatto benissimo a puntualizzare.....
 
Il mio misero intento era solo quello di riportare più voci insieme che parlano, comunque sia, di atteggiamenti di "culto" (termine improprio) verso i defunti in età precristiana......fra l'altro sappiamo che Iliade ed Odissea sono parte di un patrimonio culturale mitologico....
 
Ovviamente non hanno nulla a che vedere con quanto intendiamo verso il culto dei Santi o la venerazione ai Defunti, tuttavia la rivoluzione cristiana ha comunque cambiato anche questi atteggiamenti....dando una definizione completamente rivoluzionaria al modo di intendere un defunto e il ricordo stesso di una persona con un fine completamente diverso da quello che praticavano appunto gli antichi......
 
Tutto qui....grazie per aver spiegato in modo migliore la questione........
e....auguri per la tua insonnia.......a me ultimamente accade il contrario...non riesco ad alzarmi talmente dormo bene e profondamente.......
 
Fraternamente Caterina
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09/04/2011 00:18
 
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Visto che l'argomento è indubbiamente interessante, mi sono visto costretto a pubblicare in fretta la 2a Puntata della rubrica archeologica :D

 

Ad ogni modo con questa nuova discussione vorrei solamente fornire un piccolo contributo dal  punto di vista storico e spirituale.

 

Sappiamo tutti che il Cristianesimo esiste da 2000 anni e che nella Bibbia alcune cose non sono chiare e tonde come ci aspetteremmo, ma spesso accennate o lasciate a una tradizione apostolica orale che si è riversata nella consuetudine dei primi cristiani e dunque negli scritti di quelli che vissero poco dopo gli Apostoli.

Allora la domanda spontanea è: MA I PRIMI CRISTIANI COCEPIVANO L’ESISTENZA DI UNA REALTA’ PURIFICATRICE?

 

Logico che non andremo a cercare il termine “Purgatorio” in senso stretto (termine che ci siamo dati per comodità), ma l’esistenza o meno di una realtà purificatrice a cui poi noi abbiamo messo quel nome…

 

Iniziamo la ricerca…. E qua visto che il mio lavoro è fare l’Archeologo posso dire la mia, cercando di spulciare gli scritti dei primi cristiani e dei primi Padri della Chiesa.

 

Quindi ricordiamo la domanda sopra:
I PRIMI CRISTIANI SAPEVANO, GRAZIE ALLA TRADIZIONE APOSTOLICA E AGLI ACCENNI BIBLICI, CHE ESISTEVA UNA REALTA’ DI PURIFICAZIONE DELLE ANIME?

Cioè: I PRIMI CRISTIANI SENTIVANO LA NECESSITA’ DI PREGARE PER I DEFUNTI?

Vediamo cosa ho potuto trovare (confesso che non ho guardato tutto, quindi vi aggiornerò se trovo novità….):

 

1Se qualcuno ha letto quanto ho riportato in questa discussione(la 1a Puntata sulla Comunione dei Santi), troviamo già qualche risposta…. E precisamente una importante. Il cosiddetto “Diario di Perpetua”. Vi chiederete: e chi è Perpetua? Presto detto: Perpetua fu una grande martire cristiana che fu uccisa a Cartagine, in Africa, il 7 marzo dell’anno 203 insieme ad altri cinque cristiani: Felicita, Revocato, Saturnino, Secundolo e il loro catechista Saturo. Occhio alla data… Giovanni Apostolo era morto da appena 100 anni, e visto che Perpetua nasce intorno al 150 è facile che ella abbia conosciuto e sia stata evangelizzata da giovane da testimoni diretti di Giovanni. Detto questo, solo per curiosità, vi chiederete perché è importante questa grande martire, testimone della fede a prezzo della sua vita, assieme ai suoi compagni.

Ebbene, di Perpetua rimane il suo “Diario”, ovvero i resoconti di quello che le accadde durante la prigionia. In altre parole la martire durante il periodo trascorso in attesa di essere barbaramente ammazzata perché cristiana, fu spinta a descrivere la prigionia e una serie di visioni ultraterrene che il Signore le consentì.  

Il diario, dopo pagine spiritualmente bellissime, ci narra un episodio importante. Dopo una visione riguardante l’Eucarestia accadde che…. Ma lasciamo parlare Perpetua, dopo 1800 anni:

« Dopo alcuni giorni da questa visione, prosegue essa a dire, mentre stavamo tutti a pregare, sfuggì dalle mie labbra il nome di Dinocrate, nome di mio fratello minore morto da poco all'età di sette anni per un cancro sulla faccia. Io, prosegue, mi meravigliai come fino allora non mi fossi mai ricordata di lui e me ne pentii, e tutti insieme ci ponemmo a pregare per lui. Poco dopo ebbi un'altra visione: e vidi Dinocrate che usciva da un luogo tenebroso, tutto pallido in volto con sopra una terribile ferita che lo deformava. Egli era tutto mesto ed abbattuto, e andava qua e là vagando inquieto come chi soffre una gran pena. Fra me e lui v'era una profonda divisione, cosicchè io non poteva aiutarlo in nessun modo. In quello stesso luogo dove egli stava eravi pure una fontana e pareva che Dinocrate avesse un'ardente sete poichè cercava di bere ma non poteva, perchè l'orlo della vasca era molto alto ed egli invece piccolo di statura. Allora capii che egli si trovava in luogo di pena. E così mi svegliai (dalla visione) e pensai subito al fratello che soffriva, ma confidai che le mie preghiere fossero a lui di sollievo; e subito ci ponemmo a pregare per lui sino a quando ci portarono all'anfiteatro in una nuova prigione per aspettare il giorno in cui si celebrava la festa di Geta figlio dell'imperatore ». La terza visione avvenne dopo alcuni giorni dall'altra ed è la seguente: « Mi si presentò dinanzi il medesimo luogo dell'altra volta, però intieramente trasformato, risplendente di luce e in ameno giardino; e Dinocrate allegro e contento che saltava qua e là vestito di candide vesti. La fontana di quel giardino aveva l'orlo molto abbassato e in essa Dinocrate continuamente si rinfrescava (et vidi Dinocratem refrigerantem), mentre sul margine della fontana stessa vi era una fiale d'oro ripiena di acqua. Allora, conchiude Perpetua, mi ridestai e compresi che a Dinocrate era stata rimessa la pena e che godeva la beatitudine eterna ».

Come vedete il Signore aveva consentito a Perpetua di vedere la salvezza del fratellino scomparso e il suo stato di purificazione e di successiva beatitudine perfetta.
Notiamo però alcuni particolari interessanti: rileggendo il post che avevo scritto  sappiamo già come i primi cristiani si ponevano nei confronti dei defunti. Qui abbiamo conferma che la martire Santa Perpetua prega, in visione estatica, per il fratello defunto. Il Signore ascolta le sue preghiere e in una seconda visione, Perpetua vede Dinocrate perfettamente guarito, in grado di abbeverarsi, capace di giocare come fatto tutti i bambini. Interpretando questa seconda visione, Perpetua scrive nel suo diario: “Mi svegliai e compresi che la pena (quella che chiamiamo oggi col termine Purgatorio) gli era stata rimessa”.
Domanda spontanea:
In che condizione stava, temporaneamente, Dinocrate?

E siamo nel 203.

Ma a noi non basta…. Vediamo se si è trovato altro….

 

2 – Attenti adesso. Premessa. Noi sappiamo che per i primi cristiani (e anche per la Chiesa e quasi tutti i Cristiani di oggi) pregare in favore delle anime del Paradiso era inutile, perché queste anime godono già della felicità eterna. Invece a loro erano rivolte richieste di preghiera (vedi il mio 3d di cui ho messo il link sopra); Alla stessa maniera per i primi cristiani  pregare per le anime dei dannati non solo era inutile, ma anche una gravissima offesa fatta a Dio e alla sua infinita e infallibile giustizia.

Guardate stavolta cosa ho trovato… una tomba del II secolo e cioè addirittura antecedente a Perpetua. Questa tomba, ritrovata qualche tempo fa, appartiene a un uomo di nome  Abercio e su questa tomba si è ritrovato leggibile il suo “epitaffio” e cioè la sua dedica funeraria. Al solito i più curiosi diranno e chi era Abercio? Quest’uomo era un nostro fratello cristiano, che con molta probabilità fu vescovo di Ierapoli, in Asia Minore il quale, prima di morire, compose di propria mano l’iscrizione che desiderava fosse incisa sulla sua tomba.

In questo epitaffio leggiamo una frase importante per il tema che stiamo affrontando nella nostra discussione. Quello che sta scritto su quell’antichissima tomba ve lo voglio riportare integralmente perché MOLTO bello:

Sul sepolcro di Abercio

Cittadino di una eletta città,
ancor vivo, eressi questo monumento
per avere al momento supremo
un luogo di riposo per il mio corpo.
Di nome Abercio, sono discepolo
di un venerando pastore
che pascola i greggi di pecore
al monte ed al piano,
che spinge dovunque il suo sguardo potente;
questi mi insegnò le scritture fedeli.
Mi mandò a Roma a contemplare un regno
e a vedere una regina
dalle vesti d'oro e dai calzari d'oro.
Vidi anche un popolo
che aveva uno splendido segno.
Vidi la pianura di Siria
e tutte le città, e Nisibi,
passato l'Eufrate,
e dovunque trovavo dei confratelli.
...................................
La fede mi guidava dappertutto
e dovunque mi procurò per alimento
un pesce di acqua sorgiva,
immenso, puro,
che una santa vergine prese
e diede in cibo agli amici
avendo un vino prezioso
e dandolo commisto col pane.

Queste cose feci scrivere così
io, Abercio, all'età di settantadue anni.
Ognuno che intende queste cose
e condivide il mio sentire
preghi per Abercio.

 

Non è un testo prezioso e bellissimo? Rileggetelo e guardate come si esprime poeticamente in metafora ricordando la Chiesa e l’Eucarestia. Oltre a ciò il nostro Abercio sembra riferirsi quando dice “scritture fedeli” come a quel tempo (II secolo) proprio in seguito alla riforma farisaica gli ebrei avevano “tolto” i libri deuterocanonici, mentre i cristiani resistettero nell’antica tradizione greca dei LXX. Oltre a questo ci ricorda i suoi viaggi tra le chiese d’oriente e la sua gioia missionaria.

Ma attenti alla fine! Cosa leggete nelle ultime 5 righe? Leggiamo che Abercio muore alla venerabile (per allora) età di 72 anni e che “Ognuno che intende queste cose e condivide il mio sentire preghi per Abercio.” Che vuol dire? Chiarissimo… chiunque intende la sua fede e cioè  è cristiano come lui, se vuol fare cosa gradita ad Abercio PREGHI PER LUI. E rileggendo sopra… siccome per i santi al cospetto di Dio è inutile pregare a che servono ste preghiere che chiede Abercio? A voi la risposta….

In ultimo ricordo che Abercio morì verso il 170/180. Togliete gli anni che visse e vedrete quando nacque… Ricordate Giovanni quando morì…. Era la primissima generazione che seguì la testimonianza apostolica…

 

Ma ancora c’è dell’altro….

3 – Guardando alcuni scritti di Tertulliano (155 – 222), del periodo “apologetico”, leggiamo cose interessanti.

Nel suo scritto intitolato “De Corona”, opera nella quale tratta il tema dei militari e dei caduti, scrive: “Nel giorno anniversario (della morte) facciamo preghiere per i defunti”.

Interessante… e perché ste preghiere??

Sempre in Tertulliano nell’altro suo scritto “De monogamia”, scrive: La moglie sopravvissuta al marito offre preghiere per la gioia (eterna) di suo marito nei giorni anniversari della sua morte, dove si intende bene che la moglie prega affinché il congiunto giunga presto alla gioia, al cospetto di Dio.

 

Le testimonianze cominciano a essere tante, ma ne vogliamo di più per arricchire il nostro panorama…

 

4 -  Arriviamo ad Agostino, il mio amato Agostino. E lui che ci testimonia? Guardate…

Nell’opera “De Fide, Spe et Caritate” leggiamo chiaramente: Non si può negare che le anime dei defunti possono essere aiutate dalla pietà dei loro cari ancora in vita, quando è offerto per loro il sacrificio del Mediatore [qui sant’Agostino sta parlando del sacrificio della Santa Messa], oppure mediante elemosine”  

Quindi come vediamo le anime dei defunti, che si purificano in attesa di giungere al cospetto di Dio, hanno sollievo grazie al ricordo e alla fede dei viventi. Come vedete la Chiesa è formata dai viventi e da coloro i quali si sono addormentati nel Signore e questa Chiesa unica nella fede cammina su una via di purificazione continua, illuminata dalla Salvezza acquistataci da Gesù Cristo, Figlio Unigenito di Dio Padre, e tutto ciò per rendersi degna di giungere al cospetto di Dio.

 

Ma continuiamo…

 

5 - Riporto un’ultima testimonianza. Proviene da sant’Efrem di Siro, vissuto nel IV secolo (306-373). Siamo di fronte ad un uomo di grandissime virtù, che raggiunse una fama di santità immensa. Era così importante che San Girolamo (ca 347 – 419 o 420) attesta che gli scritti di sant’Efrem erano letti pubblicamente in Chiesa, dopo la Sacra Bibbia.

Scrive sant’Efrem nel suo testamento: “Nel trigesimo della mia morte ricordatevi di me, fratelli, nella preghiera. I morti infatti ricevono aiuto dalla preghiera fatta dai vivi (Testamentum).

Anche questa, dunque, è una testimonianza offerta dalla storia riguardo la fede della Chiesa dei primi secoli: i morti potevano ricevere benefici dalle preghiere dei vivi. Ovviamente, come già detto, non si poteva trattare né delle anime del Paradiso (che non hanno bisogno di nostri benefici) né delle anime dell’inferno (che non possono ricevere alcun beneficio).

 

Di più non so che dire sulle testimonianze dei nostri fratelli… di certo guardando a quei primi cristiani abbiamo sicuro giovamento.

 

PACE E BENE

 

SweetHawk

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09/04/2011 00:20
 
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 19/11/2003 11.29
Grazie Sweet...."nostro archeologo" ufficiale........
 
Purtroppo il nocciolo duro resta che certi evangelici oltre il concetto della Sola Scriptura NON vanno, perciò per loro queste non sono prove.......
 
Eppure se loro avessero ragione sulla Sola Scriptura e avessero ragione dell'inutilità di queste testimonianze...mi chiedo, ed ho chiesto senza avere risposta.....IN QUALE MODO DIO CI HA LASCIATO I SEGNI DELLA SUA OPERA NELLA CHIESA DEI SECOLI SUCCESSIVI ALLA MORTE DEGLI APOSTOLI?
 
Non solo...da Traettino, pastore evangelico (cliccate qui: Movimenti Protestanti ) abbiamo scoperto che essi NON SONO AFFATTO CONTRARI AI PADRI DELLA CHIESA, tuttavia a causa della dottrina umana sbagliata della Sola Scriptura di essi accettano solo ciò che scritturalmente è palese nella Bibbia......., ma a questo punto NON si comprenderebbe perchè Dio si sarebbe servito di questi VESCOVI della Chiesa Cattolica (e Ortodossa attenzione), se dai loro scritti non doveva emergere QUALCOS'ALTRO CHE NELLA BIBBIA E' SEMPLICEMENTE VELATO, cioè, che senso ha credere ai Padri della Chiesa selezionandogli il grande bagaglio di scritti contro gli eretici nei quali si confermano le dottrine cattoliche?......
 
Come vedete le domande emergono.....e di risposte NON NE DANNO......preghiamo affinchè almeno si mediti....
 
Fraternamente Caterina

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Consiglia Elimina    Messaggio 4 di 4 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 19/11/2003 15.54
Per chi crede nessuna prova è necessaria. Per chi non crede, nessuna prova è sufficiente.
 
Non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire
 
Il fatto è che, per loro, i peggior sordi siamo noi!
 
Abercio, Perpetua, Tertulliano, Efrem, Agostino .... tutti in grave errore,
non sapevano leggere la Bibbia  ... chissà se si saranno salvati dopo queste menzogne!
 
iyvan
 
 
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