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Visita straordinaria dei Vescovi Irlandesi e Tedesco dal Pontefice per condannare gli abusi sessuali

Ultimo Aggiornamento: 12/11/2010 18:12
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15/02/2010 20:42
 
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Il cardinale Bertone ai vescovi irlandesi

Ammissione delle colpe e conversione
per superare la tempesta



"Le tempeste fanno paura. Anche quelle che scuotono la barca della Chiesa per colpa dei peccati dei suoi membri. Ma da esse può venire la grazia della conversione e una fede più grande". Se ne è detto convinto il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, durante la messa celebrata nelle Grotte Vaticane, che nella mattina di lunedì 15 febbraio ha preceduto l'incontro di Benedetto XVI con i vescovi irlandesi.

Com'è noto il Pontefice ha convocato l'episcopato d'Irlanda per due giorni - fino a martedì 16 - in seguito agli scandali che hanno coinvolto sacerdoti e religiosi del Paese. Già l'11 dicembre scorso tra il Papa e i presuli c'era stata una prima riunione, nella quale Benedetto XVI aveva preannunciato una lettera pastorale ai fedeli d'Irlanda.
 
Nella Sala Bologna del Palazzo Apostolico erano presenti, oltre al Pontefice e al suo segretario di Stato, i cardinali Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, e Grocholewski, prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica; gli arcivescovi Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, e Leanza, nunzio apostolico in Irlanda. La delegazione irlandese è composta da ventiquattro pastori della Chiesa locale, tra i quali il cardinale Brady, arcivescovo di Armagh, e l'arcivescovo di Dublin, monsignor Martin.

Durante la celebrazione dell'Eucaristia nella basilica di San Pietro, il cardinale Bertone ha rivolto ai presenti il "cordiale benvenuto" del Papa, che "è spiritualmente unito a noi questa mattina e, nella Santa Messa, ha pregato perché la vostra permanenza presso la Sede di Pietro sia ricca di frutti". Quindi ha ricordato come siano "venuti tutti insieme, l'intero episcopato d'Irlanda, per ascoltare il Successore di Pietro e presentargli" le loro "iniziative circa la difficilissima crisi in atto nella Chiesa del Paese".

Attualizzando le letture proclamate nella liturgia della Parola, il porporato ha auspicato "umiltà e fiducia" da parte di tutti:  vescovi, sacerdoti e popolo di Dio. Del resto "la prova da una parte umilia e dall'altra produce la pazienza e un approfondimento della fede".

Il segretario di Stato ha evidenziato che anche per la Chiesa "le prove possono venire dall'esterno o dall'interno. Entrambe sono dolorose, ma - ha puntualizzato - quelle che provengono dall'interno sono più dure e umilianti", proprio come "la grave prova che stanno attraversando in questo momento le comunità" irlandesi, le quali "vedono alcuni uomini di Chiesa coinvolti in atti" che il porporato salesiano non ha esitato a definire "particolarmente esecrabili". Tuttavia, per il cardinale Bertone tali prove possono "diventare motivo di purificazione e di santificazione", se si accoglie "con piena fiducia la promessa che il Signore rinnova anche per noi quest'oggi".

Si tratta - ha spiegato - del Paraclito "venuto a difenderci dall'"accusatore", il maligno, che Egli ha sconfitto". Ma siccome "la lotta contro il male non è finita" e "continua fino alla fine dei tempi", "il Padre ci ha mandato, nel nome di Gesù, lo Spirito Santo" perché è "l'opera della carità di Dio, della sua infinita misericordia, che può colmare l'abisso più profondo". A una condizione però:  "purché - ha avvertito il celebrante - il peccatore riconosca la propria colpa in piena verità. Caritas in veritate". Questo - ha detto citando l'enciclica di Benedetto XVI - "è il principio fondamentale della vita cristiana".

La storia insegna che "anche il cristiano è esposto all'azione del maligno e può cadere nel peccato". Soprattutto quando questi insinua un'altra tentazione:  "quella che tende a far perdere la fiducia in Dio, spingendo nello scoraggiamento e nella disperazione".

Infine il riferimento all'immagine della tempesta, evocata nel Vangelo di Marco e che ritorna all'inizio della lettera di san Giacomo, quando l'apostolo parla "delle onde del mare mosse e agitate dal vento" per paragonarle "a colui che esita nella sua fede". Per il cardinale Bertone "questa è la tempesta più pericolosa" poiché "tocca il cuore dei credenti, scuotendo la loro fede e minacciando la loro capacità di affidarsi a Dio".


(©L'Osservatore Romano - 15-16 febbraio 2010)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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16/02/2010 12:26
 
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Pedofilia e abusi sessuali, i Vescovi irlandesi ricevuti nuovamente da Ratzinger. In vista pesanti sanzioni. Il monito del Cardinale Bertone: “Riconoscano le loro colpe”

CITTA’ DEL VATICANO - Come e’ noto, per i vescovi d'Irlanda, e' tempo di penitenza: vengono al pettine decenni di abusi di ogni genere su bambini e ragazzi, violenze sessuali, punizioni corporali, umiliazioni, una delle Chiese piu' autorevoli d'Europa messa spalle al muro da due rapporti governativi, e che rischia, fra l'altro, di essere ridotta in ginocchio dalle richieste di risarcimento delle vittime.

Una situazione che ormai anche gli stessi vescovi irlandesi non esitano a definire ''molto seria'', e che Benedetto XVI ha deciso di sviscerare in tutta la sua crudezza, promettendo una lettera pastorale con importanti provvedimenti, allo studio da mesi e ora giunta probabilmente al traguardo, e invitando a mettere avanti a tutto le sofferenze e i diritti delle vittime. Una linea alla quale i vescovi irlandesi hanno deciso di non sottrarsi, ammettendo, in vari interventi, la piaga degli abusi e anche le responsabilita' personali, sulle quali il Pontefice sembra aver particolarmente insistito.

Domenica sera, all'Irish college di Roma, si e' svolta una Messa in memoria del defunto Cardinale Cahal Daly, nel corso della quale il vescovo Colm O'Reilly ha sottolineato come nell'imminente Quaresima ''noi ministri del popolo di Dio in Irlanda siamo particolarmente consci della chiamata evangelica al pentimento, un tempo da dedicare alla confessione delle nostre colpe e ad affidarci alla misericordia di Dio''.

E subito dopo il responsabile per le Comunicazioni della Conferenza episcopale irlandese, Monsignor Joseph Duffy, vescovo di Clogher, non ha esitato ad ammettere ''molto francamente quello che sanno tutti''. ''La nostra Chiesa e' gravemente ferita e la situazione e' molto seria'' - ha affermato in un briefing riservato alla stampa anglofona registrata e diffusa in internet dall'agenzia cattolica americana Catholic news service - ''ora dobbiamo riparare a questo danno''. Un danno che - ha affermato - ha riguardato ''l'autorita' della Chiesa e la fedelta' al Vangelo'', minando ''non solo la fiducia nei vescovi ma anche quella dei vescovi stessi''.

Ai quali il Papa ha chiesto, in un incontro organizzato in Vaticano - ha spiegato il presule di Clogher -, di rispondere anche a livello individuale di quanto accaduto, e di porre davanti a tutto le ingiustizie e le sofferenze imposte alle vittime. Una prova ''dolorosa'' quella che sta attraversando la comunita' cattolica irlandese che vede ''alcuni uomini di Chiesa - ha dichiarato il segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, nell'omelia di una Messa celebrata per i vescovi irlandesi nelle Grotte vaticane - coinvolti in atti particolarmente esecrabili'', una situazione che richiede prima di tutto che ''il peccatore riconosca la propria colpa in piena verità''. Solo cosi' si potra' superare la ''tempesta'', una delle tante che da qualche tempo scuotono la Chiesa e per le quali Ratzinger espresse la sua preoccupazione nella sua ultima via Crucis da Cardinale.

Per questo il Papa ha convocato i vescovi irlandesi in Vaticano per la terza volta in sette mesi, un incontro di un giorno e mezzo a porte chiuse e ai massimi livelli. Il Papa, come ha riferito alla Radio Vaticana il primate d'irlanda, il Cardinale Sean Brady, ''e' molto preoccupato''. Lo si era capito l'11 dicembre scorso, quando al termine di un altro incontro con i vertici della Conferenza episcopale irlandese aveva gridato allo ''sdegno'' e al ''tradimento'' per i ''crimini odiosi'' che avevano infangato la Chiesa d'Irlanda.



Fraternamente CaterinaLD

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16/02/2010 23:07
 
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L'incontro del Papa con i vescovi irlandesi

Nuova credibilità morale
dopo lo scandalo degli abusi


Pubblichiamo il testo del comunicato diffuso al termine dell'incontro del Papa con i vescovi d'Irlanda svoltosi in Vaticano lunedì 15 e martedì 16 febbraio.

On 15 and 16 February 2010, the Holy Father met the Irish Bishops and senior members of the Roman Curia to discuss the serious situation which has emerged in the Church in Ireland. Together they examined the failure of Irish Church authorities for many years to act effectively in dealing with cases involving the sexual abuse of young people by some Irish clergy and religious. All those present recognized that this grave crisis has led to a breakdown in trust in the Church's leadership and has damaged her witness to the Gospel and its moral teaching.
The meeting took place in a spirit of prayer and collegial fraternity, and its frank and open atmosphere provided guidance and support to the Bishops in their efforts to address the situation in their respective Dioceses.
On the morning of 15 February, following a brief introduction by the Holy Father, each of the Irish Bishops offered his own observations and suggestions. The Bishops spoke frankly of the sense of pain and anger, betrayal, scandal and shame expressed to them on numerous occasions by those who had been abused. There was a similar sense of outrage reflected by laity, priests and religious in this regard.
The Bishops likewise described the support at present being provided by thousands of trained and dedicated lay volunteers at parish level to ensure the safety of children in all Church activities, and stressed that, while there is no doubt that errors of judgement and omissions stand at the heart of the crisis, significant measures have now been taken to ensure the safety of children and young people. They also emphasized their commitment to cooperation with the statutory authorities in Ireland - North and South - and with the National Board for Safeguarding Children in the Catholic Church in Ireland to guarantee that the Church's standards, policies and procedures represent best practice in this area.
For his part, the Holy Father observed that the sexual abuse of children and young people is not only a heinous crime, but also a grave sin which offends God and wounds the dignity of the human person created in his image. While realizing that the current painful situation will not be resolved quickly, he challenged the Bishops to address the problems of the past with determination and resolve, and to face the present crisis with honesty and courage. He also expressed the hope that the present meeting would help to unify the Bishops and enable them to speak with one voice in identifying concrete steps aimed at bringing healing to those who had been abused, encouraging a renewal of faith in Christ and restoring the Church's spiritual and moral credibility.
The Holy Father also pointed to the more general crisis of faith affecting the Church and he linked that to the lack of respect for the human person and how the weakening of faith has been a significant contributing factor in the phenomenon of the sexual abuse of minors. He stressed the need for a deeper theological reflection on the whole issue, and called for an improved human, spiritual, academic and pastoral preparation both of candidates for the priesthood and religious life and of those already ordained and professed.
The Bishops had an opportunity to examine and discuss a draft of the Pastoral Letter of the Holy Father to the Catholics of Ireland. Taking into account the comments of the Irish Bishops, His Holiness will now complete his Letter, which will be issued during the coming season of Lent.
The discussions concluded late Tuesday morning, 16 February 2010. As the Bishops return to their Dioceses, the Holy Father has asked that this Lent be set aside as a time for imploring an outpouring of God's mercy and the Holy Spirit's gifts of holiness and strength upon the Church in Ireland.

Ecco una nostra traduzione italiana del comunicato.

Il 15 e il 16 febbraio 2010, il Santo Padre ha incontrato i vescovi irlandesi e membri di alto rango della Curia Romana per discutere della grave situazione emersa nella Chiesa in Irlanda. Insieme hanno esaminato il fallimento, per anni, delle autorità ecclesiastiche irlandesi nell'agire efficacemente riguardo casi che coinvolgono l'abuso sessuale di giovani perpetrato da alcuni sacerdoti e religiosi irlandesi. Tutti i presenti hanno riconosciuto che questa grave crisi ha portato a un crollo della fiducia nella guida della Chiesa e ha danneggiato la sua testimonianza del Vangelo e il suo insegnamento morale.

L'incontro si è svolto in uno spirito di preghiera e di fraternità collegiale e questa atmosfera franca e aperta ha fornito guida e sostegno ai vescovi nei loro sforzi volti ad affrontare la situazione nelle rispettive diocesi.

La mattina del 15 febbraio, dopo una breve introduzione del Santo Padre, ogni vescovo irlandese ha esposto le proprie osservazioni e i propri suggerimenti. I vescovi hanno parlato con sincerità del senso di dolore e di rabbia, di tradimento, di scandalo e di vergogna espresso loro in numerose occasioni da quanti hanno subito abusi. Un senso simile di oltraggio è stato espresso, a questo proposito, da laici, sacerdoti e religiosi.

Parimenti, i vescovi hanno descritto il sostegno che attualmente viene offerto da migliaia di volontari laici formati e impegnati a livello parrocchiale per garantire la sicurezza dei bambini in tutte le attività ecclesiali, e hanno sottolineato che, sebbene non vi siano dubbi sul fatto che al centro della crisi vi siano errori di valutazione e omissioni, ora sono state prese importanti misure per garantire la sicurezza dei bambini e dei giovani. Hanno anche evidenziato il proprio impegno a cooperare con le autorità competenti in Irlanda, nel Nord e nel Sud, e con il National Board for Safeguarding Children della Chiesa cattolica in Irlanda per garantire che i criteri, le politiche e le procedure della Chiesa rappresentino la miglior pratica in questo settore.

Da parte sua, il Santo Padre ha osservato che l'abuso sessuale sui bambini e sui giovani non è soltanto un crimine odioso, ma è anche un grave peccato che offende Dio e ferisce la dignità della persona umana creata a sua immagine. Pur comprendendo che l'attuale, dolorosa situazione non verrà risolta velocemente, ha sfidato i vescovi ad affrontare i problemi del passato con determinazione e decisione e la presente crisi con onestà e coraggio.

Ha anche espresso la speranza che l'attuale incontro contribuisca a unire i vescovi e a permettere loro di parlare con una sola voce nell'individuare passi concreti per portare alla guarigione quanti hanno subito abusi, incoraggiando un rinnovamento della fede in Cristo e ripristinando la credibilità spirituale e morale della Chiesa.

Il Santo Padre ha anche fatto riferimento alla più generale crisi della fede che colpisce la Chiesa e l'ha collegata alla mancanza di rispetto per la persona umana e a quanto l'indebolimento della fede abbia contribuito in maniera determinante al fenomeno dell'abuso sessuale di minori. Ha sottolineato la necessità di una riflessione teologica più profonda sull'intera questione e ha esortato a una migliore preparazione pastorale, accademica, spirituale e umana sia dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa sia di quanti sono già ordinati e professi.

I vescovi hanno avuto l'opportunità di esaminare una bozza della Lettera Pastorale del Santo Padre ai cattolici d'Irlanda e di discuterne. Tenendo in considerazione i commenti dei vescovi irlandesi, il Santo Padre completerà ora la sua Lettera, che verrà pubblicata durante il prossimo tempo di Quaresima.

I dibattiti si sono conclusi nella tarda mattinata di martedì 16 febbraio 2010. Ai vescovi che tornano alle loro diocesi il Santo Padre ha chiesto che questa Quaresima sia un tempo per implorare la misericordia di Dio e i doni di santità e di forza sulla Chiesa in Irlanda.


(©L'Osservatore Romano - 17 febbraio 2010)
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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16/02/2010 23:48
 
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A proposito dello scandalo in Germania

La Chiesa e i bambini


Riportiamo, in una nostra traduzione, un articolo pubblicato lo scorso 11 febbraio sulla "Frankfurter Allgemeine Zeitung" dal direttore - psichiatra e teologo - dell'Alexianer-Krankenhaus, ospedale psichiatrico di Colonia.

di Manfred Lütz

L'abuso sessuale sui minori da parte di sacerdoti cattolici è un crimine particolarmente ripugnante. Il sacerdote, infatti, ha un ruolo paterno nei confronti del minore e quindi l'atto ha in sé qualcosa d'incestuoso.

Rischia così di andare persa la fiducia di base nella credibilità dei rapporti umani, e proprio la Chiesa non può rimanere indifferente quando in questo modo viene distrutta o gravemente scossa anche la fiducia in Dio.

Ora, nel 2002 la Conferenza episcopale tedesca ha diffuso delle direttive, in base alle quali tutte le diocesi hanno introdotto una procedura chiara. Sono stati nominati degli interlocutori per le vittime, istituiti gruppi di esperti, chiamati importanti specialisti tedeschi per le perizie. In tutto ciò non ha avuto alcuna importanza l'appartenenza religiosa degli esperti. Due anni fa, poiché erano emerse accuse contro un parroco defunto, l'arcidiocesi di Colonia si è presentata spontaneamente in pubblico per chiedere alle altre vittime di farsi avanti. Con successo. Anche l'apertura nei confronti della stampa, dimostrata ora dal direttore del Kanisiuskolleg a Berlino, segue questa linea.
 
Riducendo all'essenziale l'attuale agitarsi della stampa tedesca, i casi degli anni Settanta e Ottanta di cui si è venuti ora a conoscenza mostrano ancora una volta quanto siano importanti le misure prese alcuni anni fa. Non sono vere novità. Se il clamore pubblico supera ogni confine, vi sono motivi socio-psicologici. Nella nostra "società senza padre", prefigurata da Alexander Mitscherlich, e in cui tutti rifiutano i compiti di dare regole e di introdurre nella storia, compiti che Freud attribuiva al padre, alla Chiesa cattolica spetta un ruolo poco attraente. Nel vuoto lasciato dalla "assenza interna ed esterna di padri", la pubertà e la protesta cadono nel nulla.

I sessantottini avevano nel cancelliere federale dell'epoca, Kiesinger, un padre sostitutivo da libro illustrato. Oggi, i politici, sostenuti demoscopicamente, evitano qualsiasi protesta e, se necessario, sarebbero disposti a unirsi a una manifestazione di protesta contro se stessi. Anche il padre Stato non esiste più. Soprattutto, i tedeschi, devoti all'autorità, ai quali sono venuti meno per sempre i loro imperatori e le loro guide, aggirano questo vuoto e hanno trovato nella Chiesa cattolica un oggetto sostitutivo contro il quale rivolgere le proteste. Che a capo di questa Chiesa vi siano degli uomini, e a capo di tutto un Santo Padre, facilita la proiezione di tutti i conflitti non vissuti con il padre, della pubertà recuperata, di tutte le proteste non altrimenti indirizzabili, su una istituzione che riconosce delle norme e che non nega la sua identità storica.

Il sesso è il tema preferito della pubertà e, in effetti, quando si tratta di agire contro la Chiesa non di rado appare puberale il contributo ai dibattiti di persone per il resto completamente adulte. Allora, qualcuno per attaccare il celibato non esita perfino a ricorrere alla vecchia tesi macho che "il sesso è necessario". Soprattutto, però, per noi tedeschi la Chiesa cattolica è adattissima a dispensarci dalle nostre responsabilità storiche.

Quando Papa Giovanni Paolo ii, allo Yad Vashem, trovò parole commoventi che suscitarono profonda impressione in Israele, ma anche in America, furono soprattutto i tedeschi a criticarlo perché avrebbe dovuto scusarsi in modo più chiaro per la Shoah. Immaginiamo:  il Papa polacco, anche lui vittima dell'occupazione tedesca, viene invitato dai tedeschi a scusarsi con maggior vigore per le colpe tedesche! Difficile est satiram non scribere.

Nel 1970 il noto sessuologo Eberhard Schorsch durante un intervento al Bundestag, senza essere contestato dichiarò:  "Un bambino sano in un ambiente intatto elabora le esperienze sessuali non violente senza che abbiano conseguenze negative durature".
 
L'ambiente di sinistra coccolava i pedofili.
Nel 1969, prima di congedarsi per entrare nella Rote Armee Fraktion, Jan Carl Raspe nel suo Kursbuch elogiò la Comune ii, dove gli adulti spinsero i bambini, nonostante la loro resistenza, a tentativi di rapporti sessuali. Tra i Verdi, nel 1985 vi fu la richiesta di decriminalizzare il sesso con i bambini e nel 1989, la celebre casa editrice Deutscher Ärtzteverlag pubblicò un libro che chiedeva apertamente che venissero permessi i contatti pedosessuali. All'epoca si combatteva in particolare la morale sessuale cattolica in quanto ostacolo repressivo alla "emancipazione della sessualità infantile".

Solo alla fine degli anni Ottanta soprattutto i consultori femministi hanno giustamente spiegato che non esistono rapporti sessuali non violenti tra bambini e adulti. Tuttavia, non è sempre stato facile trovare una via di mezzo adeguata tra banalizzazione e scandalo. Poi l'ondata investì anche la Chiesa cattolica e molti suoi rappresentanti non riuscirono più a capire il mondo. Se fino a poco prima coloro che avevano sostenuto la decriminalizzazione della pedofilia li avevano messi in ridicolo per la loro morale rigida e del tutto fuori moda, improvvisamente si ritrovavano a essere loro i veri malfattori a causa del loro lassismo.

Anche nel dibattito attuale solitamente viene ignorato il contesto sociale e la Chiesa cattolica viene isolata come capro espiatorio di tutti questi sogni anormali e scandalosi del sesso infantile fatti quarant'anni fa in ambienti alternativi. I critici della Chiesa, e anche alcuni suoi rappresentanti, colgono la gradita opportunità per far suonare il solito disco:  la colpa è delle strutture ecclesiastiche, della morale sessuale, del celibato. Non è però altro che un aperto abuso degli abusi, ma soprattutto una pericolosa disinformazione che protegge i colpevoli.

La verità è che tutte le istituzioni che hanno a che fare con bambini e giovani attirano persone che cercano un contatto illecito con i minori. Ciò vale per le associazioni sportive, per le strutture di assistenza ai giovani e naturalmente anche per le Chiese. Uno dei principali esperti in Germania, Hans-Ludwig Kröber, non trova nessuna indicazione di una maggiore frequenza di casi di pedofilia tra gli insegnanti celibi rispetto agli altri. Purtroppo la scienza non ha ancora saputo sviluppare un metodo di screening che consenta di individuare tali persone. Rimane quindi solo l'osservazione responsabile e la pronta reazione in caso di anomalie.
 
In questo le strutture della Chiesa sono perfino d'aiuto. Essa può reagire in modo più coordinato e professionale rispetto a una associazione sportiva locale. D'altro canto, se del responsabile dei giovani che ha commesso abusi in Bassa Baviera si parla solo nelle pagine della cronaca del giornale locale, quando si tratta di un parroco ci sono titoloni in tutto il Paese. Giustamente, dato che si tratta di un grave reato. Però in questo modo viene creata un'immagine distorta per quanto riguarda la frequenza.

Inoltre, la combinazione di sacralità, sessualità e volti di bambini certamente suscita sempre particolare attenzione. Qualunque cosa si possa pensare della morale sessuale cattolica, anche nei tempi della banalizzazione della pedofilia, essa era, per chiunque la rispettava, un baluardo contro l'abuso dei bambini. E citare in questo contesto il celibato è un atto particolarmente irresponsabile. In una conferenza che si è tenuta a Roma nel 2003, i principali esperti internazionali - tutti non cattolici - hanno dichiarato che non esiste un collegamento tra questo fenomeno e il celibato.

Certamente il riferimento al celibato non di rado rientra nelle menzognere strategie di discolpa di quanti commettono gli abusi. Naturalmente si favorisce la causa dei colpevoli, anche in modo non intenzionale, se ora si diventa preda di un "furore di autoflagellazione" (Kröber) e si fa rivivere la caricatura del vecchio mito dei gesuiti - segretezza, "trattamento individuale" intensivo - citandola come possibile causa. Ovviamente tutti i contatti a due possono essere strumentalizzati da quanti commettono gli abusi. Il dieci per cento degli psicoterapeuti prima o poi supera il confine dell'abuso. Ma la psicoterapia stessa non è responsabile dell'abuso, proprio come non lo è la cura delle anime ignaziana, anche quella rivolta agli scolari.

Occorre sfruttare senza paraocchi le scoperte della scienza, prendere misure protettive e preventive e cercare la trasparenza. Qualsiasi vescovo che oggi volesse ancora nascondere sotto il tappeto una qualunque cosa in questo campo dovrebbe avere perso completamente il senno. A noi tedeschi, però, bisogna augurare di trovare finalmente il coraggio di rinunciare alle solite proiezioni quando si tratta di questo tema serio e di accettare la banalizzazione degli abusi sessuali sui bambini che è stata compiuta per lungo tempo come parte della colpa di tutti noi. Si può prendere esempio da Eberhard Schorsch, che nel 1989 ha preso pubblicamente le distanze dalla sua affermazione sconsiderata del 1970.


(©L'Osservatore Romano - 17 febbraio 2010)

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23/02/2010 22:14
 
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Durante la prima giornata dell'assemblea plenaria a Friburgo

I vescovi tedeschi chiedono perdono
alle vittime degli abusi


Berlino, 23. I vescovi tedeschi chiedono perdono alle vittime degli abusi sessuali compiuti in alcune scuole di gesuiti della Germania tra gli anni Settanta e Novanta. Al termine della prima giornata dell'assemblea plenaria (durerà fino al 25 febbraio) della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), a Friburgo, il presidente, arcivescovo Robert Zoellisch, ha chiesto pubblicamente scusa, aggiungendo che il mese prossimo ne discuterà direttamente con Benedetto XVI

 Il presule si è detto "profondamente sconvolto" dallo scandalo e ha definito un "crimine ripugnante" gli abusi commessi sui giovani. "Chiedo scusa a nome della Chiesa cattolica tedesca a tutte le vittime di questo crimine", ha affermato l'arcivescovo Zoellisch nel corso di una conferenza stampa in cui ha ammesso che si tratta di fatti ancora più odiosi perché gli adolescenti ripongono una fiducia particolare nei sacerdoti. Il presidente della Conferenza episcopale ha assicurato che i vescovi tedeschi denunceranno alle procure i casi di abusi di cui dovessero venire a conoscenza. Il fatto che gli abusi  risalgano  ad  almeno  una ventina di anni fa rende di fatto impossibile  chiamare  i  responsabili a renderne  conto davanti alla giustizia, poiché reati di questo tipo cadono in prescrizione in Germania dopo dieci anni.

Il presule ha tenuto a precisare che la Chiesa tedesca "vuole discutere come, in questa difficile situazione, si possa ristabilire la reputazione delle scuole cattoliche". Secondo il presule l'impatto di tali vicende è infatti ancora più forte all'interno della Chiesa, poiché "danneggia la sua credibilità" in molti campi, per esempio nei suoi insegnamenti sul matrimonio e la famiglia, o sulla morale sessuale, e nel ruolo della Chiesa nell'ambito dell'educazione,  attraverso  le scuole cattoliche.
Ma il maggior pericolo di questa tempesta sta nel fatto che investe il cuore di coloro che credono "scuotendo la loro fede e minacciando la loro capacità di affidarsi a Dio". 

(...)


(©L'Osservatore Romano - 24 febbraio 2010)


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24/02/2010 13:53
 
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I Vescovi irlandesi riferiscono del loro incontro con il Papa


Sottolineano la partecipazione attiva di Benedetto XVI


MAYNOOTH, martedì, 23 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Vari Vescovi irlandesi hanno riferito ai fedeli le proprie impressioni sugli incontri avuti la settimana scorsa con Benedetto XVI, che li aveva invitati per affrontare il tema degli scandali per abusi sessuali che stanno agitando la Nazione.

Il Santo Padre ha chiesto a tutti i Vescovi irlandesi titolari di raggiungerlo a Roma il 15 e il 16 febbraio, dopo aver già incontrato nel dicembre scorso il Cardinale Séan Brady, presidente della Conferenza Episcopale Irlandese, e l'Arcivescovo Diarmuid Martin di Dublino.

Domenica scorsa, molti Vescovi tornati ormai in Irlanda hanno parlato degli incontri nelle loro omelie domenicali.

Il Vescovo Martin Drennan di Galway ha presentato un breve resoconto: "Quello che ho portato con me da Roma dopo la visita di due giorni della settimana scorsa può essere riassunto in questo modo: affrontare il passato con onestà, il presente con coraggio e il futuro con speranza".

Il Vescovo Michael Smith di Meath ha definito quello con il Papa "l'incontro più aperto, onesto e impegnato a cui io abbia mai partecipato".

Ciò, ha affermato, indica quanto il Papa prenda seriamente lo scandalo degli abusi sessuali.

"Il Santo Padre e nove Cardinali e Arcivescovi della Curia sono stati presenti all'incontro questo lunedì e fino all'ora di pranzo di martedì", ha spiegato monsignor Smith. "Con la loro presenza, hanno voluto sottolineare la gravità di questo male, che colpisce la Chiesa in Irlanda e la società in generale. L'incontro è iniziato con una presentazione di cinque minuti da parte di ogni Vescovo, in cui sono stati mostrati vari aspetti della questione".

"Nel pomeriggio, i Cardinali e gli Arcivescovi della Curia hanno risposto partendo da alcuni dei punti proposti durante la mattinata. Papa Benedetto XVI ha fatto lo stesso. E' poi iniziata la discussione sulla bozza della lettera che il Papa invierà alla Chiesa in Irlanda nelle prossime settimane. Abbiamo ascoltato con attenzione i commenti e i suggerimenti dei presenti, e di questo si terrà conto nella redazione finale del testo".

Misure importanti

La risposta vaticana allo scandalo irlandese arriva dopo due rapporti sulla situazione: il Rapporto Murphy, sui casi di abusi nell'Arcidiocesi di Dublino dal 1975 al 2004, è stato pubblicato nel novembre scorso; seguiva un altro documento, il Rapporto Ryan, diffuso a maggio e che parlava di abusi nelle scuole cattoliche del Paese.

Anche il Vescovo Noel Treanor di Down e Connor ha considerato l'incontro un segno della seria preoccupazione del Pontefice.

"L'invito rivolto ai Vescovi diocesani dell'Irlanda da Papa Benedetto e la sua presenza all'incontro lunedì e martedì sono un segno di quanto sia importante per il Pontefice affrontare il crimine, il peccato e l'orrore degli abusi sessuali sui bambini, i minori e gli adulti vulnerabili", ha dichiarato. "Il Papa ha espresso il suo dolore per ciò che è accaduto in Irlanda".

"Questo incontro è stato importante nel lungo processo di far fronte alla vergogna e alle ferite degli abusi nella vita delle vittime, in quella della Chiesa e per estensione in tutta la società", ha aggiunto il Vescovo Treanor.

"Questo incontro di per sé non può sanare le terribili ferite lasciate da questo crimine", ha riconosciuto. "Dovremmo pregare ogni giorno perché questa guarigione avvenga nel tempo di Dio".

Occasione senza precedenti

Il Vescovo James Moriarty di Kildare e Leighlin ha sottolineato che l'incontro con il Papa è stato "un evento senza precedenti".

"Colpisce molto la quantità di tempo e di attenzione prestata da Papa Benedetto XVI", ha detto. "Allo stesso modo, i membri della Curia presenti erano totalmente impegnati nel dare il proprio contributo. Le varie sessioni sono state lunghe e intense. E' stato sicuramente un dialogo di massimo livello che è valso la pena".

Monsignor Moriarty, di 73 anni, è stato Vescovo ausiliare di Dublino dal 1991 al 2002.

A suo avviso, l'incontro è stato un passo in una situazione che continuerà a svilupparsi. "E' importante sottolineare che questo processo è in svolgimento e che seguiranno altri passi", ha dichiarato.

Parole del Papa

Il Vescovo Dennis Brennan di Ferns ha confessato di attendere con ansia la lettera del Pontefice alla Chiesa in Irlanda, prevista per il mese prossimo.

A suo avviso, il testo sarà "un'importante pietra miliare su una strada dalla quale non c'è ritorno".

"Stiamo affrontando un momento di grande prova come risultato di gravi scandali e della loro errata gestione nella nostra comunità ecclesiale", ha affermato il Vescovo. "[...] Non siamo soli in questa oscurità. Anche se questa può essere grande, la Parola di Dio è il nostro pilastro: 'Se siedo nelle tenebre, il Signore sarà la mia luce' (Michea 7,8). La nostra speranza cristiana ci esorta a non smettere mai di cercare modi che portino alla pace e alla guarigione per tutti".


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Ottimo intervento di padre Giovanni Scalese dal suo Blog "Senza peli sulla lingua"

Qualcosa comincia a muoversi

Finalmente qualche sprazzo di luce! Dopo aver letto per lungo tempo, sulla questione della pedofilia, quasi solo slogan (“Trasparenza!”; “Tolleranza zero!”), finalmente si incomincia a ragionare. In questi giorni è stato possibile trovare qui è là delle riflessioni degne d’attenzione, qualche volta addirittura alcune verità scomode, che finora nessuno aveva avuto il coraggio di pronunciare. Credo che si tratti come delle tessere di un mosaico, che bisognerebbe incominciare a mettere insieme.

Secondo me, il primo a cui va riconosciuto il merito di aver affrontato l’argomento in una prospettiva nuova, questa volta è stato proprio Padre Lombardi, il quale ha detto alcune cose molto interessanti. Innanzi tutto, credo per la prima volta, è passato dall’atteggiamento difensivo, finora adottato, al contrattacco: «Certamente gli errori compiuti nelle istituzioni e da responsabili ecclesiali sono particolarmente riprovevoli, data la responsabilità educativa e morale della Chiesa. Ma tutte le persone obiettive ed informate sanno che la questione è molto piú ampia, e il concentrare le accuse solo sulla Chiesa porta a falsare la prospettiva. Solo per fare un esempio, i dati recentemente forniti dalle autorità competenti in Austria dicono che in uno stesso periodo di tempo i casi accertati in istituzioni riconducibili alla Chiesa sono stati 17, mentre ve ne sono stati altri 510 in altri ambienti. È bene preoccuparsi anche di questi». E poi ha ricordato una grande verità, che nei dibattiti finora svolti sull’argomento era stata sempre trascurata: «È bene ricordare ancora che la Chiesa vive inserita nella società civile e in essa assume le sue responsabilità, ma ha anche un suo ordinamento specifico distinto, quello “canonico”, che risponde alla sua natura spirituale e sacramentale, in cui quindi anche le procedure giudiziali e penali sono di natura diversa (ad esempio non prevedono pene pecuniarie o di privazione della libertà, ma impedimento di esercizio di ministero, privazione di diritti nel campo ecclesiastico, ecc.). Nell’ambito canonico il delitto di abuso sessuale di minori è sempre stato considerato uno dei piú gravi fra tutti, e le norme canoniche lo hanno costantemente riaffermato, in particolare la Lettera “De delictis gravioribus” del 2001, talvolta inopportunamente citata come causa di una “cultura del silenzio”».

Oggi poi sono stati pubblicati due commenti sul Corriere della sera, in entrambi dei quali si possono trovare utili spunti di riflessione. Alberto Melloni, in mezzo alle solite amenità, ha detto una verità che tutti sapevano, ma che nessuno finora aveva avuto il coraggio di pronunciare: «E probabilmente ha ragione anche l’analisi di chi vede in certe sequenze — il caso americano scoppiò giusto giusto quando Giovanni Paolo II si schierò contro la guerra di Bush in Iraq — lo zampino di una politica che non genera, ma approfitta della inettitudine dei vescovi». Vittorio Messori, da parte sua, innanzi tutto rivela un’altra verità scomoda: «Non pochi di coloro che si atteggiano a inflessibili moralizzatori, furono apostoli attivi della sessantottarda “liberazione sessuale”. Per coloro che non vissero quei tempi, sarà sorprendente un carotaggio tra tanti, troppi testi degli anni Settanta. Libertà di sesso, per chiunque e con chiunque! Bambini compresi, anzi questi per primi, per educarli da subito a una prospettiva “non repressiva”, a un “eros liberato”» (vedo ora con piacere anche il Card. Schönborn ha tirato fuori il problema, per me determinante, della “rivoluzione sessuale” del ’68). Molto interessante poi l’esperienza personale di Messori, avuta in ambienti rigorosamente laici. Lasciamo perdere la finale dell’articolo, forse valida per i “piccoli”, che non possono che rimanere scandalizzati da certe notizie, ma assolutamente inadeguata per quanti hanno promosso questa campagna contro la Chiesa.

Chiaramente non è ancora il momento di tirare conclusioni. Ma per lo meno si incomincia a intravvedere un approccio diverso al problema della pedofilia nella Chiesa. Prima di tutto ci si comincia a liberare dal complesso di inferiorità e di colpa che fin qui aveva caratterizzato tutte le reazioni ecclesiastiche. Si è iniziato a contrattaccare, non perché i fatti contestati non siano veri, ma perché è ormai assodato che si tratta esclusivamente di accuse strumentali: se gli accusatori della Chiesa fossero veramente interessati al bene dei bambini, denuncerebbero le violenze da qualunque parte provengono. Mentre invece interessano loro solo gli abusi operati dal clero cattolico: a questi sepolcri imbiancati, dei bambini non gliene importa niente; l’unica cosa che interessa loro è l’attacco alla Chiesa, e al Papa in particolare. Oramai è evidente la strategia: si è partiti dall’America (per i motivi espressi da Melloni), per passare poi all’Europa, cominciando dall’Irlanda e arrivando infine in Germania, guarda caso alle diocesi di Ratisbona e di Monaco (chissà perché). Il cerchio si stringe: in un modo o nell’altro, bisogna incastrare Papa Ratzinger. C’è solo da chiedersi se la tappa successiva sarà la Chiesa italiana. Staremo a vedere.

Ma un altro aspetto positivo è che la Chiesa sta prendendo coscienza della gravità del fenomeno e quindi della necessità di correre ai ripari. È una questione complessa, che richiederà tempo e impegno non indifferente; ma non è certo una questione che si risolve, come si vorrebbe far credere, con la “collaborazione con le autorità civili”. Come giustamente ci ha ricordato Padre Lombardi, la Chiesa ha un suo ordinamento interno, ed è lí che bisogna intervenire. Si tratta di ripensare da capo tutto il problema, sul piano teologico, ascetico, formativo, canonico e pastorale, con la disponibilità a fare, se ce ne fosse bisogno, autocritica per gli errori commessi e a introdurre eventuali correttivi. Ma si tratta di un lavoro da svolgere lontano dai riflettori dei media, che inevitabilmente condizionano e limitano la serenità, la lucidità e il rigore necessari in questi casi.



Fraternamente CaterinaLD

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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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12/03/2010 19:41
 
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Comunicato del presidente della Conferenza episcopale tedesca

Rigore nella ricerca della verità
e misure di prevenzione


Sul sito della Conferenza episcopale tedesca è disponibile un comunicato del presidente, monsignor Robert Zollitsch, arcivescovo di Freiburg im Breisgau, di cui pubblichiamo una nostra traduzione.

Come ogni anno, dopo l'assemblea plenaria di primavera della Conferenza episcopale tedesca, ho avuto oggi un colloquio con Papa Benedetto XVI per informarlo sui temi più importanti. Perciò ho informato il Santo Padre dei casi, divenuti noti nelle settimane scorse, di trattamento pedagogicamente violento e di abuso sessuale verso minorenni nella Chiesa cattolica in Germania. Con grande tristezza e profonda emozione il Santo Padre ha preso conoscenza del mio resoconto.
 
Per me è stato importante rendere chiaro che i vescovi tedeschi sono profondamente sconvolti per i soprusi che sono stati possibili nell'ambiente ecclesiale. Proprio alcune settimane fa ho chiesto scusa alle vittime, cosa che oggi ripeto ancora una volta a Roma. Ho informato il Santo Padre delle misure che abbiamo adottato. Gli sono grato per avermi incoraggiato a proseguire la messa in opera di questo piano di misure con tenacia e coraggio.

Vogliamo scoprire la verità e arrivare a una spiegazione leale, priva di false interpretazioni, anche quando ci vengono presentati casi che risalgono a molto tempo fa. Le vittime ne hanno diritto.
Seguiamo le "Direttive della Conferenza episcopale tedesca sulla procedura in casi di abusi sessuali su minori perpetrati da ecclesiastici". Nessun Paese ha queste direttive. Esse assicurano alle vittime e ai loro parenti un aiuto umano, terapeutico e pastorale, che viene adattato individualmente. In ogni diocesi esiste una persona a cui rivolgersi. Attualmente stiamo studiando come migliorare la scelta di queste persone.

Inoltre, rafforziamo la prevenzione. Chiediamo alle parrocchie e, in particolare, ai responsabili delle nostre scuole e del lavoro giovanile, di promuovere una cultura di attenta osservazione. Sono lieto del fatto che il ministro per la Famiglia e quello per la Cultura abbiano organizzato una grande tavola rotonda con i più rilevanti gruppi sociali, il 23 aprile 2010, a Berlino, per affrontare il problema dell'abuso sessuale, non da ultimo anche in vista di possibili misure di prevenzione. Naturalmente la Conferenza episcopale sarà presente. Due settimane fa ho espresso apprezzamento, nel corso di un'intervista a un giornale, per questa grande tavola rotonda.

Un quarto punto delle misure da noi adottate riguarda la responsabilità che noi percepiamo. Per questo abbiamo nominato il vescovo di Trier, Stephan Ackermann, incaricato speciale della Conferenza episcopale tedesca per tutte le questioni collegate agli abusi sessuali. Anche il Santo Padre ha accolto favorevolmente questa decisione.

Permettetemi di ribadire ancora una volta chiaramente:  non sfuggiamo alle nostre responsabilità e non possiamo scusare nessuno dei casi accaduti. Tuttavia, attualmente in Germania stiamo venendo a conoscenza di un numero notevole di azioni di sopruso, in ambito pedagogico, e di casi di abusi del passato, che vanno ben oltre l'ambito della Chiesa cattolica. Ciò rafforza noi vescovi nel nostro intento di cercare un dialogo per il chiarimento e la prevenzione con il maggior numero possibile di attori della scena sociale.

In questo rientra anche il sostegno della Chiesa alle autorità giudiziarie statali nel perseguire gli abusi sessuali contro i minori. Invitiamo i sacerdoti e gli impiegati laici delle nostre strutture ecclesiastiche, come anche i volontari, ad autodenunciarsi quando vi possano essere fatti significativi. Informeremo noi le autorità giudiziarie. Rinunceremo a farlo solo in circostanze straordinarie, per esempio quando ciò corrisponde all'espresso desiderio della vittima. Poiché le competenze riguardanti il procedimento penale statale e il procedimento ecclesiastico vengono continuamente rappresentate in modo errato, desidero ancora una volta precisare:  in caso di sospetto di abusi sessuali esiste una procedura penale statale e una ecclesiastica. Riguardano diversi ambiti giuridici e sono del tutto separate e indipendenti l'una dall'altra. Evidentemente il procedimento ecclesiastico non è superiore a quello statale. L'esito della procedura ecclesiastica non ha alcuna influenza sul procedimento statale, né sul sostegno della Chiesa alle autorità giudiziarie statali.

Sono grato a Papa Benedetto XVI per il suo espresso sostegno all'azione decisa della Conferenza episcopale tedesca. Egli ci incoraggia a proseguire con coerenza la via intrapresa per un chiarimento completo e rapido. In particolare ci chiede di seguire in modo continuo gli orientamenti adottati e - laddove è necessario - di migliorarli. Papa Benedetto XVI ha anche espressamente apprezzato il nostro piano di misure. Esco rafforzato dal colloquio odierno e sono fiducioso che stiamo procedendo sul cammino per guarire le ferite del passato.


(©L'Osservatore Romano - 13 marzo 2010)


                           VATICAN CITY, VATICAN - MARCH 12: Pope Benedict XVI meets head of German Bishops' Conference, Robert Zollitsch in his office to discuss abuse allegations involving the German Catholic Church on March 12, 2010 in Vatican City, Vatican.

IL VESCOVO Robert Zollitsch  OGGI DAL PAPA



A proposito dei presunti silenzi della Chiesa

Dichiarazione
del vescovo di Ratisbona


Il  vescovo  di  Ratisbona,  monsignor Gerhard Ludwig Müller, ha diffuso la seguente dichiarazione a proposito dei presunti silenzi della Chiesa.

Il ministro della Giustizia, Sabine Leutheusser-Schnarreberger, accusa la Chiesa cattolica in Germania di ostacolare le sanzioni penali previste nei casi di abuso sessuale. Secondo il ministro, in particolare nelle scuole cattoliche esisterebbe un muro di silenzio che renderebbe difficile od ostacolerebbe le indagini sui reati.

L'affermazione del ministro è falsa e diffamatoria. Per la diocesi di Ratisbona la rifiuto nella maniera più assoluta. Chiedo al ministero di presentare la prova dell'accusa secondo la quale la Chiesa ostacolerebbe le indagini. Se non può portare questa prova, le chiedo di non strumentalizzare la sua autorità per soprusi del genere.

Nella diocesi di Ratisbona così come nelle altre diocesi della Germania, secondo le direttive della Conferenza episcopale tedesca, qualsiasi segnalazione di un reato di abuso viene esaminata immediatamente e con accuratezza.

Se si rafforza il sospetto, chiediamo al reo presunto di autodenunciarsi. Se il presunto colpevole non lo fa, la diocesi informa il pubblico ministero.

La Chiesa cattolica si prefigge lo scopo di rendere giustizia alla vittima. Se, contro la nostra raccomandazione, una vittima decide di non denunciare, agiamo secondo la volontà della vittima. Un obbligo di denuncia non esiste.


(©L'Osservatore Romano - 13 marzo 2010)


[Modificato da Caterina63 12/03/2010 19:42]
Fraternamente CaterinaLD

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13/03/2010 15:45
 
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Nota di padre Lombardi sui casi di abuso sessuale in Germania: una rotta chiara anche in acque agitate


da Radio Vaticana 13.3.2010

L’arcidiocesi di Monaco e Frisinga è intervenuta con un comunicato sulla vicenda del sacerdote della diocesi tedesca di Essen, riferita dal quotidiano “Süddeutsche Zeitung”. Tale sacerdote, si notava nell’articolo, resosi colpevole di abusi sessuali contro minori agli inizi degli Anni Ottanta e trasferito per sottoporsi a cure nella medesima arcidiocesi di Monaco, durante la reggenza dell’allora arcivescovo Jospeh Ratzinger, fu destinato comunque a degli incarichi pastorali e più tardi, nell’85, fu nuovamente indagato per abusi e condannato l’anno successivo.

Nel comunicato si precisa che la decisione di ospitare il sacerdote per le sue cure “fu presa assieme all’arcivescovo di allora”, mentre fu del vicario generale dell’epoca, mons. Peter Beer, la decisione di destinare “senza restrizioni” lo stesso sacerdote alla cura pastorale in una parrocchia di Monaco. “Decisioni sbagliate”, si legge nel comunicato, delle quali mons. Gruber “si assume la piena responsabilità”. Su questa vicenda, e più in generale su quanto emerso in questi giorni circa lo scandalo delle violenze contro minori commesse in seno alla Chiesa tedesca, il nostro direttore e direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi interviene con una nota per ribadire la linea di schiettezza mantenuta dalla Chiesa nell’affrontare questo gravissimo fenomeno:

Al termine di questa settimana in cui l’attenzione di gran parte della stampa europea si è concentrata sulla questione degli abusi sessuali compiuti da persone e in istituzioni della Chiesa cattolica, ci siano permesse tre osservazioni. Anzitutto, la linea presa dalla Conferenza episcopale tedesca si è confermata la strada giusta per far fronte al problema nei suoi diversi aspetti. Le dichiarazioni del presidente della Conferenza, arcivescovo Zollitsch, dopo l’incontro con il Santo Padre, riprendono le linee stabilite nella recente assemblea della Conferenza e ne ribadiscono i punti operativi essenziali: riconoscere la verità e aiutare le vittime, rafforzare la prevenzione e collaborare costruttivamente con le autorità – comprese quelle giudiziarie statali – per il bene comune della società. Mons. Zollitsch ha anche ribadito senza incertezze l’opinione degli esperti secondo cui la questione del celibato non va in alcun modo confusa con quella della pedofilia. Il Santo Padre ha incoraggiato la linea dei vescovi tedeschi, che – pur con le specificità del contesto del loro Paese – può ben essere considerata un modello molto utile e ispiratore per altre Conferenze episcopali che si trovino a fronteggiare analoghi problemi.

Inoltre, l’importante e ampia intervista concessa dal promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede, mons. Charles Scicluna, spiega dettagliatamente il significato delle norme canoniche specifiche stabilite dalla Chiesa negli anni scorsi per giudicare i gravissimi delitti di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di ecclesiastici. Diventa assolutamente chiaro che tali norme non hanno inteso e non hanno favorito alcuna copertura di tali delitti, ma anzi hanno messo in atto un’intensa attività per affrontare, giudicare e punire adeguatamente questi delitti nel quadro dell’ordinamento ecclesiastico. E’ giusto ricordare che tutto ciò è stato impostato e avviato quando il cardinale Ratzinger era prefetto della Congregazione. La sua linea è stata sempre quella del rigore e della coerenza nell’affrontare le situazioni anche più difficili.

Infine, l’archidiocesi di Monaco ha risposto, con un comunicato ampio e dettagliato, agli interrogativi circa la vicenda di un sacerdote che si era trasferito da Essen a Monaco di Baviera nel tempo in cui il cardinale Ratzinger era arcivescovo della città, sacerdote che si era poi reso colpevole di abusi. Il comunicato mette in luce come l’arcivescovo era rimasto del tutto estraneo alle decisioni in seguito alle quali si erano potuti verificare gli abusi. E’ piuttosto evidente che negli ultimi giorni vi è chi ha cercato – con un certo accanimento, a Regensburg e a Monaco – elementi per coinvolgere personalmente il Santo Padre nelle questioni degli abusi. Per ogni osservatore obiettivo, è chiaro che questi sforzi sono falliti.

Nonostante la tempesta, la Chiesa vede bene il cammino da seguire, sotto la guida sicura e rigorosa del Santo Padre. Come abbiamo già avuto modo di osservare, speriamo che questo travaglio possa essere alla fine di aiuto alla società nel suo insieme per farsi carico sempre meglio della protezione e della formazione dell’infanzia e della gioventù.



Come citato da padre Lombardi nella sua nota, mons. Charles J. Scicluna, il religioso gesuita che riveste la carica di promotore di giustizia presso la Congregazione per la Dottrina per la Fede, ha descritto in un’intervista al quotidiano Avvenire per molti versi straordinaria – considerata la tradizionale riservatezza del dicastero e la delicatezza del fenomeno trattato – le modalità che la Chiesa segue nel valutare e perseguire i sacerdoti che si macchiano del crimine della pedofilia.

Di seguito, il testo integrale dell’intervista realizzata da Gianni Cardinale. Alessandro De Carolis ne sintetizza i punti salienti:
Monsignor Charles J. Scicluna è il "promotore di giustizia" della Congregazione per la Dottrina della Fede
.

In pratica si tratta del pubblico ministero del tribunale dell'ex sant'Uffizio, che ha il compito di indagare sui cosiddetti delicta graviora, i delitti che la Chiesa cattolica considera i più gravi in assoluto: e cioè quelli contro l'Eucaristia, quelli contro la santità del sacramento della penitenza e il delitto contro il sesto comandamento ("non commettere atti impuri") di un chierico con un minore di diciotto anni.
Delitti che un motu proprio del 2001, Sacramentorum sanctitatis tutela, ha riservato, come competenza, alla Congregazione per la dottrina della fede. Di fatto è il "promotore di giustizia" ad avere a che fare, tra l'altro, con la terribile questione dei sacerdoti accusati di pedofilia periodicamente alla ribalta sui mass media. E monsignor Scicluna, un maltese affabile e gentile nei modi, ha la fama di adempiere il compito affidatogli con il massimo scrupolo, senza guardare in faccia a nessuno.

D. - Monsignore, lei ha la fama di essere un "duro", eppure la Chiesa cattolica viene sistematicamente accusata di essere accomodante nei confronti dei cosiddetti "preti pedofili".

R. - Può essere che in passato, forse anche per un malinteso senso di difesa del buon nome dell'istituzione, alcuni Vescovi, nella prassi, siano stati troppo indulgenti verso questi tristissimi fenomeni. Nella prassi dico, perché sul piano dei principi la condanna per questa tipologia di delitti è stata sempre ferma e inequivocabile. Per rimanere al secolo scorso basta ricordare l'ormai celebre istruzione Crimen Sollicitationis del 1922…

D. - Ma non era del 1962?

R. - No, la prima edizione risale al pontificato di Pio XI. Poi con il beato Giovanni XXIII il Sant'Uffizio ne curò una nuova edizione per i padri Conciliari, ma ne vennero fatte solo duemila copie e non bastarono per la distribuzione che fu rinviata sine die. Si trattava comunque di norme procedurali da seguire nei casi di sollecitazione in confessione e di altri delitti più gravi a sfondo sessuale come l’abuso sessuale di minori …

D. - Norme che raccomandavano però il segreto…

R. - Una cattiva traduzione in inglese di questo testo ha fatto pensare che la Santa Sede imponesse il segreto per occultare i fatti. Ma non era così. Il segreto istruttorio serviva per proteggere la buona fama di tutte le persone coinvolte, prima di tutto le stesse vittime, e poi i chierici accusati, che hanno diritto - come chiunque - alla presunzione di innocenza fino a prova contraria. Alla Chiesa non piace la giustizia spettacolo. La normativa sugli abusi sessuali non è stata mai intesa come divieto di denuncia alle autorità civili.

D. - Quel documento però viene periodicamente rievocato per accusare l'attuale pontefice di essere stato - in qualità di prefetto dell'ex Sant'Uffizio - il responsabile oggettivo di una politica di occultamento dei fatti da parte della Santa Sede…

R. - Si tratta di un'accusa falsa e calunniosa. A questo proposito mi permetto di segnalare alcuni fatti. Tra il 1975 e il 1985 mi risulta che nessuna segnalazione di casi di pedofilia da parte di chierici sia arrivata all'attenzione della nostra Congregazione. Comunque dopo la promulgazione del Codice di diritto canonico del 1983 c'è stato un periodo di incertezza sull'elenco dei delicta graviora riservati alla competenza di questo dicastero. Solo col motu proprio del 2001 il delitto di pedofilia è ritornato alla nostra competenza esclusiva. E da quel momento il cardinale Ratzinger ha mostrato saggezza e fermezza nel gestire questi casi. Di più. Ha mostrato anche grande coraggio nell'affrontare alcuni casi molto difficili e spinosi, sine acceptione personarum. Quindi accusare l'attuale pontefice di occultamento è, ripeto, falso e calunnioso.

D. - Nel caso che un sacerdote sia accusato di un delictum gravius, cosa succede?

R. - Se l'accusa è verosimile il vescovo ha l'obbligo di investigare sia l'attendibilità della denuncia che l'oggetto stesso della medesima. E se l'esito di questa indagine previa è attendibile non ha più potere di disporre della materia e deve riferire il caso alla nostra Congregazione, dove viene trattato dall'ufficio disciplinare.

D. - Da chi è composto questo ufficio?

R. - Oltre al sottoscritto, che essendo uno dei superiori del dicastero, si occupa anche di altre questioni, c'è un capo ufficio, padre Pedro Miguel Funes Diaz, sette ecclesiastici ed un penalista laico che seguono queste pratiche. Altri officiali della Congregazione prestano il loro prezioso contributo secondo le esigenze di lingua e di competenza.

D. - Questo ufficio è stato accusato di lavorare poco e con lentezza…

R. - Si tratta di rilievi ingiusti. Nel 2003 e 2004 c'è stata una valanga di casi che ha investito le nostre scrivanie. Molti dei quali venivano dagli Stati Uniti e riguardavano il passato. Negli ultimi anni, grazie a Dio, il fenomeno si è di gran lunga ridotto. E quindi adesso cerchiamo di trattare i casi nuovi in tempo reale.

D. - Quanti ne avete trattato finora?

R. - Complessivamente in questi ultimi nove anni (2001-2010) abbiamo valutato le accuse riguardanti circa 3000 casi di sacerdoti diocesani e religiosi che si riferiscono a delitti commessi negli ultimi cinquanta anni.

D. - Quindi di tremila casi di preti pedofili?

R. - Non è corretto dire così. Possiamo dire che grosso modo nel 60% di questi casi si tratta più che altro di atti di efebofilia, cioè dovuti ad attrazione sessuale per adolescenti dello stesso sesso, in un altro 30% di rapporti eterosessuali e nel 10% di atti di vera e propria pedofilia, cioè determinati da una attrazione sessuale per bambini impuberi. I casi di preti accusati di pedofilia vera e propria sono quindi circa trecento in nove anni. Si tratta sempre di troppi casi - per carità! - ma bisogna riconoscere che il fenomeno non è così esteso come si vorrebbe far credere.

D. - Tremila quindi gli accusati. Quanti i processati e condannati?

R. - Intanto si può dire che un processo vero e proprio, penale o amministrativo, si è svolto nel 20% dei casi e normalmente è stato celebrato nelle diocesi di provenienza - sempre sotto la nostra supervisione - e solo rarissimamente qui a Roma. Facciamo così anche per una maggiore speditezza dell'iter. Nel 60% dei casi poi, soprattutto a motivo dell'età avanzata degli accusati, non c'è stato processo, ma, nei loro confronti, sono stati emanati dei provvedimenti amministrativi e disciplinari, come l'obbligo a non celebrare messa coi fedeli, a non confessare, a condurre una vita ritirata e di preghiera. E' bene ribadire che in questi casi, tra i quali ce ne sono alcuni particolarmente eclatanti di cui si sono occupati i media, non si tratta di assoluzioni. Certo non c'è stata una condanna formale, ma se si è obbligati al silenzio e alla preghiera qualche motivo ci sarà…

D. - All'appello manca ancora il 20% dei casi…

R. - Diciamo che in un 10% di casi, quelli particolarmente gravi e con prove schiaccianti, il Santo Padre si è assunto la dolorosa responsabilità di autorizzare un decreto di dimissione dallo stato clericale. Un provvedimento gravissimo, preso per via amministrativa, ma inevitabile. Nell’altro 10% dei casi poi, sono stati gli stessi chierici accusati a chiedere la dispensa dagli obblighi derivati dal sacerdozio. Che è stata prontamente accettata. Coinvolti in questi ultimi casi ci sono stati sacerdoti trovati in possesso di materiale pedopornografico e che per questo sono stati condannati dall'autorità civile.

D. - Da dove vengono questi tremila casi?
R. - Soprattutto dagli Stati Uniti che per gli anni 2003-2004 rappresentavano circa l'80% del totale di casi. Per il 2009 lo “share” statunitense è sceso a circa il 25% dei 223 nuovi casi segnalati da tutto il mondo. Negli ultimi anni (2007-2009), infatti, la media annuale dei casi segnalati alla Congregazione dal mondo è stata proprio di 250 casi. Molti paesi segnalano solo uno o due casi. Cresce quindi la diversità ed il numero dei paesi di provenienza dei casi ma il fenomeno è assai ridotto. Bisogna ricordare infatti che il numero complessivo di sacerdoti diocesani e religiosi nel mondo è di 400mila. Questo dato statistico non corrisponde alla percezione che si crea quando questi casi così tristi occupano le prime pagine dei giornali.
D. - E dall'Italia?

R. - Finora il fenomeno non sembra abbia dimensioni drammatiche, anche se ciò che mi preoccupa è una certa cultura del silenzio che vedo ancora troppo diffusa nella Penisola. La Conferenza Episcopale Italiana (CEI) offre un ottimo servizio di consulenza tecnico-giuridica per i vescovi che devono trattare questi casi. Noto con grande soddisfazione un impegno sempre maggiore da parte dei vescovi italiani di fare chiarezza sui casi segnalati loro.

D. - Lei diceva che i processi veri e propri riguardano circa il 20% dei circa tremila casi che avete esaminato negli ultimi nove anni. Sono finiti tutti con la condanna degli accusati?

R. - Molti dei processi ormai celebrati sono finiti con una condanna dell’accusato. Ma non sono mancati quelli dove il sacerdote è stato dichiarato innocente o dove le accuse non sono state ritenute sufficientemente provate. In tutti i casi comunque si fa non solo lo studio sulla colpevolezza o meno del chierico accusato, ma anche il discernimento sull’idoneità dello stesso al ministero pubblico.

D. - Un’accusa ricorrente fatta alle gerarchie ecclesiastiche è quella di non denunciare anche alle autorità civili i reati di pedofilia di cui vengono a conoscenza.

R. - In alcuni paesi di cultura giuridica anglosassone, ma anche in Francia, i vescovi, se vengono a conoscenza di reati commessi dai propri sacerdoti al di fuori del sigillo sacramentale della confessione, sono obbligati a denunciarli all'autorità giudiziaria. Si tratta di un dovere gravoso perché questi vescovi sono costretti a compiere un gesto paragonabile a quello compiuto da un genitore che denuncia un proprio figlio. Ciononostante, la nostra indicazione in questi casi è di rispettare la legge.

D. - E nei casi in cui i vescovi non hanno questo obbligo per legge?

R. - In questi casi noi non imponiamo ai vescovi di denunciare i propri sacerdoti, ma li incoraggiamo a rivolgersi alle vittime per invitarle a denunciare quei sacerdoti di cui sono state vittime. Inoltre li invitiamo a dare tutta l'assistenza spirituale, ma non solo spirituale, a queste vittime. In un recente caso riguardante un sacerdote condannato da un tribunale civile italiano, è stata proprio questa Congregazione a suggerire ai denunciatori, che si erano rivolti a noi per un processo canonico, di adire anche alle autorità civili nell’interesse delle vittime e per evitare altri reati.

D. - Un'ultima domanda: è prevista la prescrizione per i delicta graviora?

R. - Lei tocca un punto - a mio avviso - dolente. In passato, cioè prima del 1889, quello della prescrizione dell’azione penale era un istituto estraneo al diritto canonico. E per i delitti più gravi solo con il motu proprio del 2001 è stata introdotta una prescrizione di dieci anni. In base a queste norme nei casi di abuso sessuale il decennio incomincia a decorrere dal giorno in cui il minore compie i diciotto anni.

D. - E' sufficiente?

R. - La prassi indica che il termine di dieci anni non è adeguato a questo tipo di casi e sarebbe auspicabile un ritorno al sistema precedente dell'imprescrittibilità dei delicta graviora. Il 7 novembre 2002, comunque, il Servo di Dio Venerabile Giovanni Paolo II ha concesso a questo dicastero la facoltà di derogare dalla prescrizione caso per caso su motivata domanda dei singoli vescovi. E la deroga viene normalmente concessa.









[Modificato da Caterina63 13/03/2010 15:47]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Lo scandalo degli abusi sessuali sui minori

Il rigore di Benedetto XVI
contro la sporcizia nella Chiesa


di Giuseppe Versaldi
Vescovo di Alessandria
Ordinario emerito di diritto canonico
e psicologia alla Pontificia Università Gregoriana


Qualche precisazione è opportuna a proposito degli abusi sessuali sui minori che in passato sono stati compiuti da appartenenti al clero cattolico e che ora, specialmente in alcuni Paesi, stanno venendo alla luce con grande evidenza su molti media. Innanzitutto, va ribadita la condanna senza riserve di questi gravissimi delitti che ripugnano alla coscienza di chiunque. Se poi questi crimini vengono compiuti da persone che rivestono un ruolo nella Chiesa - persone nelle quali viene riposta una speciale fiducia da parte dei fedeli e particolarmente dei bambini - allora lo scandalo diventa ancora più grave ed esecrabile. Giustamente la Chiesa non intende tollerare alcuna incertezza circa la condanna del delitto e l'allontanamento dal ministero di chi risulta essersi macchiato di tanta infamia, insieme alla giusta riparazione verso le vittime.

Ribadita questa posizione, va però sottolineato un accanimento nei confronti della Chiesa cattolica, quasi fosse l'istituzione dove con più frequenza si compiono tali abusi. Per amore della verità bisogna dire che il numero dei preti colpevoli di questi abusi è in America del nord, dove si è registrato il maggior numero di casi, molto ridotto ed è ancora minore in Europa. Se questo ridimensiona quantitativamente il fenomeno, non attenua in alcun modo la sua condanna né la lotta per estirparlo, in quanto il sacerdozio esige che vi accedano soltanto persone umanamente e spiritualmente mature. Anche un solo caso di abuso da parte di un prete sarebbe inaccettabile.

Tuttavia, non si può non rilevare che l'immagine negativa attribuita alla Chiesa cattolica a causa di questi delitti appare esagerata. C'è poi chi imputa al celibato dei sacerdoti cattolici la causa dei comportamenti devianti, mentre è accertato che non esiste alcun nesso di causalità:  innanzitutto, perché è noto che gli abusi sessuali su minori sono più diffusi tra i laici e gli sposati che non tra il clero celibatario; in secondo luogo, i dati delle ricerche evidenziano che i preti colpevoli di abusi già non osservavano il celibato.

Ma è ancora più rilevante sottolineare che la Chiesa cattolica - a dispetto dell'immagine deformata con cui la si vuole rappresentare - è l'istituzione che ha deciso di condurre la battaglia più chiara contro gli abusi sessuali a danno dei minori partendo dal suo interno. E qui bisogna dare atto a Benedetto XVI di avere impresso un impulso decisivo a questa lotta, grazie anche alla sua ultraventennale esperienza come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Non va infatti dimenticato che proprio da quell'osservatorio il cardinale Ratzinger ha avuto la possibilità di seguire i casi di abusi sessuali che venivano denunciati e ha favorito una riforma anche legislativa più rigorosa in materia.

Ora, come supremo pastore della Chiesa, il Papa mantiene anche in questo campo - ma non solo - uno stile di governo che mira alla purificazione della Chiesa, eliminando la "sporcizia" che vi si annida. Benedetto XVI si dimostra, dunque, un pastore vigilante sul suo gregge, a dispetto dell'immagine falsata di uno studioso dedito soltanto a scrivere libri il quale delegherebbe ad altri il governo della Chiesa, secondo uno stereotipo che qualcuno, purtroppo anche all'interno della gerarchia cattolica, vorrebbe accreditare. È grazie al maggiore rigore del Papa che diverse conferenze episcopali stanno facendo luce sui casi di abusi sessuali, collaborando anche con le autorità civili per rendere giustizia alle vittime.

Appare dunque paradossale rappresentare la Chiesa quasi fosse la responsabile degli abusi sui minori ed è ingeneroso non riconoscere a essa, e specialmente a Benedetto XVI, il merito di una battaglia aperta e decisa ai delitti commessi da suoi preti. Con l'aggiunta di un altro paradosso:  quando la Chiesa saggiamente stabilisce norme più severe per prevenire l'accesso al sacerdozio di persone immature in campo sessuale, in genere viene attaccata e criticata da quella stessa parte che la vorrebbe principale responsabile degli abusi sui minori. La linea rigorosa e chiara assunta dalla Santa Sede deve invece essere recepita nella Chiesa - e non solo - per garantire la verità, la giustizia e la carità verso tutti.



(©L'Osservatore Romano - 14 marzo 2010)
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“L’abuso sessuale” e la sua strumentalizzazione anticattolica

di Gerhard Ludwig Müller, Vescovo di Ratisbona
da Bistum Regensburg (11/03/2010)

Infamia dell’abuso sessuale

1. La violenza sessuale di bambini e adolescenti è una vergognosa violazione della loro dignità personale. Nel giudizio teologico, si tratta di una colpa grave, “un peccato che esclude dal Regno di Dio” (1Cor 6,10). Per la legge dello Stato, l’abuso sessuale di minori è un reato perseguibile con la carcerazione fino a dieci anni.

2. Per quanto riguarda il trattamento del reo e delle sue vittime, la competenza dello Stato e quella della Chiesa vanno tenute nettamente distinte.

3. Come cittadino di uno Stato il reo è soggetto alle norme di diritto civile e penale. Perciò, per l’accertamento del reato, la fissazione della pena, l’esecuzione della condanna ed il controllo delle misure condizionali, sono responsabili esclusivamente le rispettive istituzioni statali.

4. Se i rei sono persone operanti al servizio della Chiesa (chierici, appartenenti a ordini religiosi, o laici), secondo il metro delle disposizioni e imposizioni giudiziarie, e sulla base di una valutazione scientifico-terapeutica, viene stabilita la pena ecclesiastica. I provvedimenti vanno da un’ampia limitazione dell’attività pastorale fino all’allontanamento definitivo dal servizio ecclesiastico.

5. Nei confronti della vittima, il reo è debitore di una manifestazione di profondo pentimento per le ferite fisiche e spirituali da lui inflitte. A ciò si aggiunge l’adempimento delle imposizioni giudiziarie e delle pene, come il risarcimento dei danni morali o prestazioni relative allo svolgimento di una terapia.

6. Se il reo era impiegato al servizio della Chiesa, le Diocesi o le istituzioni ecclesiastiche competenti offriranno sostegno pastorale e terapeutico mediante commissioni appositamente designati, ma anche in generale attraverso iniziative della Caritas e dell’Ente Cattolico di Assistenza Giovanile, che si adoperano attivamente a favore delle vittime di abusi sessuali di ogni genere e provenienza.

Campagne in senso anticattolico

7. Il titolo sullo SPIEGEL “Gli ipocriti. La chiesa cattolica e il sesso” ha scatenato come al solito una valanga mediatica anticattolica. Qui abbiamo a che fare con la strumentalizzazione di errati comportamenti sessuali di singole persone per scopi politico-ideologici faziosi. L’unico ed esclusivo obiettivo è quello di rappresentare la Chiesa e la morale sessuale cattolica nel loro insieme, come un “biotopo”, dove di per sé l’abuso sessuale dei bambini “deve” necessariamente prosperare. Lo SPIEGEL si rende colpevole della violazione della dignità umana (cfr. in proposito l’Art.1 della Costituzione) di tutti i sacerdoti e religiosi cattolici. Il voler attribuire, in maniera assolutamente illogica e in contrasto con ogni rilevazione statistico-empirica, la colpa dell’abuso sessuale su minori da parte di singoli individui, alla morale sessuale della Chiesa, e all’impegno liberamente assunto di rinunciare al matrimonio, mettendo la propria vita al servizio del Regno di Dio (cfr. Mt 19; 1Cor 7) attraverso il celibato sacerdotale o i voti monastici, è un’offesa all’intelletto e alla buona fede di ogni persona umana.

8. Alimentando incessantemente idee preconcette di stampo anticattolico e risvegliando vecchi risentimenti, si vuole camuffare la contraddizione tra la realtà virtuale della propaganda mediatica e la realtà concreta, che è sempre una mescolanza di luce e di ombre (legenda negra).
C’è il pericolo che, tra la gente incline a prestar fede ai proclami mediatici, si consolidi l’idea che, in fondo, non può essere del tutto falso quello che “si legge sui giornali”. Ormai l’abuso della libertà di stampa non si distingue più da una licenza alla diffamazione, con la quale, in maniera apparentemente legale, si derubano dell’onore e della dignità tutte quelle persone e comunità di credenti che non si sottomettono alle pretese totalitarie del neo ateismo imperante e alla dittatura del relativismo.

9. La stessa Süddeutsche Zeitung menziona, nel contesto delle periodiche campagne mediatiche contro il celibato e la morale sessuale cattolica, il sinistro discorso tenuto nel 1937 a Berlino dal maestro di sobillazione popolare. Nella Deutschlandhalle, davanti a 20.000 fanatici membri del partito, migliaia di sacerdoti e religiosi cattolici vennero sistematicamente vilipesi e criminalizzati come soggetti danneggiati dal celibato e sessualmente perversi. L’obiettivo era di esporre il clero cattolico al pubblico disprezzo. Lo strumento per farlo era il concetto di appartenenza “tribale”. Colpevole non è il (vero o ingiustamente accusato) autore del reato, di nome XY, bensì l’intero clero, di cui egli fa parte, o addirittura il “sistema” Chiesa cattolica.

Background teologico e storico-spirituale

10. In tempi di battaglie religiose e culturali, i Cristiani si affidano allo Spirito Santo come “loro avvocato e consolatore” (Giov 14,26). Esso aiuta a discernere tra gli spiriti, se essi davvero promanino da Dio. Ma l’odio contro la Chiesa rende manifesta anche la differenza tra veri e falsi profeti nella Chiesa. Poiché lo Spirito Divino insegnerà ogni cosa e ricorderà ai discepoli tutto ciò che Gesù ha detto loro: “Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. (…) Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti. (…) Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti” (Lc 6,22–26).

11. L’agnosticismo dogmaticizzante riguardo al riconoscimento dell’autorivelazione divina, si richiama sempre (in qualche modo tradendosi) alla ragione “debole”, cioè limitata nei confronti della trascendenza. In tal modo si costituisce una visione dell’uomo confinata ad un orizzonte immanente e materialistico. All’interno di questa sviante conclusione naturalistica, non c’è posto per il libero arbitrio, la responsabilità morale e la coscienza personale. L’uomo sarebbe solo un fantoccio in balìa delle proprie passioni ed istinti, che in qualche modo vanno incanalati per renderli socialmente tollerabili, nell’intento di ridurre al minimo i danni. Questo cinico postulato esclude una valutazione positiva e ottimistica della fisicità e sessualità dell’uomo.

12. Così facendo si dimentica la grandezza della ragione umana, che sa già riconoscere, nelle opere della Sua creazione, l’eterna potenza e divinità di Dio (cfr. Rom 1,20), il quale ha iscritto il requisito fondamentale dei suoi magnanimi precetti nella coscienza di ogni uomo (vgl. Rom 2,26). Un’etica orientata sulla ragione è possibile e universale. Con tutto l’argomentare di debolezza della ragione, dovremmo rimanere ottimisti: “Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza” (Rom 8,26), anche alla ragione debole del neo ateismo e alla volontà degli edonisti. Anche per essi vale: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Giov 8,32).

La sessualità umana nella visione globale dell’antropologia cristiana

13. Una riduzione dell’istinto sessuale a processo puramente materiale e meccanico è in contraddizione con la visione globale dell’uomo come unità personale di spirito, anima e corpo, inserita nella comunità per la quale egli si assume la responsabilità. Ogni uomo può, con l’aiuto dello Spirito divino, secondo coscienza e in libertà, destinare se stesso all’amore personale.

14. La morale sessuale cattolica è improntata ad una visione globale dell’uomo. L’essere umano fu creato da Dio come maschio e femmina. Perciò l’amore personale è il momento essenzialmente determinante della comunione corporale ed esistenziale dei coniugi. Il matrimonio di un uomo con una donna, fondato nell’ordinamento della creazione, in quanto matrimonio tra Cristiani partecipa all’unione sacramentale di Cristo e della Chiesa e la rappresenta. Esso è l’origine della famiglia, come comunità di padre e madre con la loro prole.

15. Una rinuncia al matrimonio e una vita all’insegna dell’astinenza sessuale è possibile e sostenibile, se basata su una libera decisione, e se questa forma di vita celibataria al servizio del Regno di Dio viene accettata come una vocazione carismatica. Gesù stesso ce ne dà la spiegazione: “Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. … Chi può capire, capisca” (Mt 19,11f.).


Fraternamente CaterinaLD

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16/03/2010 21:45
 
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Portavoce vaticano: nessun Vescovo coinvolto negli abusi in Brasile


Padre Lombardi smentisce le notizie diffuse dai media



CITTA' DEL VATICANO, martedì, 16 marzo 2010 (ZENIT.org).- Nessun Vescovo brasiliano è coinvolto nell'episodio di abusi su minori emerso nei giorni scorsi in Brasile.

Lo ha dichiarato padre Federico Lombardi, S.I., direttore della Sala Stampa vaticana, dopo le notizie circolate negli ultimi giorni sui mezzi di comunicazione brasiliani.

In base a questi media, due Vescovi e un sacerdote della Chiesa cattolica brasiliana sarebbero stati allontanati a seguito di uno scandalo di pedofilia.

Era stato il sito "Uol Noticias" a diffondere la notizia dell'espulsione dei due presuli e del presbitero, precisando che le accuse erano partite da un gruppo di fedeli e dai familiari dei ragazzi di Araparica, nello Stato di Alagoas, nel nord-est del Brasile.

Secondo "Uol", un video a luci rosse di uno dei due presuli che abusa di un ragazzo sarebbe in vendita sulle bancarelle.

Padre Lombardi ha specificato che due degli accusati hanno il titolo di "monsignore" ma non si tratta di Vescovi, e che uno di loro è già stato dimesso da parroco ed è sotto processo da parte delle autorità civili.


******************************************************************

Amici....vi invito a leggere questo passo dalle Visioni della B. Caterina Emmerich, Ed. Cantagalli pag.166-167

L'autore che era appunto il fedele gesuace della Suora che ascoltava con devozione e trascriveva il tutto, dice:

"Sulla Messa sacrilega la Emmerich ebbe visioni sul sacrificio di un bambino...e così raccontò:
" Quando vidi l'immagine terribile del bambino sacrificato alla mia destra mi voltai ma lo vidi egualmente a sinistra, e implorai il Signore di leberarmi da quell'orrore!
Allora sentii il mio Sposo celeste così dirmi: " Vedi quanta rabbia, come essi quotidianamente si comportano con me e agiscono in mio nome!".
Vidi poi alcuni preti i quali,nonostante si trovassero in peccato mortale, celebravano la santa Messa, e l'Ostia, che che come un bambino vivente era disteso sull'altare e veniva spezzato con la patena e ferito in modo orrendo. Il sacrificio della santa Messa, per questo genere di preti, non era altro che una forma di assassinio....(...)
Un tempo terribile. Non c'è nessuna scappatoia ma soltanto una
grande nebbia di colpe che cala su tutto il mondo. Anche a Roma vedo preti cattivi martirizzare Gesù bambino nella Chiesa.
Essi pretendono dal Papa qualcosa di molto pericoloso; anche il Papa si accorse che io pure avevo visto e, come un Angelo con la spada, li ricacciò via"".


Buona meditazione! e Preghiamo tanto!
 Imbarazzato
Fraternamente CaterinaLD

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17/03/2010 18:34
 
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Il Sommo Pontefice metterà sotto la Custodia e Protezione di san Giuseppe la Lettera alla Chiesa d'Irlanda (ma che vale per tutti) per affrontare la grave crisi dei casi di pedofilia, lo ha annunciato lui stesso all'Udienza di stamani:

Il Papa firmerà il 19 marzo la sua lettera ai fedeli di Irlanda, nella quale affronterà la difficile situazione creatasi nella Chiesa di quel Paese per i casi di pedofilia avvenuti in passato all’interno di strutture ecclesiastiche.

E’ stato lo stesso Benedetto XVI ad annunciarlo oggi, rivolgendosi ai fedeli di lingua inglese presenti tra le 11mila persone che hanno preso parte all’udienza generale. “Come sapete – ha detto loro - negli ultimi mesi, la Chiesa in Irlanda è stata messa a dura prova dalla crisi degli abusi sui minori. Come segno della mia profonda preoccupazione ho scritto una lettera pastorale per affrontare questa situazione dolorosa. La firmerò nella solennità di San Giuseppe, custode della Sacra Famiglia e patrono della Chiesa universale, e la invierò subito dopo. Chiedo che la leggiate voi stessi, con cuore aperto e in uno spirito di fede. La mia speranza è che possa aiutare nel processo di pentimento, di guarigione e rinnovamento”.



Fraternamente CaterinaLD

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19/03/2010 17:53
 
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Preghiera per tutte le vittime di abusi
 
 
18/03/2010

Da settimane, ormai, su tutti i mezzi di comunicazione appaiono di continuo notizie riguardanti abusi sessuali commessi da sacerdoti su minori. Uno dei paesi maggiormente colpito da questi scandali è l'Irlanda.

Per questa ragione, e sulla base delle indicazioni date da Benedetto XVI, la diocesi di Dublino ha presentano questa preghiera a favore di coloro che hanno sofferto vessazioni da parte dei sacerdoti e che ora viene recitata in numerose parti del mondo.

 

Signore, soffriamo molto
per ciò che alcuni di noi hanno fatto ai tuoi figli:
sono stati trattati in maniera totalmente crudele,
specialmente nell'ora del bisogno.
Gli abbiamo lasciato dentro una sofferenza
che porteranno per tutta la vita.
Questo non era nei tuoi piani per loro e per noi.
Per favore, Signore, aiutaci ad aiutarli.
Guidaci, Signore. Amen
.
 

Per il video clicca qui





ATTENZIONE, CLICCATE QUI:


ATTENZIONE: LETTERA DI BENEDETTO XVI CONTRO GLI ABUSI SESSUALI NELLA CHIESA


[Modificato da Caterina63 20/03/2010 12:15]
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23/03/2010 15:41
 
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Circa i delitti più gravi
riservati alla Congregazione per la dottrina della fede
18 maggio 2001

CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Lettera Ad exequendam. Inviata dalla Congregazione per la dottrina della fede ai vescovi di tutta la Chiesa cattolica e agli altri ordinari e gerarchi interessati, circa i delitti più gravi riservati alla medesima Congregazione per la dottrina della fede,

18 maggio 2001: AAS 93(2001), 785-788.



La Lettera apostolica in forma di motu proprio di Giovanni Paolo II Sacramentorum sanctitatis tutela del 30.4.2001 (cf. nn. 575-580) rispondeva al preciso scopo di "definire più dettagliatamente sia ‘i delitti più gravi commessi contro la morale e nella celebrazione dei sacramenti’, per i quali la competenza rimane esclusiva della Congregazione per la dottrina della fede, sia anche le norme processuali speciali ‘per dichiarare o infliggere le sanzioni canoniche’".

Le Norme sono contenute in questa successiva Lettera. Riguardo alla definizione dei "delitti più gravi", la principale novità riguarda la pedofilia, ovvero "il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso da un chierico con un minore al di sotto dei 18 anni di età" (prima erano 16). Riguardo invece alle novità procedurali, i vescovi svolgeranno indagini preliminari e segnaleranno i casi alla Congregazione, la quale deciderà se lasciare la causa agli stessi ordinari o avocarla a sé: i procedimenti di questo genere, inoltre, sono soggetti al segreto pontificio.

***

Circa i delitti più gravi
riservati alla Congregazione per la dottrina della fede

18 maggio 2001

Per l'applicazione della legge ecclesiastica, che all'art. 52 della Costituzione apostolica sulla curia romana dice: "[La Congregazione per la dottrina della fede] giudica i delitti contro la fede e i delitti più gravi commessi sia contro la morale sia nella celebrazione dei sacramenti, che vengano a essa segnalati e, all'occorrenza, procede a dichiarare o a infliggere le sanzioni canoniche a norma del diritto, sia comune che proprio", era necessario prima di tutto definire il modo di procedere circa i delitti contro la fede: questo è stato fatto con le norme che vanno sotto il titolo di Regolamento per l'esame delle dottrine, ratificate e confermate dal sommo pontefice Giovanni Paolo II, con gli articoli 28-29 approvati insieme in forma specifica (2).

Quasi nel medesimo tempo la Congregazione per la dottrina della fede con una Commissione costituita a tale scopo si applicava a un diligente studio dei canoni sui delitti, sia del Codice di diritto canonico sia del Codice dei canoni delle Chiese orientali, per determinare "i delitti più gravi sia contro la morale sia nella celebrazione dei sacramenti", per perfezionare anche le norme processuali speciali nel procedere "a dichiarare o a infliggere le sanzioni canoniche", poiché l'istruzione Crimen sollicitationis finora in vigore, edita dalla Suprema sacra Congregazione del Sant'Offizio il 16 marzo 1962, (3) doveva essere riveduta dopo la promulgazione dei nuovi codici canonici.

Dopo un attento esame dei pareri e svolte le opportune consultazioni, il lavoro della Commissione è finalmente giunto al termine; i padri della Congregazione per la dottrina della fede l'hanno esaminato più a fondo, sottoponendo al sommo pontefice le conclusioni circa la determinazione dei delitti più gravi e circa il modo di procedere nel dichiarare o nell'infliggere le sanzioni, ferma restando in ciò la competenza esclusiva della medesima Congregazione come Tribunale apostolico. Tutte queste cose sono state dal sommo pontefice approvate, confermate e promulgate con la lettera apostolica data in forma di motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela.

I delitti più gravi sia nella celebrazione dei sacramenti sia contro la morale, riservati alla Congregazione per la dottrina della fede, sono:

- I delitti contro la santità dell'augustissimo sacramento e sacrificio dell'eucaristia, cioè:

1° l'asportazione o la conservazione a scopo sacrilego, o la profanazione delle specie consacrate: (4)

2° l'attentata azione liturgica del sacrificio eucaristico o la simulazione della medesima; (5)

3° la concelebrazione vietata del sacrificio eucaristico assieme a ministri di comunità ecclesiali, che non hanno la successione apostolica ne riconoscono la dignità sacramentale dell'ordinazione sacerdotale; (6)

4° la consacrazione a scopo sacrilego di una materia senza l'altra nella celebrazione eucaristica, o anche di entrambe fuori della celebrazione eucaristica; (7)

- Delitti contro la santità del sacramento della penitenza, cioè:

l'assoluzione del complice nel peccato contro il sesto comandamento del Decalogo; (8)

2° la sollecitazione, nell'atto o in occasione o con il pretesto della confessione, al peccato contro il sesto comandamento del Decalogo, se è finalizzata a peccare con il confessore stesso; (9)

3° la violazione diretta del sigillo sacramentale; (10)

- Il delitto contro la morale, cioè: il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso da un chierico con un minore al di sotto dei 18 anni di età.



Al Tribunale apostolico della Congregazione per la dottrina della fede sono riservati soltanto questi delitti, che sono sopra elencati con la propria definizione. Ogni volta che l'ordinario o il gerarca avesse notizia almeno verosimile di un delitto riservato, dopo avere svolte un'indagine preliminare, la segnali alla Congregazione per la dottrina della fede, la quale, a meno che per le particolari circostanze non avocasse a sé la causa, comanda all'ordinario o al gerarca, dettando opportune norme, di procedere a ulteriori accertamenti attraverso il proprio tribunale. Contro la sentenza di primo grado, sia da parte del reo o del suo patrono sia da parte del promotore di giustizia, resta validamente e unicamente soltanto il diritto di appello al supremo Tribunale della medesima Congregazione.

Si deve notare che l'azione criminale circa i delitti riservati alla Congregazione per la dottrina della fede si estingue per prescrizione in dieci anni (11). La prescrizione decorre a norma del diritto universale e comune (12): ma in un delitto con un minore commesso da un chierico comincia a decorrere dal giorno in cui il minore ha compiuto il 18° anno di età.

Nei tribunali costituiti presso gli ordinari o i gerarchi, possono ricoprire validamente per tali cause l'ufficio di giudice, di promotore di giustizia, di notaio e di patrono soltanto dei sacerdoti. Quando l'istanza nel tribunale in qualunque modo è conclusa, tutti gli atti della causa siano trasmessi d'ufficio quanto prima alla Congregazione per la dottrina della fede.

Tutti i tribunali della Chiesa latina e delle Chiese orientali cattoliche sono tenuti a osservare i canoni sui delitti e le pene come pure sul processo penale rispettivamente dell'uno e dell'altro Codice, assieme alle norme speciali che saranno date caso per caso dalla Congregazione per la dottrina della fede e da applicare in tutto.

Le cause di questo genere sono soggette al segreto pontificio.

Con la presente lettera, inviata per mandato del sommo pontefice a tutti i vescovi della Chiesa cattolica, ai superiori generali degli istituti religiosi clericali di diritto pontificio e delle società di vita apostolica clericali di diritto pontificio e agli altri ordinari e gerarchi interessati, si auspica che non solo siano evitati del tutto i delitti più gravi, ma soprattutto che, per la santità dei chierici e dei fedeli da procurarsi anche mediante necessarie sanzioni, da parte degli ordinari e dei gerarchi ci sia una sollecita cura pastorale.

Roma, dalla sede della Congregazione per la dottrina della fede, 18 maggio 2001.

+ Joseph card. Ratzinger, prefetto
+ Tarcisio Bertone, SDB, arc. em. di Vercelli, segretario



Note

1) IOANNES PAULUS II, Const. apost. Pastor bonus de romana curia, 28.6.1988, art. 52: AAS 80(1988), 874: EV 11/884.

2) CONGREGATIO PRO DOCTRINA FIDEI, Agendi ratio in doctrinarum examine [regolamento per l'esame delle dottrine]. 29.6.1997: AAS 89(1997), 830-835: EV 16/616-644.

3) SUPREMA SACRA CONGREGATIO SANCTI OFFICII, Instr. Crimen sollicitationis ad omnes patriarchas, archiepiscopos, episcopos aliosque locorm ordinarios " etiam ritus orientalis ": De modo procedendi in causis sollicitationis [a tutti i patriarchi, arcivescovi, vescovi e agli altri ordinari dei luoghi "anche del Rito orientale"; "Procedimento nelle cause di sollecitazione"], 16.3.1962. Tipografia poliglotta vaticana 1962.

4) Cf. Codex Iuris Canonici [Codice di diritto canonico] (CIC), can. 1367: Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium [Codice dei canoni delle Chiese orientali] (CCEO), can. 1442. Cf. et pontificium consilium de legum textibus interpretandis. Responsum ad propositum dubium [anche Pontificio Consiglio per l'interpretazione dei testi legislativi. Risposta al dubbio] Utrum in can. 1367 CIC. 4.6.1999 [3.7.1999]: AAS 91(1999). 918: EV 18/1259-1266.

5) Cf. CIC cann. 1378 § 2 n. 1 e 1379: CCEO can. 1443.

6) Cf. CIC cann. 908 e 1365; CCEO cann. 702 e 1440.

7) Cf. CIC can. 927.

8) Cf. CIC can. 1378 § 1: CCEO can. 1458

9) Cf. CIC can. 1387: CCEO can. 1458.

10) Cf. CIC can. 1362 § 1 N.1: CCEO can. 1152 § 2 n.1.

11) Cf. CIC can. 1388 § 1: CCEO can. 1456 § 1

12) Cf. CIC can. 1362 § 2: CCEO can. 1152 § 3
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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25/03/2010 19:20
 
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A proposito di un articolo del "New York Times"

Nessun
insabbiamento


Trasparenza, fermezza e severità nel fare luce sui diversi casi di abusi sessuali commessi da sacerdoti e religiosi:  sono questi i criteri che Benedetto XVI con costanza e serenità sta indicando a tutta la Chiesa. Un modo di operare - coerente con la sua storia personale e con l'ultraventennale attività come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede - che evidentemente è temuto da chi non vuole che si affermi la verità e da chi preferirebbe poter strumentalizzare, senza alcun fondamento nei fatti, episodi orribili e vicende dolorose risalenti in alcuni casi a decine di anni fa. Lo dimostra, ultimo in ordine di tempo, l'articolo pubblicato oggi dal quotidiano statunitense "The New York Times", insieme a un commento, in merito al grave caso del sacerdote Lawrence C. Murphy, responsabile di abusi commessi su bambini audiolesi ospiti di un istituto cattolico, dove ha operato dal 1950 al 1974.

Secondo la ricostruzione fatta nell'articolo, basata sull'ampia documentazione fornita dagli avvocati di alcune delle vittime, le segnalazioni relative alla condotta del sacerdote furono inviate soltanto nel luglio 1996 dall'allora arcivescovo di Milwaukee, Rembert G. Weakland, alla Congregazione per la Dottrina della Fede - di cui erano prefetto il cardinale Joseph Ratzinger e segretario l'arcivescovo Tarcisio Bertone - al fine di ottenere indicazioni circa la corretta procedura canonica da seguire. La richiesta non era infatti riferita alle accuse di abusi sessuali, ma a quella di violazione del sacramento della penitenza, perpetrata attraverso l'adescamento nel confessionale, che si configura quando un sacerdote sollecita il penitente a commettere peccato contro il sesto comandamento (canone 1387).

È importante osservare - come ha dichiarato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede - che la questione canonica presentata alla Congregazione non era in nessun modo collegata con una potenziale procedura civile o penale nei confronti di padre Murphy. Contro il quale l'arcidiocesi aveva peraltro già avviato una procedura canonica, come risulta evidente dalla stessa abbondante documentazione pubblicata in rete dal quotidiano di New York. Alla richiesta proveniente dall'arcivescovo la Congregazione rispose, con lettera firmata dall'allora arcivescovo Bertone, il 24 marzo 1997, con l'indicazione di procedere secondo quanto stabilisce la Crimen sollicitationis (1962).

Come si può facilmente dedurre anche leggendo la ricostruzione fatta dal "New York Times", sul caso di padre Murphy non vi è stato alcun insabbiamento. E ciò viene confermato dalla documentazione che si accompagna all'articolo in questione, nella quale figura anche la lettera che padre Murphy scrisse nel 1998 all'allora cardinale Ratzinger chiedendo che il procedimento canonico venisse interrotto a causa del suo grave stato di salute. Anche in questo caso la Congregazione rispose, attraverso l'arcivescovo Bertone, invitando l'ordinario di Milwaukee a esperire tutte le misure pastorali previste dal canone 1341 per ottenere la riparazione dello scandalo e il ristabilimento della giustizia.

Finalità, queste ultime, che vengono indiscutibilmente ribadite dal Papa, come dimostra la recente Lettera pastorale ai cattolici d'Irlanda. Ma la tendenza prevalente nei media è di trascurare i fatti e di forzare le interpretazioni al fine di diffondere un'immagine della Chiesa cattolica quasi fosse l'unica responsabile degli abusi sessuali, immagine che non corrisponde alla realtà. E che è invece funzionale all'evidente e ignobile intento di arrivare a colpire, a ogni costo, Benedetto XVI e i suoi più stretti collaboratori.



Dichiarazione del direttore
della Sala Stampa della Santa Sede



Questo è il testo integrale della dichiarazione rilasciata al "New York Times" il 24 marzo 2010: 

Il tragico caso di padre Lawrence Murphy, sacerdote dell'arcidiocesi di Milwaukee, ha riguardato vittime particolarmente vulnerabili che hanno sofferto terribilmente a causa delle sue azioni. Abusando sessualmente di bambini audiolesi, padre Murphy ha violato la legge e, cosa ancora più grave, la sacra fiducia che le sue vittime avevano riposto in lui.

Verso la metà degli anni settanta, alcune vittime di padre Murphy denunciarono gli abusi da lui compiuti alle autorità civili, che avviarono indagini su di lui; tuttavia, secondo quanto riportato, quelle indagini furono abbandonate. La Congregazione per la Dottrina della Fede venne informata della questione solo una ventina di anni dopo.

È stato suggerito che esiste una relazione tra l'applicazione dell'istruzione Crimen sollicitationis e la mancata denuncia in questo caso degli abusi sui bambini alle autorità civili.

Di fatto, non esiste nessuna relazione del genere. Infatti, contrariamente ad alcune affermazioni circolate sulla stampa, né la Crimen sollicitationis né il Codice di Diritto Canonico hanno mai vietato la denuncia degli abusi sui bambini alle forze dell'ordine.

Alla fine degli anni Novanta, dopo più di due decenni dalla denuncia degli abusi alle autorità diocesane e alla polizia, per la prima volta alla Congregazione per la Dottrina della Fede è stata posta la domanda su come trattare canonicamente il caso Murphy. La Congregazione venne informata della questione poiché implicava l'adescamento nel confessionale, che è una violazione del Sacramento della Penitenza. È importante osservare che la questione canonica presentata alla Congregazione non era in nessun modo collegata con una potenziale procedura civile o penale nei confronti di padre Murphy.

In casi simili, il Codice di Diritto Canonico non prevede pene automatiche, ma raccomanda che sia emessa una sentenza che non escluda nemmeno la pena ecclesiastica più grande, ossia la dimissione dallo stato clericale (cfr. canone 1395, 2).

Alla luce del fatto che padre Murphy era anziano e in precarie condizioni di salute, che viveva in isolamento e che per oltre vent'anni non erano stati denunciati altri abusi, la Congregazione per la Dottrina della Fede suggerì che l'arcivescovo di Milwaukee prendesse in considerazione di affrontare la situazione limitando, per esempio, il ministero pubblico di padre Murphy ed esigendo che padre Murphy si assumesse la piena responsabilità della gravità delle sue azioni. Padre Murphy morì circa quattro mesi dopo, senza altri incidenti.






 


(©L'Osservatore Romano - 26 marzo 2010)


[Modificato da Caterina63 25/03/2010 19:32]
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26/03/2010 22:03
 
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Il testo del motu proprio di Giovanni Paolo II

«Sacramentorum sanctitatis tutela»


Con la lettera apostolica in forma di motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela  del 30 aprile 2001 Giovanni Paolo II promulgava le norme sui delitti più gravi riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Del testo latino del motu proprio, pubblicato in "Acta Apostolicae Sedis" (93, 2001, pp. 737-739), diamo la traduzione italiana tratta dall'"Enchiridion Vaticanum" (20, 2001, Bologna, Edb, 2004, pp. 397-401).

La tutela della santità dei sacramenti, soprattutto della santissima eucaristia e della penitenza, come pure la preservazione dei fedeli chiamati a essere partecipi del regno del Signore nell'osservanza del sesto comandamento del Decalogo, richiedono che, per procurare la salvezza delle anime, "che deve sempre essere nella Chiesa legge suprema" (Codice di diritto canonico, can. 1752), la Chiesa stessa intervenga con la propria sollecitudine pastorale al fine di prevenire i pericoli di violazione.

Già in passato dai miei predecessori fu provveduto con opportune costituzioni apostoliche alla santità dei sacramenti, in particolare della penitenza, come con la costituzione di Papa Benedetto xiv Sacramentum poenitentiae del 1° giugno 1741 (1); anche i canoni del Codice di diritto canonico promulgato nel 1917, assieme alle loro fonti, con i quali erano state stabilite sanzioni canoniche contro i delitti di questa specie, erano orientati al medesimo scopo (2).

In tempi più recenti, per premunirsi  da  questi delitti e altri affini, la Suprema Sacra Congregazione del Sant'Offizio, con l'istruzione Crimen sollicitationis, diretta il 16 marzo 1962 a tutti i patriarchi, arcivescovi, vescovi e agli altri ordinari dei luoghi "anche di rito orientale", stabilì il procedimento da seguire in queste cause, poiché la competenza giudiziaria in esse, sia per via amministrativa sia per via processuale, era affidata esclusivamente ad essa. Si deve rammentare che tale istruzione aveva forza di legge, dal momento che il Sommo Pontefice, a norma del can. 247 I del Codice di diritto canonico promulgato nel 1917, presiedeva la Congregazione del Sant'Offizio e l'istruzione procedeva dalla sua personale autorità, poiché il cardinale in carica in quel momento fungeva solo da segretario.

Il Sommo Pontefice Paolo vi di felice memoria confermò la competenza giudiziaria e amministrativa nel modo di procedere "secondo le norme proprie emendate e approvate" con la costituzione apostolica sulla curia romana Regimini Ecclesiae universae del 15 agosto 1967 (3).
Infine, con l'autorità che mi è propria, nella costituzione apostolica Pastor bonus, promulgata il 28 giugno 1988, ho espressamente stabilito:  "[La Congregazione per la dottrina della fede] giudica i delitti contro la fede e i delitti più gravi commessi sia contro la morale sia nella celebrazione dei sacramenti, che vengano a essa segnalati e, all'occorrenza, procede a dichiarare o a infliggere le sanzioni canoniche a norma del diritto, sia comune che proprio" (4), ulteriormente confermando e precisando la competenza giudiziaria della medesima Congregazione per la dottrina della fede come Tribunale apostolico.

Dopo l'approvazione da parte mia del Regolamento per l'esame delle dottrine (5), era però necessario definire più dettagliatamente sia "i delitti più gravi commessi contro la morale e nella celebrazione dei sacramenti", per i quali la competenza rimane esclusiva della Congregazione per la dottrina della fede, sia anche le norme processuali speciali "per dichiarare o infliggere le sanzioni canoniche".

Con questa mia lettera apostolica data in forma di motu proprio ho completato tale lavoro e perciò con essa promulgo le Norme circa i delitti più gravi riservati alla Congregazione per la dottrina della fede, distinte in due parti:  la prima contiene le Norme sostanziali, e la seconda le Norme processuali. Ordino a tutti gli interessati di osservarle fedelmente e con cura. Tali norme assumono valore di legge nel giorno stesso in cui sono promulgate.

Nonostante qualsiasi disposizione contraria, anche degna di speciale menzione.

Roma, presso San Pietro, 30 aprile, memoria di san Pio V Papa, nell'anno 2001, XXIII del mio pontificato.


GIOVANNI PAOLO PP. II


Note

1) Benedictus XIV, Constitutio Sacramentum poenitentiae, 1 iunii 1741, in Codex Iuris Canonici, Pii X Pontificis Maximi iussu digestus, Benedicti Papae XV auctoritate promulgatus, Documenta, Documentum v, "Acta Apostolicae Sedis" (AAS) 9 (1917) Pars II, 505-508.
2) Cfr. Codex Iuris Canonici anno 1917 promulgatus, cann. 817, 2316, 2320, 2322, 2368 1. 2369 1.
3) Cfr. Paulus pp. VI, Constitutio apostolica Regimini Ecclesiae universae de Romana Curia, 15 augusti 1967, n. 36:  AAS 59 (1967) 898.
4) Ioannes Paulus II, Constitutio apostolica Pastor bonus de Romana Curia, 28 iunii 1988, art. 52:  AAS 80 (1988) 874.
5) Congregatio pro Doctrina Fidei. Agendi ratio in doctrinarum examine, 29 iunii 1997:  AAS 89 (1997) 830-835.











(©L'Osservatore Romano - 27 marzo 2010)



                                FILE - In this undated file photo provided by Gemeinde Marktl, then German Cardinal Joseph Ratzinger, left, now Pope Benedict XVI, shows documents to Pope John Paul II in  Marktl, southern Germany, Ratzinger's hometown. The Vatican is facing one of its gravest crises of modern times as sex abuse scandals move ever closer to former Cardinal Ratzinger, now Pope Benedict XVI - threatening not only his own legacy but also that of his revered predecessor Pope John Paul II. Benedict took a much harder stance on sex abuse than John Paul II when he assumed the papacy five years ago, disciplining a senior cleric championed by the Polish pontiff and defrocking others under a new policy of zero tolerance. But the impression remains of a woefully slowfooted church and of a pope who bears responsibility for allowing pedophile priests to keep their parishes. In an editorial Friday March 26, 2010, the National Catholic Reporter in the United States called on Benedict to answer questions about his role "in the mismanagement" of sex abuse cases, not only in the current crisis but during his tenure in the 1980s as archbishop of Munich and then as head of the Vatican's doctrinal and disciplinary office. (AP Photo Gemeinde Marktl, ho, FILE) ** EDITORIAL USE ONLY.


[Modificato da Caterina63 26/03/2010 23:33]
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La verità sul caso di pedofilia di Milwaukee

In spirito di servizio alla Chiesa e per mettere a disposizione del lettore italiano questo importante documento, che fa giustizia delle calunnie rivolte al Santo Padre dal New York Times circa l'insabbiamento che egli avrebbe operato del caso di un prete pedofilo di Milwaukee, traduciamo e pubblichiamo questa testimonianza di prima mano apparsa su Catholic Anchor di Anchorage (Alaska), e segnalato da Father Z.


Per fornire il contesto di questo articolo, chiarisco che sono stato il vicario giudiziale per l'Arcidiocesi di Milwaukee, dal 1995 al 2003. In quegli anni, ho presieduto quattro casi criminali canonici, uno dei quali ha coinvolto padre Lawrence Murphy. Due dei quattro uomini sono morti durante il processo. Solo Dio giudicherà questi uomini.

Per inquadrare le osservazioni che seguono, preciso che sto scrivendo questo articolo con la conoscenza e il consenso esplicito dell'Arcivescovo Roger Schwietz, OMI, Arcivescovo di Anchorage, dove attualmente servo. L'Arcivescovo Schwietz è anche l'editore del giornale Catholic Anchor.

Limiterò le mie osservazioni, a causa dei giuramenti giudiziari che ho preso come avvocato canonico e come giudice ecclesiastico. Tuttavia, dal momento che il mio nome e commenti sul caso di padre Murphy sono stati liberamente e spesso erroneamente citati nel New York Times e in più di 100 altri giornali e periodici on-line, mi sento libero di raccontare la storia del processo di padre Murphy partendo da zero.

Dato che le notizie su questo problema sono state imprecise e inaccurate nella ricostruzione dei fatti, sto scrivendo anche mosso da un senso del dovere, in nome della verità.

Il fatto che abbia presieduto quel processo e mai una volta sia stato contattato da qualsiasi fonte di notizie per un commento, parla da sé.

Il mio intento nei paragrafi seguenti è il seguente:

- Raccontare la storia dietro le quinte di ciò che realmente è accaduto nel caso di padre Murphy a livello locale;

- Delineare la sciatto e impreciso resoconto sul caso padre Murphy da parte del New York Times e di altri mezzi di comunicazione;

- Affermare che il Santo Padre ha fatto più di qualsiasi altro Papa o vescovo nella storia per liberare la Chiesa Cattolica del flagello di abusi sessuali su minori e provvedere a coloro che sono stati danneggiati;

- Fare il punto direttamente in merito agli sforzi compiuti dalla Chiesa per guarire le ferite causate da cattiva condotta sessuale di membri del clero. La Chiesa Cattolica è probabilmente il posto più sicuro per i bambini in questo momento della storia.

Prima di procedere, è importante sottolineare che flagello sono stati gli abusi sessuali su minori — non solo per la Chiesa, ma anche per la società. Poche azioni possono falsare la vita di un bambino più di un abuso sessuale. È una forma di omicidio emotivo e spirituale e comincia una traiettoria verso un senso distorto della sessualità. Se commessi da una persona autorevole, creano una diffidenza verso quasi chiunque, dovunque.

Come cappellano volontario di prigione in Alaska, ho trovato una connessione tra coloro che sono stati incarcerati per abusi sessuali su minori e i sacerdoti che hanno commesso tali azioni dolorose. Essi tendono ad essere molto intelligenti e manipolatori. Essi tendono ad essere benvoluti e affascinanti. Essi tendono ad avere uno scopo nella vita — soddisfare la loro brama. La maggior parte sono altamente narcisistici e non vedono che hanno causato danno. Vedono i bambini di cui hanno abusato non come persone ma come oggetti. Essi mostrano raramente rimorso e, inoltre, a volte ritraggono se stessi come vittime. Essi sono, in breve, persone pericolose e non si dovrebbe mai dare loro fiducia una seconda volta. La maggior parte commetterà nuovamente il suo crimine se ne ha una possibilità.

Circa i numerosi articoli sul caso di padre Murphy, la vera storia non è stata ancora raccontata.

Nel 1996, ho avuto conoscenza della storia di padre Murphy, ex direttore della scuola S. Giovanni per sordi in Milwaukee. Era fatto notorio da decadi che durante il mandato di padre Murphy alla scuola (1950-1974) c'era stato uno scandalo a s. Giovanni che coinvolgeva lui e alcuni bambini sordi. I dettagli, tuttavia, erano abbozzati nel migliore dei casi.

Una coraggiosa difesa delle vittime (e spesso le loro mogli), ha portato l'Arcidiocesi di Milwaukee, a rivedere la questione nel 1996. Nelle discussioni interne della curia dell'Arcidiocesi di Milwaukee, divenne evidente che avevamo bisogno di intraprendere un'azione forte e rapida per i torti di alcuni decenni fa. Con il consenso dell'Arcivescovo di allora di Milwaukee Rembert Weakland, abbiamo iniziato un'inchiesta sulle accuse di abuso sessuale infantile, come pure sulla violazione del reato di sollecitazione entro il confessionale da parte di padre Murphy.

Abbiamo proceduto ad avviare un processo contro Padre Murphy. Sono stato il presidente del collegio giudicante in questa materia e ho informato il padre Murphy che accuse penali stavano per essere promosse contro di lui in materia di abusi sessuali su minori e sollecitazione nel confessionale.

Nelle mie interazioni con padre Murphy, ho avuto l'impressione che mi stavo occupando di un uomo che semplicemente non capiva. Egli era difensivo e minaccioso.

Tra il 1996 e il 1998, agosto, ho intervistato, con l'aiuto di un interprete qualificato, circa una dozzina di vittime del padre Murphy. Questi sono stati interrogatori rivoltanti. In un caso la vittima era diventato un perpetratore egli stesso e era stato in prigione per i suoi crimini. Mi sono reso conto che questa malattia è virulenta e facilmente è trasmessa agli altri. Ho sentito storie di vita distorta, sessualità diminuita o rimossa. Questi sono stati i giorni più bui del mio sacerdozio, ed ero stato ordinato meno di dieci anni prima. Una direzione spirituale ispirata dalla grazia è stata un aiuto di Dio.

Ho incontrato anche una rappresentanza di sordi cattolici. Hanno insistito che Padre Murphy fosse rimosso dal sacerdozio; la richiesta che fosse sepolto non come un sacerdote, ma come un laico, è stata molto importante per loro. Ho indicato che come giudice, non potevo garantire la prima richiesta e avrei potuto fare solo una raccomandazione sulla seconda.

Nell'estate del 1998, ho ordinato al padre Murphy di essere presente alla deposizione presso la cancelleria di Milwaukee. Poco dopo, ho ricevuto una lettera dal suo medico che egli era in stato precario di salute e poteva viaggiare non più di 20 miglia (da Boulder Junction a Milwaukee sarebbero state circa 276 miglia). Una settimana più tardi, padre Murphy morì di cause naturali in un luogo a circa 100 miglia da casa sua.

Per quanto riguarda il rapporto poco accurato del New York Times, l'Associated Press e di quelli che hanno utilizzato queste fonti, prima di tutto ribadisco che mai sono stato contattato da una di queste agenzie di notizie, benché si siano sentiti liberi di citarmi. Sono quasi tutte delle mie citazioni da un documento che può essere trovato online con la corrispondenza tra la Santa Sede e l'Arcidiocesi di Milwaukee. In un documento scritto a mano, 31 ottobre 1997, io sono citato con le parole "è probabile che questa situazione sia delle più orrende, sia per il numero, e soprattutto perché si tratta di persone disabili, vulnerabili". Inoltre è citata la seguente:"I bambini sono stati contattati entro il confessionale, dove la questione della circoncisione cominciò la sollecitazione".

Il problema con queste affermazioni attribuite a me è che esse sono state scritte a mano. I documenti non sono stati scritti da me e non assomigliano alla mia scrittura. La sintassi è simile a quello che io potrei aver detto, ma non ho idea di chi ha scritto queste dichiarazioni, eppure io sono accreditato come se l'avessi detto. Quand'ero matricola presso la Marquette University School of Journalism, ci è stato detto di controllare, ricontrollare e poi controllare ancora le nostre citazioni se necessario. Eppure mai sono stato contattato da alcuno su questo documento, scritto da una fonte sconosciuta a me. Discernere la verità richiede tempo ed è evidente che il New York Times, l'Associated Press e altri non hanno preso il tempo per ottenere i fatti corretti.

Inoltre, nella documentazione in una lettera dall'Arcivescovo Weakland all'allora Segretario della Congregazione per la dottrina della fede Arcivescovo Tarcisio Bertone il 19 agosto 1998, l'Arcivescovo Weakland ha dichiarato che egli mi aveva incaricato di sospendere il procedimento contro Padre Murphy. Padre Murphy, tuttavia, morì dopo due giorni e il fatto è che il giorno che Padre Murphy è morto, era ancora il convenuto in un processo penale ecclesiastico. Nessuno sembra essere consapevole di questo. Se mi fosse stato chiesto di sospendere la procedura, certamente avrei insistito che si facesse appello alla Corte suprema della Chiesa, o a Giovanni Paolo II se necessario. Mesi, se non più, avrebbe preso quel processo.

In secondo luogo, con riguardo al ruolo dell'allora Cardinale Joseph Ratzinger (ora Papa Benedetto XVI), in questa materia, non ho motivo di credere che sia stato coinvolto in un qualsiasi modo. Mettere la cosa a suo carico è un enorme ignoranza di logica e di informazioni.

In terzo luogo, la competenza per ascoltare i casi di abuso sessuale dei minori è passata dalla Rota romana alla Congregazione per la dottrina della fede guidata dal Cardinale Ratzinger nel 2001. Fino a quel momento, la maggior parte dei casi di appello andava alla Rota e era nostra esperienza che i casi potessero languire per anni in quella Corte. Quando la competenza è stata modificata in favore della Congregazione per la Dottrina della Fede, la mia constatazione, così come di molti dei miei colleghi canonisti, è che i casi di abuso sessuale sono stati gestiti rapidamente, correttamente e con il dovuto riguardo ai diritti di tutte le parti coinvolte. Non ho alcun dubbio che questo fu l'opera dell'allora Cardinale Ratzinger.

In quarto luogo, Papa Benedetto XVI ha chiesto scusa più volte per la vergogna dell'abuso sessuale dei bambini in diverse sedi e in pubblico in tutto il mondo. Questo non era mai accaduto prima. Egli ha incontrato le vittime. E' intervenuto su intere conferenze episcopali su questa materia, da ultimo quella dell'Irlanda. Egli è stato il più attivo e reattivo di qualsiasi funzionario della Chiesa internazionale nella storia per la piaga del l'abuso sessuale del clero sui minori. Invece di incolpare lui per l'inazione su questi temi, è stato veramente un leader forte ed efficace sulla questione.

Infine, nel corso degli ultimi 25 anni, una vigorosa azione ha avuto luogo all'interno della Chiesa per evitare danni ai bambini. Potenziali seminaristi ricevono ampia valutazione psicologica-sessuale prima dell'ammissione. Praticamente tutti i seminari concentrano i propri sforzi su un ambiente sicuro per i bambini. Ci sono stati pochissimi casi di recente di abuso sessuale dei bambini da parte del clero nel corso degli ultimi dieci anni o più.

Le diocesi cattoliche in tutto il paese hanno preso provvedimenti straordinari per garantire la sicurezza dei bambini e degli adulti vulnerabili. Un esempio, che non è assolutamente unico, è l'Arcidiocesi di Anchorage, dove attualmente lavoro. Qui, praticamente ogni bagno pubblico nelle parrocchie ha un pannello che chiede se una persona è stata abusata da parte di chiunque nella Chiesa. Viene assegnato un numero di telefono per segnalare l'abuso, e quasi tutti i dipendenti dell'Arcidiocesi sono tenuti a prendere sessioni di formazione annuale in classi di ambiente sicuro. Non so che cosa possa fare di più la Chiesa.

Per concludere, gli eventi durante degli anni sessanta e settanta dell'abuso sessuale dei minori e di sollecitazione nel confessionale da parte del padre Lawrence Murphy, sono crimini atroci e senza attenuanti. A nome della Chiesa, sono profondamente dispiaciuto e ho vergogna per i torti che sono stati fatti dai miei fratelli sacerdoti, ma capisco che il mio dolore è probabilmente di poca importanza 40 anni dopo il fatto. L'unica cosa che possiamo fare in questo momento è quello di apprendere la verità, implorare perdono e fare tutto ciò che è umanamente possibile per sanare le ferite. Il resto, e ne sono grato, è nelle mani di Dio.

Padre Thomas T. Brundage, JCL

Nota del redattore: padre Brundage può essere contattato al brundaget@archmil.org o per telefono al (907) 745-3229 X 11.
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09/04/2010 13.56.30

da Radio Vaticana Comunicato Ufficiale

Dibattito sugli abusi. Dopo la Settimana Santa, tenere la rotta: editoriale di padre Lombardi



Sulla questione degli abusi interviene oggi con un editoriale il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi:

Il dibattito sugli abusi sessuali, e non solo del clero, procede tra notizie e commenti di vario tenore. Come navigare in queste acque agitate conservando una rotta sicura, rispondendo all’evangelico “Duc in altum – Prendi il largo” ?


Anzitutto continuando a cercare la verità e la pace per gli offesi. Una delle cose che colpisce di più è che vengono oggi alla luce tante ferite interiori che risalgono anche a molti anni addietro – a volte di diversi decenni -, ma evidentemente ancora aperte. Molte vittime non cercano compensi economici, ma aiuto interiore, un giudizio nella loro dolorosa vicenda personale. C’è qualcosa che va ancora capito veramente. Probabilmente dobbiamo fare un’esperienza più profonda di eventi che così negativamente hanno inciso nella vita delle persone, della Chiesa e della società. Ne sono un esempio, a livello collettivo, l’odio e le violenze dei conflitti fra i popoli, che vediamo così difficili da superare in una vera riconciliazione. Gli abusi feriscono a livello personale profondo. Per questo hanno fatto bene quegli episcopati che hanno ripreso con coraggio lo sviluppo delle vie e dei luoghi di libera espressione delle vittime e del loro ascolto, senza dare per scontato che il problema fosse già stato affrontato e superato con i centri d’ascolto già istituiti tempo fa, come pure quegli episcopati o singoli vescovi che con paterno tratto danno attenzione spirituale, liturgica e umana alle vittime. Pare accertato che il numero delle nuove denunce riguardanti gli abusi, come sta avvenendo negli Stati Uniti, diminuisce, ma il cammino del risanamento in profondità per molti comincia solo ora e per altri deve ancora cominciare. Nel contesto dell’attenzione alle vittime, il Papa ha scritto di essere disponibile a nuovi incontri con esse, coinvolgendosi nel cammino di tutta la comunità ecclesiale. Ma è un cammino che per raggiungere effetti profondi deve ancor di più svolgersi nel rispetto delle persone e alla ricerca della pace.


Accanto all’attenzione per le vittime bisogna, poi, continuare ad attuare con decisione e veracità le procedure corrette del giudizio canonico dei colpevoli e della collaborazione con le autorità civili per quanto riguarda le loro competenze giudiziarie e penali, tenendo conto delle specificità delle normative e delle situazioni nei diversi paesi. Solo così si può pensare di ricostituire effettivamente un clima di giustizia e la piena fiducia nell’istituzione ecclesiale. Si è dato il caso che diversi responsabili di comunità o di istituzioni, per inesperienza o impreparazione, non hanno pronti e presenti quei criteri che possono aiutarli ad intervenire con determinazione anche quando ciò può essere per loro molto difficile o doloroso. Ma, mentre la legge civile interviene con norme generali, quella canonica deve tener conto della particolare gravità morale della prevaricazione della fiducia riposta nelle persone con responsabilità nella comunità ecclesiale e della flagrante contraddizione con la condotta che dovrebbero testimoniare. In questo senso, la trasparenza e il rigore si impongono come esigenze urgenti di una testimonianza di governo saggio e giusto nella Chiesa.


In prospettiva, la formazione e la selezione dei candidati al sacerdozio, e più generalmente del personale delle istituzioni educative e pastorali, sono la premessa per un’efficace prevenzione di abusi possibili. Quella di giungere a una sana maturità della personalità, anche dal punto di vista della sessualità, è sempre stata una sfida difficile; ma oggi lo è ancor di più, anche se le migliori conoscenze psicologiche e mediche vengono in grande aiuto alla formazione spirituale e morale. Qualcuno ha osservato che la maggiore frequenza degli abusi si è verificata nel periodo più caldo della “rivoluzione sessuale” degli scorsi decenni. Nella formazione bisogna fare i conti anche con questo contesto e con quello più generale della secolarizzazione. In fondo si tratta di riscoprire e riaffermare senso e importanza del significato della sessualità, della castità e delle relazioni affettive nel mondo di oggi, in forme molto concrete e non solo verbali o astratte. Quale fonte di disordine e sofferenza può essere la sua violazione o sottovalutazione! Come osserva il Papa scrivendo agli irlandesi, una vita cristiana e sacerdotale può rispondere oggi alle esigenze della sua vocazione solo alimentandosi veramente alle sorgenti della fede e dell’amicizia con Cristo.


Chi ama la verità e l’obiettiva valutazione dei problemi saprà cercare e trovare le informazioni per una comprensione più complessiva del problema della pedofilia e degli abusi sui minori nel nostro tempo e nei vari Paesi, comprendendone l’estensione e la pervasività. Potrà così capire meglio in che misura la Chiesa cattolica condivide problemi non solo suoi, in che misura questi presentano per essa una gravità particolare e richiedano interventi specifici, e infine in che misura l’esperienza che la Chiesa va facendo in questo campo possa diventare utile anche per altre istituzioni o per l’intera società. Su questo aspetto ci sembra in verità che i media non abbiano ancora lavorato a sufficienza, soprattutto nei paesi in cui la presenza della Chiesa ha maggior rilevanza, e su cui quindi si appuntano più facilmente gli strali della critica. Ma documenti quali il rapporto nazionale USA sul maltrattamento dei bambini meriterebbero di essere maggiormente conosciuti per capire quali siano i campi di urgente intervento sociale e le proporzioni dei problemi. Nel solo 2008 negli USA sono stati identificati oltre 62.000 attori di abusi su minori, mentre il gruppo dei sacerdoti cattolici è così piccolo da non essere neppure preso in considerazione come tale.


L’impegno per la protezione dei minori e dei giovani è quindi un campo di lavoro immenso e inesauribile, che va ben aldilà del problema riguardante alcuni membri del clero. Coloro che vi dedicano con sensibilità, generosità e attenzione le loro forze meritano gratitudine, rispetto e incoraggiamento da parte di tutti e in particolare delle autorità ecclesiali e civili. Il loro contributo è essenziale per la serenità e la credibilità del lavoro educativo e di formazione della gioventù nella Chiesa e fuori di essa. Giustamente il Papa ha avuto per loro parole di alto apprezzamento nella lettera per l’Irlanda, ma pensando naturalmente a un orizzonte assai più largo.


Infine, il Papa Benedetto XVI, guida coerente sulla via del rigore e della veracità, merita tutto il rispetto e il sostegno di cui gli giungono ampie testimonianze da ogni parte della Chiesa. Egli è un Pastore all’altezza per affrontare con alta rettitudine e sicurezza questo tempo difficile, in cui non mancano critiche e insinuazioni infondate; senza pregiudizio va affermato che Egli è un Papa che ha parlato molto della Verità di Dio e del rispetto della verità, divenendone un testimone credibile. Lo accompagniamo e impariamo da lui la costanza necessaria per crescere nella verità, nella trasparenza, continuando a tenere ampio l’orizzonte sui gravi problemi del mondo, rispondendo con pazienza allo stillicidio di “rivelazioni” parziali o presunte che cercano di logorare la credibilità sua o di altre istituzioni e persone della Chiesa. Di questo paziente e fermo amore della verità abbiamo bisogno nella Chiesa, nella società in cui viviamo, nel comunicare e nello scrivere, se vogliamo servire e non confondere i nostri contemporanei.
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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RAPPORTI DELLA CONGREGAZIONE (Religiosa) CON LA SANTA SEDE


- Roma, 19 settembre 2007 -




1. La figura del procuratore generale


Al procuratore generale spetta trattare, per mandato del superiore generale, le pratiche della Congregazione presso la Santa Sede, in particolare presso la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. Mentre il Codice di diritto canonico non parla in modo esplicito del procuratore generale di un istituto religioso (fa riferimento solo ai procuratori nelle cause giudiziarie, nei ricorsi amministrativi, nei matrimoni e in atti vari), la nostra Cost. 131 lo annovera tra i collaboratori generali che assistono il superiore generale e i suoi consiglieri1. In D.G. 131.1 viene specificato che durante il suo mandato cessa di appartenere alla sua Provincia d’origine e in D.G. 131.2, che la durata del suo mandato, come quello del segretario generale, è lasciata alla “prudente discrezione” del superiore generale. Inoltre D.G. 130.5 raccomanda: “Un consigliere generale non sarà abitualmente né segretario generale, né economo generale, né procuratore presso la Santa Sede.”

Nell’Annuario Pontificio, sotto i vari Ordini, Congregazioni religiose, Istituti secolari e Società di vita apostolica, figurano solo i nomi del rispettivo abate o superiore generale e del procuratore generale. Questo non tanto perché il procuratore sia così importante come il superiore generale, ma perché gli ufficiali dei vari dicasteri della curia romana preferiscono un interlocutore che si trova abitualmente in sede.



2. Attività


Il compito principale del procuratore consiste nel preparare le pratiche che richiedono l’intervento della Sede Apostolica, presentarle al dicastero competente e, quando è pronto, ritirare il relativo rescritto per consegnarlo al segretario generale che lo spedisce al destinatario. Occasionalmente deve rispondere alle lettere che gli vengono indirizzate dalla Sede Apostolica e fornire eventuali informazioni circa la Congregazione o uno dei suoi membri.

Mentre prima del Concilio Vaticano II i ricorsi alla Santa Sede erano molto più numerosi2, Papa Paolo VI, con i rescritti Cum admotae (06.11.1964) e Renovationis causam (06.01.1969), ha delegato ai superiori generali un mucchio di facoltà riservate anteriormente alla Sede Apostolica, riducendo così notevolmente il lavoro dei procuratori.

Attualmente le pratiche si riferiscono quasi esclusivamente alle persone e alle questioni finanziarie. Raramente c’è qualche affare generale da trattare, come p. es. l’approvazione di una modifica delle Costituzioni. Le domande più ricorrenti inoltrate dai singoli religiosi e dai superiori provinciali riguardano la dispensa dai voti perpetui, dal celibato consacrato, l’incardinazione “pure et simpliciter” o “praevio esperimento”, la proroga di un indulto d’esclaustrazione concesso dal superiore generale e la postulazione di un Fratello per essere nominato superiore locale. Le pratiche di carattere finanziario si riducono abitualmente ai permessi per vendere beni immobili e contrarre dei mutui che vanno oltre la competenza finanziaria del Direttivo generale.

3. Procedure


Il documento principale di ogni pratica è la richiesta dell’oratore, che può essere il confratello interessato oppure il superiore provinciale, quando si tratta di affari economici o di nomine. La lettera, sempre indirizzata al Santo Padre, deve esporre chiaramente l’oggetto e le motivazioni della richiesta ed essere corredata dai documenti necessari o utili per permettere alle autorità competenti di prendere una decisione fondata in merito. Nella misura del possibile, servono gli originali, e, se un documento è difficilmente leggibile, conviene aggiungere una trascrizione dattilografata. Ogni domanda personale di un religioso deve essere accompagnata dal parere del superiore provinciale e, se richiesto dal diritto universale o particolare, dal voto del suo Consiglio (data della seduta e esito della votazione). Indicare sempre il numero di protocollo e data di altri rescritti della Santa Sede che siano stati concessi alla medesima persona, anche se concessi molti anni prima.

Tranne le domande di dispensa dal celibato sacerdotale di un confratello che non è più membro della Congregazione, ogni domanda passa previamente per il Consiglio generale che deve esprimere il suo parere in merito. Poi, quando il dossier è completo, il procuratore redige un riassunto della fattispecie e una presentazione del caso, con le motivazioni e il parere delle istanze intermediarie, prende una fotocopia di tutta la documentazione per l’archivio generale e prepara la cartella da portare in Vaticano. Alla ricezione del rescritto deve saldare la “dolorosa” (fattura) e registrare le spese da addebitare alle rispettive Province.

Questo vale per le domande in generale. Passiamo ad esaminare in particolare le pratiche più frequenti.



3.1 – Dispensa dagli obblighi inerenti all’ordinazione sacerdotale


Dall’anno 1965 fino al 1990, le cause di dispensa dal celibato furono trattate presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, dal 1991 al 2005 presso il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti e dal 2006 in poi sono di competenza della Congregazione per il Clero. In questi 40 anni abbiamo presentato in totale circa 306 cause, di cui 296 hanno ottenuto una risposta positiva, 4 una risposta negativa (tre di questi ex-confratelli hanno dichiarato che non erano più interessati nell’ottenere la dispensa), altri 4, cui si era chiesto di completare la documentazione secondo le nuove norme del 1980, non si sono più fatti vivi, una causa è stata archiviata perché l’interessato ha interrotto ogni contatto con la Congregazione (nessuno sa se è ancora vivo e dove si trova); infine un caso è stato rimandato all’anno 2009, quando l’oratore compierà 40 anni. Ovviamente ci sono ancora molti ex-sacerdoti scj in giro che non hanno mai chiesto la dispensa.

Poiché questa categoria di dispensa è la più complessa, ci fermiamo un po’ di più sull’argomento. Voglio ricordare subito che le norme procedurali indicate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 14.10.1980 sono sempre valide. Le troverete in lingua francese nell’allegato B della nostra Raccolta Giuridica, a pp. 183-191, oppure in lingua latina e italiana nel 7° volume dell’Enchiridion Vaticanum, Edizioni Dehoniane di Bologna, pp. 550-567, dove figurano anche una trentina di possibili domande da rivolgere al richiedente religioso durante l’interrogatorio.

La Congregazione per il Clero ha ripreso tale quale la lista dei documenti richiesti per l’istruttoria di queste cause, messa a disposizione dei procuratori generali a suo tempo da parte della Congregazione per il Culto divino e che coincidono sostanzialmente con le procedure elaborate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Vediamoli uno per uno (Cfr. allegato n. 1, disponibile in italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese e tedesco).

C’è da aggiungere che la Congregazione per il Clero ordinariamente non presenta al Papa quelle cause che si riferiscono a sacerdoti che non abbiano compiuto 40 anni di età, a meno che sussistano motivi di particolare eccezionalità, da esaminare in una Commissione speciale di 5 membri, soprattutto quando esiste il pericolo di un grave scandalo o quando si può provare la presenza di motivazioni eccezionali previe all’ordinazione.

In fine, quando si tratta di sacerdoti, di qualsiasi età, che hanno contratto vincolo civile sanabile e che si trovano in pericolo di morte, i superiori competenti sono pregati di inviare senza dilazione alla curia generale, anche per fax, la richiesta della dispensa, possibilmente firmata dall’oratore e accompagnata dal proprio voto. In questi casi non si richiede il regolare processo informativo ed è il Cardinale Prefetto che può concedere direttamente la dispensa a nome del Santo Padre.



3.2 – Dimissione di un diacono dallo stato clericale e dispensa dal celibato


Secondo la prassi attuale, la dispensa dagli obblighi dell’ordinazione diaconale con dimissione dallo stato clericale può essere concessa solo per motivi gravi, su richiesta spontanea del diacono interessato, allegando la seguente documentazione (bastano gli originali e una fotocopia):


La richiesta dell’oratore indirizzata al Santo Padre in cui si chiede esplicitamente la grazia e si accenna brevemente ai motivi che hanno indotto a domandarla.
Un curriculum vitae dell’oratore in cui si evidenzia la gravità e la gradualità degli eventi che hanno portato alla crisi e le eventuali responsabilità proprie o altrui.
Il voto del Superiore Maggiore sulla veracità dei fatti e sull’opportunità o meno della dimissione dallo stato clericale e della concessione della dispensa.
Qualche testimonianza o deposizione da parte dei superiori, educatori, confratelli o parenti.
Gli atti d’archivio relativi al periodo della formazione e gli scrutini per l’ammissione ai voti perpetui e all’ordine del diaconato.


Per la dimissione dallo stato clericale di un diacono che rifiuta di chiederla spontaneamente, occorre un processo giudiziario vero e proprio, come contemplato dal can. 1342 §2 e per il quale si richiede non solo la non idoneità ma un delitto dell’oratore, per il quale il CIC prevede la dimissione dallo stato clericale.



3.3 – Indulto per lasciare l’Istituto


Il CIC usa questo termine tanto per i Fratelli e scolastici che chiedono la dispensa dai voti perpetui come per i sacerdoti che desiderano essere incardinati in una diocesi. La procedura è semplice e abbastanza rapida.

Per i religiosi non ordinati bastano due documenti: la domanda dell’interessato, indirizzata al Papa, con i dati personali, un breve curriculum vitae e le cause della sua decisione, che devono essere “gravissime, ben considerate davanti al Signore” (can. 691 §1), e il parere del superiore maggiore competente. La pratica sarà trasmessa alla Congregazione per i Religiosi unitamente al voto del superiore generale e del suo Consiglio.

Qualora il religioso sia chierico (diacono o sacerdote), deve previamente trovare un vescovo disposto ad incardinarlo subito o a riceverlo in prova nella sua diocesi, poiché non sono ammessi chierici acefali o vaganti. In questi casi, oltre i due suddetti documenti, occorre anche il parere scritto del vescovo (documento originale), indicando chiaramente se intende incardinare l’interessato “pure et simpliciter” oppure “praevio experimento”. Ottenuto il rescritto della Santa Sede, il vescovo deve ancora procedere all’esecuzione del medesimo, informando il superiore provinciale circa la data esatta del provvedimento. Nel primo caso, il confratello lascia la Congregazione il giorno stesso dell’incardinazione definitiva, nel secondo caso, viene incardinato quando il vescovo lo decide, oppure ipso iure, trascorso un quinquennio senza che il vescovo lo abbia respinto. Durante il periodo di prova, il religioso rimane membro della Congregazione con lo statuto di esclaustrato, e ad essa deve ritornare nel caso che il vescovo che lo aveva accettato “ad experimentum” decida di respingerlo.



3.4 – Proroga di un indulto d’esclaustrazione


Il superiore generale può concedere l’indulto di esclaustrazione ad un professo di voti perpetui fino a una durata massima di tre anni. La proroga di tale indulto è riservata alla Santa Sede. Occorrono: la domanda ben motivata (causa grave) dell’interessato, il parere del superiore maggiore, e, se l’esclaustrato è chierico, il consenso scritto del vescovo della diocesi dove dimora, permettendogli di esercitare il ministero pastorale nella propria diocesi.



3.5 – Postulazione di un Fratello per essere nominato superiore locale


Il primo Fratello della Congregazione nominato superiore locale, nel 1982, con un indulto speciale della Santa Sede, era il Fr. Raymond Kozuch della Provincia US. Ha compiuto questo servizio per 12 anni, ma in due comunità differenti. Da allora altri 13 Fratelli hanno ottenuto lo stesso indulto: 3 della Prov. Cilena, 1 Francese, 1 Olandese (per 3 trienni successivi), tutti gli altri della Prov. US (di cui uno per 4 trienni successivi).

Si tratta di una deroga alla Cost. 111 che stabilisce: “All’ufficio di Superiore non può essere eletto o nominato che un religioso sacerdote professo di voti perpetui.”

La domanda è indirizzata al Papa dal superiore provinciale e deve contenere i seguenti elementi (eventualmente come allegati): un breve curriculum vitae del Fratello interessato, il parere della comunità locale (risultato della votazione) e del Consiglio provinciale, la composizione della comunità locale e le ragioni per le quali si è preferito nominare un religioso non sacerdote.



3.6 – Permessi finanziari


Ogni due anni, più o meno, la Santa Sede aggiorna la tabella della competenza finanziaria per gli Ordinari diocesani e religiosi circa l’amministrazione straordinaria dei beni patrimoniali. Così si stabilisce un tetto massimo per vendere beni immobili o contrarre un debito, oltre il quale le diocesi e Congregazioni religiose devono chiedere il nulla osta della Santa Sede. A tale fine servono:

La domanda del superiore provinciale esponendo le motivazioni e i particolari della transazione finanziaria.
Il parere (con votazione) della Commissione economica e del Consiglio provinciale.
La descrizione dettagliata del bene da alienare, se si tratta di una vendita.
Una stima del valore reale dell’oggetto della vendita, fatta da uno o più esperti professionali.
Il piano di finanziamento per il rimborso del debito, quando si tratta di un prestito bancario.
In tutti questi casi, il voto del Superiore generale e Consiglio deve prendere in considerazione anche il parere dell’economo generale.

“In cauda venenum!” – Per un rescritto relativo alla vendita di una casa o di un terreno, la Curia vaticana raccoglie 1% del prezzo della vendita…


Grazie per l’attenzione!


P. Joseph Claude Siebenaler scj

Procuratore Generale
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Abusi su minori: sul sito vaticano la Guida alla comprensione delle procedure della Congregazione per la Dottrina della Fede



E’ stata pubblicata oggi sul sito della Santa Sede (
www.vatican.va, nell'apposito Focus dedicato alla risposta della Chiesa alla questione degli abusi sui minori) una Guida alla comprensione delle procedure di base della Congregazione per la Dottrina della Fede (Cdf) relative alle accuse di abusi sessuali. Non si tratta di un nuovo documento ma di una scheda riassuntiva di procedure operative già definite che possa essere di aiuto per laici e non canonisti. Le procedure si rifanno al Motu Proprio Sacramentorum sanctitatis tutela (MP SST) del 30 aprile 2001 e al Codice di Diritto Canonico del 1983.

Per quanto riguarda le procedure preliminari, la diocesi indaga su qualsiasi sospetto di abusi sessuali da parte di un religioso nei riguardi di un minore. Qualora il sospetto risulti verosimile, il caso viene deferito alla Cdf. Il vescovo locale trasmette ogni informazione necessaria alla Cdf ed esprime la propria opinione sulle procedure da seguire e le misure da adottare a breve e a lungo termine. Va sempre dato seguito alle disposizioni della legge civile per quanto riguarda la denuncia di tali crimini alle autorità civili. Nella fase preliminare e fino a quando il caso sia concluso, il vescovo può imporre misure precauzionali per la salvaguardia della comunità, comprese le vittime. In realtà, al vescovo locale è sempre conferito il potere di tutelare i bambini limitando le attività di qualsiasi sacerdote nella sua diocesi. Questo rientra nella sua autorità ordinaria, che è chiamato ad esercitare in qualsiasi misura necessaria per garantire che i bambini non ricevano danno, e questo potere può essere esercitato a discrezione del vescovo prima, durante e dopo qualsiasi procedimento canonico.

Per quanto riguarda le procedure autorizzate dalla Cdf, il dicastero studia il caso presentato dal vescovo locale e, dove necessario, richiede informazioni supplementari. La Cdf può autorizzare il vescovo locale a istruire un processo penale giudiziario davanti a un Tribunale ecclesiale locale. Qualsiasi appello in casi simili dovrà essere eventualmente presentato ad un tribunale della Cdf. La Cdf può anche autorizzare il vescovo locale a istruire un processo penale amministrativo davanti ad un delegato del vescovo locale, assistito da due assessori. Il sacerdote accusato è chiamato a rispondere alle accuse e ha il diritto di presentare ricorso alla Cdf contro un decreto che lo condanni ad una pena canonica. La decisione dei cardinali membri della Cdf è definitiva. Qualora il sacerdote venga giudicato colpevole, i due procedimenti – giudiziario e amministrativo penale – possono condannarlo ad un certo numero di pene canoniche, fino alla dimissione dallo stato clericale. Anche la questione dei danni subiti può essere trattata direttamente durante queste procedure.

In casi particolarmente gravi, in cui un religioso durante un processo è ritenuto colpevole di abusi sessuali su minori o in cui le prove siano schiaccianti, la Cdf può scegliere di portare questo caso direttamente al Santo Padre con la richiesta che il Papa emetta un decreto di dimissione dallo stato clericale “ex officio”. Non esiste ricorso canonico dopo un simile decreto papale. La Cdf porta al Santo Padre anche richieste di sacerdoti accusati che, consapevoli dei crimini commessi, chiedano di essere dispensati dagli obblighi del sacerdozio e chiedano di tornare allo stato laicale. Il Santo Padre concede tale richiesta per il bene della Chiesa (“pro bono Ecclesiae”).

In quei casi in cui il sacerdote accusato abbia ammesso i propri crimini ed abbia accettato di vivere una vita di preghiera e penitenza, la Cdf autorizza il vescovo locale ad emettere un decreto che proibisce o limita il ministero pubblico di tale sacerdote. Nel caso di violazione delle condizioni del decreto, non è esclusa la dimissione dallo stato clericale. Contro questi decreti è possibile il ricorso alla Cdf. La decisione della Cdf è definitiva.

Infine, la Guida ricorda che la Cdf ha in corso una revisione di alcuni articoli del Motu Proprio Sacramentorum sanctitatis tutela del 2001, al fine di aggiornarlo alla luce delle speciali facoltà riconosciute alla Cdf dai Pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Le modifiche proposte e sotto discussione non cambieranno le suddette procedure. 

da Radio Vaticana

http://www.vatican.va/resources/resources_guide-CDF-procedures_en.html






GUIDA PROCEDIMENTI CDF NEI CASI DI ABUSO SESSUALE
 
CITTA' DEL VATICANO, 12 APR. 2010 (VIS). Questa mattina è stata pubblicata sulla pagina web del Vaticano, nella sezione "Focus", una guida alla comprensione dei procedimenti adottati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nei supposti casi di abusi sessuali su minori.
 
La legge applicabile è il Motu Proprio "Sacramentorum sanctitatis tutela" del 30 aprile 2001, corredata dal Codice di Diritto Canonico 1983. È una guida introduttiva che può essere utile per laici e non canonisti.
 
A: Procedure preliminari.
 
La diocesi locale indaga ogni accusa di abuso sessuale su un minore da parte di un chierico.
 
Se l'accusa ha una parvenza di verità, il caso è rinviato alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Il Vescovo locale trasmette tutte le necessarie informazioni alla Congregazione per la Dottrina della Fede ed esprime il suo parere sulle procedure da seguire e le misure da adottare nel breve e lungo termine.
 
Si deve sempre seguire il diritto civile in materia di notifica di crimini alle autorità competenti.
 
Durante la fase preliminare e fino a quando il caso è concluso, il Vescovo può imporre misure cautelative per salvaguardare la comunità, comprese le vittime. Infatti, il Vescovo locale conserva sempre il potere di proteggere i bambini limitando le attività di un sacerdote nella sua diocesi. Questo fa parte della sua autorità ordinaria, che egli è incoraggiato ad esercitare in qualunque misura necessaria per assicurare che i bambini non subiscano danno. Tale potere può essere esercitato a discrezione del Vescovo, prima, durante e dopo ogni procedimento canonico.
 
B: Procedura autorizzata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede
 
La Congregazione per la Dottrina della Fede esamina il caso presentato dal Vescovo locale e chiede anche informazioni supplementari, se necessario.
 
La Congregazione per la Dottrina della Fede ha un certo numero di opzioni:
 
B1 Processi penali
 
La Congregazione per la Dottrina della Fede può autorizzare il Vescovo locale a condurre un processo penale giudiziario dinanzi ad un tribunale della Chiesa locale. I ricorsi in tal caso sono presentati ad un Tribunale della Congregazione per la Dottrina della Fede.
 
La Congregazione per la Dottrina della Fede può autorizzare il Vescovo locale a procedere ad un processo penale amministrativo davanti ad un delegato del Vescovo locale, assistito da due assistenti. Il sacerdote accusato è chiamato a rispondere alle accuse e al riesame delle prove. L'imputato ha il diritto di presentare ricorso alla Congregazione per la Dottrina della Fede contro un decreto di condanna ad una pena canonica. La decisione dei Cardinali membri della Congregazione per la Dottrina della Fede è definitiva.
 
Se il chierico è giudicato colpevole, i processi penali giudiziari ed amministrativi possono condannare un chierico a una serie di pene canoniche, la più grave delle quali è la dimissione dallo stato clericale. La questione del risarcimento dei danni può anche essere trattata direttamente durante questi procedimenti.
 
Casi B2 presentati direttamente al Santo Padre
 
In casi molto gravi in cui un processo civile penale ha trovato il chierico colpevole di abusi sessuali su minori o quando le prove sono schiaccianti, la Congregazione per la Dottrina della Fede può scegliere di portare il caso direttamente al Santo Padre con la richiesta che il Papa emani un decreto "ex officio" di dimissione dallo stato clericale. Non vi è alcun rimedio canonico contro tale decreto papale.
 
La Congregazione per la Dottrina della Fede porta anche al Santo Padre richieste da parte dei sacerdoti accusati che, consapevoli dei propri crimini, chiedono di essere dispensati dall'obbligo del sacerdozio e di tornare alla stato laicale. Il Santo Padre concede tali richieste per il bene della Chiesa ("Pro bono Ecclesiae").
 
B3 Provvedimenti Disciplinari
 
Nei casi in cui il sacerdote accusato ha ammesso i suoi crimini e ha accettato di vivere una vita di preghiera e di penitenza, la Congregazione per la Dottrina della Fede autorizza il Vescovo locale ad emettere un decreto che vieti o limiti il ministero pubblico di un tale sacerdote. Tali decreti sono imposti con un precetto penale che comporta una pena canonica per la violazione delle condizioni del decreto, non esclusa la dimissione dallo stato clericale. Il ricorso amministrativo alla Congregazione per la Dottrina della Fede è possibile contro decreti del genere. La decisione della Congregazione per la Dottrina della Fede è definitiva.
 
Revisione del Motu proprio
 
Da qualche tempo la Congregazione per la Dottrina della Fede ha intrapreso una revisione di alcuni articoli del Motu proprio "Sacramentorum Sanctitatis Tutela", al fine di aggiornare detto Motu Proprio del 2001, alla luce della facoltà speciali concesse alla Congregazione per la Dottrina della Fede dai Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Le modifiche proposte in discussione non cambieranno le modalità di cui sopra (A, B1-B3).
CDF/                                                                                            VIS 20100412 (750)
[Modificato da Caterina63 12/04/2010 16:15]
Fraternamente CaterinaLD

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29/04/2010 00:29
 
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I Preti d'Irlanda fanno un incontro con i Bambini per chiedere perdono alle vittime degli abusi dei loro confratelli, alla presenza delle reliquie del santo Curato d'Ars....ma i giornali non danno la notizia.... Occhi al cielo

Nella foto: nella Cattedrale di san Patrizio, il 28.4.2010 il Clero irlandese ha fatto una cerimonia commovente alla presenza delle reliquie del santo Curato d'Ars ed un gruppo nutrito e consistente di Bambini in rappresentanza delle vittime degli abusi da parte di alcuni sacerdoti...

All'incontro, iniziato con delle Preghiere, è seguita la lettura della Lettera del Pontefice alla Chiesa d'Irlanda e con un canto, e le mani tese, hanno chiesto perdono alle vittime e chiesto ai bambini un nuovo rapporto di fiducia e di gioia cristiana!

Al termine della cerimonia ha fatto seguito un festoso trattenimento con i tanti genitori presenti, l'Irlanda e la Chiesa d'Irlanda, vogliono davvero voltare pagina!

Complimenti ai TG e ai Media che hanno taciuto l'evento!!!

Fraternamente CaterinaLD

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18/09/2010 21:48
 
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COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE SULL'INCONTRO DEL SANTO PADRE CON CINQUE VITTIME DI ABUSI SESSUALI DA PARTE DI MEMBRI DEL CLERO

Traduzione in lingua italiana

Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede

Sabato 18 settembre 2010, presso la Nunziatura apostolica di Londra, il Santo Padre ha incontrato un gruppo di persone vittime di abusi sessuali da parte di membri del clero.

Il Santo Padre si è commosso ascoltando le storie delle vittime e ha espresso profondo dolore e vergogna per le sofferenze loro e delle loro famiglie. Ha pregato con loro e ha assicurato che la Chiesa Cattolica, mentre continua a mettere in atto misure efficaci per la protezione dei giovani, sta facendo tutto il possibile per verificare le accuse, per collaborare con le autorità civili e per consegnare alla giustizia il clero e i religiosi accusati di questi gravi crimini.

Come in altre occasioni, ha pregato affinché tutte le vittime di abusi possano sperimentare guarigione e riconciliazione e riescano a superare la propria angoscia passata e presente con serenità e nuova speranza per il futuro.

Dopo quest’incontro, il Santo Padre parlerà ad un gruppo di professionisti e di volontari che si dedicano alla protezione dei bambini e dei giovani in ambiente ecclesiastico.

Bollettino Ufficiale Santa Sede






VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NEL REGNO UNITO IN OCCASIONE DELLA BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN (16-19 SETTEMBRE 2010)

NON SOLO ABUSI SESSUALI....MA ANCHE DIFESA DEGLI ANZIANI E DIRITTO ALLA LORO DIGNITA': NO ALLA EUTANASIA...

Visita del Papa ad una Casa di Riposo

                       Pope Benedict XVI greets residents, employees and visitors at St Peter's Residence in London September 18, 2010. Pope Benedict apologised to British victims of sexual abuse on Saturday while thousands marched through central London in one of the biggest protests ever during a papal trip.

Miei cari fratelli e sorelle
,

sono davvero contento di essere fra voi, residenti della Casa San Pietro, e di ringraziare Suor Marie Claire e la Signora Taskper le loro gentili parole di benvenuto a vostro nome. Sono anche lieto di salutare l’Arcivescovo Smith di Southwark, come pure le Piccole Sorelle dei Poveri, il personale e i volontari che vi assistono.

Con i progressi della medicina ed altri fattori legati alla accresciuta longevità, è importante riconoscere la presenza di un crescente numero di anziani come una benedizione per la società. Ogni generazione può imparare dall’esperienza e saggezza della generazione che l’ha preceduta. Inoltre il provvedere alla cura delle persone anziane non dovrebbe essere anzitutto considerata come un atto di generosità, ma come il ripagare un debito di gratitudine.

Da parte sua la Chiesa ha sempre avuto grande rispetto per l’anziano. Il Quarto Comandamento “Onora tuo padre e tua madre come il Signore tuo Dio ti ha comandato” è legato alla promessa “perché si prolunghino i tuoi giorni e tu sia felice nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà (Dt 5,16). Questa opera della Chiesa per gli anziani e gli infermi non offre loro solamente amore e cura, ma è anche ricambiata da Dio con le benedizioni che egli ha promesso alla terra in cui questo comandamento viene osservato.

Dio vuole un preciso rispetto per la dignità e il valore, la salute e il benessere degli anziani e, attraverso le sue istituzioni caritative in Gran Bretagna ed altrove, la Chiesa cerca di adempiere il comando del Signore di rispettare la vita, senza tenere conto dell’età o delle condizioni.

Agli inizi del mio pontificato ho detto: “Ognuno di noi è voluto, ognuno di noi è amato, ognuno di noi è necessario“ (Omelia alla Messa per gli inizi del Ministero Petrino del Vescovo di Roma, 24 aprile 2005). La vita è un dono unico, ad ogni stadio, dal concepimento fino alla morte naturale, e spetta solo a Dio darla e toglierla. Uno può godere buona salute in tarda età; ma ugualmente i Cristiani non dovrebbero avere paura di partecipare alle sofferenze di Cristo se Dio vuole che affrontiamo l’infermità. Il mio predecessore il Papa Giovanni Paolo, ha sofferto pubblicamente negli ultimi anni della sua vita. Appariva chiaro a tutti che viveva questo in unione alle sofferenze del nostro Salvatore. La sua letizia e pazienza nell’affrontare i suoi ultimi giorni furono un significativo e commovente esempio per tutti noi che dobbiamo portare il carico degli anni che avanzano.

Per questo sono venuto fra voi non solo come un Padre, ma soprattutto come un fratello che conosce bene le gioie e le sfide che vengono con l’età. I nostri lunghi anni di vita ci offrono l’opportunità di apprezzare la bellezza dei più grandi doni che Dio ci ha dato, il dono della vita così come la fragilità dello spirito umano.

Quelli fra noi che vivono parecchi anni hanno una meravigliosa opportunità di approfondire la propria consapevolezza del mistero di Cristo che umiliò se stesso per condividere la nostra umanità. Mentre cresce il nostro normale periodo di vita, le nostre capacità fisiche spesso vengono meno; e tuttavia questi periodi possono essere fra gli anni spiritualmente più fruttuosi della nostra vita. Questi anni sono un’opportunità per ricordare in una preghiera affettuosa tutti quelli che abbiamo amato in questa vita e porre tutto quello che siamo stati e abbiamo fatto davanti alla grazia e alla tenerezza di Dio. Questo sarà certamente di grande conforto spirituale e ci permetterà di scoprire di nuovo il suo amore e la sua bontà tutti i giorni della nostra vita.

Con questi sentimenti, cari fratelli e sorelle, assicuro di cuore le mie preghiere per tutti voi, e vi chiedo di pregare per me. Che la nostra beata Signora ed il suo sposo San Giuseppe preghino per la nostra felicità in questa vita e ci ottengano la benedizione di un sereno passaggio nella prossima.

Dio vi benedica tutti!


                                     Pope Benedict XVI meets elderly people during a visit to St Peter's Residence in London September 18, 2010. Pope Benedict apologised to British victims of sexual abuse on Saturday while thousands marched through central London in one of the biggest protests ever during a papal trip.






Il Papa con i professionisti per la protezione dei bambini nella Chiesa

Cari amici
,

sono lieto di avere l’opportunità di salutare voi che rappresentate i numerosi professionisti e volontari responsabili della protezione dei ragazzi negli ambienti ecclesiali. La Chiesa ha una lunga tradizione di cura dei ragazzi, dai primi anni di vita fino all’età adulta, seguendo l’esempio di affetto di Cristo che benediceva i fanciulli a lui portati e che insegnava ai suoi discepoli che a chi è come loro appartiene il Regno dei Cieli.

Il vostro lavoro, portato avanti sulla scorta delle raccomandazioni elaborate in una prima fase dal “Nola Report” e in seguito dalla Commissione “Cumberlege”, ha offerto un contributo vitale alla promozione di ambienti sicuri per la gioventù. Esso aiuta ad assicurare che le misure preventive messe in campo sono efficaci, che esse sono mantenute con attenzione, e che qualsiasi accusa di abuso è trattata con rapidità e giustizia. A nome dei molti ragazzi che voi servite e dei loro genitori, vorrei ringraziarvi per il buon lavoro che avete fatto e continuate a fare in questo settore.

È deplorevole che, in così marcato contrasto con la lunga tradizione della Chiesa di cura per i ragazzi, questi abbiano sofferto abusi e maltrattamenti ad opera di alcuni preti e religiosi. Siamo tutti diventati molto più consapevoli della necessità di proteggere i ragazzi e voi costituite una parte importante della vasta risposta della Chiesa al problema.

Sebbene non vi siano mai motivi per compiacersi, occorre dare atto a ciò che è stato fatto: gli sforzi della Chiesa, in questo Paese e altrove, specialmente negli ultimi dieci anni per garantire la sicurezza dei fanciulli e dei giovani e per mostrare loro ogni rispetto durante la loro crescita verso la maturità, devono essere riconosciuti. Prego che il vostro generoso servizio aiuti a rafforzare un’atmosfera di fiducia e di rinnovato impegno per il benessere dei ragazzi, che sono un così prezioso dono di Dio.

Che Dio renda fecondo il vostro lavoro ed estenda la sua benedizione su tutti voi.





          
Pope Benedict XVI is handed a baby to as he arrives to hold a Prayer Vigil on the Eve of the Beatification of Cardinal John Henry Newman, in Hyde Park, London on September 18, 2010. Pope Benedict XVI expressed his 'deep sorrow' Saturday for the 'immense suffering' of children abused by Catholic priests, in a homily on the third day of his state visit to Britain.'I think of the immense suffering caused by the abuse of children, especially within the Church and by her ministers,' he said during mass at the Catholic Westminster Cathedral in London.LONDON, ENGLAND - SEPTEMBER 18:  Pope Benedict XVI leans out of the popemobile to kiss a baby as he arrives to conduct a prayer vigil in front of thousands of pilgrims in Hyde Park on September 18, 2010 in London, England. Pope Benedict XVI is conducting the first state visit to the UK by a Pontiff. During the four day visit Pope Benedict will celebrate mass, conduct a prayer vigil as well as beatify Cardinal Newman at an open air mass in Cofton Park. His Holiness has met The Queen as well as political and religious representatives.


Pope Benedict XVI kisses a baby as he arrives to hold a Prayer Vigil on the Eve of the Beatification of Cardinal John Henry Newman, in Hyde Park, London on September 18, 2010. Pope Benedict XVI expressed his 'deep sorrow' Saturday for the 'immense suffering' of children abused by Catholic priests, in a homily on the third day of his state visit to Britain.'I think of the immense suffering caused by the abuse of children, especially within the Church and by her ministers,' he said during mass at the Catholic Westminster Cathedral in London.


Pope Benedict XVI waves from behind the bullet-proof glass of his Popemobile as he arrives at Hyde Park in London Saturday, Sept 18, 2010. The pope is on a four-day visit to England and Scotland.

A young boy rests as he awaits the arrival of  Pope Benedict XVI for an open air prayer vigil in Hyde Park, London, Saturday, Sept. 18, 2010. Pope Benedict XVI met Saturday with five people who were molested by priests as children and apologized to them, even as abuse survivors and thousands of people opposed to his visit marched in central London in the biggest protest of his five-year papacy.

LONDON, ENGLAND - SEPTEMBER 18:  Pilgrims await the arrival of Pope Benedict XVI to the Hyde Park prayer vigil on September 18, 2010 in London, England. Pope Benedict XVI is conducting the first state visit to the UK by a Pontiff. During the four day visit Pope Benedict will celebrate mass, conduct a prayer vigil as well as beatify Cardinal Newman at an open air mass in Cofton Park. His Holiness has met The Queen as well as political and religious representatives.

LONDON, ENGLAND - SEPTEMBER 18:  Pilgrims await the arrival of Pope Benedict XVI in Hyde Park on September 18, 2010 in London, England. Pope Benedict XVI is conducting the first state visit to the UK by a Pontiff. During the four day visit Pope Benedict will celebrate mass, conduct a prayer vigil as well as beatify Cardinal Newman at an open air mass in Cofton Park. His Holiness also meet with The Queen as well as political and religious representatives.

LONDON, ENGLAND - SEPTEMBER 18:  Thousands of pilgrims gather in Hyde Park before Pope Benedict XVI leads a prayer vigil on September 18, 2010 in London, England. Pope Benedict XVI is conducting the first state visit to the UK by a Pontiff. During the four day visit Pope Benedict will celebrate mass, conduct a prayer vigil as well as beatify Cardinal Newman at an open air mass in Cofton Park. His Holiness has met The Queen as well as political and religious representatives.

A girl waves flags as she waits to see Pope Benedict XVI hold a Prayer Vigil on the Eve of the Beatification of Cardinal John Henry Newman, in Hyde Park, London on September 18, 2010. Pope Benedict XVI expressed his 'deep sorrow' Saturday for the 'immense suffering' of children abused by Catholic priests, in a homily on the third day of his state visit to Britain.'I think of the immense suffering caused by the abuse of children, especially within the Church and by her ministers,' he said during mass at the Catholic Westminster Cathedral in London.

ULTERIORI RIFERIMENTI NELL'OMELIA ALLA CHIESA WESTMINSTER DEL SACRO CUORE DI GESU'


Qui penso anche alle immense sofferenze causate dall’abuso dei bambini, specialmente nella Chiesa e da parte dei suoi ministri. Esprimo soprattutto il mio profondo dolore alle vittime innocenti di questi inqualificabili crimini, insieme con la speranza che il potere della grazia di Cristo, il suo sacrificio di riconciliazione, porterà profonda guarigione e pace alle loro vite. Riconosco anche, con voi, la vergogna e l’umiliazione che tutti abbiamo sofferto a causa di questi peccati; vi invito a offrirle al Signore con la fiducia che questo castigo contribuirà alla guarigione delle vittime, alla purificazione della Chiesa ed al rinnovamento del suo secolare compito di formazione e cura dei giovani. Esprimo la mia gratitudine per gli sforzi fatti per affrontare questo problema responsabilmente, e chiedo a tutti voi di mostrare la vostra sollecitudine per le vittime e la solidarietà verso i vostri sacerdoti.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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07/10/2010 15:21
 
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RIUNIONI PREPARATORIE VISITA APOSTOLICA IRLANDA

CITTA' DEL VATICANO, 7 OTT. 2010 (VIS). La Sala Stampa della Santa Sede ha reso pubblico il Comunicato che segue:


"Il 5 ottobre 2010, il Prefetto e il Segretario della Congregazione per i Vescovi e Rappresentanti della Santa Sede hanno tenuto una riunione preparatoria a Roma con i Visitatori Apostolici nominati dal Santo Padre per la Visita Apostolica alle quattro Arcidiocesi Metropolitane d'Irlanda: il Cardinale Cormac Murphy-O'Connor; Arcivescovo emerito di Westminster; il Cardinale Seán P. O'Malley, O.F.M. Cap, Arcivescovo di Boston; l'Arcivescovo Thomas C. Collins, di Toronto e l'Arcivescovo Terrence T. Prendergast, S.I., di Ottawa.

"Memori del tragico abuso di minori che ha avuto luogo in Irlanda, i partecipanti hanno discusso i particolari aspetti di questa importante Visita. Pastorale nella natura, la Visita 'è intesa ad assistere la Chiesa locale sulla via del innovamento (Lettera Pastorale di Papa Benedetto XVI ai Cattolici d'Irlanda) ed è segno del desiderio del Santo Padre, quale Successore di Pietro, di offrire la sua sollecitudine pastorale alla Chiesa in Irlanda. I Visitatori dedicheranno particolare attenzione alle vittime di abusi e alle loro famiglie, ma incontreranno e ascolteranno diverse persone, fra le quali autorità ecclesiastiche, fedeli laici e quanti si occupano del cruciale lavoro di sorveglianza dei minori".

"Il 6 ottobre 2010, come programmato in precedenza, il Cardinale Seán B. Brady, Arcivescovo di Armagh, l'Arcivescovo Diarmuid Martin, di Dublino, l'Arcivescovo Dermot Clifford, di Cashel and Emly e l'Arcivescovo Michael Neary, di Tuam, hanno concelebrato la Messa dello Spirito Santo con i Visitatori e i Superiori della Congregazione per i Vescovi e della Segreteria di Stato. È seguito un incontro contraddistinto da calore fraterno e reciproca collaborazione, durante il quale sono state riassunte le discussioni del giorno precedente e ci si è concentrati sull'organizzazione della Visita Apostolica e delle Arcidiocesi interessate".

"Tutti i partecipanti auspicano che tale significativo impegno sia strumento di purificazione e di guarigione per la Chiesa in Irlanda e aiuti a ristabilire la fiducia e la speranza nei fedeli".
OP/ VIS 20101007 (330)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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12/11/2010 18:12
 
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Comunicato della Santa Sede

Inizia la visita apostolica
in Irlanda


Il 19 marzo 2010, facendo seguito a un incontro con i vescovi d'Irlanda, Sua Santità, Papa Benedetto XVI, inviò una lettera pastorale ai cattolici di Irlanda. La lettera esprimeva profondo dolore e rammarico a motivo degli abusi commessi da sacerdoti e religiosi e del modo in cui tali situazioni erano state affrontate nel passato. In essa, inoltre, si annunciava una visita apostolica ad alcune diocesi in Irlanda, così come ai seminari e agli istituti religiosi. "Per sua natura pastorale, la visita "si propone di aiutare la Chiesa locale nel suo cammino di rinnovamento" (Lettera pastorale di S.S. Benedetto XVI ai cattolici dell'Irlanda) ed esprime il desiderio del Santo Padre, quale successore di Pietro, di offrire la propria sollecitudine pastorale alla Chiesa in Irlanda" (Comunicato della Sala Stampa, 6 ottobre 2010).

Nei mesi successivi alla pubblicazione della lettera, hanno avuto luogo incontri preparatori fra i visitatori nominati, rappresentanti della Santa Sede, episcopato irlandese e Conferenza dei superiori religiosi d'Irlanda (Cori), al fine di delineare un chiaro piano per la visita.

La visita verificherà se i rapporti reciprocamente esistenti fra le varie componenti della Chiesa locale, i seminari e le comunità religiose, siano tali da sostenerle nel cammino di profondo rinnovamento spirituale già perseguito dalla Chiesa in Irlanda. Essa ha anche l'obiettivo di verificare l'efficacia delle procedure seguite al presente nel rispondere ai casi di abuso e delle forme di assistenza attualmente offerte alle vittime. La visita non sarà un'indagine circa casi individuali di abuso, né un processo per giudicare eventi del passato. I visitatori dovranno identificare i problemi specifici che possano richiedere una qualche assistenza da parte della Santa Sede.

La visita non interferirà in alcun modo con l'ordinaria attività delle autorità giudiziarie, né con l'attività delle commissioni di inchiesta stabilite dal Parlamento irlandese, né con il lavoro di qualsiasi autorità legislativa che abbia competenza nel campo della prevenzione dell'abuso sui minori. La visita non intende sostituirsi alla legittima autorità dei vescovi locali o dei superiori religiosi, che mantengono la propria responsabilità nella gestione dei casi di abuso.

È importante segnalare che non è previsto che ai visitatori siano indirizzate denunce di casi nuovi o vecchi di abusi. Se ce ne fossero, esse devono essere riportate ai rispettivi ordinari o superiori maggiori, che hanno il dovere di informare l'autorità civile ed ecclesiastica competente, in conformità con le vigenti leggi civili ed ecclesiastiche.


Circa la visita delle quattro arcidiocesi metropolitane

Come annunciato in precedenza, i visitatori delle quattro arcidiocesi metropolitane d'Irlanda saranno:  il cardinale Cormac Murphy-O'Connor, per Armagh; il cardinale Seán Patrick O'Malley, o.f.m. cap., per Dublino; l'arcivescovo Thomas C. Collins per Cashel and Emly; l'arcivescovo Terrence T. Prendergast, s.j., per Tuam. I visitatori potranno portare con sé delle persone, approvate dalla Congregazione per i Vescovi, in qualità di assistenti.
Nel rispetto e in conformità con la legge civile del luogo, i visitatori si renderanno disponibili a incontrare quanti sono stati profondamente feriti da abusi e vogliono essere incontrati e ascoltati, iniziando dalle vittime stesse e dalle loro famiglie. Essi saranno ricevuti nella stessa maniera paterna con cui il Santo Padre, Papa Benedetto XVI, in più occasioni ha ricevuto e ascoltato quanti hanno subito il terribile crimine di abuso.

I visitatori verificheranno come stiano funzionando le linee guida del documento Safeguarding Children, Standards and Guidance Document for the Catholic Church in Ireland, commissionato e prodotto nel febbraio 2009 dal Consiglio nazionale per la salvaguardia dei minori nella Chiesa cattolica, e in che modo possano essere meglio applicate e migliorate.

I visitatori potranno anche incontrare i vescovi della provincia ecclesiastica e dovranno sentire, oltre all'ordinario del luogo, il vicario generale, i vicari episcopali, i giudici del tribunale ecclesiastico, il cancelliere e gli altri officiali della Curia, membri del consiglio presbiterale, membri del collegio dei consultori e dei consigli pastorali e, soprattutto, i responsabili, a livello diocesano e parrocchiale, dell'ufficio di protezione e prevenzione degli abusi. Infine, i parroci e gli altri sacerdoti, i fedeli laici e singoli uomini e donne che desiderino essere ricevuti dai visitatori, possono richiederlo per iscritto. I visitatori incontreranno le persone singolarmente o come famiglia.

Se possibile, si raccomanda che ciascuna arcidiocesi, facendo propri i sentimenti di penitenza espressi dal Santo Padre nella sua lettera, organizzi una celebrazione penitenziale o qualche altro raduno simile, alla presenza del visitatore, con l'approvazione dell'ordinario del luogo. Ciò corrisponderà alle attività penitenziali già promosse dalla Conferenza episcopale irlandese, che includono preghiera, digiuno e opere di carità.

Nell'intento di assicurare la riservatezza, tutti coloro che vogliono scrivere ai visitatori dovranno indirizzare la corrispondenza a loro nome, utilizzando l'indirizzo postale della nunziatura apostolica.
Al fine di facilitare l'accesso a quanti si vogliano incontrare con loro, ciascuna arcidiocesi comunicherà la residenza dei rispettivi visitatori. D'intesa con ciascun visitatore, verrà comunicata la loro disponibilità, i giorni in cui sono già occupati e quelli ancora disponibili per incontri con le varie persone.


Circa la visita ai seminari irlandesi

Il visitatore apostolico per i seminari irlandesi è monsignor Timothy M. Dolan, arcivescovo di New York. Egli sarà assistito da alcuni chierici, approvati dalla Congregazione per l'Educazione Cattolica, il cui compito principale sarà di aiutare nel condurre i colloqui con i singoli seminaristi.
Monsignor Dolan visiterà cinque istituzioni:  il St. Patrick's College di Maynooth, il Pontificio Collegio Irlandese di Roma, il Saint Malachy College di Belfast; l'All Hallows College di Dublino e il Milltown Institute of Theology and Philosophy di Dublino (per quest'ultimo la visita riguarderà unicamente i programmi accademici).

Prima di ciascuna visita, il visitatore riceverà copia di tutta la documentazione necessaria. Inoltre, sarà data la possibilità a ogni formatore e studente di esprimere la propria opinione sul seminario mediante una dichiarazione firmata. Tali lettere dovranno essere indirizzate al visitatore utilizzando l'indirizzo postale della nunziatura apostolica.

Il visitatore esaminerà tutti gli aspetti della formazione sacerdotale. Egli, o i suoi assistenti, condurrà colloqui individuali con tutti i membri dell'equipe formativa, con tutti i seminaristi e, laddove possibile, con le altre parti normalmente coinvolte nella vita del seminario. Non è suo compito incontrare vittime di abusi, le quali, come indicato sopra, potranno invece essere ricevute dal visitatore delle quattro arcidiocesi metropolitane. Inoltre, sarà data l'opportunità di un colloquio individuale a ciascun sacerdote che abbia concluso gli studi nei precedenti tre anni.
Nel condurre il suo esame di ciascuna istituzione, il visitatore seguirà le direttive enunciate dai documenti della Santa Sede e della Chiesa in Irlanda riguardanti la formazione sacerdotale e la protezione dei minori.

Circa la visita alle case religiose

Suor Sharon Holland, i.h.m., padre Robert Maloney, c.m., suor Máirin Mc Donagh, r.j.m. e padre Gero McLoughlin, s.j., sono stati nominati visitatori apostolici degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica con case in Irlanda.
La prima fase di questa visita consisterà nella risposta a un questionario che cerca informazioni circa il coinvolgimento degli istituti in casi di abusi, la risposta offerta alle vittime, e l'osservanza dei protocolli contenuti in Safeguarding Children, Standards and Guidance Document for the Catholic Church in Ireland. Il questionario cerca anche di appurare come ogni comunità stia gestendo le rivelazioni dei casi e le loro conseguenze. In più, esso chiede cosa sia stato fatto, alla luce delle esperienze del passato, per assistere i membri nella loro primaria missione di testimonianza radicale alla presenza di Cristo nel mondo.

I visitatori si incontreranno in seguito per valutare le risposte al questionario. Essi quindi faranno delle raccomandazioni alla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica circa i passi successivi da intraprendere nel contesto della visita.

Una volta completata la visita apostolica, i visitatori sommetteranno le loro conclusioni alla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. Dopo avere attentamente studiato la relazione dei visitatori, la Congregazione determinerà quali passi ulteriori debbano essere presi per contribuire a rivitalizzare la vita consacrata in Irlanda.

Conclusione

Attesa la delicata natura della materia in oggetto e a motivo del rispetto per le persone coinvolte, i visitatori manterranno grande riservatezza e non concederanno interviste durante la prima fase della visita.

Le Congregazioni per i Vescovi, per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica e per l'Educazione Cattolica, d'intesa con la Segreteria di Stato, concordano che la prima fase della visita - l'inchiesta sulle quattro arcidiocesi metropolitane, le case religiose e i seminari - debba essere completata possibilmente entro la Pasqua del 2011. In quel periodo i visitatori dovranno sottomettere i risultati delle loro ricerche, in modo che essi possano essere studiati durante il mese di maggio e possa essere discusso un piano per il futuro. La Santa Sede renderà poi noti, con un apposito comunicato, i passi successivi da intraprendere.

Una volta completata la visita, dopo aver studiato tutto il materiale presentato dai visitatori e aver offerto indirizzi per il rinnovamento spirituale delle arcidiocesi, dei seminari e delle case religiose, la Santa Sede renderà nota una sintesi complessiva dei risultati della visita.


(©L'Osservatore Romano - 13 novembre 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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