ATTO DI FEDE, DI SPERANZA E DI CARITA', meditazione, Rosario ed evangelizzazione

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Caterina63
00venerdì 4 febbraio 2011 14:45
[SM=g1740733] Amici....
vi proponiamo tre video che riportano alcune riflessioni partendo dalle tre virtù teologali purtroppo dimenticate, la Fede, la Speranza e la Carità, che ritroviamo magnificamente espresse nel santo Rosario, con la sua pratica e devozione...

a cura del Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org

it.gloria.tv/?media=128232




[SM=g1740717]


[SM=g1740738]

Caterina63
00sabato 5 febbraio 2011 10:29
[SM=g1740733] Il Movimento Domenicano del Rosario:
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org

mette a tua disposizione, specialmente ai Sacerdoti ed ai Catechisti, la "sana lettura", non solo di informazione e cultura Cattolica, ma anche per la personale formazione.... approfittane.....

Diceva il Pontefice Pio XI: "Se avessi un esercito che dice il Rosario ogni giorno, a quest'ora avrei vinto mille battaglie...."

E tutti i Papi hanno sostenuto e sostengono la potenza del Rosario IN FAMIGLIA.... la Vergine a Fatima ha raccomandato il Rosario, ogni giorno, per la conversione e per la vera Pace....
ognuno di noi deve interrogarsi e chiedersi: "Io, cosa sto facendo per rispondere a queste richieste che provengono dal Cielo?"

Buona Missione a tutti!


 CLICCA QUI PER SCARICARE IL PDF:

http://www.gloria.tv/?media=128396






Caterina63
00martedì 8 febbraio 2011 10:33
[SM=g1740722] Amici....
vi proponiamo il secondo video che riporta, dopo quello della Fede, alcune riflessioni partendo questa volta dalla virtù teologale della Speranza che nel Rosario ritroviamo magnificamente impressa...



it.gloria.tv/?media=129059

a cura del Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org


[SM=g1740720]


[SM=g1740717]


[SM=g1740757]
Caterina63
00domenica 13 febbraio 2011 19:18


Amici....
vi proponiamo il terzo video che riporta, dopo quello della Fede e della Speranza alcune riflessioni partendo questa volta dalla virtù teologale della CARITA' che nel Rosario ritroviamo magnificamente espressa...

a cura del Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org

Piccola premessa:

[SM=g1740733] tempo fa una persona, catechista.... mi diceva che trovava assurdo PERDERE E PASSARE IL TEMPO a parlare di adorazione Eucaristica e di come prendere la Comunione perchè la vera carità è aiutare il prossimo....lasciare queste cose PERSONALI DI ADORAZIONE e andare ad aiuitare il prossimo!!
Le spiegai con infinita pazienza che il nostro PRIMO PROSSIMO DA SOCCORRERE E VISITARE E' GESU' EUCARESTIA [SM=g1740733] se trascurassimo l'adorazione e l'Eucarestia, spiegava Giovanni Paolo II, COME POTREMMO RIPARARE ALLA NOSTRA INDIGENZA? i primi indigenti siamo NOI, ergo amare il prossimo si, ma come AMIAMO NOI STESSI, quindi prima ci soccorriamo con Gesù-Ostia Santa, poi andiamo a soccorrere il Prossimo... [SM=g1740722]
Non so se questa catechista comprese questa verità indiscutibile... io mi auguro di si perchè è a lei che devo l'idea di realizzare i tre video sulle TRE VIRTU' TEOLOGALI....

perciò, cari Amici, ricordiamo che la prima forma di autentica Carità si deve applicare A NOI STESSI VERSO DIO.... "cercate PRIMA il regno di Dio E LA SUA GIUSTIZIA, il resto sarà dato in più", questo ci insegna Gesù... PRIMA ADORIAMO DIO, INCONTRIAMOLO, FACCIAMOLO ENTRARE NELLA NOSTRA VITA, DOPO PORTIAMOLO AL PROSSIMO NELLA CARITA'...


www.gloria.tv/?media=130267




[SM=g1740717]



[SM=g1740717]




Caterina63
00mercoledì 18 maggio 2011 21:50
Brani di S.Ireneo di Lione sulla Tradizione apostolica, per la catechesi sulla fede, la speranza e la carità

Brani di S.Ireneo di Lione sulla Tradizione apostolica, per la catechesi sulla fede, la speranza e la carità


"In realtà, la Chiesa, sebbene diffusa in tutto il mondo fino alle estremità della terra, avendo ricevuto dagli Apostoli e dai loro discepoli la fede..., conserva questa predicazione e questa fede con cura e, come se abitasse un'unica casa, vi crede in uno stesso identico modo, come se avesse una sola anima ed un cuore solo, e predica le verità della fede, le insegna e le trasmette con voce unanime, come se avesse una sola bocca", Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 1, 10, 1-2 (SC 264, 154-158; PG 7, 550-551).

"Infatti, se le lingue nel mondo sono varie, il contenuto della Tradizione è però unico e identico. E non hanno altra fede o altra Tradizione né le Chiese che sono in Germania, né quelle che sono in Spagna, né quelle che sono presso i Celti (in Gallia), né quelle dell'Oriente, dell'Egitto, della Libia, né quelle che sono al centro del mondo", Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 1, 10, 2 (SC 264, 158-160; PG 7, 531-534).

"Il messaggio della Chiesa è dunque veridico e solido, poiché essa addita a tutto il mondo una sola via di salvezza", Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 5, 20, 1 (SC 153, 254-256; PG 7, 1177).

"Conserviamo con cura questa fede che abbiamo ricevuto dalla Chiesa, perché, sotto l'azione dello Spirito di Dio, essa, come un deposito di grande valore, chiuso in un vaso prezioso, continuamente ringiovanisce e fa ringiovanire anche il vaso che la contiene", Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 24, 1 (SC 211, 472; PG 7, 966).

"Dunque la tradizione degli apostoli manifestata in tutto quanto il mondo, possono vederla in ogni Chiesa tutti coloro che vogliono riscontrare la verità, così possiamo enumerare i vescovi stabiliti dagli apostoli nelle Chiese e i loro successori fino a noi. Ora essi non hanno insegnato né conosciuto misteri segreti, che avrebbero insegnato a parte e di nascosto ai perfetti, ma certamente prima di tutto li avrebbero trasmessi a coloro ai quali affidavano le Chiese stesse. Volevano infatti che fossero assolutamente perfetti e irreprensibili (cf. 1 Tm 3,2) in tutto coloro che lasciavano come successori, trasmettendo loro la propria missione di insegnamento. Se essi avessero capito correttamente, ne avrebbero ricavato grande profitto; se invece fossero falliti, ne avrebbero ricavato un danno grandissimo. Ma poiché sarebbe troppo lungo in quest'opera enumerare le successioni di tutte le Chiese, prenderemo la Chiesa grandissima e antichissima e a tutti nota, la Chiesa fondata e stabilita a Roma dai due gloriosi apostoli Pietro e Paolo. Mostrando la tradizione ricevuta dagli apostoli e la fede (cf. Rm 1,8) annunciata agli uomini che giunge fino a noi attraverso le successioni dei vescovi… Infatti con questa Chiesa, in ragione della sua origine più eccellente, deve necessariamente essere d'accordo ogni Chiesa, cioè i fedeli che vengono da ogni parte — essa nella quale per tutti gli uomini è sempre stata conservata la tradizione che viene dagli apostoli.

Dunque, dopo aver fondato ed edificato la Chiesa, i beati apostoli affidarono a Lino il servizio dell'episcopato; di quel Lino Paolo fa menzione nelle lettere a Timoteo (cf. 2Tm 4, 21). A lui succede Anacleto. Dopo di lui, al terzo posto a partire dagli apostoli, riceve in sorte l'episcopato Clemente, il quale aveva visto gli apostoli stessi e si era incontrato con loro ed aveva ancora nelle orecchie la predicazione e davanti agli occhi la loro tradizione. E non era il solo, perché allora restavano ancora molti che erano stati ammaestrati dagli apostoli. Dunque, sotto questo Clemente, essendo sorto un contrasto non piccolo tra i fratelli di Corinto, la Chiesa di Roma inviò ai Corinzi un'importantissima lettera per riconciliarli nella pace, rinnovare la loro fede e annunciare la tradizione che aveva appena ricevuto dagli apostoli…

A questo Clemente succede Evaristo e, ad Evaristo, Alessandro; poi, come sesto a partire dagli apostoli, fu stabilito Sisto; dopo di lui Telesforo, che dette la sua testimonianza gloriosamente; poi Igino, quindi Pio e dopo di lui Aniceto. Dopo che ad Aniceto fu succeduto Sotere, ora, al dodicesimo posto a partire dagli apostoli, tiene la funzione dell'episcopato Eleutero. Con quest'ordine e queste successioni è giunta fino a noi la tradizione che nella Chiesa a partire dagli apostoli è la predicazione della verità.

E questa è la prova più completa che una e medesima è la fede vivificante degli apostoli, che è stata conservata e trasmessa nella verità", Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses 3, 3, 1-3.

"La gloria di Dio dà la vita; perciò coloro che vedono Dio ricevono la vita. E per questo colui che é inintelligibile, incomprensibile e invisibile, si rende visibile, comprensibile e intelligibile dagli uomini, per dare la vita a coloro che lo comprendono e vedono. E' impossibile vivere se non si é ricevuta la vita, ma la vita non si ha che con la partecipazione all'essere divino. Orbene tale partecipazione consiste nel vedere Dio e godere della sua bontà. Gli uomini dunque vedranno Dio per vivere, e verranno resi immortali e divini in forza della visione di Dio. Questo, come ho detto prima, era stato rivelato dai profeti in figura, che cioé Dio sarebbe stato visto dagli uomini che portano il suo Spirito e attendono sempre la sua venuta. Così Mosé afferma nel Deuteronomio: Oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l'uomo e l'uomo aver la vita (cfr. Dt 5, 24). Colui che opera tutto in tutti nella sua grandezza e potenza, é invisibile e indescrivibile a tutti gli essere da lui creati, non resta però sconosciuto; tutti infatti, per mezzo del suo Verbo, imparano che il Padre é unico Dio, che contiene tutte le cose e dà a tutte l'esistenza, come sta scritto nel vangelo: "Dio nessuno lo ha mai visto; proprio il Figlio Unigenito, che é nel seno del Padre, lui lo ha rivelato" (Gv 1, 18).

Fin dal principio dunque il Figlio é il rivelatore del Padre, perché fin dal principio é con il Padre e ha mostrato al genere umano nel tempo più opportuno le visioni profetiche, la diversità dei carismi, i ministeri e la glorificazione del Padre secondo un disegno tutto ordine e armonia. E dove c'é ordine c'é anche armonia, e dove c'é armonia c'é anche tempo giusto, e dove c'é tempo giusto c'è anche beneficio. Per questo il Verbo si é fatto dispensatore della grazia del Padre per l'utilità degli uomini, in favore dei quali ha ordinato tutta l'economia della salvezza, mostrando Dio agli uomini e presentando l'uomo a Dio. Ha salvaguardato però l'invisibilità del Padre, perché l'uomo non disprezzi Dio e abbia sempre qualcosa a cui tendere. Al tempo stesso ha reso visibile Dio agli uomini con molti interventi provvidenziali, perché l'uomo non venisse privato completamente di Dio, e cadesse così nel suo nulla, perché l'uomo vivente é gloria di Dio e vita dell'uomo é la visione di Dio. Se infatti la rivelazione di Dio attraverso il creato dà la vita a tutti gli esseri che si trovano sulla terra, molto più la rivelazione del Padre che avviene tramite il Verbo é causa di vita per coloro che vedono Dio", Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses 4, 20, 5-7 (SC 100, 640-642. 644-648).

 

Caterina63
00martedì 5 luglio 2011 15:54

Che cosa è la fede

tratto dalla "Somma di Teologia dogmatica" di padre Giuseppe Casali O.P.

 

IN SENSO ETIMOLOGICO fede significa persuasione, confidenza. In SENSO LARGO ogni assenso della mente.
In SENSO STRETTO teologicamente si può considerare:

1) - come ATTO;

2) - come ABITO.

1) - Come ATTO si può definire:
Assenso soprannaturale col quale l’intelletto sotto l’impero della volontà e l’influsso della grazia aderisce con fermezza alle verità rivelate per l’autorità di Dio rivelante.
La definizione ci presenta tutti gli elementi essenziali della fede. Essa è:

A) - atto che emana dall’INTELLETTO. Il conoscere e l’assentire è un atto della intelligenza e in questo si distingue dal senso religioso, come vorrebbero i Modernisti, il quale si fonda sulla immaginazione e la sensibilità piuttosto che su di un motivo razionale.

B) - SOTTO L’IMPERO DELLA VOLONTÀ. L’atto di fede non emana solo dall’intelletto, ma richiede un atto della volontà, perché non abbiamo l’intrinseca evidenza di una verità, come l’abbiamo in alcuni principi naturali. Per esempio ho l’intrinseca evidenza che il sole risplende e non posso negare che risplende; due e due fanno quattro, e la volontà non può modificare questa evidenza. Nella fede invece ho una ragione estrinseca: L’AUTORITÀ DI DIO RIVELANTE. Non essendo intrinsecamente evidente, l’intelligenza resta libera, e quindi ha il merito di aderire, se vuole, senza esserne costretta. Ecco perché è necessario l’influsso della volontà. In questo la fede differisce dalla visione beatifica, nella quale si percepisce chiaramente e immediatamente la verità;

C) - sotto L’INFLUSSO DELLA GRAZIA. L’atto di fede è SOPRANNATURALE; non bastano perciò le sole forze umane dell’intelletto e della volontà, ma occorre la grazia di Dio che illumini l’intelletto e muova la volontà, oltre la soprannaturalità della Rivelazione, fatta da Dio. In questo la fede differisce dalla scienza che aderisce a verità di ordine naturale.

D) - con FERMEZZA. L’adesione alla fede deve essere ferma, perché appunto ha come motivo l’autorità stessa di Dio rivelante, che non può ingannarsi né ingannare. In questo si distingue dalla opinione che manca di certezza.

E) - LE VERITÀ RIVELATE. Queste parole indicano l’oggetto materiale della fede.

F) - PER L’AUTORITÀ DI Dio RIVELANTE: è il motivo formale, la ragione per cui si crede. In questo differisce dalla fede storica, che oltre ad avere come oggetto verità di ordine naturale, si fonda sulla testimonianza degli uomini.

2) - Come ABITO la fede si può definire:
Virtù soprannaturale e teologica che dispone la mente ad assentire con fermezza a tutte le verità rivelate da Dio.
L’atto di per sé è transitorio, la virtù invece è un abito permanente.

A) - SOPRANNATURALE cioè al di sopra delle forze e delle esigenze della natura; ed è tale perché:

a) il suo soggetto comprende misteri al di sopra della ragione;

b) il motivo è l’autorità di Dio che rivela, e perciò è un modo di conoscere che non ci è dovuto;

c) la sua origine viene da Dio che la infonde nell’anima;

d) il suo fine è il raggiungimento di Dio in modo soprannaturale.

B) - TEOLOGICA, perché ha come oggetto Dio.

c) - DISPONE LA MENTE, cioè l’intelletto e la volontà.

La definizione del Concilio Vaticano I

Quanto abbiamo spiegato corrisponde a ciò che ha definito il Concilio Vaticano I riguardo alla fede. Esso dice:

la fede “è una virtù soprannaturale, per la quale, colla aspirazione e aiuto della grazia di Dio crediamo essere vere le cose da Lui rivelate, non per l’intrinseca verità delle cose, veduta alla luce della ragione naturale, ma per l’autorità di Dio rivelante, il quale non può ingannarsi né ingannare». (D. B. 1789).

La descrizione di S. Paolo

Nella lettera agli Ebrei (11, 1) S. Paolo ce ne dà questa descrizione: «La fede è sostanza di cose sperate e convinzione di cose che non si vedono».

Questa descrizione significa che la Fede mette in noi un inizio della vita eterna, cioè è la vita eterna comunicata in noi come prova di quelle cose che non vediamo ancora. Senza averle ancora vedute, noi sappiamo per mezzo della fede che esistono. Oggi vediamo oscuramente «quasi in uno specchio o in un enigma» (I Cor. 13, 12); un giorno invece, «faccia a faccia» cioè con evidenza, «poiché vedremo Dio come è».

Divisioni della Fede

La Fede si divide in vari modi, secondo l’aspetto in cui viene considerata:

A) - Secondo l’OGGETTO essa è:

1) - FEDE DIVINA, quando si crede a una verità rivelata da Dio, ma non ancora proposta dalla Chiesa o col suo giudizio solenne, o coll’ordinario universale magistero, come, per esempio, prima delle solenni definizioni l’infallibilità del Sommo Pontefice e l’Assunzione di Maria SS. al Cielo. Così sembra di fede soltanto divina che Gesù fin dall’inizio della vita pubblica abbia attestato di essere Messia; che Gesù si sia meritato l’impassibilità dell’anima, la gloria del corpo e l’esaltazione del suo nome; che la fede sia assenso fermissimo; che il motivo della speranza sia l’aiuto divino.

2) - FEDE DIVINA-CATTOLICA quando alla Rivelazione divina si aggiunge la solenne definizione, o il magistero ordinario e universale della Chiesa, come le due verità accennate, dopo la loro definizione.

B) - Secondo il SOGGETTO in:

1) - VIVA O FORMATA, quando è congiunta alla carità, ossia alla grazia santificante.

2) - MORTA o INFORME quando è disgiunta da questa carità perché l’anima è in peccato.
«La fede senza le opere è morta» ha detto S. Giacomo (2, 17) ma anche «la fede in sé benché non operi per mezzo della carità, è dono di Dio e atto di Lui opera che riguarda la salvezza» (Conc. Vat. D. B. 1791).

C) Secondo il MODO è:

1) - ESPLICITA quando crediamo a una verità rivelata conoscendola distintamente. Per esempio se uno sa che nel Divin Verbo ci sono due nature e crede espressamente a questo;

2) - IMPLICITA quando crediamo a verità che non conosciamo singolarmente, ma che sono comprese in un’altra verità che crediamo esplicitamente. Per esempio: credendo alla autorità della Chiesa, crediamo anche a tutte le verità che Essa ci propone a credere anche se noi non le conosciamo distintamente.

Errori contro la Fede

C’incontriamo in errori che abbiamo già accennato nell’Apologetica; li elenchiamo di nuovo in quanto particolarmente si oppongono alla fede:

1 - I PROTESTANTI ANTICHI dicevano che la fede è una fiducia con la quale uno confida con certezza che gli siano imputati i meriti di Gesù Cristo.

2 - I PROTESTANTI LIBERALI la dicono un atto di fiducia e di amore con cui ci uniamo a Dio come Padre.

3 - I MODERNISTI la definiscono un senso religioso, sorto nella subcoscienza per il bisogno del divino e perciò i dogmi per loro non sono altro che una interpretazione dei fattori religiosi che la mente umana si procura con un faticoso sforzo. Quindi non una rivelazione divina, ma una creazione soggettiva di formule.

4 - I FIDEISTI E TRADIZIONALISTI dicono che il Fatto della Rivelazione non si può dimostrare con certezza e perciò va preso da una fede comune che ci proviene dalla Rivelazione primitiva e da antiche tradizioni.

5 - I SEMI-RAZIONALISTI prendono come motivo della fede, invece della autorità di Dio rivelante, una esigenza della ragione pratica, la quale ragione può dimostrare le verità della fede, compresi i misteri.
Nelle seguenti tesi vedremo che cosa ci insegna la dottrina cattolica contro questi errori. Per dimostrare efficacemente una tesi, è necessario prima di tutto aver ben chiari davanti, gli errori che si vogliono combattere per metterci nello stesso campo degli avversari. Questa preparazione a ciascuna tesi si chiama “stato della questione”. Data l’indole del nostro lavoro, per avere in breve una visione sintetica, abbiamo preferito di solito raggrupparli, lasciando allo studioso di applicarli a ogni singola tesi, dove tutto al più ne facciamo un semplice richiamo.

 

SI LEGGA ANCHE QUI:

LE PREDICHE DI PADRE KONRAD DELLA FSSP DI VENEZIA , CHIESA DI SAN SIMONIN


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