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Novembre: Festa liturgica di Tutti i Santi e dei Nostri cari Defunti (2)

Ultimo Aggiornamento: 13/11/2017 14:48
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01/11/2015 18:48
 
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SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI


PAPA FRANCESCO


ANGELUS


Piazza San Pietro
Domenica, 1° novembre 2015

[Multimedia]



 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e buona festa!

Nella celebrazione di oggi, festa di Tutti i Santi, sentiamo particolarmente viva la realtà della comunione dei santi, la nostra grande famiglia, formata da tutti i membri della Chiesa, sia quanti siamo ancora pellegrini sulla terra, sia quelli – immensamente di più – che già l’hanno lasciata e sono andati al Cielo. Siamo tutti uniti, e questo si chiama “comunione dei santi”, cioè la comunità di tutti i battezzati.

Nella liturgia, il Libro dell’Apocalisse richiama una caratteristica essenziale dei santi e dice così: essi sono persone che appartengono totalmente a Dio. Li presenta come una moltitudine immensa di “eletti”, vestiti di bianco e segnati dal “sigillo di Dio” (cfr 7,2-4.9-14). Mediante quest’ultimo particolare, con linguaggio allegorico viene sottolineato che i santi appartengono a Dio in modo pieno ed esclusivo, sono sua proprietà. E che cosa significa portare il sigillo di Dio nella propria vita e nella propria persona? Ce lo dice ancora l’apostolo Giovanni: significa che in Gesù Cristo siamo diventati veramente figli di Dio (cfr 1 Gv 3,1-3).

Siamo consapevoli di questo grande dono? Tutti siamo figli di Dio! Ci ricordiamo che nel Battesimo abbiamo ricevuto il “sigillo” del nostro Padre celeste e siamo diventati suoi figli? Per dirlo in un modo semplice: portiamo il cognome di Dio, il nostro cognome è Dio, perchè siamo figli di Dio. Qui sta la radice della vocazione alla santità! E i santi che oggi ricordiamo sono proprio coloro che hanno vissuto nella grazia del loro Battesimo, hanno conservato integro il “sigillo” comportandosi da figli di Dio, cercando di imitare Gesù; e ora hanno raggiunto la meta, perché finalmente “vedono Dio così come egli è”.

Una seconda caratteristica propria dei santi è che sono esempi da imitare. Facciamo attenzione: non soltanto quelli canonizzati, ma i santi, per così dire, “della porta accanto”, che, con la grazia di Dio, si sono sforzati di praticare il Vangelo nell’ordinarietà della loro vita. Di questi santi ne abbiamo incontrati anche noi; forse ne abbiamo avuto qualcuno in famiglia, oppure tra gli amici e i conoscenti. Dobbiamo essere loro grati, e soprattutto dobbiamo essere grati a Dio che ce li ha donati, che ce li ha messi vicino, come esempi vivi e contagiosi del modo di vivere e di morire nella fedeltà al Signore Gesù e al suo Vangelo. Quanta gente buona abbiamo conosciuto e conosciamo, e noi diciamo: “Ma questa persona è un santo!”, lo diciamo, ci viene spontaneo. Questi sono i santi della porta accanto, quelli non canonizzati ma che vivono con noi.

Imitare i loro gesti d’amore e di misericordia è un po’ come perpetuare la loro presenza in questo mondo. E in effetti quei gesti evangelici sono gli unici che resistono alla distruzione della morte: un atto di tenerezza, un aiuto generoso, un tempo passato ad ascoltare, una visita, una parola buona, un sorriso... Ai nostri occhi questi gesti possono sembrare insignificanti, ma agli occhi di Dio sono eterni, perché l’amore e la compassione sono più forti della morte.

La Vergine Maria, Regina di Tutti i Santi, ci aiuti a fidarci di più della grazia di Dio, per camminare con slancio sulla via della santità. Alla nostra Madre affidiamo il nostro impegno quotidiano, e La preghiamo anche per i nostri cari defunti, nell’intima speranza di ritrovarci un giorno, tutti insieme, nella comunione gloriosa del Cielo.


APPELLO

Cari fratelli e sorelle,

i dolorosi episodi che in questi ultimi giorni hanno inasprito la delicata situazione della Repubblica Centrafricana, suscitano nel mio animo viva preoccupazione. Faccio appello alle parti coinvolte affinché si ponga fine a questo ciclo di violenze. Sono spiritualmente vicino ai Padri comboniani della parrocchia Nostra Signora di Fatima in Bangui, che accolgono numerosi sfollati. Esprimo la mia solidarietà alla Chiesa, alle altre confessioni religiose e all’intera nazione Centrafricana, così duramente provate mentre compiono ogni sforzo per superare le divisioni e riprendere il cammino della pace. Per manifestare la vicinanza orante di tutta la Chiesa a questa Nazione così afflitta e tormentata ed esortare tutti i centroafricani ad essere sempre più testimoni di misericordia e di riconciliazione, domenica 29 novembre ho in animo di aprire la porta santa della cattedrale di Bangui, durante il Viaggio apostolico che spero di poter realizzare in quella Nazione.


Dopo l'Angelus:

Ieri, a Frascati, è stata proclamata Beata Madre Teresa Casini, fondatrice delle Suore Oblate del Sacro Cuore di Gesù. Donna contemplativa e missionaria, ha fatto della sua vita un’oblazione di preghiera e di carità concreta a sostegno dei sacerdoti. Ringraziamo il Signore per la sua testimonianza.

Saluto tutti voi pellegrini, provenienti dall’Italia e da tanti Paesi; in particolare, quelli della Malesia e di Valencia (Spagna).

Saluto i partecipanti alla Corsa dei Santi e alla Marcia dei Santi, promosse rispettivamente dalla Fondazione “Don Bosco nel mondo” e dall’Associazione “Famiglia Piccola Chiesa”. Apprezzo queste manifestazioni che offrono una dimensione di festa popolare alla celebrazione di Tutti i Santi. Saluto inoltre la Corale di San Cataldo, i ragazzi di Ruvo di Puglia e quelli di Papanice.

Oggi pomeriggio mi recherò al Cimitero del Verano, dove celebrerò la Santa Messa in suffragio dei defunti. Visitando il principale cimitero di Roma, mi unisco spiritualmente a quanti in questi giorni vanno a pregare presso le tombe dei loro cari, in ogni parte del mondo.

A tutti auguro pace e serenità nella compagnia spirituale dei Santi. Buona domenica e per favore, non dimenticate di pregare per me.








ATTENZIONE: CLICCARE QUI PER UNA RACCOLTA INTEGRALE DI TUTTO IL MAGISTERO DI BENEDETTO XVI SUL 1° NOVEMBRE E LA COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI




Le Indulgenze per i Defunti

Dall’1° all’8 Novembre i fedeli possono lucrare ogni giorno un’Indulgenza plenaria applicabile alle anime del Purgatorio:

 

 Da 1° all’8: alle solite condizioni, visita ad un cimitero pregando per i defunti.

  • il 2 Novembre: alle solite condizioni, visita ad una chiesa, recitando un Pater e unCredo.

Solite condizioni:

1. essere distaccati da ogni peccato, anche veniale,

2. confessione,

3. comunione sacramentale,

4. preghiera (per esempio un Pater e un Ave) secondo le intenzioni del Sommo Pontefice (che sono: l’esaltazione della Chiesa, la propagazione della fede, l’estirpazione dell’eresia, la conversione dei peccatori, la concordia tra i principi cristiani).

- Conviene fare la comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice il giorno stesso. Tuttavia le condizione 2, 3 e 4 possono essere adempiute alcuni giorni prima o dopo.

- La comunione e la preghiera, secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, si devono fare per ogni indulgenza.

- Se manca una delle condizioni, l’indulgenza sarà solamente parziale.

     


UN PROFESSORE UNIVERSITARIO CONDANNATO ALL'INFERNO.
Prof. Sorbona, Parigi, Francia, + 1082.

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L’episodio, riguardante Raimondo Diocrés, ed oggi contestato dagli studiosi, fu inserito, alla fine del XIII secolo, da un certosino di Meyriat nella stesura dell a cronaca “Laudemus”, uno dei più antichi racconti agiografici pervenutoci 
e successivamente ripreso dalla “Vita antiquior” del 1300 circa, che fa parte della cronaca dei primi cinque priori della Gran Certosa, e dall’opera di Heinrich Egher von Kalkar “Ortus et decursus Ordinis Cartusiensis” del 1398. Esso riveste una fondamentale importanza, poiché la tradizione agiografica 
ne ha fatto la “vera causa” del ritiro di San Bruno nella solitudine dell’eremo ove fondò 
la Certosa a Serra San Bruno in Calabria, luogo di custodia dellle Reliquie del corpo del Santo.

Don Giuseppe Tomaselli nel suo libretto intitolato “L'inferno c'è”, racconta un fatto spaventoso, una storia che ha dell’incredibile… ma davvero non c’è più alcuna speranza quando si giunge all’inferno! E strano a dirsi, non è Dio che ci manda in questo luogo di pena senza ritorno, ma la volontà umana!

Un fatto sconvolgente è avvenuto alla presenza di migliaia di testimoni gente comune ma anche facoltosi dottori e un gruppo di eruditi facoltosi.

Quanto bene possa fare il pensiero dell’inferno, ce lo dice quanto è avvenuto ai funerali di un famoso maestro della Sorbona di Parigi, Raimondo Diocré alla sua morte avvenuta 
in Parigi nel 1082. L’episodio, clamoroso, fu, 
al dire di P. Tomaselli, riportato dai Bollandisti ed analizzato rigorosamente in tutti i suoi particolari.

Ecco cosa accadde: alla morte del professore, avvenuta a Parigi, si prepararono solenni funerali nella Chiesa di NotreDame. Vi parteciparono professori e uomini di cultura, autorità ecclesiastiche e civili, discepoli del defunto e fedeli di ogni ceto.

La salma, collocata al centro della navata centrale, era coperta da un semplice velo. Si iniziò a recitare l’ufficio dei defunti.

Arrivati alle parole: “Responde mihi: Quantas habeo iniquitates et peccata… “, si udì una voce sepolcrale uscire da sotto il velo: «Per giusto giudizio di Dio sono stato accusato!».

Con sgomento si tolse il velo, ma la salma era ferma e immobile. Si riprese l’ufficiatura interrotta fra il turbamento generale. Arrivati allo stesso versetto di prima, il cadavere si alzò a vista di tutti e gridò: «Per giusto giudizio di Dio sono stato giudicato!».

Spavento e terrore si impadronirono di tutti. Alcuni medici si avvicinarono alla salma ripiombata in piena immobilità, ma constatarono che il professore era veramente morto.

A questo punto non si ebbe il coraggio di continuare il funerale, rimandando tutto all’indomani. Le autorità ecclesiastiche non sapevano cosa fare: alcuni dicevano che era dannato e non si poteva pregare per lui; altri invece dicevano che ancora non c’era la certezza della dannazione, pur essendo stato accusato e giudicato.

Il Vescovo ordinò che si riprendesse a recitare l’ufficio dei morti.

Ma al famoso versetto nuovamente il cadavere si alzò e gridò:

«Per giusto giudizio di Dio sono stato condannato all’inferno per sempre!».

Non c’erano più dubbi: il defunto era dannato. Il funerale cessò e si credette bene di non seppellire la salma nel cimitero comune. Tra i presenti c’era un certo Brunone, discepolo e ammiratore di Diocré, che rimase profondamente scosso da quanto accaduto. Pur essendo già un buon cristiano, risolvette di abbandonare tutto e darsi alla penitenza.

Con lui, altri presero la stessa decisione. Brunone divenne il fondatore dell’Ordine dei Certosini o Trappisti, ordine tra i più rigorosi della Chiesa Cattolica.

A Serra San Bruno, in Calabria, vi è il monastero fatto costruire proprio da San Bruno ove sono sepolti, tra gli altri, non pochi uomini illustri che hanno lasciato tutto per dedicarsi interamente alla preghiera, al lavoro, all’aspra penitenza e al più rigoroso silenzio. Questi uomini, seguendo le orme del fondatore, al pensiero dell’inferno, perseverano nella vita di mortificazione per guadagnarsi il paradiso.



DA LEGGERE ATTENTAMENTE..."MI AVETE LASCIATA IN PURGATORIO!..."

Il 3 febbraio 1944, moriva una vecchietta, prossima agli ottant’anni. Era mia madre. Potei contemplare il suo cadavere nella Cappella del Cimitero, prima della sepoltura. Da Sacerdote allora pensai: Tu, o donna, da quanto io posso giudicare, non hai mai violato gravemente un solo comandamento di Dio! – E riandai col pensiero alla sua vita.

In realtà mia madre era di grande esemplarità e devo a lei in gran parte la mia vocazione sacerdotale. Ogni giorno andava a Messa, anche nella vecchiaia, con la corona dei suoi figli. La Comunione era quotidiana.


Mai tralasciava il Rosario. Caritatevole, sino a perdere un occhio mentre compiva un atto di squisita carità verso una povera donna. Uniformata ai voleri di Dio, tanto da chiedermi quando mio padre era disteso cadavere in casa: “Che cosa posso dire a Gesù in questi momenti per fargli piacere?” Ripeta: “Signore, sia fatta la tua volontà!”

Sul letto di morte ricevette gli ultimi Sacramenti con viva fede. Poche ore prima di spirare, soffrendo troppo, ripeteva: “Oh Gesù, vorrei pregarti di diminuire le mie sofferenze. Però non voglio oppormi ai tuoi voleri; fa’ la tua volontà!” Così moriva quella donna che mi portò al mondo.

Basandomi sul concetto della Divina Giustizia, poco curandomi degli elogi che potessero fare i conoscenti e gli stessi Sacerdoti, intensificai i suffragi. Gran numero di Sante Messe, abbondante carità ed, ovunque predicavo, esortavo i fedeli ad offrire Comunioni, preghiere ed opere buone in suffragio.

Iddio permise che la mamma apparisse. Ho studiato ed ho fatto approfondire la questione a bravi Teologi e si è concluso: E’ stata una vera apparizione!

Da due anni e mezzo mia madre era morta. Ecco all’improvviso apparire nella stanza, sotto sembianze umane. Era triste assai.

- Mi avete lasciata nel Purgatorio!…

- Sinora in Purgatorio siete stata?

- E ci sono ancora!… L’anima mia è circondata di oscurità e non posso vedere la Luce, che è Dio!… Sono alla soglia del Paradiso, vicino al gaudio eterno, e spasimo del desiderio di entrarvi; ma non posso! Quante volte ho detto: Se i miei figli conoscessero il mio terribile tormento, ah!, come verrebbero in mio aiuto!…

- E perchè non veniste prima ad avvisare?

- Non era in mio potere.

- Ancora non avete visto il Signore?

- Appena spirata, ho visto Dio, ma non in tutta la sua luce.

- Cosa possiamo fare per liberarvi subito?

- Ho bisogno di una sola Messa. Iddio mi ha permesso di venirla a chiedere.

- Appena entrate in Paradiso, ritornate a darne notizia!

- Se il Signore lo permetterà!… Che Luce… che splendore!… – Così dicendo si dileguò la visione.

Si celebrarono due Messe e dopo un giorno riapparve, dicendo: “Sono entrata in Paradiso!”

Dopo quanto ho esposto, dico a me stesso: Una vita esemplarmente cristiana, una grande quantità di suffragi… e due anni e mezzo di Purgatorio!… Altro che i giudizi degli uomini!

[Brano tratto da "I nostri morti - La casa di tutti", di Don Giuseppe Tomaselli]



[Modificato da Caterina63 08/11/2017 00:30]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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