ATTENZIONE: 1 Novembre 2010 Sessantanni dal Dogma dell'Assunta: iniziative a riguardo

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Caterina63
00giovedì 21 ottobre 2010 19:42
Assunzione di Maria: Sessanta anni di un dogma

POSTATO DA ANGELA AMBROGETTI

[21/10/2010 10:42]

Il primo novembre del 1950 papa Pio XII proclamava un nuovo dogma mariano: la Assunzione al cielo di Maria. Un dogma che confermava la fede popolare di secoli. La Madre di Gesù non poteva essere rimasta nel sepolcro. Il papa così confermava con un pronunciamento dottrinale la tradizione che santi e semplici avevano già confermato nel loro cuore . Per celebrare i sessanta anni della dichiarazione dogmatica Il Comitato Papa Pacelli celebra un convegno di studio . Venerdì 29 ottobre, alle 16.30, l'appuntamento è alla Sala dei Cardinali a Roma in Via della Chiesa Nuova, 3.

Il Comitato è nato nel 2008 in occasione del 50° anniversario della morte di Pio XII per contribuire alla diffusione ed alla conoscenza del suo Magistero.

Tra i relatori Il card. Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, che tratterà l'ambito dogmatico, mentre gli insegnamenti spirituali saranno analizzati dal neo cardinale Mauro Piacenza prefetto della Congregazione per il clero. Mons. Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia università lateranense, affronta l'aspetto storico-patristico; mons. Guido Marini, maestro delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, si soffermerà sull'ambito liturgico. Mons. Timothy Verdon, storico dell'arte e direttore dell'Ufficio di arte sacra e dei beni culturali ecclesiastici dell'arcidiocesi di Firenze, illustrerà le modalità di raffigurazione dell'Assunta nella storia dell'arte.

Gian Maria Vian, direttore de L'Osservatore Romano, ricorderà come i media riportarono allora la notizia. Ospite d' onore suor Margherita Marchione, biografa di Pio XII. Le conclusioni sono affidate a don Nicola Bux, cofondatore del Comitato.

Tra gli ospiti anche Livio Spinelli, del Gruppo archeologico romano, e Alberto Di Giglio, direttore della rivista Cultura & Libri.
Sabato 30 ottobre, alle 18.30, il card. José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle cause dei santi, presiederà la Santa Messa solenne nella Chiesa di Santa Maria in Vallicella.

www.comitatopapapacelli.org  

http://www.angelambrogetti.org/ 


RICORDIAMO ANCHE:

MONUMENTALE CATECHESI DI BENEDETTO XVI SULLA THEOTOKOS



Caterina63
00martedì 26 ottobre 2010 11:55
[SM=g1740733] Il 30 settembre, sull'Osservatore Romano, compariva un breve messaggio del neo Prefetto della Congregazione per il Clero, mons. Mauro Piacenza, nel quale si richiamava ad una rinnovata scoperta del Rosario e di vero amore per Maria nell'ambito della stessa Vocazione sacerdotale....

Il Movimento Domenicano ha pensato bene di fare da eco a questo Messaggio auspicando al neo Prefetto per la Congregazione del Clero un portentoso ministero attraverso il Cuore Immacolato di Maria, ed augurando a tutti i Sacerdoti, specialmente i Parroci, una rinnovata adesione del Totus Tuus ego sum Mariae....

www.sulrosario.org
info@sulrosario.org

Il canto che accompagna il video è Sacro Convivium con il Magnificat....

O sacrum convivium!
in quo Christus sumitur:
recolitur memoria passionis ejus:
mens impletur gratia:
et futurae gloriae nobis pignus datur.
Alleluia.

Magnificat
anima mea Dominum,

et exultavit spiritus meus *
in Deo salutari meo

quia respexit humilitatem ancillae suae, *
ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes

quia fecit mihi magna, qui potens est: *
et Sanctus nomen eius

et misericordia eius a progenie in progenies *
timentibus eum.

Fecit potentiam in brachio suo, *
dispersit superbos mente cordis sui,

deposuit potentes de sede, *
et exaltavit humiles;

esurientes implevit bonis, *
et divites dimisit inanes —


it.gloria.tv/?media=102716






[SM=g1740717]


[SM=g1740733] è bene ricordare dunque che:

Il primo novembre del 1950 papa Pio XII proclamava un nuovo dogma mariano: la Assunzione al cielo di Maria. Un dogma che confermava la fede popolare di secoli. La Madre di Gesù non poteva essere rimasta nel sepolcro. Il papa così confermava con un pronunciamento dottrinale la tradizione che santi e semplici avevano già confermato nel loro cuore . Per celebrare i sessanta anni della dichiarazione dogmatica Il Comitato Papa Pacelli celebra un convegno di studio . Venerdì 29 ottobre, alle 16.30, l'appuntamento è alla Sala dei Cardinali a Roma in Via della Chiesa Nuova, 3.

Il Comitato è nato nel 2008 in occasione del 50° anniversario della morte di Pio XII per contribuire alla diffusione ed alla conoscenza del suo Magistero.

Cliccate su:
www.comitatopapapacelli.org
per ulteriori informazioni.

Il Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org
Vi invita ad approfondire questo tema....

Il Canto "Lodate Maria" è tratto dal CD Canti Mariani della Tradizione Cattolica edito dalle paoline

Lodate Maria

1. Lodate Maria, o lingue fedeli.

Risuoni nei cieli la vostr'armonia.

Lodate, lodate, lodate Maria!

2. Maria sei giglio di puri candori:

che il cuore innamori del Verbo Tuo Figlio.

3. Di luce divina sei nobile Aurora,

il sole ti onora, la luna t'inchina.

4. Con piede potente il capo nemico

Tu premi all'antico Maligno serpente.

5. Già regni beata fra angelici Cori;

con canti sonori da tutti esaltata.

6. Il Cielo ti dona le grazie più belle;

e un giro di stelle Ti forma corona.

7. O Madre di Dio e mistica Rosa,

soccorri pietosa lo spirito mio.

it.gloria.tv/?media=105720




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[SM=g1740750] [SM=g1740752] [SM=g1740757]

Caterina63
00venerdì 29 ottobre 2010 18:50
L'iconografia dell'Assunzione di Maria a sessant'anni dalla proclamazione del dogma

Sonno di una madre
apoteosi di una sposa


In occasione del sessantesimo anniversario della proclamazione del dogma dell'Assunzione della Beata Vergine Maria - La costituzione apostolica di Pio XII Munificentissimus Deus venne firmata il 1 novembre 1950 - nel pomeriggio del 29 ottobre alla Chiesa Nuova in Roma si tiene il convegno "L'Assunta". Pubblichiamo stralci di due degli interventi in programma.

di Timothy Verdon


Nella costituzione apostolica emanata da Pio xii il 1 novembre del 1950, Munificentissimus Deus, tra le fonti addotte a sostegno del dogma dell'Assunzione della Beata Vergine vi è anche l'iconografia sacra. Mancanti gli espliciti passi scritturistici che normalmente permettono di parlare di "verità rivelata", Pio xii ha considerato l'insieme delle testimonianze patristiche, dottorali, liturgiche e iconografiche, nonché la stessa fede del popolo, come evidenza complessiva della sicura rivelazione dello Spirito. Nella logica del suo iter metodologico, l'arte sacra è riconosciuta come un locus theologicus alla stregua degli scritti dei padri e dottori della Chiesa-un'attribuzione di importanza, questa, elaborata poi da Paolo vi, Giovanni Paolo ii e Benedetto XVI in ben noti testi.

In che modo, allora, l'arte della Chiesa illustra la millenaria fede dei cristiani nell'assunzione della Vergine? Per rispondere alla domanda, dobbiamo ricordare che la fine della vita di Maria, come l'inizio, non appartiene al Vangelo, ma alla tradizione ecclesiale. Testi apocrifi d'origine cristiano-giudaica, risalenti al ii secolo e diffusi nella grande Chiesa entro il v-vi secolo, descrivono il suo "addormentarsi" definitivo, la Dormitio Virginis, introducendo l'evento con visioni e visite premonitrici da parte di angeli e di Cristo stesso; alcune di queste scene vengono anche rappresentate dagli artisti, ma assai raramente.

Al momento supremo, poi, tornano gli apostoli dalle terre lontane in cui erano impegnati nella predicazione, si ricompone l'originale nucleo pentecostale e Maria è di nuovo circondata dai più stretti collaboratori del suo Figlio. Spesso nell'arte medievale è raffigurato anche Cristo, che prende tra le braccia l'anima di sua madre, presentata come una bambina, così creando una sorta di "Madonna col bambino" rovesciata, dove il Figlio grande stringe a sé la mamma piccola, non viceversa.

Normalmente la Dormizione non veniva raffigurata senza un'indicazione chiara di ciò che viene dopo. Alla fine del medioevo, ad esempio, era d'uso raffigurare l'intero processo di "addormentamento" e apoteosi:  nella monumentale vetrata di Duccio di Buoninsegna per il duomo di Siena sono raffigurate la Dormizione, l'Assunzione e l'Incoronazione una sopra l'altra, e ancora nell'enorme pala d'altare scolpito e dipinto di Veit Stoss per la cattedrale di Cracovia, dalla scena principale in basso - Maria non sul letto ma (curiosamente) inginocchiata mentre s'addormenta in mezzo agli apostoli - l'occhio sale a Cristo che la accoglie, e poi, nell'edicola della cimasa, alla Trinità che la incorona.

Questi due eventi - l'Assunzione e l'Incoronazione - concludono il racconto della vita di Maria, o, meglio, la trasferiscono in un'altra dimensione. Rappresentano in verità due fasi dell'unico processo di elevazione:  l'equivalente, nella vicenda della madre, della risurrezione del Figlio seguita dalla sua ascensione alla destra del Padre. L'evento fondamentale è l'assunzione corporea della Vergine, che, sebbene definita in termini dogmatici solo nel 1950, fa parte del comune sentire dei cristiani sin dai primi secoli; un racconto apocrifo conservato in più versioni medievali, ma d'origine antica, descrive come "gli apostoli deposero il corpo (di Maria) nella tomba, piangendo e cantando pieni di amore e di dolcezza. Poi un'improvvisa luce celeste li circondò e caddero a terra, mentre il corpo santo fu assunto in cielo dagli angeli". Nell'iconografia, l'evento visionario viene suggerito, nel Medioevo, dal clipeus:  il cerchio simboleggiante il cielo, già comune nell'arte romana in scene raffiguranti l'apoteosi d'un eroe; più tardi il cerchio diventerà una raggiera o fulgore luminoso che, mentre è ancora per la via, associa Maria con il regno di luce in cui abita Dio - si pensi, a esempio, all'Assunta del Tiziano nella basilica dei Frari, a Venezia.

Simili formule iconografiche ricordano che per molti secoli si era dibattuto se Maria fosse stata assunta con o senza il corpo, come sottolineava Martin Jugie nell'importante volume pubblicato a due anni dall'enciclica pacelliana Deiparae Virginis:  Martin Jugie, La mort et l'assomption de la Sainte Vierge, Etude historico-doctrinale (Città del Vaticano, 1944). Tra le voci citate da Jugie a favore dell'assunzione corporea c'era quella di Alessandro iii (1159-1181), il quale articolò una delle formulazioni più eleganti a riguardo, affermando che Maria concepit sine pudore, peperit sine dolore et hinc migravit sine corruptione.

Questo Papa aveva spiegato la "necessità" dell'Assunzione e successiva Incoronazione con due argomenti straordinariamente sottili:  in Maria la grazia di Dio era plena, non semiplena; e Cristo, origine di tutte le leggi divine in quanto Verbo, nell'attribuire tanto onore a Maria altro non fece che obbedire al comandamento di "Onorare il padre e la madre"!

L'arte medievale simboleggiava l'elezione speciale di Maria soprattutto mediante la metafora della regalità, ritenuta specialmente utile perché suggeriva un parallelismo tra l'ordine celeste e quello terrestre; non a caso, sopra la porta maggiore della cattedrale di Reims - chiesa ove per antica tradizione erano incoronati i re di Francia - troviamo l'incoronazione di Maria, quasi a legittimare il carattere sacrale attribuito al monarca. Ma anche lontano dalle corti dell'Europa settentrionale, in libere repubbliche italiane quali Firenze e Siena, la poesia della regalità condizionava l'iconografia mariana; la prima opera eseguita per l'interno dell'erigenda cattedrale di Firenze, Santa Maria del Fiore, era un mosaico dell'Incoronazione della Vergine, opera di Gaddo Gaddi, e centotrenta anni dopo, al momento dell'ultimazione della chiesa, il soggetto della colossale vetrata sopra l'altar maggiore era sempre l'Incoronazione della Vergine, su disegno di Donatello.

Il vescovo Amedeo di Losanna, uno scrittore del xii secolo allievo di san Bernardo di Chiaravalle, dà il sapore di quest'accezione mariana della metafora regale. "La santa Vergine Maria fu assunta in cielo", dice. "Ma il suo nome ammirabile rifulse su tutta la terra anche indipendentemente di questo singolare evento, e la sua gloria immortale s'irradiò in ogni luogo prima ancora che fosse esaltata sopra i cieli (...) Abitava nel sublime palazzo della santità, godeva della massima abbondanza dei favori divini, e sul popolo credente e assettato, faceva scendere la pioggia delle grazie, lei che nella ricchezza della grazia aveva superato tutte le creature".

Essere regina implicava anche l'essere sposa, e i testi biblici che la liturgia associa a Maria - i salmi usati per spiegare il suo rapporto con Cristo - infatti legano la dignità regale a quella sponsale, come è suggerito nel salmo 45. Ancora Amedeo di Losanna offre la cifra immaginativa di questa tendenza, affermando che "Maria era la sposa ricca di gioielli spirituali, la madre dell'unico Sposo, la fonte di ogni dolcezza, la delizia dei giardini spirituali e la sorgente delle acque vive e vivificanti che discendono dal Libano divino (...) Mentre la Vergine delle vergini veniva assunta in cielo (...) si compì la profezia del salmista che dice al Signore:  "Sta la regina alla tua destra in veste tessuta d'oro, in abiti trapunti e ricamati" (cfr. Salmi, 45, 10)".
 
Vicino a questo modo di immaginare la Vergine è il mosaico absidale di Santa Maria in Trastevere raffigurante Cristo e Maria seduti sullo stesso trono, così vicini che i loro corpi negli abiti d'oro ricamati di gemme si toccano e Cristo può mettere il braccio destro intorno alle spalle della Donna, la quale già porta la corona. Eseguito verso la metà del xii secolo - al tempo di Amedeo di Losanna cioè, e nel fitto della lotta dei papi a difesa dell'autonomia della Chiesa dall'ingerenza degli imperatori tedeschi - il mosaico intenzionalmente evoca elementi formali e contenutistici paleocristiani, allo scopo di suggerire un'ininterrotta continuità tra i secoli formativi della vita ecclesiale romana - i secoli crepuscolari dell'Impero - e il presente.

Così, mentre la donna raffigurata accanto a Cristo è certamente Maria - la chiesa in cui si trova il mosaico le è intitolata - la figura rappresenta anche e soprattutto la "Signora Chiesa", giovane e splendidamente vestita al momento delle nozze eterne. Cristo reca un libro con l'invito alla sua "eletta" a diventare lei stessa trono - Veni electa mea et ponam in te thronum meum - e l'"eletta" - la Chiesa - mostra un rotolo su cui leggiamo parole dal Cantico dei Cantici:  Laeva eius sub capite meo, et dextera illius amplexabitur me - "La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia" (Cantici, 2, 6, cfr. 8, 3).

Vista nel catino dell'abside, sopra l'altare dove l'Eucaristia ripresenta la "passione" dello Sposo e il dono del suo corpo, quest'esplicitazione del traguardo sponsale - questo modo di concepire la futura beatitudine dei credenti come un abbraccio - tradisce un'insospettata umanità, una poetica personalista che sembra anticipare la nuova affettività del Duecento. E anticipa l'odierna formulazione liturgica - il testo del prefazio del 15 agosto - in cui si parla di Maria assunta al cielo come "primizia ed immagine della Chiesa" in cui Dio rivela il compimento del mistero della salvezza e fa risplendere per il suo popolo "un segno di consolazione e di sicura speranza".


(©L'Osservatore Romano - 30 ottobre 2010)
Caterina63
00domenica 31 ottobre 2010 00:34
A colloquio con Guido Chiesa che ha diretto "Io sono con te" in concorso a Roma

Racconto la donna che ha cambiato l'umanità


di Luca Pellegrini

Nella Nazareth di duemila anni fa. Una madre e un figlio. Giocano, sorridono, si guardano, si abbracciano. Guido Chiesa, dopo una serie, pur breve, di film politicamente e socialmente impegnati, torna al cinema con Io sono con te, per raccontare la storia di Maria e del figlio Gesù. Un lavoro pensato, voluto a tutti i costi. Abbiamo visto in anteprima il film che sarà in concorso al Festival del cinema di Roma e la sensazione è quella che sia frutto di una sua esigenza spirituale vera.
"Nicoletta Micheli, mia moglie e autrice, insieme a me, della sceneggiatura - ci dice il regista - si è dovuta interrogare, diventando madre, su tanti nuovi problemi e sentimenti. Ci siamo così imbattuti nella lettura dei Vangeli dell'infanzia:  ai nostri occhi, all'epoca di non credenti, è stata una sorta di epifania. Mi sono accorto, a posteriori, che molti vivono il confronto con il religioso come se fosse qualche cosa di magico, di evanescente, non legato alla realtà quotidiana e concreta delle nostre vite. All'inizio, ho lavorato alla sceneggiatura più con un'adesione di tipo razionale, come se fosse un percorso intellettuale, emotivo. Alla fine è diventato un cammino di fede e tutto si è ricomposto".

Perché questo film è così importante per la sua vita e per quella di molti?

Perché, semplicemente, propone un modello di relazione madre-figlio, genitori-bambini, che è universale. Io sono con te riguarda tutti, sia che siamo genitori, sia che siamo figli, perché tutti siamo stati piccoli. Ho cercato di rivolgermi a tutti, senza distinzione di cultura, di fede, privilegiando una prospettiva femminile e proponendo un modello positivo fondato sull'amore e la fiducia.

Fin dalle prime immagini, si percepisce come tutto sia spoglio, essenziale:  non ci sono angeli, comete, voci dall'alto, miracoli. Perché?

Il soprannaturale non è visibile, non può essere affrontato con i nostri strumenti di pensiero, la nostra logica, la ragione. Il mistero trascende i limiti, per noi, non può essere rappresentato. Però è accettabile e comprensibile. Ho voluto spogliare tutto il racconto dell'infanzia da una possibile e pericolosa rappresentazione magica. Mi sono interrogato e concentrato sul ruolo centrale di Maria, della Madre, ossia il ruolo della donna e della maternità.

Eppure, in alcune immagini, si avverte la forza straordinaria e speciale del rapporto d'amore tra questa Madre e il Figlio.

Il Vangelo è anche un modello antropologico e pedagogico universale e straordinario, perché fondato sull'amore positivo, sulla fiducia. In un'epoca in cui siamo circondati da messaggi di pessimismo, di disperazione - spesso anche legittimi - è da lì che bisogna ripartire:  da una madre e un figlio. L'amore può davvero cambiare le cose.

L'essenzialità scarna del contesto richiama in qualche modo la lezione cinematografica del Vangelo pasoliniano. È d'accordo?

Pasolini, lo dice lui stesso, cercava disperatamente Gesù e lo faceva da non credente. Soffriva di questa sua ricerca, ha sofferto fino alla fine. Per me è esattamente l'opposto:  sono un credente che cerca di andare verso tutti, chi crede e chi no. Nel tentativo di convincere che il Vangelo non parla di magie, ma di cose molto concrete. La grande sfida del cristianesimo, oggi la grande sfida nel messaggio di Benedetto XVI, è questo tentativo di armonizzare, in ogni contesto di vita, la ragione e la fede.

Si è confrontato con qualche Vangelo cinematografico, prima di iniziare le riprese?

Ho visto tutti i film su Maria. Ho visto soprattutto ciò che non mi piaceva, i film in cui Maria è costretta nell'immagine di una pia donna, sottomessa e dimessa in un angolo. Ho voluto abbandonare un'iconografia della Madonna intesa in quel senso.

Anche il mondo ebraico circostante è particolare:  policromo, arcaico.

Ho restituito il colore - la terra, il sangue, il deserto, le vesti - i volti e gli ambienti, che ho recuperato in Tunisia, cercando di rappresentare l'ambiente più attendibile in cui è avvenuta la nascita di Gesù.

Fin dalle prime immagini la giovanissima Maria - che ha il volto berbero e sconosciuto di Nadia Khlifi da piccola e di Rabeb Srairi da adulta - si dimostra (anche se per la verità in modo del tutto implausibile) insofferente alle imposizioni rituali e cultuali, a ogni forma di sopraffazione.

Il suo atteggiamento è molto attuale. Perché al legalismo rituale oggi si è sostituita l'interferenza medica. Tutto ciò che riguarda la femminilità e l'intimità della donna, a cominciare dal parto, è stato violato dalla medicina e dai medici, che s'intromettono violando il ruolo della donna. Nessuna, tra le grandi religioni, ha alla sua origine un parto come quello di Maria, che è sola dinanzi al mistero della sua maternità. Capisce che la relazione col Figlio è simbiotica, intima, privata:  sono soli, isolati nella grotta. Anche Giuseppe fa un passo indietro. È un modello di paternità meno focoso, meno aggressivo, più umile. Ma non si tira indietro quando è necessario proteggere la famiglia.

Il parto di Gesù, in ogni film, è un momento delicatissimo.

Pudicamente, in quel momento difficile, mi allontano.

Il dolore occupa uno spazio di primo piano nel film. Un anziano pastore profetizza:  "Il dolore che tentate di risparmiare oggi al bambino, sarà uno scandalo per molti. Ma non avete paura  per  quello  che  dovrà  subire in futuro?". Maria risponde con un sorriso aperto, innocente, bellissimo. Perché?

Perché si mette totalmente nelle mani di Dio. Maria è umile, risponde semplicemente:  che cosa posso fare io, così piccola, indifesa, sola? Dio mi chiede di avere misericordia, di volergli bene, di proteggerlo, di amarlo. Questo io faccio. Non posso avere paura di quello che mi chiede. Soltanto quando non troverà più il Figlio dodicenne, quando intuirà che la libertà di Gesù non si può condizionare e fermare, Maria capirà fino in fondo. In quel momento  una  spada  le  trafigge  il cuore.

Si è chiesto come reagiranno i non credenti e i cattolici alla visione del film?

L'ateo sarà colpito dall'aspetto femminile che ho voluto evidenziare, dalla pedagogia evangelica, dalla moralità del racconto. Al mondo cattolico chiedo soltanto di capire il mio sincero tentativo. Io non ho voluto fare scandali con il mio film. Il vero scandalo è il cristianesimo, Cristo è lo scandalo per la società del suo tempo, la sua croce è lo scandalo per tutta l'umanità.

Maria, nelle ultime immagini, è una donna assai anziana, che confessa:  "Non possiamo capire cosa è stato, se non torniamo all'inizio".

Spero, come Maria, che tutti riescano a riflettere sulla madre e il padre che abbiamo avuto, perché è da lì che veniamo, da loro abbiamo avuto la vita. E sui genitori che a nostra volta siamo stati. Il Vangelo ci dice tutto su questo rapporto. Perché Maria sente la necessità di raccontare questo inizio? Non bastava raccontare la Passione e la Resurrezione? Perché gli Evangelisti sentono la necessità di raccontare la storia di Maria e della nascita di Gesù? Io tento di dare una risposta, raccontando la storia di una donna che ha veramente cambiato per sempre il volto dell'umanità e il posto della donna nella società. Maria sente l'esigenza di raccontare perché è l'unica che sa degli inizi, e vuole che non li dimentichiamo.


(©L'Osservatore Romano - 31 ottobre 2010)


CLICCARE ANCHE QUI:

Stupenda Catechesi di Benedetto XVI, in video, (a braccio) Maria Assunta in Cielo

Caterina63
00domenica 14 novembre 2010 01:20

“L’ASSUNTA”

di mons. Guido Marini Maestro Celebrazioni Liturgiche del Santo Padre


                                                        



Celebrazioni per il sessantesimo anniversario della proclamazione
del dogma dell’Assunzione della Beata Vergine Maria

Roma, Sala dei Cardinali, 29 0ttobre 2010


Se è vero, come è vero, che esiste nella Chiesa un rapporto intrinseco e vitale tra la “lex credendi” e la “lex orandi”, anche per la grande solennità dell’Assunta non si può fare a meno di radicare l’espressione liturgica sul dato fondante della fede.

Per questo motivo è quanto mai importante riascoltare le parole con le quali il Venerabile 
Pio XII, il 1° novembre del 1950, definì solennemente il dogma dell’Assunzione di Maria: «In tal modo - afferma il Papa - l’augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l’eternità con uno stesso decreto di predestinazione, Immacolata nella sua Concezione, Vergine illibata nella sua divina maternità, generosa Socia del Divino Redentore, che ha riportato un pieno trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze, alla fine, come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del Cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli» (Cost. ap. Munificentissimus DeusAAS 42 (1950), 768-769).

Con tale definizione 
Pio XII dava forza dogmatica a quanto il popolo cristiano fin da subito aveva affermato di credere, anche per il tramite della preghiera e della liturgia. In effetti, già nel V secolo è attestata a Gerusalemme, nel calendario Gerosolimitano, la memoria di una festa mariana il 15 agosto. Sarà proprio questa ricorrenza liturgica che si trasformerà, ben presto, da memoria generica della Madre di Dio a celebrazione della sua Assunzione.

Ma non è mio compito, in questa sede, né approfondire il dato di fede da un punto di vista teologico, né considerare il percorso storico della festività mariana lungo i secoli. Mi è richiesto, piuttosto, di addentrarmi nell’espressione liturgica di questa grande solennità mariana, senza dimenticare l’orizzonte di fede da cui essa promana.

1. L’immagine del cielo

Al riguardo mi servo di un’immagine molto bella e suggestiva che, in modo ricorrente, il Santo Padre 
Benedetto XVI usa per illustrare il significato profondo della liturgia della Chiesa. Mi riferisco all’immagine del cielo che si affaccia sulla terra e della terra che viene come rapita verso il cielo. L’immagine citata, nella sua duplice direzione, appare quanto mai appropriata e vera proprio per la ricorrenza liturgica dell’Assunta. I brani della Scrittura che la Chiesa offre al nostro ascolto il 15 agosto, come anche l’eucologia, ovvero l’insieme delle preghiere che danno forma e accompagnano la celebrazione, sono la testimonianza più eloquente di quanto si va affermando. E, d’altra parte, non adombra forse proprio questa immagine dell’attuale Pontefice la definizione di Pio XII, che proclama Maria Santissima “innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo”?

Vale la pena ricordare che con il termine “cielo” non si vuole certo fare riferimento a un qualche luogo dell’universo geograficamente posto sopra di noi. Ci riferiamo a una realtà molto più bella e più grande: a Dio che, nel suo infinito amore per noi, a noi si è fatto vicino a tal punto da non abbandonarci neppure dopo la morte. Così quando diciamo “cielo” diciamo il mondo di Dio e della sua eternità, il mistero della morte e risurrezione del Signore nel quale, per grazia, siamo introdotti tutti noi. “Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti”, ci ricorda San Paolo nel brano della Prima Lettera ai Corinzi, proprio il 15 agosto. Come affermava il Venerabile Giovanni Paolo II, “col mistero dell'assunzione al Cielo, si sono definitivamente attuati in Maria tutti gli effetti dell'unica mediazione di Cristo Redentore del mondo e Signore risorto” (Lettera EnciclicaRedemptoris Mater, 41).

Tuttavia questo non basta ancora a illustrare il significato del termine “cielo”. Infatti, è proprio del “cielo” della nostra fede accogliere per intero la nostra vita. Affermava 
Benedetto XVI nell’omelia per la solennità dell’Assunta di quest’anno: “Esistiamo nei pensieri e nell’amore di Dio. Esistiamo in tutta la nostra realtà, non solo nella nostra «ombra». La nostra serenità, la nostra speranza, la nostra pace si fondano proprio su questo: in Dio, nel Suo pensiero e nel Suo amore, non sopravvive soltanto un’«ombra» di noi stessi, ma in Lui, nel suo amore creatore, noi siamo custoditi e introdotti con tutta la nostra vita, con tutto il nostro essere nell’eternità.

E’ il suo Amore che vince la morte e ci dona l’eternità, ed è questo amore che chiamiamo «cielo»: Dio è così grande da avere posto anche per noi. E l’uomo Gesù, che è al tempo stesso Dio, è per noi la garanzia che essere-uomo ed essere-Dio possono esistere e vivere eternamente l’uno nell’altro. Questo vuol dire che di ciascuno di noi non continuerà ad esistere solo una parte che ci viene, per così dire, strappata, mentre altre vanno in rovina; vuol dire piuttosto che Dio conosce ed ama tutto l’uomo, ciò che noi siamo. E Dio accoglie nella Sua eternità ciò che ora, nella nostra vita, fatta di sofferenza e amore, di speranza, di gioia e di tristezza, cresce e diviene. Tutto l’uomo, tutta la sua vita viene presa da Dio ed in Lui purificata riceve l’eternità. Cari Amici! Io penso che questa sia una verità che ci deve riempire di gioia profonda. Il Cristianesimo non annuncia solo una qualche salvezza dell’anima in un impreciso al di là, nel quale tutto ciò che in questo mondo ci è stato prezioso e caro verrebbe cancellato, ma promette la vita eterna, «la vita del mondo che verrà»: niente di ciò che ci è prezioso e caro andrà in rovina, ma troverà pienezza in Dio”.


2. Il cielo che si affaccia sulla terra e la terra che viene rapita verso il cielo

Alla luce di quanto fin qui detto, si possono considerare tre immagini bibliche, offerte a noi dalla liturgia, per capire di più perché nella celebrazione dell’Assunta il cielo si affaccia sulla terra e la terra viene rapita verso il cielo.

“La donna vestita di sole”

La prima lettura della Messa del giorno, tratta dal libro dell’Apocalisse, si offre a noi così:  “Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza. Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle” (11, 19 – 12, 1).
La donna vestita di sole è Colei che è stata assunta in cielo in anima e corpo, definitivamente vittoriosa sul peccato e sulla morte. Con lei davvero il cielo si affaccia sulla terra e la liturgia risplende ancora di più per questa sua dimensione essenziale e costitutiva. Nella Messa vespertina nella vigilia della solennità la Chiesa ci fa riascoltare le parole dell’apostolo Paolo: “La morte è stata inghiottita nella vittoria: Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?”. Queste parole, espressione di una sfida che è ormai vinta, riecheggiano nell’immagine dell’Assunta, per la quale oramai il male non ha più alcuna possibilità di vittoria e la morte non ha più alcun pungiglione. “L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte” (I Cor 15, 26): ciò che è il “non” ancora” per noi è il “già” di Maria. E’ il suo cielo che si affaccia sul pellegrinaggio della nostra vita. E la nostra vita ritrova la gioia dell’orientamento verso il suo cielo, lo slancio per la lotta al peccato e a ogni forma di male, il desiderio dello splendore della grazia.

“La nuova Eva”

La Chiesa, nei Primi Vespri della solennità liturgica, canta: “Una donna ha chiuso la porta del cielo, una donna l’apre per noi. Maria, madre del Signore”.
In tal modo il cielo che si affaccia sulla terra dona ali d’aquila alla speranza della Chiesa, che prega così nella colletta della Messa vespertina nella vigilia della solennità: “O Dio, che volgendo lo sguardo all’umiltà della Vergine Maria l’hai innalzata alla sublime dignità di madre del tuo unico Figlio fatto uomo e oggi l’hai coronata di gloria incomparabile, fa’ che, inseriti nel mistero di salvezza, anche noi possiamo per sua intercessione giungere fino a te nella gloria del cielo”. E’ la stessa Chiesa che nel prefazio della Messa del giorno ancora canta: “Oggi la Vergine Maria, madre di Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, è stata assunta nella gloria del cielo. In lei, primizia e immagine della Chiesa, hai rivelato il compimento del mistero della salvezza e hai fatto risplendere per il tuo popolo, pellegrino sulla terra, un segno di consolazione e di sicura speranza”.
In Maria, la nuova Eva, primizia e immagine dell’umanità rinnovata dalla salvezza, il cielo viene a noi, come anticipazione di ciò che tutti desideriamo e speriamo, pregustazione di quella bellezza perduta e sempre ricercata che è la santità.
Il testo eucologico citato, facendo riferimento a Maria coronata, intende rinviare all’altra festa mariana del mese di agosto, quella della Beata Maria Vergine Regina, oggi collocata nel calendario liturgico sette giorni dopo la solennità dell’Assunta. In tal modo siamo indotti a ricordare che, in cielo, Maria è Regina degli Angeli e dei Santi e che, in virtù di tale posizione unica, del tutto singolare è pure la sua forza di intercessione presso Dio a nostro favore. Anche per questo guardare all’Assunta significa perciò stesso ritrovare e accrescere la speranza.

“La benedetta fra le donne”

Quali sono le radici della vittoria sulla morte anticipata in Maria? Non è un caso che la pagina del vangelo di Luca proclamata nel giorno dell’Assunta, in entrambe le forme del Rito Romano, sia quella nella quale la SS. Vergine è dichiarata beata a motivo della sua fede. “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”, esclama a gran voce Elisabetta all’indirizzo della più giovane cugina.
Le radici di quella prodigiosa vittoria stanno proprio nella fede della Vergine di Nazareth. Una fede che è obbedienza alla Parola di Dio e abbandono totale all’iniziativa e all’azione divina. Così l’assunzione della Madonna è il coronamento della sua fede, di quel cammino di fede che Ella indica alla Chiesa e a ciascuno di noi, di quel cammino che introduce già ora spazi di cielo su questa nostra terra, perché rende la dimora degli uomini un po’ più simile alla dimora eterna di Dio verso la quale siamo incamminati.

Recitando la preghiera del “Padre nostro”, ogni volta ripetiamo la grande invocazione: “…venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra”. Il regno di Dio viene a noi, uno spazio di cielo si apre alla nostra contemplazione nella misura in cui in terra si compie la volontà di Dio, si vive nella fede l’obbedienza filiale alla volontà del Signore. Maria, in virtù della sua fede esemplare apre le porte del cielo e noi avvertiamo il desiderio di percorrere il suo stesso cammino di fede perché la terra della nostra vita possa essere già una pregustazione del cielo.

3. Le espressioni della pietà popolare

Ad arricchimento di quanto affermato, mi pare a questo punto significativo ricordare alcune manifestazioni della pietà popolare sorte nel tempo attorno alla solennità liturgica dell’Assunta. Ritengo importante questo arricchimento conclusivo, considerando il modo in cui si esprime ilDirettorio su Pietà popolare e Liturgia: “Nell’affermare il primato della Liturgia, «culmine a cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, fonte da cui promana tutta la sua virtù» (Sacrosanctum Concilium, 10), il 
Concilio Ecumenico Vaticano II ricorda tuttavia che «la vita spirituale non si esaurisce nella partecipazione alla sola Liturgia» (12). A conferma di ciò, in questo contesto è certamente significativo ricordare l’insegnamento sempre valido del Venerabile Pio XII nella Lettera enciclica sulla Liturgia Mediator Dei, il 20 novembre 1947: “Senza dubbio la preghiera liturgica, essendo pubblica supplica dell’inclita Sposa di Gesù Cristo, ha una dignità maggiore di quella delle preghiere private; ma questa superiorità non vuol dire che fra questi due generi di preghiera ci sia contrasto od opposizione. Tutti e due si fondano e si armonizzano perché animate da un unico spirito… e tendono allo stesso scopo” (n. 31).

Non si dimentichi, infine, quanto 
Benedetto XVI ha scritto di recente riguardo alla pietà popolare, rivolgendosi ai Seminaristi di tutto il mondo: “Attraverso di essa, la fede è entrata nel cuore degli uomini, è diventata parte dei loro sentimenti, delle loro abitudini, del loro comune sentire e vivere. Perciò la pietà popolare è un grande patrimonio della Chiesa. La fede si è fatta carne e sangue. Certamente la pietà popolare deve essere sempre purificata, riferita al centro, ma merita il nostro amore, ed essa rende noi stessi in modo pienamente reale «Popolo di Dio»” (Lettera ai Seminaristi, 18 ottobre 2010).
Vengo così a ricordare due manifestazioni della pietà popolare che, in definitiva, se vissute correttamente, scaturiscono dalla liturgia dell’Assunta e a essa riconducono.

- Storicamente, a dare un particolare rilievo alla festività dell’Assunta contribuì certamente “la processione ordinata da Papa Sergio, che a Roma si svolgeva con una solennità e uno splendore incomparabili - come ricorda il Righetti, nella sua “Storia liturgica” - e nella quale la famosa immagine acheropita del Salvatore veniva portata dal Laterano alla basilica di Santa Maria Maggiore”. La processione, a motivo di vari abusi che si erano verificati nel corso del tempo, venne abolita al tempo di Pio V. Tuttavia essa è rimasta in molti luoghi dell’Italia, specialmente del Lazio, che l’avevano imitata da Roma. La sera della vigilia si formano due processioni, una con l’immagine del Salvatore, l’altra con quella della Santa Vergine, che muovono una incontro all’altra.

Quando i due cortei si incontrano, i portatori delle due immagini si scambiano il segno della pace, il celebrante offre l’incenso alle sante immagini, il Cristo prende la destra, la Vergine la sinistra. E così, in processione, si va alla chiesa intitolata alla Madonna, dove il rito termina con una solenne benedizione.
Non è difficile scorgere in questa duplice processione che si compie nell’incontro delle due sacre immagini, l’espressione popolare della verità circa il radicamento nel mistero di Cristo dell’Assunzione di Maria al cielo in anima e corpo. E, d’altra parte, l’ingresso congiunto delle due immagini nella chiesa richiama l’ingresso in Paradiso della SS. Vergine, in definitiva, lo spalancarsi del cielo sulla terra.

- L’altra manifestazione della pietà popolare degna di nota è quella delle benedizioni, ad esempio, dei fiori e delle erbe medicinali che, fin dal secolo X, almeno nelle regioni del nord Europa, era abituale compiere il giorno della solennità dell’Assunta. Nelle Alpi francesi e austriache, invece, il 15 agosto o uno dei giorni seguenti, i sacerdoti andavano a cavallo per benedire i pascoli e il bestiame raccolto attorno a una croce decorata di fiori. Sulle coste del Mediterraneo e dell’Atlantico, infine, si procede alla benedizione del mare e dei pescherecci. Sono questi tanti e diversi modi di invocare la protezione di Maria sulla vita quotidiana e sul lavoro dell’uomo e di ricordare, in modo molto semplice, che là dove l’Assunta si rende presente il cielo si affaccia sulla terra e la terra viene rapita verso il cielo.

Vale la pena, forse, tenendo presenti queste manifestazioni della pietà popolare, ricordare quanto afferma il 
Concilio Vaticano II, a proposito della SS. Vergine: “Assunta in cielo ella non ha deposto questa missione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i doni della salvezza eterna” (Lumen Gentium, 62).

Conclusione

In tal modo ciò che la preghiera della Chiesa esprime nella celebrazione liturgica della solennità dell’Assunta si ritrova, in forma molto semplice, nelle diverse manifestazioni della pietà popolare che hanno preso forma lungo i secoli. Come affermava Papa 
Paolo VI nella Marialis cultus: “La solennità del 15 agosto è la festa del suo destino di pienezza e di beatitudine, della glorificazione della sua anima immacolata e del suo corpo Verginale, della sua perfetta configurazione a Cristo Risorto; una festa che propone alla Chiesa e all’umanità l’immagine e il consolante documento dell’avverarsi della speranza finale: che tale piena glorificazione è il destino di quanti Cristo ha fatto fratelli” (n. 6).

Tutto converge nell’immagine del “cielo” al quale l’Assunzione di Maria in anima e corpo ci rimanda. Un cielo che si affaccia sulla terra per essere contemplato nel gaudio della fede, un cielo che diventa richiamo a ciascuno di noi perché affrettiamo il cammino che lì ci conduce.

Può essere suggestiva sintesi conclusiva della ricchezza liturgica dell’Assunzione di Maria, la bellissima preghiera che San Germano, vescovo di Costantinopoli nel secolo VIII, rivolgeva alla Madonna in un discorso tenuto per la festa dell’Assunta: “Tu sei Colei, che per mezzo della tua carne immacolata ricongiungesti a Cristo il popolo cristiano… Come ogni assetato corre alla fonte, così ogni anima corre a Te, fonte di amore, e come ogni uomo aspira a vivere, a vedere la luce che non tramonta, così ogni cristiano sospira ad entrare nella luce della Santissima Trinità, dove Tu sei già entrata”.

Mons. Guido Marini
Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie


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