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Venticinque anni fa Giovanni Paolo II promulgava la "Spirituali militum curae" militari si, ma soprattutto Sacerdoti

Ultimo Aggiornamento: 20/04/2011 19:11
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Venticinque anni fa Giovanni Paolo II promulgava la "Spirituali militum curae"

Militari
ma anzitutto sacerdoti


di mons.VINCENZO PELVI
Arcivescovo Ordinario Militare per l'Italia

Il XXV anniversario della promulgazione della Costituzione Apostolica Spirituali militum curae (21 aprile 1986) ci riporta, a pochi giorni dalla beatificazione, con il pensiero e con il cuore alla grande figura di Giovanni Paolo II. Un documento profetico, il suo, che aggiornava la regolamentazione canonica dell'assistenza spirituale dei militari, alla luce del concilio Vaticano II, tenendo conto d'importanti cambiamenti, come l'accresciuta esigenza di una professionalizzazione e il maggiore coinvolgimento delle Forze Armate sul piano nazionale e internazionale.

L'assistenza spirituale dei militari, sin dall'unità d'Italia, ha costituito un continuo impegno per la Chiesa che, attraverso l'azione generosa di molti sacerdoti, si è preoccupata di non far mancare la Parola di Dio e la celebrazione dei sacramenti a quanti erano al servizio della Patria. Tale presenza divenne più diffusa e organica dopo il primo conflitto mondiale, quando la Santa Sede, d'intesa con le Autorità dello Stato Italiano, assicurò l'assistenza spirituale alle Forze Armate, costituendo il Vicariato Castrense per l'Italia con un Ordinario Militare.

Si è passati, così, da un "servizio di Chiesa" a una "Chiesa al servizio" di coloro che operano in delicate operazioni di composizione di conflitti e di ripristino delle condizioni alla realizzazione della pace.

Certo a nessuno sfugge l'odierna sensibilità sociale che sottolinea l'obiezione di coscienza dinanzi alle spese militari, la difesa dei diritti umani, l'impegno di una concordia giusta acquisita in maniera collegiale e incruenta, il dialogo leale, la solidarietà fra gli Stati, l'esercizio nobile della diplomazia. Ne consegue che il documento, pur conservando piena attualità, esige di essere meglio adattato alle necessità del momento presente.

È doveroso, allora, evidenziare nell'intervento pontificio quello spirito pastorale che anima, ispira e orienta tutte le disposizioni normative (Benedetto XVI, Discorso al V Convegno internazionale degli Ordinari militari, 26 ottobre 2006). In quest'ottica vanno offerte alcune considerazioni, alcuni aspetti che privilegiano la formazione cristiana del militare. La Chiesa castrense, nonostante la sua particolare fisionomia, non può fare a meno di relazioni e rapporti molto stretti con le altre Chiese, specialmente del nostro Paese. L'indicazione pontificia si esprime oggi attraverso quella "pastorale integrata", esigita dall'unità interiore delle persone. Privilegiare la formazione cristiana del militare implica l'accompagnamento, assieme ai suoi familiari, nel percorso dell'iniziazione cristiana, del cammino vocazionale, della maturazione nella fede e nella testimonianza. La pastorale della Chiesa Ordinariato deve avere, perciò, alla base una convinta forma comunitaria del presbiterato e la conoscenza del momento storico.

In concreto, il servizio alla famiglia militare non può essere concepito in modo individualistico, come avviene spesso per una serie di cause che risalgono anche alla formazione ricevuta e a una prassi pastorale anch'essa tuttora diffusa ("ciascuno coltivi il suo orto") ma sempre meno feconda e sostenibile che produce infinite e profonde solitudini.

Il primo compito della Chiesa è l'evangelizzazione, che mira ad annunciare e testimoniare Cristo e a promuovere in ogni ambiente e cultura il suo Vangelo di pace e amore. Anche nel mondo militare la Chiesa è chiamata a essere sale, luce e lievito, per usare le immagini cui Gesù stesso fa riferimento, affinché le mentalità e le strutture siano sempre più pienamente orientate alla costruzione della pace, cioè di quell'"ordine disegnato e voluto dall'amore di Dio" (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 10 gennaio 2006, 3). Evangelizzare è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda.

La Chiesa Ordinariato offre il proprio servizio alla formazione delle coscienze, certa che la Parola di Dio, generosamente seminata e coraggiosamente accompagnata dal servizio della carità e della verità, produce frutto a suo tempo. Non può allora l'assistenza spirituale limitarsi soltanto a garantire le celebrazioni di culto, ma deve attivare una pastorale completa che accompagna l'intera vita delle persone, delle comunità che formano l'Ordinariato, legato non a un territorio, ma ai militari del proprio Paese, ovunque si trovino.

Di qui la scelta di accompagnare il cammino del militare nelle diverse fasi della sua vita, perché la fede illumina tutte le situazioni della vita, e Cristo è scoperto nelle gioie e nei dolori e in qualsiasi problema egli si trovi ad affrontare. Il percorso non è programmabile a priori, soprattutto con rigide scadenze prefissate; il rispetto della proposta cristiana e della crescita della persona concreta esige di rapportarsi continuamente ai ritmi di crescita, agli slanci ma anche ai rallentamenti possibili, che fanno parte della vita di ogni persona. Occorre chiedersi il vero significato della richiesta di un sacramento al di fuori del contesto dell'iniziazione: forse il sacramento viene per così dire "cosificato", ridotto a un adempimento burocratico, un obbligo da adempiere. Occorre anche chiedersi quale messaggio sia trasmesso dall'atteggiamento pastorale che rinuncia ad affrontare il tema seriamente, che anzi lo tratta sbrigativamente e superficialmente.

Il militare cristiano nelle missioni internazionali è chiamato a essere testimone del Vangelo in situazioni difficili, talora drammatiche, e a dare speranza ai più deboli e indifesi. In tale prospettiva con le missioni si tende a consolidare o ristabilire la pace a seguito di un conflitto armato; missioni nelle quali il militare è chiamato a essere ambasciatore di sicurezza e di solidarietà. Poiché le missioni di pace hanno una natura prevalentemente internazionale offrono al militare cattolico anche l'opportunità di confrontarsi con colleghi di diverse religioni. Va, perciò, coltivato nell'ambiente militare uno spirito ecumenico verso i cristiani e di dialogo con i fedeli di altre religioni. Anche così i militari assumono il ruolo di sentinella, che guarda lontano per scongiurare il pericolo e promuovere dappertutto la giustizia e la pace (Giovanni Paolo II, Giubileo dei militari e delle Forze di polizia).

La Costituzione apostolica apre orizzonti e prospettive sul sostegno spirituale, che è indispensabile per la formazione di donne e uomini che cercano, nella verità, la pace. Dove impera il relativismo morale, l'impegno a salvaguardare la fede diventa prioritario e ciò non accade per mezzo delle armi, ma per la forza persuasiva di santi, anche militari, che vivono il messaggio di Cristo nella loro professione.



(©L'Osservatore Romano 21 aprile 2011)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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