Veniamo così alla provocazione finale: papa-latria
Che cosa si intende?
Essendo un termine dal conio moderno e nuovo, associato ad un comportamento più dei fedeli che dall'esercizio del Pontefice, ricordiamo che lo stiamo usando in senso provocatorio e non certo quale affermazione di una nuova realtà oggettiva.
C'è un paradosso: papa-latria è un termine usato oggi contro quei cattolici "papisti" (ma nel senso corretto come indicato da San Pio X) che cercano di difendere l'autorità del Pontefice legittimamente regnante che, pontificando contro una certa deriva etica e morale, vengono accusati di non avere il coraggio di opporsi al Magistero Pontificio e difendere la legittima democrazia che dovrebbe entrare - secondo loro - nella Chiesa e porre fine a degli obblighi morali dettati dalle dottrine intramontabili.
Perché lo definiamo un paradosso?
Perché in realtà esiste una papa-latria oggi, ma non appartiene a chi è davvero "papista", bensì appartiene a quella schiera di cattolici che, navigando contro i Dieci Comandamenti e contro l'etica e la morale insegnata dalla Chiesa, quindi dai Pontefici, davanti all'opinione pubblica stanno sì con il Papa ma solo se è "simpatico, buono, bravo e bello", insomma ci troviamo davanti al "culto della persona" del Pontefice, a seconda delle simpatie ma senza obbedire alle dottrine, senza ascoltarlo nel Magistero, oppure estrapolando singole frasi e strumentalizzandone i contenuti disseminano cambiamenti dottrinali in suo nome, attribuendo il tutto al Papa.
Questa è la vera papa-latria.
Facciamo qualche esempio concreto.
Il Papa parla della povertà. C'è stata una eco assordante quando Papa Francesco ha detto come primo Discorso ai giornalisti: quanto vorrei una Chiesa povera!
In un momento la frase del Papa ha fatto il giro del mondo attribuendogli, tuttavia, una interpretazione contro la Chiesa stessa a riguardo (solito esempio trito e ritrito) degli accessori liturgici, le Basiliche con i loro contenuti come se bastasse, per risolvere la crisi della povertà, vendendo un patrimonio che non è affatto vendibile in quanto senza prezzo, e che se vendibile chi dovrebbe essere l'acquirente? Un museo, un privato, uno Stato?
Qui si è scatenata la vera papa-latria: simpatia alla massima centrifuga per il Papa che finalmente "spoglierà la Chiesa e venderà tutti i suoi ori"....
Ma quando Papa Francesco ha detto nella prima Messa con i Cardinali le seguenti parole: "Quando non si confessa Gesù Cristo..... “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio.... camminare, edificare, confessare Gesù Cristo Crocifisso"... queste parole non hanno avuto la stessa eco, non sono state assimilate da questi cattolici effetti da papa-latria.
Parole completamente ignorante e sepolte.
Il vero "papista" vive invece di queste espressioni e sa perfettamente che confessare Gesù Cristo Crocifisso significa anche vivere di quella povertà che non è affatto lo spogliarsi esteriormente, o andare in giro a spogliare la Sposa di Cristo di accessori che non gli appartengono, ma "spogliarsi internamente" - morire a sé stessi - per poi arrivare, per chi può, a quella perfezione che sta nel "vendere tutto quello che hai, darlo ai poveri, e poi seguire il Signore" ossia consacrarsi a Lui (Mt.19,21), vivere di Lui, per Lui e con Lui.
Vendi quello che hai, vendi ciò che è in tuo possesso, e non "vendi ciò che non ti appartiene".
Il Papa stesso non potrebbe vendere affatto nulla di ciò che è dentro le Basiliche (tanto per fare un esempio) a disposizione per il servizio liturgico perché non è "un suo possesso" ma ne è il custode con tutta la dottrina che questi apparati comportano. La vera Chiesa povera sta nella sobrietà di vita delle sue Membra, questo ha sempre insegnato la dottrina della Chiesa, questo è stato sempre l'esempio concreto di molti Santi e Beati, Sacerdoti e Vescovi.
Passiamo ad un altro esempio eclatante: Giovanni Paolo II baciò il Corano.
Ci è lecito criticare il gesto rimanendo onestamente "papisti", senza scontrarsi con l'accusa di "saperne più del Papa"?
Sì!
La papa-latria la esercitò chi applaudì quel gesto attribuendo al Papa stesso intenzioni certamente mai sfiorate. Si applaudì il gesto dimenticando lo scandalo che questo gesto ha prodotto dal momento che nel Corano non è solo contenuto la negazione dell'Incarnazione divina del Figlio di Dio e la negazione della Morte di Gesù sulla Croce e persino la negazione della Sua Risurrezione, ma c'è proprio scritta ed impartita la condanna ai fedeli cristiani che non faranno abiura della dottrina della Chiesa sulla realtà di Dio stesso.
Nel momento in cui non ci è possibile venire a conoscenza delle intenzioni assunte dal Pontefice e le eventuali "giustificazioni" socio-politiche di quel momento storico, abbiamo tuttavia il dovere di affermare senza esitazione che quel gesto in sé stesso provocò grave scandalo e seminò una gravissima confusione all'interno del gregge molto del quale, imbevuto di mediatica papi-latria, finì per affermare che il Papa aveva decretato con quel gesto che "tutte le religioni sono uguali".
Il vero "papista" invece, fu colui che pur condannando il gesto in sé non esitò a far celebrare Messe di riparazioni, rimase accanto al Papa soffrendo per quel bacio ad un testo che condanna i cristiani e che nega la Santissima Trinità.
Vogliamo portare un ultimo esempio perché proviene da una penna molto più importante e credibile della nostra, dal cardinale Giacomo Biffi dal suo libro "Memorie di un cardinale italiano".
In questo libro il cardinale mette a nudo alcune leggerezze messe in atto da Giovanni XXIII attraverso alcune sue affermazioni, quindi muove delle critiche costruttive.
Mette a nudo l'episodio che anticipava il famoso "Mea culpa" di Giovanni Paolo II al quale il cardinale stesso racconta di come gli avesse fatto presente delle lacune e delle ambiguità contenute in alcune espressioni del testo.
Infine dedica una Lettera aperta al futuro Papa che non era ancora stato eletto, e che poté leggere proprio in Conclave dal quale uscì Benedetto XVI nel 2005.
Fra le "cose che avrebbe voluto dire al futuro Papa", disse questo:
"Vorrei dire al futuro papa che faccia attenzione a tutti i problemi. Ma prima e più ancora si renda conto dello stato di confusione, di disorientamento, di smarrimento che affligge in questi anni il popolo di Dio, e soprattutto affligge i 'piccoli'. Qualche giorno fa ho ascoltato alla televisione una suora anziana e devota che così rispondeva all’intervistatore: 'Questo papa, che è morto, è stato grande soprattutto perché ci ha insegnato che tutte le religioni sono uguali'. Non so se Giovanni Paolo II avrebbe molto gradito un elogio come questo...."
Lampante il riferimento alla prima riunione interreligiosa di Assisi in pieno fetore sincretista dal quale lo stesso Ratzinger prese le distanze correggendo per una futura partecipazione corretta una volta diventato Papa.
Eccolo un vero "papista", quella suora portata nell'esempio del cardinale invece è, chiaramente, una affetta da papa-latria.
Potremmo accennare all'uso anche del termine "papa-crazia", usato da molti cattolici progressisti che vorrebbero così un Pontefice democratico, ossia umano, e non legato al suo ruolo nell'infallibilità petrina e associato alla famosa "collegialità", ma alla fine sarebbe lo stesso della papa-latria.
Potremmo anche dire che credevamo che certa papa-latria avesse raggiunto il suo culmine con il Pontificato di Giovanni Paolo II, ma probabilmente, in questo, ci eravamo sbagliati.
Noi siamo certi che il Pontificato di Papa Francesco riserverà moltissime sorprese ai cattolici progressisti, non sorprese a loro favorevoli, ma non escludiamo un eccesso di papa-latria ancora maggiore al suo Predecessore beatificato che a quanto pare è stato già eclissato dai Media.
Vogliamo restare piuttosto fedeli al termine "papisti" così come lo intendevano san Pio X e san Giovanni Bosco ed anche l'umile frate san Pio da Pietralcina che in fatto di obbedienza al Papa, ma al tempo stesso anche di critica a certo sistema curiale, ha ancora molto da insegnare.
Una volta un santo Sacerdote ci disse: "... in fondo le membra della Chiesa dovrebbero o potrebbero somigliare un pò le Guardie Svizzere: queste sono persone che si arruolano in modo del tutto volontario non solo per mantenere viva una tradizione nata nel sangue, ma soprattutto perché credono in quello che fanno e lo svolgono egregiamente. Forse ogni battezzato cattolico dovrebbe avere nel cuore un sentimento tanto vivo come quello che anima l'arruolamento di queste persone per la tutela della libertà del Papa, una libertà di cui nessuno mai parla, mentre ognuno difende la propria".
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Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)