25 Settembre 2010 CHIARA BADANO è proclamata Beata (Focolarina)

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Caterina63
00sabato 20 marzo 2010 17:33

Il 25 settembre verrà beatificata a Roma Chiara Badano



(Chiara Badano nel giorno della sua morte, all'incontro con lo Sposo)



Esempio per i giovani di “testimonianza di fede e di fortezza”


ROMA, venerdì, 19 marzo 2010 (ZENIT.org).- Il Vescovo della diocesi di Acqui, mons. Pier Giorgio Micchiardi, insieme alla Postulazione della Causa di canonizzazione, ha annunciato la prossima beatificazione di Chiara Badano, la prima appartenente al Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich, a raggiungere questo traguardo.

Il solenne rito avrà luogo sabato 25 settembre, alle ore 16:00, nel santuario della Madonna del Divino Amore a Roma e sarà presieduto da mons. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

Successivamente, alle ore 20:30, nell’Aula Paolo VI, i giovani animeranno un incontro di festa. Mentre domenica 26 settembre, nella Basilica di S. Paolo fuori le Mura, sarà celebrata una Messa di ringraziamento, presieduta dal Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone.

Il decreto riguardante il miracolo, attribuito all’intercessione di Chiara Badano, è stato promulgato dalla Congregazione delle Cause dei Santi, dietro autorizzazione del Santo Padre,

il 19 dicembre scorso. Si tratta della guarigione improvvisa di un bambino di Trieste affetto da una gravissima forma di meningite fulminante, cui i medici avevano dato 48 ore di vita.

Nello spiegare cosa lo ha spinto ad avviare il processo di beatificazione della giovane Badano, l’allora Vescovo di Acqui, mons. Livio Maritano, ha detto: “Mi è parso che la sua testimonianza fosse significativa in particolare per i giovani. C’è bisogno di santità anche oggi. C’è bisogno di aiutare i giovani a trovare un orientamento, uno scopo, a superare insicurezze e solitudine, i loro enigmi di fronte agli insuccessi, al dolore, alla morte, a tutte le loro inquietudini”.

“E’ sorprendente – ha aggiunto – questa testimonianza di fede, di fortezza da parte di una giovane di oggi: colpisce, determina molte persone a cambiare vita, ne abbiamo testimonianza quasi quotidiana”.

Chiara Lubich, a cui Chiara Badano era strettamente legata, anche attraverso una fitta corrispondenza, nel marzo 2000, a conclusione della fase diocesana del processo, così si rivolgeva al Movimento nel mondo: “Quanta luce in questa nostra Chiara! La si legge sul suo volto, nelle sue parole, nelle sue lettere, nella sua vita tutta protesa ad amare concretamente tanti! Possiamo bere alla sua vita. E’ modello e testimone per giovani e anziani: ha saputo trasformare la sua 'passione' in un canto nuziale!”.

                                                


Attesa per 11 anni dai suoi genitori, Chiara nasce a Sassello il 29 ottobre 1971 e cresce in una famiglia semplice che la educata alla fede.


                                              


A nove anni incontra il Movimento dei Focolari nel partecipare con papà e mamma a Roma al Family Fest - una manifestazione mondiale del Movimento dei Focolari: è l’inizio, per tutti e tre, di una nuova vita.

Aderisce come Gen (Generazione Nuova), dove scopre Dio come Amore e ideale della vita, e si impegna a compiere in ogni istante, per amore, la sua volontà.

Ha 17 anni quando un forte dolore alla spalla accusato durante una partita a tennis insospettisce i medici. Cominciano esami clinici di tutti i tipi per definire l’origine del male. Ben presto si rivela l’origine del grave male che l’ha colpita: tumore osseo.

Si susseguono controlli medici ed esami e a fine febbraio ’89 Chiara affronta il primo intervento: le speranze sono poche. Nell’ospedale si alternano le ragazze che condividono lo stesso ideale e altri amici del Movimento per sostenere lei e la sua famiglia con l’unità e gli aiuti concreti.

I ricoveri nell’ospedale di Torino diventano sempre più frequenti e con essi le cure molto dolorose che Chiara affronta con grande coraggio. Ad ogni nuova, dolorosa “sorpresa” la sua offerta è decisa: “Per te Gesù, se lo vuoi tu, lo voglio anch’io!”.

Presto arriva un’altra grande prova: Chiara perde l’uso delle gambe. Un nuovo doloroso intervento si rivela inutile. E’ per lei una sofferenza immensa: si ritrova come in un tunnel oscuro.

“Se dovessi scegliere fra camminare e andare in Paradiso – confida a qualcuno – sceglierei senza esitare: andare in Paradiso. Ormai mi interessa solo quello”.


                                    
                                       (Benedetto XVI incontra i genitori di Chiara)

Il suo rapporto con Chiara Lubich è strettissimo. Lei la chiamava “Chiara Luce”.

All’inizio dell’estate del '90 i medici decidono di interrompere le terapie: il male è ormai inarrestabile.

Il 19 luglio la giovane informa Chiara Lubich della sua situazione: “La medicina ha deposto le sue armi. Interrompendo le cure, i dolori alla schiena sono aumentati e non riesco quasi più a girarmi sui fianchi. Mi sento così piccola e la strada da compiere è così ardua…, spesso mi sento soffocata dal dolore. Ma è lo Sposo che viene a trovarmi, vero? Sì, anch’io ripeto con te 'Se lo vuoi tu, lo voglio anch’io'… Sono con te certa che insieme a Lui vinceremo il mondo!”.

Chiara Lubich a giro di posta le risponde: “Non temere Chiara di dirGli il tuo sì momento per momento. Egli te ne darà la forza, siine certa! Anch’io prego per questo e sono sempre lì con te. Dio ti ama immensamente e vuole penetrare nell’intimo della tua anima e farti sperimentare gocce di cielo. 'Chiara Luce' è il nome che ho pensato per te; ti piace? È la luce dell’Ideale che vince il mondo. Te lo mando con tutto il mio affetto…”.

Chiara Luce muore il 7 ottobre 1990. Aveva pensato a tutto: ai canti per il suo funerale, ai fiori, alla pettinatura, al vestito, che aveva desiderato bianco, da sposa…Le sue ultime parole rivolte alla mamma: “Sii felice, io lo sono!”.

Il papà le aveva chiesto se era disponibile a donare le cornee: aveva risposto con un sorriso luminosissimo. Subito dopo la partenza di Chiara Luce per il Cielo arriva un telegramma di Chiara Lubich per i genitori: “Ringraziamo Dio per questo suo luminoso capolavoro”.


                                            





Caterina63
00martedì 21 settembre 2010 18:46
Chiara Luce Badano

Fatti quotidiani
di vita cristiana


"Per fare città nuove e un mondo nuovo, non bastano solo tecnici, scienziati e politici, occorrono sapienti, occorrono santi".
 
È ancora una bambina Chiara Luce Badano - la giovanissima focolarina che sabato 26 verrà beatificata a Roma - quando per la prima volta riflette su queste parole di Chiara Lubich. La fondatrice dei Focolari, già nel 1971 s'era rivolta così ai Gen 3, la terza generazione del movimento - ragazzi e ragazze dai 9 ai 17 anni - riuniti da vari Paesi in un congresso a Rocca di Papa. Aveva indicato loro come protettore lo Spirito Santo, il santificatore e aveva aggiunto:  "Voi dovete quindi essere una generazione di santi".

A soli 9 anni Chiara Luce Badano - nata a Sassello, provincia di Savona e diocesi di Aqui - incontra la spiritualità dei Focolari e prende alla lettera le parole di Chiara Lubich. La scoperta che Dio la ama immensamente e che si può corrispondere al suo immenso amore, segna una svolta nelle sue scelte. Conoscere il Vangelo e mettere in pratica quanto scritto in quelle pagine, inizia a caratterizzare da allora il suo stile di vita che condivide con le altre ragazze del Gen 3.

Insieme percorrono "il santo viaggio", un cammino personale e comunitario:  la meta è aiutarsi reciprocamente nella realizzazione del disegno d'amore che Dio ha su ciascuna di loro. Periodicamente si riuniscono in piccoli gruppi, le unità gen, caratterizzate dall'approfondimento della spiritualità che le anima e da momenti di comunione di esperienze. Favorendo la creatività, promuovono le più diverse iniziative con l'obiettivo di irradiare l'amore evangelico tra i ragazzi della loro età e trasformare l'ambiente intorno a loro.

Uno stile che Chiara abbraccia in ogni aspetto dell'esistenza:  dalla vita famigliare, alla scuola fino alla dolorosissima malattia che la porterà alla morte, nemmeno diciannovenne, il 7 ottobre 1990.

"Ho una nonna paralizzata - dice Chiara nel 1983 - ed è dovere di ogni nipotina andarla a trovare ogni tanto. Ma ho capito che se volevo essere una vera Gen dovevo fare qualcosa di più. Così ho deciso di andarci più giorni di seguito per tenerle compagnia. Il leggere la frase del Vangelo:  "Qualunque cosa avrete fatto a uno di questi piccoli..." mi è stata da pedana di lancio. Dopo la scuola sono andata a casa mia. Per le scale ero un po' arrabbiata per dover perdere tanto tempo, ma ho detto il mio "sì". Quando scendendo le scale sono tornata a casa avevo una gioia dentro fortissima!". Eppure, ha detto la mamma di Chiara nella deposizione al processo di beatificazione, "andare dalla nonna paterna costava un po', perché mia suocera non aveva simpatia per mia figlia. Forse anche perché a motivo della sua nascita ho avuto meno tempo per aver cura di lei. Salendo le scale Chiara ripeteva:  "Vado da Gesù"".

Anche le difficoltà e le delusioni erano occasioni per mettere in pratica il Vangelo. Così, nell'ottobre 1986, dopo una bocciatura in iv ginnasio giunta inaspettata e ritenuta profondamente ingiusta, Chiara scrive:  "Quest'anno sono in una classe e sezione nuova perché ripeto l'anno. Quando sono entrata per la prima volta in classe avevo un po' di paura, perché non conoscevo nessuno e avevo paura che facilmente sarei stata scartata dagli altri. Poi ho pensato che potevo assomigliare un pochino a Gesù abbandonato e piena di gioia sono entrata in classe. I compagni sono stati molto simpatici con me e già ci conosciamo con tutti. Ho chiesto così a Gesù di essere sempre pronta a voler loro bene in ogni momento".

Il 1988 segna una svolta nella vita di Chiara Luce. È l'anno della scoperta della malattia. Sta giocando a tennis quando sente all'improvviso una fitta fortissima alla spalla. Di lì a poco, dagli accertamenti medici per scoprire l'origine di quel dolore, le verrà diagnosticata una gravissima malattia. Chiara Luce prende tutto dalla mani di Dio e si sottopone a ricerche mediche più approfondite:  vuole mettercela tutta per guarire.

Il 28 febbraio del 1989 viene sottoposta al primo delicato intervento chirurgico. Il 14 marzo successivo si reca all'ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino per nuovi esami e per iniziare la chemioterapia. In quell'occasione il medico la informa della gravità della malattia:  un tumore tra i più terribili e dolorosi. La mamma, che non ha potuto accompagnarla in ospedale per motivi di salute, racconta così il rientro a casa dopo quel colloquio. "Quando è arrivata alla porta le chiedo:  "Chiara, com'è andata?" Ma lei, senza guardarmi, era cupa in volto, risponde:  "Ora, non parlare - per due volte - ora, non parlare".

E si butta così come era lunga sul suo letto. Io volevo dirle tante cose:  "Poi vedrai, magari... sei giovane...", ma dovevo rispettare quello che lei mi aveva chiesto. Vedevo dall'espressione del suo volto la lotta che Chiara faceva dentro di sé. Dopo venticinque minuti - io guardavo l'orologio - lei si volta verso di me col suo sorriso di sempre, raggiante, proprio uno sguardo pieno di luce con un bel sorriso e dice:  "Mamma, ora puoi parlare - due volte - ora, puoi parlare". Chiara ha impiegato venticinque minuti a dire il suo "sì" a Dio, e non si è più voltata indietro".



(©L'Osservatore Romano - 22 settembre 2010)

Caterina63
00domenica 3 ottobre 2010 19:04
IL PAPA PROPONE CHIARA BADANO MODELLO DI VITA CRISTIANA AI GIOVANI DELLA SICILIA E AI GENITORI....



                           Pope Benedict XVI waves as he leads a meeting with young people during his pastoral visit in Palermo, south of Italy, October 3, 2010.


Cari giovani e care famiglie della Sicilia!

                Vi saluto con tanto affetto e tanta gioia! Questo incontro con voi è l’ultimo della mia visita di oggi a Palermo, ma in un certo senso è quello centrale; in effetti, è l’occasione che ha dato il motivo per invitarmi: il vostro incontro regionale di giovani e famiglie. Allora oggi devo iniziare da qui, da questo avvenimento; e lo faccio prima di tutto ringraziando Mons. Mario Russotto, Vescovo di Caltanissetta, che è delegato per la pastorale giovanile e familiare a livello regionale, e poi i due giovani Giorgia e David. Il vostro, cari amici, è stato più di un saluto: è stata una condivisione di fede e di speranza. Vi ringrazio di cuore. Il Vescovo di Roma va dovunque per confermare i cristiani nella fede, ma torna a casa a sua volta confermato!

                Dunque, giovani e famiglie. Dobbiamo prendere sul serio questo accostamento, questo trovarsi insieme, che non può essere solamente occasionale, o funzionale. Ha un senso, un valore umano, cristiano, ecclesiale. E voglio partire non da un ragionamento, ma da una testimonianza, una storia vissuta e attualissima. Penso che tutti voi sappiate che sabato 25 settembre scorso, a Roma, è stata proclamata beata una ragazza italiana di nome Chiara, Chiara Badano. Vi invito a conoscerla: la sua vita è stata breve, ma è un messaggio stupendo. Chiara è nata nel 1971 ed è morta nel 1990, a causa di una malattia inguaribile. Diciannove anni pieni di vita, di amore, di fede. Due anni, gli ultimi, pieni anche di dolore, ma sempre nell’amore e nella luce, una luce che irradiava intorno a sé e che veniva da dentro: dal suo cuore pieno di Dio! Com’è possibile questo? Come può una ragazza di 17, 18 anni vivere una sofferenza così, umanamente senza speranza, diffondendo amore, serenità, pace, fede? Evidentemente si tratta di una grazia di Dio, ma questa grazia è stata anche preparata e accompagnata dalla collaborazione umana: la collaborazione di Chiara stessa, certamente, ma anche dei suoi genitori e dei suoi amici.

                Prima di tutto i genitori, la famiglia. Oggi voglio sottolinearlo in modo particolare. I genitori della beata Chiara Badano sono vivi, erano a Roma per la beatificazione - io stesso li ho incontrati personalmente - e sono testimoni del fatto fondamentale, che spiega tutto: la loro figlia era ricolma della luce di Dio! E questa luce, che viene dalla fede e dall’amore, l’hanno accesa loro per primi: il papà e la mamma hanno acceso nell’anima della figlia la fiammella della fede, e hanno aiutato Chiara a tenerla accesa sempre, anche nei momenti difficili della crescita e soprattutto nella grande e lunga prova della sofferenza, come fu anche per la Venerabile Maria Carmelina Leone, morta a 17 anni.

Questo, cari amici, è il primo messaggio che voglio lasciarvi: il rapporto tra i genitori e i figli – lo sapete – è fondamentale; ma non solo per una giusta tradizione – so che questa è molto sentita dai siciliani. E’ qualcosa di più, che Gesù stesso ci ha insegnato: è la fiaccola della fede che si trasmette di generazione in generazione; quella fiamma che è presente anche nel rito del Battesimo, quando il sacerdote dice: “Ricevete la luce di Cristo … segno pasquale … fiamma che sempre dovete alimentare”.

                La famiglia è fondamentale perché lì germoglia nell’anima umana la prima percezione del senso della vita. Germoglia nella relazione con la madre e con il padre, i quali non sono padroni della vita dei figli, ma sono i primi collaboratori di Dio per la trasmissione della vita e della fede.
 Questo è avvenuto in modo esemplare e straordinario nella famiglia della beata Chiara Badano; ma questo avviene in tante famiglie.

Caterina63
00martedì 30 novembre 2010 12:49
[SM=g1740733] I Fuoco Vivo cantano per Chiara Luce Badano.
Luce è inserito nell'ultimo album "Controcorrente"dei Fuoco Vivo

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COME NASCE E CRESCE UNA BEATA NELL'ORDINARIETA' E NELLA SEMPLICITA'.... [SM=g1740733]

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Nel breve minuti che segue, è una registrazione della viva voce di Chiara che racconta l'esperienza che ha avuto per un piccolo intervento chirurgico.... ascoltate la grazia che ha ricevuto, ed invochiamola di sostenere i genitori e Figli, tutti i giovani....


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Caterina63
00martedì 21 dicembre 2010 17:51

Chiara Luce e gli altri “innamorati di Gesù”


Cresce sul web l'interesse dei giovani per gli ideali cristiani


di Renzo Allegri

ROMA, lunedì, 20 dicembre 2010 (ZENIT.org).- Il 26 settembre scorso, a Roma, è stata beatificata una ragazza italiana, Chiara Luce Badano, morta nel 1990, quando non aveva ancora compiuto 19 anni. La sua giovane esistenza è stata stroncata da un tumore alle ossa che ha trasformato l’ultimo anno della sua vita in un autentico martirio. La cerimonia della beatificazione si è tenuta al Santuario del Divino Amore vicino a Roma con un grande concorso di gente: oltre 25 mila persone, in gran parte giovani.

Chiara faceva parte del Movimento dei Focolari, movimento che ha una enorme diffusione in tutto il mondo ed erano giunte delegazioni di giovani da 57 Paesi, dei quattro continenti. Un vero evento. In genere, però, passata la festa, tutto torna nel silenzio. Non è così per Chiara Luce. Intorno a lei si è acceso un interesse che continua ad aumentare. Non sostenuto e facilitato dei mezzi di comunicazione, che se ne sono interessati al momento della beatificazione ma neppure con grande entusiasmo. E’ un interesse che vive soprattutto di “passa parola”, e a tre mesi dalla beatificazione è così eclatante da costituire un caso.

"E’ veramente incredibile la simpatia che questa ragazzina sta suscitando tra i giovani in tutto il mondo", dice Carla Cotignoli, responsabile dell’Ufficio informazioni del Movimento dei Focalari. "Ogni giorno riceviamo e-mails, SMS, lettere, telefonate. Ma sono soprattutto i canali della rete, quelli tipici dei giovani a dare le misura di quanto sta accadendo. Per esempio, su 'GloriaTV', sito internet internazionale su cui vengono caricati video di argomento cattolico, sono pubblicati 38 video che parlano di Chiara Luce e della sua Beatificazione, visualizzati complessivamente quasi 90.000 volte. Su Youtube sono più di 300 i video concernenti la figura di Chiara Luce, visualizzati circa 540.000 volte. Su FACEBOOK si trovano 7 pagine a lei dedicate, in italiano, inglese, greco, sloveno, serbo, con 27200 iscritti. Innumerevoli i siti, i blog dove si parla di lei, e il tutto è in continuo aumento".

Nata a Sassello, in provincia di Savona e diocesi di Acqui, Chiara era figlia di un camionista e di una operaia, cattolici ferventi, che avevano trasmesso alla bambina la loro fede religiosa, semplice ma vissuta. A nove anni, Chiara conosce il Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich, e ne resta affascinata. Entra a far parte del settore “Gen3”, una sezione del Movimento riservata a ragazzi e ragazze dai 9 ai 17 anni, e scopre il mondo della spiritualità, del Vangelo. Con l’aiuto dei genitori e del movimento dei Focolari, inizia un percorso spirituale spontaneo e straordinario, guidata soprattutto da ispirazioni della Grazia Divina. Chiara Lubich percepisce la bellezza interiore di quell’adolescente e la segue con particolare affetto. Fu lei ad aggiungere al nome di battesimo, Chiara, quello di Luce, per indicare l’intensa luminosità che si irradiava dall’animo di quella bambina, nome che le è rimasto, e tutti la conoscono come Chiara Luce.

Il percorso verso la maturità spirituale è stato breve. A 17 anni, Chiara Luce viene colpita da un osteosarcoma che trasforma la sua esistenza in un tremendo calvario. Le certezze spirituali che aveva assimilato diventano la luce immensa che la sostengono nella bufera delle sofferenze e le fanno accettare la croce della morte come un dono d’amore per Gesù crocifisso. In genere, quando sentiamo parlare di una ragazza che è vissuta da santa, ci immaginiamo una persona lontana nel tempo, timida e riservata, tutta presa da preghiere e opere pie, totalmente estranea alla vita normale della gente, da risultare quasi una entità di fantasia. In questo caso, invece, si tratta di una ragazza del nostro tempo. Una di quelle che vediamo per la strada, all’uscita dalle scuole, felici e chiassose. Prima di essere colpita dalla malattia, Chiara Luce era un terremoto di vitalità e uno schianto di bellezza. Sportiva scatenata, amava la montagna, il mare, il nuoto, il tennis, i pattini a rotelle, la musica, il ballo, le canzoni.

"Possedeva una vitalità contagiosa", dice Mariagrazia Magrini, vice postulatrice della causa di beatificazione di Chiara Luce. "Incantava i suoi coetanei, soprattutto i ragazzi che rimanevano affascinati dalla vitalità, dal suo sorriso e dalla luminosità del suo sguardo. Ma, nonostante l’incontenibile voglia di divertirsi, Chiara aveva anche un comportamento gioiosamente legato ai valori religiosi e nessuno è mai riuscito a distrarla da quei suoi ideali. Era lei, invece, che attirava a sé chi le stava attorno".

"Chiara è un esempio che rivela l’esistenza di una meravigliosa realtà purtroppo quasi sconosciuta al grande pubblico", dice monsignor Giuseppe Maritano, il vescovo che cresimò Chiara Luce, che la seguì spiritualmente nei momenti difficili della malattia e che fu il promotore della sua causa di beatificazione. "Il mondo d’oggi è succube dei mezzi di comunicazione. I quali sono morbosamente attenti ai comportamenti trasgressivi, ai fatti scandalistici, alle espressioni superficiali e negative della vita. Divertimento, sesso, denaro, droga, libertà sfrenata, egoismo, indifferenza ideologica e religiosa, sono le tematiche che fanno notizia per i media del nostro tempo. E vengono trattate con enfasi, con ossessione martellante al punto da far pensare che non esista altro nel mondo d’oggi. Ma non è così. Per fortuna, c’è anche un mondo diverso, una gioventù diversa, che segue ideali diversi e straordinari. Lo veniamo a scoprire di tanto in tanto, quando certi fatti di cronaca si impongono all’opinione pubblica e quindi i media sono costretti a interessarsene"

“Sembra quasi impossibile”, dico a monsignor Maritano “che una ragazza così giovane sia una santa”. “La santità non è riservata a persone adulte, ad appartenenti a ordini religiosi e cose del genere", risponde monsignor Maritano. “La santità consiste nella perfetta unione con Cristo. La grazia di Dio chiama tutti gli uomini alla santità, ma diverse sono le risposte che le persone sanno dare. Chiara Luce ha risposto alla chiamata con generosità eroica, anche se era ancora una ragazzina”.

Un caso eccezionale.

Monsignor Maritano: "Niente affatto. Ce ne sono tanti, che restano sconosciuti all’opinione pubblica, ma sono reali e concreti. All’apparenza, Chiara era una ragazza normalissima. Uguale alle sue coetanee. Ma è stata la sua risposta a Dio ad essere eccezionale. Chiara era figlia di persone umili, e riservate, cattoliche, che mettevano in pratica la loro fede nella vita di ogni giorno. Pregavano insieme e si sforzavano di amare Dio e il prossimo. Chiara è cresciuta in questa famiglia, ha assimilato i valori cristiani dei genitori, ma poi, è stata lei, per sua libera scelta, a volerli praticare con grande dedizione. Sta in questa 'libera scelta' la sua santità".

Che genere di educazione ha avuto?

Monsignor Maritano: "Fin da bambina ha imparato a pensare a Dio come a un 'vero' padre, a Gesù come un amico, un fratello. Il suo motto, fin da piccola era: 'Se Gesù lo vuole, lo voglio anch’io'. E’ stata fedele a questo principio anche quando il suo 'sì' ha richiesto un coraggio eroico".

A scuola e tra i coetanei non si sentiva un pesce fuori d’acqua?

Monsignor Maritano: "A nove anni ebbe la fortuna di conoscere il Movimento dei Focolari di Chiara Lubich e volle farne parte. Quello dei Focolarini è un Movimento di famiglie laiche che si impegnano a vivere il Vangelo. La bambina è cresciuta in quel Movimento e certamente si sentiva, in un certo senso, protetta quando certi coetanei la prendevano in giro per la sua fede, soprattutto alle medie e al liceo. Ma, pur soffrendo a volte, non ha mai rinunciato a testimoniare le proprie convinzioni. E alla fine il suo comportamento leale e deciso ha conquistato la stima e la fiducia di tutti".

Era una ragazza molto bella, simpatica, attraente. Aveva dei corteggiatori?

Monsignor Maritano: "Era un bella ragazza e aveva un carattere estroverso, vivace, simpatico. Il suo cuore di adolescente si infiammava, come quello di tutte le ragazze. Sentiva forte l’attrazione per qualche compagno. Dagli atti del processo risulta che ebbe dei piccoli flirt, ma trovandosi di fronte a richieste che contrastavano con le sue convinzioni morali, ebbe il coraggio, magari con le lacrime agli occhi, di troncare subito. Sognava il grande amore, il principe azzurro con il quale formare una famiglia e avere dei figli. E aspettava che arrivasse l’età e il tempo giusto per realizzare il suo grande sogno".

Quando si è manifestata la malattia?

Monsignor Maritano: "Mentre frequentava il liceo. Un tumore alle ossa. Una malattia atroce che in due anni la portò alla morte. Il periodo della malattia fu quello della 'grande prova'. In famiglia e nel Movimento dei Focolari aveva imparato la teoria del vivere cristiano. La malattia fu la 'pratica'. E lei si comportò da grande campionessa. Quando le dissero che aveva un tumore maligno, certamente si spaventò, ma per poco. Rifletté, e poi ebbe il coraggio di dire come sempre: ìSe lo vuoi tu Gesù, lo voglio anch’io'.

La malattia fu dolorosissima. Quel tipo di tumore provoca spasmi lancinanti. Venne sottoposta a vari interventi chirurgici, a infiltrazioni, biopsie, analisi invasive, chemioterapie pesanti, con effetti collaterali distruttivi. Furono due anni di autentico martirio fisico e psichico ma Chiara non perse mai la calma, mai il sorriso. Era determinata a sopportare tutto per amore di Gesù. Sembrava immune al dolore ma il suo nascondere la sofferenza era solo un modo per tranquillizzare la famiglia. Ad un certo momento, la malattia paralizzò le sue gambe. Immobilizzata a letto, volgeva spesso lo sguardo verso l’immagine di Gesù che teneva sul comodino e da quel gesto si capiva che stava davvero soffrendo, che il male era in quel momento davvero insopportabile".

Come era negli ultimi mesi di vita?

Monsignor Maritano: "Uno scrigno di forza e di fede esemplari. Il suo unico scopo in quei momenti tremendi era offrire il dolore che provava a Dio, certa che Lui avrebbe saputo come disporne. La sua totale fiducia nel mistero della sofferenza era immensa. Rifiutava la morfina perché diceva che le toglieva lucidità e le impediva di parlare con Gesù. E disse anche che non avrebbe più chiesto a Dio di venire a prenderla per portarla in Paradiso perché poteva sembrare che lei non volesse più soffrire. Diceva: 'Se adesso mi chiedessero se voglio camminare, direi di no perché così sono più vicina a Gesù'. Le fu proposto di andare a Lourdes a chiedere la guarigione alla Madonna. Non volle. 'Non credo che la mia guarigione rientri nel piano di Dio', ripeteva".

Ho letto che riceveva amici e parenti sempre con il sorriso.

Monsignor Maritano: "E’ vero. Nonostante la sofferenza insopportabile, Chiara era sempre sorridente e aveva una parola di incoraggiamento per chiunque andasse a trovarla. Era lei, nel letto, demolita dalla malattia, a dare speranza alla famiglia e agli amici. Chi la avvicinava, riceveva qualche cosa da lei. Perfino alcuni medici, indifferenti verso la religione, cambiarono atteggiamento. Era incredibile la maturità spirituale che quella ragazzina di diciotto anni dimostrava. Un’altra, al suo posto, avrebbe cercato il conforto dei genitori e invece era lei a distribuire loro forza e coraggio. Diceva a sua madre: 'Fidati di Dio. Quando io non ci sarò più, segui lui e troverai la forza per andare avanti'. E poi: 'Gesù mi aspetta. Quando viene a prendermi, io sono pronta. Quando morirò non soffrirò più. Andrò in cielo dove vedrò Gesù e la Madonna. Sarò tanto, ma tanto felice'".

Quali furono le sue ultime parole?

Monsignor Maritano: "Furono per la madre. Le disse 'ciao', come una qualsiasi ragazza in procinto di partire per un viaggio. 'Ciao, mamma. Sii felice, io lo sono'".

Chiara Luce non è un caso unico nel mondo giovanile di questo nostro tempo, apparentemente privo di valori religiosi e spirituali. Carla Cotignoli, la responsabile delle informazioni del Movimento fondato da Chiara Lubich, mi ha detto che ci sono altri cinque giovani che in vita militavano nel Movimento dei Focolari, dei quali è in corso il processo di beatificazione. Ecco i loro nomi:

Alberto Michelotti, genovese, morto nel 1980, a 22 anni. La sua vita fu caratterizzata da un grande amore per tutti, soprattutto per i meno fortunati e questo amore nasceva dal suo incontro con Gesù. Scrisse: “C'è Qualcuno che entra sempre più nella mia giornata, è Gesù”.

Carlo Grisolia, anche lui genovese, amico di Michelotti, morto nel 1980, a 20 anni, stroncato da un tumore fulminante. Poco prima di morire disse agli amici: “Siate pronti a dare la vita gli uni per gli altri. Offro la mia vita per tutti voi, ma soprattutto per tutti quelli che soffrono, per i ragazzi del mio quartiere, per la mia parrocchia e per il mondo unito”.

Daniela Zanetta, di Maggiara, in provincia di Novara, morta nel 1986, a 24 anni. Era affetta da una rarissima malattia che le provocava in tutto il corpo bolle e lacerazioni alla pelle con sofferenze terribili, e spesso doveva essere ricoverata in ospedale. Poco prima di morire scrisse in una lettera: “Vorrei gridare a tutti che la vita di ogni creatura è sacra e bella. Ho una seria malattia della pelle; ho perso i miei capelli, le mie unghie e ho dovuto farmi estrarre tutti i denti… Ma credo in Dio, lo amo intensamente e lo ringrazio per avermi donato la vita, perché ogni giorno che mi regala è un'occasione in più che ho per amarLo e per servirLo”.

Maria Orsola Bussone, torinese, morta nel 1970, a 16 anni. Pochi mesi prima di morire, scrisse: “Sarei disposta a sacrificare la mia vita, perché i giovani capiscano quanto è bello amare Dio!”.

Santa Scorese, di Bari, morta nel 1991, a 23 anni. Era una ragazza piena di vita, amava la musica, cantava a suonava la chitarra. Scrisse: “Tutto è amore perché Dio ci ama immensamente… Sarei disposta a sacrificare la mia vita, perché i giovani capiscano quanto è bello amare Dio!”

Una storia speciale è quella che riguarda un diciassettenne, che si chiamava Charles Moats. Era un afroamericano vissuto a Chicago al tempo di Martin Luther King e dei violenti scontri razziali in quella città e in tutti gli Stati Uniti negli anni Sessanta del secolo scorso. Charles aveva una difficile situazione familiare: non conosceva il padre e sua madre era alcolizzata. Viveva in uno dei quartieri-ghetto della città, segnato da violenza, povertà, emarginazione. Era destinato quindi a una esistenza traviata in tutti i sensi. Ma un giorno conobbe dei ragazzi del Movimento dei Focolari, che divennero suoi amici speciali e frequentandoli trovò il grande ideale: Gesù, l’amore per Gesù.

Nel suo cuore si sviluppò l’impegno concreto per l'unità tra gli uomini, secondo il messaggio evangelico, al di là e al di sopra di tutte le diversità sociali, razziali, religiose. Purtroppo, quegli ideali gli costarono la vita e un giorno venne assassinato. Ma il suo esempio è diventato una fiaccola che ancora arde e illumina, grazie a un gruppo artistico, che si chiama Gen Rosso, composto da 18 persone provenienti da 9 diverse nazioni, nato proprio al tempo della morte di Charles e diventato poi famoso in tutto il mondo. Questo gruppo, che fa parte del Movimento dei Focolari, ha trasformato la storia di Charles in un musical dal titolo “Streetlight”, e l’ha portata e continua a portarla con successo in giro per il mondo.

Un’altra storia emblematica è quella del francese Jacques Fesch. Un giovane che non apparteneva a nessun movimento spirituale, anzi rappresentava quella parte di giovani che vengono definiti “i perduti” la “gioventù bruciata”. Nato in Francia nel 1930, apparteneva a una famiglia cattolica e anche ricca, essendo suo padre un noto banchiere. A 17 anni, Jacques si ribella contro l’educazione ricevuta, abbandona la religione e inizia una vita sregolata. Sposa civilmente una ragazza che aveva messo incinta, ma poi abbandona moglie e figlia, ed ha un figlio da un’altra donna. Pensa di girare il mondo in barca, ma i suoi non gli danno i soldi per comperare la barca. E lui, nel 1954, per avere quella barca, tenta una rapina in banca e uccide un poliziotto. Viene arrestato, processato e condannato a morte. La sentenza fu eseguita il primo ottobre 1957, quando Jacques aveva soltanto 27 anni.

In seguito, si venne a sapere che, in carcere, Jacques si era convertito. Anche lui era stato folgorato dalla Grazia di Dio e negli ultimi tre anni aveva tenuto una condotta esemplare. Il suo Diario, poi pubblicato, e le lettere ai parenti e agli amici, sono un documento commovente e inconfutabile. Così importante da convincere il cardinale di Parigi, Jean-Marie Lustiger, ad aprire, nel 1993, il processo di beatificazione di questo giovane assassino. Il 2 dicembre 2009, anche Benedetto XVI ha citato, in piazza San Pietro, il nome di questo giovane.

E’ difficile immaginare che cosa possa accadere nel profondo della coscienza di una persona. Quello è il luogo dell’incontro inevitabile con Dio. E, se appena la persona ascolta e si apre alla Grazia, tutto diventa possibile, sia che quella persona provenga da una famiglia credente, sia che abbia percorso le strade della perdizione. Chiara e gli altri giovani sulla vita della beatificazione sono la punta di un iceberg, costituito da innumerevoli ragazzi e ragazze del nostro tempo “innamorati” di Gesù. Un iceberg enorme, ma sconosciuto perché naviga in un mare strano, che lo ignora e fa di tutto perché nessuno ne parli. Ma, per fortuna, c’è, ed è ciò che conta.





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