Agosto 2009/2010 Anno Giubilare all'Aquila per gli 800 anni di Papa Celestino V

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Caterina63
00giovedì 27 agosto 2009 12:04

Indulgenza plenaria durante l'Anno di Papa Celestino V


Eletto nel 1294, rinunciò alla sede di Pietro


CITTA' DEL VATICANO, martedì, 25 agosto 2009 (ZENIT.org).- La Penitenzieria Apostolica ha concesso, a nome di Benedetto XVI, una speciale indulgenza plenaria ai fedeli che, seguendo le condizioni stabilite, pregheranno davanti ai resti di Papa San Celestino V durante l'"Anno Celestiniano", che inizia in questi giorni.

L'Anno verrà in augurato il 28 agosto a L'Aquila dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, e terminerà il 29 agosto 2010.

Il giubileo ha luogo in occasione degli 800 anni dalla nascita di quel Papa (che divenne Pontefice nel 1294), il cui nome di battesimo era Pietro Angeleri da Morrone (1209-1296).

I suoi resti peregrineranno quest'anno nelle varie Diocesi dell'Abruzzo e del Molise, dove vivono le popolazioni colpite dal terremoto del 6 aprile scorso.

Celestino V, monaco che fondò in Abruzzo (Monte Morrone) l'Ordine dei Celestiniani, è passato alla storia per aver rinunciato volontariamente al ministero come Vescovo di Roma dopo cinque mesi di pontificato per tornare alla vita eremitica. Morì in carcere per ordine del Papa che gli succedette.

Celestino V è noto anche per la promulgazione della Perdonanza (il Perdono).

Dopo essere stato eletto Papa, dall'eremo di Sant'Onofrio al Morrone nel quale si era ritirato, a dorso di un asino e avendo come palafrenieri re Carlo II d'Angiò e suo figlio Carlo Martello, mosse alla volta di L'Aquila, dove venne intronizzato.

Come dono per tutti decise che quanti confessati e sinceramente pentiti, dai vespri del 28 agosto fino ai vespri del giorno 29, festa di San Giovanni Battista, avessero visitato devotamente la basilica di Collemaggio, a L'Aquila, avrebbero ricevuto contemporaneamente la remissione dei peccati e l'assoluzione dalla pena.

Fino ad allora, l'indulgenza plenaria era stata concessa solo a favore dei crociati in partenza per la Terra Santa e ai pellegrini che si recavano alla Porziuncola di Assisi. Nascevano così i giubilei.

Monsignor Giuseppe Molinari, Arcivescovo de L'Aquila, ai microfoni della "Radio Vaticana" ha spiegato che a causa del terremoto "sarà una Perdonanza sobria", ridotta "all'essenziale", come piaceva a San Celestino.

"Celestino voleva richiamarci alla grande verità dell'amore di Dio, del perdono di Dio, della riconciliazione, della conversione e della pace. E questo risalta meglio quando vengono a mancare altri contesti che rischiano di distrarre un po'", ha aggiunto.

Ulteriori informazioni su http://www.perdonanza-celestiniana.it



Caterina63
00venerdì 28 agosto 2009 19:13
A proposito della Perdonanza

Quando si ignora la storia



di Lucetta Scaraffia

"Nella chiesa antica la penitenza era una cosa seria. Riguardava peccati come l'omicidio, l'apostasia, l'adulterio e veniva amministrata in forma pubblica". Così comincia un articolo di Vito Mancuso su "la Repubblica" che si può definire, già a un primo sguardo, carente particolarmente sul piano storico: proprio quel tipo di sapere di cui il teologo si serve per attaccare il cardinale segretario di Stato per un incontro che sarebbe dovuto avvenire in un'occasione istituzionale ben definita. Mancuso dovrebbe sapere che anche nella Chiesa di oggi la penitenza è una cosa seria, tanto da non dover venire confusa con polemiche contingenti come quelle a cui sono usi i giornali.

Per questo la Chiesa in Abruzzo festeggia ogni anno il ricorrere della Perdonanza, cioè il dono del perdono che Celestino V aveva fatto al popolo della sua regione sia per carità spirituale che per aiutarlo dal punto di vista economico: l'occasione della Perdonanza - come del resto anche il Perdono che si celebrava il 2 agosto ad Assisi - attirava infatti pellegrini e penitenti in luoghi solitamente poco frequentati dai viaggiatori, apportando ai locali qualche guadagno. Perché anche Celestino, in cui i contemporanei videro incarnato il papa angelicus, sapeva che accanto agli aiuti spirituali erano indispensabili incentivi materiali per soccorrere popolazioni molto povere.

E proprio per l'importanza data al perdono la Chiesa ha celebrato il grande giubileo di nove anni fa, sottolineando costantemente che al pellegrinaggio è indispensabile accompagnare il pentimento, la confessione e il cambiamento di vita. E quest'anno, dopo il grave terremoto che ha funestato l'Abruzzo, alla ricorrenza della Perdonanza si è comprensibilmente data particolare solennità con la presenza del segretario di Stato a rappresentare il Papa.

Nella sua parziale ricostruzione storica della penitenza, Mancuso sembra dimenticare che, a partire dalla metà del Duecento, la confessione è individuale e auricolare, cioè si svolge fra il penitente e il confessore, ed è segreta, come lo è la penitenza. Un metodo che ha senza dubbio favorito il ravvedimento di molti peccatori, ma che soprattutto - come è stato riconosciuto da molti storici - è alla base della nascita dell'individualismo nella civiltà occidentale. Ma evidentemente questa segretezza non piace a tutti: c'è chi vorrebbe una Chiesa sempre pronta alle pubbliche condanne, invece che alla cura individuale delle coscienze.

Almeno in alcuni casi particolari, perché in genere le prese di posizione pubbliche della Chiesa sui comportamenti sessuali sono criticate con forza, in quanto considerate indebite ingerenze. Alla Chiesa, in altre parole, si chiede proprio il contrario di quello che è un comportamento morale: la condanna del peccatore, ma non del peccato. Questo sì sarebbe una prova di nichilismo e di coinvolgimento partigiano in vicende politiche contingenti: proprio quello che invece Benedetto XVI e il cardinale Bertone cercano di evitare.

Il moralismo superficiale porta poi Mancuso a uno stupefacente accostamento fra il comportamento di Giovanni Battista con Erode Antipa e la supposta cena del cardinale segretario di Stato con il presidente del Consiglio italiano. Ancora una volta Mancuso sembra ignorare che il Battista era stato fatto imprigionare da Erode per la sua predicazione sovversiva, oltre che per le rampogne alla sua vita privata, ma soprattutto vuole contrapporre radicalmente profezia e istituzione. Secondo lui, infatti, la Chiesa dovrebbe essere priva di quel fondamento istituzionale che, insieme alla dimensione profetica, l'ha caratterizzata nel corso della sua storia. Ma la Chiesa, che pure vive nel mondo, pensa soprattutto alla carità e alla salute delle anime.



(©L'Osservatore Romano - 29 agosto 2009)

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