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DALLE PREDICHE DI SAN GREGORIO MAGNO PAPA (A.D.535/540)

Ultimo Aggiornamento: 17/03/2016 19:11
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01/08/2014 22:56
 
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TESTI E MASSIME DI GREGORIO MAGNO PAPA

 
"E' una regola del discorso profetico descrivere dapprima la persona, il tempo e il luogo, e poi iniziare ad esporre i misteri della profezia (usus propheticae locutionis est prius personam, tempus locumque describat, et postmodum prophetiae incipiat); e cioè, al fine di manifestare più solidamentre la verità, il profeta prima si preoccupa di fissare la radice della storia, e soltanto in un secondo momento mette in luce, mediante i segni e le allegorie, i frutti dello spirito (ad veritatem solidius ostendendam, ante historiae radicem figat, et post fructus spiritus per signa et allegorias proferat)".
 
(Omelie su Ezechiene, I, II, 1. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 113).
 
L'interpretazione del testo biblico non può mai prescindere dal suo significato storico-letterale. E tuttavia, trattandosi di un <discorso profetico>, esso  contiene sempre, inevitabilmente, anche dei <misteri> ai quali si può accedere soltanto riferendosi a <simboli> e <allegorie>. E proprio di queste seconde particolari strade della conoscenza sarà maestro impareggiabile Gregorio Magno.


"Osserviamo quanto sia grande la delicatezza del comportamento divino. Infatti il Signore si adira contro  il suo popolo e tuttavia non dà mai sfogo a tutta la sua ira (sic iratus est populo suo Dominus, ut tamen non omnimodo irasceretur)...Il modo di agire della misericordia divina è poi tale che con un solo e medesimo avvenimento punisce gli uomini carnali e concede agli spirituali di crescere nella virtù (ex una eademque re, ex qua carnalibus dat flagellum, ex ea spiritalibus virtuti praestet incrementum). Purificando quelli con la tribolazione, stimola questi, associati ai tribolati, a meritare di più. Essa manifesta la sua ira verso i trasgressori, ma non senza consolare i loro cuori con la compagnia dei giusti; se essa li abbandonasse completamente nessuno, dopo la colpa, ritornerebbe al perdono. Perciò essa respinge trattenendo, e trattiene respingendo, quando abbandona alla tribolazione quelli che ama insieme con quelli che giudica meritevoli di castigo (tenendo igitur repellit, et repellendo tenet, quando cum his quos diiudicat simul in tribulationem mittit quos amat). Chi mai sarebbe in grado di apprezzare sentimenti di sì squisita bontà? Il Signore non lascia infatti impunite le colpe del suo popolo, e tuttavia non respinge mai del tutto da sé chi si è reso colpevole (et culpas populi Dominus sine vindicta non deserit, et tamen delinquentem populum a se funditus non repellit)".
 
 (Omelie su Ezechiele, I, I, 18. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 109).
Testi come questo fanno capire molto bene il perché Gregorio Magno mantenesse un atteggiamento molto diverso da tanti altri suoi contemporanei nei confronti del popolo di Israele. La sua attenzione nei confronti di Israele non era dunque tattica diplomatica o politica, ma era semplicemente frutto di una profondissima penetrazione teologica e spirituale della misericordiua di Dio.
 
 
" Bisogna anche sapere che qualche volta i santi profeti (aliquando prophetae sancti), quando vengono consultati, per la loro grande abitudine a profetare, esprimono alcune opinioni personali (quaedam ex suo spiritu proferunt), che possono essere attribuite allo spirito di profezia; ma siccome sono santi, appena corretti dallo Spirito santo, ascoltano da lui la verità e rimproverano se stessi per aver detto cose non vere (quia sancti sunt, per santum Spiritum citius correcti, ab eo quae vera sunt audiunt, et semetipsos quia falsa dixerint reprehendunt)...Tra i veri e i falsi profeti c'è questa differenza, che i veri profeti se qualche volta parlano di propria testa, ammaestrati dallo Spirito santo, correggono nella mente dei fedeli quanto di men vero hanno detto (prophetae veri si quid aliquando per suum spiritum dicunt, hoc ab auditorum mentibus per sanctum Spiritum eruditi citius corrigunt). Mentre i falsi profeti, esprimono cose false e, estranei come sono allo Spirito santo, persistono nello loro falsità" (Prophetae autem falsi et falsa denuntiant, et alieni a sancto Spiritu in sua falsitate perdurant)".
 
(Omelie su Ezechiele I, I, 16.17. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 107).



"Qualche volta lo spirito di profezia viene meno ai profeti, perché riconoscano appunto che è un dono averlo (cum hoc non habent, se hunc agnoscant ex dono habere quod habent)... 
La voce della salmodia (vox psalmodiae), quando è ben disposto il cuore (cum per intentionem cordis agitur), prepara però al Signore onnipotente la via al cuore (ad cor iter paratur). E' lui che infonde infatti nello spirito ben disposto o i misteri della profezia, oppure la grazia della compunzione (ut intentae menti vel prophetiae mysteria vel compunctionis gratiam infundat)...
Il sacrificio di lode (in sacrificio laudis) diventa così via per scoprire Gesù, appunto perché, mentre con la salmodia nasce la compunzione, si apre nel cuore la via che permette di arrivare a Gesù (dum per psalmodiam compunctio effunditur, via nobis in corde fit per quam ad Iesum in fine pervenitur)...
Infatti quando cantiamo apriamo la strada a lui perché venga nel nostro cuore e vi accenda il fuoco dell' amore per lui (cui dum cantamus, iter facimus ut ad nostrum cor veniat et sui nos amoris accendat)".

(Omelie su Ezechiele I,I, 15. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 105-106).
Testi come questi lasciano intravedere in Gregorio i primi segni di un'esperienza mistica che caratterizza di fatto moltissimo la personalità di questo Papa che non ha voluto mai rinunziare alla sua vocazione di monaco.


"La finalità specifica della profezia non è quella di predire il futuro, ma di rivelare cose nascoste (Prophetia dicitur, non quia praedicit ventura, sed quia prodit occulta)...Può succedere che un evento futuro venga occultato appunto nel tempo futuro, e che un pensiero del presente venga tenuto invece nascosto nel segreto del cuore (Ventura etenim res occultatur in futuro tempore, praesens autem cogitatio absconditur in latenti corde). Si parla poi di profezia del presente anche quando una qualsiasi cosa è nascosta non nel cuore, ma in qualche luogo ignoto, così da poter essere svelata soltanto per mezzo dello spirito. (Est etiam prophetia praesens cum res quaelibet non per animum, sed per absentem locum tegitur, quae tamen per spiritum denudatur)".
 
(Omelie su Ezechiele, I, I, 1. Città Nuova Editrice, Roma 1992, pp. 93-95).
 
La precisazione su cosa  intenda Gregorio per <profezia> va tenuta presente, perché permette di capire tante altre cose sul suo pensiero teologico e spirituale.



AL CARISSIMO FRATELLO MARINIANO VESCOVO

"Quando nel tuo affetto mi chiedesti di inviarti le mie Omelie sul Profeta Ezechiele, perché volevi leggerle, ritenni molto sconveniente che bevesse acqua appena potabile uno come te che, a quanto mi risulta, è solito dissetarsi alle acque limpide e profonde dei torrenti dei santi padri Ambrogio e Agostino (valde in congruum credidi ut aquam despicabilem hauriret quem constat de beatorum patrum Ambosii atque Augustini torrentibus profunda ac perspicua fluenta assidue bibere). Considerando però che spesso in mezzo alle delizie di ogni giorno possono riuscire gustosi anche i cibi meno prelibati, ho deciso di inviare queste umili pagine a chi è abituato a leggere cose sublimi, così che, quasi nauseato  da un cibo grossolano, ritorni con maggiore avidità al banchetto dei cibi più squisiti (dum cogito quod saepe inter cotidianas delicias etiam viliores cibi suaviter sapiunt, transmisi minima legenti potiora, ut, dum cibus grossior velut pro fastidio sumitur, ad subtiliores epulas avidius redeatur)".
 
 ( Prefazione a Omelie su Ezechiele/1, Libro primo. Città Nuova Edtrice, Roma 1992, p.91).




"Non bisogna negare la benevolenza ai fratelli che si pentono e si convertono a salutari consigli, perché non sembri che nel cuore dei vescovi abbia più potere la colpa che la carità (Resipiscentibus fratribus et ad salubre se consilium convertentibus non est neganda benignitas, ne plus in episcoporum mentibus culpa videatur posse quam caritas)". 


(Lettere XIV, 13. Città Nuova Editrice, Roma 1999, p. 341).









Omelia di san Gregorio Papa

Omelia 33 sul Vangelo

Quando rifletto alla penitenza di Maria Maddalena, mi sento più voglia di piangere che di parlare. E chi, pur avendo un cuore di pietra non si commuoverà alle lacrime di questa peccatrice fino a imitarne il pentimento? Ella considerò ciò che aveva fatto, e non volle ritardare ciò che le rimaneva a fare. Entrò tra i commensali, andò senz'essere invitata, e durante il pasto offrì lo spettacolo delle sue lacrime. Osservate qual dolore la consuma, mentre non arrossisce di piangere e ciò in mezzo a un festino.
Questa donna, che Luca chiama peccatrice e Giovanni chiama Maria, noi crediamo essere quella Maria da cui, per testimonianza di Marco, furono scacciati sette demoni. E che indicano questi sette demoni, se non tutti i vizi? Come i sette giorni della settimana designano tutto il corso del tempo, così il numero sette figura assai bene l'universalità. Maria ebbe dunque in sé sette demoni, perciò fu ripiena di tutti i vizi.
Ma perché vide d'un colpo le macchie della sua turpitudine, ella corse subito a purificarsi al fonte della misericordia, senza arrossire davanti agli invitati. E siccome si vergognava grandissimamente dentro di sé, così non curò per nulla la confusione esterna. Che ammiriamo noi dunque, o fratelli? Maria che va, o il Signore che la riceve? Dirò, ch'egli la riceve o che l'attira? Ma dirò meglio che l'attira e riceve insieme: perché è certo lui che l'attira internamente colla sua misericordia, e che l'accoglie esternamente colla sua dolcezza.





[Modificato da Caterina63 17/03/2016 19:11]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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