“Vi spiego chi è e come agisce Satana nella vita degli uomini”

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Cattolico_Romano
00lunedì 20 aprile 2009 08:03




“Vi spiego chi è e come agisce Satana nella vita degli uomini” - Intervista esclusiva a Don Renzo Lavatori, uno dei massimi esperti di Angeli e Demoni

  di Gianluca Barile

CITTA’ DEL VATICANO - Satana, questo sconosciuto! Purtroppo, sempre meno si parla di dell‘essere perverso e pervertitore, così definito da Paolo Vi durante una indimenticabile Udienza Generale del 1972, causa e origine del peccato e di ogni male. Per delineare un ‘ritratto’, se così lo si può definire, del Maligno, ‘Petrus’ ha dunque intervistato Don Renzo Lavatori (nella foto), 70 anni, sacerdote dal 1964, laureato in teologia e filosofia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e altre Università ecclesiastiche di Roma. Conosciuto per numerose pubblicazioni sui temi fondamentali della fede e per le sue trasmissioni mensili a Radio Maria, Don Lavatori è uno dei massimi esperti in ‘mistagogia’, la disciplina che consente di entrare nel mistero divino per coglierne gli elementi essenziali e utili per l'uomo, nonchè un grandissimo studioso di Angeli e Demoni. Dall’intervista emerge un quadro chiaro sulla reale esistenza di Satana e sulle cause che spingono molti cattolici a non credere che il Male sia un essere reale.

Don Renzo, come mai tantio scetticismo intorno alla figura del Diavolo?

“Dubitare dell'esistenza di Satana come ente reale, soggetto concreto e individuale, è una  questione piuttosto recente, sorta, in ambito cattolico, dopo il Concilio Vaticano II, verso gli anni 1968-70. Prima di questo tempo, l'esistenza reale del demonio era di pacifica accettazione da parte di tutti i credenti e pensatori cristiani. Una verità che rientrava nel deposito della fede o nella dottrina professata dalla Chiesa. Alcuni teologi, e filosofi e pensatori in genere, si sono posti la domanda di fondo: Satana esiste realmente o è solo un genere letterario biblico per indicare il male? E’ soltanto un simbolo o una raffigurazione concettuale dell'uomo per segnalare il fatto della cattiveria nel mondo? La questione era già sorta, in ambito filosofico e scientifico, da parte dell'empirismo inglese, in particolare da Hobbes (1588-1679) con la sua opera ‘Il Leviatano’, in cui affermava la sostanziale impostazione simbolica delle affermazioni bibliche intorno agli esseri spirituali, tra cui gli angeli e i demoni. Nell'area cattolica il primo teologo che ha negato in modo netto ed eclatante l'esistenza di Satana è stato il tedesco Haag, nel 1970, con il famoso libro: ‘La liquidazione del diavolo’. A lui seguirono altri teologi e pensatori”.

Cosa pensano in propiosito la Dottrina della Chiesa e il recente Magistero dei Papi?

“Il recente insegnamento dei Pastori della Chiesa si è pronunciato più volte per difendere e sostenere come Dottrina certa e vera la reale esistenza di Satana. Il Concilio Vaticano II espone 18 frasi sulla realtà e l'opera del diavolo nelle sue nefaste azioni nei confronti del mondo, degli uomini e dei fedeli cristiani, riconfermando la fede cattolica tradizionale. Alla fine proclama la vittoria di Cristo, iniziata con la sua morte e risurrezione e che sarà portata a compimento con la sua gloriosa venuta alla fine dei secoli. Il Pontefice Paolo VI si è soffermato in modo esplicito sulla questione del diavolo, due volte nel 1972 e una volta nel 1977, momenti nei quali ha manifestato la sua impressione che ‘da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio’. Similmente Giovanni Paolo II, in due catechesi al popolo di Dio nel 1986, ripropone le tesi essenziali della Dottrina cristiana, ribadita dal nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, pubblicato nel 1992, e come è noto anche Benedetto XVI non ha perso occasione per parlarne ai fedeli”.

Quale è l’origine dei demoni? Chi li ha creati e da dove vengono?

“Una questione fondamentale riguarda l’origine dei demoni. Essi sono stati creati da Dio quali esseri angelici e in quanto tali erano buoni. La loro cattiveria non trova la causa in Dio sommo bene, ma unicamente da una loro libera scelta (concilio Lateranense IV del 1215). Sono perciò creature a tutti gli effetti e non possono essere considerati come dei o semidei, similmente ai demiurghi greci. Sotto questo aspetto essi hanno i limiti degli enti creati, dipendenti dal Creatore che ha dato loro l'esistenza”.

Perché da angeli buoni si sono trasformati angeli cattivi o diavoli?

“Da qui sorge la domanda di sapere quale sia stata la loro colpa o il loro peccato, che li ha resi malvagi da buoni che erano. L'opinione primitiva fu quella di un peccato carnale, in conformità alla tradizione legata ad Enoc, secondo il quale gli angeli si sarebbero innamorati delle belle figlie degli uomini e si sarebbero uniti ad esse, generando dei giganti terribilmente malvagi e fautori di ogni male sulla terra. (Cf. Gen 6,1-4). Ben presto i pensatori cristiani si orientarono verso altre spiegazioni, basandosi in particolare sul testo biblico di Sap 2,24, in cui si dice che la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo, indicando nell'invidia per Adamo la causa del peccato diabolico. Ma anche questa opinione fu abbandonata per far posto all'idea di un peccato di superbia e di ribellione a Dio, sostenuta unanimemente dai pensatori cristiani dopo Origene.( III Sec. D.C.)”.

Quale, con ‘precisione’, la colpa commessa da Satana?

“Infatuato della sua bellezza e della sua altezza spirituale, Lucifero (questo il suo nome in origine) ha pensato di potersi mettere al posto del Signore del cielo e della terra e non essere più sottomesso a lui, non accettando la propria condizione di creatura, ma ribellandosi al dominio e all’onnipotenza divina. Ha trascinato dietro di sé una moltitudine di suoi simili, i quali si sono congiunti a lui nell'insubordinazione a Dio, divenendo suoi compagni di cattiveria. Si parla giustamente del peccato angelico come di uno stato d'alienazione, di un essere che non è più se stesso e non accetta di relazionarsi agli altri e di comunicare con loro, ma di lottare contro Dio e contro gli uomini e tutte le altre creature, rimanendo irrigidito in se stesso con una forma di tronfio orgoglio e di profondo egoismo”.

Quale è stata la pena succeduta al peccato satanico?

“Per quanto concerne la loro pena, si ritiene che i demoni siano stati condannati subito dopo il loro peccato, ma non ancora in maniera definitiva, come avverrà alla fine dei secoli. Nel frattempo essi sono operanti nel mondo e nell'umanità, ma al giudizio universale subiranno la sconfitta totale e saranno puniti nel fuoco eterno. Circa la determinazione della natura del fuoco infernale, alcuni gli attribuiscono una consistenza fisica, mentre altri propendono per una realtà interiore e spirituale. Oggi la Chiesa ritiene che si tratti di un fuoco sia a livello sensibile ed esteriore sia di valore intimo quale inasprimento e turbamento dello spirito”.

Quali gli atteggiamenti profondi dell’essere diabolico?

“L'intento principale del diavolo e dei suoi compagni è quello di allontanare l'uomo dal suo rapporto ordinato con Dio e, di riflesso, con gli altri, con se stesso e con il mondo. Vuole fomentare il disordine, il disorientamento dei valori, il sovvertimento della verità in falsità, del bene in male, dell’amore in odio. A tale scopo i demoni suscitano tensioni, rivalità, guerre, antagonismi. Secondo i Padri della Chiesa, sono sempre loro che causano malattie e sciagure naturali, inventano la magia e l'astrologia, imitano i riti cristiani, favorendo l'idolatria e la mitologia, corrompono la sana Dottrina incitando all'eresia, stimolano gli uomini al peccato e al vizio”.

Quali i limiti invalicabili per l’azione dei demoni?

“E’ altrettanto chiaro che la loro azione nefasta non è illimitata, poiché sono sottomessi, come tutte le creature, alla volontà divina e agiscono secondo la divina provvidenza. La parola decisiva non spetta ai demoni, ma a Dio. Ugualmente si deve supporre che alle azioni malvagie dei demoni si contrappongono gli interventi degli angeli buoni, i quali vengono in difesa e protezione dell'uomo. Soprattutto, e questa è un'idea presente ovunque e ben salda nella Dottrina cattolica, i demoni non possono costringere la libertà umana, la quale, con l'aiuto di Dio e con la propria disponibilità, può sempre rigettare le seduzioni del Maligno e opporsi ad esse”.

Quali sono le azioni principali di Satana nei confronti degli uomini?

“L’azione principale più comune del Diavolo è quella della tentazione, che consiste nella seduzione della mente e della volontà dell’uomo affinché compia azioni contrarie alla verità, alla giustizia e al bene. Così è stato fin dalle origini, quando il serpente o diavolo ha tentato Adamo ed Eva per farli disobbedire al comando divino. La tentazione si ripete frequentemente nella vita del cristiano e può assumere configurazioni molto diverse e complicate. Addirittura, alle volte il diavolo si può travestire da angelo buono e suggerire atteggiamenti apparentemente positivi ma che di fatto portano al male. La seconda azione è la vessazione, che causa forti attacchi contro l’uomo anche a livello fisico come incidenti, malattie, ulcerazioni, lacerazioni. I Santi hanno subìto tali vessazioni con gravi conseguenze a livello corporeo. La terza azione è data dalla infestazione, per mezzo della quale il diavolo svolge il suo influsso malvagio negli ambienti in cui vive l’uomo, come nelle abitazioni, nei locali pubblici, nelle strade, nei campi, negli uffici. La quarta azione è detta ossessione, con la quale il diavolo colpisce la psiche umana, causando situazioni di dolore, di smarrimento, di ottenebramento e di confusione. Gli effetti poi sono spiacevoli, poiché comportano stati di depressione o di angoscia o di ansia o di tensione che spesse volte sono molto pesanti e incontrollabili. Neanche le medicine possono risolverle. La quinta ed ultima azione, la più tremenda, è la possessione, con cui il Diavolo domina sia sul corpo sia sulla psiche umana in modo che l’individuo non sia più capace di governare se stesso e di essere autonomo nelle proprie scelte. Per questo ultimo caso, quando è sicuramente accertato, è necessario l’intervento dell’esorcista legittimamente autorizzato dalla Chiesa”.

Come si vincono le seduzioni sataniche?

“Noi abbiamo i mezzi sufficienti per vincere e sconfiggere le azioni malvagie di Satana. Tra essi la più usuale è la preghiera con cui chiediamo aiuto a Dio per sorreggere la nostra volontà a non cedere alle seduzioni del Maligno. Un altro mezzo è dato dalla frequenza ai Sacramenti, come la confessione e la Comunione Eucaristica. Sono importanti anche alcune benedizioni o strumenti che la Chiesa pone a nostra disposizione, come il segno della Croce, l’uso dell’acqua benedetta e altre buone cose. Ciò che conta è l’educazione interiore alla vita di grazia e di unione con Dio, con l’intercessione dei Santi e l’aiuto degli angeli”.

Quale il rapporto tra l’azione di Satana e l’opera redentrice di Cristo?

“Un'ultima considerazione scaturisce dal primato di Cristo con la sua opera redentrice, che costituisce l'evento capitale della vittoria contro Satana. Con la morte in Croce di Gesù si attua la salvezza redentrice totale, di fronte alla quale tutte le potenze avverse come il peccato, la morte e Satana, che ne è il capo, sono annientate. In effetti il male cagionato dal Diavolo trova la sua soluzione, anzi la sua definitiva sconfitta, proprio dall'offerta liberatrice attuata dal sacrificio di Cristo e dalla sua gloriosa risurrezione. Il riscatto di Cristo stabilisce non solo la vittoria su Satana, ma anche un capovolgimento di situazioni: il male stesso può diventare occasione di crescita e di maturazione nella fede, esso è trasformato in un momento salvifico, se vissuto in unione all'atto redentore di Cristo. A questo punto la potenza demoniaca non solo non ha più forza contro il cristiano, ma si fa strumento di gloria e di santità, come è avvenuto per numerosi testimoni dell’ascesi e della spiritualità nel cristianesimo”.

www.papanews.it
Caterina63
00sabato 3 novembre 2012 11:11

Ogni rivoluzione parte dall’abolizione delle parole (a cominciare da quelle di “mamma” e “papà”)

…inizia con l’abolire i nomi propri delle cose

prosegue con l’abolire le parole del “passato”

(che non raccontano cioè le verità ideologiche

ed evocano perciò i fantasmi della realtà invece che rimuoverla);

poi passa ad abolire la libertà di parola…

e, in finale, le persone che parlano,

a cominciare da chi ancora chiama le cose col proprio nome

 

Come già è accaduto in uno stato Usa, anche nella vicina Francia, guidata da un socialista che predica inesauste aperture ai diritti suggeriti da una feconda fantasia, è stata approvata una misura che elimina la dicitura di madre e padre dai documenti dello stato civile, sostituendola con gli incerti termini di genitore 1 e genitore 2. Tutto ciò per un malcelato senso di uguaglianza, che combatte ogni possibile turbamento ai capricci di chi, a partire dalle parole, intende mistificare la realtà dei fatti.

di  Federico Basso Zaffagno da papalepapale.com

 

La nuova “follia” del politicamente corretto in Francia: “mamma” e “papà” vanno in pensione. Arrivano “genitore1″ e “genitore2″

E’ di questi giorni l’ultima di una serie di iniziative volte a combattere le discriminazioni, almeno secondo l’assunto della corrente di pensiero che le mette in campo o della folla che le segue pedissequamente.

Come già è accaduto in uno stato Usa anche nella vicina Francia, guidata da un socialista che predica inesauste aperture ai diritti suggeriti da una feconda fantasia, è stata approvata una misura che elimina la dicitura di madre e padre dai documenti dello stato civile, sostituendola con gli incerti termini di genitore 1 e genitore 2.

 Tutto ciò per un malcelato senso di uguaglianza, che combatte ogni possibile turbamento ai capricci di chi, a partire dalle parole, intende mistificare la realtà dei fatti.

DAMMI TRE PAROLE: SOLE, CUORE, AMORE? NO: DITTATURA DELLE MINORANZE

LEGGERMENTE INCAZZATO (LEGGERMENTE PROPRIO!)

Si deve pensare che tale ultimo provvedimento si inserisca nel riconoscimento dei matrimoni omosessuali, ma non possiamo sottovalutare l’ulteriore destinazione a cui è rivolto, ovvero quel filone della parità di genere, che nelle interscambiabili quote rosa trova il suo dogma e di cui, fossi donna, mi vergognerei nell’intimo, per essere trattato come soggetto menomato fin dalla partenza.

 Io chiamo questo fenomeno dittatura delle minoranze, perché piega le regole della coesistenza alle urgenze di gruppi limitati, ma abili nelle loro recriminazioni.

Cantava Lucio Dalla, con fare al tempo stesso poetico e profetico, che nel presente “l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale”: ebbene sì, siamo alla fase della distorsione del tangibile, in cui alla normalità è richiesto in ogni contesto di scusarsi e piegare il capo per il solo fatto di non strepitare o trasgredire.

 In democrazia le leggi, che servono a regolare la vita dei consociati, sono dotate del primario carattere della generalità e dell’astrattezza, perché si rivolgono a una pluralità indeterminata di soggetti e si riferiscono a una classe di fattispecie; la normazione, inoltre, è chiamata a perseguire un criterio di ragionevolezza, che impone di non trattare in modo diseguale casi uguali o in modo uguale situazioni oggettivamente diverse.

Quindi dobbiamo constatare che i fautori di questa eguaglianza a tutti i costi sono i primi traditori della stessa retorica costituzionale di cui si fanno portatori, ove, per incentivare condizioni sociali differenti, non propugnano strumenti adeguati alle rispettive particolarità, ma inscrivono a forza gli stati della stragrande maggioranza delle persone entro i confini di minoritarie tendenze.

Anche senza essere arguti scrittori di fantascienza, si coglie immediatamente come, a forza di crepe e paletti piantati secondo il gusto arbitrario di segmenti della società, si prefigura uno scenario in cui ogni elemento di personalità può essere considerato fonte di intolleranza verso chi ne è privo o ne possiede uno diverso; così, invece che scegliere di rispettare la soggettività di ciascuno, seguendo il procedimento di livellamento in corso, si giunge a eliminare la verità delle diversità in favore di una artificiale uniformità.

SE PURE IL NOME DIVENTA UNA PIETRA D’INCIAMPO

LA RIVOLUZIONE SULLA PELLE DEI BAMBINI

Persino il nome proprio di una persona, allora, appare come una inaccettabile caratteristica che distingue l’uno dagli altri: assodato che, intanto, il battesimo è un rito che inorridisce i profeti dell’omogeneo, tanto più visto che appartiene alla religione patria e paterna, non è difficile immaginare che in un futuro prossimo qualche setta reclami anche l’eliminazione delle denominazioni, sostituendole, magari, con il codice fiscale, più utile a foraggiare organismi finalmente al servizio della retorica.

In fondo, perché ammettere di discendere da una civiltà che ha prodotto una lingua e una cultura?

E’ sempre tempo di innovare, eliminando le sovrastrutture -vocabolo caro a certi intellettuali che sono progenitori degli attuali difensori dell’indistinto- per tornare alla spontaneità di segni incisi sulle pietre: le parole uomo e donna sono fin troppo chiare, sincere ed esplicative dei concetti a cui fanno riferimento, ma c’è sempre l’ottimo succedaneo, meno provocatorio, di cromosoma XY e cromosoma XX.

Potrei aggiungere l’argomentazione che avere la libertà di essere quello che si vuole discende dal fatto che l’individuo insofferente alla verità è in vita, in quanto generato da una mamma e da un papà, ma è un ragionamento talmente evidente nella sua naturalezza che, se negato, dimostrerebbe la malafede dei sostenitori dell’assurdo e, quindi, che costoro cercano di affermare i propri interessi col ricatto e non con il ragionamento.

Finché si tratta di scelte private di esseri umani capaci e consapevoli, tutto è concesso, almeno fino a quando non viene la morte o non si tocca il bene di esistere, ma torniamo un momento al portato della confusione dei ruoli.

EDUCARE I FIGLI: CHI HA DETTO CHE E’ UN DIRITTO?

HOLLANDE, CON LA COMPAGNA “NUMERO 3″ (E MANCO L’ULTIMA).

Va ricordato che l’educazione della prole, innocente per definizione, non rappresenta un diritto di chi ne ha la potestà, bensì si configura quale dovere sancito a livello ordinamentale da uno Stato contemporaneo, che riconosce l’autonomia sociale, morale e patrimoniale della famiglia in virtù di un progetto ritenuto lecito dalla morale corrente, la quale, poi, è una delle fonti della stessa legislazione.

Perciò risulta addirittura ontologicamente irrealizzabile una parificazione pubblica fra coppie e genitori che si fondano sul matrimonio e le altre configurazioni di convivenza o paternità: la nazione, per paradigma, accredita al suo interno aggregazioni con finalità non meramente egoistiche, cui delega la propria perpetuazione, concedendo benefici economici, autonomia e agevolazioni, che non sono un costo economico, appunto, in quanto costituiscono un investimento sul futuro.

Nelle loro forme, amore e sesso hanno il potere di trasformarsi in sinonimi, nelle unioni caratterizzate da fiducia e istinto, e meritano, comunque, l’opportunità di svilupparsi, che è offerta loro dal creato, ma non devono pretendere di essere mantenuti dalla collettività, senza un ritorno: riflettiamo sull’impatto che potrebbe avere sul sofferente bilancio di un paese, in un periodo di contingenza della pubblica assistenza che non esita a togliere risorse ai legittimi bisogni, anche solo l’attribuzione di un trattamento pensionistico di reversibilità a centinaia di migliaia di innovativi e inediti legami convalidati.

A meno di non voler lasciare campo aperto, con quel che ne concerne anche sotto il profilo finanziario, a ogni unione ispirata da arida creatività, con il rischio di frantumare la stessa unità statuale e tornare al diritto dello status, dove già avveniva che appartenere a una categoria particolare e ristretta comportasse il godimento di privilegi immotivati.

Altrimenti, per coloro che ripudiano un dato costante che è alla base delle moderne collettività, esiste l’alternativa del modello praticato nell’antica Sparta, secondo il quale i genitori non avevano il compito di educare i figli, che venivano affidati a impersonali istituzioni.

E’ PER GLI ORFANI, DICONO.  MA, COME SEMPRE, I DATI LI SMENTISCONO.

Una delle tante nuove “famiglie” (?)

Persino il pretesto utilizzato diffusamente e di consueto per lucidare e abbagliare le coscienze si rivela del tutto insussistente: si dice che consentire l’adozione agli omosessuali garantirebbe, almeno, una casa agli orfani.

Sono sufficienti i numeri imparziali a documentare che in Italia la cerchia di coppie eterosessuali disposte ad accogliere un bambino abbandonato è molto superiore alle creature bisognose di una famiglia; tanto è vero che ogni anno schiere di coniugi intraprendono adozioni internazionali.

Oppure dovremmo dedurre che anche un bimbo venga usato come merce di scambio per attuare silenziose politiche immigratorie casuali?

 In ultimo, dopo avere parlato dei loro fini egoistici e delle inevitabili conseguenze, ho piacere di dedicare una spassionata considerazione ai protagonisti dell’incitamento alla sovversione della natura per come la riscontriamo, già con gli occhi.

Io chiamo arroganti quanti si arrogano il diritto di legalizzare nuove configurazioni di comunanza, perché reclamano indebitamente la competenza di decidere per la maggioranza dei presenti.

Costoro, per troppo presunta maturità, negano possa essere Dio e le sue regole generatrici a definire eccezione e regola, ma allo stesso modo rigettano i fondamenti del consorzio di cui sono membri, perché furono i medesimi padri costituenti a considerare la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.

Un tempo si diceva che tutto è politica, anche il privato e, infatti, adesso si impone di trasformare l’universale a immagine e somiglianza di scelte personali.

Se individui del medesimo sesso devono avere la prerogativa di sposarsi e adottare, allora perché essere discriminatori e vietarlo a fratelli, parenti in linea retta, specie incompatibili o impedire la poligamia, visto che i sistemi paiono fatti per essere contraddetti?

Posto che né la religione, né l’etica vengono più accettate, come mai dovrebbe essere una parte minoritaria, e non un’altra, a decidere il confine tra giusto e sbagliato, lecito e riservato?

 
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[SM=g1740771] riflessione breve:

Un articolo ben fatto che mi ha fatto ritirare fuori quello che avevo preparato per un incontro in Diocesi quando la Spagna abolì i termini di Padre e Madre sostituendoli con le le lettere A B :-(

Si constatava già in quel momento, parliamo di una decina di anni fa, l’affossamento o lo stravolgimento dell’uso dei termini appositamente per dare credibilità ad una cultura devastante e che inesorabilmente ha già coinvolto più di una intera generazione….

In Italia tutto è fermo perchè grazie a Dio abbiamo il Papa, ma quanto durerà questa tregua? Poco! a sentire Vendola il PD e la perversa Bindi ci siamo, dopo le prossime elezioni che sono certi di vincere si farà una legge che in fondo, abusivamente, già esiste in molti comuni che hanno approvato l’unione di coppie omosex…..
i PACS sono effettrivamente solo un passaggio “indolore” insomma, come a dire: METTIAMO TUTTI DAVANTI AL FATTO COMPIUTO…. e quindi rinnoviamo il vocabolario, riscriviamolo. E seppur siamo certi CHE NON VINCERANNO LA GUERRA, ma solo queste misere battaglie, ciò che deve preoccuparci è la rovina delle nuove generazioni che stanno crescendo con l’ideologia che tutto questo E’ NORMALE e frutto di una NATURALE progressione….. ecco perchè come cattolici non dobbiamo abbassare la guardia e resistere RESTANDO SEGNO DI CONTRADDIZIONE di un mondo perverso che si sta trascinando sull’orlo della rovina…..


[SM=g1740720]

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