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S.Tommaso D'Aquino e la ragione fra il Bene e il Male

Ultimo Aggiornamento: 22/12/2008 21:46
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28/11/2008 12:02
 
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Prima di entrare nello specifico, occorre comprendere l'interpretazione delle Scritture sull'argomento...

Il Pensiero di san Tommaso d'Aquino...sull'esistenza di DIO e il problema del Male

E' impossibile parlare di certi argomenti se prima non comprendiamo il pensiero di colui che la Chiesa ha chiamato DOTTORE ANGELICO....il cui pensiero è ancora oggi riproposto dai Pontefici quale pensiero DOMINANTE LA CORRETTA INTERPRETAZIONE di talune dottrine della Chiesa stessa....

Conoscere san Tommaso NON è difficile, ci vuole solo un pò di pazienza.....MOLTA UMILTA'..MOLTA PREGHIERA (san Tommaso per scrivere il suo pensiero metteva la testa nel Tabernacolo e per ore CONTEMPLAVA L'EUCARESTIA)..e perseveranza nel seguire certi ragionamenti......

Per cominciare vi propongo questa scheda che ritengo veramente soddisfacente e valida quale primo impatto con l'aquinate....
certo essa non esaurisce tale conoscenza....ma come inizio direi che è proprio alla portata di tutti....

Per ora dunque, buona meditazione......poi cercherò di condividervi brevi studi di facile comprensione su alcune tematiche.....

Fraternamente CaterinaLD

San Tommaso sostiene che non esiste nessun conflitto tra ragione e rivelazione, poiché queste non sono che due vie d'accesso alla conoscenza della verità, la quale è solamente una.

La filosofia è autonoma nell'oggetto e nel metodo ed il suo compito è quello di indagare in modo il più possibile rigoroso l'universo fisico, la struttura dell'uomo e la totalità dell'essere e delle perfezioni trascendentali.

Oggetto della teologia, di cui San Tommaso difende il carattere di scientificità, sono i contenuti della rivelazione, la quale è stata offerta all'uomo per sostenerlo nella conoscenza di verità per lui indispensabili, ma che sono irraggiungibili mediante il solo ausilio della ragione.

San Tommaso rifiuta la prova ontologica dell'esistenza di Dio che era stata proposta da Sant'Anselmo, perché essa presuppone la fede, senza la quale non è possibile una conoscenza chiara di Dio, ma soprattutto perché ogni dimostrazione può partire solamente dagli effetti a noi noti e non dalla causa. Nonostante questo però egli propone una serie di cinque argomenti filosofici (conosciute come: le cinque vie) grazie ai quali è a suo avviso possibile dimostrare razionalmente l'esistenza di Dio, senza dover quindi ricorrere alla fede.

1) Ogni potenza è a sua volta atto di un'altra potenza, non potendo ciò procedere all'infinito, deve necessariamente esistere un primo atto il quale non sia potenza, vale a dire Dio, motore immobile.

2) I fenomeni ne causano degli altri e sono contemporaneamente causati. Poiché non è possibile che ci sia una serie infinita di cause efficienti, deve esserci necessariamente una causa prima, e questa causa è Dio.

3) Le cose sono contingenti, vale a dire possibili, non necessarie, ed esistono in forza di cose che sono anch'esse contingenti. Ma se tutte le cose fossero solamente possibili, non esisterebbe nulla. Deve perciò esserci un qualcosa di non contingente, di necessario.

4) Tutti gli enti finiti possiedono un grado maggiore o minore di perfezione, ne consegue l'esistenza di un ente perfettissimo "che è la causa dell'esistenza, della bontà e di qualsiasi perfezione di tutti gli altri enti".

5) L'universo opera secondo un fine che non è casuale. "Dunque c'è un essere intelligente che ordina le cose naturali al loro fine."


Ovviamente il Dio che queste "cinque vie" ci indicano non è il Dio personale del Cristianesimo, ma è qui che interviene la fede, la quale completa la ragione e conferisce a Dio i tratti del Dio dei cristiani, in particolare la creatività e la provvidenza. Mentre, infatti, l'esistenza di Dio è una verità razionale, la sua essenza non può essere dimostrata dalla ragione ed è verità di fede.

San Tommaso accoglie da Aristotele l'istanza della teoria della conoscenza secondo cui tutti i concetti presenti nella nostra mente derivano dall'esperienza sensibile mediante un processo di astrazione, grazie al quale l'intelletto libera le rappresentazioni degli oggetti dai riferimenti spazio-temporali inerenti alle cose concrete.

Dai concetti universali l'uomo può partire per costruire delle proposizioni che, sottomesse ai princìpi primi della conoscenza (in particolare al principio di non contraddizione), consentono di elaborare conclusioni scientifiche, nell'ottica della scienza deduttiva così come era stata impostata da Aristotele.

Una provenienza aristotelica ha anche la dottrina dell'anima umana come forma sostanziale del corpo: in quanto unica forma dell'uomo, l'anima intellettiva svolge anche le funzioni di forma vegetativa e sensitiva. Visto che dispone di operazioni estranee ai sensi (come l'autocoscienza e la conoscenza dell'universale), l'anima umana è caratterizzata da un suo essere autonomo, per cui non deve necessariamente perire assieme al corpo.

E' con un tale procedimento che l'aristotelismo viene accordato con la dottrina così importante per i cristiani dell'immortalità dell'anima, senza però ricorrere all'ammissione dell'esistenza in essa di conoscenze provenienti direttamente dal divino, come aveva fatto Agostino con la sua teoria, di stampo prettamente neoplatonico, dell'illuminazione.

Nonostante questo molti sono nel pensiero di San Tommaso gli spunti di chiara origine neoplatonica, di cui questi si serve per rielaborare in modo personale alcuni aspetti della metafisica aristotelica. Tipica è, in questo senso, la sua concezione di essenza ed esistenza, tra loro legate nel rapporto di potenza ed atto.

E' necessario distinguere tra l'essenza degli enti, vale a dire tra la loro possibilità, e la loro esistenza, cioè la loro attualità. Il passaggio dall'essenza e l'esistenza, cioè dalla possibilità all'attualità avviene per tramite di Dio, in cui "essenza ed esistenza sono la medesima cosa".

San Tommaso ritiene incompleta l'etica di Aristotele, la quale riconduce la felicità dell'uomo alla massima attivazione della conoscenza intellettiva.

Egli cerca di raggiungere una sintesi tra l'intellettualismo aristotelico ed il volontarismo cristiano. Volontà ed intelletto sono tra di loro strettamente legate, poiché dall'intelletto deriva la conoscenza del bene a cui la volontà deve tendere.

Vi è una duplice felicità.
La prima è quella raggiungibile dall'uomo mediante i suoi soli mezzi, cioè tramite l'utilizzo delle sue virtù morali ed intellettuali (virtù cardinali).
La seconda forma di felicità, che è suprema e perfetta, risiede nella visione dell'essenza di Dio ed è raggiungibile mediante l'utilizzo di quei princìpi che Dio ha concesso all'uomo (virtù teologali).

L'uomo possiede il libero arbitrio, il quale non è limitato dalla prescienza divina né dalla predestinazione.

L'impegno politico deve mirare all'edificazione di una società che garantisca una pacifica convivenza tra gli uomini, perché ognuno possa vivere serenamente e dedicarsi al raggiungimento del fine ultraterreno dell'esistenza. L'autorità politica, quindi, deve operare al fine di subordinare le finalità terrene alla vita eterna.


[Scheda di Adriano Virgili]
www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=DAquino.html



Un libro molto interessante (e che vi consiglio) è il seguente....
Tommaso d’Aquino, «Il Male», introduzione, traduzione e apparati di Fernando Fiorentino, testo latino a fronte, Rusconi, Milano 1999, pag. 1.428.

rassegna


....i sette peccati capitali: gola, avarizia accidia, superbia, lussuria, invidia e ira....non sono astrattismo...sono una realtà che possono distruggere l'Uomo, non abitano FUORI dell'uomo, ma hanno origine dal cuore dell'uomo di conseguenza vi è la necessità di arrivare a comprendere che è possibile CORREGGERSI ATTRAVERSO LA GRAZIA (i Sacramenti).....proprio per produrre la vera società in cui far abitare la vera giustizia...e di conseguenza la vera Pace.

Dice infatti sant'Agostino: .....il male dipende non da un principio negativo, ossia da una natura fonte di male, ma dalla «volontà» dell’uomo e a cattive scelte operate da essa...il peccato così e il male morale non sono «il desiderio di volontà cattive, ma sono la rinuncia ad una realtà migliore». Pertanto il male sta non nelle cose e meno che mai in chi le ha create , ma nell’uso scorretto che l’uomo fa di esse: sta nella scelta di cose inferiori in luogo di ciò che è superiore......

San Tommaso riprende, approfondisce e sviluppa questi pensieri con grande finezza. A qualche lettore moderno la metodologia delle «questioni disputate», seguita da Tommaso in quest’opera in modo veramente capillare, può non piacere, o comunque disturbare: si passa dalla tesi alle obiezioni alla tesi, alle contro obiezioni per giungere alla risposta generale e alla risposta alle obiezioni.....in verità il metodo dell'aquinate, una volta compreso, aiuta a comprendere meglio le questioni trattate e che sono oggi un tema molto sofferto per la società che viviamo....

La concezione di fondo dell’opera di Tommaso, che riprende e sviluppa un concetto-cardine agostiniano, è la seguente: ogni affezione dell’anima deriva dall’amore; e l’amore può essere ordinato oppure disordinato...non esiste una terza via se non L'INDIFFERENTISMO....

Come vedete si ritorna sempre a parlare DELL'AMORE, quello vero....quello che LIBERA L'UOMO da ogni schiavitù...
Il male in tutte le sue forme non è altro che «amore disordinato». Scrive Tommaso: «la prima delle passioni è l’amore, dalla quale si originano tutti gli affetti dell’anima, come dice Agostino nel quattordicesimo libro della Città di Dio. Dunque, soprattutto l’amore disordinato deve essere posto come vizio capitale, specialmente perché Agostino, nello stesso libro, dice che l’amore di sé fino al disprezzo di Dio è il fondamento della città di Babilonia».
Questo amore di sé fino al disprezzo di Dio in senso supremo, è la "superbia". Essa non è, propriamente, uno dei sette peccati capitali, quanto piuttosto la fonte di tutti e sette, nel senso che ogni peccato capitale non è altro che una forma specifica di superbia.


Ecco un bel passo in cui Tommaso esprime in modo perfetto il suo pensiero su questo punto:

«Fra tutte le altre cose che l’uomo naturalmente desidera, una è l’eccellenza. Infatti, è naturale non solo per l’uomo ma anche per qualsiasi essere desiderare la perfezione nel bene bramato, la quale consiste una certa eccellenza. Dunque, se l’appetito desidera l’eccellenza secondo la regola della ragione informata da Dio, sarà un appetito retto e secondo quanto dice l’Apostolo Paolo nella Seconda Lettera ai Corinzi: "Noi invece non ci gloriamo oltre misura", quasi in un’altra regola "ma secondo la regola con cui Dio ci ha misurati". Se poi qualcuno viene meno a questa regola, incorre al vizio della pusillanimità; invece se va oltre ci sarà il vizio della superbia, come dice lo stesso nome. Infatti insuperbirsi nient’altro è che andare oltre la propria misura nel desiderio della propria eccellenza. Perciò Agostino, nel quattordicesimo della Città di Dio, dice che la superbia è "il desiderio d’un’eccellenza perversa"».

E così come l’amore di Dio è quello che regola tutte le altre virtù, e quindi è comune a tutte quante le virtù in una forma specifica, la stessa cosa si può dire analogamente della superbia: «benché sia uno specifico peccato secondo la ragione formale del proprio oggetto, tuttavia, secondo una certa diffusione del proprio dominio, è un peccato comune a tutti gli altri. Per questa ragione è detta radice e regina di tutti i peccati»

L’analisi dei singoli peccati capitali, come abbiamo già sopra ricordato, offrono riflessioni e spunti veramente toccanti. Tommaso segue questo ordine. Parla innanzitutto della vanagloria, per passare quindi all’invidia, all’accidia, all’ira, all’avarizia, alla gola e in fine alla lussuria.

Una tesi di fondo che colpisce in Tommaso (così come in Agostino) è la seguente, in parte desunta dal pensiero greco: nessuno vuole il mal, e chi commette il male lo commette considerandolo come un proprio bene, o comunque giudicandolo in funzione di ciò che egli considera bene.
Ecco un esempio particolarmente significativo: se accade che uno voglia a tal punto godere di un piacere (per esempio per mezzo di un adulterio o di qualsiasi altra cosa del genere che sia desiderabile), da non rifuggire dall’incorrere nella deformità del peccato, che s’avvede essere congiunta con ciò che vuole, non solo si dirà che vuole quel bene che principalmente desidera, ma anche la stessa deformità, che preferisce sopportare pur di non essere privato del bene desiderato.

Perciò l’adultero vuole certo principalmente il piacere e secondariamente la deformità, secondo l’esempio fatto da Agostino nel Discorso del Signore sulla montagna: uno sopporta volontariamente la dura schiavitù del suo padrone per amore della serva».

Si tratta di una cospicua opera di Tommaso, curata da un suo amante, con gusto e con perizia.

E’ forse finito il lungo periodo di "esilio" cui il grande santo filosofo è stato condannato nell’ultimo trentennio.





*********************

A quanto esposto sopra proviamo ora a conoscere meglio questo grande Dottore della Chiesa..... [SM=g27986]

Parto con uno scritto che san Tommaso inseriva nei "prologhi" collocati nella Summa Theologica come introduzione ai vari trattati e come collegamenti tra di essi.....

" Il dottore della verità cattolica deve istruire non solo gli iniziati, ma anche i principianti, secondo il detto dell'apostolo: << Quasi a bambini in Cristo vi ho dato del latte da bere, non del cibo solido >>, perciò l'intento che ci proponiamo in quest'opera è di esporre tutto ciò che concerne la religione cristiana nel modo più confacente alla formazione dei principianti...."

(tratto da: Compendio Somma Teologica -EsD pag.9)

Appare così evidente che l'intenzione di san Tommaso d'Aquino è proprio quella di rivolgersi a chiunque.... si comprende così quanto sopra riportato circa la metodologia usata dall'aquinate:


San Tommaso riprende, approfondisce e sviluppa questi pensieri con grande finezza. A qualche lettore moderno la metodologia delle «questioni disputate», seguita da Tommaso in quest’opera in modo veramente capillare, può non piacere, o comunque disturbare: si passa dalla tesi alle obiezioni alla tesi, alle contro obiezioni per giungere alla risposta generale e alla risposta alle obiezioni.....in verità il metodo dell'aquinate, una volta compreso, aiuta a comprendere meglio le questioni trattate e che sono oggi un tema molto sofferto per la società che viviamo....

La concezione di fondo dell’opera di Tommaso, che riprende e sviluppa un concetto-cardine agostiniano, è la seguente: ogni affezione dell’anima deriva dall’amore; e l’amore può essere ordinato oppure disordinato...non esiste una terza via se non L'INDIFFERENTISMO....

Ma chi era Tommaso d'Aquino?

<< Si, si, chiamatelo pure il "bue muto", perchè è grasso e poco loquace, ma vedrete che vi stupirà...>>, diceva così il suo maestro sant'Alberto Magno ai suoi compagni di università.....

San Tommaso non era solo teologo, ma anche filosofo....e i filosofi discutono, pongono questioni, argomentano pro o contro una certa tesi, la rivoltano fino a distruggerla se necessario, a colpi di logica e ragionamenti....e spesso agiscono allo stesso modo quando affrontano problemi teologici ai quali magari la Chiesa ha già dato delle risposte alle quali, come uomini di fede, non possono rinunciare....ma all'uso della ragione non si arrendono mai!

Occorrerà dunque distinguere il san Tommaso teologo dal san Tommaso Filosofo....non che le due parti si contrappongono, ma solo per avere chiaro quando l'aquinate tratta di dottrine già insegnate dalla Chiesa e quando delle stesse tratta gli argomenti in modo filosofico.....

Tanto per fare un esempio.....è davvero importante stare a discutere se il mondo abbia avuto un inizio oppure sia sempre esistito? Non è già sufficiente quello che mi può dire la Genesi?
Ecco...in questo caso a Tommaso, in quanto cristiano e pure cattolico, quella risposta che da la Genesi va benissimo....ma in quanto filosofo che prende in considerazione tutti i vari ragionamenti anche di altri filosofi cristiani che.....come sant'Agostino.... argomentavano a favore dell'inizio dell'universo ecc...ecc...ecco che non può arrendersi...

Se sant'Agostino discuteva a favore dell'inizio dell'universo e Aristotele sosteneva che il mondo era sempre esistito....ecco che Tommaso non dava ragione nè all'uno nè all'altro....perchè per lui la questione non poteva essere risolta...come filosofo magari rischiava di sembrare agnostico su queste questioni, ma non cessava di ragionare...

A 23 anni è allievo di sant'Alberto Magno.....Tommaso aveva comunque una predisposizione (un dono) per la cultura, lo studio lo affascinava....ma al tempo stesso, come sappiamo, era tratto anche dalla spiritualità in modo particolare era un innamorato dell'Eucarestia tanto da diventarne "il Cantore"....Questo equilibrio tra LA FEDE E LA RAGIONE sarà l'asse vincente di Tommaso...si racconta appunto che san Tommaso non intraprendeva mai uno studio senza mai essersi prima...."consultato CON DIO"......

Docente a Parigi affronta il dibattito sull' AVERROISMO .......Tommaso partecipa al dibattito scrivendo il DE UNITATE INTELLECTUS CONTRA AVERROISTAS, in cui avversa la nuova filosofia a causa della base dottrinale che dichiarava la fede inconciliabile con la ragione....E quando all'assunto averroista che sosteneva "La fede è per le anime semplice, la filosofia per le persone colte" Tommaso risponde che pensiero e ragione si possono conciliare, anzi....dice che la ragione serve per pianificare alcuni enigmi della fede anche quando l'intelletto umano ne fosse limitato......
E spiega ancora l'aquinate che lo scopo della fede e della ragione è UNICO, se poi la ragione dovesse trovarsi in contrasto con la fede deve essere la ragione ad arrendersi alla fede e non viceversa......

Ma san Tommaso si troverà anche a doversi SCONTRARE contro gli agostiniani che, approfittando della deriva averroista, ne approfittano per rinfocolare le loro censure contro Aristotele......e in questi ampi e pubblici dibattiti Tommaso riesce a portare a termine la seconda parte della Summa Theologiae dando inizio alla terza parte.....ma intanto si era troppo COMPROMESSO.... e nel 1272 il Capitolo Generale dell'Ordine lo allontana mandandoli a Napoli...

Insegna e al tempo stesso continua i suoi studi e continua a scrivere....
In questo periodo "riflessivo" matura il motto "CONTEMPLATA ALIIS TRADERE" partecipare agli altri i frutti della propria riflessione......ma in tutto questo lavoro...san Tommaso d'Aquino vive una profonda crisi che lo spinge a dubitare SULLA FIDUCIA NELLA RAGIONE UMANA CHE FINO A QUEL MOMENTO AVEVA SOSTENUTO...... è una crisi che lo porta a soffrire molto per la condizione MENTALE dell'uomo stesso...quando questi non sfrutta il dono DELL'INTELLETTO per sostenere le ragioni della fede stessa....

Nel 1273 arriva il tracollo e da quel momento si rifiuta di scrivere o di dettare.....Ai suoi discepoli che sono visibilmente ed emotivamente preoccupati per quanto sta avvenendo....e che gli chiedono insistentemente delle indicazioni per completare la Summa....Tommaso risponde con la frase rimasta famosa: MIHI VIDETUR UT PALEA....ossia "tutto ciò che ho scritto per me è come paglia..."
TUTTO...studio, ragione, la stessa lotta, tutto l'impegno....tutto è assolutamente INUTILE!

Come interpretare queste affermazioni apparentamente disfattiste?
Il suo biografo, Guglielmo di Tocco, racconta DI UN ESTASI che san Tommaso avrebbe sperimentato durante la Messa nel marzo 1273 e che gli avrebbe mostrato la futilità della ragione, priva della fede, per avvicinarsi a Dio....

Sant'Alberto Magno, maestro appunto di Tommaso è persuaso dell'importanza che ha la "Scientia naturalis" di Aristotele per i suoi confratelli, è convinto dell'importanza che questa immissione del nuovo sapere tornerà utile per LA CULTURA CATTOLICA.... e difende più volte l'aquinate dagli avversari che si pongono con atteggiamento sospettoso ai quali dice senza mezzi termini: << Alcuni ignoranti vogliono combattere in tutti i modi lo studio della filosofia, e specialmente fra i Predicatori, dove nessuno resiste loro. Sono come animali bruti che imprecano contro quello che ignorano....>> e dice ancora sant'Alberto Magno: << Dico questo per certi pigri che cercano conforto alla loro pigrizia andando a caccia di errori negli scritti altrui. E poichè dormono nella loro pigrizia, per non sembrare i soli a dormire, cercano di attribuire macchie agli eletti. Tali furono coloro che uccisero Socrate, esiliarono Plartone da Atene e, con le loro macchinazioni, costrinsero anche Aristotele ad andarsene....>>

Ecco....una breve introduzione per comprendere anche il clima e l'epoca nella quale san Tommaso visse, studiò, pregò, amò....e RAGIONO'.. [SM=g27988] ...


P.S.

(Testi virgolettati riportati da: -Sofia V. Rovighi "Introduzione a san Tommaso d'Aquino" 1973, 1999 Laterza.... riportato nell'opera di testi scelti "San Tommaso d'Aquino" di Armando Massarenti)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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..proviamo a fare un ulteriore passo in avanti: CHE COSA E' LA FEDE per san Tommaso d'Aquino?[SM=g1740717]

San Tommaso affronta la questione della Fede con queste parole: L'OGGETTO DELLA NOSTRA FEDE E' LA VERITA' PRIMA, CIOE' DIO; Egli è l'oggetto e insieme IL MOTIVO della nostra fede....[SM=g1740717]

Di conseguenza, dice l'aquinate: La fede perciò non poggia sul falso perchè Dio NON può farci vedere il falso!

Poichè la fede si ha "delle cose che non appaiono", oggetto della fede non è ciò che l'intelletto potrebbe intendere solamente da sè stesso....ma ciò cui esso si piega per comando DELLA VOLONTA'....

CHE COSA SONO GLI "ARTICOLI DI FEDE" se la Verità è una sola?

dice san Tommaso: le verità da credere vengono DISTINTE in articoli perchè come nel nostro organismo distignuiamo gli arti, così conviene al nostro intelletto che anche l'oggetto della fede, il quale si presenta complesso, distinguiamo tanti piccoli arti, o ARTICOLI.....
Lungo i secoli, prosegue l'aquinate, gli articoli di fede crebbero, MA NON QUANTO ALLA SOSTANZA, bensì quanto al loro svolgimento e per una semplificazione della professione esplicita dei fedeli....

Il così detto "primo articolo della nostra fede" E' IL CREDO APOSTOLICO, IL SIMBOLO della nostra Fede che racchiude tanti articoli, chiarisce la formulazione della fede nella divinità di Gesù Cristo(=generato non creato della stessa sostanza del Padre.....e per opera dello Spirito Santo...) e della sua umanità(=si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto Uomo).dice allora san Tommaso:

"Se fede si ha di ciò cui la mente da sè non arriva, e se poi senza fede non si può piacere a Dio, è necessario credere in qualcosa che supera la ragione umana. Ora, la fede ci ammaestra proprio in ciò che guida alla visione beatifica, la quale è di natura superiore alla natura umana..."

Pertanto la fede è necessaria, INDISPENSABILE anche in ciò a cui la ragione potrebbe da sè arrivare, come l'esistenza di Dio....perchè solo attraverso la fede tutti e subito e senza errori, possono arrivare alla cognizione della Verità divina.....

Infatti Gesù ci pone una domanda:
Giovanni 9,35
Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: «Tu credi nel Figlio dell'uomo?».[SM=g7831]

e ancora un altra domanda:
Luca 18,8
«Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

.....

e lo leggiamo dai Vangeli: ogni rapporto di Gesù vero I VERI POVERI (la cui povertà non è solo fisica o materiale, ma anche povertà di cuore, ossia liberi dai pregiudizi e dalla superbia, dall'orgoglio....) si fonda sulla fede:
VA', LA TUA FEDE TI HA SALVATO...[SM=g7554] ....

Questa espressione trasse però in inganno Lutero il quale avanzò poi con il "Sola Fidei" senza le opere, ma questo è un altro tema...[SM=g7581]


La "professione di fede" dice l'aquinate è necessaria per salvarsi; essa però è, come ogni altro precetto positivo, obbligatoria NON in ogni momento, ma solo in date circostanze.....un esempio?
LA CARITà E' LA FORMA DELLA FEDE e ciò che rende perfetta questa fede è la CARITA'.....la quale opera PER AMORE....
e così l'aquinate chiarisce:

"....e poichè la carità, che è la forma della fede, appartiene ALLA VOLONTA' anzichè all'intelletto, così può darsi che la fede si trovi in un intelletto unito a una volontà PRIVA DELLA CARITA' e sia così una fede IMPERFETTA, informe, che può diventare una fede FORMATA e perfetta SE LA VOLONTA' SEGUE LA CARITA', CIOE' LA GRAZIA; così come può darsi pure che una fede prima rettamente formata, rischi di diventare informe....Pertanto vera virtù è soltanto LA FEDE FORMATA, perchè essa soltanto è principio di atti perfetti...."

Qui basti pensare all'invito di Cristo sulla PERSEVERANZA: pregate incessantemente, perseverate, chi avrà perseverato sarà salvo.....

PERCHE' PREGARE?

Perchè la Fede è DONO DI DIO è Dio che la infonde, essa perciò va richiesta INCESSANTEMENTE nella Preghiera per sè stessi e per gli altri...
Dice san Tommaso:
"...è Dio che rivela le verità da credersi; ed egli causa in noi la fede anche quanto all'assenso della mente, perchè esso proviene dalla volontà, MOSSA PERO' DALLA GRAZIA e non già solo dal libero arbitrio, come pretesero i Pelagiani...."

Così anche la fede imperfetta, informe E' DONO DI DIO, è in difetto per mancanza di carità nella volontà......

Perchè è importante avere questa Fede?

Perchè l'effetto principale della fede unita alla carità della volontà.... E' LA PURIFICAZIONE DEL CUORE....dice l'aquinate:
"...perchè se impurità è mescolanza con cose più basse, purificazione sarà il contrario, e di questo principio è la Fede, la quale ci innalza fino all'unione con Dio...."

Dice il Santo Padre nella sua prima Enciclica:
Deus caritas est (25 dicembre 2005)
[Cinese, Croato, Francese, Inglese, Italiano, Latino, Neerlandese, Polacco, Portoghese, Spagnolo, Tedesco, Ungherese]

<< la fede biblica non costruisce un mondo parallelo o un mondo contrapposto rispetto a quell'originario fenomeno umano che è l'amore, ma accetta tutto l'uomo intervenendo nella sua ricerca di amore per purificarla, dischiudendogli al contempo nuove dimensioni. Questa novità della fede biblica si manifesta soprattutto in due punti, che meritano di essere sottolineati: l'immagine di Dio e l'immagine dell'uomo >>[SM=g7799]

Infatti Gesù ci pone una domanda:
Giovanni 9,35
Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse:
«Tu credi nel Figlio dell'uomo?».


Gesù ci ha rivelato il volto del Padre, ma anche la vera immagine dell'Uomo creato ad immagine di Dio..DETURPATA ED OFFUSCATA DAL PECCATO ORIGINALE...questa Verità non è rintracciabile esclusivamente con la ragione e il semplice intelletto per quanto fosse istruito e preparato....occorre LA FEDE....la quale va umilmente chiesta e davanti alla quale ci si deve approcciare con umiltà e CARITA' della volontà, dice infatti Gesù

Luca 10,22
«Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare»......

Concedetemi di chiudere con un altra DOVEROSA citazione....l'Enciclica del Papa:

Spe salvi (30 novembre 2007)
[Francese, Inglese, Italiano, Latino, Polacco, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]

Il Santo Padre inizia, possiamo dire, l'Enciclica parlando di fede e speranza...LA FEDE E' SPERANZA.....
dice:

La fede è speranza

2. Prima di dedicarci a queste nostre domande, oggi particolarmente sentite, dobbiamo ascoltare ancora un po' più attentamente la testimonianza della Bibbia sulla speranza. « Speranza », di fatto, è una parola centrale della fede biblica – al punto che in diversi passi le parole « fede » e « speranza » sembrano interscambiabili. Così la Lettera agli Ebrei lega strettamente alla « pienezza della fede » (10,22) la « immutabile professione della speranza » (10,23). Anche quando la Prima Lettera di Pietro esorta i cristiani ad essere sempre pronti a dare una risposta circa il logos – il senso e la ragione – della loro speranza (cfr 3,15), « speranza » è l'equivalente di « fede ». [SM=g1740721]

*****************


Buona meditazione


Fraternamente CaterinaLD

P.S.
Riferimenti all'aquinate li ho presi da: Compendio della S.Teologica ESD, pag. 189 e ss
__________________
"Se sarete ciò che dovrete essere, metterete fuoco in Italia e nel mondo intero" (S.Caterina da Siena)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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