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Celebrazioni Liturgiche del Santo Padre per le Canonizzazioni 2009

Ultimo Aggiornamento: 27/04/2009 19:40
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Domenica prossima, 26.4.2009  la canonizzazione di Caterina Volpicelli, la 'samaritana' di Napoli



CITTA’ DEL VATICANO - Domenica prossima - conferma la Prefetura della Casa Pontificia - Benedetto XVI proclamera' Santa Caterina Volpicelli, che volle essere per i poveri della Napoli del diciannovesimo secolo e soprattutto per i giovani emarginati "un luminoso segno della presenza del buon Samaritano che viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito, per versare sulle sue ferite - scrisse lei stessa - l'olio della consolazione e il vino della speranza".

Un desiderio di prossimita' con i dimenticati da tutti che ispira la regola delle sue Ancelle del Sacro Cuore, innovativo istituto religioso da lei fondato, che ottenne nel 1890 l'approvazione vaticana nonostante la scelta di non indossare ne' il velo ne' l'abito per essere in tutto uguali alle persone soccorse nei bassi di Napoli cosi' come alle vittime del colera del 1884, a Minturno, a Meta di Sorrento e a Roma. Oggi le Ancelle si dedicano in particolare all'educazione con scuole e collegi.

Nata a Napoli il 21 gennaio 1839, Caterina ebbe nella sua famiglia, appartenente all'alta borghesia, una solida formazione umana e religiosa. Fu amica del beato Ludovico da Casoria, fondatore delle Suore Francescane Elisabettine Bigie, e dell'avvocato Bartolo Longo, che diede avvio a numerose opere sociali nel Santuario di Pompei. La Volpicelli ebbe anche la stima di Leone XIII, che incoraggio' personalmente le sue attivita' apostoliche volte a "far rinascere nei cuori, nelle famiglie e nella societa' l'amore per Gesu' Cristo".

Promotrice in Italia dell'Apostolato della Preghiera animo' il primo Congresso Eucaristico Nazionale per il quale organizzo' l'adorazione Eucaristica nella Cattedrale e la "Confessione e Comunione generale" alla quale parteciparono decine di migliaia di napoletani. Si spense a Napoli il 28 Dicembre 1894 offrendo la sua vita "per la Chiesa e per il Santo Padre".

Con la Volpicelli saranno proclamati santi in piazza San Pietro dal Papa anche un'altra fondatrice dell'800, Geltrude Comensoli, le cui seguaci sono note come le suore adoratici,

il beato bresciano Arcangelo Tadini, sacerdote diocesano, che nello spirito della "Rerum novarum" di Leone XIII (l'enciclica che ha dato avvio alla DFottrina Sociale) difese i diritti delle giovani operaie fondando nel 1900 le Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth,

l'abate Bernardo Tolomei, che nel 14esimo secolo ha dato vita alla Congregazione Olivetana,

e il portoghese Nuno de Santa Maria Alvares Pereira, vissuto nella stessa epoca, che fu prima padre di famiglia e poi - rimasto vedovo e sistemata l'unica figlia vivente, andata in sposa al figlio del re Joao I - religioso carmelitano e grande asceta.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

in questa terza domenica del tempo pasquale, al centro della nostra attenzione la liturgia pone ancora una volta il mistero di Cristo risorto.
Vittorioso sul male e sulla morte, l’Autore della vita, che si è immolato quale vittima di espiazione per i nostri peccati, "continua ad offrirsi per noi ed intercede come nostro avvocato; sacrificato sulla croce più non muore e con i segni della passione vive immortale" (cfr Prefazio pasquale 3). Lasciamoci interiormente inondare dal fulgore pasquale che promana da questo grande mistero, e con il Salmo responsoriale preghiamo: "Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto".

La luce del volto di Cristo risorto risplende oggi su di noi particolarmente attraverso i tratti evangelici dei cinque Beati che in questa celebrazione vengono iscritti nell’albo dei Santi: Arcangelo Tadini, Bernardo Tolomei, Nuno de Santa Maria Álvares Pereira, Gertrude Comensoli e Caterina Volpicelli. Mi unisco volentieri all’omaggio che a loro rendono i pellegrini, qui convenuti da varie nazioni, ai quali con grande affetto rivolgo un cordiale saluto. Le diverse vicende umane e spirituali di questi nuovi Santi stanno a mostrarci il rinnovamento profondo che nel cuore dell’uomo opera il mistero della risurrezione di Cristo; mistero fondamentale che orienta e guida tutta la storia della salvezza.

Giustamente pertanto la Chiesa sempre, ed ancor più in questo tempo pasquale, ci invita a dirigere i nostri sguardi verso Cristo risorto, realmente presente nel Sacramento dell’Eucaristia.

Nella pagina evangelica, san Luca riferisce una delle apparizioni di Gesù risorto (24,35-48). Proprio all’inizio del brano, l’evangelista annota che i due discepoli di Emmaus, tornati in fretta a Gerusalemme, raccontarono agli Undici come lo avevano riconosciuto "nello spezzare il pane" (v. 35). E mentre essi stavano narrando la straordinaria esperienza del loro incontro con il Signore, Egli "in persona stette in mezzo a loro" (v. 36). A causa di questa sua improvvisa apparizione gli Apostoli restarono intimoriti e spaventati, al punto che Gesù, per rassicurarli e vincere ogni titubanza e dubbio, chiese loro di toccarlo – non era un fantasma, ma un uomo in carne ed ossa - e domandò poi qualcosa da mangiare. Ancora una volta, come era avvenuto per i due di Emmaus, è a tavola, mentre mangia con i suoi, che il Cristo risorto si manifesta ai discepoli, aiutandoli a comprendere le Scritture e a rileggere gli eventi della salvezza alla luce della Pasqua. "Bisogna che si compiano – egli dice – tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi" (v. 44). E li invita a guardare al futuro: "nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati" (v. 47).

Questa stessa esperienza, ogni comunità la rivive nella celebrazione eucaristica, specialmente in quella domenicale. L’Eucaristia, il luogo privilegiato in cui la Chiesa riconosce "l’autore della vita" (cfr At 3,15), è "la frazione del pane", come viene chiamata negli Atti degli Apostoli.

In essa, mediante la fede, entriamo in comunione con Cristo, che è "altare, vittima e sacerdote" (cfr Prefazio pasquale 5). Ci raduniamo intorno a Lui per far memoria delle sue parole e degli eventi contenuti nella Scrittura; riviviamo la sua passione, morte e risurrezione. Celebrando l’Eucaristia comunichiamo con Cristo, vittima di espiazione, e da Lui attingiamo perdono e vita. Cosa sarebbe la nostra vita di cristiani senza l’Eucaristia?

L’Eucaristia è la perpetua e vivente eredità lasciataci dal Signore nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, che dobbiamo costantemente ripensare ed approfondire perché, come affermava il venerato Papa Paolo VI, possa "imprimere la sua inesauribile efficacia su tutti i giorni della nostra vita mortale" (Insegnamenti, V [1967], p. 779).

Nutriti del Pane eucaristico, i santi che oggi veneriamo, hanno portato a compimento la loro missione di amore evangelico nei diversi campi, in cui hanno operato con i loro peculiari carismi.

Lunghe ore trascorreva in preghiera davanti all’Eucaristia sant’Arcangelo Tadini, che, avendo sempre di vista nel suo ministero pastorale la persona umana nella sua totalità, aiutava i suoi parrocchiani a crescere umanamente e spiritualmente. Questo santo sacerdote, uomo tutto di Dio, pronto in ogni circostanza a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, era allo stesso tempo disponibile a cogliere le urgenze del momento e a trovarvi rimedio. Assunse per questo non poche iniziative concrete e coraggiose, come l’organizzazione della "Società Operaia Cattolica di Mutuo Soccorso", la costruzione della filanda e del convitto per le operaie e la fondazione, nel 1900, della "Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth", allo scopo di evangelizzare il mondo del lavoro attraverso la condivisione della fatica, sull’esempio della Santa Famiglia di Nazareth. Quanto profetica fu l’intuizione carismatica di Don Tadini e quanto attuale resta il suo esempio anche oggi, in un’epoca di grave crisi economica! Egli ci ricorda che solo coltivando un costante e profondo rapporto con il Signore, specialmente nel Sacramento dell’Eucaristia, possiamo poi essere in grado di recare il fermento del Vangelo nelle varie attività lavorative e in ogni ambito della nostra società.

Anche in san Bernardo Tolomei, iniziatore di un singolare movimento monastico benedettino, spicca l’amore per la preghiera e per il lavoro manuale. La sua fu un’esistenza eucaristica, tutta dedita alla contemplazione, che si traduceva in umile servizio del prossimo. Per il suo singolare spirito di umiltà e di accoglienza fraterna, fu dai monaci rieletto abate per ventisette anni consecutivi, fino alla morte. Inoltre, per assicurare l’avvenire della sua opera, egli ottenne da Clemente VI, il 21 gennaio 1344, l’approvazione pontificia della nuova Congregazione benedettina, detta di "S. Maria di Monte Oliveto". In occasione della grande peste del 1348, lasciò la solitudine di Monte Oliveto per recarsi nel monastero di S. Benedetto a Porta Tufi, in Siena, ad assistere i suoi monaci colpiti dal male, e morì egli stesso vittima del morbo come autentico martire della carità. Dall’esempio di questo Santo viene a noi l’invito a tradurre la nostra fede in una vita dedicata a Dio nella preghiera e spesa al servizio del prossimo sotto la spinta di una carità pronta anche al sacrificio supremo.

«Sabei que o Senhor me fez maravilhas. Ele me ouve, quando eu o chamo» (Sal 4,4). Estas palavras do Salmo Responsorial exprimem o segredo da vida do bem-aventurado Nuno de Santa Maria, herói e santo de Portugal. Os setenta anos da sua vida situam-se na segunda metade do século XIV e primeira do século XV, que viram aquela nação consolidar a sua independência de Castela e estender-se depois pelos Oceanos – não sem um desígnio particular de Deus –, abrindo novas rotas que haviam de propiciar a chegada do Evangelho de Cristo até aos confins da terra. São Nuno sente-se instrumento deste desígnio superior e alistado na militia Christi, ou seja, no serviço de testemunho que cada cristão é chamado a dar no mundo. Características dele são uma intensa vida de oração e absoluta confiança no auxílio divino. Embora fosse um óptimo militar e um grande chefe, nunca deixou os dotes pessoais sobreporem-se à acção suprema que vem de Deus. São Nuno esforçava-se por não pôr obstáculos à acção de Deus na sua vida, imitando Nossa Senhora, de Quem era devotíssimo e a Quem atribuía publicamente as suas vitórias. No ocaso da sua vida, retirou-se para o convento do Carmo por ele mandado construir. Sinto-me feliz por apontar à Igreja inteira esta figura exemplar nomeadamente pela presença duma vida de fé e oração em contextos aparentemente pouco favoráveis à mesma, sendo a prova de que em qualquer situação, mesmo de carácter militar e bélica, é possível actuar e realizar os valores e princípios da vida cristã, sobretudo se esta é colocada ao serviço do bem comum e da glória de Deus.

Una particolare attrazione per Gesù presente nell’Eucaristia avvertì sin da bambina santa Gertrude Comensoli. L’adorazione del Cristo eucaristico diventò lo scopo principale della sua vita, potremmo quasi dire la condizione abituale della sua esistenza. Fu infatti davanti all’Eucarestia che santa Gertrude comprese la sua vocazione e missione nella Chiesa: quella di dedicarsi senza riserve all’azione apostolica e missionaria, specialmente a favore della gioventù. Nacque così, in obbedienza a Papa Leone XIII, il suo Istituto che mirava a tradurre la "carità contemplata" nel Cristo eucaristico, in "carità vissuta" nel dedicarsi al prossimo bisognoso. In una società smarrita e spesso ferita, come è la nostra, ad una gioventù, come quella dei nostri tempi, in cerca di valori e di un senso da dare al proprio esistere, santa Gertrude indica come saldo punto di riferimento il Dio che nell’Eucaristia si è fatto nostro compagno di viaggio. Ci ricorda che "l’adorazione deve prevalere sopra tutte le opere di carità" perché è dall’amore per Cristo morto e risorto, realmente presente nel Sacramento eucaristico, che scaturisce quella carità evangelica che ci spinge a considerare fratelli tutti gli uomini.

Testimone dell’amore divino fu anche santa Caterina Volpicelli, che si sforzò di " essere di Cristo, per portare a Cristo" quanti ebbe ad incontrare nella Napoli di fine Ottocento, in un tempo di crisi spirituale e sociale. Anche per lei il segreto fu l’Eucaristia. Alle sue prime collaboratrici raccomandava di coltivare una intensa vita spirituale nella preghiera e, soprattutto, il contatto vitale con Gesù eucaristico. E’ questa anche oggi la condizione per proseguire l’opera e la missione da lei iniziate e lasciate in eredità alle "Ancelle del Sacro Cuore". Per essere autentiche educatrici della fede, desiderose di trasmettere alle nuove generazioni i valori della cultura cristiana, è indispensabile, come amava ripetere, liberare Dio dalle prigioni in cui lo hanno confinato gli uomini. Solo infatti nel Cuore di Cristo l’umanità può trovare la sua ‘stabile dimora". Santa Caterina mostra alle sue figlie spirituali e a tutti noi, il cammino esigente di una conversione che cambi in radice il cuore, e si traduca in azioni coerenti con il Vangelo. E’ possibile così porre le basi per costruire una società aperta alla giustizia e alla solidarietà, superando quello squilibrio economico e culturale che continua a sussistere in gran parte del nostro pianeta.

Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie al Signore per il dono della santità, che quest’oggi rifulge nella Chiesa con singolare bellezza in Arcangelo Tadini, Bernardo Tolomei, Nuno de Santa Maria Álvares Pereira, Gertrude Comensoli e Caterina Volpicelli.

Lasciamoci attrarre dai loro esempi, lasciamoci guidare dai loro insegnamenti, perché anche la nostra esistenza diventi un cantico di lode a Dio, sulle orme di Gesù, adorato con fede nel mistero eucaristico e servito con generosità nel nostro prossimo. Ci ottenga di realizzare questa missione evangelica la materna intercessione di Maria, Regina dei Santi, e di questi nuovi cinque luminosi esempi di santità, che oggi con gioia veneriamo. Amen!

© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana



         

         

         


[SM=g1740733]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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27/04/2009 19:40
 
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A colloquio con l'arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi,
in occasione della canonizzazione di quattro italiani e un portoghese

Nuovi testimoni della santità



di Nicola Gori

Don Carlo Gnocchi sarà beatificato a ottobre a Milano, mentre la causa di Giovanni Paolo II procede "abbastanza sollecitamente" su una corsia preferenziale voluta da Benedetto XVI. Sono alcune delle novità emerse dall'intervista al nostro giornale con l'arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, alla vigilia della prima liturgia papale di canonizzazione del 2009:  quattro italiani (Arcangelo Tadini, Bernardo Tolomei, Geltrude Comensoli e Caterina Volpicelli) e un portoghese (Nuno de Santa Maria Álvares Pereira) verranno proclamati santi da Benedetto XVI domenica 26 aprile in piazza San Pietro.

Qual è la caratteristica di questi cinque nuovi santi?

Una caratteristica comune nei quattro santi italiani è quella di essere fondatori, cioè hanno dato vita a delle congregazioni religiose. Si tratta di due uomini e di due donne appartenenti a vari ceti sociali e con percorsi di vita originali. In quanto fondatori, la loro santità è anche un incentivo per la santificazione dei loro figli e figlie spirituali.

Cominciamo con il più antico in ordine cronologico:  Bernardo Tolomei, fondatore della Congregazione benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto. La sua peculiare caratteristica è la conversione alla preghiera. Era un laico nobile, vissuto tra il XIII e il XV secolo, che si ritirò in solitudine. Nonostante la scelta di vita ascetica e solitaria, non si tirò indietro davanti ai bisogni dei fratelli. Infatti, si impegnò nell'assistenza agli ammalati, tanto è vero che morì proprio dando aiuto agli appestati di Siena nel 1348. Il secondo santo è un eroe, un nobile soldato, Nuno di Santa Maria, l'unico portoghese del gruppo dei cinque. Abbandonò la vita militare e si dedicò alla preghiera e alla penitenza tra i carmelitani. Sua caratteristica è di aver vissuto la prima parte della vita in maniera avventurosa, mentre la seconda la passò in contemplazione e in preghiera.

Arcangelo Tadini, invece, era un sacerdote diocesano, fondatore della Congregazione delle suore operaie della Santa Casa di Nazareth. Il nome scelto indica già il carisma particolare di questa Congregazione.

Segue poi in ordine di nascita Geltrude Comensoli, fondatrice delle suore del Santissimo Sacramento, dette sacramentine:  anche qui c'è la sintesi del suo carisma.

Infine, abbiamo Caterina Volpicelli, fondatrice delle ancelle del Sacro Cuore. La Volpicelli è famosa a Napoli e altrove per le sue istituzioni educative. Anche lei, nobildonna, ebbe una progressiva conversione. La sua spiritualità era basata soprattutto sulla riparazione delle offese al Sacro Cuore di Gesù e fondò una congregazione che a partire dall'amore di Dio si aprisse all'apostolato a tutto campo nei confronti dei bisogni di ogni tipo.


Quale aspetto dei nuovi santi è maggiormente attuale per la Chiesa e la società?

Tutti perché la santità è sempre attuale. Il capitolo V della Lumen gentium sottolinea l'universale vocazione alla santità di tutti i battezzati. Quindi ogni santo è sempre attuale. Perché? Per due caratteristiche, per la sequela Christi nell'eroicità delle virtù della fede, speranza e carità e per l'apostolato che viene di conseguenza. L'eroicità della fede, della speranza e della carità, modelli che non tramontano mai.

Perché solo ora vengono canonizzate figure vissute tra il XIII e il XV secolo?

I ritardi sono dovuti essenzialmente a complicazioni storiche. A quel tempo vi erano continui conflitti locali, regionali, nazionali, per cui era difficile mantenere una successione nelle pratiche processuali. Prendiamo il più antico dei canonizzandi:  il Tolomei. A circa tre mesi dalla morte un atto giuridico pubblico già lo chiama beato. Quindi il suo culto si diffuse subito dopo la sua morte. Le vicende storiche che sconvolsero gli Ordini religiosi e quindi anche gli olivetani dalla seconda metà del XVIII secolo al XIX, non permisero di portare a termine il processo di canonizzazione. Si dovette attendere la restaurazione della Congregazione benedettina olivetana nella seconda metà del XIX secolo per poter riavviare la causa. La stessa cosa si può dire di Nuno Álvares Pereira:  subito dopo la sua morte, il re del Portogallo don Duarte e suo fratello don Pedro promossero la sua canonizzazione. Da un documento del 1437 risulta che Eugenio IV dette il suo permesso all'inizio del processo, che per cause sconosciute non giunse a conclusione. Però dalla prima metà del XVI secolo il suo culto era già diffuso. Solo nel 1894, per iniziativa dell'allora postulatore dei carmelitani, la curia diocesana di Lisbona si incaricò di avviare il processo per il riconoscimento del culto ab immemorabili, concesso nel 1918 da Benedetto XV. Dobbiamo anche ricordare che a quel tempo, non c'erano le istruzioni procedurali come le abbiamo adesso. Nel 1588 Sisto v istituì la Congregazione dei Riti che aveva competenza sulla beatificazione e canonizzazione con procedure particolari confermate da Benedetto XIV e poi precisate varie volte nel corso dello scorso secolo. Basti ricordare quelle di Giovanni Paolo II nel 1983 e quelle di due anni fa, con la pubblicazione dell'istruzione Sanctorum mater, in cui si precisa la procedura per l'indagine diocesana, che deve seguire un particolare e puntiglioso iter per poi venire trasferita a Roma.

Questo significa che le procedure del tempo erano meno rigorose?

Non dobbiamo dimenticare che la documentazione antica è molto accurata, perché allora non c'era il pienone di cause come adesso e ci sono dei miracoli ben documentati. D'altra parte, dobbiamo attenerci alla documentazione e alla scienza di quel tempo, non possiamo vedere con gli occhi e la mentalità di adesso. Per confermare quanto fossero puntuali e precise le procedure del tempo, basti ricordare come venne riconosciuto il famoso miracolo di Calanda avvenuto per intecessione della Madonna del Pilar di Saragozza. Calanda è un paese a circa 100 chilometri a sud di Saragozza. Vi abitava un giovane che, mentre lavorava, si era tranciato una gamba sotto un carretto. Non potendo più lavorare, si era ridotto a fare il mendicante con il permesso ufficiale della cattedrale di Saragozza. Per anni fece il mendicante, fino a quando un giorno rientrò a Calanda e si addormentò. Il mattino seguente sua madre lo svegliò e con meraviglia vide che la gamba troncata era integra. Venne immediatamente chiamato il vescovo, il quale convocò il notaio che prese nota di tutte le testimonianze. La documentazione relativa al miracolo fu quindi molto accurata, perché allora c'era lo spauracchio dell'Inquisizione.

Perché alcune volte la Congregazione per la Dottrina della Fede ha bloccato delle cause di canonizzazione e poi a distanza di anni ha tolto il vincolo?

La Congregazione per la Dottrina della Fede ha come compito di verificare che in un candidato alla canonizzazione non vi sia, ad esempio, falso misticismo. Nel caso venga constatato, la causa viene bloccata. A volte, a distanza di anni, vi sono supplementi di indagine che permettono di chiarire e di superare gli impedimenti che avevano portato a un determinato blocco. Quando ero segretario del dicastero si è dato il via libera ad alcuni casi. Se c'è l'obstare della Congregazione per la Dottrina della Fede non si può procedere oltre.

Mancano in questa giornata di canonizzazioni figure a noi più vicine nel tempo, perché?

Non facciamo delle programmazioni. Dipende dalle situazioni che hanno permesso a queste cause di maturare. Le anticipo che a ottobre avremo a Milano la beatificazione di don Gnocchi, un nostro contemporaneo. Vorrei far notare inoltre anche un fattore che per secoli ha ritardato la beatificazione dei candidati. Prima vi erano cinquanta anni di attesa dalla morte della persona in odore di santità per poter dare avvio alla causa, ora sono stati ridotti a cinque. Vi sono molte cause di contemporanei che aspettano la conclusione, ma proprio perché sono di contemporanei usiamo un'accuratezza procedurale maggiore, perché non possiamo esasperare le situazioni. Il Papa poi può concedere la deroga all'attesa dei cinque anni dalla morte del candidato per avviare il processo, come ha fatto Benedetto XVI nei confronti di quella di Giovanni Paolo II. Di fatto ha messo la sua procedura su una corsia preferenziale, sgombra. In questa corsia però bisogna seguire varie tappe dell'iter. Credo comunque che si arriverà a conclusione abbastanza sollecitamente. Ci sono allo studio anche dei presunti miracoli attribuiti al servo di Dio, ma prima si deve concludere l'iter per la dichiarazione dell'eroicità delle virtù.

Quanto incide il problema economico?

Il problema non è a livello economico, perché se ci sono difficoltà in tal senso noi veniamo incontro. Il problema è che c'è bisogno di raccogliere la documentazione e senza l'intervento della diocesi e della parrocchia è molto difficile. La comunità ecclesiale dovrebbe comunque farsi carico di portare avanti l'iter processuale anche di candidati laici. Non credo sia questione di mancanza di fondi. Il problema è che molte volte, mentre per un fondatore ci sono i figli spirituali che si interessano di portare avanti la causa di canonizzazione, per i laici spesso manca questa sollecitudine.

Le nuove istruzioni della Sanctorum mater possono facilitare una maggiore attenzione alla santità laicale?

Di per sé la nuova istruzione Sanctorum mater tratta della procedura del processo diocesano. Ovviamente, l'attenzione al laicato, il discernimento e la valutazione della santità laicale spettano soprattutto ai vescovi e ai parroci.

Quanto influisce la fama di santità?

Molto. La fama di santità è importante. Ci sono delle figure esemplari che vengono subito notate dal popolo, dai fedeli, dai parroci. Anche i vescovi propongono delle figure molte belle. Spesso ci sono cause che non vanno avanti perché manca il miracolo. Per questo, vorrei invitare a pregare e a invocare i candidati morti in concetto di santità, affinché intercedano a nostro favore. Questa nostra richiesta è molto importante. [SM=g1740722]


(©L'Osservatore Romano - 26 aprile 2009)
Fraternamente CaterinaLD

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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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