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Con Maria verso il trionfo del Suo Cuore Immacolato

Ultimo Aggiornamento: 11/07/2018 22:03
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01/01/2018 02:08
 
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 dopo aver meditato con voi per l'anno: Centenario di Fatima 1917-2017 con Maria Santissima preghiere e meditazioni

apriamo una nuova sezione di meditazioni e riflessioni....


LA SOLENNITA' DI MARIA MADRE DI DIO

“Verginità feconda”, così attiri i cristiani ai frutti di Bene

ECCLESIA 01-01-2018

Oggi è la grande festa di Maria Madre di Dio, ma la prevalenza del capodanno e la giornata mondiale della pace, ne offuscano la solennità. Se si aggiunge che “Madre di Dio” suona malissimo, per ebrei e musulmani verso i quali bisogna evitare ciò che crea contrasto. Invece bisogna liberare questa luce dalle nebbie che l'avvolgono. Partendo proprio dal concetto di verginità feconda, senza la quale la Chiesa smette di attirare nuovi credenti, le chiese si svuotano, le vocazioni diminuiscono e la denatalità cresce.

Il 1° gennaio dovrebbe essere una grande festa: Maria Madre di Dio. In realtà altri fattori contribuiscono ad oscurare la centralità dell’indicazione liturgica: i pochi anni trascorsi dal suo ripristino, frutto della riforma postconciliare, insufficienti per dare vita a una tradizione popolare; la prevalenza del capodanno; la tematica della pace, di cui il 1° gennaio è giornata mondiale a partire dal 1967 su iniziativa di Paolo VI. Se si aggiunge che “Madre di Dio” suona male, anzi malissimo, per ebrei e musulmani verso i quali bisogna evitare ciò che crea contrasto, il gioco è fatto e Maria Madre di Dio quasi sparisce.

Cerchiamo invece di liberare questa luce dalle tante nebbie che l’avvolgono facendoci aiutare dalla storia, dal catechismo, dalla liturgia, dalla vocazione di cristiani nel nostro “oggi”.

  UNA STORIA DI SPOSTAMENTI E UNA CONSUETUDINE RECENTE

Dopo il Concilio di Efeso del 431, che dichiarò ortodossa la locuzione “Maria Madre di Dio”, nacque la relativa celebrazione liturgica prima in oriente, poi a Milano la domenica precedente il Natale, poi in Spagna. La celebrazione è documentata a Roma nella seconda metà del secolo VI, ma nei libri liturgici convive con il formulario di una messa penitenziale precedente «Ad prohibendum ad idolis / Per non contaminarsi con gli idoli», cioè con i bagordi paganeggianti del capodanno che, in antico previsto a marzo, era stato spostato a gennaio.

Poi i bagordi di capodanno si attenuarono e una celebrazione dell’ottava di Natale prese il sopravvento. Un libro liturgico del sec. VII (Gelasiano) ha una Messa con un Prefazio che menziona la Madonna e, caso raro, si rivolge direttamente a lei dicendo: «Allatta, o madre, il nostro cibo, allatta il pane che viene dal cielo, posto nella mangiatoia come cibo dei pii giumenti», cioè dei fedeli. Le espressioni sono prese quasi di sana pianta dal Sermone 369,1 di sant’Agostino, il quale, subito prima e subito dopo queste parole introduce il tema del parto verginale: «C’è ancora di che ammirare: chi lo ha generato è madre ed è vergine (...). Allatta, o madre, Colui che ti ha fatto tale da poter farsi lui stesso in te; che, concepito, ti ha dato il dono della fecondità e nato non ti tolse l’onore della verginità». E qui risuona già la tematica completa della nostra celebrazione.

Tuttavia per complesse ragioni, dal secolo XI l’attenzione si spostò sulla Circoncisione di Gesù Cristo e questo è il titolo della celebrazione nel Messale tridentino di san Pio V del 1570 (ma non della edizione ultima del 1962, che si limita alla “Ottava della Natività del Signore”). Per contraccolpo, una celebrazione della “Maternità della beata Vergine Maria” collocata all’11 ottobre fu introdotta da Pio XI nel 1931, XV° centenario del Concilio di Efeso.

L’attuale riforma liturgica postconciliare ha soppresso la festa dell’11 ottobre e rimodellato la celebrazione del 1° gennaio come “Solennità di Maria Santa Genitrice di Dio”.

Invece la liturgia ambrosiana è rimasta come prima: ciò che i cattolici “romani” celebrano oggi è collocato alla sesta domenica di Avvento, cioè alla domenica prima di Natale, e oggi è semplicemente l’Ottavo giorno del Natale del Signore, dove la presenza di Maria è più discreta e dove il Prefazio, che dà il tono alla celebrazione, è centrato sul tema della Circoncisione. Questa scelta, se da una parte è una perla di varietà liturgica, dall’altra in Italia - e in Italia Milano... conta! - non favorisce di certo il consolidarsi di una tradizione del 1° gennaio dedicato alla Madre di Dio.

LA LUCE DEL CATECHISMO

Nelle Scritture del Nuovo Testamento Maria è nominata come Madre (ovviamente di Gesù e talvolta con aggiunto il nome di Maria) (Mt 1,18; 2.11.13-4.20-21; 12,46-50; 13,55; Mc 3,31-35; Lc 2,34.48.51; 8,19-21; Gv 2,5.12: 6,42: 19,25-27). Con più precisione si parla di Madre di Gesù (con san Giuseppe: Lc 2,33; solo Maria: Gv 2,1.3; At 1,14). Elisabetta nel mistero della Visitazione collega discretamente il titolo alla sfera divina con l’espressione Madre del mio Signore (Lc 1,43). Per concludere poi con una espressione misteriosa che evoca molto di più di una semplice figura femminile: Donna (Gv 2,4; 19,26; Gal 4,4). Essendo queste espressioni nelle Scritture, è superfluo precisare che sono esatte e convenienti.

Molto presto però nella tradizione cristiana si affermò il titolo di “Madre/Genitrice di Dio” e a seguito della polemica/eresia nestoriana si volle proibire questo titolo prescrivendo di doversi limitare ai titoli sopra riportati del NT. Il CCC 495, citando il Concilio di Efeso del 431, dichiara invece che Gesù Cristo è veramente figlio di Maria «secondo la carne», per cui «Maria è veramente Madre di Dio (Theotokos)».

Il Concilio di Efeso spiega che dicendo Maria “Madre di Dio” non si intende che abbia generato il Verbo nell’eternità e nella natura divina, ma che il Verbo eterno trasse da Maria un corpo perfetto e dotato di anima intelligente, il quale non fu generato solo come corpo ma come corpo “personale” dell’unica persona di Cristo (D 251). Al di là delle sottigliezze, ancora oggi nessuno dice che “Caterina è madre del corpo di Mario”, ma si dice semplicemente che “Caterina è madre di Mario”, cioè della persona che ha un corpo.

Il CCC integra l’esposizione della fede spiegando che Maria fu ed è non solo vergine (496-498), ma “sempre vergine”, quindi anche nel parto e dopo il parto (499).

Sviluppando poi il rapporto con l’Incarnazione, come Gesù si fece uomo per la Redenzione degli uomini, così Maria ha una «maternità spirituale» che si estende a tutti gli uomini, alla cui nascita e formazione in Cristo «ella coopera con amore di madre» (CCC 501).

LA PREGHIERA DELLA FEDE E LA GRAZIA DELLA LITURGIA

Il Vangelo di oggi ha quasi due fuochi: Maria che presenta Gesù (con san Giuseppe) e custodisce nel cuore il mistero, poi l’imposizione del nome a Gesù.

Anche se il Messale italiano parla della «divina Maternità di Maria», il testo latino non usa mai questa espressione, ma preferisce invitarci alla preghiera ricordando la «santa Genitrice di Dio / santa Genitrice del tuo Figlio / santa Partoriente», unita alla dono e alla gloria della verginità: «la beata sempre vergine Maria Genitrice del tuo Figlio / la verginità feconda di Maria beata». Soprattutto l’ultima espressione “verginità feconda” (Colletta, per miracolo tradotta alla lettera!) è preziosa e ci ritorneremo.

Preghiamo con gioia perché da Maria abbiamo ricevuto l’autore della vita e speriamo di sperimentarne l’intercessione (Colletta); con lei nella celebrazione gustiamo “le primizie e i compimenti della grazia” (Messale italiano: le primizie del tuo amore misericordioso) (Sulle offerte); infine speriamo di gustare un giorno la gioia senza fine con lei che veneriamo “Genitrice del Figlio tuo” (Messale italiano: madre del Cristo) “e Madre della Chiesa” (Dopo la comunione).

E con quest’ultimo titolo la liturgia riprende lo sviluppo conciliare da Maria Madre di Dio e di Cristo sino a Maria Madre della Chiesa, proclamata tale da Paolo VI in pieno concilio Vaticano II il 21 novembre 1964, in un giorno che, nei rispettivi diari, mons. Pericle Felici segretario del Concilio valutò “trionfo del Papa e della Madonna”, mentre il teologo Congar se ne dolse per la “pessima impressione” degli osservatori circa “quest’ultimo gesto”, solidarizzando con Culmann secondo il quale “ci vorranno due generazioni per cancellare e far dimenticare questo”...

IL NOSTRO OGGI

Anzitutto “Madre di Dio” è un linguaggio al quale non dobbiamo rinunciare per accondiscendere chi ha difficoltà nel dialogo interreligioso. Spiegata secondo le precisazioni di Efeso e del CCC, l’espressione non dice ciò per cui ebrei, musulmani e altri dovrebbero scandalizzarsi. Anche perché in fondo la difficoltà è legata al mistero dell’Incarnazione, al coesistere della natura divina e umana all’interno dell’unica persona di Cristo. Si tratta anche di coltivare la stima del linguaggio della tradizione, che non spiega il mistero, ma permette di esprimerlo in comunione con quanti ci hanno preceduto e di viverlo correttamente.

La storia della celebrazione ha mostrato che la ricostituzione della solennità odierna è recente, per cui lo sforzo del cristiano è di accoglierla, viverla sempre meglio di anno in anno, generando a poco a poco una nuova consuetudine, che è un modo di... attuare il Concilio! Non si tratta di dimenticare il capodanno, al quale si può riferire la prima lettura della Messa, ma di porre la Madre di Dio al di sopra di esso e come suo orientamento.

L’espressione “verginità feconda” usata dalla liturgia, va ben oltre la liturgia e interpella la vita di oggi perché la cultura mondana - e dei cristiani mondanizzati - sta perdendo proprio la verginità e la fecondità, nonché la loro connessione. Chiaro che non si tratta di ripetere il miracolo di un parto verginale, ma di perseguire alcuni valori o stili. Anzitutto nella Chiesa ci devono essere vergini e celibi insieme a sposi consacrati da una grazia sacramentale per realizzare tutto il mistero di Cristo, dalla creazione alla redenzione. Poi ognuno e la Chiesa tutta deve conservare la verginità della fede, senza contaminarsi con il mondo e le sue dottrine, se vuole essere feconda. Ognuno infine deve conservare la castità del proprio corpo e nella propria condizione per produrre buoni frutti di vita cristiana e anche umana. Quando questi legami con la verginità vengono rescissi, cessa la fecondità: senza dottrina “vergine” e sana, senza rifuggire dai compromessi con il mondo, senza la pratica di una vita casta nella propria condizione, la Chiesa smette di attirare nuovi credenti, le chiese si svuotano, le vocazioni diminuiscono, la denatalità cresce..: è l’infecondità! All’inizio del nuovo anno Maria invece ci orienta verso una “verginità feconda”.

La preghiera infine: “Madre di Dio” entra nell’Ave Maria quando dal saluto e dalla lode si passa alla richiesta. Ma attenzione: entra non come “mamma”, ma come “madre”, che è qualcosa di più nobile e che arricchisce un semplice rapporto confidenziale. Dobbiamo abituarci a rivolgerci a Maria anche con l’amoroso rispetto al quale ci induce il titolo di “Madre di Dio”.

UN COLPO DI CODA FINALE... MILANESE

Nel Messale ambrosiano di oggi l’orazione Dopo la comunione è sconcertante: «O Dio forte ed eterno, tu non vuoi che i convitati alla tua mensa indulgano alle orge sfrenate del demonio; dona dunque al tuo popolo di perdere ogni gusto per i piaceri che danno la morte e di volgersi con animo puro al banchetto della vita senza fine». In latino le orge sfrenate sono un “diabolico convito” opposto alla “mensa celeste”. Ahimè, non è la solita Chiesa bacchettona postridentina e ottocentesca che se la prende con la gioia innocente del capodanno: l’orazione è il residuo della tematica di quella antica messa del periodo patristico “per non contaminarsi con gli idoli” nella festa di capodanno.

E prima ancora di questa orazione, sant’Agostino nel Sermone 198,2 di inizio d’anno così parlava ai suoi fedeli: «I pagani si scambiano le strenne: voi fate le elemosine. I pagani sono richiamati da canti lussuriosi: voi lasciatevi richiamare dalle Scritture. I pagani corrono al teatro: voi correte alla chiesa. I pagani si ubriacano: voi digiunate». Oggi si direbbe che un atteggiamento del genere tende a costruire un’umanità dentro l’umanità, che non è condivisivo, che invece di costruire ponti alza steccati ecc. Comunque chi ci crede (e con un po’ di moderazione) può tenerne conto. Non oggi, quando ormai la festa è quasi passata, ma il prossimo 31 dicembre.


 


 

SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO
LI GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

CAPPELLA PAPALE

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica Vaticana
Lunedì, 1° gennaio 2018

[Multimedia]


 

L’anno si apre nel nome della Madre di Dio. Madre di Dio è il titolo più importante della Madonna. Ma una domanda potrebbe sorgere: perché diciamo Madre di Dio e non Madre di Gesù? Alcuni, in passato, chiesero di limitarsi a questo, ma la Chiesa ha affermato: Maria è Madre di Dio. Dobbiamo essere grati perché in queste parole è racchiusa una verità splendida su Dio e su di noi. E cioè che, da quando il Signore si è incarnato in Maria, da allora e per sempre, porta la nostra umanità attaccata addosso. Non c’è più Dio senza uomo: la carne che Gesù ha preso dalla Madre è sua anche ora e lo sarà per sempre. Dire Madre di Dio ci ricorda questo: Dio è vicino all’umanità come un bimbo alla madre che lo porta in grembo.

La parola madre (mater), rimanda anche alla parola materia. Nella sua Madre, il Dio del cielo, il Dio infinito si è fatto piccolo, si è fatto materia, per essere non solo con noi, ma anche come noi. Ecco il miracolo, ecco la novità: l’uomo non è più solo; mai più orfano, è per sempre figlio. L’anno si apre con questa novità. E noi la proclamiamo così, dicendo: Madre di Dio! È la gioia di sapere che la nostra solitudine è vinta. È la bellezza di saperci figli amati, di sapere che questa nostra infanzia non ci potrà mai essere tolta. È specchiarci nel Dio fragile e bambino in braccio alla Madre e vedere che l’umanità è cara e sacra al Signore. Perciò, servire la vita umana è servire Dio e ogni vita, da quella nel grembo della madre a quella anziana, sofferente e malata, a quella scomoda e persino ripugnante, va accolta, amata e aiutata.

Lasciamoci ora guidare dal Vangelo di oggi. Della Madre di Dio si dice una sola frase: «Custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Custodiva. Semplicemente custodiva. Maria non parla: il Vangelo non riporta neanche una sua parola in tutto il racconto del Natale. Anche in questo la Madre è unita al Figlio: Gesù è infante, cioè “senza parola”. Lui, il Verbo, la Parola di Dio che «molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato» (Eb 1,1), ora, nella «pienezza del tempo» (Gal 4,4), è muto. Il Dio davanti a cui si tace è un bimbo che non parla. La sua maestà è senza parole, il suo mistero di amore si svela nella piccolezza. Questa piccolezza silenziosa è il linguaggio della sua regalità. La Madre si associa al Figlio e custodisce nel silenzio.

E il silenzio ci dice che anche noi, se vogliamo custodirci, abbiamo bisogno di silenzio. Abbiamo bisogno di rimanere in silenzio guardando il presepe. Perché davanti al presepe ci riscopriamo amati, assaporiamo il senso genuino della vita. E guardando in silenzio, lasciamo che Gesù parli al nostro cuore: che la sua piccolezza smonti la nostra superbia, che la sua povertà disturbi le nostre fastosità, che la sua tenerezza smuova il nostro cuore insensibile. Ritagliare ogni giorno un momento di silenzio con Dio è custodire la nostra anima; è custodire la nostra libertà dalle banalità corrosive del consumo e dagli stordimenti della pubblicità, dal dilagare di parole vuote e dalle onde travolgenti delle chiacchiere e del clamore.

Maria custodiva, prosegue il Vangelo, tutte queste cosemeditandole. Quali erano queste cose? Erano gioie e dolori: da una parte la nascita di Gesù, l’amore di Giuseppe, la visita dei pastori, quella notte di luce. Ma dall’altra: un futuro incerto, la mancanza di una casa, «perché per loro non c’era posto nell’alloggio» (Lc 2,7); la desolazione del rifiuto; la delusione di aver dovuto far nascere Gesù in una stalla. Speranze e angosce, luce e tenebra: tutte queste cose popolavano il cuore di Maria. E lei, che cosa ha fatto? Le ha meditate, cioè le ha passate in rassegna con Dio nel suo cuore. Niente ha tenuto per sé, niente ha rinchiuso nella solitudine o affogato nell’amarezza, tutto ha portato a Dio. Così ha custodito. Affidando si custodisce: non lasciando la vita in preda alla paura, allo sconforto o alla superstizione, non chiudendosi o cercando di dimenticare, ma facendo di tutto un dialogo con Dio. E Dio che ci ha a cuore, viene ad abitare le nostre vite.

Ecco i segreti della Madre di Dio: custodire nel silenzio e portare a Dio. Ciò avveniva, conclude il Vangelo, nel suo cuore. Il cuore invita a guardare al centro della persona, degli affetti, della vita. Anche noi, cristiani in cammino, all’inizio dell’anno sentiamo il bisogno di ripartire dal centro, di lasciare alle spalle i fardelli del passato e di ricominciare da ciò che conta. Ecco oggi davanti a noi il punto di partenza: la Madre di Dio. Perché Maria è come Dio ci vuole, come vuole la sua Chiesa: Madre tenera, umile, povera di cose e ricca di amore, libera dal peccato, unita a Gesù, che custodisce Dio nel cuore e il prossimo nella vita. Per ripartire, guardiamo alla Madre. Nel suo cuore batte il cuore della Chiesa. Per andare avanti, ci dice la festa di oggi, occorre tornare indietro: ricominciare dal presepe, dalla Madre che tiene in braccio Dio.

La devozione a Maria non è galateo spirituale, è un’esigenza della vita cristiana. Guardando alla Madre siamo incoraggiati a lasciare tante zavorre inutili e a ritrovare ciò che conta. Il dono della Madre, il dono di ogni madre e di ogni donna è tanto prezioso per la Chiesa, che è madre e donna. E mentre l’uomo spesso astrae, afferma e impone idee, la donna, la madre, sa custodire, collegare nel cuore, vivificare. Perché la fede non si riduca solo a idea o a dottrina, abbiamo bisogno, tutti, di un cuore di madre, che sappia custodire la tenerezza di Dio e ascoltare i palpiti dell’uomo. La Madre, firma d’autore di Dio sull’umanità, custodisca quest’anno e porti la pace di suo Figlio nei cuori, nei nostri cuori, e nel mondo. E come figli, semplicemente, vi invito a salutarla oggi con il saluto dei cristiani di Efeso, davanti ai loro vescovi: “Santa Madre di Dio!”. Diciamo, tre volte, dal cuore, tutti insieme, guardandola [rivolto alla statua esposta accanto all’altare]: “Santa Madre di Dio!”.

     


[Modificato da Caterina63 01/01/2018 12:09]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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10/01/2018 19:54
 
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  Un sacerdote risponde


Alcune domande sulla Comunione in ginocchio, sul partecipare due volte al giorno all'Eucaristia e sull'efficacia delle preghiere di Santa Brigida


Quesito


Caro padre Angelo,
Ti ringrazio prima di tutto per le preghiere in passato! Hanno aiutato molto. Noi preghiamo sempre per te, ogni giorno ti ricordiamo nelle intenzioni di lodi e vespri.
Avevo un paio di quesiti, spero possano trovare risposta!
1) La comunione in ginocchio - io ho questa abitudine in quanto qui in Inghilterra molti si comunicano inginocchiati, ma ora che stiamo per tornare in Italia mi e' capitato di parlare con alcune suore e loro ci hanno definiti estremisti? E dicono che non bisogna farlo. Per me e' un atto di umilta' e di riconoscere quanto miseri siamo in confronto al Figlio di Dio fatto pane. Il mio direttore spirituale, Padre Domenico, qui in Inghilterra ne è a favore e mi ha detto ''pensa se veramente chiunque si comunicasse vedesse Gesu' nell'Eucaristia, sarebbero in piedi con le mani protese o prostrati faccia a terra in adorazione? non ci vedo nulla di male, anzi e' una cosa gradita a Dio. non preoccuparti di cosa pensano gli altri se criticano e' perche' sanno che anche loro dovrebbero farlo e non lo fanno'' che cosa ne pensa? dovrei smettere? qui in Italia non ho mai visto nessuno comunicarsi in ginocchio e le poche volte che siamo stati in vacanza parecchi giovani ci hanno chiesto il motivo stupiti.

2) due Messe al giorno. Quando posso vado a Messa due volte al giorno. Lo faccio con grande fede e riverenza chiedendo al Signore di avere la forza di continuare a tirare avanti nello stress di questi ultimi mesi dove ho così tanto da fare ed il tempo non basta mai. E sento questa grande forza e pace che scende nel mio cuore e dura per parecchie ore. Solitamente vado al mattino, in pausa al lavoro, e porto poi mia moglie alla sera in quanto lei non guida. Io non credo sia sbagliato perché è una comunione che il mio cuore anela e di cui riconosco i frutti santificanti nella mia vita, ma mia moglie dice che alcuni sacerdoti lo sconsigliano. Ma so che dalla dottrina della chiesa è approvato! 

3) le quindici orazioni di Santa Brigida. Le sto recitando da oramai sette mesi. Una delle promesse è il raggiungimento del primo grado di perfezione. Ho cercato di leggere su internet ma non si trova quasi nulla se non un criptico riferimento al terzo grado di perfezione nei diari di Santa Faustina. Se guardo indietro non posso non riconoscere il valore santificante e purificante che queste orazioni assieme alla Comunione quotidiana e a due/tre ore di Adorazione settimanale hanno avuto nella mia vita. Quando ho iniziato ero una persona diversa, la mia fede rispetto ad ora era molto superficiale. Per fare un esempio, prima odiavo il mercoledì e venerdì dove per iniziativa di mia moglie non si mangiava né carne né si beveva alcool. Ora aspetto con impazienza quei due giorni dove digiuno a pane ed acqua! E non è un digiuno che mi pesa ma che vivo con gioia! E moltissimi altri esempi. Come interpreta lei questo ''primo grado di perfezione''?

Noi abbiamo iniziato il percorso di verifica vocazionale con la comunità Papa Giovanni XXIII e a breve torneremo in Italia perché il Signore ci ha chiaramente chiamato lì. Se c'è tempo prega per noi!

Sei sempre nelle mie preghiere, che il Signore ti mantenga forte nel fisico e nella fede.
Andrea


Risposta del sacerdote

Caro Andrea,
1. sulla santa Comunione: se ti è agevole e non è di intralcio al succedersi delle persone davanti al sacerdote, falla pure in ginocchio.
È un bel segno di adorazione.
Di recente alcuni giovani capitati nella nostra Chiesa hanno fatto la Santa Comunione in ginocchio. È stato edificante.
Altri prima di fare la Santa Comunione hanno fatto la genuflessione e poi l’hanno ricevuta in bocca.
Si fa presto a notare la differenza tra costoro e quelli che la prendono al volo con una mano e introducono la particola in bocca mentre si sono già girati per tornare al loro posto.
In Inghilterra si è conservato l’uso di farla in ginocchio perché gli anglicani continuano a farla in ginocchio.

2. Mi dispiace per l’espressione uscita dalla bocca della Suora. Probabilmente anche lei l’avrà ricevuta per tanti anni in ginocchio e in bocca. Non so era allora poteva essere definita estremista.
In ogni caso, non c’è estremismo nel dare lode e adorazione a Nostro Signore. È sempre troppo poco quello che facciamo nei confronti di quello che si merita.
Pertanto il consiglio che ti do: cerca di essere edificante davanti a tutti e di portare tutti sempre verso il meglio.

3. Mi dici poi che partecipi due volte alla Messa ogni giorno.
Anche su questo punto non posso non lodarti, visto che ne hai la possibilità.
San Tommaso ogni mattina celebrava la Messa e subito dopo la serviva al suo segretario.
Quindi anche lui partecipava all’Eucaristia due volte  ogni giorno, anche se la seconda volta non faceva la Santa Comunione, perché a quei tempi non si poteva ripetere.
È presumibile che partecipasse ad una terza Messa perché ogni giorno c’era anche la Messa conventuale alla quale tutti i frati (eccetto i dispensati) dovevano partecipare.

4. D’altra parte per te si tratta di un vero nutrimento. 
Mi dici che senti una grande forza e pace che scende nel tuo cuore e dura per parecchie ore.
Non c’è motivo dunque di privarti di Cristo, pane vivo disceso dal Cielo per portare vita nel cuore degli uomini.
Alcuni sacerdoti possono sconsigliare questa duplice partecipazione  all’Eucaristia perché temono che venga meno il fervore.
Ma per te non è così.
Pertanto vai avanti in questo modo, che è santificante e pieno di frutti per te e per tutti coloro che porti con te nel tuo cuore.

5. Per le orazioni di santa Brigida: certamente sono belle preghiere.
Alcuni le fanno perché ne hanno letto gli effetti.
Ma su questo è necessario essere cauti. La Chiesa ha sempre negato certi automatismi.
L’efficacia delle preghiere non dipende dalle parole, ma dalla devozione e dalla carità verso Dio e vero il prossimo. In altre parole, dipende dall’animo purificato e dall’animo pieno di amore e di ogni virtù.

6. Non interrogarti per vedere a quale grado di perfezione ti trovi.
Se vai avanti nella vita spirituale ti senti sempre più peccatore e sempre più indegno.
Man mano che entra la luce, si vede ancor di più la polvere e si vedono anche le ragnatele, piccole o grandi che siano.
Cerca di essere sempre distaccato da tutto ciò che ti può separare poco o tanto dal Signore.
E sforzati di amare sempre di più il Signore.
Il grado di perfezione lascialo giudicare al sacerdote: e non già per sapere a che punto sei, ma perché ti sappia guidare secondo le tue necessità.
Anche nel caso che ti dicesse che sei a buon punto, se stai camminando bene ti sentirai sempre indegno e concluderai dicendo che il sacerdote purtroppo ti conosce troppo poco.

Ti ringrazio per le preghiere e volentieri ti porto nelle mie.
Ti auguro ogni bene soprattutto nelle tue opere e ti benedico. 
Padre Angelo

p.s.: per le 15 Ave Maria della Milizia Angelica la protezione è permanente. E se le dicessi al termine della giornata hanno valore retroattivo

 

Gentilissimo padre Angelo buongiorno.
Le volevo chiedere: a cosa si riferisce S. Paolo quando, nella lettera ai Romani dice: “sono persuaso che né morte né vita….possa separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù nostro Signore”? 
Intende al nostro amore per Dio o al fatto che, nonostante tutto, Dio non smetterà mai di amarci?
Grazie mille e buona giornata.
Daniele

 

Caro Daniele,
1. la carità è un amore vicendevole.
È un amore vicendevole infuso da Dio nei nostri cuori, per cui siamo spinti ad amarlo e a ricevere il suo amore.
San Tommaso dice che la carità è un’amicizia con Dio: “La carità non dice soltanto amore di Dio, ma una certa amicizia verso di lui; amicizia che aggiunge all’amore un riamarsi scambievole, con una comunicazione reciproca” (Somma teologica, I-II, 65, 5).

2. È chiaro che da parte di Dio quest’amicizia non viene meno perché “perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!” (Rm11,29).

3. Ma non viene meno neanche da parte nostra, a meno che noi non lo vogliamo.
Pertanto, per quanto grandi possano essere le prove e le tentazioni della vita, è sempre possibile conservare la carità.
E con la carità è sempre possibile conservare la grazia.

4. Anzi, secondo San Tommaso il minimo grado di grazia è sufficiente a resistere a qualunque concupiscenza.
Ciò significa che decidere di fare una cosa per amore di Dio, per quanto debole sia il nostro amore per Lui, è un’energia sempre potente.
Anzi è un’energia più potente di qualunque tentazione o concupiscenza.

5. Ecco che cosa San Tommaso dice precisamente:
“Perché la grazia anche se minima è capace di resistere a qualunque concupiscenza e di meritare la vita eterna” (Somma teologica, III, 62, 3, ad 6).
E ancora: “Perché, la più piccola grazia basta per resistere a qualunque concupiscenza e per evitare ogni peccato mortale che si commette trasgredendo i comandamenti della legge: infatti un minimo di carità basta ad amare Dio più di quanto la cupidigia non ami «migliaia di pezzi d'oro e d'argento»” (Somma teologica, III, 70, 4).

Ti auguro di conservare sempre in te quest’energia soprannaturale “capace di resistere a qualunque concupiscenza e di meritare la vita eterna”.
E per questo ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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SULLE TRACCE DI MARIA/ 25

Tutto è cominciato a Parigi, in Rue du Bac
ECCLESIA 08-11-2015

L'altare del Santuario di Nostra Signora della Medaglia Miracolosa di rue du Bac a Parigi

La traccia Mariana ci porta ancora una volta in Fancia, terra benedetta da numerose apparizioni mariane: La Salette, nel 1846, Lourdes, nel 1858, Pellevoisin, nel 1876... Andiamo dunque in Francia e nello specifico a Parigi, in Rue du Bac, per le apparizioni occorse nel 1830 a Caterina Labouré, in seguito alle quali la santa fece coniare la famosissima “Medaglia Miracolosa” che è oggi diffusa in tutto il mondo, segno dell’amore e della fiducia nella Madonna nutriti da milioni di fedeli di ogni lingua, razza e nazione.

Prima di presentare i fatti, desidero premettere una nota relativa al significato delle apparizioni di Rue du Bac – così vengono solitamente indicate – nell’economia delle apparizioni mariane moderne. Intendo cioè riferirmi a quanto detto da Jean Guitton, grande intellettuale cattolico e Accademico di Francia, che proprio nel suo studio sulla Medaglia Miracolosa ebbe a definire gli eventi di Rue du Bac come l’inizio di un percorso di manifestazioni mariane sempre più frequenti e intense nel mondo, esordio di un ciclo di apparizioni della Madonna volte a mettere in guardia l’umanità dai piani di Satana, intenzionato a distruggere il pianeta sul quale viviamo e bramoso di condurre l’umanità alla dannazione eterna.  Quanto queste diaboliche intenzioni si siano tradotte in malvagi attacchi al mondo contemporaneo è sotto gli occhi di tutti: le guerre, i conflitti, ma anche gli odi e i rancori domestici, senza parlare poi della crisi della famiglia, della perdita dei valori, del dilagare dell’aborto e dell’eutanasia... insomma, uno scenario drammatico in cui davvero si scorge l’azione del Nemico, del Diavolo, scatenato come non mai. 

 

Ecco: Rue du Bac anticipa proprio questo attacco del Demonio al mondo, rivelando però che il mondo stesso è sotto la protezione della Madonna, di Colei che schiaccia la testa al Serpente. La Madonna è dunque venuta, da Rue du Bac in avanti, sulla terra, per mettere in guardia gli uomini dal rischio che essi vanno correndo ed esortandoli a ritornare a Dio. E quanto più si avvicina il culmine di questo attacco e lo scatenamento della battaglia decisiva, tanto più la Madonna si premura di apparire agli uomini e di far risuonare il suo materno invito alla conversione e ad abbandonarci fiduciosi in Lei per poter, guidati da Lei, vincere il Demonio partecipando di quella vittoria, totale e definitiva, che Cristo già ha ottenuto con la sua Morte e Resurrezione.Questa chiave di lettura spiegherebbe dunque non solo l’importanza di Rue du Bac come inizio di questo provvidenziale disvelamento anticipato dei piani del Diavolo, ma giustificherebbe altresì il moltiplicarsi delle apparizioni mariane e dei messaggi della Madonna in questi ultimi tempi.

Dicevamo di Rue du Bac, dunque. Prima di entrare nel vivo delle apparizioni, desidero premettere alcune notizie in merito allo strumento di cui la Madonna si è servita per trasmettere il Suo messaggio. Anche in questo caso si tratta di una persona umile, semplice, tutta capace di mettersi nelle mani della Madonna e, tramite essa, lasciarsi usare a maggior gloria di Dio. Stiamo parlando di Zoe Labouré, poi diventata Suor Caterina. Nata in Borgogna (Francia) il 2 maggio 1806, era la nona di undici figli. La mamma Louise muore a 42 anni, quando Zoe ne ha solo dieci.Rimasta orfana, la piccola sviluppa però una interna devozione mariana, riconoscendo a poco a poco nella Madonna Colei che, persa ormai la madre terrena, poteva davvero esserle Mamma Celeste.  Appena la sorella maggiore entra in convento a Parigi, nella congregazione delle Figlie della Carità, Caterina – la indichiamo ormai con il nome, a tutti più familiare, che avrebbe poi assunto da religiosa – si trova a dover badare ai fratelli più piccoli e ad aiutare il papà, Pierre, nei lavori della fattoria. Nonostante la difficoltà di questa vita fatta di lavoro e povertà, Caterina non fa mai mancare la preghiera e in essa sviluppa il desiderio di seguire le orme della sorella maggiore. Vinte le resistenze del padre, che preferirebbe poter contare sul suo aiuto per badare alla casa, Caterina entra dunque nell’ordine delle Figlie della carità.

Diciamo dunque una parola su questa realtà religiosa. La Compagnia delle Figlie dellaCarità fu fondata nel 1633 da San Vincenzo de’ Paoli e, anche grazie all’aiuto di santa Luisa de Marillac, si è poi diffusa in tutto il mondo, fedele alla propria vocazione missionaria e allo spirito dei fondatori secondo i valori della umiltà, della carità e della semplicità. Le apparizioni di Rue du Bac hanno senz’altro contribuito a far conoscere ancor più nel mondo il carisma di questa famiglia religiosa che, diffusasi capillarmente nei cinque continenti, è oggi presente in oltre 90 Paesi, compresi quelli più poveri, per un totale di circa 20.000 Figlie della Carità. Nel 1830 Caterina entra dunque nel convento delle Figlie della Carità di Parigi, in Rue du Bac, presso il quale svolgerà il proprio noviziato. Sarà un periodo ricchissimo di grazie celesti, poichè già il 6 giugno 1830, non molto tempo dopo il suo ingresso, Gesù le appare durante la Santa Messa, come un Re Crocifisso, privo di ogni ornamento, dando inizio a una presenza divina che, per la sua frequenza, diventerà per Caterina davvero familiare, poichè durante l’anno noviziato elle potrà vedere Gesù ogni volta che entrerà nella cappella. 

Proprio in quell’anno di noviziato si svolgeranno le apparizioni che porteranno Caterina a far coniare, secondo le indicazioni della Madonna, la Medaglia Miracolosa, apparizioni di cui parleremo in dettaglio tra poco. Su questi prodigiosi eventi la veggente conserverà sempre il massimo riserbo, non rivelando ad alcuno, in obbedienza al proprio direttore spirituale, le grazie delle quali il Cielo l’aveva favorità nel corso della sua vita. Frattanto venivano distribuite oltre un milione di medaglie miracolose, contribuendo a un notevole rafforzamento della devozione mariana, anche in virtù di eclatanti conversioni e prodigiose guarigioni. Le apparizioni ricevono il riconoscimento da parte dell’arcivescovo di Parigi, nel 1836. Soltanto dopo la morte di Caterina Labouré le sue consorelle seppero che era stata lei a vedere la Madonna e a ricevere l’incarico di diffondere la devozione alla Medaglia Miracolosa. Dopo una vita di silenzio e umiltà, trascorsa in lunghi anni di servizio ai poveri di un ospizio della zona est di Parigi, Caterina muore il 31 dicembre 1876. Il corpo della veggente viene tumulato nella cripta posta sotto la chiesa del convento di Rue du Bac. Quando è stato riesumato, nel 1933, lo si è trovato incorrotto. Le sue spoglie sono oggi esposte nelle stessa cappella dove Caterina ebbe le apparizioni della Madonna, non lontano dall’urna che contiene il cuore del fondatore della congregazione, San Vincenzo de Paoli. Caterina Labouré è stata beatificata da Pio XI nel 1933 e canonizzata da Pio XII nel 1947. Al momento della sua morte, nel 1876, si contavano nel mondo oltre un miliardo di Medaglie Miracolose distribuite tra i fedeli.

Veniamo dunque alle apparizioni che sono accadute nel 1830. Abbiamo già avuto modo di dire come l’intero anno del noviziato sia segnato da eventi prodigiosi: durante la preghiera in cappella Caterina ha per ben tre volte la manifestazione del cuore di San Vincenzo de’ Paoli, il fondatore delle Figlie della carità, che le appare dapprima bianco, poi rosso e infine nero, alternando così i colori della pace, del fuoco e delle tenebre che avrebbero colpito la Francia. Questo è un particolare di non poco conto, che permette di ribadire come le numerose apparizioni mariane in Francia, che abbiamo poco prima ricordato, siano senz’altro una benedizione per quella terra, ma anche segno del grande bisogno di protezione celeste per quel Paese. Altre apparizioni, come già abbiamo ricordato, riguardano direttamente Gesù, che Caterina poteva vedere nella Eucaristia, aldilà delle specie del pane, tanto da poter affermare: “Ho visto Nostro Signore nel Santissimo Sacramento, durante tutto il tempo del mio seminario, tranne a volte durante le quali dubitavo”. Significativa questa ultima affermazione, come a dire che oltre a essere un dono del Cielo queste manifestazioni necessitavano della sincera e robusta fede nella reale presenza di Gesù nell’Eucaristia per poter avere luogo... Avessimo una fede simile anche noi ogni volta che ci avviciniamo all’Eucaristia, allora sì che potremmo riconoscere nel pane consacrato Gesù Cristo realmente presente!

La prima delle apparizioni che porteranno alla devozione della Medagla Miracolosa avviene nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1830, allorchè un angelo guida Caterina nella chiesa del noviziato, dove le appare la Madonna. È bellissimo poter seguire direttamente il racconto che di questa prima apparizione fece Caterina stessa, redigendone un resoconto nel 1834: «Alle undici e mezzo mi sento chiamare per nome: “Suor Labouré! Suor Labouré!” Svegliatami, guardo dalla parte da dove proveniva la voce, che era dal lato del passaggio del letto. Tiro la tenda e vedo un bambino vestito di bianco, dai quattro ai cinque anni, il quale mi dice: “Venite in cappella, la Santa Vergine vi aspetta”. Immediatamente mi viene da pensare: 2mi sentiranno!” Ma quel fanciullo mi risponde: “State tranquilla: sono le undici e mezzo e tutti dormono profondamente. Venite che vi aspetto”. Mi affrettai a vestirmi e seguii il bambino che era restato in piedi senza spingersi oltre la spalliera del letto.  Il fanciullo mi seguì - o meglio, io seguii lui dovunque passava - tenendosi sempre alla mia sinistra. I lumi erano accesi dappertutto dove noi passavamo, il che mi sorprendeva molto. Rimasi però assai più meravigliata all'ingresso della cappella, quando la porta si aprì, appena il bambino l'ebbe toccata con la punta di un dito. La meraviglia poi fu ancora più completa quando vidi tutte le candele e tutte le torce accese, come alla Messa di mezzanotte. Però non vedevo ancora la Madonna. Il bambino mi condusse nel presbiterio, accanto alla poltrona del Signor Direttore, dove io mi posi in ginocchio, mentre il bambino rimase tutto il tempo in piedi. Poiché mi sembrava che passasse molto tempo, ogni tanto guardavo per timore che le suore vegliatrici passassero dalla tribuna».

«Finalmente giunse il momento. Il fanciullino mi avvertì, dicendomi: “Ecco la SantaVergine, eccolala”. Sentii un rumore, come il fruscio di vesti di seta, venire dalla parte della tribuna, presso il quadro di San Giuseppe, e vidi la Santa Vergine che venne a posarsi sui gradini dell'altare dal lato del Vangelo. Era la Santa Vergine, ma a me sembrava Sant'Anna, solo il volto non era lo stesso. Io non ero certa se si trattasse della Madonna, ma il bambino mi disse “Ecco la Madonna!”. Dire ciò che provai in quel momento e ciò che succedeva in me, mi sarebbe impossibile. Mi sembrava di non riconoscere la Santa Vergine. Fu in quel momento che quel bambino mi parlò, ma non più con voce da bambino, ma come un uomo… Io, guardando la Santissima Vergine, spiccai allora un salto verso di Lei, ed inginocchiatami sui gradini dell'altare, appoggiai le mani sulle ginocchia della Santa Vergine. Quello fu il momento più dolce della mia vita. Dire tutto ciò che provai mi sarebbe impossibile. La Madonna mi spiegò come dovevo comportarmi col mio direttore e parecchie cose che non debbo dire. Mi insegnò il modo di regolarmi nelle mie pene e mostrandomi con la sinistra i piedi dell'altare, mi disse di andarmi a gettare ai piedi dell'altare ad espandervi il mio cuore, aggiungendo che là avrei ricevuto tutti i conforti di cui ho bisogno. (All’altare c’è Gesù e la Madonna rimanda sempre a Suo Figlio, NdR) La Madonna mi disse: “Figlia mia, il Buon Dio vuole incaricarvi di una missione. Essa sarà per voi fonte di molte pene, ma le supererete pensando che sono per la gloria del Buon Dio. Avrete la grazia; dite tutto quanto in voi succede, con semplicità e confidenza. Vedrete certe cose, sarete ispirata nelle vostre preghiere; riferitele a chi è incaricato di guidarvi”». 

(Senza voler rompere questa atmosfera d’incanto che si crea seguendo il raccontodirettamente dalle voce di Santa Caterina, vorrei sottolineare quanto sia bella l’estrema confidenza che lega la veggente alla Madonna: appena ella vede la Vergine, ecco che si butta alle sue ginocchia, con affetto e tenerezza verso quella Madre che così spesso era stata l’unico sostegno di lei, che era rimasta orfana di madre a soli dieci anni, come abbiamo visto. Proseguiamo ora con il resoconto di Caterina…). «Io allora chiesi alla Santa Vergine la spiegazione delle cose che mi erano state mostrate (Caterina si riferisce ad alcune visioni avute precedentemente). E la Madonna rispose: “I tempi sono cattivi. Gravi sciagure stanno per abbattersi sulla Francia. Il trono sarà rovesciato. Tutto il mondo sarà sconvolto da disgrazie d'ogni specie (la Santa Vergine, dicendo questo aveva l'aspetto molto addolorato). Ma venite ai piedi di questo altare. Qui le grazie saranno sparse sopra tutte le persone che le chiederanno con fiducia e fervore: grandi e piccoli. Figlia mia, io mi compiaccio di spandere le mie grazie sulla Comunità. Io l'amo molto, ma provo pena. Ci sono degli abusi: la regola non è osservata. Vi è una grande rilassatezza nelle due comunità. Dillo a colui che è incaricato di voi, benché non sia ancora superiore. Egli fra qualche tempo sarà incaricato in modo speciale della Comunità. Egli deve fare tutto il possibile per rimettere la regola in vigore, diteglielo da parte mia. Che egli vegli sulle cattive letture, sulla perdita di tempo e sulle visite. Quando la regola sarà rimessa in vigore, vi sarà una Comunità che verrà ad unirsi alla vostra.  Sopraggiungeranno grandi mali. Il pericolo sarà grande. Ma non temete, la protezione di Dio è sempre là in una maniera particolare e San Vincenzo proteggerà la Comunità. Io stessa sarò con voi, ho sempre vegliato su di voi. Vi accorderò molte grazie. Arriverà un momento in cui il pericolo sarà grande e tutto sembrerà perduto, ma io sarò con voi. Abbiate fiducia. Avrete prove evidenti della mia visita e della protezione di Dio e di quella di San Vincenzo sulle due Comunità”. 

“Ma non sarà lo stesso per le altre comunità. Ci saranno vittime (dicendo questo la Santa Vergine aveva le lacrime agli occhi). Ci saranno vittime nel clero di Parigi: l’Arcivescovo morirà (di nuovo la Madonna versò lacrime). Figlia mia, la Croce sarà disprezzata… Scorrerà il sangue. Apriranno di nuovo il costato di Nostro Signore… (Qui la Santa Vergine non poteva più parlare, un gran dolore le era dipinto sul volto). Figlia Mia …il mondo intero sarà nell'afflizione”. Quanto tempo restai con la Madonna, non saprei dirlo. Tutto quello che so è che se ne andò scomparendo come un ombra che svanisce, io mi accorsi solo di qualcosa che si spegneva, e poi solo un’ombra che si dirigeva verso la tribuna, dalla parte da cui era venuta. Alzatami dai gradini dell'altare, mi accorsi del bambino, là dove l'avevo lasciato, il quale mi disse ‘Se ne è andata!’. Rifacemmo la stessa strada, trovando sempre tutti i lumi accesi e avendo quel bambino sempre alla mia sinistra.  Credo che quel bambino fosse il mio angelo custode, resosi visibile per farmi vedere la Santa Vergine, perché io infatti l'avevo molto pregato di ottenermi un tal favore. Era vestito di bianco e portava con sé una luce miracolosa, ossia era sfolgorante di luce, dell'età dai quattro ai cinque anni. Tornata a letto, sentii suonare le due e non ripresi più sonno.»

Questa prima apparizione è molto intensa. Da una parte, le parole della Madonnacostituiscono un forte richiamo allo spirito e al carisma originari delle Figlie della carità per l’intera comunità di Caterina; dall’altra, si adombrano gravi sciagure sul futuro della Francia: nel luglio 1830 ha effettivamente luogo la rivoluzione di luglio che porta all’abdicazione di re Carlo X, costretto a fuggire in Inghilterra. Trascorsi alcuni anni all’insegna di rivendicazioni costituzionali avanzate dall’alte borghesia, si giungerà alle rivoluzioni del 1848 che insanguineranno l’Europa intera, fino alla proclamazione della Seconda Repubblica Francese che, dopo appena quattro anni, lascerà però spazio al Secondo Impero di Napoleone III (1852) che inaugurerà una politica dittatoriale e pesantemente lesiva della libertà religiosa e dei valori della fede cristiana. Questo per dire come il volto della battaglia che oppone Cristo al Demonio assuma i contorni, assai concreti, delle vicende storiche della Francia e della Europa di quel periodo. Nel settembre 1830 ha luogo la seconda apparizione e infine la terza, la più importante, il 27 novembre 1830. È questa la data che viene assunta come ricorrenza della memoria di tale ciclo di apparizioni. 

Suor Caterina si trova in meditazione, nella cappella, quando le appare dunque laMadonna, che la veggente stessa descrive così: «Stava in piedi, la sua veste era di seta e di color bianco aurora... Dal capo le scendeva un velo bianco sino ai piedi. Aveva i capelli spartiti e una specie di cuffia con un merletto di circa tre centimetri di larghezza, leggermente appoggiato sui capelli. Il viso era abbastanza scoperto; i piedi poggiavano sopra un globo, o meglio, sopra un mezzo globo, o almeno io non ne vidi che una metà. (In seguito Caterina dirà di aver visto anche un serpente di colore verdastro e chiazzato di giallo, sotto i piedi della Vergine, simbolo di quella inimicizia originaria di cui parla la Genesi, al cap. 3, laddove si dice della Donna che schiaccia la testa del serpente che le insidia il calcagno: proprio questa immagine si ripropone agli occhi di Caterina Labourè, che prosegue nella descrizione della Vergine Maria…). Le sue mani, elevate all'altezza della cintura, mantenevano in modo naturale un altro globo più piccolo che rappresentava l'universo. Ella aveva gli occhi rivolti al cielo e il suo volto diventò risplendente, mentre presentava il globo a Nostro Signore. Tutto ad un tratto le sue dita si ricoprirono di anelli, ornati di pietre preziose, le une più belle delle altre, le une più grosse e le altre più piccole, le quali gettavano dei raggi gli uni più belli degli altri, questi raggi partivano dalle pietre preziose; le più grosse mandavano raggi più grandi, e le più piccole raggi meno grandi, sicché tutta se ne riempiva la parte inferiore, e io non vedevo più i suoi piedi... Alcune pietre preziose non mandavano raggi… “Queste pietre che restano in ombra rappresentano le grazie che ci si dimentica di chiedermi’ mi disse la Vergine».

«Mentre io ero intenta a contemplarla, la Santissima Vergine abbassò gli occhi verso di me e intesi una voce che mi disse queste parole “Questo globo che vedete rappresenta tutto il mondo, in particolare la Francia ed ogni singola persona”... E la Vergine Santissima aggiunse ”Sono il simbolo delle grazie che io spargo sulle persone che me le domandano”. In quel momento… ecco formarsi intorno alla Santissima Vergine un quadro piuttosto ovale, sul quale in alto, a modo di semicerchio dalla mano destra alla sinistra di Maria, si leggevano queste parole scritte a lettere d'oro “O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi”. Allora si fece sentire una voce che mi disse: “Fate coniare una medaglia su questo modello. Tutte le persone che la porteranno riceveranno grandi grazie, specialmente portandola al collo; le grazie saranno abbondanti per le persone che la porteranno con fiducia”. All'istante mi parve che il quadro si voltasse e io vidi il rovescio della Medaglia. Vi era la lettera M (che sta per Maria, NdR) sormontata da una croce senza crocifisso che aveva come base la lettera I (che sta per “Iesus”, NdR) . Più sotto poi vi erano due cuori, uno circondato da spine, l'altro trapassato da una spada. Dodici stelle infine circondavano il tutto. Poi tutto scomparve, come qualcosa che si spegne, ed io sono rimasta ripiena non so di che, di buoni sentimenti, di gioia, di consolazione».

Nel dicembre 1830 ha luogo la quarta e ultima apparizione. Caterina si trova ancora nella cappella, durante la preghiera, e, dopo aver sentito un fruscio familiare, ecco apparire la Vergine Maria, ancora una volta nell’ambito della immagine della Medaglia Miracolosa già vista il 27 novembre precedente. Indicando i raggi che escono dalle sue mani, la Madonna  dice alla veggente: «Questi raggi sono il simbolo delle grazie che la Santa Vergine ottiene per le persone che gliele chiedono… Non mi vedrai più». Si chiudono così le apparizioni a Caterina, la quale riferisce l’accaduto al proprio confessore, il Padre Aladel, che però intima alla religiosa di non pensare a queste cose. La reazione negativa è simile alla chiusura che, inizialmente, manifestano pure i suoi superiori dinnanzi alla richiesta di far coniare la Medaglia Miracolosa. Soltanto due anni dopo, grazie all’autorizzazione dell’arcivescovo di Parigi, mons. De Quelen, si procede a coniare i primi 1.500 esemplari della medaglia. È il 30 giugno 1832. Le grazie ottenute sono fin da subito così numerose -  soprattutto tra i malati di colera in seguito all’epidemia che ha colpito Parigi dal febbraio 1832 - che immediatamente si indica la Medaglia come “Miracolosa” e come tale la conosciamo ancora noi oggi. 

Nel 1836 viene soddisfatta un’altra richiesta avanzata dalla Madonna nel corso delleapparizioni, tramite la fondazione dell’Associazione delle Figlie di Maria Immacolata. Sarà questo il segno della venuta di Maria tra gli uomini, cioè saranno proprio le Figlie di Maria Immacolata quella “traccia” del cammino di Maria che tante volte, cari amici, abbiamo visto esser costituita da un santuario o un edificio sacro posto a memoria del celeste evento. Questa volta però l’edificio sacro già sussiste, ed è la cappella del convento, in Rue du Bac, a Parigi, che ancora oggi si può visitare. Ecco perché, mi sembra di poter dire, la Madonna sceglie una traccia viva, affidando la memoria dell’accaduta a un’associazione religiosa specificamente fondata su sua indicazione. Tra le conversioni che vennero miracolosamente operare in virtù di questa medaglia miracolosa, non possiamo non citare quella dell’ebreo Alphonse de Ratisbonne (1812-1884), avvocato e banchiere. Di animo intriso di sentimenti di profonda ostilità al cristianesimo, si trovava a Roma nel 1842 per motivi di salute. Recatosi in visita presso la chiesa di Sant’Andrea delle Fratte, ebbe una visione della Madonna così come essa appare sulla medaglia fatta coniare da Santa Caterina. Profondamente impressionato da quanto accaduto, Ratisbonne si convertì e nel 1847 fu ordinato sacerdote, dapprima come gesuita e poi come membro dei “Sacerdoti di Nostra Signora di Sion”, congregazione di cui fondò una sede in Palestina.

Questi sono dunque i fatti, cari amici. Senz’altro molti di voi avranno con sé, anche inquesto momento, una medaglia miracolosa (nella foto in prima pagina). Prendetela in mano e guardatela con attenzione.  Anzitutto campeggia in essa la scritta “O Maria concepita senza peccato pregate per noi che ricorriamo a Voi”. Questa scritta ha il valore di una profezia, se volete riferirla al fatto che nel 1858 la Madonna si presenterà a Bernadette proprio come “Immacolata Concezione”; parimenti, non si può non ricordare che appena quattro anni prima delle apparizioni di Lourdes, l’8 dicembre 1854, Pio IX aveva proclamato il dogma della Immacolata Concezione, riconoscendo come Maria, per una singolarissima grazia, avesse ottenuto il privilegio, i vista di essere strumento della Incarnazione di Dio, di essere senza peccato fin dal suo concepimento. Maria è senza peccato perché così può degnamente ricevere il Figlio di Dio e accogliere nel suo grembo il Verbo, il Cristo. Ma proprio in virtù di questa sua immacolatezza Maria è chiamata ad assumere un ruolo di primo piano nella lotta contro il demonio. In quanto Immacolato, il cuore della Madonna non è lambito in alcun modo dal veleno del Serpente antico, cioè dalla seduzione del peccato con la quale il diavolo cerca di distruggere l’amicizia che lega un’anima a Dio Padre. 

Questo ruolo di Maria è proprio evidenziato dal fatto che la Madonna si erga in piedi su un emisfero circondato dalle spire del serpente. Perché Maria è in piedi sul mondo? Perché Lei è la Regina, chiamata a vincere, nel nome di Suo Figlio Gesù, le potenze delle Tenebre, divenendo così Corredentrice, secondo quanto in particolare la Vergine ha rivelato a Ida Peerdeman nelle apparizioni della “Signora di tutti i popoli” avvenute ad Amsterdam dal 1945 al 1959.  Se osservate le braccia aperte della Vergine e i raggi che fuoriescono dalle mani della Madonna questa idea si fa ancora più chiara: la Madonna vince il demonio elargendo le grazie che Ella ottiene da Dio, intercedendo presso il Padre in favore di quanti a Lei ricorrono con fiducia e devozione. Il demonio viene sconfitto nel cuore di ogni uomo attraverso la scelta, individuale e responsabile, che avviene nel profondo dell’animo di ogni persona. Come a dire: Gesù ha già sconfitto il diavolo, una volta per sempre, ma ognuno di noi è chiamato, cari amici, a fare sua questa vittoria, e ciò è possibile in virtù delle grazie che Maria stessa ci ottiene, quale Celeste Mediatrice presso il Padre. Guardate ora il retro della medaglia. La croce, appoggiata sulla “I” di “Iesus”, sormonta la “M” di “Maria”. É come il riassunto di quanto presentato sull’altra faccia della medaglia, se così possiamo dire. La croce è infatti il simbolo della vittoria di Cristo sul peccato, sulla morte e quindi sul demonio, a causa del quale la morte è entrata nel mondo, come ricorda la Sacra Scrittura. La croce è la via per vincere il diavolo, il peccato e la morte, dunque, e questa croce “poggia” su Gesù perché sulla sua morte e resurrezione si fonda la possibilità, per ognuno di noi, di partecipare della sua vittoria e guadagnare la Gloria del Cielo. Ma questa vittoria di Gesù nella croce a sua volta “poggia” sulla “M” di Maria, come a dire che la Madonna è lo strumento di cui Gesù si serve per realizzare la sua vittoria. 

E non posso non ricordare in proposito quanto dice il Montfort nel suo bellissimo “Trattato della vera devozione a Maria”: come Gesù è venuto al mondo la prima volta attraverso Maria, così Egli deve tornarvi la seconda ancora per mezzo della Madonna. È proprio così dunque: Maria prepara la strada per il ritorno di Cristo. Ecco perché la Madonna è così presente in questi ultimi tempi, per guidare l’umanità confusa e sofferente – e ognuno di noi, cari amici – ad affrontare il tempo della prova restando saldi nella fede. Dicevo che è una vittoria che si gioca nel cuore, nell’intimo di ognuno. Perché di un combattimento spirituale si tratta. Ed ecco dunque i due cuori attraverso i quali questa vittoria sul Male si è realizzata, una volta per tutte, e può realizzarsi ogni giorno, per ogni uomo: il Cuore di Gesù, circondato di spine che ricordano la corona che il Crocefisso ha amato ricevere in nostro favore, e il Cuore di Maria, trapassato da quella spada che il vecchio Simeone aveva predetto accogliendo la Vergine al tempio (Lc 2, 35), simbolo di quei dolori che la Madonna ha saputo accogliere nel Suo Cuore in favore di ognuno di noi, rispondendo in pieno abbandono e illimitato amore a quell’incarico che Gesù le ha assegnato affidandole l’umanità intera, dalla Croce, quand’Ella era ai suoi piedi, insieme a Giovanni (Gv 19, 25-27). Notate poi come i due cuori siano circondati da dodici stelle, che richiamano le dodici stelle che ornano il capo della Donna vestita di Sole di cui parla l’Apocalisse al cap. 12, e che rappresentano i dodici apostoli, cioè la Chiesa, intendendo che l’intera Chiesa di Dio è chiamata a seguire l’invito della Madonna, associandosi alla missione salvifica di Cristo, unendo ogni fedele il proprio cuore ai cuori di Gesù e di Maria. 

Accogliamo questa medaglia con fede, cari amici, e portiamola con noi, magari al collo, con una catenina che ci ricordi il nostro non esser più schiavi del peccato e del demonio bensì l’esser divenuti, con il Battesimo, schiavi d’amore di Gesù e di Maria. Affidiamoci dunque alla preghiera, chiedendo la grazia di poter essere coraggiosi e perseveranti nella nostra scelta per Gesù e per Maria, in ogni giorno della nostra vita:

Preghiera di san Giovanni Paolo II  nella cappella di Ru du Bac

“O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi”. É la preghiera che tu o Maria hai ispirato a Santa Caterina Labouré, in questo luogo, 150 anni fa e tale invocazione, incisa sulla Medaglia, è ora portata e pronunciata da tanti fedeli in tutto il mondo! […] Tu sei benedetta tra tutte le donne!

Vergine Santa sei stata associata intimamente all'opera della nostra redenzione, unita alla croce del Salvatore; il tuo cuore è stato trapassato, accanto al Suo Cuore ed ora nella gloria del tuo Figlio, non cessi di intercedere per noi poveri peccatori.

Vegli sulla Chiesa di cui sei Madre, vegli su ciascuno dei tuoi figli. Ottieni da Dio per noi, le grazie simboleggiate dai raggi di luce, che escono dalle tue mani aperte, con la sola condizione che te le chiediamo che ci accostiamo a te con la fiducia, il coraggio, la semplicità di un bambino. Così ci conduci incessantemente verso il Tuo Divin Figlio.

Giovanni Paolo II (1980)





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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28/01/2018 22:54
 
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Siamo in tempi duri, preghiamo per la Chiesa, per il Papa e per i Vescovi, che le cose stanno andando malissimo

Dalle promesse di San Michele Arcangelo a chi recita quotidianamente questa Preghiera.
In una sua apparizione alla Serva di Dio Antônia d’Astonoac in Portogallo, l’Arcangelo dichiarò che desiderava che si facessero nove saluti corrispondenti ai nove cori angelici, che avrebbero consistito nella recita di un Padre Nostro e tre Ave Maria in onore di ciascuno di questi cori.

Come ricompensa a chi gli avesse reso questo culto, promise un corteo di nove angeli per tutta la vita ogni volta che si fosse accostato all’Eucaristia, e dopo la morte la liberazione dal Purgatorio per quella persona e i suoi familiari.
La devozione ha oltrepassato le frontiere ed è stata approvata da molti vescovi e perfino da Papa Pio IX, che la arricchì di indulgenze l’8 agosto 1851, e da Leone XIII che approvò l’Associazione Milizia san Michele per la sua divulgazione.

si recita così:
+ Segno della Croce
Sul crocifisso si dice:
O Dio, vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre…

Poi, lasciando per la fine i quattro grani che seguono la medaglia, si prende il primo grano grande del Rosario e si recita il primo saluto.

1°Per intercessione di San Michele e del coro celeste dei serafini, Dio Nostro Signore prepari la nostra anima a ricevere degnamente nei nostri cuori il fuoco della perfetta carità. Amen.
Un Padre Nostro e tre Ave Maria.

2°Per intercessione di San Michele e del coro celeste dei cherubini, Dio Nostro Signore ci conceda la grazia di abbandonare le vie del peccato e di seguire il cammino della perfezione cristiana. Amen.
Un Padre Nostro e tre Ave Maria.

3°Per intercessione di San Michele e del coro celeste dei troni, Dio Nostro Signore effonda nei nostri cuori il vero e sincero spirito di umiltà. Amen.
Un Padre Nostro e tre Ave Maria.

4°Per intecessione di San Michele e del coro celeste delle dominazioni, Dio Nostro Signore ci conceda la grazia di controllare i nostri sensi e di dominare così le nostre passioni. Amen.
Un Padre Nostro e tre Ave Maria.

5°Per intercessione di San Michele e del coro celeste delle potestà, Dio Nostro Signore protegga la nostra anima dalle insidie del demonio. Amen.
Un Padre Nostro e tre Ave Maria.

6°Per intercessione di San Michele e del coro delle virtù, Dio Nostro Signore ci liberi da ogni male e non ci lasci cadere in tentazione. Amen.
Un Padre Nostro e tre Ave Maria.

7°Per intercessione di San Michele e del coro celeste dei principati, Dio Nostro Signore riempia la nostra anima del vero spirito dell’obbedienza. Amen.
Un Padre Nostro e tre Ave Maria.

8°Per intercessione di San Michele e del coro celeste degli arcangeli, Dio Nostro Signore ci conceda la grazia della perseveranza finale della fede e nelle opere buone, e ci conduca così alla gloria del Paradiso. Amen.
Un Padre Nostro e tre Ave Maria.

9°Per intercessione di San Michele e del coro celeste degli angeli, Dio Nostro Signore ci conceda la grazia di essere protetti da loro durante questa vita mortale e di essere guidati alla gloria eterna. Amen.
Un Padre Nostro e tre Ave Maria.

Nei quattro grani dopo la medaglia si recita un Padre Nostro in onore di ciascuno di questi Arcangeli: San Michele, San Gabriele, San Raffaele e all’Angelo custode. Si chiude con 4 Gloria al Padre…. in onore dei Quattro Spiriti che stanno accanto al Trono di Dio per servirLo.

Il Rosario di San Michele termina con queste preghiere:

O glorioso Principe, San Michele, capo della milizia celeste, fedelissimo guardiano delle anime, vincitore efficace degli spiriti ribelli, fedele servitore nel palazzo del Re Divino, sii nostra guida e nostro condottiero. Tu che brilli di immenso splendore e di virtù sovrumane, liberaci da ogni male. Ricorriamo a te con piena fiducia. Assistici con la tua protezione, perché siamo sempre più fedeli al servizio di Dio tutti i giorni della nostra vita.

Prega per noi, glorioso San Michele, Principe della Chiesa di Gesù Cristo.
Perché siamo degni di ottenere le sue promesse.

Preghiera
Dio onnipotente ed eterno, ti adoriamo e ti benediciamo. Nella tua meravigliosa bontà, e con il misericordioso desiderio di salvare le anime del genere umano, hai scelto il glorioso arcangelo San Michele come principe della tua Chiesa. Ti supplichiamo umilmente, Padre celeste, di liberarci dai nostri nemici. Nell’ora della nostra morte, non permettere che alcuno spirito maligno ci si avvicini per pregiudicare la nostra anima. Dio e Signore nostro, guidaci attraverso questo arcangelo. Fa’ che ci conduca alla presenza della tua eccelsa e divina maestà. Te lo chiediamo per i meriti di Gesù Cristo Nostro Signore. Amen.







“SOLO UNA PICCOLA IDIOTA”. LA PASTORELLA BERNARDETTE E LA SUA PREGHIERA .”GRAZIE PERCHE’ MI CHIAMANO PAZZA”

Il 16 aprile ricorre la festa della piccola Bernardette Soubirous, la veggente di Lourdes che ha consegnato al mondo quel santuario mirabile che conosciamo e la sua incredibile esperienza mistica e di fede.

Nonostante lo scetticismo degli intellettuali dell’epoca, questa pastorella è riuscita – con la sua semplicità – a cambiare la storia della Francia e dell’Europa. Confermando le parole del Vangelo: Dio ama nascondere ai sapienti le sue Verità per rivelarle agli umili.

E penso a quel tale di nome Emile Zola, seguace di quella corrente di pensiero che conosciamo come Naturalismo, che diventerà la base del decadentismo. Ebbene – sembra riconoscere in alcuni atteggiamenti quello che ancora oggi accade – questo signore è stato sempre molto scettico su Lourdes e sulla piccola Bernardette. Con la tipica arroganza di certi scienziati e benpensanti, della santa di Lourdes diceva: “Bernadette non era altro che una povera idiota”.

Oggi sappiamo come è finita la storia. Oggi sappiamo chi è l’idiota e chi no. E per questo rispolvero e pubblico questa preghiera composta dalla “piccola idiota”. Un vero trattato di teologia e di umiltà, paragonabile – a mio parere – a scritti e preghiere dei grandi Padri della Chiesa. Una preghiera che ancora oggi leggendola, commuove.

Preghiera di santa Bernardette

Per l’indigenza di mamma e papà, 
per la rovina del mulino, per il vino della stanchezza, 
per le pecore rognose: grazie, mio Dio! 
Bocca di troppo da sfamare che ero; 
per i bambini accuditi, per le pecore custodite, grazie! 
Grazie, o mio Dio, per il Procuratore, 
per il Commissario, per i Gendarmi, 
per le dure parole di Peyramale. 
Per i giorni in cui siete venuta. Vergine Maria, 
per quelli in cui non siete venuta, 
non vi saprò rendere grazie altro che in Paradiso. 
Ma per lo schiaffo ricevuto, per le beffe, 
per gli oltraggi, 
per coloro che mi hanno presa per pazza, 
per coloro che mi hanno presa per bugiarda, 
per coloro che mi hanno presa per interessata. 
Grazie, Madonna! 
Per l’ortografia che non ho mai saputa, 
per la memoria che non ho mai avuta, 
per la mia ignoranza e per la mia stupidità, grazie! 
Grazie, grazie, perché se ci fosse stata sulla terra 
una bambina più stupida di me, avreste scelto quella! 
Per la mia madre morta lontano, 
per la pena che ebbi quando mio padre, 
invece di tendere le braccia alla sua piccola Bernadette, 
mi chiamò suor Marie-Bernard: grazie, Gesù! 
Grazie per aver abbeverato di amarezza 
Questo cuore troppo tenero che mi avete dato. 
Per Madre Joséphine che mi ha proclamata: 
«Buona a nulla». 
Grazie! 
Per i sarcasmi della madre Maestra, la sua voce dura, 
le sue ingiustizie, le sue ironie, 
e per il pane della umiliazione, grazie! 
Grazie per essere stata quella cui la Madre Thérèse 
Poteva dire: «Non me ne combinate mai abbastanza». 
Grazie per essere stata quella privilegiata 
dai rimproveri, di cui le mie sorelle dicevano: 
«Che fortuna non essere come Bernadette!». 
Grazie di essere stata Bernadette, 
minacciata di prigione perché vi avevo vista, 
Vergine Santa! 
Guardata dalla gente come bestia rara; 
quella Bernadette così meschina che a vederla si diceva: 
«Non è che questa?!». 
Per questo corpo miserando che mi avete dato, 
per questa malattia di fuoco e di fumo, 
per le mie carni in putrefazione, 
per le mie ossa cariate, per i miei sudori, 
per la mia febbre, per i miei dolori sordi e acuti, 
Grazie, Mio Dio! 
Per quest’anima che mi avete data, per il deserto 
dell’aridità interiore, 
per la vostra notte e per i vostri baleni. 
per i vostri silenzi e i vostri fulmini; 
per tutto, 
per Voi assente e presente, grazie! Grazie, o Gesù!


   




 

[Modificato da Caterina63 11/02/2018 09:00]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
PER LA QUARESIMA 2018

 

«Per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti» (Mt 24,12)

 

Cari fratelli e sorelle,

ancora una volta ci viene incontro la Pasqua del Signore! Per prepararci ad essa la Provvidenza di Dio ci offre ogni anno la Quaresima, «segno sacramentale della nostra conversione»,[1] che annuncia e realizza la possibilità di tornare al Signore con tutto il cuore e con tutta la vita.

Anche quest’anno, con il presente messaggio, desidero aiutare tutta la Chiesa a vivere con gioia e verità in questo tempo di grazia; e lo faccio lasciandomi ispirare da un’espressione di Gesù nel Vangelo di Matteo: «Per il dilagare dell’iniquità l’amore di molti si raffredderà» (24,12).

Questa frase si trova nel discorso che riguarda la fine dei tempi e che è ambientato a Gerusalemme, sul Monte degli Ulivi, proprio dove avrà inizio la passione del Signore. Rispondendo a una domanda dei discepoli, Gesù annuncia una grande tribolazione e descrive la situazione in cui potrebbe trovarsi la comunità dei credenti: di fronte ad eventi dolorosi, alcuni falsi profeti inganneranno molti, tanto da minacciare di spegnere nei cuori la carità che è il centro di tutto il Vangelo.

I falsi profeti

Ascoltiamo questo brano e chiediamoci: quali forme assumono i falsi profeti?

Essi sono come “incantatori di serpenti”, ossia approfittano delle emozioni umane per rendere schiave le persone e portarle dove vogliono loro. Quanti figli di Dio sono suggestionati dalle lusinghe del piacere di pochi istanti, che viene scambiato per felicità! Quanti uomini e donne vivono come incantati dall’illusione del denaro, che li rende in realtà schiavi del profitto o di interessi meschini! Quanti vivono pensando di bastare a sé stessi e cadono preda della solitudine!

Altri falsi profeti sono quei “ciarlatani” che offrono soluzioni semplici e immediate alle sofferenze, rimedi che si rivelano però completamente inefficaci: a quanti giovani è offerto il falso rimedio della droga, di relazioni “usa e getta”, di guadagni facili ma disonesti! Quanti ancora sono irretiti in una vita completamente virtuale, in cui i rapporti sembrano più semplici e veloci per rivelarsi poi drammaticamente privi di senso! Questi truffatori, che offrono cose senza valore, tolgono invece ciò che è più prezioso come la dignità, la libertà e la capacità di amare. E’ l’inganno della vanità, che ci porta a fare la figura dei pavoni… per cadere poi nel ridicolo; e dal ridicolo non si torna indietro. Non fa meraviglia: da sempre il demonio, che è «menzognero e padre della menzogna» (Gv 8,44), presenta il male come bene e il falso come vero, per confondere il cuore dell’uomo. Ognuno di noi, perciò, è chiamato a discernere nel suo cuore ed esaminare se è minacciato dalle menzogne di questi falsi profeti. Occorre imparare a non fermarsi a livello immediato, superficiale, ma riconoscere ciò che lascia dentro di noi un’impronta buona e più duratura, perché viene da Dio e vale veramente per il nostro bene.

Un cuore freddo

Dante Alighieri, nella sua descrizione dell’inferno, immagina il diavolo seduto su un trono di ghiaccio;[2] egli abita nel gelo dell’amore soffocato. Chiediamoci allora: come si raffredda in noi la carità? Quali sono i segnali che ci indicano che in noi l’amore rischia di spegnersi?

Ciò che spegne la carità è anzitutto l’avidità per il denaro, «radice di tutti i mali» (1 Tm 6,10); ad essa segue il rifiuto di Dio e dunque di trovare consolazione in Lui, preferendo la nostra desolazione al conforto della sua Parola e dei Sacramenti.[3] Tutto ciò si tramuta in violenza che si volge contro coloro che sono ritenuti una minaccia alle nostre “certezze”: il bambino non ancora nato, l’anziano malato, l’ospite di passaggio, lo straniero, ma anche il prossimo che non corrisponde alle nostre attese.

Anche il creato è testimone silenzioso di questo raffreddamento della carità: la terra è avvelenata da rifiuti gettati per incuria e interesse; i mari, anch’essi inquinati, devono purtroppo ricoprire i resti di tanti naufraghi delle migrazioni forzate; i cieli – che nel disegno di Dio cantano la sua gloria – sono solcati da macchine che fanno piovere strumenti di morte.

L’amore si raffredda anche nelle nostre comunità: nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium ho cercato di descrivere i segni più evidenti di questa mancanza di amore. Essi sono: l’accidia egoista, il pessimismo sterile, la tentazione di isolarsi e di impegnarsi in continue guerre fratricide, la mentalità mondana che induce ad occuparsi solo di ciò che è apparente, riducendo in tal modo l’ardore missionario.[4]

Cosa fare?

Se vediamo nel nostro intimo e attorno a noi i segnali appena descritti, ecco che la Chiesa, nostra madre e maestra, assieme alla medicina, a volte amara, della verità, ci offre in questo tempo di Quaresima il dolce rimedio della preghiera, dell’elemosina e del digiuno.

Dedicando più tempo alla preghiera, permettiamo al nostro cuore di scoprire le menzogne segrete con le quali inganniamo noi stessi,[5] per cercare finalmente la consolazione in Dio. Egli è nostro Padre e vuole per noi la vita.

L’esercizio dell’elemosina ci libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro è mio fratello: ciò che ho non è mai solo mio. Come vorrei che l’elemosina si tramutasse per tutti in un vero e proprio stile di vita! Come vorrei che, in quanto cristiani, seguissimo l’esempio degli Apostoli e vedessimo nella possibilità di condividere con gli altri i nostri beni una testimonianza concreta della comunione che viviamo nella Chiesa. A questo proposito faccio mia l’esortazione di san Paolo, quando invitava i Corinti alla colletta per la comunità di Gerusalemme: «Si tratta di cosa vantaggiosa per voi» (2 Cor 8,10). Questo vale in modo speciale nella Quaresima, durante la quale molti organismi raccolgono collette a favore di Chiese e popolazioni in difficoltà. Ma come vorrei che anche nei nostri rapporti quotidiani, davanti a ogni fratello che ci chiede un aiuto, noi pensassimo che lì c’è un appello della divina Provvidenza: ogni elemosina è un’occasione per prendere parte alla Provvidenza di Dio verso i suoi figli; e se Egli oggi si serve di me per aiutare un fratello, come domani non provvederà anche alle mie necessità, Lui che non si lascia vincere in generosità?[6]

Il digiuno, infine, toglie forza alla nostra violenza, ci disarma, e costituisce un’importante occasione di crescita. Da una parte, ci permette di sperimentare ciò che provano quanti mancano anche dello stretto necessario e conoscono i morsi quotidiani dalla fame; dall’altra, esprime la condizione del nostro spirito, affamato di bontà e assetato della vita di Dio. Il digiuno ci sveglia, ci fa più attenti a Dio e al prossimo, ridesta la volontà di obbedire a Dio che, solo, sazia la nostra fame.

Vorrei che la mia voce giungesse al di là dei confini della Chiesa Cattolica, per raggiungere tutti voi, uomini e donne di buona volontà, aperti all’ascolto di Dio. Se come noi siete afflitti dal dilagare dell’iniquità nel mondo, se vi preoccupa il gelo che paralizza i cuori e le azioni, se vedete venire meno il senso di comune umanità, unitevi a noi per invocare insieme Dio, per digiunare insieme e insieme a noi donare quanto potete per aiutare i fratelli!

Il fuoco della Pasqua

Invito soprattutto i membri della Chiesa a intraprendere con zelo il cammino della Quaresima, sorretti dall’elemosina, dal digiuno e dalla preghiera. Se a volte la carità sembra spegnersi in tanti cuori, essa non lo è nel cuore di Dio! Egli ci dona sempre nuove occasioni affinché possiamo ricominciare ad amare.

Una occasione propizia sarà anche quest’anno l’iniziativa “24 ore per il Signore”, che invita a celebrare il Sacramento della Riconciliazione in un contesto di adorazione eucaristica. Nel 2018 essa si svolgerà venerdì 9 e sabato 10 marzo, ispirandosi alle parole del Salmo 130,4: «Presso di te è il perdono». In ogni diocesi, almeno una chiesa rimarrà aperta per 24 ore consecutive, offrendo la possibilità della preghiera di adorazione e della Confessione sacramentale.

Nella notte di Pasqua rivivremo il suggestivo rito dell’accensione del cero pasquale: attinta dal “fuoco nuovo”, la luce a poco a poco scaccerà il buio e rischiarerà l’assemblea liturgica. «La luce del Cristo che risorge glorioso disperda le tenebre del cuore e dello spirito»,[7] affinché tutti possiamo rivivere l’esperienza dei discepoli di Emmaus: ascoltare la parola del Signore e nutrirci del Pane eucaristico consentirà al nostro cuore di tornare ad ardere di fede, speranza e carità.

Vi benedico di cuore e prego per voi. Non dimenticatevi di pregare per me.

Dal Vaticano, 1 novembre 2017
Solennità di Tutti i Santi

Francesco


[1] Messale Romano, I Dom. di Quaresima, Orazione Colletta.

[2] «Lo ’mperador del doloroso regno / da mezzo ’l petto uscia fuor de la ghiaccia» (Inferno XXXIV, 28-29).

[3] «E’ curioso, ma tante volte abbiamo paura della consolazione, di essere consolati. Anzi, ci sentiamo più sicuri nella tristezza e nella desolazione. Sapete perché? Perché nella tristezza ci sentiamo quasi protagonisti. Invece nella consolazione è lo Spirito Santo il protagonista» (Angelus, 7 dicembre 2014).

[4] Nn. 76-109.

[5] Cfr Benedetto XVI, Lett. Enc. Spe salvi, 33.

[6] Cfr Pio XII, Lett. Enc. Fidei donum, III.

[7] Messale Romano, Veglia Pasquale, Lucernario.





 

 
Santa Maria Maddalena de’ Pazzi diceva: “Amore, Amore! O Amore, che non sei né amato né conosciuto!…. O anime create d’amore e per amore, perché non amate l’Amore? E chi è l’Amore se non Dio, e Dio è l’amore? Deus charitas est!”. 

 “In tempo di sua vita ebbe spesso di simili eccessi e andava per il convento esclamando: ‘Amore, Amore, Amore, non amato né conosciuto! Incitava le anime che venissero ad amar Gesù e incontrando le monache le prendeva per mano, e non si zittiva finché non le dicevano di voler amare questo Signore e talvolta, prendendo le fune delle campane, suonava a fuoco d’amore, chiamando le anime che venissero ad amare Dio. E a vederla in tali eccessi, accendeva a questo amore”.


     




La poesia che Teresa di Lisieux scrisse quando capì che stava per morire

Risultati immagini per Teresa di Lisieux

Erano i giorni prima delle Ceneri del 1895, in Bretagna. Nel Carmelo di Lisieux le monache espiavano gli eccessi del carnevale circostante con le Quarant'Ore. La giovane Martin maturava frattanto la consapevolezza di star morendo. E davanti al Santissimo effuse il proprio cuore.

Benché la cosa non sia (più) una novità assoluta, sono ancora in molti a non sospettare neppure che “la piccola Thérèse” componesse poesie. Il dottore della Chiesa di Lisieux è giustamente noto in tutto il mondo per la Storia di un’anima, eppure la giovanissima carmelitana fu anche pittrice, poetessa, musicista e perfino drammaturga. Sono molte le sue pagine ancora inedite in altra lingua che il francese, ma di tanto in tanto qualcuno si prende la briga di divulgare alcune delle sue perle.

Il manoscritto reca la data del 26 febbraio 1895, dunque la lirica fu stesa quando mancavano due anni e mezzo alla morte della santa.

Alla sera d’Amore, parlando senza parabole

Gesù diceva: «Se qualcuno vuole amarmi

per tutta la sua vita, osservi la mia Parola,

mio Padre e io verremo a visitarlo.

E del suo cuore facendo la nostra dimora

venendo a lui, noi l’ameremo sempre.

Colmato di pace, vogliamo che egli dimori

nel nostro Amore».

 

Vivere d’Amore è tenere in custodia Te Stesso,

Verbo increato, Parola del mio Dio.

Ah, tu lo sai, Gesù divino, che ti amo.

Lo Spirito d’Amore m’arroventa col suo fuoco.

È amandoti che attiro il Padre,

il mio debole cuore Lo trattiene incessantemente.

O Trinità! Siete prigioniera

del mio Amore.

 

Vivere d’Amore è vivere della tua vita,

re glorioso, delizia degli eletti.

Tu vivi per me, nascosto in un’ostia,

E io voglio nascondermi per te, Gesù.

Gli amanti hanno bisogno di solitudine,

un cuore a cuore che dura notte e giorno.

Il tuo solo sguardo fa la mia felicità.

Io vivo d’Amore.

 

Vivere d’Amore non accade su questa terra,

non è piantare la tenda in cima al monte Tabor.

È invece salire il Calvario con Gesù,

e guardare la Croce come un tesoro.

In Cielo devo vivere di godimento,

e allora la prova sarà scomparsa per sempre.

Ma mentre siamo in questo esilio voglio soffrendo

vivere d’Amore.

 

Vivere d’Amore è dare senza misura

senza reclamare un salario quaggiù,

Ah, io dono senza calcoli, perché sono certissima

che quando si ama non si fanno i conti.

Al Cuore Divino, che trabocca tenerezza,

ho dato ogni cosa… e corro leggera.

Non ho più altro se non quest’unica ricchezza:

vivere d’Amore.

 

Vivere d’Amore è bandire ogni paura,

ogni ricordo delle colpe del passato.

Dei miei peccati non vedo traccia alcuna,

in un istante l’amore ha bruciato tutto…

Fiamma divina, o dolcissima Fornace!

Nel tuo braciere fisso la mia dimora:

è nei tuoi fuochi che mi distendo e canto:

«Io vivo d’Amore».

 

Vivere d’amore è custodire in sé stessi

un grande tesoro come in un vaso mortale.

Mio dolce Amato, la mia debolezza è estrema,

ah, sono ben lungi dall’essere un angelo del cielo!

Ma pure se cado a ogni ora che passa

nel rialzarmi tu vieni in mio soccorso.

In ogni istante mi doni la tua grazia.

Io vivo d’Amore.

 

Vivere d’Amore è navigare senza sosta

seminando la pace, la gioia in tutti i cuori.

Amata Guida, la Carità mi incalza

perché ti vedo nelle anime mie sorelle.

La Carità, ecco la mia sola stella:

alla sua luce vogo senza sosta.

Ho il mio motto scritto sulla vela:

«Vivere d’Amore».

 

Vivere d’Amore, quando Gesù sonnecchia,

è stare quieti sui flutti tempestosi.

Oh, non temere, Signore, che venga a svegliarti:

attendo in pace il litorale dei Cieli.

Presto la Fede squarcerà il suo velo,

la mia Speranza è di vederti un giorno:

la Carità soffia e sospinge la mia vela.

Io vivo d’Amore.

 

Vivere d’Amore è – mio divino Maestro –

supplicarti di seminare i tuoi Fuochi

nell’anima santa e consacrata del tuo Sacerdote:

che sia più puro di un serafino in Cielo.

Ah, glorifica la tua Chiesa immortale.

Ai miei sospiri, Gesù, non essere sordo:

io, figlia sua, m’immolo per lei.

Io vivo d’Amore.

 

Vivere d’Amore è asciugare il tuo Volto,

è ottenere il perdono dei peccatori,

o Dio d’Amore! Che tornino nella tua grazia

e possano benedire per sempre il tuo Nome.

La bestemmia rimbomba fino al mio cuore;

per cancellarla, voglio cantare sempre:

«Il tuo Nome santo, io lo adoro e lo amo.

Io vivo d’Amore».

 

Vivere d’Amore è imitare Maria,

che irrora di lacrime, di profumi preziosi

i tuoi piedi divini; che li bacia rapita

e li asciuga con i suoi lunghi capelli…

E poi alzandosi rompe la bottiglietta

per imbalsamare in ultimo il tuo dolce viso.

Quanto a me, il balsamo che ti spalmo sul Volto

è il mio Amore.

 

«Vivere d’Amore, che strana follia!»

mi dice il mondo. «Finitela di cantare!

non sciupate i vostri profumi, la vostra vita!

Sappiate impiegarli in modo utile!»

Amarti, Gesù… che perdita feconda!

Tutti i miei profumi sono irrevocabilmente tuoi.

Voglio cantare, mentre esco da questo mondo:

«Io muoio d’Amore».

 

Morire d’Amore è un martirio dolce assai,

ed è quello che vorrei patire.

Accordate, o Cherubi, la vostra lira,

perché – me lo sento – il mio esilio sta per finire.

Fiamma d’Amore, consumami senza sosta;

vita fugace, il tuo fardello mi pesa tanto.

Divino Gesù, realizza il mio sogno:

Morire d’Amore.

 

Morire d’amore, ecco la mia speranza:

quando vedrò disintegrarsi le mie catene

il mio Dio sarà la mia Grande Ricompensa.

Non voglio possedere altri beni.

Dal suo Amore voglio essere arroventata,

voglio vederLo, unirmi a Lui sempre.

Ecco il mio Cielo, ecco il mio destino.

Vivere d’Amore.

 

AA.VV. (edd.), Thérèse de Lisieux, Œuvres complètes, 667-670 




   


SANTA MESSA, BENEDIZIONE E IMPOSIZIONE DELLE CENERI

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica di Santa Sabina
Mercoledì, 14 febbraio 2018

[Multimedia]


 

Il tempo di Quaresima è tempo propizio per correggere gli accordi dissonanti della nostra vita cristiana e accogliere la sempre nuova, gioiosa e speranzosa notizia della Pasqua del Signore. La Chiesa, nella sua materna sapienza, ci propone di prestare speciale attenzione a tutto ciò che possa raffreddare e ossidare il nostro cuore credente.

Le tentazioni a cui siamo esposti sono molteplici. Ognuno di noi conosce le difficoltà che deve affrontare. Ed è triste constatare come, di fronte alle vicissitudini quotidiane, si levino voci che, approfittando del dolore e dell’incertezza, non sanno seminare altro che sfiducia. E se il frutto della fede è la carità – come amava ripetere Madre Teresa di Calcutta – il frutto della sfiducia sono l’apatia e la rassegnazione. Sfiducia, apatia e rassegnazione: i demoni che cauterizzano e paralizzano l’anima del popolo credente.

La Quaresima è tempo prezioso per smascherare queste e altre tentazioni e lasciare che il nostro cuore torni a battere secondo il palpito del cuore di Gesù. Tutta questa liturgia è impregnata di tale sentimento e potremmo dire che esso riecheggia in tre parole che ci sono offerte per “riscaldare il cuore credente”: fermatiguarda e ritorna.

Fermati un poco, lascia questa agitazione e questo correre senza senso che riempie l’anima dell’amarezza di sentire che non si arriva mai da nessuna parte. Fermati, lascia questo obbligo di vivere in modo accelerato, che disperde, divide e finisce per distruggere il tempo della famiglia, il tempo dell’amicizia, il tempo dei figli, il tempo dei nonni, il tempo della gratuità… il tempo di Dio.

Fermati un poco davanti alla necessità di apparire ed essere visto da tutti, di stare continuamente “in vetrina”, che fa dimenticare il valore dell’intimità e del raccoglimento.

Fermati un poco davanti allo sguardo altero, al commento fugace e sprezzante che nasce dall’aver dimenticato la tenerezza, la pietà e il rispetto per l’incontro con gli altri, specialmente quelli vulnerabili, feriti e anche immersi nel peccato e nell’errore.

Fermati un poco davanti alla compulsione di voler controllare tutto, sapere tutto, devastare tutto, che nasce dall’aver dimenticato la gratitudine per il dono della vita e per tanto bene ricevuto.

Fermati un poco davanti al rumore assordante che atrofizza e stordisce i nostri orecchi e ci fa dimenticare la potenza feconda e creatrice del silenzio.

Fermati un poco davanti all’atteggiamento di fomentare sentimenti sterili, infecondi, che derivano dalla chiusura e dall’autocommiserazione e portano a dimenticare di andare incontro agli altri per condividere i pesi e le sofferenze.

Fermati davanti al vuoto di ciò che è istantaneo, momentaneo ed effimero, che ci priva delle radici, dei legami, del valore dei percorsi e di saperci sempre in cammino.

Fermati. Fermati per guardare e contemplare!

Guarda. Guarda i segni che impediscono di spegnere la carità, che mantengono viva la fiamma della fede e della speranza. Volti vivi della tenerezza e della bontà di Dio che opera in mezzo a noi.

Guarda il volto delle nostre famiglie che continuano a scommettere giorno per giorno, con grande sforzo per andare avanti nella vita e, tra tante carenze e strettezze, non tralasciano alcun tentativo per fare della loro casa una scuola di amore.

Guarda i volti, che ci interpellano, i volti dei nostri bambini e giovani carichi di futuro e di speranza, carichi di domani e di potenzialità che esigono dedizione e protezione. Germogli viventi dell’amore e della vita che sempre si fanno largo in mezzo ai nostri calcoli meschini ed egoistici.

Guarda i volti dei nostri anziani solcati dal passare del tempo: volti portatori della memoria viva della nostra gente. Volti della sapienza operante di Dio.

Guarda i volti dei nostri malati e di tanti che se ne fanno carico; volti che nella loro vulnerabilità e nel loro servizio ci ricordano che il valore di ogni persona non può mai essere ridotto a una questione di calcolo o di utilità.

Guarda i volti pentiti di tanti che cercano di rimediare ai propri errori e sbagli e, a partire dalle loro miserie e dai loro dolori, lottano per trasformare le situazioni e andare avanti.

Guarda e contempla il volto dell’Amore Crocifisso, che oggi dalla croce continua a essere portatore di speranza; mano tesa per coloro che si sentono crocifissi, che sperimentano nella propria vita il peso dei fallimenti, dei disinganni e delle delusioni.

Guarda e contempla il volto concreto di Cristo crocifisso, crocifisso per amore di tutti senza esclusione. Di tutti? Sì, di tutti. Guardare il suo volto è l’invito pieno di speranza di questo tempo di Quaresima per vincere i demoni della sfiducia, dell’apatia e della rassegnazione. Volto che ci invita ad esclamare: il Regno di Dio è possibile!

Fermati, guarda e ritornaRitorna alla casa di tuo Padre. Ritorna senza paura alle braccia desiderose e protese di tuo Padre ricco di misericordia che ti aspetta (cfr Ef 2,4)!

Ritorna! Senza paura: questo è il tempo opportuno per tornare a casa, alla casa del “Padre mio e Padre vostro” (cfr Gv 20,17). Questo è il tempo per lasciarsi toccare il cuore… Rimanere nella via del male è solo fonte di illusione e di tristezza. La vera vita è qualcosa di molto diverso, e il nostro cuore lo sa bene. Dio non si stanca né si stancherà di tendere la mano (cfr Bolla Misericordiae Vultus, 19).

Ritorna senza paura a sperimentare la tenerezza risanatrice e riconciliatrice di Dio! Lascia che il Signore guarisca le ferite del peccato e compia la profezia fatta ai nostri padri: «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne» (Ez 36,26).

Fermati, guarda, ritorna!

 



[Modificato da Caterina63 11/07/2018 22:02]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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23/02/2018 22:30
 
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Ez 18,21-28
Forse che io ho piacere della morte del malvagio, o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?

Dal libro del profeta Ezechièle

Così dice il Signore Dio: 
«Se il malvagio si allontana da tutti i peccati che ha commesso e osserva tutte le mie leggi e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. Nessuna delle colpe commesse sarà più ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticato. Forse che io ho piacere della morte del malvagio – oracolo del Signore – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva? 
Ma se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male, imitando tutte le azioni abominevoli che l’empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà.
Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso. E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà».

Parola di Dio





INTERVISTA A SUOR EMMANUEL

"Lo scontro è all'apice, Maria prepara un tempo nuovo"


ECCLESIA 28-02-2018

"Benedire l'adulterio? Il Vangelo è chiaro: "Non è tuo marito"". Ospite in Italia, suor Emmanuel Maillard a 360 gradi sulla crisi della fede, il peccato che dilaga e il trionfo del cuore immacolato: "Lo scontro tra le tenebre e la luce è al suo apice con la battaglia per distruggere il matrimonio. Ma Maria sta preparando una Nuova Pentecoste". Medjugorie? "L'inviato pontificio vede i frutti e riconosce la luce".

-PADRE AMORTH E I MESSAGGI DI MEDJUGORIE di Benedetta Frigerio

 

Suor Emmanuel a San Martino in Rio (RE)

A che punto è la notte? Al punto che, come ha detto suor Lucia di Fatima al cardinal Caffarra, si sta combattendo l’ultima battaglia: quella sul matrimonio. Suor Emmanuel Maillard lo ripete e la sua voce quasi stridula rimbomba tra le pareti della chiesa dove 600 persone si sono date appuntamento per ascoltarla. Dici suor Emmanuel e la mente corre a Medjugorie dove la religiosa vive contribuendo a diffondere i messaggi della Gospa.

Occhi vivaci, i capelli bianchi che si intravedono mentre escono dal velo, la fortuna di invecchiare con grazia, al contrario di tante francesi della sua età che appaiono intristite anche nell’aspetto, l’accento francese che sembra rendere tutto dolce, anche parole come questa: “Oggi tutti convivono, ma la convivenza è un peccato, gli adulteri vorrebbero una benedizione di Dio, ma Dio con loro è chiaro: “Hai detto bene, non è tuo marito””.

Parole di verità, segno che per riempire una chiesa non servono ricette accomodanti e programmi allettanti, basta annunciare la verità sull’uomo e sul progetto di Dio ad un popolo che in incontri come questo si dimostra ancora assetato di conoscerla.

Suor Emmanuel ha concluso l’altra sera in Emilia Romagna un breve viaggio in Italia iniziato a Roma e finito ieri sera a Lugo di Romagna nel corso del quale ha incontrato migliaia di fedeli parlando di sofferenza e redenzione, di Eucarestia e nuova pentecoste, quella che la mistica francese Martin Robin aveva annunciato dal suo letto di dolore.

La Nuova BQ l’ha incontrata a margine dell’incontro organizzato lunedì dall’Unità pastorale Maria Regina della Famiglia di San Martino in Rio (RE).

Suor Emmanuel, a che punto è la guerra?
Non sono una profetessa, ma vedo che all’inizio delle apparizioni la Madonna ha detto che Satana sarà sconfitto dopo la rivelazione dei segreti. Dunque basta guardare la realtà: vediamo che cosa succede nel mondo, non c’è bisogno di avere studiato tanto per vedere che siamo nel punto dove il male è talmente attivo fino ad attaccare i piccoli nelle scuole che non possono evitare di essere avvelenati: programmi satanisti, impuri, la pornografia. Quando io avevo 11 anni tutto questo non esisteva. Siamo di fronte ad una vertiginosa corsa al male. Questo è un segno molto eloquente del livello a cui è arrivato lo scontro.

Ma ci sarà una fine?
La Madonna con i veggenti di Medjugorie è stata chiara: prepara un tempo nuovo, un tempo in cui, quando sarà passata questa ondata di male, di buio e di confusione, allora arriverà la Vittoria del Cuore Immacolato.

Nel corso della conferenza ne ha parlato: e in questo ultimo tratto lo scontro è sulla famiglia…
Non pensa che ci siamo dentro?

Sì.
Ogni volta che leggo di una nuova legge è un passo avanti verso la distruzione del piano che Dio ha fatto sull’umanità. Tutti soffriamo di questa situazione: siamo in piena guerra spirituale tra la luce e la tenebra. Vede che cosa succede? Divorzi, tradimenti, pornografia, le persone convivono naturalmente, ma è un peccato grave eppure lo fanno tutti. Gli adulteri sono ormai normalizzati e i piccoli sono martiri. Tutto questo “uccide” i bambini, i nostri piccoli. Ma Dio prepara una Nuova Pentecoste.

Ci spieghi…
Una Nuova Pentecoste di amore, ce ne parla la Serva di Dio, proclamata da Papa Francesco, Marthe Robin. Non sarà come la prima Pentecoste, ma riguarderà tutta l’umanità: lo Spirito santo scenderà su di noi e tutti potranno vedere la loro anima come Dio la vede, potete chiamarla anche illuminazione delle coscienze. E questa illuminazione sarà per tutti e sarà terribile per coloro che sono nel peccato perché vedranno con orrore che cosa sarà il peccato e saranno tentati di disperare. Vedendo l’orrore del peccato e le conseguenze che hanno provocato, quel peccato sarà una sofferenza insopportabile, ma per quelli che sono toccati da Dio, sarà una grazia meravigliosa. Per questo la Madonna da 36 anni ci ripete: “Andate a confessarvi, abbandonate il peccato”. Invece il peccato è diventato diffuso tanto che ormai pensiamo che abortire sia una cosa normale.

Oggi tutto il peccato diventa legge. Eppure Dio dovrebbe essere anche il Signore della storia.
Ci sono persone che anche senza rendersene conto diventano lo strumento del distruttore per calpestare le leggi di Dio. Le racconto una cosa che mi è accaduta molti anni fa, negli anni ’90.

Prego.
Io e due consorelle del mio ordine venimmo invitate a partecipare ad un programma televisivo nel quale si parlava di omosessualità. Con noi c’era un politico molto aggressivo, contro la Chiesa e contro la morale. Abbiamo esposto le ragioni della fede e quando siamo usciti non credevo ai miei occhi.

Che cosa?
Quell’uomo ci ha avvicinate e guardandoci negli occhi ci ha detto: “Vi ringrazio, perché voi tre siete state le uniche ad aver detto la verità”.

Ma scusi, perché allora…?
…E’ quello che gli ho chiesto io: “Perché allora ci ha attaccato in maniera così virulenta?”

…E lui…?
“Sorella – mi disse – io devo tenere un ruolo, mi guardavano milioni di persone e dovevo dire quelle cose, ma nel mio cuore sapevo che la verità è dalla vostra parte”.

Oggi accade di peggio: con la pretesa del dialogo, certe verità non sembrano volerle dire neanche più i cattolici.
Perché abbiamo sbagliato il concetto di dialogo. Noi dialoghiamo in maniera umana, troppo umana, ma così perdiamo tempo e facciamo il gioco del nemico. La preghiera è molto più efficace. Quando vedo tutte queste energie messe in questo falso dialogo invito a pregare di più: perché la preghiera è molto più efficace, con essa abbiamo il nutrimento quotidiano della Parola di Dio che ci consente di fare luce e ci fa scoprire il piano di Dio, ma se esco in strada e comincio ad accettare un dialogo che cosa mi può rispondere la gente sul piano di Dio? Niente. Allora, dico: andiamo verso i fratelli per testimoniare, per far vedere l’amore che abbiamo per loro, ma non per ascoltare loro.

Lei a Medjugorie incontra un’umanità ferita e in ricerca. Che cosa vede tutti i giorni?
Vedo fardelli da portare, richieste, suppliche. La prima volta vengono per chiedere, ma la seconda tornano per pregare. Questo è molto bello. L’adorazione che si svolge tre giorni alla settimana irradia amore vero e misericordia. Ci nutre e i fedeli vengono attratti come le api sul miele.

Nel corso della conferenza ha insistito molto sull’aspetto sacrificale della messa.
Oggi la gente non sa che cosa sia la messa. Ma così è impossibile entrare nel mistero di Dio. E’ il calvario e viene rifiutato. Ma se anche lo si rifiuta, la realtà rimane questa. Se non credo il problema è mio, non della messa. 


Se dovesse spiegare a uno che non crede chi è la Madonna, che cosa direbbe?
Una mamma. Una mamma che ama tanto. Tanti oggi sono feriti dall’assenza della mamma, dall’assenza di amore. Tanti bambini soffrono perché non hanno la mamma a casa. Un bambino per stare bene nel mondo deve avere la sua mamma, il suo sguardo amorevole. Chi va in crisi è perché non si sente amato e prezioso per la sua mamma.

Crede che questi siano tempi mariani?
Sì. E’ lei stessa ad aver detto: “Questo è il mio tempo”. E lo vediamo da come interviene e da quali grazie sgorgano in chi la segue.

Ma Dio non è su questa terra, almeno ci viene detto sempre più spesso. E il dialogo con Lui deve restare confinato nel privato.
Ma se non cresco nella fede, faccio abbassare nel peccato tutta l’umanità. Penso che la mancanza di preghiera spieghi la trappola in cui siamo caduti oggi. Se preghi vedi la mano del Signore in tutto, dal cibo al lavoro, vedi la Provvidenza ovunque perché sei con Lui. Il cuore si inserisce in un dialogo tra amici che si parlano. E questo vale per tutti. Quante volte ho visto persone che si sono convertite dopo 40 anni. La Grazia della conversione ha dato loro la possibilità di rendersi conto di quante volte la mano di Dio li ha protetti anche quando loro erano lontani. Solo la conversione è in grado di permettere una rilettura della propria vita a 360 gradi.

Ma questo secolo è stato definito anche il secolo senza il sacro…
L’ha detto Natuzza Evolo. E’ perché siamo troppo facilmente soddisfatti con le cose terrene. La Madonna infatti ha detto: “Satana vi devia col il materialismo, col modernismo e l’egoismo, così pensate che ci sia solo la terra”.

Qual è una via privilegiata per scoprire il sacro, allora?
Preghiera e adorazione eucaristica. Dio ti riempie e questa presenza è reale, ti nutre.

Immagini di essere Santa Caterina da Siena e di dover spronare le gerarchie ecclesiastiche…
Ripeterei una frase che la Madonna disse a Bruno Cornacchiola (il veggente delle Tre Fontane ndr.): “Sai Bruno, i miei sacerdoti sanno molte cose di me, ma non mi conoscono”.

E come si conosce Maria?
Nella preghiera. Nei seminari si impara la teologia, ma non si prega, non si impara la devozione alla Madonna, la pratica dell’Adorazione Eucaristica, la meditazione dei misteri del Rosario. Non si imparano le cose del cuore.

E questo ha ricadute…?
Certamente. Un sacerdote che fa fatica a confessare è perché non ascolta i cuori umani, ma se non ascolta il cuore di Gesù, come può ascoltare il cuore dei fratelli?

Che cosa direbbe invece alle famiglie che vivono questa lotta finale?
Di non sposarsi perché sono innamorati, ma solo se si ha in comune la fede e un progetto per vivere insieme l’unione divina. Agli sposi dico spesso che devono tornare a credere che quando sono entrati in chiesa per il matrimonio erano in due, ma dopo le promesse, sono usciti dalla chiesa in tre. Il problema è che quel terzo, che è il vero sposo, non c’è tra loro.

Oggi si cerca di accomodare questa mancanza. Si pensa che ora la Chiesa debba benedire anche le relazioni adulterine.
Tutte le risposte sono nel Vangelo. Alla donna al pozzo Gesù dice: “Hai detto bene, quest’uomo non è tuo marito”. Dunque non è una benedizione di Dio. Chi prende un’altra moglie è un adultero, la Parola di Dio non può essere cambiata, noi possiamo non ascoltarla ma rimane. Eppure tanti giovani arrivano al matrimonio dopo aver fatto mille esperienze.

Ma senza conoscere la castità. Non crede che oggi sia una parola proibita?
Invece è una parola bellissima e indispensabile per comprendere l’ordine di Dio.

Come vede l’attività che sta svolgendo l'inviato pontificio a Medjugorie monsignor Hoser?
Bellissima. E’ venuto anche da noi in comunità. Ha visto i frutti di Medjugorie, è contento nel toccare con mano l’opera che la Madonna fa ha fatto; Secondo lui è un posto di luce tanto da invitare tutti i giornalisti a venire ai piedi del Podbrdo perché lì si trova la luce.

Quando capiremo che la guerra sta finendo?
Quando vedremo finalmente le coscienze illuminarsi. Allora sarà il segno che il Cuore Immacolato sta per trionfare.

(Si ringrazia per il servizio fotografico Valeria Manfredini Battistelli)





[Modificato da Caterina63 28/02/2018 22:55]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti sulla celebrazione della beata Vergine Maria Madre della Chiesa nel Calendario Romano Generale, 03.03.2018


Decreto sulla celebrazione della beata Vergine Maria Madre della Chiesa

Commento al Decreto del Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti

 

Decreto sulla celebrazione della beata Vergine Maria Madre della Chiesa

Testo in lingua originale

Traduzione in lingua italiana

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Testo in lingua originale

CONGREGATIO DE CULTO DIVINO ET DISCIPLINA SACRAMENTORUM

DECRETUM
de celebratione
Beatæ Mariæ Virginis
Ecclesiæ Matris 
in Calendario Romano Generali

Lætitiæ plena veneratio erga Dei Genetricem in Ecclesia horum temporum, cum de Christi mysterio et de sua natura recogitaret, ignorare non poterat Mulierem illam (cf. Gal 4, 4), Virginem scilicet Mariam, quae insimul Christi Mater et Mater Ecclesiæ est.

Quod iam in Ecclesiæ sensu quodammodo aderat præeuntibus verbis sancti Augustini et sancti Leonis Magni. Primus enim dicit Mariam esse matrem membrorum Christi, cum cooperata sit caritate sua, ut fideles in Ecclesia nascerentur; alter vero, cum dicit nativitatem Capitis esse etiam nativitatem Corporis, indicat Mariam simul esse matrem Christi, Filii Dei, et matrem membrorum mystici corporis, id est Ecclesiæ. Hæ considerationes ex Mariæ divina maternitate et ex eiusdem coniunctione in opere Redemptoris, quod in hora crucis culmen attingit, defluunt.

Mater etenim, iuxta crucem stans (cf. Io 19, 25), Filii sui caritatis testamentum accepit quo universos homines, discipulo dilecto personificatos, ad divinam vitam regenerandos in filios assumpsit, tenera nutrix Ecclesiæ, quam Christus, tradens Spiritum in cruce peperit. Et vicissim in discipulo dilecto Christus omnes alios sui amoris erga Matrem subrogavit vicarios, quibus eam commendavit ut filiali dilectione colerent.

Solatrix et magistra exorientis Ecclesiæ, Maria igitur suscepit munera sua materna in cænaculo, orando cum Apostolis qui adventum Spiritus Sancti exspectabant (cf. Act 1, 14). Hoc in sensu christiana pietas, procedentibus sæculis, Mariam titulis variis honoravit tamquam Matrem discipulorum, fidelium, credentium, omnium in Christo renascentium, quodammodo æquivalentibus, sed etiam titulo “Matris Ecclesiæ” qui in textibus sive scriptorum spiritualium sive magisterii Benedicti XIV et Leonis XIII adhibetur.

Ex hoc plane constat fundamentum quo Beatus Paulus papa VI, Beatam Virginem Mariam, die 21 Novembris 1964, cum expleretur tertia Sessio Concilii Vaticani II, declaravit «Matrem Ecclesiæ, hoc est totius populi christiani, tam fidelium quam Pastorum, qui eam Matrem amantissimam appellant», atque statuit ut «suavissimo hoc nomine iam nunc universus christianus populus magis adhuc honorem Deiparæ» tribueret.

Apostolica Sedes igitur, occurrente Anno Sancto Reconciliationis (1975), missam votivam de Beata Maria Ecclesiæ Matre proposuit, quæ deinde in Missale Romano inserta est; facultatem etiam includendi invocationem sub illo titulo in Litanias Lauretanas concessit (1980) et alia publici iuris formularia in Collectione missarum de Beata Maria Virgine exaravit (1986); quibusdam nationibus, diœcesibus et familiis religiosis id petentibus, quoque indulsit ut hæc celebratio in Calendario particulari inscriberetur.

Summus autem Pontifex Franciscus, cum perpendisset quantum hæc fovenda devotio ad Pastorum, religiosorum, christifidelium Ecclesiæ sensum maternum ac genuinam marialem pietatem, adhuc proficere possit, decrevit ut memoriam B. Mariæ Virginis, Ecclesiæ Matris, in Calendarium Romanum inscribendam esse Feria II post Pentecosten et quotannis celebrandam.

Hæc celebratio nos adiuvabit ad hoc meditandum, id est quod vita christiana, ut augescere valeat, in mysterio Crucis, Christi oblatione in convivio eucharistico, Virgine offerenti, Matre Redemptoris redemptorumque, fundari debet.

Nova igitur memoria cunctis Calendariis Librisque liturgicis pro Missæ et Liturgiæ Horarum celebratione erit inserenda; textus liturgici adhibendi hoc decreto adnexi, cura Cœtuum Episcoporum vertendi, approbandi et post huius Dicasterii confirmationem edendi sunt.

Ubi vero celebratio B. Mariæ Virginis, Ecclesiæ Matris, ad normam iuris particularis rite approbati, die diverso, gradu superiori celebratur, et in posterum eodem modo celebrari potest.

Contrariis quibuslibet minime obstantibus.

Ex ædibus Congregationis de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, die 11 mensis Februarii 2018, memoria Beatæ Mariæ Virginis de Lourdes.

Robertus Card. Sarah
Praefectus

+ Arturus Roche
Archiepiscopus a Secretis

[00350-LA.01] [Testo originale: Latino]

Traduzione in lingua italiana

CONGREGATIO DE CULTO DIVINO ET DISCIPLINA SACRAMENTORUM

DECRETO
sulla celebrazione
della beata Vergine Maria
Madre della Chiesa
nel Calendario Romano Generale

La gioiosa venerazione riservata alla Madre di Dio dalla Chiesa contemporanea, alla luce della riflessione sul mistero di Cristo e sulla sua propria natura, non poteva dimenticare quella figura di Donna (cf. Gal 4, 4), la Vergine Maria, che è Madre di Cristo e insieme Madre della Chiesa.

Ciò era già in qualche modo presente nel sentire ecclesiale a partire dalle parole premonitrici di sant’Agostino e di san Leone Magno. Il primo, infatti, dice che Maria è madre delle membra di Cristo, perché ha cooperato con la sua carità alla rinascita dei fedeli nella Chiesa; l’altro poi, quando dice che la nascita del Capo è anche la nascita del Corpo, indica che Maria è al contempo madre di Cristo, Figlio di Dio, e madre delle membra del suo corpo mistico, cioè della Chiesa. Queste considerazioni derivano dalla divina maternità di Maria e dalla sua intima unione all’opera del Redentore, culminata nell’ora della croce.

La Madre infatti, che stava presso la croce (cf. Gv 19, 25), accettò il testamento di amore del Figlio suo ed accolse tutti gli uomini, impersonati dal discepolo amato, come figli da rigenerare alla vita divina, divenendo amorosa nutrice della Chiesa che Cristo in croce, emettendo lo Spirito, ha generato. A sua volta, nel discepolo amato, Cristo elesse tutti i discepoli come vicari del suo amore verso la Madre, affidandola loro affinché con affetto filiale la accogliessero.

Premurosa guida della Chiesa nascente, Maria iniziò pertanto la propria missione materna già nel cenacolo, pregando con gli Apostoli in attesa della venuta dello Spirito Santo (cf. At 1, 14). In questo sentire, nel corso dei secoli, la pietà cristiana ha onorato Maria con i titoli, in qualche modo equivalenti, di Madre dei discepoli, dei fedeli, dei credenti, di tutti coloro che rinascono in Cristo e anche di “Madre della Chiesa”, come appare in testi di autori spirituali e pure del magistero di Benedetto XIV e Leone XIII.

Da ciò chiaramente risulta su quale fondamento il beato papa Paolo VI, il 21 novembre 1964, a conclusione della terza Sessione del Concilio Vaticano II, dichiarò la beata Vergine Maria «Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, tanto dei fedeli quanto dei Pastori, che la chiamano Madre amantissima», e stabilì che «l’intero popolo cristiano rendesse sempre più onore alla Madre di Dio con questo soavissimo nome».

La Sede Apostolica pertanto, in occasione dell’Anno Santo della Riconciliazione (1975), propose una messa votiva in onore della beata Maria Madre della Chiesa, successivamente inserita nel Messale Romano; diede anche facoltà di aggiungere l’invocazione di questo titolo nelle Litanie Lauretane (1980) e pubblicò altri formulari nella raccolta di messe della beata Vergine Maria (1986); ad alcune nazioni, diocesi e famiglie religiose che ne facevano richiesta, concesse di aggiungere questa celebrazione nel loro Calendario particolare.

Il Sommo Pontefice Francesco, considerando attentamente quanto la promozione di questa devozione possa favorire la crescita del senso materno della Chiesa nei Pastori, nei religiosi e nei fedeli, come anche della genuina pietà mariana, ha stabilito che la memoria della beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, sia iscritta nel Calendario Romano nel Lunedì dopo Pentecoste e celebrata ogni anno.

Questa celebrazione ci aiuterà a ricordare che la vita cristiana, per crescere, deve essere ancorata al mistero della Croce, all’oblazione di Cristo nel convito eucaristico, alla Vergine offerente, Madre del Redentore e dei redenti.

Tale memoria dovrà quindi apparire in tutti i Calendari e Libri liturgici per la celebrazione della Messa e della Liturgia delle Ore; i relativi testi liturgici sono allegati a questo decreto e le loro traduzioni, approvate dalle Conferenze Episcopali, saranno pubblicate dopo la conferma di questo Dicastero.

Dove la celebrazione della beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, a norma del diritto particolare approvato, già si celebra in un giorno diverso con un grado liturgico più elevato, anche in futuro può essere celebrata nel medesimo modo.

Nonostante qualsiasi cosa in contrario.

Dalla sede della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 11 febbraio 2018, memoria della beata Maria Vergine di Lourdes.

Robert Card. Sarah
Prefetto

+ Arthur Roche
Arcivescovo Segretario

[00350-IT.01] [Testo originale: Latino]


   




La profezia di Suor Lucia: «Lo scontro finale tra Dio e Satana è su famiglia e vita»

 

La veggente di Fatima lo ha scritto al cardinale Carlo Caffarra. «La Madonna gli ha già schiacciato la testa»

Dio contro Satana: l'ultima battaglia, «lo scontro finale», sarà sulla famiglia e sulla vita. La profezia è di suor Lucia dos Santos, la veggente di Fatima di cui il 13 febbraio scorso è cominciato il processo di beatificazione. 

LA LETTERA A LUCIA
A raccontarla è il cardinale Carlo Caffarra in un'intervista concessa a La Voce di Padre Pio (marzo 2008). Il porporato ebbe da Giovanni Paolo II l’incarico di ideare e fondare il Pontificio Istituto per Studi su Matrimonio e Famiglia, di cui oggi è professore emerito. «All’inizio di questo lavoro – spiega Caffarra – ho scritto a suor Lucia di Fatima, attraverso il vescovo perché direttamente non si poteva fare. Inspiegabilmente, benché non mi attendessi una risposta, perché chiedevo solo preghiere, mi arrivò dopo pochi giorni una lunghissima lettera autografa – ora negli archivi dell’Istituto». 

LA RISPOSTA DELLA SUORA
In quella lettera di Suor Lucia è scritto che lo scontro finale tra il Signore e il regno di Satana sarà sulla famiglia e sul matrimonio. «Non abbia paura, aggiungeva, perché chiunque lavora per la santità del matrimonio e della famiglia sarà sempre combattuto e avversato in tutti modi, perché questo è il punto decisivo».

LA COLONNA PORTANTE DELLA CREAZIONE
La suora di Fatima sosteneva che la Madonna ha già «schiacciato» la testa a Satana. «Si avvertiva – prosegue il porporato – anche parlando con Giovanni Paolo II, che questo era il nodo, perché si toccava la colonna portante della creazione, la verità del rapporto fra l’uomo e la donna e fra le generazioni. Se si tocca la colonna portante crolla tutto l’edificio, e questo adesso noi lo vediamo, perché siamo a questo punto, e sappiamo». 


Come le è venuto in mente?

Mi è venuto e basta. Ma come sapete, fin dall’inizio la patrona dell’Istituto è stata Nostra Signora di Fatima. È contenuto nella Costituzione Apostolica, in cui il Papa ha affidato istituto al patrocinio della beata Vergine di Fatima. Al punto che – e spero che sia ancora così – entrando nell’istituto, alla fine del corridoio, c’è una statua di Nostra Signora di Fatima, e la cappella dell’Istituto è dedicata a Nostra Signora di Fatima.

E così, ho pensato di scriverle. Le ho scritto dicendole semplicemente: “Il Papa ha voluto questo Istituto. Stiamo attraversando un momento molto difficile. Ti chiedo solo di pregare”. E ho aggiunto: “Non mi aspetto una risposta”. Le sue preghiere mi sarebbero bastate.

Come sapete, per avere qualsiasi contatto con Suor Lucia, anche per lettera, bisognava passare per il suo vescovo. Così ho inviato la lettera al vescovo, che l’ha consegnata a Suor Lucia.

Con mia gran sorpresa, dopo non più di due o tre settimane, ho ricevuto una risposta. Era una lunga lettera scritta a mano. Era il 1983, o il 1984. La lettera finiva così: “Padre, verrà un momento in cui la battaglia decisiva tra il regno di Cristo e Satana sarà sul matrimonio e sulla famiglia. E coloro che lavoreranno per il bene della famiglia sperimenteranno la persecuzione e la tribolazione. Ma non bisogna aver paura, perché la Madonna gli ha già schiacciato la testa”.


 

 
 

[Modificato da Caterina63 05/03/2018 00:01]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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10/03/2018 09:04
 
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"La figura di Maria manifesta una tale stima di Dio per la donna da privare di fondamento teoretico ogni forma di discriminazione. L'opera mirabile compiuta dal Creatore in Maria offre agli uomini ed alle donne la possibilità di scoprire dimensioni prima non abbastanza percepite della loro condizione". Nel 1995 San Giovanni Paolo II Papa aveva già ben chiaro in che termini si dovesse "festeggiare" la donna. Ecco una catechesi sorprendente. 



 



In occasione della Festa della donna pubblichiamo una catechesi di San Giovanni Paolo II Papa, Maria e il valore della donna pronunciata il 29 novembre 1995

1. La dottrina mariana, ampiamente sviluppata nel nostro secolo sotto l'aspetto teologico e spirituale, ha assunto recentemente nuova importanza sotto l'aspetto sociologico e pastorale, anche per la miglior comprensione del ruolo della donna nella comunità cristiana e nella società, come emerge da non pochi, significativi interventi del Magistero. Sono note le parole del messaggio che, a conclusione dei Concilio Vaticano II, l'8 dicembre 1965, i Padri indirizzarono alle donne di tutto il mondo: «Viene l'ora, l'ora è venuta, in cui la vocazione della donna si svolge con pienezza, l'ora in cui la donna acquista nella società un'influenza, un irradiamento, un potere finora mai registrato». Ho ribadito tali affermazioni, qualche anno più tardi, nell'Enciclica Mulieris dignitatem: «La dignità della donna e la sua vocazione – oggetto costante della riflessione umana e cristiana – hanno assunto un rilievo tutto particolare negli anni più recenti». Il ruolo e la dignità della donna sono stati particolarmente rivendicati, in questo secolo, dal movimento femminista, che ha inteso reagire, talora in forme vibrate, contro tutto ciò che, nel passato e nel presente, ha ostacolato la valorizzazione e il pieno sviluppo della personalità femminile, nonché la sua partecipazione alle molteplici manifestazioni della vita sociale e politica. Si tratta di istanze, in gran parte legittime, che hanno contribuito ad una più equilibrata visione della questione femminile nel mondo contemporaneo. Verso tali istanze la Chiesa, soprattutto in epoca recente, ha mostrato singolare attenzione, incoraggiata anche dal fatto che la figura di Maria, se letta alla luce della sua vicenda evangelica, costituisce una valida risposta al desiderio di emancipazione della donna: Maria è l'unica persona umana che realizza in maniera eminente il progetto d'amore divino riguardo all'umanità.

2. Tale progetto si manifesta già nell'Antico Testamento, con il racconto della creazione, che presenta la prima coppia creata ad immagine di Dio stesso: «Dio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò» (Gn 1,27). La donna, quindi, non meno dell'uomo, porta in sé la somiglianza con Dio. Vale anche per lei, dal suo apparire sulla terra come risultato dell'opera divina, l'apprezzamento: «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gn 1,31). Secondo tale prospettiva, la diversità fra l'uomo e la donna non implica inferiorità di questa, né ineguaglianza, ma costituisce un elemento di novità che arricchisce il disegno divino, manifestandosi come cosa «molto buona». Eppure l'intento divino va ben al di là di quello che rivela il Libro della Genesi. In Maria, infatti, Dio ha fatto sorgere una personalità femminile che supera di molto la condizione ordinaria della donna, cosi come emerge nella creazione di Eva. L'eccellenza unica di Maria nel mondo della grazia e la sua perfezione sono frutti della particolare benevolenza divina che vuole elevare tutti, uomini e donne, alla perfezione morale ed alla santità proprie dei figli adottivi di Dio. Maria è la «benedetta fra tutte le donne»; tuttavia, della sua sublime dignità nel piano divino partecipa, in qualche modo, ogni donna.

3. Il dono singolare fatto alla Madre del Signore non soltanto testimonia quello che potremmo chiamare il rispetto di Dio per la donna, ma evidenzia, altresì, la considerazione profonda che vi è nei disegni divini per il suo ruolo insostituibile nella storia dell'umanità. Le donne hanno bisogno di scoprire questa stima divina per prendere sempre più coscienza della loro elevata dignità. La situazione storica e sociale che ha provocato la reazione del femminismo era caratterizzata da una mancanza di apprezzamento per il valore della donna, costretta spesso ad un ruolo di secondo piano o addirittura marginale. Questo non le ha permesso di esprimere pienamente le ricchezze di intelligenza e di saggezza che racchiude la femminilità. Nel corso della storia, infatti, le donne non di rado hanno sofferto di scarsa considerazione per quanto concerne le loro capacità e, talora, persino di disprezzo e di ingiusti pregiudizi. Si tratta di uno stato di cose che, nonostante significative modifiche, permane purtroppo anche oggi in non poche Nazioni e in non pochi ambienti dei mondo.

4. La figura di Maria manifesta una tale stima di Dio per la donna da privare di fondamento teoretico ogni forma di discriminazione. L'opera mirabile compiuta dal Creatore in Maria offre agli uomini ed alle donne la possibilità di scoprire dimensioni prima non abbastanza percepite della loro condizione. Guardando alla Madre del Signore, le donne potranno meglio comprendere la loro dignità e la grandezza della loro missione. Ma anche gli uomini, alla luce della Vergine Madre, potranno avere una visione più completa ed equilibrata della loro identità, della famiglia e della società. L'attenta considerazione della figura di Maria, così come ce la presenta la Sacra Scrittura letta nella fede dalla Chiesa, è ancora più necessaria di fronte alla svalutazione che, talora, ne è stata fatta da alcune correnti femministe. La Vergine di Nazareth è stata presentata, in alcuni casi, come il simbolo della personalità femminile racchiusa in un orizzonte domestico ristretto ed angusto. Maria, al contrario, costituisce il modello del pieno sviluppo della vocazione della donna, avendo esercitato, nonostante i limiti oggettivi posti dalla sua condizione sociale, un influsso immenso sul destino dell'umanità e sulla trasformazione della società.

5. La dottrina mariana, inoltre, può mettere in luce i molteplici modi con cui la vita della grazia promuove la bellezza spirituale della donna. Dinanzi al vergognoso sfruttamento di chi talvolta rende la donna oggetto senza dignità, destinato alla soddisfazione di turpi passioni, Maria riafferma il senso sublime della bellezza femminile, dono e riflesso della bellezza di Dio. È vero che la perfezione della donna, così come si è realizzata appieno in Maria, può sembrare a prima vista un caso eccezionale, senza possibilità d'imitazione, un modello troppo alto per essere imitato. Di fatto, la santità unica di Colei che dal primo istante ha ricevuto il privilegio della concezione immacolata, è stata considerata talvolta come segno di una distanza invalicabile. Ma, al contrario, l'eccelsa santità di Maria, lungi dall'essere un freno sulla via della sequela del Signore, è destinata, nel disegno divino, a incoraggiare tutti i cristiani ad aprirsi alla potenza santificatrice della grazia di Dio, cui nulla è impossibile. In Maria, pertanto, tutti sono chiamati a una fiducia totale nell'onnipotenza divina, che trasforma i cuori, guidandoli verso una disponibilità piena al suo provvidenziale progetto d'amore.

   



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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19/03/2018 20:22
 
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IL RITROVAMENTO

Il San Giuseppe di don Camillo riemerge dalle acque

ATTUALITÀ 17-03-2018

Nel Mantovano riemerge dal Po un San Giuseppe. Il parroco di Brescello, successore di don Camillo, lo riconosce: "E' la statua del presepe travolta dalla piena del Grande Fiume a dicembre. Un segno dal Cielo per dirci che il paese dopo l'alluvione deve rialzarsi". E con tempistica perfetta: il ritrovamento nella Novena del Santo. Perché il Cielo è esplicito nel farsi comprendere.

 

I due agricoltori con la statua ritrovata

Se fosse stato un racconto uscito dalla penna di Guareschi si sarebbe chiamato: “Il San Giuseppe che riemerge dalle acque”. Il riferimento al padre del Mondo Piccolo non è casuale, anzi è proprio voluto perché certe storie poteva raccontarle solo lui. Ma anche perché questa storia ha come teatro proprio Brescello, il paese reso immortale grazie alle vicende di Peppone e don Camillo: fede popolare e segni celesti e un don Camillo moderno ma non meno attento nel cogliere i messaggi del divino che arrivano.

Succede questo. Nei giorni scorsi a Motteggiana, in provincia di Mantova, due agricoltori hanno ritrovato sulla riva del Grande Fiume una statua di San Giuseppe. Era sporca di fango, ma intatta. I due, colpiti per quel ritrovamento hanno pensato di scrivere al giornale locale per annunciare che l’avrebbero donata al vescovo della città virgiliana.

Ma sull’altra sponda reggiana del Po don Camillo, che oggi si chiama don Evandro Gherardi ed è il vero successore del personaggio guareschiano in quanto parroco di Brescello, è sobbalzato sulla sedia: “Ma quella è la nostra statua di San Giuseppe!”.

Che cos’era successo? Era successo che la statua era stata travolta dalla piena dell’Enza, uno degli affluenti del Grande Fiume che proprio nella frazione di Lentigione di Brescello si butta in Po. E da quel giorno era sparita tra il rammarico dei fedeli per non essere riusciti a metterla in salvo in tempo dalla piena.

Questa infatti era arrivata inaspettata nella notte di Santa Lucia, il 12 dicembre scorso e la statua del papà putativo era stata appena collocata, assieme a quella della Madonna e dei pastori, sul sagrato antistante la chiesa della piccola località, che guarda proprio il gigante delle acque che da queste parte è un po’ un mostro sacro, nel bene e nel male dato che ogni paese rivierasco sa che il Po toglie, ma dà anche.

Ebbene. Il presepe era stato allestito l’8 di dicembre come da tradizione, con la sola eccezione del Gesù Bambino che sarebbe arrivato a completare il quadro della Natività nella notte del 24 dicembre. Però la piena aveva travolto tutto, disperdendo la Sacra Famiglia, ma soprattutto provocando molti danni dai quali la piccola comunità oggi fatica ancora a riprendersi.

“Nei giorni successivi – ha detto don Evandro alla Nuova BQ – trovammo tutte le statue nei campi allagati in cui le acque si erano ritirate, ma all’appello mancava soltanto il San Giuseppe”. Da lì lo sconforto perché la scomparsa del “divino custode dell’eletta prole” era stata vissuta con un misto di pessimismo e fatalità.

Passano i mesi e la vita a Lentigione ha cercato di riprendere anche se con grande difficoltà. “Lentigione è un Paese in ginocchio, molte attività commerciali sono ancora chiuse tanto che alcuni abitanti stanno pensando seriamente di lasciare il paesino per andare altrove”, dice il don. Insomma: c'è il serio rischio di un'emigrazione forzata causata da un evento naturale. Il Grande Fiume dà, ma anche toglie. 

Nei giorni scorsi il ritrovamento della statua, che nel corso di questi mesi ha fatto più di 60 km in direzione est per andare ad arenarsi, intatta, ma sporca, sulla riva lombarda del Po, dove gli agricoltori l’hanno salvata come un Mosè infreddolito.

“E’ stata una sorpresa, un segno del Cielo – ha detto don Evandro – e noi che crediamo sappiamo che niente arriva a caso”. La comunità è felicissima per questo ritorno a casa che verrà ufficializzato da una cerimonia nei prossimi giorni con il vescovo di Mantova, destinatario iniziale del dono che, una volta conosciuta la storia ha accettato volentieri di presenziare alla cerimonia di riconsegna.

Don Evandro, che è uomo combattivo e di fede dice che “con questo ritrovamento il Cielo ci vuole dire qualche cosa di importante: non bisogna perdere la speranza, neanche quando tutto sembra crollare o sembra perduto”, come è la sensazione di chi vede che tutto viene trascinato via dalla potenza delle acque.

Questa è la storia, che a buon diritto potrà essere raccontata con i contorni leggendari per i prossimi secoli, come prova della fede di un popolo abituato ancora a scrutare i segni del Cielo e a lasciarsi docilmente plasmare.

Ma ciò che è di più straordinario è un altro fatto che non è sfuggito ai fedeli. Poteva essere recuperato in febbraio oppure in aprile. Invece il ritrovamento è avvenuto il 10 di marzo, all’inizio di quella che tradizionalmente la Chiesa definisce la Novena di San Giuseppe. Lunedì infatti sarà la solennità del Santo e il fatto che il ritrovamento sia avvenuto proprio durante il periodo che liturgicamente prepara alla sua festa non può non essere visto come una semplice coincidenza. Perché quando il Cielo parla è abbastanza esplicito nel farsi comprendere anche ai cuori più duri.





Fraternamente CaterinaLD

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28/03/2018 11:29
 
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Un sacerdote risponde

In diversi siti di apologetica ortodossa si afferma che Santa Caterina da Siena per rivelazione celeste avrebbe saputo che la Madonna avrebbe contratto il peccato originale, ma questo è falso

Quesito

Caro Padre Angelo,
su diversi siti di apologetica ortodossa ho trovato diverse volte l’affermazione che Santa Caterina da Siena avrebbe ricevuto almeno una rivelazione celeste che negava l’Immacolata Concezione di Maria SS. Ho provato a cercare su internet ma non ho avuto alcun riferimento in merito.
Riuscirebbe a confermarmi se la suddetta affermazione è vera?
Grazie anticipatamente 
Roberto


Risposta del sacerdote

Caro Roberto,
1. l’affermazione che hai letto nei siti ortodossi è del tutto priva di fondamento. Sarebbe stato opportuno che chi ha affermato quanto mi hai scritto avesse portato la documentazione.
Di santa Caterina ho letto parecchio, ma un’affermazione del genere non si trova da nessuna parte.
Certo, se Santa Caterina avesse sentito per rivelazione celeste che la Madonna fu concepita col peccato originale molti studiosi e teologi vi avrebbero prestato la dovuta attenzione.

2. È vero invece che santa Caterina in un’orazione, e precisamente nella XVI, parla esplicitamente del peccato originale nella Madonna, dal quale ben presto ne fu liberata.

3. Il ragionamento di Santa Caterina parte da Cristo, affermando che Egli non ebbe il peccato originale perché fu concepito per opera dello Spirito Santo.
La Madonna invece lo contrasse perché fu concepita da uomo.
Qui evidentemente si risente della mentalità di quel tempo (alla cui testa c’era Sant’Agostino) secondo cui il peccato originale si sarebbe trasmesso attraverso l’atto generativo.
Ecco le parole di santa Caterina: “Ci è stato dato il Verbo eterno per le mani di Maria, e nel grembo di Maria si rivestì della nostra natura, senza macchia di peccato originale, perché quella concezione non fu per opera d’uomo, ma per opera dello Spirito Santo; cosa che non avvenne in Maria perché fu concepita dalla stirpe di Adamo non per opera dello Spirito Santo, ma dell’uomo”.

4. La Chiesa insegna che il peccato originale viene comunicato per propagazione e non per mezzo dell’atto generativo.

5. Santa Caterina continua: “Perciò Maria non poté essere purificata da quella macchia se non dopo che l’anima fu infusa nel corpo, e ciò fu fatto per riverenza al Verbo divino che doveva entrare in quel vasello.
Poiché come la fornace in poco tempo consuma la goccia dell’acqua, così fece lo Spirito Santo della macchia del peccato originale in Maria: infatti dopo la sua concezione fu subito La nube dell’amor proprio è all’origine dell’ignoranza che mondata da quel peccato e le fu data un’abbondanza di grazia”.

6. Sappiamo che San Tommaso d’Aquino in un primo tempo affermò che la Madonna fu esente dal peccato originale.
Nel Commento al Salmo 14 dice che “in Cristo e in Maria non vi fu mai alcuna macchia”. 
Nel Salmo 18 ripete: “Il figlio di Dio pose il suo corpo nel sole, cioè in Maria, la quale non ebbe alcuna oscurità di peccato”.
Nel Commento alle Sentenze, che è la sua opera giovanile, si leggono queste chiarissime parole: “La purezza aumenta con la rimozione del contrario… Tale fu la purezza della Beata Vergine, la quale fu immune dal peccato originale e attuale” (In I Sent., d. 44, q. 1, a. 3, ad 3).
Al termine della vita, nel commento all’Ave Maria dice: “Maria fu purissima nei confronti di ogni colpa, perché non incorse mai in alcun peccato, né originale, né mortale, né veniale”.

7. Ma nella Somma teologica, dal momento che alcuni avevano dedotto che se la Madonna non aveva contratto peccato originale non fu redenta da Cristo, cosa che è contraria alla Scrittura, San Tommaso dice che la Madonna è stata santificata prima della nascita perché “la Chiesa celebra la natività della Beata Vergine. E nella Chiesa non si celebrano le feste se non dei santi. Quindi la Beata Vergine già dalla nascita era santa. Fu perciò santificata nel seno materno” (Somma teologica, III, 27, 1, sed contra).
E scrive: “Sulla santificazione della Beata Vergine nel seno materno nulla viene detto dalla Scrittura canonica, che non parla neppure della sua nascita. Ma come S. Agostino (De assumpt.) argomenta con ragione che essa deve essere stata assunta in cielo con il corpo, sebbene su ciò la Scrittura taccia, così pure con ragione possiamo pensare che sia stata santificata nel seno materno. Infatti è ragionevole credere che abbia ricevuto maggiori privilegi di grazia, al di sopra di tutti gli altri, colei che generò l’Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità (Gv1,14), così da essere salutata dall’Angelo con le parole: Ave, piena di grazia (Lc1,28).  Ora, risulta che ad alcuni altri fu concesso il privilegio della santificazione nel seno materno: a Geremia, p. es., al quale fu detto (1,5): ‘Prima che tu uscissi alla luce ti avevo consacrato’; e a S. Giovanni Battista, di cui sta scritto (Lc1,15): ‘Sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre’. Per cui è ragionevole credere che la Beata Vergine sia stata santificata nel seno materno prima della nascita” (Ib., III, 27, 1).

8. Ma circa il suo concepimento immacolato rimane sulla linea del suo maestro Sant’Alberto, di san Bernardo e di altri: “Se l’anima della Beata Vergine non fosse stata mai contagiata dal peccato originale, Cristo perderebbe la dignità di essere il Salvatore universale di tutti.
Perciò la purezza della Beata Vergine fu la più grande, ma al di sotto di quella di Cristo, che in qualità di Salvatore universale non aveva bisogno di essere salvato.
Cristo infatti non contrasse in alcun modo il peccato originale, ma fu santo nella sua stessa concezione, secondo le parole evangeliche (Lc 1,35): ‘Il santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio’.
Al contrario la Beata Vergine contrasse il peccato originale, ma ne fu mondata prima di uscire dal seno materno” (Ib., III, 27, 2, ad 2).

9. Va ricordato che il dogma, che pose fine ad ogni discussione, fu proclamato da Pio IX l’8 dicembre 1854.
Ai tempi di Santa Caterina il pensiero di san Tommaso e di altri grandi dottori della Chiesa era abbastanza comune. Anche il francescano San Bonaventura, che è coevo di San Tommaso è del medesimo parere: “Noi, dunque, per l’onore di Gesù Cristo, il quale non pregiudica per nulla l’onore della Madre di Dio, riteniamo, come si ritiene comunemente, che la Vergine fu santificata solo dopo aver contratto il peccato di origine” (Commento al libro delle Sentenze, lib. III, dist. 3, p. 1, art. 1, q. 11).

10. In seguito però i francescani con Duns Scoto, che nacque 8 anni prima della morte di San Tommaso, predicarono il pensiero che poi divenne comune: la Madonna fu redenta da Cristo in maniera straordinaria.
Ecco il ragionamento: come un tale viene detto salvatore perché soccorre uno che è stato ferito per strada inciampando in un sasso, così ugualmente ne è salvatore chi libera la strada dal sasso perché ha visto che una persona vi sta arrivando e perché certamente inciamperebbe. Così avvenne della Madonna.
La Madonna fu dunque pre - redenta in virtù dei meriti di Cristo.
E questo per singolare privilegio perché doveva diventare la Madre Santissima di Dio.

Ti ringrazio del quesito che mi ha dato modo di riferire anche il pensiero di san Tommaso e della Chiesa.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo

   

VIA CRUCIS AL COLOSSEO

PREGHIERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Colosseo
Venerdì Santo, 30 marzo 2018

[Multimedia]


 

Signore Gesù, il nostro sguardo è rivolto a te, pieno di vergogna, di pentimento e di speranza.

Dinanzi al tuo supremo amore ci pervada la vergogna per averti lasciato solo a soffrire per i nostri peccati:

la vergogna per essere scappati dinanzi alla prova pur avendoti detto migliaia di volte: “anche se tutti ti lasciano, io non ti lascerò mai”;

la vergogna di aver scelto Barabba e non te, il potere e non te, l’apparenza e non te, il dio denaro e non te, la mondanità e non l’eternità;

la vergogna per averti tentato con la bocca e con il cuore, ogni volta che ci siamo trovati davanti a una prova, dicendoti: “se tu sei il messia, salvati e noi crederemo!”;

la vergogna perché tante persone, e perfino alcuni tuoi ministri, si sono lasciati ingannare dall’ambizione e dalla vana gloria perdendo la loro degnità e il loro primo amore;

la vergogna perché le nostre generazioni stanno lasciando ai giovani un mondo fratturato dalle divisioni e dalle guerre; un mondo divorato dall’egoismo ove i giovani, i piccoli, i malati, gli anziani sono emarginati;

la vergogna di aver perso la vergogna;

Signore Gesù, dacci sempre la grazia della santa vergogna!

Il nostro sguardo è pieno anche di un pentimento che dinanzi al tuo silenzio eloquente supplica la tua misericordia:

il pentimento che germoglia dalla certezza che solo tu puoi salvarci dal male, solo tu puoi guarirci dalla nostra lebbra di odio, di egoismo, di superbia, di avidità, di vendetta, di cupidigia, di idolatria, solo tu puoi riabbracciarci ridonandoci la dignità filiale e gioire per il nostro rientro a casa, alla vita;

il pentimento che sboccia dal sentire la nostra piccolezza, il nostro nulla, la nostra vanità e che si lascia accarezzare dal tuo invito soave e potente alla conversione;

il pentimento di Davide che dall’abisso della sua miseria ritrova in te la sua unica forza;

il pentimento che nasce dalla nostra vergogna, che nasce dalla certezza che il nostro cuore resterà sempre inquieto finché non trovi te e in te la sua unica fonte di pienezza e di quiete;

il pentimento di Pietro che incontrando il tuo sguardo pianse amaramente per averti negato dinanzi agli uomini.

Signore Gesù, dacci sempre la grazia del santo pentimento!

Dinanzi alla tua suprema maestà si accende, nella tenebrosità della nostra disperazione, la scintilla della speranza perché sappiamo che la tua unica misura di amarci è quella di amarci senza misura;

la speranza perché il tuo messaggio continua a ispirare, ancora oggi, tante persone e popoli a che solo il bene può sconfiggere il male e la cattiveria, solo il perdono può abbattere il rancore e la vendetta, solo l’abbraccio fraterno può disperdere l’ostilità e la paura dell’altro;

la speranza perché il tuo sacrificio continua, ancora oggi, a emanare il profumo dell’amore divino che accarezza i cuori di tanti giovani che continuano a consacrarti le loro vite divenendo esempi vivi di carità e di gratuità in questo nostro mondo divorato dalla logica del profitto e del facile guadagno;

la speranza perché tanti missionari e missionarie continuano, ancora oggi, a sfidare l’addormentata coscienza dell’umanità rischiando la vita per servire te nei poveri, negli scartati, negli immigrati, negli invisibili, negli sfruttati, negli affamati e nei carcerati;

la speranza perché la tua Chiesa, santa e fatta da peccatori, continua, ancora oggi, nonostante tutti i tentativi di screditarla, a essere una luce che illumina, incoraggia, solleva e testimonia il tuo amore illimitato per l’umanità, un modello di altruismo, un’arca di salvezza e una fonte di certezza e di verità;

la speranza perché dalla tua croce, frutto dell’avidità e codardia di tanti dottori della Legge e ipocriti, è scaturita la Risurrezione trasformando le tenebre della tomba nel fulgore dell’alba della Domenica senza tramonto, insegnandoci che il tuo amore è la nostra speranza.

Signore Gesù, dacci sempre la grazia della santa speranza!

Aiutaci, Figlio dell’uomo, a spogliarci dall’arroganza del ladrone posto alla tua sinistra e dei miopi e dei corrotti, che hanno visto in te un’opportunità da sfruttare, un condannato da criticare, uno sconfitto da deridere, un’altra occasione per addossare sugli altri, e perfino su Dio, le proprie colpe.

Ti chiediamo invece, Figlio di Dio, di immedesimarci col buon ladrone che ti ha guardato con occhi pieni di vergogna, di pentimento e di speranza; che, con gli occhi della fede, ha visto nella tua apparente sconfitta la divina vittoria e così si è inginocchiato dinanzi alla tua misericordia e con onestà ha derubato il paradiso! Amen!

 




Benoît XVI et François en prière ensemble lors du retour du Pape émérite au Vatican, en mai 2013.
Le Pape François a rendu visite à Benoît XVI

Le Pape est venu présenter ses vœux de Pâques à son prédécesseur.
 

Comme chaque année à l'approche de Pâques, le Pape François s'est déplacé mardi après-midi à la résidence du Pape émérite, le monastère "Mater Ecclesiae", au cœur des Jardins du Vatican, pour saluer Benoît XVI.

Le Pape émérite, qui aura 91 ans le 16 avril prochain, a beaucoup limité ses apparitions publiques en raison d'un état de santé fragile. Il continue cependant à recevoir quelques visites et a régulièrement assuré le Pape François de sa solidarité et de sa prière dans l'exercice de sa mission de Souverain pontife. 

28 mars 2018, 10:56





[Modificato da Caterina63 01/04/2018 23:15]
Fraternamente CaterinaLD

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11/07/2018 22:03
 
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Le Preghiere di don Beppino Co' - esorcista


 

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