È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

11 giugno Benedetto XVI incontra gli "Zingari" d'Europa

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2011 16:37
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
10/06/2011 18:11
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

A colloquio con l'arcivescovo Antonio Maria Vegliò alla vigilia dell'incontro del Pontefice con gli zingari d'Europa

La ricerca di una dignità negata

 

di MARIO PONZI

Quando, qualche mese fa, il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti chiese al Papa udienza per un gruppo di zingari europei, in pellegrinaggio a Roma l'11 e il 12 giugno, la stima dei partecipanti era attorno al migliaio di persone, poco più, poco meno. In un comunicato attraverso il quale il dicastero vaticano ne dava notizia, il 3 giugno scorso, si parlava di 1.400 rappresentanti degli zingari europei che sarebbero stati ricevuti dal Pontefice. Giovedì scorso, 9 giugno, la decisione di cambiare il luogo dell'incontro: non più una sala del Palazzo Apostolico ma l'Aula Paolo VI perché "il numero dei partecipanti - si legge in una nota della Prefettura della Casa Pontificia - è salito a duemila con possibilità di ulteriore aumento". Tutto questo per far capire quale sia il fervore che pervade il popolo gitano d'Europa alla vigilia dell'incontro di sabato con Benedetto XVI. "Aumenta di giorno in giorno - ci ha detto l'arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del dicastero vaticano in questa intervista al nostro giornale - il numero di quanti chiedono di incontrare il Papa. Manifestano così il loro desiderio di essere ascoltati e di suscitare comprensione. Nel Pontefice vedono la persona capace di dare un nuovo impulso al processo della loro integrazione nella società".

Ancora oggi quando si parla dei gitani se ne parla, se non proprio con disprezzo, sicuramente con diffidenza. A volte lo stesso termine zingaro viene usato in senso dispregiativo. Come si possono superare questi atteggiamenti?

È vero. Sul piano storico e sociologico esiste una costante e cioè la discriminazione e il rifiuto secolari manifestatisi sotto forme diverse, a volte tragiche, nei confronti del popolo gitano. Avvenimenti quali lo schiavismo in Romania, l'olocausto sotto il nazismo e l'epurazione etnica nei Balcani, non hanno colpito tutti i Rom, ma non di meno ne hanno segnato la coscienza collettiva. E il sentimento di emarginazione continua ancora, alimentato da numerose vessazioni. È essenziale osservare che la cultura zingara è nata e si è sviluppata in questo contesto di rifiuto violento e anche di ripiegamento, condizione obbligatoria per la sua sopravvivenza. Tale evoluzione ha creato e mantenuto una distanza e un'incomprensione tra i Rom e la società la quale continua a stigmatizzarli affibbiando loro una "cattiva reputazione", ancor più accentuata dall'evoluzione politica e giuridica degli Stati. È drammatico constatare come taluni comportamenti inadeguati di Rom diventino oggetto di generalizzazioni, che a volte sono alibi che offuscano le esigenze di giustizia e dignità. È importante che tali derive, che sono una negazione dei valori affermati da Cristo, siano rimosse dal nostro approccio alla questione. Tra l'altro negli "Orientamenti per una Pastorale degli Zingari", che il nostro Dicastero ha pubblicato l'8 dicembre 2005, si precisa che il termine "Zingari" si riferisce a vari gruppi etnici. In Europa Occidentale, in alcune zone della Russia, in Asia e in America, è più accettato e, a volte, anche più appropriato, il termine "Zingaro". In Europa Centrale e Orientale è ampiamente usato il termine "Rom" in riferimento a queste popolazioni, in quanto per molti Rom e Sinti il termine "Zingari" ha un senso peggiorativo, perché legato a stereotipi negativi e paternalistici diffusi nei loro confronti.

Cosa manca nelle nostre società perché si possa finalmente realizzare l'integrazione dei gitani ?


Anzitutto manca un autentico spirito di solidarietà, in un contesto di speranza. È nostro desiderio assicurare gli zingari che sono al centro della preoccupazione della Chiesa, in quanto figli dello stesso Padre. In effetti, essi sono spesso relegati ai margini delle società e discriminati, ma continuano a occupare il posto che spetta loro, come disse Paolo VI, "nel cuore della Chiesa". Poi, è importante incoraggiare in modo particolare giovani zingari a un impegno concreto e duraturo per migliorare le condizioni di vita delle loro comunità, e per difendere la propria dignità e i propri diritti. Allo stesso tempo bisogna ricordare loro anche il dovere di assumere tutti gli obblighi che una partecipazione responsabile alla vita sociale, politica ed ecclesiale comporta. In terzo luogo, è necessario che tutte le persone di buona volontà e le comunità ospitanti aprano cammini di fiducia e rispetto, di comprensione e perdono reciproco. Infine, gli Stati dovrebbero adottare normative che veramente tutelino i diritti delle popolazioni zingare e le proteggano dalla discriminazione, dal razzismo e dall'emarginazione. In definitiva, si tratta di rinnovare la raccomandazione del dialogo aperto e costruttivo tra le rappresentanze zingare e le comunità autoctone.

E cosa manca agli zingari perché riescano a proporsi essi stessi come mediatori per trovare le vie del dialogo e della possibile convivenza con le altre culture?


Oggi sono numerose le comunità zingare e i singoli che hanno maturato la consapevolezza di dover e voler svolgere un ruolo di protagonisti nei processi decisionali e politici che riguardano la promozione umana e sociale delle loro etnie. In effetti non è facile poter parlare di un futuro costruttivo degli zingari se questi non saranno coinvolti pienamente nelle politiche che riguardano la loro esistenza. Essi sono convinti che non possono esserci strategie internazionali e nazionali efficaci in questo senso, senza la loro partecipazione nella preparazione e attuazione di queste strategie. Tale consapevolezza si esprime in forme diverse dal passato, più pronte al confronto culturale e politico con la società maggioritaria. Bisogna dare atto di un maggior impegno per la formazione di mediatori zingari, i quali possano servire da canali di comunicazione tra le proprie comunità, le istituzioni e la popolazione maggioritaria, oppure da sostegno ai propri coetanei nel proseguire una buona preparazione professionale e per sradicare la diffidenza presente nelle loro comunità, come anche pregiudizi negativi persistenti nella gran parte delle nostre società.

La Chiesa ha fatto e continua a fare molto per il mondo gitano. Secondo lei però l'integrazione nella realtà ecclesiale locale, è concreta o si limita all'assistenza?


Certamente la Chiesa è andata oltre una presenza di assistenza caritativa o unicamente "sacramentalista" presso gli zingari e si è aperta a un esplicito riconoscimento della loro dignità e a una affermazione dei loro diritti umani fondamentali. Così facendo, la Chiesa ha contribuito a un movimento più ampio di scoperta e quindi di approccio della problematica. Non possiamo dimenticare che ci sono state prese di posizione significative.

Quale può essere il loro contributo alla missione della Chiesa?

Essi offrono valori positivi propri delle popolazioni zingare, quali l'ospitalità fraterna e generosa, il profondo senso di solidarietà, il forte attaccamento alla fede e alla religiosità degli antenati. Non dobbiamo sottovalutare, poi, il grande lavoro di evangelizzazione e di catechesi che quotidianamente svolgono molte persone impegnate nella pastorale degli zingari, ma soprattutto grazie agli zingari consacrati. Forse non è a tutti noto che sono ormai un centinaio i sacerdoti, diaconi, religiosi e suore di origine zingara.


A livello internazionale la questione degli zingari è affrontata in modo adeguato?


Per poter parlare di un'autentica accoglienza, intesa anche in termini di integrazione e di incontro di culture, a livello nazionale e internazionale, è necessario un grande cambiamento di mentalità, anche in ambito civile. L'accoglienza richiede appunto la considerazione dell'identità e dignità dell'altro, e conseguente impegno per garantirgli una vita dignitosa e il rispetto dei diritti fondamentali. La Comunità internazionale ha fatto notevoli passi. È doveroso riconoscere il ruolo che svolgono in questo senso il Consiglio d'Europa e altri Organismi Internazionali come pure il coinvolgimento degli Stati. Tuttavia, non vi è ancora sufficiente sinergia di strategie e certamente è necessario un migliore utilizzo degli strumenti di cui dispone la comunità internazionale.



(©L'Osservatore Romano 11 giugno 2011)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
12/06/2011 16:37
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Il Papa alle etnie di zingari e rom: Mai più il vostro popolo sia oggetto di vessazioni, di rifiuto e di disprezzo! Da parte vostra, ricercate sempre la giustizia, la legalità, la riconciliazione e sforzatevi di non essere mai causa della sofferenza altrui!

UDIENZA AI RAPPRESENTANTI DI DIVERSE ETNIE DI ZINGARI E ROM, 11.06.2011

Alle ore 12 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i rappresentanti di diverse etnie di Zingari e Rom, giunti a Roma in pellegrinaggio da tutta Europa nella ricorrenza del 75° anniversario del martirio e del 150° della nascita del Beato Zefirino Giménez Malla (1861-1936), gitano di origine spagnola.
Nel corso dell’incontro, dopo l’indirizzo di omaggio dell’Arcivescovo Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e quattro brevi testimonianze del mondo zingaro, il Papa rivolge ai presenti il discorso che pubblichiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Venerati Fratelli,
cari fratelli e sorelle!

o Del si tumentsa! [il Signore sia con voi!]

È per me una grande gioia incontrarvi e darvi un cordiale benvenuto, in occasione del vostro pellegrinaggio alla tomba dell’Apostolo Pietro. Ringrazio l’Arcivescovo Mons. Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, per le parole che mi ha rivolto anche a nome vostro e per aver organizzato l’evento. Estendo l’espressione della mia gratitudine anche alla Fondazione "Migrantes" della Conferenza Episcopale Italiana, alla Diocesi di Roma e alla Comunità di Sant’Egidio, per aver collaborato a realizzare questo pellegrinaggio e per quanto fanno quotidianamente per la vostra accoglienza e integrazione. Un "grazie" particolare a voi, che avete offerto le vostre testimonianze, davvero significative.

Siete giunti a Roma da ogni parte d’Europa per manifestare la vostra fede e il vostro amore per Cristo, per la Chiesa - che è una casa per tutti voi - e per il Papa. Il Servo di Dio Paolo VI rivolse agli Zingari, nel 1965, queste indimenticabili parole: "Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, voi siete nel cuore. Voi siete nel cuore della Chiesa".

Anch’io ripeto oggi con affetto: voi siete nella Chiesa! Siete un’amata porzione del Popolo di Dio pellegrinante e ci ricordate che "non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura" (Eb 13,14).

Anche a voi è giunto il messaggio di salvezza, a cui avete risposto con fede e speranza, arricchendo la comunità ecclesiale di credenti laici, sacerdoti, diaconi, religiose e religiosi zingari. Il vostro popolo ha dato alla Chiesa il beato Zefirino Giménez Malla, di cui celebriamo il centocinquantesimo anniversario della nascita e il settantacinquesimo del martirio. L’amicizia con il Signore ha reso questo Martire testimone autentico della fede e della carità. Con l’intensità con cui egli adorava Dio e scopriva la sua presenza in ogni persona e in ogni avvenimento, il beato Zefirino amava la Chiesa e i suoi Pastori. Terziario francescano, rimase fedele al suo essere zingaro, alla storia e all’identità della propria etnia. Sposato secondo la tradizione dei gitani, assieme alla consorte decise di convalidare il legame nella Chiesa con il sacramento del Matrimonio. La sua profonda religiosità trovava espressione nella partecipazione quotidiana alla Santa Messa e nella recita del Rosario. Proprio la corona, che teneva sempre in tasca, divenne causa del suo arresto e fece del beato Zefirino un autentico "martire del Rosario", poiché non lasciò che gliela togliessero di mano nemmeno in punto di morte. Oggi, il beato Zefirino vi invita a seguire il suo esempio e vi indica la via: la dedizione alla preghiera e in particolare al Rosario, l’amore per l’Eucaristia e per gli altri Sacramenti, l’osservanza dei comandamenti, l’onestà, la carità e la generosità verso il prossimo, specialmente verso i poveri; ciò vi renderà forti di fronte al rischio che le sette o altri gruppi mettano in pericolo la vostra comunione con la Chiesa.

La vostra storia è complessa e, in alcuni periodi, dolorosa. Siete un popolo che nei secoli passati non ha vissuto ideologie nazionaliste, non ha aspirato a possedere una terra o a dominare altre genti. Siete rimasti senza patria e avete considerato idealmente l’intero Continente come la vostra casa. Tuttavia, persistono problemi gravi e preoccupanti, come i rapporti spesso difficili con le società nelle quali vivete.

Purtroppo lungo i secoli avete conosciuto il sapore amaro della non accoglienza e, talvolta, della persecuzione, come è avvenuto nella II Guerra Mondiale: migliaia di donne, uomini e bambini sono stati barbaramente uccisi nei campi di sterminio.

È stato - come voi dite - il Porrájmos, il "Grande Divoramento", un dramma ancora poco riconosciuto e di cui si misurano a fatica le proporzioni, ma che le vostre famiglie portano impresso nel cuore.

Durante la mia visita al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, il 28 maggio 2006, ho pregato per le vittime della persecuzione e mi sono inchinato di fronte alla lapide in lingua romanes, che ricorda i vostri caduti. La coscienza europea non può dimenticare tanto dolore!

Mai più il vostro popolo sia oggetto di vessazioni, di rifiuto e di disprezzo! Da parte vostra, ricercate sempre la giustizia, la legalità, la riconciliazione e sforzatevi di non essere mai causa della sofferenza altrui!

Oggi, grazie a Dio, la situazione sta cambiando: nuove opportunità si aprono davanti a voi, mentre state acquistando nuova consapevolezza. Nel tempo avete creato una cultura dalle espressioni significative, come la musica e il canto, che hanno arricchito l’Europa. Molte etnie non sono più nomadi, ma cercano stabilità con nuove aspettative di fronte alla vita. La Chiesa cammina con voi e vi invita a vivere secondo le impegnative esigenze del Vangelo confidando nella forza di Cristo, verso un futuro migliore.

Anche l’Europa, che riduce le frontiere e considera ricchezza la diversità dei popoli e delle culture, vi offre nuove possibilità. Vi invito, cari amici, a scrivere insieme una nuova pagina di storia per il vostro popolo e per l’Europa! La ricerca di alloggi e lavoro dignitosi e di istruzione per i figli sono le basi su cui costruire quell’integrazione da cui trarrete beneficio voi e l’intera società. Date anche voi la vostra fattiva e leale collaborazione, affinché le vostre famiglie si collochino degnamente nel tessuto civile europeo!

Numerosi tra voi sono i bambini e i giovani che desiderano istruirsi e vivere con gli altri e come gli altri. A loro guardo con particolare affetto, convinto che i vostri figli hanno diritto a una vita migliore. Sia il loro bene la vostra più grande aspirazione! Custodite la dignità e il valore delle vostre famiglie, piccole Chiese domestiche, perché siano vere scuole di umanità (cfr Gaudium et spes, 52). Le istituzioni, da parte loro, si adoperino per accompagnare adeguatamente questo cammino.

Infine, anche voi siete chiamati a partecipare attivamente alla missione evangelizzatrice della Chiesa, promuovendo l’attività pastorale nelle vostre comunità. La presenza tra di voi di sacerdoti, diaconi e persone consacrate, che appartengono alle vostre etnie, è dono di Dio e segno positivo del dialogo delle Chiese locali con il vostro popolo, che occorre sostenere e sviluppare. Date fiducia e ascolto a questi vostri fratelli e sorelle, e offrite insieme a loro il coerente e gioioso annuncio dell’amore di Dio per il popolo zingaro, come per tutti i popoli! La Chiesa desidera che tutti gli uomini si riconoscano figli dello stesso Padre e membri della stessa famiglia umana. Siamo alla Vigilia di Pentecoste, quando il Signore effuse il suo Spirito sugli Apostoli che cominciarono ad annunciare il Vangelo nelle lingue di tutti i popoli. Lo Spirito Santo elargisca i suoi doni in abbondanza su tutti voi, sulle vostre famiglie e comunità sparse nel mondo e vi renda testimoni generosi di Cristo Risorto. Maria Santissima, tanto cara al vostro popolo e che voi invocate come "Amari Devleskeridej", "Nostra Madre di Dio", vi accompagni per le vie del mondo e il beato Zefirino vi sostenga con la sua intercessione.

Naisìv tumenge savorenge katar o ilò kaj avilèn katè ande o kher le Petrosko te sikavèn tumarò pačamòs aj tumarò kamimòs pe e khangherì taj vi pe o Papa. O Blago Zefirino si tumende iek sičarimòs katar ek trajo traimè e Kristòske taj vi pe e khangerì, ke dikàve o sičarimòs aj o kamimòs pe sa le manušà. O Papa si pašè po svako iek anda tumende, taj isarèl tumen ande pesko rugimòs. O Del del tumèn blàgosto, tumarè ženè, tumarè familje, aj tumarò trajo ke avela maj anglè. O Del del tumén sastimós te baxht acén e Devlesa.

[Ringrazio di cuore tutti voi giunti qui alla sede di Pietro per manifestare la vostra fede e il vostro amore per la Chiesa e per il Papa. Il Beato Zefirino sia per tutti voi esempio di una vita vissuta per Cristo e per la Chiesa, nell’osservare i comandamenti e nell’amore verso il prossimo. Il Papa è vicino a ognuno di voi e vi ricorda nelle sue preghiere. Il Signore benedica voi, le vostre comunità, le vostre famiglie e il vostro futuro. Il Signore vi doni salute e fortuna. Rimanete con Dio!]



Udienza ai membri della comunità zingara...































Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 17:42. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com