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Discorsi di Pio XII per la Beatificazione e per la Canonizzazione di san Pio X

Ultimo Aggiornamento: 13/07/2013 12:44
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Atti e Discorsi di S. S. Pio XII, vol. XIII Anno 1951, Ed. Paoline, pp. 146-58.

In onore del Beato Pio X

3 giugno [1951]

Nel 116° anniversario del Battesimo di Giuseppe Sar¬to, il Sommo Pontefice Pio XII, nell'atto di venerare il Suo glorioso Predecessore Pio X, da Lui al mattino elevato agli onori dell'altare, rivolgendosi alla moltitudine immensa che gremiva la piazza di San Pietro e La Piazza Pio XII, con voce vibrante e commossa ha rievocato la vita, le insignì virtù, gli esempi luminosi e le opere immortali del Pon¬tefice «ignis ardens».
Riportiamo per intiero il Discorso del Santo Padre, il Quale però, nel pronunziarlo, considerando che un udito¬rio così numeroso e all'aperto difficilmente avrebbe potuto seguirlo con continuata attenzione, lo ha in alcuni punti abbreviato.

Una celeste letizia inonda il Nostro cuore; un in¬no di lode e di gratitudine all'Onnipotente prorompe dalle Nostre labbra per averCi il Signore concesso di elevare all'onore degli altari il Beato Nostro Predeces¬sore,. Pio X. E' altresì gaudio e riconoscenza di tutta la Chiesa, che voi visibilmente rappresentate, diletti figli e figlie adunati qui sotto i Nostri occhi come un ma¬re vivente, o che, sparsi sulla superficie della terra, Ci ascoltate nell'esultanza di questo giorno benedetto.
Un voto comune si è compiuto. Fin dal tempo del suo pio transito, mentre alla sua tomba s'infoltivano sempre più i devoti pellegrinaggi, da tutte le Nazioni affluivano suppliche ad implorare la glorificazione dell'immortale Pontefice. Esse emanavano dai più alti gradi della Gerarchia ecclesiastica, dal Clero secolare e regolare, da tutte le classi sociali, e specialmente dalle più umili, da cui egli stesso era germogliato come pu¬rissimo fiore. Ed ecco che questi voti sono esauditi; ecco che Dio, negli arcani disegni della sua Provviden¬za, ha scelto l'indegno Successore di lui, per appagarli, e far risplendere, nella mesta penombra che offusca il cammino ancora incerto del mondo di oggi, il fulgido astro della sua bianca figura, affinché rischiari la via e raffermi i passi della umanità smarrita.
Ma, mentre la gioia, di cui il Nostro cuore traboc¬ca, Ci spinge irresistibilmente a cantare in lui le mera¬viglie di Dio, la Nostra voce esita, come se le parole dovessero mancarCi, insufficienti come sono ad esalta¬re degnamente, pur con rapidi cenni, la vita e le virtù del Sacerdote, del Vescovo, del Papa, nella prodigiosa ascensione dalla piccolezza del borgo nativo e dalla u¬miltà dei natali al culmine della grandezza e della glo¬ria sulla terra e nel cielo.
Da oltre due secoli non si era più levato sul Ponti¬ficato romano un giorno di splendore paragonabile a questo, né era risonata con tale veemenza e concordia la voce, ad esso inneggiante, di tutti coloro, per i quali la Cattedra di Pietro è la rocca su cui è ancorata la lo¬ro fede, il faro che conforta la loro indefettibile spe¬ranza, il vincolo che li salda nella unità e nella carità  divina.     .
Quanti, anche fra voi, conservano ancora vivo nel loro spirito e nel loro cuore il ricordo del novello Bea¬to! Quanti rivedono ancora col pensiero, come lo ri¬vediamo Noi stessi, quel volto spirante una bontà ce¬leste! Quanti lo sentono vicino, vicinissimo a loro, que¬sto Successore di Pietro, questo Papa del ventesimo se¬colo, che nel formidabile uragano sollevato dai negato¬ri e dai nemici di Cristo, seppe dimostrare fin dal prin¬cipio una consumata esperienza nel maneggiare il timone della navicella di Pietro, ma che Iddio chiamò a sè, mentre più violenta infuriava la tempesta! Quale dolore, quale scoramento, allora, al vederlo dileguarsi nel colmo dell'angustia per un mondo sconvolto!  
Ma ecco che la Chiesa lo vede oggi ricomparire, non più come un nocchiero lottante faticosamente alla bar¬ra contro gli elementi scatenati, ma come un Protet¬tore glorioso, che dal cielo l'avvolge col suo sguardo tutelare, nel quale brilla l'aurora di un giorno di con¬solazione e di forza, di vittoria e di pace!

* * *

Quanto a Noi, che eravamo allora agli inizi del No¬stro sacerdozio, già al servizio della Santa Sede, non potremo mai dimenticare la intensa Nostra commozio¬ne, quando, nel meriggio di quel 4 agosto 1903, dalla Loggia della Basilica Vaticana la voce del Cardinale Primo Diacono annunziò alla moltitudine che quel Con¬clave - così notevole per tanti aspetti! - aveva portato la sua scelta sul Patriarca di Venezia, Giuseppe Sarto.
Fu allora pronunziato per la prima volta al cospet¬to del mondo il nome di Pio X. Che cosa doveva significare questo nome per il Papato, .per la Chiesa, per l’umanità? Mentre oggi, dopo quasi mezzo secolo, Noi ripassiamo in spirito il succedersi dei gravi e complessi avvenimenti che lo hanno riempito, la Nostra fronte s'inchina e le Nostre ginocchia si piegano in ammirata adorazione dei consigli divini, il cui mistero lentamen¬te si svela ai poveri occhi umani, man mano che si compie nel corso della storia.
Pastore, buon Pastore, egli fu. Ad essere tale egli parve nato. In tutte le tappe del cammino che via via lo conduceva dall'umile focolare nativo, povero di beni della terra, ma ricco di virtù cristiane, al vertice supremo della Gerarchia, il figlio di Riese rimaneva sem¬pre eguale a se stesso, sempre semplice, affabile, acces¬sibile a tutti, nella sua canonica di campagna, nello stallo capitolare di Treviso, nel vescovado di Mantova, nella Sede patriarcale di Venezia, nello splendore della Porpora romana, e continuò ad essere tale nella mae¬stà sovrana, sulla sedia gestatoria e sotto il peso della Tiara, il giorno in cui la Provvidenza, modellatrice lungimirante delle anime, inclinò lo spirito e il cuore dei suoi Pari a rimettere il vincastro, caduto dalle ma¬ni affievolite del grande Vegliardo Leone XIII, in quel¬le paternamente ferme di lui. Di tali mani appunto il mondo aveva allora bisogno.
Non avendo potuto stornare dal suo capo il terri¬bile onere del Sommo Pontificato, egli, che aveva sem¬pre fuggito gli onori e le dignità, come altri invece ri¬fuggono da una vita ignorata ed oscura, accettò fra le lagrime il calice dalle mani del Padre divino.
Ma una volta pronunziato il suo Fiat, questo Umile, morto alle cose terrene e tutto anelante alle celesti, di¬mostrò del suo spirito l'indomabile fermezza, la ro¬bustezza virile, la grandezza del coraggio, che sono le prerogative degli Eroi della santità.

Fin dalla sua prima Enciclica, fu come se una fiam¬ma luminosa si fosse levata a rischiarare le menti ed accendere i cuori. Non diversamente i discepoli di Em¬maus sentivano avvampare i loro petti, mentre il Mae¬stro parlava e svelava loro il senso delle Scritture (Luc. 24, 32).
Non avete forse provato anche voi questo ardore, diletti figli che avete vissuto quei giorni, e avete udito dalle sue labbra la esatta diagnosi dei mali e degli er¬rori del tempo, e insieme indicate le vie e i rimedii per guarirne? Quale chiarezza di pensiero! Quale forza di persuasione! Era bene la scienza e la saggezza di un profeta ispirato, l'intrepida franchezza di un Giovanni Battista e di un Paolo di Tarso; era la tenerezza pa¬terna, del Vicario e rappresentante di Cristo, vigile a tutti i bisogni, sollecito a tutti gl'interessi, a tutte le miserie del suoi figli. la sua parola era tuono, era spa¬da, era balsamo; si comunicava intensamente a tutta la Chiesa e si estendeva ben al di là con efficacia; attingeva l'irresistibile vigore non solo dall'incontestabile so¬stanza del contenuto, ma anche dal suo intimo e pene¬trante calore. Si sentiva in essa fervere l'anima di un Pastore che viveva in Dio e di Dio senz'altra mira che di condurre a Lui i suoi agnelli e le sue pecorelle. Per¬ciò se, fedele alle venerande secolari tradizioni dei suoi Antecessori, egli conservò sostanzialmente tutte le solen¬ni (non già fastose) forme esteriori del cerimoniale pontificio, in quei momenti il suo sguardo soavemente mesto, fisso verso un punto invisibile, mostrava che non a sè stesso, ma a Dio, andava tutto l'onore.
Il mondo, che oggi lo acclama nella gloria dei Bea¬ti, sa che egli percorse la via assegnatagli dalla Provvidenza con una fede da trasportare le montagne, con una speranza inconcussa, anche nelle ore più fosche ed incerte, con una carità che lo incalzava a votarsi a tut¬ti i sacrifici per il servizio di Dio e per la salvezza del¬le anime.
Per queste virtù teologiche, che erano come l'ordi¬tura fondamentale della sua vita e che egli praticò in un grado di perfezione, che superava incomparabil¬mente ogni eccellenza puramente naturale, il suo Ponti¬ficato rifulse come nelle età d'oro della Chiesa
Attingendo in ogni istante alla triplice fonte di que¬ste virtù regine, il Beato Pio X ingemmò e consumò il corso della intera sua vita con l'esercizio eroico delle virtù cardinali: fortezza tetragona ai colpi di ventura, giustizia di una inflessibile imparzialità, temperanza che si confondeva col rinnegamento totale di se stes¬so, prudenza avveduta, ma prudenza dello spirito che è «vita e pace», svincolata dalla «sapienza della car¬ne, che è morte e nemica di Dio» (cfr. Rom. 8, 6-7).
E' forse vero, come alcuni hanno affermato o insi¬nuato, che nel carattere del Beato Pontefice la fortezza spesso prevalse sulla prudenza? Tale ha potuto essere l'opinione di avversari, di cui la maggior parte erano. anche nemici della Chiesa. Nella misura però in cui fu condiviso da altri, pur ammiratori dello zelo apostoli¬co di Pio X, quell'apprezzamento si rivela contraddetto dai fatti, quando si abbia riguardo alla pastorale solle¬citudine di lui per la libertà della Chiesa, per la pu¬rezza della dottrina, per la difesa del gregge di Cristo da pericoli imminenti, che non sempre trovava in talu¬ni tutta quella comprensione e quella intima adesione, che avrebbe dovuto attendersi da loro.
Ora che il più minuzioso esame ha scrutato a fondo tutti gli atti e le vicissitudini del suo Pontificato, ora che si conosce il seguito di quelle vicende, nessuna esitazione, nessuna riserva è più possibile, e si deve riconoscere che anche nei pericoli più difficili, più aspri, più gravi di responsabilità, Pio X, assistito dalla gran¬de anima del suo fidissimo Segretario di Stato, il Car¬dinale Merry del Val, diede prova di quella illuminata prudenza, che non fa mai difetto nei santi, anche quan¬do nelle sue applicazioni essa si trova in contrasto, doloroso ma inevitabile, con gl'ingannevoli postulati della prudenza umana e puramente terrena.
Col suo sguardo d'aquila più perspicace e più sicu¬ro che la veduta corta di miopi ragiona tori, vedeva il mondo qual era, vedeva la missione della Chiesa nel mondo, vedeva con occhi di santo Pastore quale ne fos¬se il dovere in seno ad una società scristianata, ad una cristianità contaminata o almeno insidiata dagli errori del tempo e dalla perversione del secolo.
Illuminato dalla chiarezza della verità eterna, gui¬dato da una coscienza delicata, lucida, di rigida dirittura, egli aveva spesso sul dovere presente e sulle ri¬soluzioni da prendere; intuizioni, la cui perfetta rettitudine sconcertava coloro che non erano dotati degli stessi lumi.

Per natura, nessuno più dolce, più amabile di lui, nessuno più amico della pace, nessuno più paterno. Ma quando in lui parlava la voce della sua coscienza pasto¬rale, non contava che il sentimento del dovere; questo imponeva silenzio a tutte le considerazioni della umana debolezza; tagliava corto a tutte le tergiversazioni; de¬cretava i provvedimenti più energici, anche se penosi al suo cuore.
L'umile «curato di campagna», come talvolta si è voluto chiamare - e non a sua menomazione - di fronte agli attentati contro i diritti imprescindibili del¬la umana libertà e dignità, contro i sacri diritti di Dio e della Chiesa, sapeva ergersi gigante in tutta la mae¬stà della sua autorità sovrana. Allora il suo «non pos¬sumus» faceva tremare e talvolta indietreggiare i po¬tenti della terra, rassicurando al tempo stesso gli esi¬tanti e galvanizzando i timidi.
A questa forza adamantina del suo carattere e del¬la sua condotta, manifestata fin dai primi giorni del suo Pontificato, si deve attribuire, prima lo stupore, e poi l'avversione di coloro, che vollero fare di lui il «signum cui contradicetur», rivelando così il fondo oscuro del¬le proprie anime.
Non dunque eccessiva prevalenza della fortezza sul¬la prudenza. Al contrario queste due virtù, che danno quasi il crisma a coloro che Dio presceglie a governa¬re, furono in Pio X equilibrate a tal segno, che, all'e¬same obiettivo dei fatti, egli apparisce tanto eminente nell'una, quanto eccelso nell'altra. Non è forse quest'ar¬monia di virtù, nelle alte regioni dell'eroismo, impron¬ta di santità matura?

* * *

Un uomo, un pontefice, un santo di tale elevatezza difficilmente troverà lo storico che sappia abbracciare tutta insieme la sua figura, e in pari tempo i suoi mol¬teplici aspetti. Ma anche la semplice e scarna enumera¬zione delle sue opere e delle sue virtù, quale Noi stessi possiamo in questo momento soltanto tentare con brevi ed incompleti cenni, basta a destare la più viva ammirazione.
Di lui può certo dirsi che in ogni campo, a cui ri¬volse l'attenzione e la mano, entrò assistito da una intel¬ligenza chiara, alta e larga, e da una rara qualità dell'animo, che lo rendeva egualmente felice nell'analisi, come potente nella sintesi, stampando in ogni sua ope¬ra l'impronta della universalità, non meno che della u¬nità, volta a tutto ricapitolare e restaurare in Cristo.
Difensore della fede, araldo della verità eterna, cu¬stode delle più sante tradizioni, Pio X rivelò un senso finissimo dei bisogni, delle aspirazioni, delle energie del suo tempo. Perciò egli ha preso posto fra i più glo¬riosi Pontefici, depositari fedeli sulla terra delle chiavi del regno dei cieli, e ai quali l'umanità va debitrice di ogni suo vero avanzamento nella retta via del bene e di ogni suo genuino progresso.
Il suo zelo per l'influsso morale della Chiesa ha fat¬to di lui un incomparabile promotore delle scienze sa¬cre e profane. E' necessario forse di ricordare il nuo¬vo impulso dato agli studi biblici? l'efficace incremen¬to a quelli filosofici e teologici secondo il metodo, la dottrina e i principii dell'Angelico Dottore? E, nell'or¬dine delle scienze umane, occorre forse menzionare la riorganizzazione dell'Osservatorio astronomico? nel campo delle arti, il rinnovamento della musica sacra, il riordinamento della Pinacoteca?
Egli però non è un estraneo mecenate o un puro teorico soddisfatto solo nell’assegnare uno scopo, impar¬tire un ordine e lasciare poi ad altri la intera esecuzio¬ne. La sua opera invece è contributo essenziale, è dire¬zione effettiva. Sagace nell’astenersi dalle inutili minu¬zie essa giunge però fino al concreto ed al particolare, determinando con esattezza e senso pratico le vie da per¬correre affinchè lo scopo sia conseguito facilmente, ra¬pidamente, pienamente. Così egli sperò nella Codifica¬zione del diritto canonico, che può dirsi il capolavoro del suo Pontificato. Fin dall'inizio vi si risolve col corag-gio illuminato dei grandi, affronta animosamente l'«ar¬duum sane munus» e vi si dedica con indefessa assidui¬tà. E sebbene - per usare le parole del suo Successore Benedetto XV (cfr. Allocut. Consist. 4 decembr. 1916 Acta Ap. Sedis vol. 8 pag. 466) - non fu a lui dato di condurre a fine l'immensa opera, tuttavia egli solo ha da essere considerato autore di quel Codice (is tamen unus huius Codicis habendus est auctor), e quindi il suo nome dovrà essere per sempre celebrato come uno dei più illustri Pontefici nella storia del diritto canoni¬co accanto ad un Innocenzo III, ad un Onorio III, ad un Gregorio IX.

Se ad ognuna di queste imprese egli è mosso sempre dallo zelo per la gloria di Dio e per la salute e le perfezione delle anime, con quanta sollecitudine egli dovette applicarsi alla cura dei pastori stessi del sacro gregge, dai quali dipende più direttamente e immediatamente l'onore di Dio e la santificazione delle anime. Lo dicono i suoi costanti sforzi per dotare la Sposa di Cristo di un clero per santità e dottrina pari alla sua altissima missione. E chi potrebbe rileggere senza com¬mozione la paterna Esortazione Haerent animo (4 aug. 1908), dove si specchia nitida la sua anima sacerdota¬le, nel ricordo giubilare della sua ordinazione? .
Penetrato dal pensiero di S. Paolo che il sacerdote è costituito per gli uomini in tutte le cose che riguardano Dio (cfr. Hebr. 5, l), egli nulla trascura di ciò che può contribuire al più efficace esercizio di questo su¬blime ufficio.
Innanzi tutto nel diffondere la conoscenza viva del¬la dottrina cristiana. Così egli promulga sagge istru¬zioni per confermare la necessità, determinare l'ogget¬to, stabilirne il metodo (Encicl. Acerbo nimis, 15 apr. 1905). Non gli basta: egli stesso cura che sia compo¬sto un nuovo catechismo per adattare questo insegna¬mento a tutte le età e a tutte le intelligenze. Nè gli ba¬sta ancora: in alcune domeniche spiega personalmente il Santo Vangelo del giorno ai fedeli delle parrocchie di Roma. A buon diritto fu egli dunque chiamato il Pa¬pa della dottrina cristiana.
L'arido vuoto che lo spirito settario del secolo ave¬va scavato intorno al sacerdozio, egli si affretta a col¬marlo mediante l'attiva collaborazione dei laici nell'a¬postolato. Nonostante le avverse circostanze, anzi da queste stimolato, Pio X cura, se non proprio inizia, con rinnovati indirizzi, la formazione di un: laicato forte nel¬la fede, unito con perfetta disciplina ai vari gradi della Gerarchia ecclesiastica. E quanto oggi si ammira in I¬talia e nel mondo, nel vasto campo dell'Azione cattoli¬ca, dimostra come provvidenziale sia stata l'opera del nostro Beato, la quale riverbera su di lui una luce, che, durante la sua vita, forse a pochi soltanto fu dato di pienamente presagire. Onde le schiere dell'Azione cat-tolica, tra le anime elette che esse ricordano e venerano come antesignane e promotrici del loro salutare mo¬vimento, a giusto titolo debbono porre il Beato Pio X.
Un altro ostacolo di somma gravità si opponeva al¬la restaurazione di una società cristiana e cattolica: da una parte, cioè, la divisione nel seno stesso della socie¬tà, e dall'altra, la frattura che separava la Chiesa dallo Stato, particolarmente in Italia. Con la larghezza e la chiarezza di vedute proprie dei santi, egli, senza permettere la minima lesione dei principii immutabili e inviolabili, sa tracciare le regole per la organizzazione di un'azione popolare cristiana, mitigare il rigore del «non expedit», e preparare di lunga mano il terreno per quella conciliazione, che avrebbe dovuto portare la pace religiosa in Italia.
Ma ciò che è singolarmente proprio di questo Pon¬tefice è di essere stato il Papa della SS.ma Eucaristia. al tempo nostro. Qui sfolgora di riflessi quasi divini l'in¬tima consonanza e comunione di sentimenti nel Vica¬rio di Cristo con lo spirito stesso di Gesù. Se Noi ta¬cessimo su questo punto, si leverebbe la schiera dei fanciulli di ieri e di oggi ad osannare a Colui il quale seppe abbattere le secolari barriere, che li tenevano lontani dal loro Amico dei tabernacoli. Solo in un'anima sapientemente candida ed evangelicamente infantile come la sua, poteva trovare risoluta eco l'ardente sospiro di Gesù: Lasciate che i fanciulli vengano a me! ed insieme la comprensione del dolcissimo desi¬derio di questi di correre all'abbraccio del Redentore divino. Così fu egli a dare Gesù ai bambini e i bambini a Gesù. Se ne tacessimo Noi, parlerebbero gli altari stessi del SS.mo Sacramento a testimoniare la esuberante fioritura di santità, che per opera di questo Pon¬tefice dell'Eucaristia è sbocciata in innumerevoli ani¬me, alle quali la frequente e quotidiana Comunione è ormai canone fondamentale di perfezione cristiana.

* * *

Diletti figli e figlie! Un'ora di gloria passa su di noi in questo vespro luminoso. E' gloria che investe da vi¬cino il Pontificato romano, gloria che irraggia per tut¬ta intera la Chiesa, gloria che avvolge qui dappresso la pregata tomba di un umile figlio del popolo, che Dio ha eletto, ha arricchito, ha esaltato.
Ma soprattutto è gloria di Dio, perché in Pio X si rivela l'arcano della sapiente e benigna Provvidenza, la quale assiste la Chiesa e per essa il mondo, in ogni epo¬ca della storia. Che cosa - Ci domandavamo in prin¬cipio - avrebbe significato il nome di Pio X? Ci sem¬bra di vederlo ora chiaramente.
Per la sua Persona e per l'opera di lui Dio volle ap¬prestare la Chiesa ai nuovi e ardui doveri che i futuri tempi turbinosi le riserbavano. Preparare tempestiva¬mente una Chiesa concorde nella dottrina, salda nella disciplina, efficiente nei suoi Pastori; un laicato gene¬roso, un popolo istruito; una gioventù santificata fin
dai -primi anni; una coscienza cristiana solerte per i problemi della vita sociale. Se oggi la Chiesa di Dio, lungi dal retrocedere di fronte alle forze distruggitrici dei valori spirituali, soffre, combatte e per divina vir¬tù avanza e redime, si deve in gran parte all'azione lun¬gimirante e alla santità di Pio X. Oggi appare manife¬sto come tutto il suo Pontificato fu supernamente diret¬to secondo un disegno di amore e di redenzione, per disporre gli animi ad affrontare le nostre stesse lotte e per assicurare le nostre e le venture vittorie.
Voi pertanto, che lo sentite presente, vivo e vicino, nell'opera svolta in sua vita, e nella tutela che da oggi vi ricopre, confidate nella sua intercessione e pregate insieme con Noi, così:
O beato Pontefice, fedele servo del tuo Signore, u¬mile e fido discepolo del divino Maestro, nel dolore e nella gioia, nei travagli e nelle sollecitudini sperimenta¬to Pastore del gregge di Cristo, volgi il tuo sguardo su di noi che siamo prostrati dinanzi alle tue virginee spo¬glie. Ardui sono i tempi in cui viviamo; dure le fatiche che essi esigono da noi. La Sposa di Cristo, affidata già alle tue cure, si trova di nuovo in gravi angustie. I suoi figli sono minacciati da innumerevoli pericoli nell'ani¬ma e nel corpo. Lo spirito del mondo, come leone rug¬gente, va attorno cercando chi possa divorare. Non po-chi cadono sue vittime. Hanno occhi e non vedono; hanno orecchi e non odono. Chiudono lo sguardo alla luce della eterna verità; ascoltano le voci di sirene in¬sinuanti ingannevoli messaggi.
Tu, che fosti quaggiù grande suscitatore e guida del popolo di Dio, sii ausilio e intercessore nostro e di tutti coloro che si professano seguaci di Cristo. Tu, il cui cuore si spezzò, quando ve¬desti il mondo precipitare in sanguinosa lotta, soccorri l'umanità, soccorri la cristianità, esposta presentemen¬te a simili cimenti; ottieni dalla misericordia divina il dono di una durevole pace, e come adito ad essa. il ri¬torno degli spiriti a quel senso di vera fratellanza, che sola può ricondurre fra gli uomini e le nazioni la giu¬stizia e la concordia voluta da Dio.

Così sia.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Atti e Discorsi di S. S. Pio XII, vol. XVI Anno 1954, Ed. Paoline, pp. 125-33.

Per la canonizzazione del B. Pio X

29 maggio 1954

Il S. Padre, dopo aver compiuto il solenne rito della canonizzazione del B. Pio X, ha rivolto all’immensa folla che gremiva Piazza S. Pietro il seguente venerato di¬scorso.

Quest'ora di fulgente trionfo, che Iddio, suscitatore degli umili, ha disposto e quasi affrettato, per si¬gillare la mirabile ascesa del suo servo fedele Pio X alla suprema gloria degli altari, ricolma l’animo No¬stro di gaudio, al quale voi, Venerabili Fratelli e di¬letti figli, con la vostra presenza così largamente par¬tecipate. Eleviamo, pertanto, fervide grazie alla divina bontà per averCi concesso di vivere questo straor¬dinario evento tanto più che forse per la prima volta nella storia della Chiesa la formale santificazione di un Papa è proclamata da chi ebbe già il privilegio di essere al servigio di lui nella Curia Romana.
Fausto e memorando questo dì, non soltanto per Noi che lo annoveriamo tra i giorni felici del Nostro Pontificato, cui la Provvidenza aveva pur riservato co¬sì numerosi dolori e sollecitudini; ma altresì per la intiera Chiesa, che, spiritualmente stretta intorno a Noi esulta all'unisono in veemente palpito di religiosa commozione.

Il caro nome di Pio X in questo vespro radioso attraversa da un capo all'altro la terra, scandito con gli accenti più diversi; e destando da per tutto pen¬sieri di celestiale bontà, forti impulsi di fede, di pu¬rezza, di pietà eucaristica, risuona a perenne testimonianza della feconda presenza di Cristo nella sua Chie¬sa. Con generoso ricambio, esaltando il suo servo, Dio attesta la eccelsa santità di lui, per la quale, anche più che per il suo supremo Ufficio, Pio X fu in vi-ta inclito campione della Chiesa, e come tale è oggi il Santo dato dalla Provvidenza ai nostri tempi.
Ora Noi desideriamo che precisamente in questa luce voi contempliate la gigantesca e mite figura del Santo Pontefice, affinché, calate le ombre su questa memoranda giornata e spente le voci dell'immenso osanna, il solenne rito della sua santificazione per¬manga in benedizione nelle anime vostre ed in salvez¬za per il mondo.
1. - Il programma del suo Pontificato fu da lui solennemente annunziato fin dalla prima Enciclica (E supremi del 4 Ottobre 1903), in cui dichiarava esse¬re suo unico proposito di instaurare omnia in Chri¬sto (Eph. 1, 10), ossia di ricapitolare, ricondurre tutto a unità in Cristo. Ma quale è la via che ci apre l'adito a Gesù Cristo? egli si chiedeva, guardando amo¬revolmente le anime smarrite ed esitanti del suo tem¬po. La risposta, valida ieri, come oggi e nei secoli, è: la Chiesa! Fu pertanto sua prima sollecitudine, incessantemente perseguita fino alla morte, di rendere la Chiesa sempre più in concreto atta ed aperta al cammino degli uomini verso Gesù Cristo. Per questo intento egli concepÌ l'ardita intrapresa di rinnovare il corpo delle leggi ecclesiastiche, in guisa da dare all'intiero organismo della Chiesa più regolare respiro, maggior sicurezza e snellezza di movimento, come era richiesto da un mondo esterno improntato a crescente dinamismo e complessità. E' ben vero che questa ope¬ra, da lui stesso definita «arduum sane munus», si adeguava all'eminente senso pratico ed al vigore del suo carattere; tuttavia la sola aderenza al tempera-mento dell'Uomo non sembra che spieghi l'ultimo motivo della difficile impresa. La scaturigine profonda dell'opera legislativa di Pio X è da ricercarsi soprat¬tutto nella sua personale santità, nella sua intima persuasione che la realtà di Dio, da lui sentita in comu¬nione incessante di vita, è la origine e il fondamen¬to di ogni ordine, di ogni giustizia, di ogni diritto nel mondo. Dov'è Dio, là è ordine, giustizia e diritto; e, viceversa, ogni ordine giusto tutelato dal diritto manifesta la presenza di Dio. Ma quale istituzione sulla terra doveva più eminentemente palesare questa feconda relazione fra Dio e il diritto, se non la Chiesa, corpo mistico di Cristo stesso? Iddio benedisse lar¬gamente l'opera del beato Pontefice, cosicché il Codice di diritto canonico resterà nei secoli il grande monu¬mento del suo Pontificato, ed egli stesso potrà consi¬derarsi come il Santo provvidenziale del tempo pre¬sente.

Possa questo spirito di giustizia e di diritto, del quale Pio X fu al mondo contemporaneo testimone e modello, penetrare nelle aule delle Conferenze degli Stati, ove si discutono gravissimi problemi della uma¬na famiglia, in particolare il modo di bandire per sem¬pre il timore di spaventosi cataclismi e di assicurare ai popoli una lunga era felice di tranquillità e di pace.
2. - Invitto campione della Chiesa e Santo prov¬videnziale dei nostri tempi si rivelò altresì Pio X nel¬la seconda impresa che contraddistinse l'opera sua, e che in vicende talora drammatiche ebbe l'aspetto di una lotta impegnata da un gigante in difesa di un inestimabile tesoro: l'unità interiore della Chiesa nel suo intimo fondamento: la fede. Già dalla fanciullez¬za la Provvidenza divina aveva preparato il suo elet¬to nell'umile sua famiglia, edificata sull'autorità, sui sani costumi e sulla fede stessa scrupolosamente vis¬suta. Senza dubbio, ogni altro Pontefice, in virtù della grazia di stato, avrebbe combattuto e respinto gli assalti miranti a colpire la Chiesa nel suo fondamen¬to, Bisogna tuttavia riconoscere che la lucidità e la fermezza, con cui Pio X condusse la vittoriosa lotta contro gli errori del modernismo, attestano in quale eroico grado la virtù della fede ardeva nel suo cuore di santo. Unicamente sollecito che l'eredità di Dio fos¬se serbata intatta al gregge affidatogli, il grande Pon¬tefice non conobbe debolezze dinanzi a qualsiasi alta dignità o autorità di persone, non tentennamenti di fronte ad adescanti ma false dottrine entro la Chie¬sa e fuori, né alcun timore di attirarsi offese perso¬nali e ingiusti disconoscimenti delle sue pure intenzioni. Egli ebbe la chiara coscienza di lottare per la più santa causa di Dio e delle anime. Alla lettera si verificarono in lui le parole del Signore all'Apostolo Pietro «Io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno, e tu ... conferma i tuoi fratelli» (Luc. 22, 32). La promessa e il comando di Cristo suscitarono ancora una volta nella roccia indefettibile di un suo Vicario la tempra indomita dell'atleta. E' giusto che la Chiesa, decretandogli in quest'ora la gloria supre¬ma nel medesimo luogo ove rifulge da secoli non mai offuscata quella di Pietro, confondendo anzi l'uno e l'altro in una sola apoteosi, canti a Pio X la sua ri¬conoscenza ed invochi in pari tempo la intercessione di lui, affinché le siano risparmiate nuove lotte di tal genere. Ma ciò di cui allora propriamente si trattò, va¬le a dire la conservazione della intima unione della fe¬de e del sapere, è un così alto bene per tutta l'umanità, che anche questa seconda grande opera del santo Pontefice è di una importanza che va molto al di là del¬lo stesso mondo cattolico.

Chi, come il modernismo, separa, opponendole, fede e scienza nella loro fonte e nel loro oggetto, opera in questi due campi vitali una scissione così deleteria, «che poco è più morte». Si è veduto praticamente: l'uomo, che al volger del secolo era già nell'intimo di sé diviso, e tuttavia ancora illuso di possedere la sua unità nella sottile apparenza di armonia e di felicità, basate in un progresso puramente terreno, è stato poi visto come spezzarsi sotto il peso di una ben differente realtà.
Pio X vide con vigile sguardo approssimarsi questa spirituale catastrofe del mondo moderno, questa amara delusione specialmente dei ceti colti. Egli intuì come una tale fede apparente, la quale cioè non si fonda in Dio rivelatore, ma si radica in un terreno puramente umano, si diluirebbe per molti nell'ateismo; ravvisò parimenti il fatale destino di una scienza, che, contra¬riamente alla natura e in volontaria limitazione, s'in¬terdiceva il cammino verso l'assoluto Vero e Buono, lasciando così all'uomo senza Dio, di fronte alla invin¬cibile oscurità in cui giaceva per lui tutto l'essere, sol-tanto l'atteggiamento dell'angoscia o della arroganza.
Il Santo contrappose a tanto male l'unica possibile e reale salvezza: la verità cattolica, biblica della fede, accettata come « rationabile obsequium » (Rom. 12, 1) verso Dio e la sua rivelazione. Coordinando in tal mo¬do fede e scienza, quella come estensione soprannatu¬rale e talora conferma dell'altra, e questa come via in¬troduttiva alla prima, restituì all'uomo cristiano l'uni¬tà e la pace dello spirito, che sono imprescrittibili pre¬messe di vita.
Se oggi molti, volgendosi di nuovo verso questa verità, quasi sospintivi dal vuoto e dall'angoscia del suo abbandono, hanno la sorte di poterla scorgere in saldo possesso della Chiesa, di ciò debbono essere ri¬conoscenti alla lungimirante opera di Pio X. Egli è infatti benemerito della preservazione della verità dall'errore, sia presso coloro che di quella godono la pie¬na luce, cioè i credenti, sia presso quelli che sinceramente la cercano. Per gli altri la fermezza di lui verso l'errore può forse rimanere ancora quasi una pietra di scandalo; in realtà essa è l'estremo carita¬tevole servigio reso da un Santo, come Capo della ChIesa, a tutta l'umanità.

3. - La santità, che nelle ricordate imprese di Pio X si rivela come ispiratrice e guida di queste, sfa¬villa anche più direttamente negli atti quotidiani del¬la sua persona. In se stesso, prima che negli altri, egli attuò l'enunciato programma: ricapitolare, ricondur¬re tutto ad unità in Cristo. Da umile parroco, da Ve¬scovo, da Sommo Pontefice, egli stimò per certo che la santità, cui Dio lo destinava, era la santità sacer¬dotale. Quale altra santità può infatti Iddio maggior¬mente gradire da un sacerdote della Nuova Legge, se non quella che si addice ad un rappresentante del Sommo ed Eterno Sacerdote, Gesù Cristo, il quale lasciò alla Chiesa la perenne memoria, la perpetua rinnovazione del sacrificio della Croce nella santa Mes¬sa, fino a tanto che Egli verrà per il giudizio fina¬le (I Cor. II, 24-26); che con questo Sacramento del¬la Eucaristia diede se stesso a nutrimento delle anime: «Chi mangia di questo pane vivrà in eterno» (Io. 6, 58)?

Sacerdote innanzi tutto nel ministero eucaristico, ecco il ritratto più fedele del Santo Pio X. Servire co¬me sacerdote il mistero della Eucaristia e adempiere il comando del Signore «Fate questo per mio ricor¬do» (Luc. 22, 19), fu la sua via. Dal giorno della sacra ordinazione fino alla morte da Pontefice, egli non conobbe altro possibile sentiero per giungere all'eroico amore di Dio e al generoso contraccambio verso il Redentore del mondo, il quale per mezzo del¬la Eucaristia «quasi effuse le ricchezze del divino suo amore verso gli uomini» (Conc. Trid. sess. XIII, c. 2). Uno dei documenti più espressivi della sua coscienza sacerdotale fu l'ardente cura di rinnovare la dignità del culto, e specialmente di vincere i pregiudizi di una prassi traviata, promovendo con risolutezza la frequenza, anche quotidiana, dei fedeli alla mensa del Signore, e là conducendo senza esitare i fanciulli, qua¬si sollevandoli sulle sue braccIa per offrirli all’am¬plesso del Dio nascosto sugli altari, donde una nuova primavera di vita eucaristica sbocciò per la Sposa di Cristo.
Nella profonda visione che aveva della Chiesa come società, Pio X all'Eucaristia riconobbe il potere di alimentare sostanzialmente la sua intima vita e di elevarla altamente sopra tutte le altre umane associa¬zioni. Solo l'Eucaristia, in cui Dio si dona all'uomo, può fondare una vita associata degna dei suoi membri, cementata dall'amore prima che dall’autorità, ric¬ca di opere e tendente al perfezionamento dei singo¬li una vita cioè «nascosta con Cristo in Dio».

Provvidenziale esempio per il mondo odierno, in cui la società terrena, divenuta sempre più quasi un enigma a se stessa, cerca con ansia una soluzione per ridonarsi un'anima! Guardi esso dunque, come a mo¬dello alla Chiesa raccolta intorno ai suoi altari. Ivi, nel mistero eucaristico l'uomo scopre e riconosce real¬mente il suo passato, il presente e l'avvenire come unità in Cristo (cfr. Conc. Trid. l. c.). Consapevole e forte di questa solidarietà con Cristo e coi propri fratelli, ciascun membro dell'una e dell'altra società, la terrena e la soprannaturale, sarà in grado di attin-gere dall'altare la vita interiore di personale dignità e di personale valore, vita che al presente è sul punto di esser travolta dalla tecnicizzazione e dalla eccessi¬va organizzazione della intera esistenza, del lavoro e perfino dello svago. Solo nella Chiesa, par che ripe¬ta il santo Pontefice, e per essa nella Eucaristia, che è «vita nascosta con Cristo in Dio», sta il segreto e la sorgente di rinnovata vita sociale.
Di qui consegue la grave responsabilità di coloro al quali, come a ministri dell'altare, spetta il dovere di schiudere alle anime la vena salvifica della Eu¬caristia. Multiforme è invero l'azione che un sacerdote può svolgere per la salvezza del mondo moderno; ma una è senza dubbio la più degna, la più efficace, la più duratura negli effetti: farsi dispensatore della Eu¬caristia, dopo essersene egli stesso abbondantemente nutrito. L'opera sua non sarebbe più sacerdotale, se egli, sia pure per lo zelo delle anime, mettesse in se¬condo luogo la vocazione eucaristica. Conformino i sacerdoti le loro menti alla ispirata sapienza di Pio X, e fiduciosamente orientino sotto il sole eucaristico ogni loro attività di vita e di apostolato. parimenti i reli¬giosi e le religiose, viventi con Gesù sotto il medesimo tetto, e dalle sue carni quotidianamente nutriti, riguardino come norma sicura quanto il santo Ponte¬fice dichiarò in una importante occasione, che cioè i vincoli con Dio mediante i voti e in comunità reli¬giosa non debbono essere posposti a nessun altro, per quanto legittimo, servigio a vantaggio del prossimo (cfr. Ep. ad Gabrielem M., Antist. Gen. Fr. a Scolis Christ., 23 Apr. 1905 - Pii X P. M. Act., v. II, pag. 87-88).

Nell'Eucaristia l'anima deve affondare le radici per trarne la soprannaturale linfa della vita interiore la quale non è soltanto un bene fondamentale dei cuori consacrati al Signore, ma necessità di ogni cristiano, cui Dio ha assegnato una vocazione di salute. Senza la vita interiore qualsiasi attività, per quanto pre¬ziosa, si svilisce in azione quasi meccanica, né può avere i efficacia propria di una operazione vitale.
Eucaristia e vita interiore; ecco la suprema e più generale predicazione, che Pio X rivolge in quest'ora, dal fastigio della gloria, a tutte le anime. Quale apo¬stolo della vita interiore egli si colloca nell'età della macchina, della tecnica, dell'organizzazione, come il Santo e la guida degli uomini di oggi.
Sì, o Santo Pio X, gloria del sacerdozio, splendo¬re e decoro del popolo cristiano; Tu in cui l'umiltà parve affratellarsi con la grandezza, l'austerità con la mansuetudine, la semplice pietà con la profonda dottrina; Tu, Pontefice della Eucaristia e del catechismo, della fede integra e della fermezza impavida; volgi il tuo sguardo verso la Chiesa santa, che Tu tanto amasti e alla quale dedicasti il meglio dei teso¬ri, che con mano prodiga la divina Bontà aveva de¬posto nell'animo Tuo; ottienile la incolumità e la co¬stanza, in mezzo alle difficoltà e alle persecuzioni dei nostri tempi; sorreggi questa povera umanità, i cui dolori così profondamente Ti afflissero, che arrestarono alla fine i palpiti del Tuo gran cuore; fa che in questo mondo agitato trionfi quella pace, che deve essere armonia fra le nazioni, accordo fraterno e sincera collaborazione fra le classi sociali, amore e carità fra gli uomini, affinché in tal guisa quelle an¬sie, che consumarono la Tua vita apostolica, diven¬gano, grazie alla Tua intercessione, una felice realtà, a gloria del Signor Nostro Gesù Cristo, che col Pa¬dre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei se¬coli.

Così sia!



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
 AI FEDELI DELLE DIOCESI VENETE,
IN OCCASIONE DEL 25° DELLA MORTE DI PIO X*

Domenica, 20 agosto 1939

 

Un grande pensiero di vita religiosa Noi vediamo in questo solenne pellegrinaggio del popolo, del clero, degli illustri e degni Presuli delle Tre Venezie, guidato dal Nostro Venerabile Fratello il Vescovo di Treviso, sotto la Presidenza onoraria dell'Eminentissimo Cardinale Piazza, Patriarca della nobilissima Regina della Laguna, e dell'Episcopato, come delle rappresentanze qui convenute, alto ed eloquente interprete; devota manifestazione a cui hanno voluto unirsi due altri eminenti Principi di S. Romana Chiesa, che Ci è particolarmente grato di salutare pure qui presenti : il Cardinale Salotti, Prefetto della S. C. dei Riti, autorevole e peritissimo Ponente della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Pio X, e il Cardinale Canali, il quale così vivo ha mantenuto il fervore per la memoria di lui e del suo fedelissimo Primo Ministro e collaboratore, il Cardinale Merry del Val. È un pensiero di vita che si ispira dal compiersi di un quarto di secolo dal pio transito del venerato Nostro Predecessore, che di quelle terre italiche è vanto e gloria: un pensiero di vita, il quale esalta la morte, che voi, o diletti Figli, avete visto seduta sulla tomba, dove egli dorme il sonno della risurrezione gloriosa, avvolto nell'ombra sacra vegliante il sepolcro immoto del primo Pietro. Da quella tomba del gran Figlio di Riese, stato in mezzo a voi zelantissimo sacerdote, parroco, vescovo e Patriarca, voi riconoscete quella vita e quell'incremento di vita spirituale e religiosa che ora vi trassero a Roma, e da Roma vi hanno adunati quassù intorno all'umile ed indegno successore, per inscrutabile consiglio divino, nel Seggio di lui. Col vostro santo e salutare ricordo si congiunge anche il ricordo Nostro, per il quale ancora Ci sembra rivedere l'immortale Pontefice, radioso di bontà non scemata dall'autorità, di dolcezza temprata dalla fermezza, di fortezza elevata a pastorale e universale prudenza da tre grandi amori : dall'amore della purità della dottrina cattolica, dall'amore della libertà della Chiesa e della riforma del diritto ecclesiastico, dall'amore dell'intima vita religiosa del clero e del popolo.

Nato e vissuto tra il popolo, spettatore delle moderne lotte di pensiero scientifico e sociale insidiante alla purezza della fede e dell'insegnamento cattolico, non dubitò di proscrivere i superbi effetti di una scienza di falso nome, la quale chiamava progresso di sapienza lo sviarsi dietro i sogni di filosofie aeree e dietro la metamorfosi di una verità variabile a seconda dei venti; mentre ai bramosi della vera scienza e della parola divina apriva le aule dell'Istituto Biblico. Come fu il difensore della verità e amò l'ossequio razionale alla fede, Pio X apparve sul trono di Pietro il campione della libertà e dei diritti della Chiesa. Nella sua umiltà sentì il triregno gravargli la fronte; accettò fra le lacrime come una croce il gran peso, ma da quel dì nessuna mano estranea osò più intromettersi nella scelta del Vicario di Cristo. Stette, come gigante che non crolla, nella contesa arena della elezione dei sacri Presuli, e sacrificò alla loro dignità e alla difesa dell'opera intangibile di Gesù Cristo e della Gerarchia da Lui divinamente istituita anche i legittimi beni della Chiesa, doni della pietà dei secoli, mostrando con tale splendido esempio al mondo « che l'uomo deve nutrire quaggiù delle preoccupazioni più alte di quel che non siano le contingenze passeggere di questa vita e che la gioia suprema, l'inviolabile gioia dell'anima umana su questa terra è il dovere soprannaturalmente compiuto a qualunque costo, e per ciò stesso Iddio onorato, servito, amato al di sopra di tutto » (cfr. Enciclica Une fois encore, 6 gennaio 1907). Amò la giustizia e odiò l'iniquità; e perciò sostenne la contraddizione, palestra degli eroi e dei santi. Amò la Chiesa e la sua prudenza giuridica avanzante colla propagazione del Vangelo e colle mutevoli condizioni dei tempi, e da entro il volume delle sue leggi « trasse il troppo e il vano » (Cfr. Par., VI, 12), segnandone i termini alle Congregazioni, ai Tribunali e agli Uffici della Curia Romana.

Amò i Pastori dell'ovile di Cristo, li esaltò, li confortò nelle lotte; amò il clero e il popolo, che con inesauribile carità sollevò nella sventura. Trasfuse nei bambini la sua pietà. eucaristica e la dottrina della fede; nei sacerdoti la santità della vita, lo zelo del culto divino, l'alta preghiera del Salterio, le ineffabili armonie della musica sacra; nel popolo la concordia degli spiriti e la pratica delle virtù cristiane. Pastore universale del gregge di Cristo, cercò il bene di tutte le genti; amò la pace del mondo ; e, quando udì l'orrida novella che sui campi di Europa i fratelli uccidevano i fratelli, il suo amore divenne dolore; i suoi occhi si levarono al cielo: vide sospese le bilancie della giustizia di Dio : nella sua ambascia chinò la fronte rassegnata, e il palpito del suo gran cuore si arrestò.

Vittima del suo ardente amore verso i popoli e le nazioni, il pio Pontefice scomparve nell'ora di Dio, innanzi all'immenso e cruento turbine, che sconvolgeva le frontiere delle genti, inabissava le infrante navi in fondo ai mari e agli oceani e tramutava in nuovi campi di umane stragi le regioni dei venti. Da quel dì un quarto di secolo è volto : un quarto di secolo pieno di avvenimenti e di sviluppi, a compire i quali in altra età l'opera di secoli non sarebbe bastata; un quarto di secolo, nel cui turbinoso e buio svolgersi degli eventi l'umanità spettatrice ha facilmente e presto dimenticato anche non pochi di quegli uomini che erano stati in prima linea sul teatro dei suoi interessi e del suo bene. Non è dunque per ogni cuore cattolico fonte di santa letizia il vedere come l'ombra del rapido oblio, che tanti altri ha coperto, non che oscurare, si è anzi tramutata in risveglio di luce a illuminare Colui la cui tomba è stata la mèta del vostro viaggio? No; i cinque lustri trascorsi non valsero a togliere nulla della sua forza di attrattivo vigore e del suo potere rifulgente alla pura e luminosa figura di Pio X. Al contrario: più e più emerge dall'ombra e si avanza ammantata di fulgore spirituale, e a lei più fervido lo sguardo dei fedeli si volge, tratto da quell'istinto dell'amore, che sempre più penetra, intuisce e comprende quale eccezionale importanza e straordinaria missione essa rivesta specialmente in un tempo così procelloso. Alla luce delle trasformazioni originate con la guerra mondiale, e da essa accelerate, propagate e sviluppate, al moto degli avvenimenti e al fermento delle dottrine in tali mutazioni contenute ed erompenti, la persona e l'opera di Pio X assumono aspetti e dimensioni tali, quali in un tempo anteriore difficilmente sarebbero potuti apparire con tanta chiarezza. Oggi, quando la Chiesa di Cristo si trova chiamata a combattere contro gli orrori e le tendenze riprovevoli del mondo, lotte che appena potrebbero concepirsi più ardue e decisive, possiamo più esattamente misurare e più profondamente ponderare quale debito di gratitudine abbiamo verso Colui che si adoperò con costante e vigile forza e sapienza a preparare i membri del mistico corpo di Cristo alle future procelle, ad affilare le armi spirituali per simili lotte e ad educare i sensi e i cuori dei fedeli nello spirito di una schietta e pronta milizia di Cristo.

Quale gloria, quale santo orgoglio è per voi, diletti figli delle Venezie, l'avere dal vostro grembo dato alla Chiesa di Cristo un Pontefice, da cui si è irraggiata e ancora si irraggia una tale pienezza di benedizione, di grazia, di rinnovamento e di santificazione! Se la terra veneta e la sua superba metropoli fece a suo tempo un grande sacrificio, risentito in tutte le classi della popolazione, allorché vide partire verso l'eterna città l'amato Patriarca, che più non avrebbe riveduto sulla laguna di san Marco; oggi, che voi siete venuti a deporre sulla tomba di lui il tributo del vostro amore e della vostra imperitura gratitudine, avete contemplato quell'urna circondata da pii visitatori vari di cielo, di lingua e di nazione, e riverita e segnata dall'amore e dalla riconoscenza di un numero senza numero di anime.

In quella tomba posa il cuore del grande Pontefice, il cuore che palpitò per voi, per la Chiesa di Cristo, per l'ovile sperduto di Pietro, per il mondo senza pace.

Da venticinque anni quel cuore più non balza; ma l'amore che lo mosse è, come il suo spirito, immortale innanzi a Dio. Quello spirito non è sepolto nelle Grotte Vaticane; la cupola di Michelangelo non lo imprigiona. Vive nel cospetto di Dio; e vive nei Nostri ricordi, nei ricordi vostri e nei ricordi di tutto il mondo. Sono ricordi di amore e di pietà, d'invocazione e di speranza, di brama e di aspettazione di rivederne un giorno la immagine paterna sfolgorare e riapparire nella luce della Basilica Vaticana. Non sono forse questi i ricordi che vi hanno condotti, Venerabili Fratelli e diletti Figli, al sepolcro delle spoglie mortali del Pontefice Pio X? Quelle mute e invisibili spoglie non hanno per voi e per mille e mille altri cuori una parola, la quale echeggia le virtù e le opere dell'anima eletta che le avvivò? Quell'avello non sembra forse nell'ombra sua attendere un albore di sacra prudenza, che lo schiuda alla venerazione, e una mano onnipotente che coroni di aureola la fronte del grande Pontefice?

Solo Iddio è il glorificatore dei suoi servi fedeli e prudenti, come Egli solo li elegge, li plasma, li avvia, li conduce, li santifica e li esalta innanzi al mondo, agli angeli e agli uomini. Come il trionfo dei santi, anche l'opera Nostra e il Nostro voto e desiderio è nelle sue mani: egli crea l'albore non meno che l'aurora e il meriggio sull'altare dei grandi eroi della fede e della virtù da lui suscitati attraverso i tempi. Innanzi allo sguardo di Dio vive lo spirito immortale di Pio X, nell'ammanto delle sue virtù e delle sue opere che lo hanno seguito di là da questa vita ch'è un correre alla morte: Dio, giusto rimuneratore, se a Lui piace, lo glorificherà anche in mezzo alla sua Chiesa militante, perché l'esempio del suo zelo sacerdotale e apostolico non solo illustri i fasti del Pontificato Romano, ma anche sia decoro e sprone a bene per i figli della laguna veneta e specchio di cristiano fuoco — ignis ardens — a tutto il mondo. A ciò ottenere dal cielo i Nostri e i vostri voti si levano a Dio. Nella preghiera è tutto il Nostro lume e la forza Nostra; nella preghiera è pure la vostra brama e l'amorosa vostra speranza. Con tali sentimenti diamo a voi e a tutti coloro, per i quali l'avete richiesta, compagna della via e della vita, l'Apostolica Benedizione.

Questa benedizione desideriamo, nelle circostanze attuali, che avanti ogni cosa implori la pace: la pace d'Italia, la pace d'Europa, la pace del mondo. All'ammirabile Pontefice, di cui oggi abbiamo qui con voi rievocato la cara e santa memoria, l'intima angoscia per lo scoppiare della guerra spezzò il cuore, quasi che egli avesse previsto e presentito tutti gli orrori e le stragi del conflitto mondiale. Per la pace il suo Successore, Benedetto XV di f. m., sospirò, parlò, pregò, invocò quella moderazione negli animi ch'è oblio della lotta nella concordia delle nazioni. Per la pace il Nostro immediato Predecessore Pio XI, la cui veneranda figura in questo momento sta viva innanzi agli occhi del Nostro spirito insieme con quella di Pio X, fece a Dio, or è quasi un anno, con atto paterno che commosse il mondo, l'offerta della sua vita. Nell'ora presente, che rinnova acuta l'ansia e la trepidazione dei cuori, Noi stessi, fin dal primo giorno del Nostro Pontificato, abbiamo tentato e fatto quanto era nelle Nostre forze per allontanare il pericolo della guerra e per cooperare al conseguimento di una solida pace, fondata sulla giustizia e che salvaguardi la libertà e l'onore dei popoli. Abbiamo anzi, nei limiti del possibile e per quanto Ce lo consentivano i doveri del Nostro Apostolico ministero, riposti indietro altri compiti e altre preoccupazioni che gravavano l'animo Nostro; Ci siamo imposte prudenti riserve, affine di non renderCi da nessuna parte più difficile o impossibile l'operare a pro della pace, consci di tutto quello che in questo campo dovevamo e dobbiamo ai figli della Chiesa cattolica e a tutta l'umanità.

Noi non vogliamo, né Ci dà il cuore neanche ora di rinunziare alla speranza che i sensi di moderazione e di obiettività valgano ad evitare un conflitto, che secondo ogni previsione supererebbe anche il passato in distruzioni e rovine materiali e spirituali. Noi non cessiamo di confidare che i Reggitori dei popoli nell'ora della decisione rifuggiranno dall'assumere la indicibile responsabilità di un appello alla forza.

Ma sopra tutte le umane speranze riposte nel fondo della bontà e nei lumi della sapienza degli uomini, il Nostro sguardo si leva all'Onnipotente, al Padre delle misericordie e al Dio di ogni consolazione. Da Lui, nelle cui mani sono i cuori al pari che le menti dei Governanti, vogliamo, — uniti in questa memoranda giornata con voi, Venerabili Fratelli e diletti Figli, con tutti i cattolici della terra e avendo altresì presenti nella preghiera tante anime di buona volontà che pur vivono fuori della Chiesa e parimenti aspirano alla pace — vogliamo nuovamente implorare che, nella sua infinita bontà e misericordia verso il genere umano, ponga fine alla guerra, dove ora imperversa, e tutti benignamente preservi dal flagello di nuovi e più immani conflitti sanguinosi. Sopra questo mondo inquieto e turbato come mare in tempesta faccia Dio apparire e risplendere l'iride della calma, della pace e dell'operosa concordia fra i popoli e le nazioni; e con raddoppiato fervore non cessi di innalzarsi a Lui la istante supplica: Da pacem, Domine, in diebus nostris!


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, I,
  Primo anno di Pontificato, 2 marzo 1939 - 1° marzo 1940, pp. 295-301
  Tipografia Poliglotta Vaticana


Fraternamente CaterinaLD

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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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