23 aprile San Giorgio: Onomastico del Santo Padre Francesco

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Caterina63
00martedì 23 aprile 2013 14:13

[SM=g1740758] Il Papa alla Messa per San Giorgio:
senza la Chiesa non si può credere in Gesù


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“Non si può credere in Gesù senza la Chiesa”, e se i cristiani non sono “pecore di Gesù”, la loro è una fede “all’acqua di rose”. Lo ha affermato Papa Francesco all’omelia della Messa presieduta questa mattina nella Cappella Paolina in Vaticano. Nel giorno della memoria liturgica di San Giorgio, nel quale festeggia l’onomastico, il Pontefice ha concelebrato la Messa con i cardinali residenti a Roma, esortando ancora una volta a non “negoziare” con la mondanità.
La cronaca della celebrazione nel servizio di Alessandro De Carolis:


Voler vivere con Gesù ma senza la Chiesa è un’assurdità, aveva detto Paolo VI. “Non si può credere in Gesù senza la Chiesa”, gli fa eco Papa Francesco.
È la Chiesa la madre dei cristiani, non c’è un luogo diverso dove potersi dire tali. Lo avevano compreso duemila anni fa ad Antiochia, dove per la prima volta i cristiani furono chiamati così. E lo ha voluto rimarcare Papa Francesco enucleando tre insegnamenti dalla lettura degli Atti degli Apostoli.

In essa si parla dei cristiani che, sfuggiti alle persecuzioni a Gerusalemme, si sparpagliano tra Fenicia, Cipro e Antiochia annunciando dovunque il Vangelo. “La lettura di oggi – osserva Papa Francesco al primo punto dell’omelia pronunciata a braccio – mi fa pensare che proprio nel momento in cui scoppia quella persecuzione, scoppia la missionarietà della Chiesa”.
Tuttavia, prosegue, quell’annuncio nato spontaneamente agita gli Apostoli, che quindi reagiscono:

“Ma a Gerusalemme qualcuno, quando ha sentito questo, è diventato un po’ nervoso e hanno inviato Barnaba in ‘visita apostolica’; forse con un po’ di senso dell’umorismo possiamo dire che questo sia l’inizio teologico della Dottrina della Fede: questa visita apostolica di Barnaba. Lui ha visto, e ha visto che le cose andavano bene. E la Chiesa così è più Madre, Madre di più figli, di molti figli”.

La Chiesa che, sola, genera alla fede è il secondo punto dell’omelia di Papa Francesco. La Chiesa, insiste, è “Madre che ci dà la fede, Madre che ci dà l’identità”. Ma “l’identità cristiana – chiarisce – non è una carta d’identità”:
“L’identità cristiana è l’appartenenza alla Chiesa, perché tutti questi appartenevano alla Chiesa, alla Chiesa Madre. Perché, trovare Gesù fuori della Chiesa non è possibile (...) E quella Chiesa Madre che ci dà Gesù ci dà l’identità che non è soltanto un sigillo: è un’appartenenza. Identità significa appartenenza”.

Il terzo cardine della riflessione del Papa riguarda la gioia che nasce nel cuore di chi evangelizza, la stessa sperimentata da Barnaba una volta constatato ad Antiochia che l’annuncio ispirato di quei cristiani sta facendo meraviglie. Un annuncio, ricorda Papa Francesco, che “incomincia con una persecuzione, con una tristezza grande, e finisce con la gioia”:
“Se noi vogliamo andare un po’ sulla strada della mondanità, negoziando con il mondo (...), mai avremo la consolazione del Signore. E se noi cerchiamo soltanto la consolazione, sarà una consolazione superficiale, non quella del Signore: una consolazione umana. La Chiesa sempre va tra la Croce e la Resurrezione, tra le persecuzioni e le consolazioni del Signore. E questo è il cammino: chi va per questa strada non si sbaglia”.

Al momento della conclusione, Papa Francesco torna con parole decise sull’identità della fede. “Non si può credere in Gesù senza la Chiesa”, asserisce, citando Gesù che nel Vangelo dice: “‘Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore!”:
"Se non siamo ‘pecore di Gesù’, la fede non viene. E’ una fede all’acqua di rose, una fede senza sostanza (...) E chiediamo al Signore questa parresìa, questo fervore apostolico, che ci spinga ad andare avanti, come fratelli, tutti noi: avanti! Avanti, portando il nome di Gesù nel seno della Santa Madre Chiesa e, come diceva Sant’Ignazio, ‘gerarchica e cattolica’”.

Le prime parole di Papa Francesco erano state un cordiale ringraziamento al saluto e agli auguri per San Giorgio rivoltigli all’inizio dal cardinale decano, Angelo Sodano. “Io – ha detto il Papa – mi sento bene accolto da voi”, “mi sento bene, con voi, e a me piace questo”. Dopo la Messa, a fine mattinata, anche la banda della Guardia Svizzera ha voluto omaggiare il Papa offrendogli un concerto nel Cortile di San Damaso.


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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
CON GLI EM.MI CARDINALI RESIDENTI IN ROMA
IN OCCASIONE DELLA FESTA DI SAN GIORGIO

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Cappella Paolina
Martedì, 23 aprile 2013

[Video]
 

 

Ringrazio Sua Eminenza, il signor Cardinale Decano, per le parole: grazie tante, Eminenza, grazie.

Ringrazio anche voi che avete voluto venire oggi. Grazie! Perché io mi sento bene accolto da voi. Grazie! Mi sento bene con voi, e a me piace questo.

La prima lettura di oggi mi fa pensare che, proprio nel momento in cui scoppia la persecuzione, scoppia la missionarietà della Chiesa. E questi cristiani erano arrivati fino alla Fenicia, a Cipro e ad Antiochia, e proclamavano la Parola (cfr At 11,19). Avevano questo fervore apostolico dentro; e la fede viene diffusa così! Alcuni, gente di Cipro e di Cirene – non questi, ma altri che erano diventati cristiani – giunti ad Antiochia, incominciarono a parlare anche ai Greci (cfr At 11,20). E’ un passo in più. E la Chiesa va avanti, così. Di chi è questa iniziativa di parlare ai Greci, cosa che non si capiva, perché si predicava soltanto ai Giudei?. E’ dello Spirito Santo, Colui che spingeva di più, di più, di più, sempre.

Ma a Gerusalemme, qualcuno, quando ha sentito questo, è diventato un po’ nervoso e hanno inviato una Visita apostolica, hanno inviato Barnaba (cfr At 11,22). Forse, con un po’ di senso dell’umorismo, possiamo dire che questo sia l’inizio teologico della Congregazione per la Dottrina della Fede: questa Visita apostolica di Barnaba. Lui ha osservato, e ha visto che le cose andavano bene (cfr At 11,23). E la Chiesa così è più Madre, Madre di più figli, di molti figli: diventa Madre, Madre, Madre sempre di più, Madre che ci dà la fede, Madre che ci dà l’identità. Ma l’identità cristiana non è una carta d’identità. L’identità cristiana è un’appartenenza alla Chiesa, perché tutti questi appartenevano alla Chiesa, alla Chiesa Madre, perché trovare Gesù fuori della Chiesa non è possibile. Il grande Paolo VI diceva: è una dicotomia assurda voler vivere con Gesù senza la Chiesa, seguire Gesù fuori della Chiesa, amare Gesù senza la Chiesa (cfr Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 16). E quella Chiesa Madre che ci dà Gesù ci dà l’identità che non è soltanto un sigillo: è un’appartenenza. Identità significa appartenenza. L’appartenenza alla Chiesa: questo è bello!

La terza idea che mi viene in mente – la prima: era scoppiata la missionarietà; la seconda: la Chiesa Madre – è che quando Barnaba ha visto quella folla – dice il testo: “E una folla considerevole fu aggiunta al Signore” (At 11,24) – quando ha visto quella folla, ha avuto gioia. “Quando questi giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò” (At 11,23). E’ la gioia propria dell’evangelizzatore. E’, come diceva Paolo VI, “la dolce e consolante allegria di evangelizzare” (cfr Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 80). E questa gioia incomincia con una persecuzione, con una tristezza grande, e finisce con la gioia. E così la Chiesa va avanti, come dice un Santo, fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni del Signore (cfr S. Agostino, De Civitate Dei, 18,51,2: PL 41, 614). Così è la vita della Chiesa. Se noi vogliamo andare sulla strada della mondanità, negoziando con il mondo – come volevano fare i Maccabei, che erano tentati in quel tempo – mai avremo la consolazione del Signore. E se noi cerchiamo soltanto la consolazione, sarà una consolazione superficiale, non quella del Signore, sarà una consolazione umana. La Chiesa va sempre tra la Croce e la Risurrezione, tra le persecuzioni e le consolazioni del Signore. E questo è il cammino: chi va per questa strada non si sbaglia.

Pensiamo oggi alla missionarietà della Chiesa: questi discepoli che sono usciti da se stessi per andare, e anche quelli che hanno avuto il coraggio di annunciare Gesù ai Greci, cosa in quel tempo scandalosa, quasi (cfr At 11,19-20). Pensiamo alla Madre Chiesa che cresce, cresce con nuovi figli, ai quali dà l’identità della fede, perché non si può credere in Gesù senza la Chiesa. Lo disse Gesù stesso nel Vangelo: Ma voi non credete, perché non fate parte delle mie pecore (cfr Gv 10,26). Se non siamo “pecore di Gesù”, la fede non viene; è una fede all’acqua di rose, una fede senza sostanza. E pensiamo alla consolazione che ha avuto Barnaba, che è proprio “la dolce e consolante allegria di evangelizzare”. E chiediamo al Signore questa parresia, questo fervore apostolico, che ci spinga ad andare avanti, come fratelli, tutti noi: avanti! Avanti, portando il nome di Gesù nel seno della Santa Madre Chiesa, come diceva Sant’Ignazio, gerarchica e cattolica. Così sia.


Caterina63
00mercoledì 24 aprile 2013 15:03
[SM=g1740733] Papa Francesco: trovare Gesù fuori della Chiesa non è possibile

In occasione del suo Onomastico, San Giorgio, il Santo Padre ha fatto una profonda Omelia, a braccio, nella quale ha spiegato l'importanza dell'identità cristiana la quale non è come una carta d'Identità o solamente un sigillo, ma è una appartenenza che ci coinvolge in tutto. Ed è la Chiesa a dare questa appartenenza. Citando sant'Ignazio lo ha ripetuto: questa Chiesa gerarchica e cattolica.

E' la Chiesa che ci dà Gesù, il Vero Figlio di Dio; è la Chiesa che ci rende Cristiani; è la Chiesa che ci dà la vera Fede.
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Buona meditazione


Movimento Domenicano del Rosario
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