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beato Papa Benedetto XI ed altri Papi Domenicani

Ultimo Aggiornamento: 25/01/2014 09:11
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24/08/2012 21:59
 
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Breve rassegna dei primi nove papi che hanno portato il nome Benedetto.


Un “continuum” discontinuo


La seconda puntata della rassegna dei papi che hanno portato il nome Benedetto presenta la figura di Benedetto XI, il successore di Bonifacio VIII, e quella di Benedetto XII, il terzo dei cosiddetti papi avignonesi. In appendice, i due antipapi Benedetto XIII e Benedetto XIV


di Lorenzo Cappelletti


Busto di Bonifacio VIII proveniente 
 <br /> dal suo sacello,
 <br /> Sala San Giovanni, Palazzo Apostolico Vaticano, Città 
 <br /> del Vaticano

Busto di Bonifacio VIII proveniente dal suo sacello, Sala San Giovanni, Palazzo Apostolico Vaticano, Città del Vaticano

Nessun papa di nome Benedetto regnò nei secoli XII e XIII, al tempo dei frutti ormai maturi della Riforma gregoriana, i primordi della quale vanno rintracciati proprio nell’antagonismo dei riformatori contro “due Benedetti”: contro Benedetto IX, la cui resistenza fu così tenace da dar luogo all’inusitato triplice pontificato di questo medesimo Papa, fra il 1032 e il 1048, e poi contro Benedetto X, deposto da Niccolò II nel 1059. Ne abbiamo scritto nel numero precedente di 30Giorni.
Il nome Benedetto si riaffaccia, forse non a caso, potremmo dire a posteriori, con Benedetto XI (1303-1304), l’immediato successore di Bonifacio VIII (1294-1303) che, sul crinale fra XIII e XIV secolo, era stato come l’ultimo alfiere di quella Riforma a presumere di poter dare scacco matto al re.

Benedetto XI
A quanto pare, Benedetto XI prese quel nome non in discontinuità ma per omaggio a Bonifacio VIII (Benedetto Caetani), al quale fu fedele in vita e in morte. Eppure il suo pontificato, nei limiti delle possibilità e del tempo troppo breve di otto mesi, mostra una certa discontinuità rispetto a quello del predecessore, segnalata già, secondo gli autorevoli studi di Gerhart Ladner, dalla forma semplice della tiara da lui indossata a differenza di quella monumentale a triplice corona di Bonifacio.
Poco importa che questa discontinuità sia stata il frutto di un’impotenza piuttosto che di una deliberata strategia. La Chiesa è o non è del Signore? Sono gli idealismi vecchi e nuovi, di destra e di sinistra, a cui piace distinguere nella storia del papato, quasi come fasi dialettiche, soggettività forti e soggettività deboli: «la fede e la volontà incrollabile» (G. Falco,
La Santa Romana Repubblica, 346) di Bonifacio, da una parte; dall’altra, la inadeguatezza e incapacità di Benedetto XI, leitmotiv della voce a lui dedicata nella recente Enciclopedia dei papi. Voce già comparsa identica, finanche negli a capo, nel Dizionario Biografico degli Italiani 35 anni prima (brutta pubblicità per la Treccani! Soprattutto in considerazione dei numerosi studi recenti di Vito Sibilio, Carlo Longo e altri).

Qui sopra, Benedetto XI, particolare del monumento sepolcrale, scuola di Arnolfo di Cambio, chiesa di San Domenico, Perugia

Qui sopra, Benedetto XI, particolare del monumento sepolcrale, scuola di Arnolfo di Cambio, chiesa di San Domenico, Perugia

In realtà il pontificato di Benedetto XI segna una discontinuità tanto più forte quanto più inalterata rimase la fedeltà di Benedetto a Bonifacio. In fondo, cedendo rispetto alle pretese del suo predecessore, Benedetto non solo ne preservò la memoria, ma preservò la successione apostolica. La condanna postuma di Bonifacio da parte di un concilio, richiesto pervicacemente dai consiglieri del re francese, avrebbe infatti significato l’annullamento degli atti di Bonifacio, e questo andava evitato comunque.
Benedetto XI, al secolo Niccolò di Boccassio, figlio di un notaio trevigiano, si fece domenicano nel 1257, nel convento della sua città natale, e percorse poi un iter normale sia come insegnante che come superiore all’interno dell’Ordo praedicatorum, che, insieme alla «sua propensione a comporre i grandi dissidi» (come si legge in Bibliotheca sanctorum, perché Benedetto XI, unico fra i papi che portano questo nome, fu proclamato beato: va tenuto presente), fu la migliore carta di credito al momento della sua elezione a maestro generale dell’Ordine nel maggio 1296. In quel momento era in pieno svolgimento, infatti, l’asprissima contesa dei Colonna – eredi, si potrebbe dire, delle antiche pretese localistiche dei romani sul papato – contro Bonifacio VIII. Pretese efficaci perché si stavano per saldare a quelle nuove del re di Francia Filippo IV il Bello.

Niccolò di Boccassio, nel capitolo generale del 1297, schierò decisamente il suo Ordine dalla parte della legittimità di papa Bonifacio messa in discussione in quella lotta. L’elevazione al cardinalato l’anno successivo e poi, nel 1300, l’ulteriore promozione a decano del Sacro Collegio lo ricompensò di tale fedeltà. Una fedeltà che lo portò non solo ad agire come legato in diverse missioni di pace, ma a condividere in prima persona tutto il dramma degli ultimi giorni di Bonifacio, dall’ingiuria di Anagni fino al ritorno e alla morte del Papa a Roma nell’ottobre 1303. Il misfatto si svolse «palam [...] in nostris etiam oculis», scriverà poi Benedetto XI nella bolla di condanna degli autori materiali fra cui Sciarra Colonna e Guillaume de Nogaret.

D’altra parte egli non era Bonifacio né per temperamento né per curriculum. La sua elezione come papa alla prima votazione fu la scelta consapevole da parte dei cardinali di un pontefice che non smentisse, certo, ma che allo stesso tempo non ripetesse Bonifacio. Proprio il suo essere inerme e super partes favorì, almeno inizialmente, il venir meno di disastrose conflittualità. Tanto che alcuni autori, come lo storico domenicano Pierre Mandonnet, hanno creduto di rinvenire in Benedetto XI il profetico Veltro dantesco che avrebbe dovuto sconfiggere la cupiditas dominandi simboleggiata dalla lupa e riportare la pace: «… infin che ’l veltro / verrà, che la [la lupa] farà morir con doglia. / Questi non ciberà terra né peltro, / ma sapienza, amore e virtute, / e sua nazion sarà tra feltro e feltro. / Di quella umile Italia fia salute / per cui morì la vergine Cammilla, / Eurialo e Turno e Niso di ferute. / Questi la caccerà per ogne villa, / fin che l’avrà rimessa ne lo ’nferno, / là onde ’nvidia prima dipartilla» (Divina Commedia, Inferno, I, 101-111).
Dante assalito dalle tre fiere (Inferno, I), particolare dell’affresco 
 <br /> di  Joseph Anton Koch, 
 <br /> Stanza di Dante, Casino Massimo, Roma

Dante assalito dalle tre fiere (Inferno, I), particolare dell’affresco di Joseph Anton Koch, Stanza di Dante, Casino Massimo, Roma

In effetti Benedetto tolse la scomunica a Filippo il Bello e l’interdetto a diverse città di Francia, concedendo il perdono a tutti, tranne a coloro che erano stati coinvolti direttamente nell’attentato di Anagni, i quali furono chiamati a comparirgli davanti, pena la solenne promulgazione della scomunica (ma il Papa morì improvvisamente e dunque neppure costoro furono colpiti da provvedimenti). Liberò dalla scomunica anche i due cardinali Giacomo e Pietro Colonna, pur non reintegrandoli nel Collegio cardinalizio. E dal carcere Iacopone da Todi.

Bisogna considerare, per capire la portata di tali atti di clemenza, che l’uso fin troppo esteso, anche per motivi politici e fiscali, della scomunica e dell’interdetto – cosa che significava privare dei sacramenti non solo singoli ma intere città e province – aveva e avrebbe costituito nella prima età moderna uno dei più gravi e oggettivi motivi di scandalo. E dunque non fu solo un escamotage diplomatico da parte di Benedetto, nella lettera del 2 aprile 1304 a Filippo il Bello, motivare tale magnanimità con la sua sollecitudine pastorale.

Ma, nonostante tutte le accortezze diplomatiche e pastorali, già col mese seguente Benedetto fu costretto a lasciare Roma, fattasi di nuovo pericolosa per lui, e a rifugiarsi a Perugia da dove non sarebbe più tornato. Morirà infatti il 7 luglio per un’improvvisa dissenteria attribuita a fichi. Avvelenati? «L’improvvisa morte dette corso alle solite dicerie che l’attribuirono al veleno dei cardinali o addirittura del Nogaret», taglia corto la voce dell’Enciclopedia dei papi, forse perché doveva uscire in fretta in occasione del Grande Giubileo. Ma, stando anche solo a quel che alcuni cardinali insieme a Nogaret avevano tramato e continuavano a tramare, non sarebbe opportuno elevare la diceria almeno al rango di ipotesi? Vox populi...
Dunque è a partire da Benedetto XI che i papi e la Curia si allontanano da Roma per non farvi più ritorno se non dopo un sessantennio. È lui il primo papa “avignonese”. D’altronde il territorio di Avignone (non si tiene mai presente) era pontificio né più né meno di Anagni o Segni. E inoltre, già nei due secoli precedenti, il tempo trascorso dai papi fuori Roma era stato maggiore di quello trascorso in città. Per dire che va ridimensionata la «cattività babilonese» di Avignone lamentata dal Petrarca. Gli studi del Novecento l’hanno evidenziato.




Fu detto a ragione, di nome e di fatto, Benedetto


traduzione di Lorenzo Bianchi


L'epigrafe sepolcrale di Benedetto XI, chiesa di San Domenico, Perugia

L'epigrafe sepolcrale di Benedetto XI, chiesa di San Domenico, Perugia

Quanto è degno di lode, quanto dolcemente è da venerare questo inclito padre. Già semplice frate dell’Ordine di san Domenico, che fu solerte amico di Cristo, insegnò con onore, anzi fu ritenuto il primo dei dottori. Poi fu fatto maestro generale dei frati. Uomo di tanta dottrina, divenne poi cardinale di Sabina, e con gioia gli danno il titolo le due sedi di Ostia e di Velletri. Fu gioiello di sapienza come legato in Ungheria.
Divenne quindi pater patrum, signore del mondo, gloria dei frati. Fu detto a ragione, di nome e di fatto, Benedetto. Nacque a Treviso e qui a Perugia venne nel primo anno di pontificato; governò con giustizia ogni cosa a lui sottoposta; nel nono mese fu atterrato dalla spada della morte. I miracoli rendono santo quest’uomo così grande, che a coloro che ne sono degni dispensa aiuti di grazia con segni innumerevoli. Tu che leggi tieni a mente: correva l’anno milletrecentoquattro, quando quest’uomo mite se ne dipartì. Ciò avvenne nel sesto giorno di luglio.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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